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appunti terzo parziale filologia germanica, Appunti di Filologia Germanica

Appunti terzo parziale filologia germanica

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 06/06/2024

Lisalove
Lisalove 🇮🇹

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica appunti terzo parziale filologia germanica e più Appunti in PDF di Filologia Germanica solo su Docsity! Goti È il popolo germanico di più antica datazione, in quanto ci tramandano la prima forma scritta di una lingua volgare gotica. I goti occupano una zona che spazia dal Don al Danubio. In quest’area adesso vi è l’attuale Romania e in parte l’Ucraina. Qua individuiamo anche reperti runici. La maggior parte di questi da un punto di vista dialettale non è interessante, poiché la lingua lì rappresentata non è attribuibile a nessun gruppo della famiglia germanica, o se lo è presenta fenomeni del gruppo nord-occidentale. Vi sono invece alcuni reperti molto importanti. Tra questi abbiamo una fibbia che appartiene al V secolo, nella quale abbiamo in posizione finale una runa del sole che indica la sibilante sorda. In teoria, però, per gli altri gruppi la sibilante in posizione finale si sonorizza; solo il gotico la assorda. L’anello di Pietroasele, che era un armilla militare di oro, è stato rubato nel XIX secolo. È un reperto molto importante perché dà testimonianza dell’etnonimo con cui conosciamo i goti (gutani). Gutans in norreno significa combattente. Hailag vuol dire sacro, santo, tutto ciò che deriva dalle divinità. Iowi, invece, è stato oggetto di dibattito. Potrebbe dire sacro, dato che assomiglia a una parola in aat per definire sacro. Le iscrizioni runiche, però, non riportano necessariamente tutte le parole che compongono un lessema, in quanto iscrizioni a volte nemmeno destinate ad essere lette. Un primo tentativo di interpretazione è stato quello di attaccare la desinenza in i a iowi, a seguito di cui abbiamo ottenuto Giove (in realtà Thor). Le rune si basano su un principio apofonico, ovvero rappresentano sia il suono che il suono della parola a cui sono associate. La o è la runa othal, ovvero l’eredità. Di conseguenza, si è pensato che vi fosse l’utilizzo della runa per rappresentare l’eredità. Le rune non servono per la trasmissione del sapere, che invece avviene oralmente. Perciò, la trascrizione sarebbe del tipo “questo oggetto è sacro ed inviolabile eredità dei Goti”. Le rune generalmente si trovano in luoghi dedicati alle divinità. Altro reperto significativo è la punta di lancia di Kovel individuata in area Ucraiana. Anche qua viene rappresentata la sibilante sorda in posizione finale  tilarids: cavaliere verso laggiù, til indica lo scoglio. Ziel non subisce la mutazione consonantica perché è un dialetto orientale. I goti sono principalmente famosi per la tradizione della bibbia di Wulfila del IV secolo. I goti sono i primi a staccarsi con la cerchia nordica e a spostarsi verso il confine romano. Si trovano anche nella zona della Crimea, che coinvolge le sponde del mar Nero. Ad oriente si trovano a contatto con l’Impero Romano, mentre a sud con la parte orientale dell’Impero Romano che consisteva anche nella Cappadocia. I goti si spingono varie volte all’interno dell’Impero ormano, originando conflitti e battaglie. Quando vincono tali battaglie, si portano con sé i vari prigionieri. Quindi, presso la popolazione gotica a partire dal II-III secolo si inseriscono gruppi di persone prese dalla Grecia e dalla Cappadocia. Questi prigionieri, però, cominciano a mescolarsi con la popolazione, andando ad influenzare anche la lingua. Si creano famiglie in cui i romani d’oriente (i prigionieri) danno origine a figli bilingui gotico-greco. Questo doveva essere il caso della madre di Wulfila, proveniente dalla Cappadocia/Grecia sposatosi poi con un romano. Il cristianesimo era fortemente praticato nell’impero d’Oriente. Per questo, i prigionieri erano pure cristiani. Wulfila si forma a Costantinopoli presso Aussenzio di Dorostoro, primo vescovo visigoto. Wulfila verrà consacrato successivamente da Eusebio di Nicomedia, il quale è però seguace dell’arianesimo. L’arianesimo era stato ufficialmente dichiarato eresia; tuttavia, doveva essere abbastanza tollerato perché a Costantinopoli permangono entrambe le scuole di formazione. Abbiamo sia l’opera di Aussenzio, di Dorostoro che quella di Filostorgio che parlano dell’attività di Wulfila come personaggio storico e predicatore del cristianesimo. Abbiamo anche attestazioni di Socrate scolastico e Isidoro di Siviglia quando parlano in generale dei goti. Aussenzio all’interno di una lettera dedica una grande parte all’attività di traduzione attuta da Wulfila, dando tanti dettagli su come Wulfila ha operato. Wulfila viene indicato come creatore di un alfabeto, traduttore della Bibbia però non in modo completo. Infatti, evita di tradurre quelle parti che potessero richiamarsi troppo direttamente alla tradizione culturale germanica, come, ad esempio, quelle più violente. Non traduce il libro dei Re. La volontà editoriale di Wulfila è quella di avvicinare la morale gotica a quella di tipo cristiano. Filostorgio e Isidoro raccontano del ritorno di Wulfila in mezzo ai goti, i quali erano però in maggioranza pagani. La sua opera di evangelizzazione non è vista di buon occhio e diviene mira della persecuzione di Atalarico. Wulfila, perciò, si sposta nella Mesia  gothi minores, i goti che si sono spostati in quel territorio. L’alfabeto runico è stato individuato nel Codex Vindobonensis del IX secolo, in cui abbiamo la trascrizione dell’alfabeto gotico. I codici che sono giunti a noi della bibbia sono più tardi. Codex argenteus: frammentario ma con 4 vangeli nel corpo principale Palinsesti sono frammenti dove è stato cancellato il testo che per primo è stato scritto per scriverci sopra. Qua abbiamo i codici ambrosiani (chiamati così perché erano di Milano) denominati A, B, C, D, E. L’unica prova che era stato tradotto l’antico testamento è la traduzione del libro di Neemia. Lo skeireins è l’unico testo non appartenente a Wulfila, il quale si tratta di un commento al vangelo di Giovanni. Lezione 08/11/2022 La tradizione gotica si concentra quasi totalmente sulla tradizione di Wulfila e dal Codex Argenteus. Tutto il resto che possediamo della tradizione proviene dai palinsesti, ex codici che contenevano la traduzione di Wulfila, che testimoniano come in un momento storico la tradizione linguistica iniziata da Wulfila era abbastanza diffusa. La traduzione di Wulfila è documentata da fonti indirette. Essendo un visigoto, ha utilizzato come base la sua varietà linguistica. Tale tradizione, però, a partire dal Codex Argenteus appartiene al VI secolo. Stessa datazione hanno i palinsesti. Il codex carolinus è tra i più antichi. Nei codici ambrosiani è contenuto lo skeireins, il quale è un commento sul vangelo di San Giovanni; perciò, non è una copia della Bibbia ed è probabile che la sua data di composizione coincida con quella del codice (inizio VI secolo). La sua lingua è leggermente diversa dal gotico della Bibbia. Infatti, essendo la parola di Dio, vi è forte attenzione a non modificare il suo testo. Questi codici hanno anche la particolarità di essere collegati a Bobbio. Questo perché i goti con la caduta dell’Impero Romano di Occidente Teodorico e i suoi si erano interessati alle terre di Odoacre, che invece le aveva usurpate, dove rimarrà fino al 526. La tradizione di Wulfila, perciò, è continuata sino alla morte di Teodorico. Dal 535 fino al 553 abbiamo la guerra tra romani e goti, che devasta completamente l’Italia. Si tratta del tentativo di ricostruzione dell’impero d’oriente in Italia, che termina con la seconda invasione germanica dei longobardi. Per questo, la lingua di Wulfila rimane un modello di scrittura, come viene testimoniato dallo skeireins che era stato scritto dagli Ostrogoti. A cambiare sono solo gli alfabeti. I Papiri Ravennati sono 2 atti di compravendita di Napoli e Arezzo del VI secolo, in cui il patto viene espresso in gotico. Uno lo possediamo mentre dell’altro abbiamo solo la trascrizione. Anche qua la lingua non è molto diversa da quella di Wulfila. Le rune L’alfabeto di riferimento di Tolkien che poi rielabora è quello di Furthork, esistente nella tradizione germanica. Prende tanto dal Beowulf, dalle saghe e ricrea un nuovo mondo, attuando una rielaborazione quasi di tipo medievale. Da dove vengono le rune? Runa non è lettera dell’alfabeto. Questo perché esistono dei nomi come la guthron vuol dire buona runa. In gotico esiste la parola runa ma traduce due parole greche: mysterion ‘segreto’ e boule ‘decisione, consiglio’. Esistono anche due composti da un suffisso perfettivo: garuna, ovvero sposa, e garuni, ovvero amico. È difficile, quindi, collegare la parola runa ad una lettera dell’alfabeto. Se guardiamo la tradizione norrena che più ci parla delle rune, si usa il termine ‘stafr- stafir’, la quale corrisponde alla parola lettera del libro ‘stabe’ in tedesco e in gotico ‘stabeis’, ossia incisione. In altri casi la parola runa viene tradotta in modo diverso da alfabeto o segno. Esiste un passo dell’Edda poetica in cui Odino parla di come diventi il maestro delle rune. Abbiamo il sacrificio che egli fa ad un albero di frassino; alla fine di questo processo salgono le rune, ovvero la capacità di conoscere quello che le rune trasmettono. Nelle lingue più moderne abbiamo il prestito islandese in antico islandese run-runar. La forma neutra del finlandese significa composizione poetica. Forse, quindi, runa rappresenta quella trasmissione privata e orale, che quasi viene sussurrata e condivisa tra persone strettamente vicine o che fanno parte del consiglio, che consiste in un sapere che non è facilmente decifrabile. Le kenningar sono metafore tipiche della poesia norrena, le quali fanno riferimento ad elementi della tradizione norrena che ora però non sono più presenti, che si riescono a capire solo se si condivide il passato. Ad esempio, ‘il figlio di Iordh (terra)’ è una kenning, dato che ora non si sa cosa sia adesso Iordh ma nell’antichità si sapeva. In questo caso stiamo facendo riferimento ad Odino. ‘I capelli di Assifr’ vuol dire oro. Forse le rune volevano rappresentare un messaggio che si tramanda oralmente, il quale è però segreto dato che appartiene solo alla condivisione di un gruppo collegato. Anche Tacito ci racconta che i germani si tramandano la loro storia e le loro leggende oralmente, parlando addirittura delle imprese di Ercole, quindi una narrazione che ha a che fare con figure leggendarie. In un altro brano Tacito si concentra sui modi in cui i germani possono predire il futuro. Tra questi, prendono bastoncini da albero fresco sui quali viene segnato qualcosa, messi poi in un telo che viene agitato. Un sacerdote o qualcuno che ha quel potere poi poteva prendere tre pezzettini e, guardando come erano segnate, decidere se l’impresa per cui si era fatto il rito valeva la pena di essere fatta o meno. Se la soluzione fosse stata positiva si sarebbe potuto avere conferma anche con altri riti. Attribuiscono la massima importanza al trarre gli Auspicia e al tirare a sorte. La consueta procedura con la sorte è semplice. Staccano un ramo da un albero in frutto e lo tagliano a strisce; queste vengono segnate con diversi simboli e poi lanciate a caso su un telo bianco. In seguito, il prete di stato, se si tratta di un consulto ufficiale, o il padre di famiglia, se si tratta di un consulto privato, offre preghiere agli dei e, rivolgendo lo sguardo in cielo, raccoglie tre strisce, una alla volta, e, a seconda del simbolo con cui erano state segnate, fa la sua interpretazione. Se la sorte vieta un'impresa, quel giorno non viene presa alcuna decisione sul tema in questione. Se invece la permette, è richiesta un'ulteriore conferma traendo gli Auspicia (Tacito, Germania X) Forse se questi pezzetti di legno sono davvero le rune essi allora hanno una funzione cleromantica, ossia comunicano con qualcosa di magico al di là dei segni. Tuttavia, le rune non erano utilizzate solo con questa funzione. Un verso di Venazio Fortunato del VI sec. mette a confronto la barbara runa dipinta sul legno con la sua scrittura sulla pergamena. Qui si rifà a un testo scritto proprio in barbara runa. “Si dipinga pure la barbara runa su tavolette di frassino; ciò che il papiro reca, può essere scritto anche su un pezzetto di legno piallato” Il corpus di Bergen contiene testi scritti che sembrano quasi lettere e messaggi amichevoli. Le rune non hanno mai avuto valore simbolico né rappresentato elementi magici. Il valore simbolico a loro attribuito è molto raro, risalente al tardissimo Medioevo, che risiedeva nel potere di chi poteva interpretarle. I bratteati sono monetine attaccate alle porte di maglia. I segnetti compongono la parola aluh, che però non è chiara. Alcune parole germaniche che hanno a che fare con questa sono: ealh in ags (ea data dalla metafonia da u); alhs in gotico e alh in norreno. Ealh significa e alhs gotico significano tempio mentre alh in norreno significa amuleto. In realtà le funzioni di questi elementi sono collegati: i templi sono anche i centri di protezione della comunità. Quindi, probabilmente aveva una funzione protettiva e la divinità doveva proteggere il soldato che combatteva. La traduzione sotto indicava l’holt come un nome comune, come una sorta di iperonimo. Questa testimonianza è la prima attestazione di verso metrico in quanto composta da due semi versi che hanno due sillabe con accento forte che allitterano tra di loro. Si tratta di verso lungo allitterato, diviso in due semi versi. Il verso allitterativo germanico è composto da due sillabe accentate, che non sono mai parole funzionali, intervallate da un numero di sillabe atone pronunciabili. La prima sillaba con accento forte del secondo semi verso allittera con la prima sillaba con accento forte del primo semi verso. I fenomeni che incontriamo qua sono attribuibili ad un’unità settentrionale-occidentale. Altro importante elemento è la presenza del principio acrofonico. Futhark recente È un’evoluzione del futhark antico che avviene solo nell’area scandinava a partire dal IX fino al XIII secolo. Futhark cifrato e medievale sono le sue due evoluzioni. Il futhark è ridotto a 16 segni. È diffuso maggiormente nell’area meridionale. In Scandinavia sono presenti circa 6000 iscrizioni su pietra. A seguito di ciò si sviluppa il Futhark medievale fino al XV, attestato col Codex Runicus. Alcune testimonianze sono la grande pietra di Jelling (965), che testimonia un uso leggermente diverso da quello nella loro fase più antica. Qua, infatti, abbiamo dei testi. Ancora non siamo arrivati all’uso proprio dell’alfabeto latino, ma la tipologia per cui vengono impiegati questi testi è quasi di tipo epigrafico. Chi fa incidere la dedica non vuole trasmettere tante informazioni ma il testo viene realizzato con la consapevolezza che è destinato ad essere letto. Sono dedicate a persone scomparse da parte dei familiari. Abbiamo alcune iscrizioni nelle quali il committente è una donna, che le realizza per il marito scomparso. Perciò, le donne scandinave potevano essere eredi dei beni della famiglia nel caso in cui il marito morisse. I mariti a volte sono scelti a tavolino da parte dei membri maschili della famiglia. La sua presenza, però, è più determinante rispetto a quella della donna romana o medievale. A volte all’interno di queste dediche sono presenti dei brani letterari o alcune informazioni. Ad esempio, abbiamo delle steri dove si omaggia un personaggio e poi si racconta perché. Il denegeld è il prezzo che i sovrani anglosassoni pagavano ai vichinghi per evitare lo scontro. Quando i vichinghi ottenevano denegeld corpose venivano ricordati per le loro imprese. La stele serve per ricordare. Il ricordo è un elemento fondamentale della cultura germanica: il mondo germanico è legato alla presenza dell’uomo sulla terra; cosa succeda dopo i germani non lo sanno. Abbiamo un numero cospicuo di composizione anglosassoni che trattano proprio la transitorietà dell’uomo sulla terra ed il concetto di esilio. L’Hildebrandslig tratta il tema dell’esilio, elemento nodale, e le modalità di avvicinamento delle schiere avverse ed il legame col signore, il quale è più forte rispetto a quello che lega il comitatus alla sirpe. Anche nel Beowulf il comitatus è la struttura della società su cui tutte le vicende girano intorno: appartenenza alla società e la sua non appartenenza. Beowulf appartiene alla società ed è un exempla dei valori portati dalla narrazione epica a cui fa riferimento. Viene messa in atto una narrazione in cui i valori della società vengono fuori come valori da seguire, mentre gli altri devono essere condannati. Rispetto a quello antico, che era destinato ad un élite, qua si presuppone che più persone potessero leggere in futhark recente. Infatti, abbiamo una collezione di testi di Bergen, ovvero messaggi che venivano scritti ad altre persone. Questa iscrizione ci dice che il defunto è re della Danimarca e della Norvegia e che i danesi sono cristiani. La compatibilità col cristianesimo si vede anche nella facciata B, nella quale abbiamo una rappresentazione di Cristo. Accanto alla pietra di Jelling abbiamo anche le pietre dei genitori. “Re Gorm, fece questo monumento in memoria di sua moglie Thyra, orgoglio della Danimarca” Il sistema delle rune è acrofonico: ai segni corrisponde un valore fonetico che coincideva con l’inizio della parola rappresentata. Ad esempio, la runa f rappresenta sia la parola fehu che il suono fricativo. Queste informazioni ci provengono dalla presenza delle rune nei manoscritti cristiani, in particolare dall’Abecedarium Nordmannicum (‘Alfabeto degli uomini del nord’) nel Codex Gallensis 878 ed ogam lochlannach (“Ogham degli Scandinavi") nel Libro di Ballymote (Irlanda), dove accanto alle rune c’è trascritta la parola. Altro codice è il Codice Vidobonennins, in cui abbiamo la rappresentazione anche del futhork oltre a quella del gotico. Anche nelle poesie runiche le rune vengono trascritte e poi vi è l’esplicitazione del loro significato. Il passaggio dal futhark antico a quello recente si ha con la pietra runica di Rok  pietra enorme in cui abbiamo parole cifrate. Nel testo rappresentato abbiamo un poemetto che parla di Teodorico, il quale viene riferito come re dei Meringi. Solo questo brano è stato scritto in futhark antico, il resto tutto in futhark recente. L’associazione dei meringi coi goti è interessante perché ritroviamo poi ne il Deor, poemetto anglosassone, in cui si parla sempre di Teodorico come re dei meringi. Pietra di Kjula: ha un iscrizione di nuovo in verso allitterante, quello che viene riferito fornyrdhislag, ossia forn (“antico”) + yrði (“parole”) + slag (“ritmo”) Chi scrive in alfabeto runico ha presente anche come si scrive sulla pergamena, arricchendo perciò i segni in modo che siano distintamente simili al suono che rappresenta. Non vi è uno scontro tra le due culture ma una sorta di sincretismo. Questo avviene anche perché gli angli, i sassoni e gli iuti trovano già una popolazione cristiana, ovvero i celti. Prima dell’arrivo delle missioni di conversione dei monaci i pagani cristiani sanno cos’è il cristianesimo e sanno che la religione cristiana del V-VI secolo è già parecchio strutturata e organizzata gerarchicamente. Il re fino ad allora non ha poteri sulle varie tribù, le quali sono quasi autogestite. Questa conversione dei sovrani avviene lentamente, mentre la popolazione è già stata a contatto col cristianesimo. Si assiste, quindi, a un passaggio molto lento dal pantheon al cristianesimo, mantenendo però i riti e lo stile di vita tipico della cultura germanica. Nel mondo tedesco non abbiamo niente di sinergico, al contrario di quello anglosassone o scandinavo. Il futhork, quindi, si sviluppa parallelamente allo sviluppo del volgare germanico anglosassone scritto su pergamena. Molte delle iscrizioni runiche presentano solo sequenze dell’alfabeto. Nei codici molte volte abbiamo la conferma che i segni funzionassero apofonicamente: si dà la descrizione del fonema assieme a quella della parola corrispondente che inizia con quel fono. Quando si descrive una cosa solitamente questo avviene perché significa che questa lingua non si conosce più molto bene. Ciò significa che le rune non erano ancora sentite vive. Il cofanetto Franks (VII secolo) ha intorno alle immagini un’iscrizione runica. La lingua in cui è scritto questo componimento è il northumbrico, ovvero un dialetto anglosassone. Ciò testimonia che il futhork avesse una versione dialettale, ovvero quella anglosassone. Nelle glosse abbiamo già un aat, nelle rune no. Le iscrizioni del futhark antico non appartengono a nessuna varietà linguistica ma corrispondono ad una varietà così arcaica da essere riconducibile a tutte le lingue germaniche settentrionali, in quanto rappresenta uno stadio più antico delle altre lingue attestate. È come se fosse stato fossilizzato e legato a quella pratica scrittoria artigianale. Il futhork, invece, non riflette uno stadio arcaico ma già una varietà storica. Il pannello di Firenze dovrebbe rappresentare un pezzo della storia leggendaria di Sigfrido, figura leggendaria della storia scandinava. Nel Beowulf abbiamo un riferimento a questo Sigfrido. Il lato rappresentato testimonierebbe la conoscenza degli ags di Sigfrido, rendendolo membro della storia leggendaria ags e del pan germanico. Abbiamo un indovinello, del quale si dà anche la soluzione: osso di balena. Gli ags probabilmente non hanno mai fatto degli indovinelli, al contrario dei latini. Dato che non sono bravi a fare gli indovinelli, gli ags scrivono la soluzione. Il Vercelli’s book è un libro che contiene gli indovinelli, appartenente al XIII secolo. Qua abbiamo gli indovinelli erotici, in cui la soluzione può essere di due tipi: o normale, risolvibile con degli oggetti, o lettura piccante, nella quale non abbiamo una vera e propria soluzione. Non abbiamo anche la soluzione dei riddles educativi, di tradizione latina. Sotto abbiamo anche una poesia, nella quale si parla di un Hos che si siede su un cumulo. Si parla anche di una donna che soffre, la cui sofferenza le è stata imposta da Ertae, la terra. Vi è anche tormento per la sefa, l’anima. Infine, abbiamo una sequenza di parole di difficile comprensione: corri – legno – morso o colui che dorme. Questa sequenza dovrebbe descrivere ciò che avviene nella facciata: 1) fabbro e persone che si avvicinano e uomo che insegue anatre; 2) rivisitazione dei Magi a Cristo nato. L’ambiente rappresentato è quello anglosassone che conosce la tradizione germanica ma è cristiano. Se conosciamo la tradizione letterale germanica si fa riferimento al saggio Weland, fabbro leggendario che viene rapito dagli inservienti del re Nordr. Quando sa che i fratelli di Weland lo hanno momentaneamente abbandonato, Niðhad manda due vassalli a catturarlo e portarlo nella sua reggia in modo che da lì non possa più fuggire. Una scena della leggenda di Welund si trova raffigurata sul pannello anteriore del cofanetto Franks, accanto all'adorazione dei Magi. Weland è all'estrema sinistra della scena, nella fucina dove egli è tenuto prigioniero. Sotto la fornace è il corpo decapitato di uno dei figli di Niðhad. Con una mano Weland stringe le tenaglie, con l'altra offre il calice di birra drogata a Beadohilde. Dietro a Beadohilde un'altra figura femminile, forse un'ancella. A destra della scena un uomo, probabilmente Egill, sta catturando gli uccelli con le cui piume Weland si fabbricherà le ali. Il committente è quindi un uomo cristiano che però si diverte con la materia germanica e vuole conoscere  sincretismo tra le due culture. Possibili interpretazioni 1) Dal Guthrunarkvitha sappiamo che il cavallo Grani che conosce la storia che dovrà succedere al proprio signore (Sigfrido) e sa anche che quando morirà piangerà il signore nel punto in cui è sepolto. Qua, infatti, vediamo chiaramente al centro un cavallo che è chinato a terra sopra un cumulo. Forse il cumulo è elemento di disperazione proprio perché vi è sepolto il signore del cavallo. “La testa di Grani era piegata sull'erba, il destriero sapeva bene che il suo signore era stato ucciso."Guthrunarkvitha (II, 5) Abbiamo anche una serie di tre figure che sembrano lottare tra di loro. Conoscendo la leggenda di Sigurd, queste potrebbero rappresentare i tre che cospirano contro Sigfrido, ossia Guthrun, Gunnar e Hogne. La figura femminile che sta proprio sopra il tumulo e ha l’ascia in mano  forse è una norna, magari Urdhr, colei che decide il fato. Potrebbe essere anche Verðandi ("divenire", "presente") e Skuld ("debito" o "futuro“) o Wyrd. Qua abbiamo anche una figura di Sigfrido come guerriero che si presenta alla corte. La corte a cui si presenta non è terrena ma è il Valhol, la terra dei guerrieri valorosi. Ha concluso quindi che la piccola persona senza gambe dentro il tumulo centrale dev'essere proprio Sigurd, le cui gambe sono state strappate via dal lupo menzionato nella storia di Guthrun. Clark ha interpretato le tre figure sulla destra come Gurthrun portato via dalla tomba di Sigurd dai suoi assassini, Gunnar e Hogne, e la figura femminile prima di Grani come la dea norrena Urðr, giudice dei morti. Il guerriero sulla sinistra sarebbe quindi di nuovo Sigurd, ora nuovamente integro per l'oltretomba, e "giubilante sulla via per l'Odainsaker, il reame beato per i mortali che se lo meritano. Il cancello di questo campo beato è sorvegliato da un drago alato che si nutre della vegetazione immortale che cresce solo in quel posto, mentre l'uccello sghignazzante senza corpo denomina il luogo "le mura di Hel." 2) Secondo un’altra teoria si vede nel cavallo una rappresentazione di nomi propri della storia anglosassone. I sassoni che arrivano per primi nella regione britannica sono Hengist e Horsa, fratelli. Hengist vuol dire giumetta, ovvero cavalla, così come Horsan, cavallo. I nomi propri sono o nomi di animali (es. wulfila) o composti. Quindi, il cavallo rappresenterebbe questi due sovrani perché nella battaglia di Ægelesthrep (455), che dà origine al mito di re Artù, che coinvolge i celti e i sassoni, inizialmente erano arrivati come esercito per aiutare i celti a combattere gli scoti. I sassoni ottengono la promessa di ottenere un pezzo di terra in cui svernare. Vertiger promette troppo e nega loro di aver ottenuto il possesso di ottenere quelle terre, dando così origine al loro attacco diretto per sottometterli. In uno scontro i sassoni vengono sconfitti dai britannici, nella battaglia di monte Balon, a partire dalla quale ha inizio la leggenda del re di artù. In questo scontro muore Hengist  qua abbiamo Horsa che piange il fratello morto. Nell’immagine avremmo cosa avviene prima della battaglia: Hengist e Horsa fanno un patto con Vortiger, innamorato follemente di Renwein, sorella di Hengist, che vuole ottenere in sposa ma non può avere. Incontro tra sovrano celtico e figura antropomorfica che richiama il nome del personaggio. A.C. Bouman (1965) e Simonne d'Ardenne (1966)[30] hanno invece interpretato lo 'stallone in lutto' (in inglese antico "hengist") nel centro del pannello di destra come Hengist, che insieme a suo fratello Horsa ha condotto Le rune nel mondo moderno Entriamo nel mondo nero e dell’esoterismo. Guido von List crea delle rune con Il segreto delle rune (1906) dove riprende gran parte delle rune del futhark recente e due del futhork. Il significato a loro attribuito non è fedele alla tradizione manoscritta ma è altro, che è la base da cui si origina l’uso delle rune con un valore simbolico, ancora più schematizzato da Wiligut. È uno dei punti maggiori di riferimento dei generali delle SS, che prendono la sua visione del mondo per rafforzare l’identità ariana. Sulla base di ciò, si pongono questi simboli sulle uniformi delle SS. Queste rune non rappresentano niente. Lezione 15/11/2022 In inglese alcuni verbi inventati nella fase media riprendendo la stessa struttura sillabica. Famiglia germanico occidentale/anglo-frisone Il mondo ags ha un’attestazione abbastanza tarda, risalente alla fine del VII-VIII secolo. Esistono distinzioni runiche in futhork e delle testimonianze letterarie come il cofanetto di Frank. Il mondo ags si presenta con una varietà di generi testuali impressionante, in quanto per primo mette per iscritto le leggi in volgare. Fin dalla prima conversione del re Ecgberht si hanno testi e leggi in ags, che fungono da compilazioni storiche. Una tra queste è il James Sacrorum. Degli anglosassoni abbiamo anche delle descrizioni storiche di quello che avveniva effettivamente in quel momento. Fino ad allora avevamo avuto testimonianze non germane, mentre qua Beda parla direttamente del suo popolo e realizza la prima opera storiografica scritta dagli anglosassoni per gi anglosassoni. L’idea è di descrivere la cristianizzazione così come miti e leggende propri della cultura germanica. Per esempio, ci racconta che i germani hanno creato quando sono arrivati una struttura in regni definita eptarchia da Enrico di Huntingdon (XII secolo). La storia della Britannia precede la storia di Beda e degli storiografi, in quanto queste regioni entrano nella nostra conoscenza a seguito dei processi di conquista dei romani. Il primo ad interessarsi a questa zona è Cesare, il quale si accorge che i Galli erano aiutati da popolazioni al di là della Manica. Perciò fa due spedizioni: 1) la prima è nel 55.aC.; 2) la seconda nel 54 a.C., a seguito della quale si stabiliscono relazioni diplomatiche tra le due popolazioni. La conquista della Britannia si svolge dal 43 d.C. al 60 d.C. Agricola è il suocero di Tacita, a cui dedica addirittura un’opera. Agricola si spinge in Scozia, sconfiggendo i Caledoni, uno dei vari nomi con cui si definisce la Britannia. I Caledoni erano una popolazione celtica abbastanza irruente, al punto che Agricola non riesce a conquistare questa zona, scendendo così al di sotto e conquistando le altre zone. La conquista di queste regioni è turbolenta perché i popoli al Nord non sono così facilmente conquistabili come quelli del sud; infatti, non entrano all’interno del sistema romano, che significava accettare i loro vincoli militari ma rimanere fondamentalmente liberi sotto il controllo dei federati, ma li saccheggiano in continuazione perché attratti dalla civiltà evoluta romana. In Dacia i romani compiono il primo eccidio della storia. I romani operano i due valli: il primo è quello di Adriano, costruito dal 122 al 128 da Wallsend, sul fiume Tyne, alla costa del Solway Firth, e il secondo è il vallo di Antonino, costruito dal 142 al 144 e creato più a nord dei Caledoni, che comprende la zona intermedia che va da Old Kirkpatrick nel West Dunbartonshire sul Firth of Clyde a Bo’ness sul Firth of Forth. Dato che è di difficile mantenimento, nel 164 scompare. Nel 410 Roma viene attaccata e saccheggiata dai visigoti, portando così i romani ad accorgersi che il loro impero è troppo basso. Perciò, cominciano ad abbandonare queste regioni più estreme tra cui la Britannia. Per 33 secoli e mezzi questa regione ha vissuto sotto l’influenza romana e non ha mai avuto il problema di doversi difendere, in quanto lì c’erano le legioni romane. Le aristocrazie, infatti, erano sociali e culturali ma non militari, prerogativa invece dei romani. I valli erano costruzioni in pietra dove di tanto in tanto si trovavano delle torrette di guardia e al di là di esse erano stazionate legioni militari. I calici di legno sono i calici da cui beverano la birra  arrivando i germani creano una cesura e retrocessione culturale. Capendo che quello che avevano fatto i romani era superiore culturalmente, allora si adattano alla cultura romana. Si accorgano che la popolazione precedente aveva dei vantaggi. Esempio di ciò è il termine ‘wall’, ripreso da vallo. I germani prima dei romani costruivano in legno, molto meno stabile rispetto alla costruzione di tipo latino. La rappresentazione tipica degli Scoti e Iuti è quella di persone grossicce e coi capelli rossi. Quando i romani si ritirano i celti romanizzati si trovano alla mercè dei Pitti e degli Scoti. I celti, quindi, chiedono aiuto a chi nel V secolo erano già noti per essere dei grandi combattenti e facevano parte dell’esercito romano. Infatti, i germani erano già presenti all’interno dell’esercito romano come prigionieri. Dopo Cristo l’esercito cambia strutturalmente perché il popolo non partecipa più direttamente con la chiamata militare ma ora essere soldati diviene un lavoro. Le popolazioni si inglobano con la federazione, l’alleanza. Molti dei patti di federazione venivano fatti coi germani perché erano bravi combattenti, i quali si arruolavano anche a soldo. Per andare in pensione ai soldati veniva data una tertia, ovvero un pezzo di terra generalmente di nuova conquista. Gli aiuti arrivano dallo Jutland (terra degli iuti), dagli Angli e dalle coste della Sassonia. I frisoni vengono inclusi anche perché ags e af sono similissimi, in quanto condividono ancora più isoglosse. Altro motivo è perché i popoli si muovono per una continuità geografica, ovvero provengono da regioni che sono limitrofe tra di loro. Beda, tuttavia, non parla di frisoni ma di angli, iuti e sassoni. I primi a spostarsi sono i sassoni, capeggiati da Hengst e Horsa. Ecgfrith di Northumbria altro re importante perché dà il luogo in cui fondare il monastero prima di Wearmouth (674) e poi quello di Jarrow (682), in cui vive e si forma Beda. I monasteri vengono chiamati gemelli perché si scambiano i monaci. I Vichinghi è termine usato per indicare i popoli scandinavi nelle loro missioni di saccheggio e di conquista, ma non indica una determinata popolazione germanica. Nel 793 la cronaca ci racconta l’attacco dei Vichinghi al monastero di Lindisfarne, centri di ricchezza anche perché i nobili fanno donazioni e sono centri di produzione. Infatti, sono realtà fondamentalmente autosufficienti. A differenza delle altre regioni i monasteri non hanno eserciti, fondati nel caso di Lindisfarne su isole perché ritenute sicure. Ciò segna una graduale conquista dai parti dei danesi, che comincia a trovare interesse in questa regione. La graduale colonizzazione della regione è sempre narrata dalla Cronaca Anglosassone. Gli accampamenti dei saccheggi sono sempre più stabili ed occupano una regione che corrisponde alla Northumbria, Misandria e una occupata solamente dai Celti. I danesi scendono fino a che uno dei re sassoni occidentali, ovvero Alfredo, li blocca con la battaglia di Edington (878). Di questa battaglia si ha il Trattato di Asser = Alfredo e Vudruk stabiliscono un confine ed una tregua tra i due regni. Come segno di pace Vudruk si battezza. Il confine è il deino, di tipo danese. La cultura del libro rimane solo all’interno del monastero perché i sovrani sono danesi; al di sotto del confine il regno sassone di Alfredo è cristiano. Con delle opere attuate da Alfredo egli tenta di rafforzare l’unità della nazione: rafforza la formazione dei monaci, crea un’opera storica (cronaca anglosassone), fa fare la traduzione in ags dell’opera di Beda e crea una struttura adatta al volgare anglosassone. Dal mondo sassone si cerca gradualmente di riconquistare tutte queste regioni. Il sovrano che riesce a farlo è Edward intorno al 910-19. Nel 920 Edward stampa una moneta in cui si definisce rex di tutta l’inghilterra. In questa regione, però, erano presenti anche i danesi. Nel 954 viene espulso un pretendente al trono e, quindi, la successione regale per un momento è sassone. Dopo la battaglia di Hastings nel 1066 non ci sono più eredi al trono 920: riunificazione Inghilterra sotto un’unica corona. Il modello della tradizione letteraria è quello latino. La scrittura, anche le leggi, dovevano avere, però, una struttura di tipo formulaico per poter riprendere l’oralità della cultura germanica. Quindi, il modello rimane quello latino. Poesia anglosassone La poesia anglosassone è contenuta prevalentemente in 4 codici: Exeter Book, Vercelli Book, Cotton Vitellius A XV, MS Junius 11 - Exeter Book L’Exeter Book è un codice antologico fatto solo di testi poetici religiosi, elegie, componimenti trattanti temi più lirici e riddles (poesie in versi o indovinelli). Le elegie non trattano temi religiosi ma soprattutto temi esistenziali come la transitorietà dell’uomo sul mondo, la precarietà della nostra vita e l’essere in balia del destino Il genere degli indovinelli non è popolare. Nell’exeter book che ne sono ben 52. - Vercelli Book Dentro il Vercelli Book ci sono anche alcuni componimenti: Andreas, Juliana, Elene, The fates of the apostles [Cynewulf, VIII-IX sec.], Christ II, Saint Guthlac (2 poemi), Dream of the Rood. = Cynewulf Tutta la poesia ags è mono testamentale, ovvero contenuta solo all’interno di codici. I testi in grassetto sono quelli attribuiti a Cynewulf perché inserisce all’interno delle proprio testo delle rune, la cui compilazione dà il suo nome. Le poesie trattano temi religiosi del nuovo testamento. La Juliana e il Christ II stanno nell’Exeter Book. Cynewulf doveva essere vissuto non dopo l’XI secolo perché il codice è stato realizzato in quegli anni ma non prima del IX secolo, perché sennò si sarebbe chiamato cyniwulf. Prima del IX secolo, infatti, le classi tematiche si vedevano. L’articolazione radicale però si perde e rende di conseguenza le tracce tematiche non visibili. - Cotton Vitellius A XV Il Cotton Vitellius A XV contiene il Beowulf, Battle of Finnsburg, Battle of Brunanburh (contenuta come digressione in poesia nella Cronaca Anglosassone), Battle of Maldon. L’epica non ha come interesse quello di mettere in evidenza valori universali ma solo quelli della società di riferimento. - Ms Junius 11 Il MS Junius 11 è miscellaneo come quello di Vercelli e contiene Genesi A e B, Esodo, Judith, Daniel, Cristo e Satana, Inno di Caedmon (VII sec.). I temi trattati qua si legano alla tradizione di sandioripo (?). Si parla di poesia caedemoniana. L’inno di Caedom non si ha all’interno di nessun manoscritto ma è stato tramandato in più di 21 codici della tradizione sandioripa. Il tema trattato è la creazione del mondo. Caedom, analfabeta fatto monaco, canta per intercessione divina e compone questo componimento orale. La badessa Hild si innamora del canto e lo convince a continuare la sua attività poetica. Banda ci racconta che compose tanti carmi religiosi. Tradizione in prosa La prima produzione è in latino ma da Alfredo in poi cominciamo ad avere una tradizione scritta in prosa in ags. Questo avviene perché è Alfredo stesso a commissionare traduzioni e a scrivere prefazioni ed altri componimenti. La Cronaca Anglosassone continua ad essere messa per iscritto con tutti i sovrani successivi fino ad arrivare al 1154, ovvero quando sono i sovrani normanni ad occupare la terre britanniche. Nella tradizione in prosa si producono testi originali. Quelli più diffusi sono le Omelie, usate durante le celebrazioni religiose. L’omelia è il commento del passo del vangelo o delle lettere ma anche i racconti stessi sui santi. Tra i vari autori abbiamo Ælfric, autore delle Catholic Omelies, e Wulfstan, famose per il Sermo lupi ad anglos. Questo sermone si rivolge ai germani e li ammonisce per il loro allontanamento dai valori sacri, causa di quello che successivamente gli avverrà, ossia la conquista normanna. Il topos letterario è lo stesso ma qua abbiamo un diverso adattamento del tema dell’apocalisse. I monaci copiano i testi che ritengono importanti e li modificano tranquillamente. Wulfstan descrive quello che aspetta ai germani se non riacquistano dei valori, ovvero l’apocalisse, adattata però in questo caso al mondo anglosassone,. Quindi, descrive l’apocalisse come il diluvio e non la siccità. Importanti anche perché scrivono in un momento chiamato script scrachen. Non abbiamo attestazioni dei dialetti parlati all’interno della Britannia: la produzione scritta ags ha come origine geografica solo l’area sassone. I monasteri, per questo, scrivono in maniera sassone Wulfstan diviene così famoso che si utilizza la sua lingua e la sua ortografia. Varietà che domina sulle altre = sassone occidentale. Nella tradizione in prosa abbiamo anche testi scientifici, una grammatica in cui il latino è insegnato tramite l’anglosassone, testi medici e ricettari medici, in cui invece abbiamo anche formule magiche. Lezione 16/11 Sassoni Distinguiamo tra sassoni antichi e sassoni occidentali: queste popolazioni in parte migrano in Britannia e costituiscono uno dei gruppi che, assieme agli Angli e agli Iuti, forma la cultura anglosassone; una parte, però, continua a lasciare tracce di sé nella regione d’origine. Quindi, non tutti gli angli e iuti sono andati in Britannia ma si sono di conseguenza fusi coi Danesi. Per questo, non abbiamo tracce né storiche né scritte della loro esistenza se non per alcuni toponimi che indicano la loro presenza in quei territori. Sia Thames che London hanno lessemi di tipo celtico Per questo, si distinguono tra sassoni occidentali, che parlano il West Saxon, e i sassoni, la cui lingua è il sassone antico. La prima attestazione della loro presenza risale non prima del II sec d.C. Si nomina una tribù nel cui etnonimo è presente un’ascia ‘sax’, elemento di identificazione culturale dell’unità germanica. Questo etnonimo era l’unione di più tribù e gruppi. Da una parte abbiamo la sippen, insieme di parenti che hanno in comune un antenato; dall’altra abbiamo la comitatus, alleanza miliare in cui abbiamo un dux e una serie di guerrieri che si uniscono a lui nel momento in cui c’è un’azione militare. Questi guerrieri fanno parte anche di diverse sippen. Quindi, quando i romani si scontrano con queste popolazioni si interfacciano con un esercito composto da più popoli diversi. I sassoni ritornano nella storia del mondo in seguito alla loro migrazione in Britannia. L’evento che riporta questo popolo alla ribalta avviene durante le guerre sassoni capeggiate da Carlo Magno. L’organizzazione di questi popoli era di tipo tribale e retta da un’assemblea generale (annua) a cui partecipavano i rappresentanti di queste organizzazioni. Quindi, la società non era verticistica e non molto lontana dalla società germanica descrittaci da Tacito. Lo scopo delle guerre sassoni è la conversione di questo popolo ancora profondamente pagano. Si hanno 3 guerre sassoni che vanno dal 772 al 804. In una di queste fasi, Carlo Magno emana un editto: Capitolare Sassone o Cristianesimo o morte. All’interno di questo editto si dà la licenza di uccidere chi non accettava il cristianesimo. I sassoni, pertanto, sfidano la morte. Il re Vitichindo accetta il cristianesimo per evitare l’eccidio totale dei sassoni. La resistenza dei sassoni e la loro adesione forte alla loro religione sono la causa delle guerre sassoni. Le guerre sassoni iniziano con un atto simbolico: l’esercito di Carlo Magno invade i territori e distrugge i territori dell’Irminsul, tronco d’albero intorno al quale i sassoni sanciscono tutti i loro atti ufficiali, dai patti di fedeltà, ai testamenti alle leggi. Intorno all’irminsul si riunisce anche un’assemblea. Questo albero ci suggerisce il grande frassino Yggdrasill, ovvero il grande albero mitologico norreno. Questo albero è garante della santità di ogni patto. Anche carlo magno doveva sapere dell’importanza di questo oggetto. All’interno della radice di Irminsul c’è anche la radice degli Erminoni di cui parla Tacito. Questo ci fa capire che le denominazioni usate da Tacito dovevano essere usate per indicare le tribù germaniche o zone. Carlo magno autore anche dell’Arbomitio Generalis, in cui Carlo Magno invita alla traduzione di tutti quei testi che siano importanti per il rafforzamento della cristianizzazione, soprattutto dei territori nuovi. Grazie a questa opera, molti testi vengono tradotti in aat. L’impero carolingio conquista parte della Gallia fino ad arrivare alla Germania. Qua abbiamo dei testi che potevano essere utilizzati dai fedeli. La resistenza ai Sassoni alla conversione si vede anche con una formula battesimale, al cui interno abbiamo una rinuncia particolare: io rinuncio a tutte le opere e alle parole del diavolo, a Thor, Odino e Saxnote. Non sappiamo chi sia Saxnote, ma sappiamo che tutti i popoli medievali facevano risalire la loro esistenza ad una divinità. Quindi, forse saxnote è un antichissimo antenato della Sippen sassone. Inoltre, si rinuncia a tutti gli altri esseri malvagi che sono loro compagni. La sequenza è Woden ende Thunaer. Sembrerebbe che Thor preceda Woden (Saxnot) nell’ordine di importanza. L’ordine è l’opposto da quello che ci viene detto da Tacito. Gran parte delle storie sassoni ci vengono dal Res gestae Saconicae di Widukindo di Corvey, dedicato a Matilde, madre di Ottone I. Importanti anche l’Annales regni Francorum, scritto nell’ottica dei sovrani carolingi, e la Vita Karoli di Eginardo, opera biografica di Carlo Magno scritta tra l’817 e l’830 che dà una prospettiva dei conquistatori Questa adesione al loro spirito germanico non presenta molte tracce. Abbiamo alcuni testi sassoni: Heliand, testo poetico di 6000 versi che parla di Gesù ed è un’armonia evangelica, ovvero un genere testuale del medioevo che consisteva nella fusione dei 4 vangeli cronologicamente omogenea. Va distinta dai vangeli apocrifi, che non facevano parte del testo sacro ma viaggiavano parallelamente ed erano quelli che il popolo conosceva di più. Questo perché necessariamente non raccontavano qualcosa di falso ma qualcosa di non detto. Molto spesso l’Heliand è visto come esempio di germanicità perché il verso con cui è scritto è quello lungo allitterato germanico, ossia non utilizza una diversificazione latina. È scritto in volgare e tutto il formulario utilizzato si adatta ad una poesia di tipo epico-laico: il salvatore diviene un soldato, così come gli epiteti a lui attribuiti. Questo perché il lessico con cui è scritto è quello formatosi all’interno della tradizione germanica cristiana. Il centro attribuibile a queste opere è Fulda o Werden e il periodo di composizione oscilla tra l’830 e l’850. Fulda in questi anni è il centro monastico più potente di tutta l’area tedescofona e centro da cui partono tante opere di conversione, non per ultima anche quella dei sassoni. I monaci che hanno messo per iscritto quest’opera erano, però, sassoni. La Genesi del IX secolo è un altro testo importante, composta da 330 versi. Non è un caso che questi siano i due testi giunti a noi. La Genesi sassone e anglosassone sono collegate. Sievers fa l’edizione della genesi anglosassone e la divide in due parti. Una di queste parti è la traduzione diretta anglosassone; l’altra, guardando la struttura sintattica, non è una versione diretta ma tradotta da un altro testo in un’altra lingua. Secondo Sievers questa genesi tradotta è proprio di origine sassone. Negli anni 30 la Genesi sassone non era stata ancora trovata. Quindi distinguiamo tra Genesi A una parte scritta direttamente in ags e Genesi B, traduzione di una resa poetica in un’altra lingua. Nella genesi sassone vediamo essere presente propria quella sezione individuata da Sievers. Ciò ci testimonia che tra il mondo ags e quello sassone che sta nel continente dovevano esistere dei rapporti di comunicazione forti non solo commerciali ma anche testuali. Frisoni L’altro popolo ingevone sono gli antichi frisoni. Questo popolo non è mai stato citato nella storiografia britannica come facente parte della migrazione in Britannia. I frisoni sono noti perché Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia dedica una parte alla loro trattazione. Anche Tacito tra i vari popoli che cita parla pure dei Frisii I frisoni stanno sulle isole e nella zona della costa olandese/rive del Mar del Nord fino ad arrivare alla regione dello Jutland (sassoni-Jutland). I versi del Beowulf sono molto brevi e caratterizzati da due semi versi o emistischi. Ogni emistichi ha due sillabe con accento forte e sillabe atone che vanno da 5 a 10, idealmente 8. Le sillabe con accento primario sono sostantivi, aggettivi, verbi polisillabici e pronomi in posizione contrastiva. Le parole funzionale e i verbi monosillabi no. Le sillabe con accento primario sono le sillabe lunghe. Il verso non è isosillabico ma la lunghezza della vocale ha una funzione come quella della poesia latina. Versificazione: nello schema metrico si uniscono la sillaba accentata con quella successiva, che costituiscono una sola sillaba. Verbi sillabici, con 4 accenti forti. Le sillabe con accento forte sono quelle che entrano nel gioco strutturale mediante l’allitterazione. L’allitterazione è l’elemento insieme al ritmo strutturale che unisce la prima sillaba del secondo semi verso ad almeno una sillaba del primo semi verso. L’allitterazione può avvenire anche tra entrambe le sillabe con accento forte del 1 semi verso, però obbligatoriamente è una  quarto verso L’ultima sillaba con accento forte non deve MAI allitterare con le altre. Le vocali allitterano tutte tra di loro (3 verso). Anche un gruppo consonantico può allitterare. C1 C2 C0/ Kenningar: formule fatte Variatio: stesso riferente referito tante volte. Tutti questi espedienti si ritrovano nella poesia orale, la quale ha bisogno di formule. Servono fondamentalmente per riempire lo spazio mentre si pensa ad altre parole. Indirettamente ci racconta che la poesia era orale, formulaica, con delle figure retoriche che ritroviamo in altri componimenti. Il codice è del X secolo ma la lingua e il tema sono antecedenti, all’incirca verso l’VIII secolo. Questo perché la materia pangermanica del beowulf cantava gli invasori di quel secolo (i danesi). La patina del Beowulf è quasi sicuramente merciana. 17/11/2022 Il Beowulf ha una struttura formale di stampo germanico, ovvero basata sul verso allitterativo formato da due semi versi e un numero di sillabe atone pronunciabile da chi la recita. Questo perché ci riflette una struttura di tipo orale. Assieme a ciò abbiamo l’uso di una lingua estremamente formulaica, così come l’uso di varatio e kenningar. La versificazione che ritroviamo è stata presa a modello per estrapolare le regole compositive del verso allitterativo germanico. Il Beowulf ci dà prova della dimensione orale della prova che si collegano all’atto comunicativo, così come delle informazioni sulla vita. Per esempio, il modo in cui Beowulf arriva al regno di Hrothgar ci dà informazioni su quando due schieramenti sconosciuti si venivano a ritrovare. Infatti, per primo abbiamo l’atto della presentazione da parte di chi arriva. Tale atto è descritto anche nell’Hildesbrandlied, in cui i due campioni dell’esercito si presentano e si dicono chi sono. Da ciò conseguirà l’essere ammessi o meno, la pace o lo scontro. Chi arriva fa sfoggio delle sue virtù per essere ammesso. Nel Beowulf abbiamo un rito che segue la presentazione e l’ammissione al di là del confine, che è l’atto dell’ospitalità. Nei popoli germanici l’ospitalità è sacra, come affermato da Tacito. A partire dall’ospitalità si capisce l’importanza di chi accoglie: meglio si accoglie più sei importante. Questo tratto si trova moltissimo nelle saghe, in cui sono importanti questi momenti di aggregazione intorno a un capo, la cui importanza è misurata su cosa viene messo in tavola e su cosa si può effettivamente vedere. Infatti, abbiamo maggiore descrizione delle bevande. Il vino è la bevanda più costosa; infatti, solo poche zone possono garantire un suolo al vino, al punto che nel Vahalla è l’idromele e l’unico a bere il vino è Odino. Anche in Beowulf si parla del bere. La condivisione del bere, infatti, è l’atto eventuale per sancire fedeltà tra chi offre il vino e chi lo riceve. In Beowulf la regina, donna che porta il bere, passa la coppa ai membri della congrega. Il modo in cui si descrive il trasporto degli oggetti fa pensare ad oggetti come il corno; infatti, non vi sono mai oggetti posti su un tavolo. Questo ci rimanda anche agli oggetti pre attestazione: Corni di Gallehus. 04 forme di cinghiale lucevano - sopra i guarda-guance, guarnite d’oro, fulgide e temprate vigilavano sulla vita \w.1111-1112 era facile scorgere sulla pira cotta insanguinata, figura tutta in oro di cinghiale forte come ferro vv. 1283 fu minore il terrore di quanto lo è forza di donna, terrore in guerra di femmina in confronto a maschio quando spada adorna da martello forgiata, lama cruenta di taglio possente. fende avverso cinghiale sull’elmo. Nella sala sui seggi fu sguainata spada di duro taglio, molti larghi scudi saldi imbracciati; nessuno pensò a elmo, - a larga cotta quando spavento lo colse; La donna nella società viene definita anche come portatrice di pace con uno degli epiteti. Sulla base delle descrizioni della sala di Hrothgar, vediamo come non siano presenti finestre. Infatti, nessuno riesce a scappare se vengono chiuse le porte. Viene descritta la volta a timpano ed estremamente alta, ma può bruciare: è fatta di legno. Non abbiamo oggetti rimasti fino a noi intatti. Anche l’attività del bardo è fondamentale all’interno della corte. Gli oggetti utilizzati dai bardi sono stati ritrovati. Arpa è un termine proveniente dal mondo germanico. La nostra corrispondente, invece, è la lira. Tutti questi oggetti sono stati ritrovati nella fossa a scavo di una nave ritrovata a Sutton Hoo, nascosta sotto un tumulo di terra. Nel Beowulf si parla di una nave: arrivano Scylf Schefild e il figlio Beowulf, non il Beowulf protagonista. Beowulf contiene molte notizie storiche che derivano da Gregorio. Infatti, egli racconta di un condottiero geata che combatte i frisoni insieme ai franchi. Questo stesso episodio viene attribuito a Hiuleag, la cui impresa avviene nel V secolo. Forse Beowulf voleva collegare ciò che narra in un questo momento. Anche riferimento a un re Offa, re della Mercia. - Pactus legis salicae (inizio VI sec.), il più antico codice di leggi dei Franchi Salii, fonte di preziose informazioni. Importante anche l’Annales regni Francorum, scritti nell’ottica dei sovrani carolingi. -Abbiamo anche un’opera di Nitardo, nipote di Carlo Magno, Historiarum libri quatuor, all’interno della quale si descrive il regno di Ludovico il Pio e le lotte dei suoi gigli, così come vengono inseriti di Giuramenti di Strasburgo, dove si attestano per la prima volta il volgare francese (testo bilingue francese antico-alto tedesco antico). Questa storia descrive tutto il mondo, specialmente quello post-carolingio. Quindi, abbiamo tante attestazioni storiche dirette. Tuttavia, dal punto di vista linguistico non abbiamo niente che ci attesti della lingua dei franchi. Abbiamo solo delle glosse della lex salica. Germani dell’Elba Altri popoli germanici sono presenti in notazioni indirette, come ad esempio gli Svevi, il più anticamente noto, e gli Alemanni. Questi sono presenti in Tacito e nelle trattazioni degli scontri romani. Sappiamo che un loro gruppo si era allontanato e spinto a Sud verso la Baviera. Sappiamo che nel V secolo si sono spostati nella parte settentrionale della Galizia e del Portogallo. Infatti, gli svevi saranno sconfitti dai Visigoti arrivati in Spagna perché spinti dall’imperatore romano, che non governa più le regioni esterne, ad andare lì dato che gli Svevi provocavano danni alle popolazioni spagnoli. Anche degli svevi non abbiamo tracce linguistiche. Il nome alemanno doveva indicare ‘tutti gli uomini’: erano una lega di tribù. Vengono inglobati nel regno franco, in particolare nella parte meridionale della Germania e il corso del Reno, anche se l’alemanno è un dialetto dell’Elba. L’annessione degli alemanni sembra essere avvenuta senza una grande guerra, in quanto si sarebbero affidati alla protezione del re franco perdendo così la loro indipendenza. Anche questa annessione è scandita dalla loro cristianizzazione. I bavaresi erano la ‘popolazione dei Boi’. Non sappiamo niente finché non compare il ducato di Baviera nel V- VI secolo, quindi quando vengono cristianizzati. Probabilmente costituiscono un’entità politica molto forte; infatti, le principesse bavaresi sono le più ambite ad essere sposate, come Teodolinda che sposa Autari e successivamente Agilulfo. Sarà lei a rendere il regno longobardo ariano, nonostante fosse cristiana. Sarà lei, infatti, a traghettare i longobardi verso l’adesione al cristianesimo di stampo romano. Anche i bavaresi entrano ben presto sotto l’ala carolingia. Anche da quelle tribù che parlano un dialetto antico alto tedesco, non possediamo tracce linguistiche. Infatti, le opere scritte erano in latino. Le testimonianze scritte che abbiamo sono solo quelle che ci provengono dai monasteri e che quindi passano dal mondo cristiano latino a quello in volgare. Perciò, sono legate anche ai singoli monasteri. Nella fase media la scrittura ormai diviene il canale di diffusione principale. Perciò, si parla di varietà regionali e di attestazioni ora diffuse in tutto il paese. Tutta la letteratura della lega anseatica è fatta in basso tedesco, mentre quella dei minnesanger è in tedesco ‘medio’. La zona orientale, quella che ora coincide con la Cecoslovacchia, viene inglobata nel mondo tedesco. I monasteri sono stati fondati da missioni di varia natura: 1) missioni irlandesi, soprattutto con San Colombano che fonda San Gallo ed altri. San Colombano fonda anche il monastero di Bobbio sotto Teodolinda; 2) missioni anglosassoni, in particolare quelle di San Bonifacio, che fonda Fulda (744) e Wurzburg (742). I monaci anglosassoni attraggono dentro quelli che erano al tempo centri monastici importanti di stampo bavarese, ovvero quelli più antichi. Di conseguenza, si scriveva in modo anglosassone e solo dopo che il monastero si era rafforzato cominciano ad esserci monaci della zona. Solo a Fulda e ai monasteri gemelli abbiamo questa mistura tra monaci di lingua aat ma con tradizioni scrittorie inizialmente ags; 3) missioni franconi-gotiche, guidate in particolare da San Pirmino che introducono la tradizione franca su quella ags e irlandese. Letteratura antico-alto tedesca È una letteratura tendenzialmente molto religiosa, che quindi riflette temi e testi cristiani. Qua vengono tradotti anche testi filosofici, che hanno a che vedere con le discussioni su temi cristiani. Alcuni testi sono considerati diversi: - Formule di Merseburg, formule magiche - Hildrebrandslied, poema epico-eroico che riflette un mondo germanico - Preghiera di Wessobrunnergebet, che presenta inizialmente un inno sulla creazione - Muspilli, opera che ha solo la struttura formale germanica (verso allitterato) ma che parla del giudizio universale. Questa visione è particolare perché abbiamo uno scontro tra Enoche ed Elia, abbiamo immagini di processi carolingi. Tutto il resto è di mediazione latina Il Liber Evangeliorum è una reinterpretazione dell’Heliand in versi. La poesia religiosa e quella encomiastica sono presenti, come il canto di Ludovico e San Giorgio, uno dei pochi santi germanici. Questa forma, però, non è germanica ma è romanza; quindi, adotta un versificazione che è la derivazione della poesia latina, che infatti le lingue germaniche non dovrebbero avere. La letteratura antico alto tedesca nasce attraverso un processo di traduzione dei glossari, ossia dell’Abrogans (prima parola che compare) e Vocabolario Sancti Galli, vocabolario tematico disegnato per un viaggiatore romanzo o germanico che non conosce l’altra lingua per cui abbiamo campi semantici di cui necessita più parole. Dopo questo abbiamo un’esplosione di testi legati all’Admonitio generalis di Carlo Magno (23 marzo 789), in quanto ordina di tradurre tutti quei testi fondamentali per la partecipazione religiosa dei nuovi convertiti. Tali traduzioni sono abbastanza fedeli. A questo seguono traduzioni di testi più complessi, spesso anche di interpretazione, dove la fedeltà è più aleatoria, in quanto si deve essere fedeli al contenuto. Molto diverse, quindi, dalla versione interlineare della Regola di San Benedetto. Arriviamo fino a rielaborazioni libere di opere, quindi traduzioni di inni, rielaborazioni di poesia biblica popolare, poesia encomiastica. In tutta la produzione aat c’è un modello latino, che viene mantenuto, a differenza della poesia ags che non lo manteneva. Alcuni testi sono fedeli al mondo germanico, dove l’influenza latina non si percepisce, però viene comunque mantenuto il modello latino. Queste azioni ricordano anche le norme, che sono quelle figure simili alle parche. Infatti, anche nel mondo norreno c’è la donna che inizia la vita e quella che recide la vita come le parche. Per alcune quelle idisi sono le norme, per altri forse sono figure divine. È una formula magica formulata da un prigioniero in modo che le idisi si attivino in quella circostanza. Secondo altri questo è un incantesimo contro una malattia di un paziente. I germani e gli indoeuropei non conoscono lo sciamanismo, solo i lapponi, che vivono a contatto con gli scadinavi lo conoscono. Le idisi sono delle donne con poteri, potrebbero essere una maga. S Skulld è una Valkyrie, ‘coloro che scelgono i caduti’. Le idisi possono essere identificate come valkyrie, che nel mondo norreno sono le disir, figure divine legate alla protezione delle famiglie. Spesso il termine Dís è creduto essere strettamente correlato a idisi menzionato negli Incantesimi di Merseburgo come si pensa sia collegato a ides, un sinonimo anglo-sassone per "donna". È avvenuto uno scambio sillabico tra idisi e disir. La maga interviene nel mondo, pertanto bisogna credere nella magia. È importante credere che chiunque eserciti quella posizione abbia effettivamente il potere (magia) di farlo. Il secondo incantesimo racconta un episodio in cui sono coinvolti Phol e Wotan che sono sui loro cavalli. Uno dei cavalli si accascia e intervengono Sinhtgunt, Frijia e Volla, che usano un verbo che significa ‘cantare un incantesimo’. Wotan fa un incantesimo che funziona solo quando si ha uno strappo di ossa, membra o un sanguinamento. Alla fine del racconto si trova la formula magica. Wotan è noto come guaritore di cavalli, essendo l’animale più prezioso, seguito dal bestiame. La base di questo incantesimo è indoeuropea. Wotan veniva considerato anche il protettore dei viandanti e maestro di ogni magia. Phol viene identificato anche come Balder, che è il nome di una divinità, ovvero il Dio dello splendore, della luce e dell’abbondanza. Alla fine del mondo è una delle due divinità che ricompare e ricomincerà il nuovo ciclo, insieme al fratello. Questa è la prova di Tacito che tutti i germani credevano a un pantheon non molto diverso da quello dei norreni. Il primo incantesimo è collegato ad un mondo germanico, il secondo al mondo europeo. Preghiera di Wessobrunner Gebet Fu composta intorno al 790. La datazione del codice in cui è stata rintracciata risale all’incirca all’814. Nel testo c’è la formula tipica come nel Carme d’Ildebrando. In questa preghiera ci sono due parti in cui la seconda parte è un padre nostro. Precedentemente invece è una genesi. C’è una forma allitterante. Ci racconta che non c’era cielo né terra. Questo mareo si può tradurre lucente ma in antico alto tedesco vuol dire famoso quindi quello che tutti leggendo questo poemetto si chiedono cosa c’entri il mare famoso. Lucente sì perché al tramonto luccica. C’è un epiteto che è manno miltisto, cioè il più benigno degli uomini. Dio onnipotente non è un uomo. Infatti, nessuno direbbe che dio sia il mito fra gli uomini. Questa espressione si ritrova nel Beowulf. Una stessa immagine la troviamo nella Voluspà. Nella strofa 3 c’è la descrizione: non c’è la sabbia, né il mare …. Né ufhimil (il cielo sopra) stessa identica espressione. L’immagine che ci dà è quella della terra è sopra il cielo. Il cielo nel mondo norreno è una parte in cui al principio vi era Ymir. Ymir è un gigante che viene ucciso da Odino e i suoi fratelli. I suoi resti formano il cielo. Il nostro dio onnipotente che è il più mite degli uomini, probabilmente lì prima non ci stava il dio onnipotente ma ci stava un dio onnipotente della religione germanica. Nel momento in cui i germani vengono convertiti queste parti subiscono un adattamento e vengono cristianizzate. La preghiera, perciò, ci immortala all’inizio del IX secolo una possibile tradizione potenza cosmogonica tedesca che assomiglia a quella germanica tramandata dal mondo norreno. Forse non era del tutto coincidente ma assomiglia molto come tradizione. Abbiamo nella Voluspà anche l’immagine del sole. C’è un immaginario della creazione dove tutti gli elementi trovano una loro posizione. Gli dei germanici Tacito dedica dei capitoli alla religione dei germani. spostano per cercare nuove terre di conquista. Così sono visti da Kossinna e dalla civiltà Kurgan. Questa guerra raccontata da Snorri vien vista come l’incontro fra divinità tonie legate alla terra delle civiltà sedentarie e quelle nomadi. L’altra divinità di cui Tacito ci parla è Nerthus. È una figura femminile legata alla terra, definita madre terra, che dà pace e fertilità. Si tratta, quindi, di una divinità vanica, in quanto le divinità vaniche sono legate alla terra e alla pace, mentre gli altri alla guerra. Di Nerthus Tacito ci dà la prima descrizione dettagliata di un rito germanico. C’è un momento dell’anno in cui viene trasportata dal luogo dove sta. Lui dice che gli dèi stanno in luoghi naturali ma non esistono luoghi che li racchiudono. I santuari sono la natura stessa. Nerthus viene presa, portata dal luogo dove si trova e fatta attraversare le terre dove viene adorata attraverso feste. Il passaggio vieta a coloro che si trovano in queste zone di toccare le armi quindi ci sono momenti di pace assoluta. Questo carro deve scomparire. Trainato da delle giubenche che a sua volta trainate da qualcuno che può essere il sacerdote o anche gli schiavi, i quali devono prendere questo carro e lo devono far sparire perché nessuno deve sapere dov’è il carro votivo. Quindi vanno in un lago dove viene inghiottito dal lago. La parola Nerthus ci richiama un’altra divinità che conosciamo attraverso la tradizione norrena. Se noi guardiamo la parola abbiamo una E seguita da una U. se questa parola è passata dal norreno, in norreno le E seguite da U subiscono metafonia e la E metafonizzata da U è la nostra Ü. Questa divintà è Njjordr, il dio dei venti ricordato come colui che dà pace e fecondità e prosperità. Epiteti e proprietà che sono, infatti, simili a Nerthus. Lezione 1/12 Tacito ci parla di un pantheon abbastanza strutturato, più simile a quello latino, quindi non più solamente animista. Si parla di una serie di divinità organizzate in una gerarchia, le cui proprietà non sono indicate ma citate solo in relazione ai rituali. Quindi, abbiamo una trattazione di tipo antropologico. Ciò che ci interessa è cosa i fedeli facciano: i loro rituali, templi, immagini delle divinità, come avvengono i riti. La natura è il loro templio. Gli dèi non hanno rappresentazioni ma hanno delle rappresentazione totemiche, ovvero delle divinità a loro sacre. Tra queste abbiamo il cinghiale, l’orso, il cervo, tutti presenti soprattutto sulle armature. L’unica divinità di cui sappiamo un po’ di più, di cui infatti ci vengono date le proprietà, è Nerthus. Non sappiamo cosa faccia il dio corrispondente a Mercurio, Ercole e Marte. Il pantheon, appena abbozzato da Tacito, si basa su denominazioni latine che ritornano in alcuni testi, i quali però non ci nominano le proprietà di tali divinità. Sono tutte divinità importanti, per cui la genealogia gerarchica si basa su due divinità principali, ossia Odin e Thor. La loro importanza si basa sulle diverse stirpi. Probabilmente queste due divinità e i loro culti avvenivano parallelamente. Fino ad arrivare a Snorri, noi abbiamo delle tracce: incantesimi di Merseburg e formula battesimale sassone. Un aspetto di cui Tacito non ci parla è come i germani credessero che il mondo si fosse creato. Cosmogonia La trattazione della cosmogonia deriva principalmente dalla tradizione norrena, specialmente nell’Edda in poesia (Voluspa). È Presente anche nel vat fundusmal, discorso del gigante fatrullis, e nel discorso di Grimmir. In questi due componimenti si descrive lo smembramento di Ymir, essere antropomorfo da cui deriva la prima generazione di giganti della brina, ucciso da Odino e fratelli. Ymir = primo gigante della brina, sorto tra il ghiaccio e il fuoco all’inizio del tempo nel Ginnungagap dalle mammelle della vacca Audhumla. Odino, Villi e Ver sono tre nomi in allitterazione tra di loro, in quanto Gdino in origine presentava la semivocale velare. Questo è un meccanismo tipico per segnare le genealogie. Ad esempio, denominare Beowulf con un nome che non allittera col padre è una caratteristica per indicare la sua straordinarietà, facendolo passare come un eroe divino che si comporta e ha caratteristiche come tali, quindi non al pari degli altri uomini valorosi. Si indica, quindi, la sua eccezionalità. Sappiamo che il mondo è creato dallo smembramento di Ymir. Intanto vediamo come viene creato: la terra = carne, il sangue = mare (quello in cui viene affogata la prima stirpe dei giganti tranne uno), montagne = ossa, alberi = capelli, cielo = cranio, dei gentili = ciglia, uomini = cervello. Il Midgard, recinto di mezzo, è il luogo deputato dagli uomini, in cui essi verranno generati a partire da due alberi. Ci rendiamo conto che l’immagine del cielo del Midgard è una calotta che sta sopra la terra. L’up hymil, quindi, è un’immagine estremamente in coerenza con questa descrizione perché sta sopra alla terra. Dopo ci sarà il canale che divide il midgar dallo Ugrardr, in cui starà la figlia di Loki. Ymir viene descritto come il gigante freddo di brina. Odino è figlio di Borr, uno dei primi esseri che nascono (a sua volta figlio di Buri), e di Bestla, figlia di un gigante primordiale Bolthorn. La stirpe di Odino, quindi, affonda le sue origini con i giganti della brina primordiali. Odino, però, uccide un gigante primordiale. Nell’inganno di Gylfi la disposizione degli elementi del mondo viene definita con più dettaglio, dato che Snorri parla di questi dei come materia poetica. In tale periodo, la materia quindi era arcaica e non vivente. Snorri, perciò, ci fornisce informazioni più dettagliate, dato che la lyod edda era orale e rivolta a persone che già conoscevano e condividevano tale religione. Intorno al Midgard giace un mare profondo. Udgardr è il regno del serpente del Midgar (figlio di Loki e della gigantessa). Al di là del mare c’è l’Uthaf, in cui stanno i giganti. Per difendersi dal mondo vengono utilizzate le ciglia di Ymir che creano una sorta di bastione che separa il mondo da quello dei giganti. Infatti, i giganti dovranno sfondare questo bastione per entrare nel midgard e causare il ragnarok. rispose che tutti colpivano Baldr e che egli non riceveva alcun danno. Disse allora Frigg: “Nessun'arma o legno feriranno Baldr, me l'hanno giurato tutti”. Chiese quindi la donna: “Tutte le cose hanno prestato giuramento di risparmiare Baldr?” Rispose Frigg: “A ovest di Valhǫll cresce, solo, un virgulto d'albero chiamato vischio. Mi parve troppo giovane per pretendere da esso un giuramento”. Subito dopo la donna se ne andò via. Loki prese il vischio, lo estirpò e si recò al þing. Qui Hǫðr se ne stava fuori dalla cerchia di persone, poiché era cieco. Loki gli chiese: “Perché tu non colpisci Baldr?” Rispose lui: “Perché non vedo dove sia Baldr e anche perché sono senza un'arma”. Disse quindi Loki: “Comportati come gli altri e rendi onore a Baldr insieme a loro. Ti indicherò io dov'è. Tu colpiscilo con questo ramoscello”. Hǫðr prese il vischio e, al segnale di Loki, lo lanciò contro Baldr. Il colpo lo trafisse ed egli cadde morto a terra. Si verificava allora la maggiore sciagura mai accaduta fra dèi e uomini. Questa è la più grande sciagura che può succedere agli uomini. Infatti, ad ucciderlo è proprio il fratello. Non si sa come poter risolvere questa sciagura, dato che nessuno poteva vendicarsene poiché all’interno della stessa sippe. Perciò, si cerca di riconvincere Hel a riconsegnarlo ma non avviene perché Loki non piange (sotto forma di gigantessa). Quando Baldr fu caduto, a tutti gli Æsir mancarono le parole e non avevano nelle mani la forza per sollevarlo. Si guardarono l'un l'altro e avevano un unico pensiero: chi avesse potuto ordire un tale misfatto. Ma nessuno poté vendicarsi poiché si trovavano in un luogo assai sacro [þing]. Quando poi gli Æsir provarono a parlare, venne loro soltanto da piangere, cosicché nessuno poté esprimere agli altri il proprio dolore. Ma Óðinn sofferse questa disgrazia più d'ogni altro, poiché era ben cosciente quale grande sventura e perdita fosse per gli Æsir la dipartita di Baldr. In verità la cosmogonia norrena inizia con un delitto perché Odino è figlio di una gigantessa e di Bor. I giganti sono quelli che vengono espulsi. I giganti subiscono un torto perché Odino uccide Ymir. Ymir è un gigante, un parente della mamma. Quindi Odino e i suoi fratelli compiono uno di quei delitti che per il mondo germanico è uno dei delitti più gravi perché le faide all’interno delle famiglie non si possono fare. La nascita del mondo nasce con il delitto. Tutta la vicenda che si va narrando è sempre un tentativo di porre un equilibrio a questo torto iniziale. Come si può sanare? Con la distruzione totale. La distruzione totale del mondo è la conseguenza che tutti devono avere in mente nel momento in cui si commette il delitto più grave. Gli Asi sono discendenti di Priamo e in particolare il primo discendente è Thor e da Thor discendono altri personaggi, tra cui il figlio che salgono poi verso Nord. Siccome nella Terra degli Asi il popolo è più ricco e intelligente, il popolo del Nord li adorano. [La terra] è circolare all'esterno e tutt'attorno vi giace un mare profondo; lungo le rive di quel mare [i figli di Borr] diedero le terre alla stirpe dei giganti perché vi abitassero. Ma all'interno della terra, essi edificarono un bastione tutt'attorno al mondo, contro l'ostilità dei giganti, usando per il loro recinto le ciglia del gigante Ymir, e chiamarono quella rocca Miðgarðr. Sippe e comitato La storia cosmogonica del mondo norreno si collega al concetto di sippe, ovvero l’unità costitutiva della società germanica. La sippe è l’insieme delle persone che condividono degli antenati comuni, la cosiddetta famiglia allargata, che deve vivere in totale armonia. Qualsiasi cosa succede a un membro, questo avviene a tutti. Infatti, l’intera sippe si muove assieme e vendica i torti fatti. Della sippe ne parla molto Tacito, il quale gli dedica vari capitoli su come si svolge la vita all’interno delle tribù. Il capo non appartiene a un gruppo o a un altro ma si distingue per il proprio valore e capacità. I capi si collegano ad altri membri guerrieri maschili con un rapporto di fedeltà, creando il comitatus. Per Tacito, il comitatus è un’alleanza tra guerrieri e il capo. Il legame che si stabilisce con gli altri guerrieri è di fedeltà: da una parte lo seguono fedelmente; dall’altra, tanto più è importante il capo più sarà fonte di benessere, dovrà dividere i suoi successi con tutti i membri dle comitatus. Il rapporto di fedeltà è tale che i membri del comitatus devono difendere il proprio capo e non sopravvivergli, al patto quindi di sacrificare la propria vita. I capi del comitatus combattono per vincere e quelli del comitatus devono obbedirgli e difenderlo. La ricompensa per questo è che il capo vittorioso dovrà sicuramente imbandire feste con cibo per compensare il proprio seguito, così come donare il bottino ottenuto dalla guerra. Una delle raccomandazioni che Beowulf fa è appunto quella di raccogliere il tesoro e dividerlo tra il suo popolo, dato che il sovrano dà prova del suo lavoro quando riesce ad essere la fonte del benessere del proprio popolo. Il re germanico è la specie di capo del comitatus, che assume questa funzione appunto quando c’è una battaglia da compiere. Per il resto sono pari agli altri. Anche il re diviene tale sulla base del proprio valore. Ciò ci viene accennato nell’Hildenbrandlied. Il topus dello scontro padre-figlio si trova in moltissime letterature, ed è tipicamente il modo per segnare il passaggio di consegne dal padre al figlio, in quanto in genere il peggio va al padre. Nel caso dell’Hildenbrandlig c’è la chiara intuizione che il campione sia proprio Hildebrando, che vuole combattere il figlio che non riconosce. In questo scontro c’è l’idea della regalità germanica, dato che chi vince è chi è più valoroso e non il più giovane. Infatti, il re è quasi elettivo, semplicemente il capo del comitatus ancora più importante. Ha delle funzioni importanti ma non ha un potere arbitrario. Infatti, deve farsi ammirare dal proprio seguito ed essere responsabile delle proprie azioni. Se questo non avviene non si può definire re. Anche i sacerdoti possono esercitare gli stessi poteri del re, come ad esempio imporre punizioni. Tacito stesso ci parla di immagini naturali e totemiche che rappresentano le divinità, descritte proprio in occasione degli scontri. È un elemento attribuibile al I sec .dC. ma che troviamo nei reperti archeologici sia di Sutton Hoo che nei testi. Ad esempio, un’altra descrizione è quella della presenza degli scudi. Nell’hildebrandlied gli scudi vengono definiti come frassini. Le descrizioni sono letterarie ma riflettono quegli oggetti e la società in cui venivano utilizzati. All’interno della sippe c’è un l’altro legame: la famiglia. Infatti, se non ci sono figli si adottano i figli dei parenti. Le amicizie o le inamicizie di uno sono quelle di tutti, per cui chi subisce un torto può essere vendicato dall’intera sippe. Solo un tipo di torto poteva non essere risolto. Questo avveniva con l’omicidio, che poteva essere riscattato con l’ottenimento del pagamento. Le sippe che entravano in conflitto si privavano dei membri maschili più forti, generalmente parte dei comitatus e da cui dipende il benessere della sippe stessa. Nel caso della faida all’interno della famiglia, però, questo non può avvenire. Infatti, non possiamo vendicarlo facendo torti all’interno della stessa famiglia. Per questo, tale reato non ha modi di essere vendicato. La legislazione norrena prevede l’esilio eterno dal proprio paese. Il mondo nasce con un omicidio all’interno della sippe: Odino e i suoi fratelli uccidono un loro antenato, un gigante primordiale proprio come la madre. Viene commesso, quindi, il grande reato. Ma ce n’è anche un altro, ovvero l’uccisione di Baldr, altro omicidio all’interno della stessa sippe, il quale non può essere vendicato. La voluspa, perciò, in quanto poema epico deve esaltare ed insegnare, e in questo racconto cosmogonico ci racconta proprio questo: l’omicidio all’interno della propria sippe non può portare che ad una fine, ovvero la ragnarok con la distruzione di tutto. Quello che la Voluspa tenta di fare, quindi, è ammonire l’ascoltatore di fronte a questo reato, dando l’esempio più eclatante quando all’interno della sippe tale unità viene ingiustamente infranta. La fine della sippe, quindi, è la propria autodistruzione. La società raccontata da Tacito è tra inter pares. Le decisioni vengono prese dall’althing. Infatti, gli dèi nella Voluspa si ritrovano sempre per decidere cosa si farà all’interno di un’assemblea, e giocano a volte con le pedine. Le althing sono riunioni in cui partecipano i capi per prendere le decisioni importanti, come saccheggi, imprese, spostamenti, così come i processi. È l’assemblea in cui tutti i notabili della società partecipano, i sacerdoti ed i re. All’interno di questa riunione vengono accettate o rifiutate le proposte fatte dalle persone + autorevoli. Vengono processati chi compie tradimento, chi fa pratiche infamanti e si stabiliscono anche i crimini a seconda delle colpe. Come venissero volti i giudizi non lo sappiamo da Tacito; sappiamo solo che venivano eletti consiglieri che dovevano scegliere le pene. Sappiamo, però, che l’immagine dell’althing è stata ritrovata solo molto tempo dopo all’interno delle saghe della letteratura norrena, in quella società che fugge dal re Aralbel al fine di mantenere la propria indipendenza. Uno dei membri più importanti dell’althing è il cosiddetto cantore delle leggi, ovvero colui che sa a mente le leggi. Le pene non erano commisurate a caso ma sulla base di una specie di Codice penale basato sulla consuetudine, dove per certi reati erano presenti delle conseguenze. Hildebrandslied Una grande fonte di informazione al riguardo è l’Hildebrandslied, soprattutto sulla poesia orale. Ci racconta come avviene la presentazione nei confini delle schiere opposte, così come si riconosce l’autorità regale attraverso il valore e non l’età. La persona più saggia, infatti, è Hildebrando. Ci racconta anche del rapporto tra sippe e comitatus in quanto Hildebrando è andato in esilio perché il proprio signore viene cacciato da Odoacre dal suo regno. Va in esilio, quindi, seguendo il proprio capo e lascia figlio e moglie a casa. Quello che si evince è come da un certo punto di vista il comitatus superi il valore della sippe. L’allontanamento per tenere roma ne rimangono estranee. Anche gran parte dell’Emilia riviene occupata. Viene emanato l’editto di Rotari nel 643, fondamentale perché le leggi longobarde sono ricche di terminologia giuridica germanica. Il grande re che segue è Liutprando, che dal 712 al 744 porterà alla conquista totale del territorio, riuscendo a controllare la Pentapoli, Ravenna, numerose città dell’Esarcato, ed arriva a occupare tutto il ducato romano. Ciò avviene grazie anche alle alleanze coi Franchi (adozione di Pipino il Breve) e Avari. La sua conquista è molto breve perché capisce che la conquista del territorio romano avrebbe indebolito i longobardi; quindi, a seguito della Donazione di Sutri (728) e la Donazione del Ducato Romano, (742) Liutprando dà la legittimazione del papato di Papa Zaccaria dandogli un suo territorio. A lui seguono vari re fino ad arrivare ad Astolfo. Riesce per poco tempo ad ottenere l’espansione massima del regno longobardo, occupando quelle regioni che facevano parte del ducato romano. Infatti, arriva a Ravenna e ai territori fino a Perugia, riuscendo così a sottomettere i ducati della Langobardia Minor. L’espansione impaurisce il papa che chiama Pipino il Breve che, a seguito di un conflitto, fa riconsegnare parte dei territori conquistati. Da qui in poi l’impero longobardo vede una discesa, specialmente dal re Desiderio, ultimo re dei Longobardi dal 756 al 774. Inizialmente riesce a rioccupare parte dei territori e a stabilire una politica matrimoniale coi franchi facendo sposare la figlia Desiderata con Carlo Magno. Viene anche appoggiato dal papa Stefano III. L’elezione di Papa Adriano , filo franco e avverso oppositore del partito filo-longobardo, porta ad una lotta tra il candidato appoggiato da desiderio e quello dai franchi. Con ciò, Desiderio si sente minacciato e parte all’attacco verso il ducato romano e Roma stessa. A seguito nel 772 Desiderio viene scomunicato. Ciò provoca la richiesta di intervento da parte dei franchi: Carlo Magno rinnega la moglie e parte all’attacco dei longobardi. Con la caduta di Pavia il regno longobardo crolla e la parte settentrionale del regno passa sotto la giurisdizione franca. Rimane più a lungo il Ducato di Benevento, fino a quando non verrà conquistato dai Normanni nel XI secolo. Germanico orientale Di alcuni popoli sappiamo molto poco: Taifali, Gepidi, Eruli, Rugi, Turcilingi, Sciri (Odoacre) = vicende meno note Burgundi Dovevano stare tra l’Oder e la Vistola nel II sec. a.C. Infatti, si parla di Bornholm (< Burgundarhόlm ‘isola dei burgundi’) sul Baltico. La loro fama si ha quando si spostano sul Reno e fondano la capitale Worms, uno dei centri più importanti, successivamente distrutta dagli Unni nel 437. Questa città passa alla leggenda con Sigfrido. A seguito dell’attacco degli unni, i burgundi si ritirano in Borgogna e passeranno sotto la giurisdizione franca tra il 532 e il 534. Vandali Entrano ben presto a contatto coi romani. Fanno parte dei Germani orientali originari della penisola dello Jütland: Vandali, Cimbri, Teutoni, Ambroni. Furono spinti dai Goti in Pannonia e da qui scacciati dagli Unni. Si sa che nel 406 si trovavano con gli Svevi e gli Alani sul corso del Reno. Nel 409 si trovano in Spagna (Andalucia = Vandalucia), da cui partono le loro azioni piratesche e i loro saccheggi. La presenza più importante è quella che si ha nella Nordafrica con la formazione del regno vandalo con capitale Cartagine nel 429. Da qua si spostano su tutto il Mediterraneo e la Sicilia. Le loro incuriosi fanno sì che il mare tra Corsica, Sardegna e Baleari venga chiamato mare dei vandali. Nel 455 si ha il sacco di Roma. Alla morte di Genserico (477) seguono conflitti tra i capi inferiori che lottano per la conquista del potere. La lotta interna fa sì che entri nelle grazie conquistatorie di Giustiniano nel 534. Goti Come i longobardi, nella storia di Jordanes si trovano nell’officina gentium = Scandinavia. Dalla Scandza si spostano alla regione di Gotiscandza, ovvero coste del Baltico. Esistono delle parole in Scandinavia che sembrano appartenere alla radice gotica. La loro officina si trova sulle coste del baltico. Sono a contatto con la civiltà romana sulla Vistola nel I-II sec. d.C, soprattutto vicino alla via dell’ambra, via fondamentale per il contatto coi romani. Da questa postazione si spostano gradualmente verso il Mar Nero nella metà del II d.C. A partire da ciò si parla della leggenda della rottura del fiume Nipro, a seconda della quale si sarebbero creati visigoti ed ostrogoti. Non sappiamo cosa voglia dire ‘goto’ ma gutans in norreno significava guerrieri. Ciò ci viene testimoniato dall’anello di Pietroasele. A partire dal III sec. d.C. hanno inizio i loro contatti con l’Impero Romano. Nel 214 si scontrano con Caracalla e vincono, occupando la regione tra il Nipro e il Nistro. Nel 238 entrano nel patto di federazione (foederati) coi romani. Con la morte dell’imperatore e dei sovrani, tuttavia, questo patto si rompe. Infatti, Sotto gli imperatori Decio e Treboniano Gallo (251-53), dilagarono a sud del Danubio, saccheggiarono città della Tracia, Grecia e Asia Minore (Cappadocia da cui presero prigionieri cristiani). Le incursioni vengono frenate da Claudio II, detto perciò Gotico, e da Aureliano a nord del Danubio. Da ciò si otterrà una pace secolare tra Romani e Goti, fino all’arrivo di nuovi gruppi barbarici, ovvero i Gepidi. La pace dura quasi un secolo. Durante questo periodo i goti acquistano la nuova denominazione in Tervingi (i poi visigoti) nella regione dei Carpazi, e Gretungi, situati Russia meridionale fino alla Crimea. Con l’attacco degli unni questo periodo di pace viene interrotto Visi non significa occidentali ma probabilmente è di origine slava, che significava ‘tutto’. Quindi, si separano da quelli che rimangano a seguito dell’arrivo degli unni divenendo alleati degli unni stessi. Nel 375 abbiamo l’attacco degli Unni. I visigoti prima si trovano in Dacia (Romania) con Aureliano; poi passano il Danubio e ottengono il diritto a rimanere nella Tracia come foederati con l’obbligo di difendere la regione. L’invasione non è sopportabile e quindi con Teodosio Atanarico accetta di diventare federato dell’Impero e di prendere stabile dimora nella Mesia Inferiore. Con la morte di Teodosio, si rompe il foedus: Atanarico mise a sacco la Tracia, la Macedonia e la Tessaglia, penetrò in Grecia conquistando Atene e dilagando nel Peloponneso. Nel 399, tregua con i Romani e stabilizzazione dei Visigoti nell’Illirico, che governarono a nome dell’imperatore Arcadio. Politica d’espansione di Alarico ai danni dell’Italia, quando Stilicone è impegnato contro Alani e Vandali penetrati nel Norico e nella Rezia. Inizialmente penetrano a Milano (401), venendo però sconfitti da Stilicone. Discendono nuovamente nel 408, con saccheggio di Roma (410). Il sacco di Roma dura 3 giorni in quanto è più dimostrativo che altro, dato che Alarico vuole scendere ed occupare l’appenins settentrionale. L’imperatore sfrutta la presenza dei visigoti per combattere a proprio favore. Ataulfo si sposta verso la Gallia (412) su accordo con l’imperatore Onorio per combattere l’usurpatore Giovino. – Matrimonio con Galla Placidia – Espansione nella penisola iberica Placidia era divenuta regina dei visigoti. Wallia (415-18) rinnova il foedus con i Romani, impegnandosi a lottare contro i Vandali e gli Alani nella Penisola Iberica con l’assicurazione di venire regolarmente rifornito di viveri dall’Impero. – Nel 418 Onorio richiama i Visigoti, come federati, in Gallia, fissando a loro residenza l’Aquitania secunda e le terre vicine fra il Rodano, la Loira e l’Oceano Nasce il primo visigoto: il regno di Tolosa. Tuttavia, era una regione con già un proprio status amministrativo, una popolazione fondamentalmente romana. Andando a promulgare la propria legge, ovvero la Lex romana Wisigothorum (506), la popolazione locale è ai margini e per questo li vedono come usurpatori. Quando arriva Clodoveo, quindi, passano favorevolmente sotto il suo regno con la Battaglia di Poitiers nel 507. Rimane il regno di Toledo, sopravvissuto fino alla battaglia di Cadice del 711 che segna la fine del regno visigoto nella penisola iberica, in quanto non impone la propria giurisdizione ma si basa su quella locale. Perciò, non si hanno molte tracce linguistiche del periodo dato che si assume la lingua della popolazione locale. Per quanto riguarda le fonti storiche dirette ed indirette, oltre a Jordanes, abbiamo epistole di Cassiodoro in quanto funzionario regio e diplomatico a servizio dei re ostrogoti, e Procopio di Cesarea, segretario al seguito del generale bizantino Belisario, che narra della guerra che porta alla riconquista del regno ostrogoto e pose fine al regno vandalo in Africa. Inoltre, abbiamo fonti indirette come quelle di Isidoro di Siviglia, Marcellino, che descrive la battaglia di Adrianopoli contro l’imperatore Bisanzio, Cesarea, e altre dirette come quelle di Aussenzio di Dorostoro, primo vescovo visigoto. Ostrogoti Sono quella parte che rimane in Oriente con l’arrivo degli unni divenendogli alleati. Non tutti però: solo quelli di Ermanarico. 375 : gli ostrogoti di Ermanarico, sotto il quale il dominio goto si estendeva dal mar Nero al Mar Baltico fino agli Urali, si divisero: 1) Una parte si rifugia in Crimea; 2) Gli altri lasciano agli Unni le loro terre a est del Nistro e seguirono i visigoti in Pannonia. Con l’invasione Unna della Pannonia, questi ostrogoti si uniscono agli unni. Infatti, nel 451 gli ostrogoti si trovano al fianco degli Unni in Gallia. L’alleanza con gli unni ha portato a una duplice tradizione letteraria, che dipinge Attila al contempo buono e cattivo. Questo avviene più o meno anche con Attila, che al contrario della nostra tradizione in quella tedesca ha una funzione positiva. I longobardismi meno colti non sono entrati in italiano per via della dominazione del substrato, ma proprio per il contatto linguistico con tali popolazioni e la loro convivenza. Tanti longobardismi sono parti del corpo. Molti di questi, però, tradizionalmente indicavano parti dell’animale. Il longobardismo, eprciò, non è prestigioso ma deriva dalla convivenza tra pari. Tutte le parole germaniche, però, hanno tendenzialmente una connotazione maggiormente negativa. Ad esempio, pensiamo alla parola trincare. Eccezione di ciò è il termine baldo, invece di penetrazione franca e che quindi subisce il processo opposto. La lingua italiana è quella con più germanismi rispetto alle altre, proprio grazie alla loro lunga presenza nel mondo germanico. Franchismi Molto poco lessico non militare. Anche la cucina è di tipo franco, che ha portato a forti cambiamenti. Forse la presenza dei longobardi in questi territori ha costituito un primo esempio di unità territoriale e politica all’interno dell’Italia, dato che ha forse dato l’illusione di aver unificato parte dell’Italia. Le parole richiamano la presenza dei germani in queste regioni. Gli uomini del nord Il gruppo settentrionale è abbastanza compatto, formato da: L’importanza del danegeld è evidente dalle rune. Infatti, si celebra la persona che ha ottenuto il pagamento o addirittura queste vengono autoerette. Svedesi – variaghi o vichinghi svedesi Vichingo significa abitante della baia. Sono quelli che hanno maggiori interessi a livello commerciale. Infatti, è presente anche la via variago-greca che conduce Bisanzio fino a Autsala. Si spingono verso oriente per interessi commerciali giungendo attraverso il sistema fluviale fino al Mar Caspio e a Costantinopoli. In queste vie commerciali il commercio si basa con la creazione di croci vie dove si possono avere mercati e scambi delle merci. Formano anche sistemi di fortezza per proteggere queste stazioni commerciali. Furono chiamati dagli slavi ‘Rus o Rhos. La prima attestazione dei variaghi si ha con la Cronaca di Nestore, in cui si attesta la fondazione di la ‘Rus di Kiev o Khaganato di ‘Rus, primo stato russo (IX sec) con capitale Novgorod. I vichinghi svedesi si spostano soprattutto ad est. Dalle loro fondazioni nascono forme di aggregazioni politiche, proprio come il Kahaganto di rus, termine con cui venivano chiamati i Variaghi. Perciò, inizialmente col termine di russi si indicavano proprio i variaghi. Nel 839 l’imperatore Teofilo ingaggiò una delegazione di Variaghi nell’esercito. La vicinanza tra variaghi e russi li porta fino a Costantinopoli. Prove di questa presenza si hanno con la quarta crociata e la caduta di Costantinopoli. Infatti, le guardie a difesa della città vengono chiamate miklagard, ovvero di miklargdhr (grande giardino). Altro nome è Guardia Variaga, dispersa dopo il 1204. - Età vichinga Indica principalmente la fase delle migrazioni (fine VIII/IX-XI sec.) I vichinghi sono presenti in pianta stabile in tutto il continente. Nel XII secolo colonizzano la Groenlandia e si fondano ‘rus. I primi stanziamenti iniziano a partire del IX secolo. Quando si parla del mondo scandinavo dell’età vichinga si intende, quindi, la fase delle migrazioni. Colonizzazione di nuove terre verso ovest: Norvegesi • Conquista verso sud-ovest: Danesi • Intenti commerciali verso est : Svedesi, vareghi-variaghi o anche nei testi Rus-Rhos In norreno, invece, si dividono tre periodi: - Periodo runico (all'incirca dal V sec. alla fine del IX sec.) - Periodo vichingo (all'incirca dagli inizi del IX sec. alla fine dell'XI sec.) Qua si ha la differenziazione tra nordico occidentale (norvegese occidentale e varietà insulari, islandese e feringio) e nordico orientale (norvegese settentrionale e orientale, svedese, danese e gutnico) - Periodo classico (dalla fine dell'XI sec. alla metà del sec. XIV) Le varie testimonianze letterarie sono: – Norreno (Grágás c.1118, Primo Trattato Grammaticale c. seconda metà XII) – Norvegese antico (testi religiosi, storici e giuridici a partire dalla seconda metà del XII) – Svedese antico (1250 Västergötalagen, raccolta di leggi della regione Västergötland) – Danese antico (Vederlov con Knut il grande, testi giuridici del XIII secolo per Jutland, Scania e Zealand La testimonianza classica si ha a partire con il Gragas. Il norreno si riferisce alle testimonianze scritte. Nel periodo vichingo si ha il futhark recente. Letteratura norrena A parte le prime attestazioni, la letteratura maggiore è più tarda. Il Gragas è la prima raccolta di leggi; tuttavia, erano lette dall’uomo che recita le leggi lögsögumadur. Dal 1274 la redazione delle leggi diventerà fondamentale. Le altre lingue scandinave hanno proprio nelle loro prime attestazioni la redazione di leggi. Edda in Prosa L’Edda in prosa tramandata in 4 codici. È composta da quattro parti: un prologo a cui seguono le tre parti. La Gylfaginning ("Inganno di Gylfi"), lo Háttatál ("Discorso sulla metrica") e gli Skáldskaparmál ("Discorso sulla composizione poetica« L’inganno di Gylfi tratta la materia cosmogonica e mitologico. Si accompagna in particolare ai primi 10 carmi dell’Edda poetica, che si basa sulla materia cosmogonica. In realtà fa riferimento ad alcuni carmi dell’Edda minore, insieme di testi che trattano materie mitologiche ma non presenti nel Codex Regius. Lo skaldskarpamal è un dialogo fra Hegil e Bragil in cui si chiedono le modalità e le kenningar per riferirsi a personaggi ed oggetti. Questo dialogo è importantissimo perché vengono elencate tantissime kenningar, figure retoriche di difficile interpretazione perché si basano su conoscenze extra testuali che facevano parte del mondo norreno. Ad esempio, l’oceano è indicato come il sangue del gigante della brina. Quindi, si tratta di un elenco di kenningar messe però sotto forma di dialogo. Lo hattatal è il discorso sulla metrica, poema encomiastico dedicato ad Hattamol, re della Norvegia. Contiene un’esemplificazione di tutte le possibilità di combinazione del verso encomiastico scaldico, ossia 122 versi. L’Edda in prosa è un manuale poetico che Snorri scrive con l’immagine dello scaldo del suo tempo che deve imparare a far poesia. Dà un’esemplificazione della complessità della poesia scaldica con l’hattatal, dà informazioni sulla materia mitologica fortemente amata dal popolo ma al tempo non percepita come viva (conversione nel 999 al cristianesimo), legata a una descrizione maggiormente lineare e cronologica e riempiendo quei vuoti presenti nella voluspa. Inoltre, con la skaldskaparmal dà informazioni sulle kenningar, la cui elaboratezza basava la reputazione dello scaldo ma che si basavano su un mondo non più presente al momento. Snorri dà però una sorta di catalogo a cui lo scaldo interessato può attingere. Edda poetica La Lyoda Edda è una raccolta di 29 carmi contenuti all’interno del Codex Regius. I primi 10 sono natura mitologica e gli altri di natura leggendaria. Inizialmente venne attribuito a Sigfusson, fondatore della scuola di Noddi, presso cui Snorri si formerà. Era un grandissimo erudito e amante dei canti tradizionali. Quando fu scoperto questo codice si pensò fosse una delle raccolte di materiale che circolava oralmente al tempo attribuibile a Sigfusson. Tuttavia, la Voluspa è databile diversamente: forse attribuibile al X secolo. Il codice, invece, è del XIII secolo. Accanto alla poesia eddica, abbiamo quella scaldica, spesso tramandata attraverso le saghe. Le saghe si distinguono per tipologia: abbiamo quelle degli islandesi, dei groenlandesi, dei re, dei tempi antichi, dei cavalieri, dei vescovi. Si distinguono anche per la tipologia di narrazione. Saga dei re è la Heimsrkingla. Le saghe dei tempi passati sono quelle cronologicamente più recenti ma che narrano storie di pre colonizzazione. Le saghe degli islandesi sono, invece, quelle contestualizzabili dopo. A queste appartengono, ad esempio, la saga dei confederati e le saghe dei groenlandesi. La più antica è la saga della battaglia nella brughiera. Più recenti sono le saghe dei cavalieri, in cui la materia che circolava in Europa dei cavalieri ora circola sotto forma di saga. Sono tutte in prosa ma contengono frammenti in poesia. Altre saghe recenti sono quelli sui santi e sui vescovi. Quelle sui cavalieri hanno un cambiamento tematico rispetto a quelle sugli islandesi: infatti, i personaggi non sono né bravi né cattivi e quelli principali non sono necessariamente positivi. Sotto l’influenza dle cristianesimo e la tradizione continentale, i personaggi sono più schierabili negli eroi, positivi, e gli antieroi, che si oppongono ai valori cristiani. La Heimskringla è una raccolta di saghe messe assieme da Snorri attorno al 1225. La saga degli Ynglingar raccoglie al suo interno delle leggende riguardo i re svedesi. Le saghe successive, più storiche, sono legate ai re norvegesi. Sono importanti fonti di informazioni sia sui fatti ma anche su come si viveva al tempo. Ad esempio, la saga di Magnus il buono, risalente ad un periodo in cui la popolazione islandese non si era ancora convertita, parla di sacrifici animali pagani e di festività pagane. Il divieto di mangiare carne di cavallo è esempio di come Magnus il buono cercasse di cristianizzare la popolazione. Abbiamo, quindi, racconti anche sugli usi e costumi del tempo.
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