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Appunti: Thomas Hobbes, Appunti di Filosofia Moderna

Appunti sul pensiero di T. Hobbes

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 02/01/2020

sarra1235
sarra1235 🇮🇹

4.2

(15)

6 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti: Thomas Hobbes e più Appunti in PDF di Filosofia Moderna solo su Docsity! HOBBES Hobbes è avverso ad Aristotele e alla Scolastica. Il modello del suo metodo è quello deduttivo rigoroso ripreso dagli Elementi di Euclide. Viene influenzato da:  Razionalismo di Cartesio  Bacone con la sua teoria utilitaristica del sapere  Galilei e la sua filosofia, lo si nota nell’opera l’intento di essere il Galilei della filosofia e il Galilei della scienza politica Nel De Corpore scrive che l’utilità della filosofia morale e civile si deve misurare non tanto dai vantaggi che derivano dalla conoscenza di essa quanto dalle alle calamità in cui incorriamo per l’ignoranza di essa. Ad esempio la causa della guerra non sta nel fatto che gli uomini la vogliano nè nel fatto che non sappiano essere male. La causa della guerra sta nel fatto che l’uomo ignora le cause della guerra e della pace e che solo pochi hanno imparato i loro doveri per i quali la pace si fortifica e si conserva. Rispettare i propri doveri è la VERA REGOLA DEL VIVERE ed è il compito riservato alla filosofia morale. Ciò che viene enunciato non è universalmente vero, si desidera una regola sicura delle azioni dove sia possibile sapere ciò che è giusto o ingiusto, senza di essa ciò non è possibile; viene quindi attribuita grande utilità alla filosofia. Questa affermazione rappresenta la netta antitesi delle rese classiche Aristoteliche, egli riteneva infatti non vi fosse nessuna utilità nella filosofia se non contemplativa, per puro amore del sapere. L’oggetto della filosofia sono i corpi, le loro cause e le loro proprietà. I corpi si dividono in:  Animati  Inanimati  Artificiali Essendo tre i corpi, la filosofia è tripartita e tratta:  Dell’uomo  Del corpo in generale  Del cittadino e dello stato Da questa tripartizione ha composto il DE CORPORE, DE HOMINE e DE CIVE La filosofia può essere articolata come SCIENZA DEI CORPI dividendosi in:  Corpi naturali per quanto riguarda la filosofia della natura  Corpi artificiale o Stato per quanto riguarda la filosofia civile o politica Tutto ciò che non è corporeo per Hobbes è escluso dalla filosofia. La trattazione dei corpi è preceduta da una Logica la quale elabora le regole del modo corretto di pensare. In Hobbes l’interesse più che sul pensiero come tale è puntato sul NOME. I pensieri per Hobbes sono fluidi che vanno fissati come segno sensibili capaci di ricondurre alla mente pensieri passati, di registrarli, sistemarli e comunicarli agli altri. Nascono così i nomi che sono decisi dall’arbitrio dell’uomo, ciò è provato dal fatto che nascono e vengono abolite parole. I nomi possono essere positivi(uomo, pianta) e negativi (non-uomo, non-pianta) i quali non possono contemporaneamente attribuirsi ad una medesima cosa pensata. E’ una trasformazione in chiave nominalista del principio di non contraddizione. I nomi comuni non indicano concetti universali ma nomi di nomi che non hanno quindi un riferimento alla realtà ma solo a ciò che noi pensiamo di essa. Definizione: significato dei vocaboli, non l’essenza, è ciò che noi concepiamo dell’essenza della cosa, si tratta di una riduzione fenomenistica. Proposizione: connessione di nomi : nome concreto(soggetto) e nome astratto( predicato) uniti da una copula. Ragionare: è un connettere nomi, definizioni, proposizioni seguendo regole fissate per convenzione. Per Hobbes è quindi calcolare, sommare e sottrarre es. uomo= animale+ razionale, animale= uomo-razionale. Il ragionare è anche moltiplicare, la quale è riducibile alla somma e alla divisione riducibile alla sottrazione. La ragione è il calcolo (addizione e sottrazione) delle conseguenze dei nomi generali su cui c’è accordo per contrassegnare(quando li calcoliamo per noi stessi) e significare(dimostriamo i nostri calcoli ad altri) i nostri pensieri. CARTESIO HOBBES  Parte da verità prime che essendo intuitivamente evidenti sono garanti di oggettività.  Si sposta sul piano del convenzionalismo, il discorso sull’oggettività resta vanificato. Il nominalismo non si fonda su basi scettiche ma SENSISTE: i nostri pensieri sono rappresentazioni o apparenze degli oggetti e sono prodotti in noi tramite l’esperienza dei sensi. Hobbes ritiene che il sapere consista nel conoscere le cause generatrici di una determinata realtà poiché dove non c’è generazione non c’è neppure la filosofia. Tuttavia esistono due modi di filosofare . il primo consiste in dimostrazioni a priori che vanno dalle cause agli effetti. Il secondo in dimostrazioni a posteriori che risalgono dagli effetti o dai fenomeni alle cause che possono averli generati. La filosofia è la conoscenza acquisita attraverso il retto ragionamento degli effetti o fenomeni sulla base della concezione delle loro cause o generazioni, e ancora delle generazioni che possono esserci sulla base della conoscenza degli effetti.  Egli nega che esistano una giustizia e un’ingiustizia naturali in quanto non ci sono valori assoluti, a sono frutto di convenzioni stabilite da noi stessi, quindi conoscibili in maniera perfetta a priori . il secondo presupposto è quindi il CONVENZIONALISMO. ARISTOTELE HOBBES  L’uomo è un animale politico  È fatto per vivere con gli altri in una società politicamente strutturata.  Paragona l’uomo ad altri animali che si aggregano spontaneamente.  Ogni uomo è diverso l’uno dall’altro e quindi è staccato, è un atomo di egoismo  Non è legato da un consenso spontaneo come gli altri animali ma fra gli uomini vi sono motivi di contese, invidie e odio. ANIMALE UOMO  Non si biasimano  Il consenso è naturale  Non scorgono difetti nella società  Non hanno l’uso della parola  Il bene dei singoli non differisce da quello comune.  Si biasimano  Il consenso non è naturale  Trovano difetti e vogliono. introdurre novità che portano a discordie.  Strumento di guerra  Il bene pubblico e privato sono diversi. Lo stato non è naturale ma artificiale e nasce nel seguente modo: - L’uomo naturalmente si trova nella condizione di guerra di tutti contro tutti - Ciascuno tende ad appropriarsi di ciò che gli necessità per sopravvivere e conservarsi - Siccome ciascuno ha diritto su tutto nasce l’inevitabile sopraffazione degli uni sugli altri. Homo hominis lupus indica una situazione a cui si deve porre rimedio. “certamente si afferma che l’uomo è per l’uomo un Dio, sia che l’uomo è per l’uomo un lupo. È un Dio se lo poniamo a confronto dei cittadini e un lupo nei confronti dello Stato. Poiché assomiglia a Dio per la giustizia e la carità che sono le virtù della pace ed è un lupo a causa della superbia dei malvagi che porta anche i buoni a difendersi ricorrendo alla forza e all’inganno che sono le virtù della guerra. - In questa situazione l’uomo in ogni istante è esposto al pericolo di una morte violenta. Da questa situazione l’uomo per uscirne fa leva su due elementi :  Istinti che sono il desiderio di evitare continue guerre e il bisogno di procacciarsi ciò che è necessario alla sussistenza  Ragione intesa non come valore in sé ma come strumento atto a realizzare i desideri Nascono in questo modo le leggi di natura che non sono se non la razionalizzazione dell’egoismo, le norme che permettono di realizzare l’istinto dell’autoconservazione. Una legge di natura è una regola generale scoperta dalla ragione che vieta ad un uomo di fare ciò che lede la sua vita o che gli toglie i mezzi per preservarla. Sono 19 ma se ne ricordano le prime tre:  Sforzarsi di cercare la pace e quando non è possibile farlo di trarre gli aiuti e i vantaggi dalla guerra. La prima norma è quindi cercare la pace e perseguirla e difendersi con tutti i mezzi possibili  Rinunciare al diritto su tutto, che scatena continue contese. L’uomo si deve accontentare di avere tanta libertà contro gli altri quanta né concederebbe agli altri contro di lui. È la legge del vangelo ovvero tutto ciò che richiedi che gli altri ti facciano ì, falla a loro.  Adempire ai patti fatti, da qui nasce la giustizia e l’ingiustizia  Restituire i benefici ricevuti da qui nasce la gratitudine e l’ingratitudine  Adattarsi agli altri qui nasce la socievolezza e il suo contrario  Prescrive che quando si siano avute le debite garanzie si debbano perdonare coloro che pentendosi lo desiderino  Nelle vendette o punizioni non si guardi al male del passato ma al bene futuro, la non osservanza da luogo alla crudeltà  Non dichiarare odio o disprezzo degli altri con parole, gesti o atti l’infrazione di questa legge è chiamata contumelia.  Ogni uomo riconosca l’altro come uguale a sé per natura , l’infrazione è l’orgoglio  Nessuno pretenda che venga riserbato a sé qualche diritto che non sarebbe contento che venisse riserbato ad ogni altro uomo, di qui nascono la modestia e l’arroganza.  A chi viene affidato il compito di giudicare fra un uomo e un altro di comportarsi in maniera equa da qui nascono l’equità e la parzialità  Le restanti otto prescrivono l’uso comune delle cose indivisibili , la regola dell’affidare alla sorte la fruizione dei beni indivisibili, l’arbitrato ecc. Queste leggi non bastano a costruire la società perché occorre un potere che costringa a rispettarlo . bisogna deputare un unico uomo che li rappresenti. La filosofia politica di Hobbes mette a capo a una prospettiva assolutistica che si incarna in una serie di tesi tipiche quali:  Unilateralità  Irreversibilità del patto, il quale risulta essere un impegno tra i sudditi al quale il sovrano ne risulta estraneo.  Indivisibilità del potere sovrano, anche nei confronti della chiesa. Egli è quindi al di sopra della stessa giustizia ha un potere assoluto che detiene in maniera irrevocabile. Si tratta quindi di un assolutismo totale dello stato, questo lo designa con il nome leviatano. Il leviatano è quel mostro marino simile ad un coccodrillo che nelle scritture è descritto come la più potente e terribile delle creature terrestri. Hobbes si serve del nome del mostro biblico per alludere alla potenza assoluta dello Stato, concepito come una persona, ovvero il sovrano, nella quale si riassumono tutte le altre persone, ovvero i sudditi. Infatti il sovrano era raffigurato come un individuo immenso formato dalle teste di tutti gli altri individui e nel corso dell’opera l’autorità statale viene celebrata come una sorta di Dio terrestre. Questo perché a lui si deve la pace e la difesa della vita. LIMITI DELL’AZIONE DELLO STATO Secondo Hobbes , neppure lo stato può obbligare l’uomo a compiere azioni contro la propria vita e quella dei propri cari; né può comandargli di confessare un delitto, perché nessuno può essere indotto ad accusare se stesso. Inoltre il suddito è libero in tutti quei comportamenti che il sovrano ha omesso di regolare con una legge apposita. In altri termini la libertà dipende dal silenzio della legge, libertà che è maggiore o minore secondo l’opinione di chi detiene il potere. MONARCHIA Tra le varie forme di governo ammesse da Hobbes egli privilegia la monarchia ritenendo che essa risponda meglio ai requisiti della sovranità statale. La scelta della monarchia non era essenziale per la sua concezione dello stato tanto è vero che lui ammise la possibilità che il sovrano fosse un dittatore eletto dal popolo o addirittura un’assemblea, per esempio il parlamento. L’importante secondo Hobbes era che fosse in grado di assicurare l’ordine pubblico, e la condizione indispensabile a questo fine era che esso monarca o assemblea fosse un sovrano assoluto dotato di tutti i poteri. Mentre la democrazia per lui non è altro che un’aristocrazia di oratori interrotta talvolta dalla temporanea monarchia di un solo oratore.
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