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La Poesia di Saba: Una Vita di Espressione e Ricerca, Appunti di Italiano

Questa documentazione racconta la vita e la poesia di Saba, un poeta italiano che cerca la sua identità e la sua intimità nel mondo che lo circonda. Nato di padre italiano e madre ebraica, Saba cresce tra la solitudine e la persecuzione durante la seconda guerra mondiale. Il suo interesse per la letteratura, in particolare per Leopardi, lo porta a scrivere poesie che esplorano la spiritualità e la ricerca di Dio. La poesia di Saba è una ricerca di semplicità e onestà, con riferimenti a animali e elementi naturali.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 09/10/2021

silvia-martelli03
silvia-martelli03 🇮🇹

4.3

(8)

28 documenti

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Scarica La Poesia di Saba: Una Vita di Espressione e Ricerca e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! SABA Le opere che sono state scritte tra la prima e la seconda guerra mondiale, quindi un periodo particolarmente tormentato in Italia. Il dopoguerra fu caratterizzato da problemi di carattere economico, da problemi derivati dal fatto che ci furono 600.000 morti. Quindi il periodo tra le due guerre fu un periodo tormentato anche a causa della nascita del fascismo, dalla dittatura, a causa dei problemi che questo comportò da un punto di vista materiale e morale. Bisogna sempre tenere presente il contesto storico in cui verranno scritte le opere letterarie di cui parleremo. Saba è un poeta che cerca, nel corso della sua vita, di creare opere che guardano soprattutto a degli aspetti in prospettiva, va a cercare la sua intimità e la sua collocazione all'interno del mondo che lo circonda. Ha avuto un'infanzia difficile; nasce a Trieste nel 1883, quindi mentre Trieste è ancora sotto il dominio austriaco. Lui però è cittadino italiano perché suo padre era italiano per cui Saba nasce con la nazionalità italiana anche se risiede fuori dallo Stato (risiede a Trieste che si trovava nell'impero austro-ungarico). Il padre non lo conosce neanche da bambino, lo conosce da adulto perché il padre aveva un cattivo rapporto con la madre di Saba e quindi abbandona la famiglia. La madre alleverà il figlio nell'odio nei rispetti di questo uomo che lui non conosceva e questo per lui avrà delle ripercussioni psicologiche abbastanza pesanti. La madre aveva origini ebraiche, dato importante perchè durante la seconda guerra mondiale, nel momento in cui vengono emanate le leggi razziali, Saba verrà perseguitato dai nazzisti e sarà costretto a nascondersi; si nasconderà a Firenze, dove trova rifugio grazie a Montale. Quindi il fatto di avere origini ebraiche diventerà importante nel corso della sua vita (gli causerà un trauma). Il rapporto con la madre sembrava felice, ma in realtà fu abbastanza problematico, la madre voleva educarlo in maniera severa, per esempio lui aveva una balia croata, a cui si era affezionato, quando la madre si accorge di questo suo sentimento, lo strappa alla balia (cosa che gli causerà un altro trauma da un punto di vista personale). Sono tutti traumi che lui farà emergere grazie alla psicoanalisi a cui si avvicinerà. Era interessato alla letteratura, cominciò ad apprezzare in modo molto intenso l'opera di Leopardi che rimarrà uno dei suoi riferimenti. Comincia ad apprezzare il poeta più importante e famoso del suo tempo che è D'Annunzio. Le opere che lui scriverà a partire dal 1911 ci allontaneranno profondamente da D'Annunzio, vedremo che le sue opere sono proprio delle risposte ad una contrapposizione al modello dannunziano. La madre le voleva imporre di non leggere Leopardi perché era troppo triste, già Saba era triste quindi gli voleva far leggere altri poeti, ma lui rimase, forse anche per contrapposizione, fortemente legato a Leopardi. Non fece studi regolari però continuò a studiare per conto proprio, fu un autodidatta, che venne a Firenze che era il centro culturale più importante d'Italia però, con l'ambiente culturale fiorentino dominato dai mociani, non lo coinvolse, ebbe addirittura degli scontri e quindi se ne allontanò. Gli toccò fare il servizio militare in Italia ma poi ritornò a Trieste dove si sposò. L'amore per la moglie fu molto intenso, occupò buona parte della sua vita e nella moglie vide un appoggio importante per tutti i suoi problemi di carattere psicologico e per la sua depressione (che lo accompagnò per tutta la vita). La moglie lo aiutò molto, così come la figlia che nacque nel 1910, Linuccia, di cui parlerà molte volte nelle sue opere. Quando l’Italia entra in guerra, nel 1915, lui viene chiamato alle armi e partecipa alla prima guerra mondiale. Della partecipazione alla prima guerra mondiale, nelle sue opere, non ci sono molti segni profondi. Nella poesia di Saba, della partecipazione alla prima guerra mondiale, che fu traumatica, non ne restano grandi tracce. Alla fine della guerra, nel 1918 ritorna a Trieste (che adesso fa parte dell'Italia), dove lui non ha un mestiere tra le mani. | suoi interessi si focalizzano sull'apertura di una libreria antiquaria, cioè di libri antichi, che prima apre con un socio. Continuerà per tutta la vita a lavorare in questa libreria che diventerà un luogo d'incontro di intellettuali triestini. Da un punto di vista economico, non vendeva molto, ma molti intellettuali e persone di cultura del tempo si fermarono da lui e per questo diventò un centro culturale importante per la Trieste tra le due guerre. Durante la seconda guerra mondiale venne perseguitato e dovette scappare. Alla fine della guerra riuscì a tornare a Trieste, dove passerà gli ultimi anni della sua vita, preso da momenti di grande depressione. In questo periodo si appassionò molto al calcio e alla triestina di cui divenne un tifoso per la quale scrisse anche delle poesie, una delle quali rimase particolarmente famosa e fu una delle poche poesie in onore del calcio. Il tifo lo aiutò un po' a superare le sue depressioni. Nel corso di tutta la sua vita scrive poesie che raccoglie in un'opera che è un'autobiografia che lui chiama: IL CANZONIERE (ripreso da Petrarca). Nel corso della sua vita scrive delle poesie che dà alle stampe, in vari momenti della sua vita, e che arricchisce pian piano, fino all'ultima edizione in cui sono raccolte tutte le poesie. L'ultima edizione è del 1955, poco prima della sua morte, quindi ci sono riferimenti a tutta la sua vita. A MIA MOGLIE E' una poesia un po' particolare, dedicata alla moglie. In questa poesia Saba paragona sua moglie a degli animali, il primo animale a cui la paragona è una gallina. Sembra che la moglie, a cui lesse questa poesia, non ne rimase particolarmente contenta, non piacevolmente colpita perchè prima la paragona ad una gallina, poi ad una vacca, poi ad un cane.... Poi la moglie capirà la bellezza della poesia, che è un inno, un riconoscimento alla perfezione, bisogna uscire dal primo impatto per capire la profondità della poesia di Saba. La poesia di Saba è una poesia che va alla ricerca delle piccole cose, lo dice lui stesso, di piccoli elementi che vengono trascurati da tutti gli altri. E' una poesia antidannunziana, le parole che cerca sono molto semplici e sono prese dal parlare comune. Ogni tanto vengono riprodotti alcuni elementi più aulici, alcuni elementi con frasi più ricercate, con qualche latinismo che devono volutamente servire, secondo Saba, a dare alla poesia quel senso di semplicità. Quello che voleva fare Saba era fare una poesia onesta, una poesia che poteva parlare alla gente in maniera diretta. Tu sei come una giovane, una bianca pollastra. Le si arruffano al vento le piume, il collo china 5 per bere, e in terra raspa; 60 tu le porti, di cui priva in sé si rannicchia, cerca gli angoli bui. Chi potrebbe quel cibo ritoglierle? chi il pelo 65 che si strappa di dosso, per aggiungerlo al nido dove poi partorire? Chi mai farti soffrire? Qui la paragona a una coniglia che descrive come pavida, paurosa che sta nella sua gabbia, come la moglie che sta in casa. La coniglia quando vede avvicinarsi il padrone si alza e così anche la moglie quando sente ritornare Saba si protende verso di lui. La coniglia alza le orecchie perché si aspetta che qualcuno gli dia qualcosa, la moglie invece aspetta Saba. Grazie a questo aspetto lei curava l'aspetto familiare. Questo affetto lo riversava sulla figlia e sulla famiglia in generale. La coniglia cerca gli angoli bui, quindi non cercava di essere appariscente, uguale faceva la moglie. La coniglia è capace di fare cose straordinarie, come la moglie, in gran silenzio, senza farsi notare. Saba poi si fa una serie di domande (verso 63-68). La moglie e la coniglia sono capisci di mettere tutto da parte per creare un nido, così come la coniglia si strappa il pelo per creare un ambiente favorevole ai piccoli che partorirà, anche la moglie è in grado di fare di tutto per i suoi bambini. La moglie viene quindi paragonata a queste modo di fare. Chi potrebbe mai farla soffrire vedendola così attenta alle cose della famiglia. Tu sei come la rondine 70 che torna in primavera. Ma in autunno riparte; e tu non hai quest'arte. Tu questo hai della rondine: le movenze leggere: 75 questo che a me, che mi sentiva ed era vecchio, annunciavi un'altra primavera. Qui finalmente abbiamo un animale a cui altri poeti hanno paragonato la propria donna: la rondine che ha movenze particolari. Qui della rondine viene messo in rilievo il fatto che è un uccello migratore che arriva in primavera. La rondine di solito in autunno riparte. La moglie non ha imparato l'arte di andare via, la moglie rimane. Della rondine lei non ha preso la caratteristica di andare e tornare ma soltanto il modo leggero di muoversi. E' un modo di camminare sensuale, si capisce che per lui rappresenta un'attrazione sessuale. Le movenze sono molto leggere, lui le apprezza anche perché sta invecchiando (aveva 30 anni), però nei suoi confronti si sente vecchio. Verso 75 - questo concetto viene espresso con sentiva, un latinismo, la maggior parte delle farsi sono in italiano semplice, piuttosto colloquiale, ma ogni tanto introduce questi modi più raffinati. Nel verso 76 riprende ciò che era stato messo in evidenza nel verso 70, mettendo in evidenza la primavera, ciò che la moglie rappresenta per Saba. Tu sei come la provvida formica. Di lei, quando escono alla campagna, 80 parla al bimbo la nonna che l'accompagna. E così nella pecchia ti ritrovo, ed in tutte le femmine di tutti 85 i sereni animali che avvicinano a Dio; e in nessun'altra donna. In questa ultima strofa, Saba ritrova la moglie in una formica provvidente, saggia. Qui abbiamo una ricerca dell'infanzia, Saba sente il bisogno continuo di ritornare ai momenti dell'infanzia, di andare a ricercare momenti d'infanzia che non ha potuto vivere, perchè oppresso dalla figura della mamma. Va alla ricerca di un momento di tenerezza del bambino che è dentro di lui. La moglie lo fa ritornare bambino. La moglie è oggetto di sessualità ma anche madre premurosa, quindi c'è un contrasto profondo che lui sente. Abbiamo questo ricordo campestre della nonna insieme ad un bimbo. La pecchia è l'ape, termine popolare di definire l'ape, però è anche una ricerca dal latino. Quindi con una sola parola ottiene sia un latinismo che una parola popolare. Quindi Saba in questa strofa paragona la moglie ad una formica, ad un'ape, a tutte le femmine degli animali. Alla fine lui dice che non la può paragonare ad un'altra donna, qualsiasi altra donna in confronto a lei, svanirebbe. Quindi il paragonarla a questi animali diventa il motivo per dirle che non esistono altre donne come lei. Dà la sensazione di un amore profondo ed esclusivo. La capra La capra è non è un animale elegante, alla quale è piacevole sentirsi paragonato. Questa poesia viene scritta da Saba tra il 1909-1910, un mondo completamente diverso, della campagna. Ho parlato a una capra Era sola sul prato, era legata. Sazia d'erba, bagnata alla pioggia, belava. 5 Quell'uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perchè il dolore è eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva 10 gemere in una capra solitaria. In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita. Questa è una poesia strutturata in tre strofe di lunghezza differente. Una struttura metrica varia: si passa da endecasillabi a binari ma anche a versi più brevi. Una struttura che ricorda la canzone di Leopardi, poiché le letture di Leopardi furono per Saba di ispirazione sin da bambino, e lo affascinava per la tristezza, poiché era un bambino che si sentiva messo da parte, anche perché il padre veniva riconosciuto come un assassino. Il suo percorso è un percorso difficile e quindi la lettura di Leopardi era stata importante. Di Leopardiano, possiamo riconoscere l'inizio di questa poesia poiché c'è la visione di un aspetto di una manifestazione di un particolare elemento : di un animale ( passero solitario di Leopardi ) Vv 14: Inizia dicendo che ha parlato con una capra,perché era sola, definendo fin da subito il sentimento della solitudine, perché abbiamo detto che Saba era un poeta di parole molto semplici. Descrive la scena in maniera limpida. La capra aveva avuto soddisfazione perché aveva mangiato, però si era bagnata perché pioveva, e belava, che era normale per una capra, però in questo caso viene associato al modo di esprimersi infelice, perché si dice belavi quando un bambino piange, e quindi è come se piangesse . Vv 5-10: Qui Saba ci dice che il pianto della capra era dello stesso genere del suo, per cui non erano tanto diversi, e dice che quel pianto era fraterno al suo dolore, che lui sente come essere umano. Quindi risponde, e siccome lui si sente fraterno e si sente vicino al dolore che lei esprime legata alla pioggia, comincia a parlare con lei come se riconoscesse nella capra uno degli aspetti dell'esistenza in generale, il dolore dell'esistenza, che ha una voce che lui dice che “sentiva” e non sentivo, perché vuol dire che ha un carattere latineggiante, che adopera anche nella poesia a mia moglie, ed è una parola più ricercata perché vuole dare il senso della normalità, nel senso che vuole utilizzare un termine più raro per far sì che il lettore abbia l'impressione di leggere cose normali. Quindi dice che sentiva questo dolore nella voce della capra solitaria. Vv: 11-13 : la terza strofa si apre dicendo che la capra ha un viso semita, qui per dire che le origini di Saba erano ebraiche, la madre era di origine ebraica, e nella capra riconosce il profilo del semita, ebraico. Questo non ha riferimenti con lo sterminio degli ebrei ma che gli ebrei nella storia dell'occidente Cristiano sono sempre stati tenuti ai margini, vivevano in villaggi isolati; quindi il riferimento agli ebrei sta proprio a identificare il sentimento di emarginazione, quindi dell'esser che viene messo da parte e non partecipa alla gioia. Perciò Saba sente profondamente dentro di sé ogni male del mondo e di ogni altra vita. Questo sta a significare che tutto ciò è iniziato come uno scherzo, ma piano piano si trasforma in un elemento universale della solitudine e del dolore. L'uomo si sente solo di fronte al giganteggiare di tutto ciò che lo circonda. Questa situazione è espressa chiaramente con il ricorrere ad alcuni termini che hanno a che fare con i termini della comunicazione : parlare iniziale, belava, la voce che viene messa in evidenza all'8/9, querelarsi. C'è un tentativo di comunicazione. La poesia inizia con una cosa banale: il parlare con una capra, ma finisce però per far scaturire un ragionamento profondo di quella che è la condizione dell'uomo. Utilizza alcune figure retoriche, qualche similitudine, però va alla ricerca della rime ricche. profonda. Rigo 6: “Quasi un sogno obliato” ossia un sogno dimenticato. Qui inserisce una parola più rara: “obliato” invece di dimenticato, perché questo gli serve per sottolineare la semplicità di tutte le altre parole. Qui abbiamo forse un richiamo alla psicanalisi. Saba ha avuto problemi di carattere psicologico, è stato in cura molti anni, quindi conosceva bene la potenza dei sogni. Laggiù in fondo quindi lui va alla ricerca di una verità quasi dimenticata. Rigo 6/7: “che il dolore riscopre antica” c'è un richiamo al dolore, che abbiamo visto è una delle caratteristiche fondamentali della poesia di Saba. Il dolore è qualcosa che è stato connaturato con la condizione umana. Rigo 7/8: “ con la paura il cuore le si accosta, che più non l'abbandona” quindi questa verità che lui cercava nascosta, gli fa venire fuori il dolore, e c'è paura quando si cerca queste cose. Alla fine però sono quelle che aiutano a vivere. Gli ultimi due versi sono dedicati a chi legge, a chi ascolta. Si rivolge direttamente al lettore della poesia. Si può notare dalla frase “a te che mi ascolti”, è quasi come un ringraziamento al pubblico. Anche in questo caso è una lezione completamente distante da quella di D'Annunzio. Lui diceva che la poesia viveva per conto suo e che la gente non poteva capire il poeta. Che il poeta era una persona eccezionale distante da tutti gli altri. Poi in realtà aveva bisogno del pubblico. Il piacere dell'autore poi è anche quello di essere letti, capiti, studiati. La differenza è che Saba ce lo dice chiaramente. Rigo 9 dice : “ amo te e la mia buona carta lasciata alla fine del mio gioco” quindi si vanta con parole semplici, di saperle usare bene queste parole, come quando si gioca a carte. Saba aveva la bottega di libri antiquari e gli piaceva giocare a carte con gli amici, quindi conosceva bene il gioco. In questo senso lui accosta il gioco del 3 sette. Si vanta di saper usare una parola nel momento giusto e anche di sapersela tenere, come tieni una carta che metti sul tavolo nel momento opportuno. Conservi la carta per giocarla alla fine per fare il bel colpo. Ama questa sua capacità personale di saper usare la parola al momento giusto. Questa è una poesia che si serve di alcuni artifici retorici. Saba ne adopera pochi. C'è per esempio l'anafora: “amai... amai”. È un'anafora particolare perché c'è due volte la parola “amai”. Poi ci sono delle varianti: “amore” e “amo”. C'è anche un percorso, perché all'inizio c'è la parola “amai” al passato e poi alla fine c'è “amo”. Quindi vediamo alla fine si accorge del piacere del suo agire come poeta. Questa poesia è un limbo dell'amore della poesia, per cerca di scavare e trovare qualcosa di incognito nelle persone, ma è anche un inno all'amore per la vita; anche se presenta del dolore. Il dolore comunque fa parte della vita. C'è anche un altro aspetto, quello del voler essere partecipi insieme ad altri. Lui ha bisogno di essere in mezzo alla gente anche se alla fine ha paura perché ha continuamente dei problemi con se stesso. Saba a continuamente alla ricerca di un senso spirituale, ma c'è anche una visione dell'uomo che ha una sua forza che abbiamo visto già in Leopardi. C'è una forza che permette all'uomo di affrontare nella vita i fastidi. Nella vita ci possono essere un sacco di cose che danno fastidio all'uomo, ma l'uomo poi esce fuori in tutta la sua grandezza, nonostante sappia che devi affrontare cose dolorose e alla fine lo aspetta l'amore. L'essere umano affronta questa realtà lottando per la propria esistenza e questo lo rende straordinario. Ulisse Saba vivrà altri 10 anni dopo aver scritto queste due poesie. Questa poesia è stata scritta nell'ultima fase della vita di Saba. Sono tutte opere contenute nel canzoniere a imitazione di Petrarca. Sia “Amai” che “Ulisse” sono poesie di testamento di Saba. Analisi: Ci sono tutti endecasillabi non legate da rime. Sono endecasillabi sciolti. C'è una sola strofa. La poesia si chiama Ulisse, un nome mai nominato nella poesia. Ulisse è il tema Dell'uomo che affronta la sua vita, c'è una metafora a Ulisse che viaggia e scopre terre straordinarie e ci sono eventi magici Che arricchiscono la sua conoscenza. Nella cultura letteraria d'Occidente e Ulisse è l'uomo che va alla scoperta e che è affascinato dalle novità. Righe 1-2: Qui c'è un ripensamento all’inizio. Saba viveva a Trieste, non aveva fatto studi regolari, perciò non poteva aspirare a posti di lavoro particolarmente raffinati. Viveva anche in una famiglia abbastanza povera. Sembra che da ragazzo si sia imbarcato su alcune barche, faceva il piccolo carotaggio sul mare Adriatico e quindi navigava lungo le coste della Dalmazia. La costa è caratterizzata dalle montagne che arrivano fino al mare e la costa del continente è in parallelo a una seria di isolotti e scogli. La navigazione è favorita dal fatto che queste isole sono ricche di porti naturali. Gli scogli però sono anche insidiosi per la navigazione. Lui si ricorda questa navigazione lungo le coste della Dalmazia ed emergevano questi isolotti. Si ricorda qualche gabbiano che stava pronto ad acchiappare la preda. Questi isolotti sono pieni di alghe perciò li descrive “verdi come lo smeraldo”. Le alghe fanno un senso di ribrezzo, ma lui le descrive come un verde smeraldo quindi un colore bello. Descrive la bruttezza ma anche la bellezza allo stesso tempo, un po' come la vita. Gli scogli perciò rappresentano la metafora della vita, perché sono anche pericolosi. Rigo 6-7: sono luoghi affascinanti, ma bisogna stare anche attenti, allontanarsi, se non si vuole naufragare. Rigo 8: ricordandosi il tempo in cui faceva il marinaio quando era giovane, dice che oggi il suo regno sono luoghi lontani alla cui ricerca si può andare. Rigo 9 in poi: Il porto sicuro lo lascia a qualcun altro. Lui va alla ricerca di luoghi lontani sospinto da uno spirito indomabile, alla ricerca della vita, una vita in cui ha conosciuto un amore doloroso. Ha bisogno di scoprire nuove cose. Nello stile che adopera Saba abbiamo una ricerca della tradizione, usa endecasillabi. È però anche un endecasillabo strutturato con parole semplici e che non è caratterizzato dal sonetto. Ci sono delle assonanze ma non non sono concatenate in maniera regolare. Saba va alla ricerca della tradizione e si spinge però verso nuovi modelli culturali. Questo lo fa nei temi e nei modi. Lui ebbe una vita difficile. Per esempio durante la prima guerra mondiale aveva origini ebraiche perciò doveva scappare. Si nascose a Firenze e lì fu aiutato soprattutto da Montale. Anche nonostante i suoi problemi economici, non smise mai di andare alla ricerca di un qualcosa di straordinario.
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