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appunti utili sull'epoca medievale, Schemi e mappe concettuali di Storia Medievale E Moderna

si ha un riassunto sull'epoca medievale

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 25/01/2023

meliubi
meliubi 🇮🇹

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Scarica appunti utili sull'epoca medievale e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Medievale E Moderna solo su Docsity! STORIA MEDIEVALE LA DIDATTICA NEL MEDIEVO In epoca medievale il tema della comunicazione di un sapere si legava strettamente all’esercizio e allo svolgimento di attività collegate alle istituzioni. Queste erano legate allo studio dei testi sacri e alla diffusione del Vangelo, oppure ai testi di matrice filosofica, studiati per dare un supporto razionale alla decriptazione del testo sacro. Nella società medievale le persone in grado di leggere e scrivere non corrispondevano neanche al 1% della popolazione; perciò, due erano i contesti necessari per veicolare il sapere: le Chiese per la presenza di RAFFIGURAZIONI di scene tratte dall’antico e dal nuovo testamento, il loro ruolo era quello di comunicare alle grandi masse una serie di provvedimenti morali e norme giuridiche, e quello di sensibilizzare alla metabolizzazione del messaggio cristiano tutti i ceti sociali. Un altro importante elemento è quello della quantità dei messaggi che in epoca medievale venivano veicolati. L’uomo aveva un approccio alle informazioni molto lento, perciò il sapere era solido e frutto di una lunga e diffusa meditazione. Si pensi alla Summa teologie di Tommaso d’Aquino e la Commedia di Dante Alighieri. ORDINE DOMENICANO L’ordine monastico per antonomasia che ha veicolato questa forma di sapere è stato l’ordo predicatorum, cioè l’ordine domenicano / ordine dei frati predicatori. Loro furono i primi ad intuire quella che modernamente potrebbe essere intesa come scienze della comunicazione, capirono come la predicazione e la veicolazione della conoscenza fossero da calibrare in base al pubblico che si aveva davanti. FRATE BERNARDINO DA SIENA>> In una fase nella quale gran parte della popolazione trascorreva molto tempo nelle Taverne, si creava un sottobosco di povertà e di ignoranza. Si creava uno iato profondo tra una ristretta nicchia che fruiva di un determinato standard di istruzione e di stile di vita, e il resto della popolazione che cadeva sempre più profondamente nel vizio e nella povertà. San Bernardino da Siena ebbe l’intuizione di dedicarsi alla PREDICATIO AD STATUS. Ovvero la pratica di rendere fruibili le predicazioni sulla base dello status sociale di appartenenza, per evitare che la stessa predica fosse rivolta al ricco e al povero indistintamente. Le due figure alle quali l’ordine domenicano si affidava furono San Domenico di Guzman, fondatore dell’ordine, e quello che è ricordato come lo studioso più importante della teologia medievale, ovvero San Tommaso d’Aquino. DOMINGO DI GUZMAN nacque nel 1170 nella vecchia Castiglia, figlio di un proprietario terriero e di una donna dedita alle opere di misericordia verso i poveri. La sua famiglia era profondamente permeata di valori religiosi. Domenico mise subito a frutto la rigorosa formazione cristiana ricevuta dalla famiglia e da uno zio che lo avviò sin da adolescente alla lettura del latino, necessaria per leggere la Bibbia. Frequentava i posti dove maggiore era la sofferenza umana per invertire l’andamento della situazione. Nel 1203 Domenico, stimato dal vescovo, venne invitato a recarsi in una missione diplomatica in Danimarca. Questo comportò il passaggio presso la Linguadoca, dove dilagava l’eresia dei Catari, eresia che criticava radicalmente la Chiesa cattolica ed estremizzando certi aspetti (assoluta comunione dei beni, promiscuità, rifiuto della lettura letterale della Bibbia). Vedendo che nell’area della Linguadoca la predicazione dei cistercensi non riusciva a contrastare l’eresia catara, per volontà del vescovo si decise di affidare la predicazione a Domenico e ai suoi confratelli. La predicazione in queste zone venne, dunque, affidata a Domenico e il 22 Dicembre 1216 con una bolla papale venne sancita la nascita dell’ordine domenicano che si basava sulla vita in comune, la mendicità e sul motto “LAUDARE, BENEDICERE E PREDICARE VERITAS”. Il nome dell’ordine non è dovuto solo al suo fondatore, ma richiama l’espressione “Domini canis” cioè i cani di dio, che non rappresenta qualcosa di negativo: il cane in epoca medievale era un animale a cui veniva riconosciuta la qualità dell’attenzione. I domenicani ‘abbaiavano’ a quanti si lasciavano andare alla perdizione della dimensione urbana (gioco, alcol, prostituzione, pratiche magiche). Grazie ai francescani e ai domenicani ci sarà un rinnovarsi nell’annunciazione della salvezza cristiana presso le zone più basse della società e delle città. I due ordini nascevano come una risposta alle piaghe all’interno della società. Si sviluppano in questo periodo i conventi, diversi rispetto al monastero perché sorgevano sempre all’interno del tessuto urbano e avevano delle dimensioni più modeste. Grazie all’operato di Domenico l’ordine dei domenicani diventa uno dei più importanti. Un aspetto fondamentale dell’ordine dei frati predicatori è lo studio, quindi la conciliazione tra le verità della scienza e le verità della fede. I domenicani credevano fermamente al binomio SCIENZA- FEDE. I domenicani erano monaci, ma allo stesso tempo studiosi e professori. I tre pilastri fondamentali dell'ordine si possono espletare solo mediante lo studio delle scienze (filosofia, filologia biblica ecc.). Si interpone un dialogo tra discipline scientifiche o filosofiche e scienze bibliche. Tommaso d’Aquino riassumerà in sé lo spirito dell’ordine. Egli è nato e cresciuto nel secolo tardomedievale. teologica e morale sulla continua tendenza al male al quale l’uomo è soggetto. Per Tommaso, poiché Dio ha dato all’uomo l’intelletto ha consegnato a lui il libero arbitrio, le chiavi per aprire la porta del bene o quella del male. L’uomo, utilizzando in maniera sbagliata il libero arbitrio, crea con le sue stesse mani i mali che attanagliavano il proprio tempo: guerre, epidemie, lotte fratricide. Diffusione dell’invettiva (poi dell’opuscolo)>> per grand parte dell’epoca Medievale la predica veniva veicolata oralmente, al massimo troviamo alcune chiose nei manoscritti della Bibbia. Ma con la diffusione del libro le prediche cominciano ad essere scritto (?) GLI STUDIA UNIVERSITARIA NEL MEDIOEVO La parola UNIVERSITÀ deriva dal latino medievale universitatem, che designava il concetto di totalità; quindi, si riferiva alla formazione organica e totale dell’individuo. La vita di una persona si esauriva nel raggiungimento della perfezione dato dallo studio delle arti del trivio e del quadrivio. L’unione di questi studi rendeva l’uomo completo. La virtù poteva essere esercitata solo insieme alla conoscenza. Con la parola università si definisce la corporazione o associazione di arti e mestieri che tutelava quanti esercitassero un insegnamento di studi superiori. Originariamente la parola universitas indicava tanto la corporazione che univa docenti e discenti, quanto l’istituto di studi superiori che veniva fondato e messo alle dipendenze di un’autorità laica o religiosa. In epoca medievale il concetto di universitas riferito agli studi magistrali designava due realtà indicate con due nomi distinti: 1. L’UNIVERSITAS istituzione che organizzava e controllava l’insegnamento superiore 2. STUDIUM: il complesso delle materie insegnate. Universitas e studium andavano a formare l’università medievale. La nascita delle università è da collocare nel XII secolo, il secolo che vide lo sviluppo dei comuni. Già dai suoi inizi l’università era vista come una istituzione caratterizzata da organismi propri che la differenziavano dalle istituzioni di formazione precedenti. La nascita delle università non avvenne ex abrupto, ma fu preceduta da alcune esperienze come quella delle scuole delle cattedrali (incentrate sulla teologia), le scuole municipali, che spesso sorgevano vicino alla sede centrale del governo di un comune e che incentravano l’insegnamento sulla grammatica e sull’arte notarile. Il XII secolo segnò il passaggio ad una nuova fase dell’epoca medievale, ciò portava con sé una maggiore diffusione di idee e nuove conoscenze, conseguenzialmente aumentò la richiesta di formazione. Ad esempio, la nuova figura del mercante aveva bisogno di una buona conoscenza della matematica. Allo stesso tempo, l’espansione del tessuto urbano obbligava il vescovo ad avere l’aiuto di persone che lo affiancassero nel dirimere questioni giuridiche. Il vescovo, infatti, gestiva numerose pratiche relative all’esistenza delle parrocchie e molto altro. Nel periodo pieno-medievale l’Italia meridionale e la Spagna fungevano da cerniera tra due mondi (quello occidentale-cristiano e quello arabo-islamico), i quali erano in continua comunicazione tra di loro per via della diffusione di opere della filosofia e, quindi, traduzioni di tali opere (come quelle di Michele Scopo). Vi era la necessità di fruire di strutture diverse rispetto a quelle a carattere ristretto delle scuole cattedrali o laiche. Si noti che le città che ospitavano un’università conoscevano l’affluenza degli studenti fuorisede, i quali avevano necessità di usufruire di vitto e alloggio. La stessa scelta di Napoli come sede di una università non è casuale: per il clima mite e la facilità con cui approdavano le navi. La fondazione di uno studium generale portava nel lungo periodo ad indubbi vantaggi economici. Le prime università, i primi studia generalia furono quelle di: Bologna (1088), Parigi (1200), privilegiata dai domenicani perché qui si studiava teologia, Napoli (1224). All’interno di questi studia medievalia i maestri offrivano le loro lezioni agli studenti che ripagavano con un salario messo insieme mediante la colletta. Qual era la modalità di articolazione della lezione universitaria? 1. La lectio: lettura di testi di autori da parte del maestro che li spiegava con il metodo della glossa (decriptazione letterale del significato di un’opera) e del commento (spiegazione vera e propria di un determinato brano). I testi delle auctoritates erano quelli che, secondo i maestri, avevano fornito le basi teoriche della disciplina. 2. La quaestio: si poneva ai discenti una domanda a carattere dottrinale su un tema svolto a lezione. 3. La disputatio: disputa in aula tra gli studenti sul tema prescelto. Il coinvolgimento attivo dell’allievo era sempre presente. 4. La determinatio: soluzione definitiva che veniva data dal maestro in merito alla questione sviluppata e discussa dai discepoli. Questo schema rimarrà valido per almeno tre secoli. Si noti che l’educazione universitaria era estremamente elitaria, i corsi erano seguiti da un numero esiguo di allievi (ben diverso dall’odierna università di massa). L’unione corporativa di docenti e discenti ebbe nel tempo dei riconoscimenti sociali e giuridici. Vennero fondate delle unità corporative caratterizzate da una certa autonomia, così gradualmente si formava l’università medievale. Due forme di autogestione: 1. L’universitas magistrorum (sistema di gestione nel quale il ruolo decisionale veniva affidato ai maestri). 2. Universitas scolariolum (il ruolo decisionale era affidato agli studenti, i quali versavano delle somme di denaro durante ogni lezione). Diverse facoltà:  FACOLTÀ DELLE ARTI, propedeutica per studiare medicina, diritto, teologia. Ci si iscriveva a tredici o quattordici anni, era necessaria la conoscenza del latino. Il corso durava dai tre agli otto anni. Una volta conseguito il titolo di magister delle arti, si offriva la possibilità di iscriversi alla facoltà di medicina o teologia come studente o baccelliero. Si poteva divenire professore nella stessa facoltà delle arti. Da Treccani: Le arti liberali che costituivano durante il Medioevo i due gradi dell'insegnamento, l'uno letterario, l'altro scientifico, comprendevano la grammatica, la retorica e la dialettica (il Trivio): artes sermocinales; l'aritmetica, la geometria, la musica, l'astronomia (il Quadrivio)>> artes reales.  FACOLTÀ DELLA MEDICINA  FACOLTÀ DEL DIRITTO: dai tre ai quattro anni, consentiva di accedere ai dottorandi e quindi di lavorare nelle istituzioni e nelle cancellerie.  FACOLTÀ DI TEOLOGIA: durata minima di otto anni, il titolo di dottore in teologia aveva grandissimo prestigio. Questo consentiva di fare carriera nelle istituzioni ecclesiastiche e di accedere alle alte gerarchie della Chiesa. I papi cercarono di riservare una sorta di monopolio all’università di Parigi. In questa città erano dodici le cattedre di teologia. A nome dei maestri secolari nel 1229 venne indetto il primo sciopero da parte dei maestri secolari, contro il fatto che i domenicani detenevano ben due di queste cattedre. Così intendevano bloccare le attività dell’epoca, sottolineando l’ingiustizia commessa nei loro confronti. Abbandonarono Parigi con i loro studenti, andando a cercare altri centri universitari in cui insegnare. Questa iniziativa però non ebbe gli effetti sperati: anzi, i domenicani riuscirono addirittura a rafforzare la loro presenza dentro l’università di Parigi. N.B. I curricola erano omogenei nelle diverse università europee e la lingua utilizzata per l’insegnamento era il latino. Questo consentiva agli studenti itineranti di poter spostarsi tra gli atenei e riprendere gli studi senza difficoltà. ORGANIZZAZIONE DELLE UNIVERSITA’ fruiva di tutta una serie di immunità e di privilegi. Delle necessità fondamentali erano quelle di vitto e alloggio. L’UNIVERSITÀ COME STRUMENTO DI GOVERNO L’università nasce come istituto dotato di una certa autonomia rispetto al governo, come dimostra, ad esempio, la nascita dell’università di Bologna, incentivata dalla tendenza all’associazionismo degli studenti. Tuttavia, le città che ospitavano uno studium generale avevano nel tempo un inevitabile ritorno economico, per questo motivo il governo cominciò ad interessarsi in maniera sempre più pervasiva delle questioni interne al mondo universitario. Un passo decisivo fu l’istituzione di salari per i docenti, cosa che forniva alle istituzioni pubbliche voce in capitolo in merito alla scelta dei docenti, mentre prima questa era competenza degli studenti, che tra l’altro li retribuivano facendo ricorso al metodo della colletta. Lo studium, inoltre, costituiva per il potere un elemento di grande prestigio, in grado di dare honor. Oltre questo, la presenza di importanti doctores favorì lo sviluppo di una ideologia politica mirante a legittimare il potere del comune o del princeps e a costruire il consenso intorno agli assetti di potere. Con le opere di teorici della retorica comunale, dagli anni Sessanta del XII secolo, si precisò l’innesto della pratica politica sul tronco della retorica. Si pensi, ad esempio, alla Rettorica di Brunetto Latini, traduzione del De inventione di Cicerone. L’intreccio dell’eloquenza e l’esercizio del potere divenne la base dell’agire politico di potestà professionali, dotati di formazione universitaria del diritto e nella retorica. Sul versante giuridico, il variegato universo dei pratici del diritto concorse con le sue competenze a costituire una sapientia civilis, affiorata nel XII secolo, cioè offrì strumenti concettuali per la legittimazione di forme di esercizio del potere. Ciò avvenne anche in ambito ecclesiastico, infatti, dalla scienza canonista giunse un appoggio all’orientamento monarchico che la chiesa assunse nel XIII secolo, con l’elaborazione del concetto del pieno potere del papa in quanto vicario di Cristo in terra. Dunque, l’entrata delle università nell’orbita di controllo di regimi signorili segnò un rafforzato ricorso al patrocinio ideologico fornito al potere degli studia, più evidenti in quelli sorti per diretto intervento principesco. AL’UNIVERSITÀ DI CATANIA La nascita delle università va collocata nel XII-XIII secolo. Il concetto di università, come si è già detto, designava due realtà: l’universitas, cioè istituzione che organizzava e controllava l’insegnamento superiore e lo studium, cioè il complesso delle materie e delle discipline insegnate. Tra le varie università: la facoltà delle arti, la facoltà di medicina, quella di diritto, quella di teologia. Questo percorso di studi superiori portava ad avere titoli come il bacellierato (alto grado di preparazione riconosciuto dal maestro o da un vero e proprio diploma che definiva il bacelliere idoneo a contribuire alla preparazione degli studenti più giovani) e il dottorato, cosa che consentiva di essere inserita nei gangli più importanti della società, come i vertici dell’altro clero, il cancellariato imperiale ecc. I giuristi erano figure importanti anche nei contrasti tra impero e Chiesa, difatti c’erano giuristi filoimperiali e filopapali. Si pensi alla collaborazione tra Federico I il Barbarossa e l’università di Bologna. Alcune importanti università: -Oxford 1096 -Cambridge 1231 -Pisa 1343 -Praga 1348 - Friburgo 1454 All’interno di questo proliferare di studia che si diffondevano nell’Europa urbana del medioevo, un’eccellenza era L’UNIVERSITÀ DI CATANIA. Le radici storiche dell’università di Catania, siculorum gymnasium perché unica istituzione universitaria in Sicilia, si gettano tra il 1434 e il 1444. L’idea nasceva dalla volontà di risarcire la città di Catania offesa dal trasporto della capitale della Sicilia a Palermo, cosa avvenuta per volontà degli Aragonesi. Il trasferimento aveva comportato la circolazione di una maggiore ricchezza a Palermo. Nel 1434 Alfonso di Aragona, detto il magnanimo, emanò il breve istitutivo con cui sanciva che a Catania potesse sorgere uno Studium. Allo stesso tempo, la fondazione non poteva basarsi soltanto su una disposizione regia, ma bisognava risolvere tutte le questioni burocratico-giudiziarie. Nel 1444 grazie all’iniziativa del domenicano Pietro Geremia vennero rimosse tutte le indulgenze locali e si spinse il pontefice Eugenio IV ad approvare il breve istitutivo. Ma perché c’erano resistenze locali? Perché questo portava la presenza di un nuovo potere che poteva entrare in contrasto con il senato cittadino e il potere vescovile che avevano già il controllo della città. Inoltre, chi avrebbe dovuto finanziare la fondazione dello studium? Il senato, i signori locali, il potere vescovile? Si decise che l’università doveva essere finanziata dai proventi che venivano dal caricatoio del porto. Parte di queste entrate vennero investite per costruire aule (alcuni fondaci vennero adibiti ad aule), altra parte venne utilizzata per alloggiare gli studenti forestieri e fornire loro il vitto. 26 luglio 1445: data che segna l’inizio dell’anno accademico. 18 ottobre 1445: inizio e avvio dell’attività del siculorum gymnasium. Geremia, presiedendo in cattedrale la cerimonia d’apertura, lesse la bolla di papa Eugenio IV. Pietro Geremia, primo rettore dell’università di Catania, tenne un sermone intitolato de laude scientiarum per inaugurare l’anno accademico. Nel testo si affermava che le scienze sono per l’uomo una ricchezza perché porta l’uomo alla beatitudine che consiste nella conoscenza di Dio. Large, stricte et strictissime>> tre tipi di narrazione a cui doveva rispondere la scienza. Large: la scienza non è qualcosa di a sé stante, ma serve ad elevare l’uomo alla gloria di Dio, stricte: la scienza non deve dare spazio a superstizioni, strictissime: la scienza non doveva scadere in nulla che anche lontanamente fosse sospettabile di eresia. Il De laude scientiarum riconosce come più importati le scienze relative alla teologia, quelle relative alla conoscenza del mondo naturale, quelle relative alla giurisdizione (indispensabile per creare una società ordinata). Lo schema di questa prolusione è quello detto “tradizionale” perché parla prima della scienza in generale, poi in modo più definito (sapere articolato delle diverse discipline) e poi la scienza intesa in modo ancora più stretto, cioè quella che mirava a conoscere il fine ultimo (la teologia). Il cancelliere dell’università era il vescovo di Catania. IL SISTEMA DELLA PECIA Il sistema della pecia consisteva in sostanza nella copia simultanea di fascicoli sciolti (pecie, appunto) di un testo universitario. Una commissione di petiarii nominata dall’università ed eletta all’inizio di ogni anno accademico, come si evince dagli statuti, aveva il compito di verificare la correttezza testuale di un’opera, il cui exemplar (modello) suddiviso in “pezzi” veniva depositato presso le botteghe degli stationarii (librai) ufficiali delle università dove, dietro pagamento di una tariffa prestabilita, poteva essere preso in affitto per essere copiato; la commissione era la sola autorizzata ad approvare l’exemplar, sottoposto ad un controllo periodico, a deciderne il prezzo di affitto (taxatio), a pubblicare la lista dei testi scelti approvati dall’università. Allo stazionario, responsabile dello stato di conservazione delle opere affidategli, spettava esporre la lista degli exemplaria, con l’indicazione del numero di pecie per ciascuna opera e la tariffa della locazione, e, alla richiesta di un cliente, si occupava di distribuire i “pezzi” sciolti allo scriptor perché li copiasse e li riconsegnasse in modo da renderli disponibili per un’altra copiatura a rotazione. Era così possibile realizzare più copie nel tempo generalmente necessario per una sola. IL LIBRO E LA STAMPA discipline giuridiche, com’è dimostrato sia dai maggiori salari e sia dal fatto che i libri maggiormente stampati erano quelli afferenti alla giurisprudenza. Perché il diritto era così importante? Perché in una società come quella medievale, dove sovente scaturivano frizioni tra le varie corporazioni di arti e mestieri, il diritto evitava che gli scontri si concludessero con fiumi di sangue. Esempio: utilizzazione delle acque, chi ne poteva fruire? Come dirimere tutte le questioni senza degenerare in scontri violenti? La necessità di rivolgersi a un tribunale era impellente. Questo spiega la predominanza degli studi a carattere giuridico a scapito degli studi a carattere teologico, in quanto anche gli uffici del vescovo avevano bisogno di giuristi. Inoltre, la componente di laureati in diritto canonico o in ‘utriusque iuris’ divenne sempre più consistente, già a partire dal Duecento, tra i ranghi della Chiesa. Tra il medioevo e l’età moderna, cambia la produzione del libro e cambia la gerarchia delle università. JOANNES GUTENBERG Nasce a Magonza, il cognome indica la località di provenienza della famiglia: la corte dei Gutenberg, una corte situata nel circondario di Magonza.  I Gensfleisch erano una delle famiglie patrizie della città, addetti alla lavorazione del metallo e del conio. Nel 1430 Johannes Gutenberg decise di trasferirsi a Strasburgo per motivi politici, e qui lavorò come apprendista orafo, occupandosi in particolare del conio delle monete. Al pari dei suoi contemporanei conobbe una società dilaniata dalle lotte tra i ceti. Nel 1428 in seguito alle lotte tra patrizi e membri delle corporazioni venne costretto a recarsi a Strasburgo come esule politico. La vicina Strasburgo era particolarmente fiorente per i commerci e per la presenza della scuola del capitolo cattedrale e per una fiorente borghesia. Qui erano presenti servizi utili a coloro che ruotavano intorno alle scuole del capitolo e agli studia generalia. Era necessaria la parola scritta: per la forte presenza borghese bisognava mettere per iscritto i numerosi accordi che venivano stipulati. Uno dei beni che sanciva l’elevato livello economico era il possesso di un libro, inteso come un insieme di foglie rilegati entro una copertina. Joannes si era iscritto nel 1436 alla corporazione degli orafi, così realizzò le prime prove a stampa di opuscoli a carattere religioso-devozionale, detti opuscoli. Iscrivendosi alla corporazione degli orafi egli, fin da giovane, apprese l’arte dell’incisione. Attorno al 1448 Gutenberg ritornò a Magonza, dove nel 1450 costituì una societas con l'orafo Johann Fust per la produzione di un libro stampato con la nuova tecnica. I due decisero di stampare la Bibbia cristiana (il testo utilizzato fu quello della Vulgata). Una società fortemente cristiana l’opuscolo a carattere religioso avrebbe interessato tutti, senza dimenticare che coloro i quali imparavano a leggere e scrivere lo facevano sui testi biblici e venivano solitamente dalla scuola del capitolo cattedrale. Non solo per una personale devozione, ma anche per “affari”. Tra il 1444 e il 1448 tornò a Magonza perché conclusosi il periodo dell’esilio. Tornato nella sua città perfezionò la sua idea di creare dei procedimenti di stampa utilizzando punzoni e matrici di metallo, un torchio con cui imprimere le lettere sui fogli di carta. Nel 1450 convinto di poter usare la nuova tecnica a fini commerciali si recò dal concittadino Johann Fust per ottenere un prestito di 800 fiorini grazie ai quali installare una tipografia. In quegli anni inventò il torchio a stampa, l’inchiostro a caratteri mobili, la fondita a ripetizione (all’interno della quale si assemblavano i caratteri mobili). Con un altro prestito fornito da Fust, ormai comproprietario, fu fondata l’Officina dei libri. (Da Gutenberg partì l’idea, in questo senso iniziò da solo, poi si fece coadiuvare da alcuni tecnici, predecessori dei tipografi) La stampa a caratteri mobili allontana dal codice miniato e porta alla stampa seriale, ma non ebbe l’idea di tutelare la propria invenzione. Tra il 1452 e 1454 uscì la grande Bibbia stampata a caratteri mobili, stampate in 1242 pagine contenenti due colonne. L’invenzione di Gutenberg dava il suo primo vero e proprio frutto. Egli la diffuse in forma di fascicoli sfusi messi in circolo nel 1454 in occasione della dieta imperiale di Francoforte, città che ancora oggi ospita una delle più importanti fiere del libro. Non tutti, infatti, potevano avere la possibilità economica di comprare l’intera opera. Gutenberg, adatto alla creazione sotto il profilo tecnico e non amministrativo, cadde nella leggerezza di non tutelare la propria invenzione, di non segnare con delle iniziali o un simbolo le copie della Bibbia da lui stampate. Il primo ad appropriarsi dell’invenzione fu proprio Fust, che avendo capito che in questo modo i guadagni sarebbero arrivati a lui interamente, si fece consegnare tutto il materiale perché aveva ottenuta dal tribunale l’autorizzazione a richiedere indietro il prestito, che Gutenberg non poteva ripagare. Si noti che Fust aveva studiato diritto. Questo si associò con un altro incisore Peter Schöffer, dandogli, tra l’altro, in moglie sua figlia. Shoeffar riaprì lo studio di Gutenberg, e questa volta i libri che uscivano dalla stamperia erano sia di carattere religioso che politico-polemico, e recavano tutti le iniziali del nome, disconoscendo del tutto l’invenzione di Gutenberg. Questi fece causa all’ex socio e tra il 1457 e il 1460, egli potè riprendere l’attività aprendo una nuova tipografia, da questa uscì la Bibbia delle 36 linee, quindi più facilmente leggibile. Tutto ciò lanciava una nuova modalità di diffusione del sapere: in tutta Europa sorgevano una serie di stamperie, soprattutto nelle zone delle sedi universitarie. Molte opere vennero stampate in fascicoli e vendute all’utenza di riferimento. Gutenberg morì nel 1468, dopo 26 anni Aldo Manuzio avrebbe iniziato la sua attività di stampatore nella città lacunare.
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