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La Visione di Costantino: Da Cristiano Ipocrita a Imperatore Santo, Appunti di Storia Antica

Questa lezione esplora la controversia sulla fede cristiana di Costantino I e la sua importanza storica. Gibbon, Tillemont e Burckhardt hanno offerto diverse interpretazioni sulla figura di Costantino, dalla sua negativa visione di Costantino da parte di Gothofredus, alla sua credenza in Costantino come santo imperatore da Baluze. La lezione discute anche della democrazizzazione della cultura e la demonizzazione del paganesimo durante l'epoca di Costantino.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 22/02/2022

Tania-96
Tania-96 🇮🇹

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Scarica La Visione di Costantino: Da Cristiano Ipocrita a Imperatore Santo e più Appunti in PDF di Storia Antica solo su Docsity! Continuo quarta lezione: Gothofredus: ha una visone negativa di Costantino, mentre Baluze vissuto sotto Luigi XIV con cui entrò in contraddizione credeva nella figura di Costantino come santo imperatore. DE tillemont valuta il cristianesimo di Costantino come sincero. Questo problema di Costantino ebbe una notevole importanza ed era già stato nominato nell’apologia di Zosimo e poi avrà ripercussioni anche nel 700. Nel 1713 si crea il concetto d cristianesimo politico di Costantino, cercando di separare la visione di Costantino come ipocrita assassino dal cristianesimo politico. Gibbon ha risolto il problema del cristianesimo politico di Costantino l’ipocrita. Lui lo collega ai suoi tempi e questo è il grande passo dello storico. Predilige una visione classicista per cui non considera il fenomeno come invece lo definiva Mazzarino (democratizzazione della cultura). Il cristianesimo era sentito come religione più universale rispetto al giudaismo. Il grande storico si vede proprio dalla connessione con i tempi. È una riflessione di carattere psicologico perché Costantino è visto come un uomo acuto. Questa è la grande novità della storia di Gibbon. Il passo successivo sarà quello di jacob Burket, la cui opera è l’età di Costantino il grande. In questa epoca la sua importanza verte su Costantino e sull’età. Lui si era interessato alla storia romana e a quella medievale e quindi aveva tutte le carte in regola per comprendere il ruolo di Costantino. Kinkell propose a Berket di scrivere una biografia di Costantino ma egli disse di non poter partecipare a questo progetto perché egli non concepiva un personaggio politico se non legato alla propria epoca. Burket comincia a riflettere su Costantino in rapporto alla sua età e questo lo porta alla comprensione del III secolo come secolo cerniera e ad una visione della tarda antichità. tenne delle lezioni a Basilea sulla questione costantiniana. La trasformazione secondo Burket va analizzata secondo ala cultura dell’epoca, caratterizzata da una religiosità diversa secondo il paganesimo antico. “la demonizzazione del paganesimo” la sacralità si era racchiusa in questi demoni della realtà, una divinità meno trascendente e questa venne superata dal cristianesimo perché a livello alto il paganesimo presupponeva un’ascesi filosofica che non era possibile ottenere per le classi meno abbienti. 14/10/20 QUINTA LEZIONE L’idea della decadenza nella modernità è espressa da Gibbon. Lui ha superato l’ampasse attraverso la qualità di storico. Lui non solo ha risentito dell’enciclopedia francese ma anche del dibattito del 700 su Costantino. Costantino era in piena crisi personale perché desiderava essere perdonato per i suoi misfatti aveva ucciso moglie e figlio. G. da storico supera la visione personale e la lega alle caratteristiche di Costantino, nel senso che Costantino è sicuramente l’imperatore cristiano e sancisce la vittoria del cristianesimo, che non si spiegherebbe senza la crisi del paganesimo. Si comincia a cogliere il processo storico perché la vittoria del cristianesimo è dovuta anche all’estenuarsi del paganesimo (visione di Burket). Quindi Gibbon resta in una visione precedente, non va oltre, gli rimane preclusa la visione di quelle silenziose rivoluzioni e questi piccoli cambiamenti lui non li coglie perché vede un unico blocco nel principato e non coglie neanche l’importanza di quel secolo cerniera che è il III secolo. Questo gli deriva da un’impostazione classicista che riprende dall’enciclopedia francese e dalla polemica che anche il protestantesimo aveva messo su contro il cristianesimo come religione che precludeva l’esercizio della libra religione. Lui considera tutto un blocco tutta l’epoca da Adriano a Marco Aurelio. Lui vedeva in quel periodo non un periodo dell’età dell’oro ma un periodo importante. La riforma neroniana deriva dalla crisi economica, dall’aver perso l’Italia i mercati. Ma tutto questo Gibbon non lo poteva cogliere data la cultura della sua epoca. Da decadenza e caduta dell’impero romano di Gibbon: dell’epoca. Il suo problema era capire come la società ellenistico romana si fosse trasformata in quella germanico-romanica e cristiana. B. quindi risente del concetto di senescenza ma la cosa importante è che non è casuale ma è caratterizzata dalla necessità, quindi è una causa interna del processo storico. Quindi questo necessario processo storico ha dato luogo a quella demonizzazione del paganesimo che necessariamente doveva sfociare nel cristianesimo perché derivava dalla senescenza del mondo antico. Principio della necessità interna del processo storico che ha portato alla demonizzazione. Il paganesimo si era evoluto in un sostanziale enoteismo. Attraverso la capacità di riflessione si poteva vedere nel sensibile i vari gradi di iniziazione tramite cui si poteva giungere alla divinità. A livello basso si trovavano i demones che si manifestavano nel mondo sensibile a cui si riferivano dei riti. Sono divinità salvifiche. Era un culto di carattere religioso con una base ideologica precisa. Rapporto fra cristianesimo e paganesimo dice B. “i nemici del Cristianesimo gli rivolgono costantemente l’addebito di essere una religione dell’aldilà, che consideri la vita un triste e travagliato periodo di preparazione per una vita ultraterrena ed eterna, in contrapposizione essi esaltano la gioia vitale come propria del paganesimo, che avrebbe insegnato all’uomo dell’antichità a vivere in pieno la sua vita sulla terra, sviluppando e sfruttando, ognuno nel modo che gli conviene, le sue forze, disposizioni e vocazioni. Si potrebbe obiettare a ciò… che la visione della vita non fu in nessun modo così lieta come di solito si crede e poi dobbiamo constatare che a questo elogio… non ha già più un diritto indiscutibile il paganesimo del III secolo, ormai divenuto anch’esso una religione dell’oltretomba… dobbiamo prendere le mosse proprio da quest’ultimo punto, perché da esso dipende tutta l’intelligenza della religione del tardo paganesimo”. Si sta cominciando elaborare il concetto di tardo antico, quindi l’accusa che rivolge Gibbon ai predecessori è il concetto di una religione vitale, che esalta la propria predisposizione. Il cristianesimo era in grado di dare una risposta semplice in un contesto convincente e aveva un’organizzazione migliore che dava sicurezza per lo schema organizzativo e per la finalità. Quindi il paganesimo non era convincente e il cristianesimo sì per la base. O si apriva a nuove forze lavorative, non si creava latifondo e invece si sfruttava la forza lavoro oppure si decideva di continuare un sistema di privilegio che necessariamente comportava un cambiamento della classe di privilegiati. Quindi chiaramente quando siamo in uno stato di sopravvivenza che diventa sempre più precaria per l’impossibilità di espansione e per essere diventata oggetto di espansione. Quindi a fronte di maggiori spese e minori possibilità di sfruttamento, è chiaro che la gente entra nel panico. Per B. Costantino non era altro che il rappresentante della cultura del suo tempo. rimane una risposta al processo di senescenza e qui interviene lo storico dell’arte che era in lui e cioè riflette sui ritratti del periodo e vede che c’è una decadenza anche fisica nei ritratti delle persone “nella maggior parte dei ritratti dell’epoca predomina da un canto una naturale bruttezza, dall’altro un quid di malato, di scrofoloso, di gonfio e macilento”. Per la maggior parte i ritratti dell’epoca ubbidiscono a parametri estetici totalmente diversi rispetto a quelli tardo antichi. Sostanzialmente anche l’età di Costantino il grande risente della decadenza dei ma dà una visione storica ed una lettura interessante. Otto Seek parla del tramonto del mondo antico; lui risente dei progressi e della cultura del secondo ottocento. Infatti nel 1859 viene pubblicato il libro di Darwin, quello di Marx e l’antropologia dei popoli primitivi in cui si cercano dei dati reali e scientifici nella spiegazione del processo storico. S ha il cosiddetto darwinismo sociale, ossia la visione della società che si evolve secondo i principi di Darwin. Seek riesce ad elaborare il concetto di eliminazione dei migliori. Quindi il principio di selezione naturale nella storia di Roma si è svolto in modo opposto, ove i migliori hanno avuto la peggio perché la guerra ha lasciato gli elementi più vigliacchi. Oltretutto questi stando sempre in guerra non potevano creare altri cittadini romani.
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