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La Socializzazione e l'Apprendimento nella Società Moderna: Ruoli, Famiglia e Scuola, Dispense di Sociologia dell'Educazione

La teoria sociologica della socializzazione e dell'apprendimento, con un focus sulla società moderna e la sua influenza sulla formazione di individui. Della concezione sociologica della società, la distinzione tra individuo, società e gruppo, il ruolo della famiglia nella socializzazione primaria e secondaria, e l'importanza della capacità di apprendimento per la riuscita della socializzazione. Inoltre, viene analizzato il ruolo della scuola nella società e la differenza tra organizzazioni tradizionali e innovative.

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 28/02/2019

Agnese08
Agnese08 🇮🇹

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Scarica La Socializzazione e l'Apprendimento nella Società Moderna: Ruoli, Famiglia e Scuola e più Dispense in PDF di Sociologia dell'Educazione solo su Docsity! Cap 1: Crescere nella società. Per una definizione dei processi di socializzazione I sociologi che noi definiamo “classici” si sono posti due domande fondamentali: come nasce la società? E come riesce a garantirsi la sopravvivenza al di là del passaggio delle generazioni? In quanto nel giro di alcune generazioni ogni società rinnova i suoi membri. Poiché la cultura non si eredita, ma si apprende, ogni società per garantire la sua sopravvivenza, attiva una serie di azioni chiamate “processo di socializzazione”. Durkheim, considerato il padre della sociologia dell’educazione, non mette in dubbio il diritto della società ad esercitare un’azione intenzionale sui giovani imponendo un particolare tipo di educazione: questa azione avviene grazie ad una serie di avvenimenti, formali o informali, che definiamo socializzazione. La socializzazione ha come obbiettivo la costruzione dell’identità personale e l’inserimento dei singoli nella società (quindi la conciliazione tra variabilità personale e progetto sociale). Il sistema educativo, che è lo strumento fondamentale di cui la società si serve per la socializzazione, raggiunge il suo scopo solo se realizza un equilibrio fra innovazione e conservazione; infatti nell’azione individuale sono importanti sia le differenze fra i singoli sia l’uguaglianza (per Simmel la legge fondamentale che regola il sociale è la dialettica fra imitazione e differenziazione). Nell’equilibrio fra tradizione e innovazione vi sono alcuni punti importanti, come l’innovazione culturale: quando si creano dei vuoti in seguito a rapidi cambiamenti sociali ed ha lo scopo di prevenire l’anomia (cioè la perdita di significato delle norme a cui le persone non si sentono più tenute ad obbedire). Il processo di socializzazione è quindi un’interdipendenza tra dimensione culturale e dimensione organizzativa (che riguarda il modo in cui si struttura il sistema scolastico in stretta relazione con la forma dello Stato). 1. Le teorie generali sulla società e l’educazione Con società, la sociologia, intende un contesto di tipo non sommatorio in cui a ciascuno è assegnata una funzione. I precursori: la società è stata fin dall’antichità studio dei filosofi, storici, politici ecc.. ma il termine sociologia è stato coniato da Comte (che viene considerato il fondatore). Tra i primi sociologi che tentarono di capire le leggi che regolavano la società, troviamo Spencer. Sia Comte che Spencer, influenzati dai modelli culturali prevalenti, tendono ad utilizzare per descrivere la società principi analoghi a quelli delle scienze naturali e immaginando la società come un organismo che, in analogia al corpo animale, dispone di organi e funzioni che ne garantiscono la sopravvivenza e la continuità del tempo. Vi sono delle differenze: Comte propone una classificazione delle discipline sulla base del grado di complessità del loro oggetto e utilizza concetti priori della biologia, ma sostiene che la sociologia ha come oggetto specifico la cultura e la storia. Mentre Spencer utilizza l’elemento naturalistico, ed utilizza l’idea generale di evoluzione per spiegare l’intera realtà, inclusa quella sociale. Negli stessi anni troviamo un altro autore importante: Marx che capovolge la visione ottimistica di Comte e Spencer, considerando la società industriale capitalista. Infine, tre l’800 e il 900, nasce la sociologia come scienza autonoma con autori quali: Durkheim, Simmel ecc. Solo in tempi relativamente recenti troviamo un altro aspetto fondamentale per i processi culturali e di socializzazione: la compresenza di aspetti dinamici e statici. Infatti Comte, nel suo tentativo di individuare una scienza che affronti i temi del sociale, divide la “sua fisica sociale” in due modi : fisica statica sociale e fisica dinamica sociale. Ma la sociologia moderna abbandona il tentativo di costruire una grande teoria generale, in quanto molti autori iniziano a dare molta importanza agli aspetti micro (ovvero le relazioni interindividuali) e gli aspetti macro (ovvero le strutture, le istituzioni, le organizzazioni sociali). Nella dialettica micro/macro emerge l’esigenza di comprendere quale significato gli attori danno alle strutture educative: inizia il dominio della sociologia detta interpretativa. L’elemento più recente nella riflessione sociologica è l’avvento della globalizzazione, che ha causato la scomparsa della società intesa in moda tradizionale. In questa nuova visione delle società, in cui vi sono nuovi movimenti sociali basati non più solo sulla classe ma anche sul genere/ età/etnia, danno luogo a nuove identità collettive che richiedono un diverso percorso formativo. In questa prospettiva la società non può essere considerata solo come un processo di integrazione, ma anche come un processo di assimilazione. [assimilazione lineare o assimilazione segmentata] 2. Individuo, società, gruppo La concezione che i sociologi hanno della società si collega alla visione della natura umana per dare teorie diverse: visione positiva della natura umana + visone consensuale della società = teorie conservatrici del consenso visione negativa della natura + visione conflittuale della società = teorie radicali (marxisti) Importante distinzione tra società e individuo e gruppo: società: è uno dei concetti in cui è impossibile separarla dall’istituzione, dato che la società nasce dal momento in cui la convivenza tra gli uomini si istituzionalizza. Uno dei primi sociologi a mettere in punto il concetto di società, in opposizione alla comunità, fu Tonnies che descrive la società come una costruzione artificiale. Alla base della relazione che produce la società, le scienze umane pongono idee diverse: ad esempio i sociologi fondano la società sulla fiducia, sulla relazione mentre gli economisti fondano la società sul lavoro. individuo: la sociologia, che si intende maggiormente delle relazioni intraumane, tende a lasciare lo studio dell’individuo ad altre scienze, come la filosofia e psicologia. L’analisi sociologica sull’individuo mette in luce la natura dell’individuo come “socialmente mediato”: cioè se egli è ciò che è solo in funzione dei rapporti con altri, la sua definizione è quella di una necessaria partecipazione con altri. Lo snodo fra società e individuo è il ruolo, o per meglio dire lo status sociale (concetto di Durkheim) ma sviluppato da Parsons, che indica l’insieme di comportamenti che ogni individuo socializzato deve assumere in quanto occupa una certa posizione nella società. Lo status è gerarchicamente determinato dalla società e ogni status è un nodo della rete sociale, la socializzazione ha lo scopo di consentire alla persona di riconoscere il proprio il proprio ruolo e di attivare i giusti comportamenti. gruppo: l’uomo generalmente entra in rapporto con la società e costruisce la propria identità attraverso la mediazione del gruppo, un insieme di persone tra cui esiste un rapporto stabile, duraturo e affettivo, ovviamente il gruppo più significativo è la famiglia. Il gruppo è la forma più semplice di aggregazione sociale che nasce per istinto, paura o necessità e al suo interno la funzione del leader è quella di risolvere i compiti e di mantenere la stabilità. [Moreno e la sociometria] Il gruppo può evolversi in forme più complesse: ■ le associazioni: finalizzate al perseguimento di uno scopo comune ■ le organizzazioni: oltre allo scopo comune hanno una struttura burocratica. Le principali caratteristiche comuni ai gruppi sono: l’organizzazione funzionale, il coinvolgimento affettivo, la vicinanza, la similitudine, la presenza di ruoli, norme ecc. Ovviamente vi è una stretta relazione tra la dimensione del gruppo e il coinvolgimento affettivo. Vi è anche una distinzione tra: • gruppo di appartenenza: può essere ascritto o acquisito è la fonte di norme e comportamenti dell’individuo (la famiglia) • gruppo di riferimento: fornisce motivazione del cambiamento. [la socializzazione anticipatoria] 3. socializzazione ed educazione Esiste una differenza fra i due termini: socializzazione: comprende tutti gli aspetti attraverso cui si realizza il processo di inserimento educazione: è un aspetto particolare, istituzionale e formale della socializzazione, ed ha lo scopo di trasmette alle persone i valori morali e culturali del gruppo e della società a cui appartengono. Secondo Durkheim l’elemento essenziale è il rapporto tra l’educatore e l’educato, che deve attraverso di esso trovare la sua strada e la sua propria forma; originariamente questo rapporto era Cap. 2: Le agenzie di socializzazione L’azione socializzante si esercita attraverso l’appartenenza, ma può avvenire in modo diretto solo nelle società più semplici. Spesso è mediata da altre istituzioni o agenzie sociali definite appunto “agenzie di socializzazione” che svolgono questo ruolo in modo formale o informale, come obbiettivo esclusivo la scuola, la famiglia, la chiesa ecc.. L’ipotesi più radicale sulla strumentalità delle istituzioni educative è stata formulata da Althusser, secondo cui nella società alcune agenzie di socializzazione hanno lo scopo di garantire il controllo dello Stato sui cittadini e vengono perciò definite: • apparato ideologico di Stato (AIS): queste agenzie si presentano sotto forma di istituzioni distinte e specializzate che funzionano con l’ideologia, quando l’ideologia fallisce gli apparati funzionano con la violenza e diventano ARS • apparato repressivo di Stato (ARS): questi entrano in azione quando i primi falliscono, sono ad esempio l’esercito e la polizia. AIS e ARS hanno lo scopo di trasmettere le regole di comportamento previste per garantire le condizioni necessarie alla sopravvivenza della società capitalista. Compito della società, non è quello di sostituirsi alla famiglia, ma quello di rimuovere gli ostacoli e i condizionamenti sociali ed economici che interrompono il percorso di socializzazione. Lo Stato dovrebbe agire in base al principio di sussidiarietà che indica il dovere della società di operare per la promozione e lo sviluppo della persona umana. 2.1 la famiglia e la socializzazione primaria La famiglia costituisce un elemento essenziale nella società umana, in essa avviene non solo la nascita biologica ma anche la nascita sociale, il processo mediante il quale ogni nuovo essere umano acquisisce i valori e le conoscenze. La famiglia quindi resta la prima e fondamentale agenzia di socializzazione, definita primaria: non solo perché precede cronologicamente le altre esperienze, ma anche per la sua centralità nel processo di acquisizione dell’identità. Vi è una branca della sociologia, chiamata appunto sociologia della famiglia, che studia la socializzazione all’interno della famiglia. Gli approcci teorici della sociologia della famiglia sono 2: 1. approccio istituzionale: consiste nello studio di forme storiche assunte dalla famiglia con l’obbiettivo di ricavarne i modelli, in questo processo l’elemento determinante è il mutamento 2. approccio relazionale: studia la famiglia come sistema vivente che ha importanti funzioni nella società, e che si articola secondo due relazioni di base: quella coniugale e quella di filiazione. I modelli di educazione familiare variano nel tempo e nello spazio, ad esempio in Italia nel 900’ si sono succeduti quattro modelli di educazione familiare: 1. famiglia autoritaria: tipica degli anni 30’, nessun particolare progetto pedagogico. 2. famiglia autorevole: tipica degli anni 50’ 60’, i comportamenti sono adeguati ai cambiamenti e i figli riconoscono l’autorità familiare. 3. famiglia negoziale: tipica degli anni 70’ 80’, con comportamenti negoziali tra le due generazioni. 4. famiglia affettiva: tipica degli anni 90’, in cui prevale il criterio esclusivo dell’affetto, i figli vanno difesi contro l’esterno. Inizialmente la famiglia aveva anche compiti di socializzazione secondaria, che man mano che cresceva la complessità sociale sono stati affidati ad altre agenzie, come ad esempio alla scuola: infatti si iniziò a parlare di una società scuola-centrica. Un aspetto particolare della socializzazione secondaria in cui la famiglia ha giocato un ruolo importantissimo è la socializzazione lavorativa: in cui si manifesta con il sostegno da parte dei genitori nel momento dell’entrata nel mondo del lavoro. Infatti la famiglia mobilita tutte le sue risorse per facilitare l’ingresso dei figli nel mondo del lavoro, quelli familiari sono legami forti, ma i giovani per trovar lavoro devono rifarsi ai legami deboli (come amici o conoscenti) o a strategie individuali (come partecipare ad un concorso, ecc). Cobalti riprende le teorie della riuscita scolastica e la mobilità, e sottolinea che l’appartenenza familiare influenza le probabilità di riuscita scolastica e le scelte del bambino non solo per i condizionamenti economici, ma anche per il tipo di capitale culturale che trasmette, composto dal linguaggio, dalle esperienze, dalle competenze ecc.. la riuscita scolastica influenza a sua volta le scelte successive, che a loro volta influenzano le probabilità di trovare un lavoro. Quindi la famiglia funzione come spazio protetto i cui i giovami possono compiere delle esperienze di crescita per passare da un lavoro provvisorio ad un lavoro definitivo. Un altro aspetto fondamentale della socializzazione familiare è il rapporto con i media, sia tradizionali che nuovi, che occupano molta parte del tempo libero del bambino. Però è sbagliato pensare che i media abbiano la stessa incidenza su tutti i ragazzi: dal punto di vista della produzione essi creano prodotti particolari per pubblici specifici, mentre dal punto di vista di chi li riceve anche i messaggi indifferenziati vengono recepiti in modo diverso da persone con diverso capitale culturale. Nell’affrontare il rapporto tra famiglia e televisione possiamo utilizzare due punti di vista: il modo in cui la famiglia viene rappresentata dalla televisione, o il modo in cui la famiglia si rapporta con la televisione. Dal secondo punto di vista, quindi l’atteggiamento delle famiglie verso la televisione, si distinguono due posizioni: a. la prima riconosce i contenuti televisivi come proposta, ne valuta l’influenza ed è consapevole del proprio ruolo di mediazione in quanto interviene sui contenuti televisivi, selezionandoli. b. la seconda posizione, detta anche assiomatica, considera che i valori televisivi non hanno bisogno di nessun tipo di selezione o di rielaborazione, che ciò può mettere in atto due dinamiche: la replica o il rifiuto. Parlando sempre dei nuovi media e del rapporto con la socializzazione, l’elemento più innovativo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione di ultima generazione e che creano un ambiente a rete fra gli studenti, di tipo orizzontale è: Google o wikipedia (trasmissione delle informazioni). Un medium nuovo è il telefonino, nato per la comunicazione orale, ma è diventato strumento per la comunicazione scritta, per poi diventare strumento di trasmissione di immagini e di suoni, ma oggi lo smart phone è a tutti gli effetti un computer. Il telefonino quindi è un prodotto culturale complessivo, una macchina comunicativa capace di inserire nel quotidiano una comunicazione a distanza, ma è anche uno strumento che in ogni momento da informazioni sul posizionamento di ogni persona. Dal punto di vista educativo però, nasce il problema di come educare non solo ad un uso critico del cellulare, ma anche alla selezione dei messaggi e al loro uso attivo. Per chi lavora in ambito educativo è importante conoscere, oltre agli effetti che i media producono sui giovani, quali sono le caratteristiche di questa nuova generazione chiamata “nativi digitali”. Vittorino Andreoli identifica tre cambiamenti principali nell’adolescente digitale: 1. una trasformazione del valore relativo dei sensi, con un maggior uso della vista e dell’udito 2. una svalutazione della memoria numerica e verbale, con una crescita della difficoltà a formulare un pensiero articolato e saper risolvere un problema 3. un modo di pensare sempre meno razionale Il rapporto fra i singoli individui e la società non è mai diretto, ma viene mediato da istituzioni o gruppi che consentono contemporaneamente di identificarsi con un altro da sé e di costruire un’identità personale. Alla base della socializzazione non vi sono singole istituzioni, ma reti relazionali. Ai fini della socializzazione i ragazzi, in un certo momento della loro vita, diventa importante l’appartenenza a due diverse aggregazioni: il gruppo dei pari e la cultura giovanile. • La cultura giovanile non è un insieme uniforme ma tende a manifestarsi come un fenomeno mutevole, viene denominata sia cultura alternativa quanto propone modelli diversi da quelli della società, sia controcultura quanto invece propone modalità di comportamento e credenze in conflitto con la società. • Il gruppo dei pari è molto importante in quanto ha la funzione di governare la delicata fase del distacco dalla famiglia e della costruzione dell’identità. Si definisce quindi gruppo dei pari, un piccolo gruppo composto da preadolescenti che hanno simili caratteristiche come sesso, età, classe sociale ecc. il gruppo dei pari è il primo a cui il ragazzo sceglie in modo autonomo di appartenere e a cui assegna un forte significato. Per quando riguarda lo spazio elettivo di espressione dei giovani lo possiamo ritrovare nella musica, che diventa un medium privilegiato di comunicazione di tipo empatico. La musica è al tempo stesso uno strumento attraverso cui oi giovani entrano in rapporto fra loro e manifestano agli altri la propria identità. sistemi sistemi con poche info, si accede alla dirigenza in base all’anzianità Sistemi con molte info, i più capaci ricevono info e sostegno per la dirigenza culture influenza della politica, culture contrarie al rischio, culture centralizzate Culture che valorizzano le persone, trasparenza nelle decisioni, culture disponibili a rischiare. Come in ogni organizzazione è importante il ruolo del personale, che nel nostro caso corrisponde al: dirigente, il personale docente, il personale non docente. Il nuovo ruolo del dirigente si afferma nel 1997 con il passaggio del modello della “scuola centralizzata” al modello di “scuola delle autonomie”, che fissa i propri obbiettivi e stipola un patto con i propri utenti. Nella scuola dell’autonomia, finalizzata a rispondere in modo mirato ai bisogni specifici, i dirigenti devono fronteggiare problemi e sfide che variano da situazione a situazione, sviluppando una cultura organizzativa efficace. Questo processo di governo complesso viene indicato con il termine “governance”, di cui Mintberg ne indica cinque: 1. governo come macchina: basato sull’esclusivo controllo burocratico, tende ad esercitare i controlli sugli input sottovalutando gli esiti e i processi 2. governo finalizzato alle prestazioni: basato sulle capacità di assegnare i compiti, si basa sugli output sottostimando le risorse iniziali 3. governo a rete: basato sulla capacità di collegare, collaborare e comunicare, mettendo insieme tutti coloro che lavorano per uno stesso fine 4. governo virtuale: basato sulla capacità di contrattare, negoziare 5. governo come controllo normativo: centrato sulle persone e non sui sistemi, il suo concetto cardinale sarebbe quello di servizio pubblico Il concetto più importante nell’organizzazione scolastica è quello di miglioramento, che non può essere lavoro di un singolo. L’obbiettivo di un dirigente capace è duplice: • bonding (legame) e bridging (ponte) = il leader rinforza i legami interni all’organizzazione per determinare l’identità del progetto formativo e contemporaneamente legge i bisogni del contesto per organizzare la risposta della scuola. Vi è un grande passaggio da ruolo del docente burocrate (colui che esegue nel modo migliore dei compiti e rende conto del suo operato ai sui superiori) a quello del docente professionista ( determina i suoi compiti in base all’obbiettivo e rende conto del suo operato ai suoi clienti). CAP 4: le scienze della socializzazione: la sociologia dell’educazione La sociologia dell’educazione è definita da un lato dalla teoria sociologica, dall’altro dalle caratteristiche del suo oggetto di studio ovvero l’educazione. Si parla dunque di “scienze dell’educazione”, al plurale, in quanto è troppo articolata per essere studiata in modo esauriente da una sola scienza e richiede un’interazione con le altre scienze. A partire dagl’ anni 60’, la formazione è diventata oggetto di interesse anche per gli economisti, che se ne sono occupati da due punti di vista: 1. la relazione tra scolarizzazione e sviluppo economico 2. la possibilità di pianificare il sistema scolastico attraverso le previsioni del fabbisogno di forza lavoro All’interno della sociologia dell’educazione, è importante individuare le principali suddivisioni teoriche: • la prima suddivisione, diciamo la più diffusa fino agli anni 70, è stata quella tra teorie del conflitto (che coincidono con il funzionalismo, queste teorie si basano sull’idea che la società è un’oggetto dinamico, il cui naturale cambiamento viene limitato dai gruppi di potere grazie al controllo del sistema educativo) e teorie del consenso (che coincidono con gli approcci di origine marxista o weberiana, queste teorie si basano su una concezione statica della società in cui l’obbiettivo è la conservazione e il mutamento viene visto come qualcosa di traumatico) • la seconda suddivisione, molto più recente, è caratterizzata dall’ingresso di nuove teorie che non sono né del conflitto né del consenso, ma si rifanno al mondo della quotidianità. Le due “scuole tradizionali” vengono allora accorpate nella definizione di teorie del sistema in opposizione a teorie dell’azione (o teorie interpretative). Le teorie del sistema chiamate anche macro-teorie, hanno al centro dei propri interessi l’analisi del sistema e dei suoi bisogni di sopravvivenza e sviluppo, e si propongono di rispondere alla domanda su quali bisogni sociali siano soddisfatti dalla scuola, riflettendo anche sul ruolo dell’istruzione. Le teorie dell’azione chiamate anche micro-teorie, centrate sull’uomo, cercano di rispondere alla domanda sul perché gli individui vanno a scuola e su cosa ottengono dall’istruzione. I vantaggi che ne ricavano e gli ostacoli che incontrano. 4.4 gli autori DURKHEIM Al centro delle sue riflessioni ci sono l’origine della solidarietà e lo sviluppo dell’integrazione sociale, di trovare una regola di convivenza che risolva il conflitto sociale. Egli vede che nella società arcaica i membri sono indifferenziati e paragonabili a tanti mattoncini che tutti insieme formano un muro, tenuto insieme dallo sviluppo della solidarietà meccanica, generata dalla semplice appartenenza ad un gruppo d cui si condividono valori, tradizioni che entrano a costruire la coscienza collettiva (l’insieme delle credenze e dei sentimenti comuni dei membri della società). Nel definire la propria concezione di educazione, Durkheim critica la visione pedagogica, in quanto egli ha una concezione negativa dell’uomo e positiva dell’educazione. Non che esclude del tutto dal progetto pedagogico il miglioramento del singolo, ma lo subordina alla finalità della società che per garantire la trasmissione della cultura attraverso modalità istituzionalizzate ha istituito la scuola. La scuola ha il compito sia di fornire la base comune, il cui possesso fa sì che un individuo possa essere considerato membro della società; sia di fornire un sapere specifico che consente di diventare membri di un gruppo. Proprio per quest’ultimo motivo l’individuo inizia ad avere una posizione all’interno della struttura sociale: il concetto di ruolo indica il posto che una persona socializzata occupa nella società ed i comportamenti ed esso collegati. La scuola può produrre cambiamento quando è dotata di consapevolezza sociologica, perché le domande sociali a cui deve rispondere cambiano nel tempo e nello spazio. Un altro problema che trattò D, fu il rapporto tra educazione e mutamento: egli sottolinea l’esperienza fra gli aborigeni australiani del corroboree (un incontro cerimoniale, i quali interagiscono per mezzo della danza, della musica con il mondo dei sogni). Questo momento di festa D. lo definisce “effervescenza collettiva” in cui le coscienze individuali entrano in stretto rapporto e si influenzano reciprocamente attraverso un forte coinvolgimento emotivo. PARSONS Dopo la fine delle seconda guerra mondiale, la sociologia abbandona il tentativo di costruire una grande teoria generale con l’eccezione di Parsons il cui obbiettivo è non di spiegare e descrivere i fenomeni sociali ma di elaborare i complessi sistemi teorici. Egli si propone di sviscerare i meccanismi della società in termini astratti. Quindi il suo tentativo è quello di costruire una teoria generale dell’azione, inserita in una teoria generale della società composta di sottosistemi interdipendenti e funzionali, che si collega al concetto di azione sociale (cioè un’azione compiuta in vista di un fine). Secondo P. la realtà si compone di tre sistemi: 1. sistema sociale (studiata dalla sociologia) 2. sistema culturale (studiata l’antropologia) 3. sistema della persona (studiata dalla psicologia) sono autonomi, interdipendenti ma non gerarchizzabili. Per quanto riguarda la trasmissione dei valori e delle conoscenze, è fondamentale il ruolo dell’insegnante che consente il passaggio dal ruolo ascritto a quello acquisito. Alla base del sistema scolastico c’è il concetto di achievement (desiderio di riuscita, ambizione). La scuola svolge un duplice ruolo nella società: la socializzazione (in cui si sviluppano anche le potenzialità personali, il bambino apprende il suo ruolo, impara a comportarsi in modo compatibile con il sistema sociale) e la selezione (il bambino apprende un ruolo specifico finalizzato alla professionalizzazione e compatibile con il sistema sociale) I tecnofunzionalisti: Davis e Moore Le teorie della scuola di Parsons vengono riprese e sviluppate, in particolare da questi due autori, e la loro teoria si articola in punti precisi: • tutte le società sviluppate presentano differenziazioni gerarchiche tra i ruoli • ogni società per mantenersi ha interesse che i ruoli più importanti siano coperti dai migliori, e la scuola è stata creata per individuarli • l’acquisizione delle maggiori competenze comporta un percorso formativo più lungo • a coloro che occupano ruoli sociali più importanti, deve essere corrisposta una maggiore quota di ricompensa LE TEORIE DEL CAPITALE (CULTURALE, UMANO, SOCIALE) Il concetto di capitale è stato variamente utilizzato in sociologia dell’educazione con una triplice articolazione: 1. in rifermento all’educazione come consumo, hanno formulato il concetto di capitale culturale che deriva prevalentemente dall’appartenenza familiare 2. in relazioni all’educazione come investimento, i teorici del capitale umano hanno analizzato il modo in cui i singoli e le famiglie investono per accumulare crediti spendibili sul mercato del lavoro 3. gli studiosi del modello organizzativo della scuola sulla riuscita, hanno definito il capitale sociale inteso come la possibilità di attivare reti di relazioni per l’inserimento sociale. Bourdieu sviluppa il concetto di capitale culturale in riferimento alla socializzazione, e afferma che il capitale culturale è trasmesso dalla famiglia, per vie dirette o indirette, è quindi il capitale culturale che determina gli esiti scolastici. La teoria del capitale umano (Becker) si sviluppa all’inizio degli anni 60’, quando gli economisti iniziano ad occuparsi di istruzione e si propongono di mettere in evidenza il collegamento fra innalzamento dell’istruzione e crescita della produttività. Si tratta di una teoria economica, poi arricchita da contributi sociologici, e si basa sull’idea che il reddito è una funzione del livello scolastico. Gli economisti del capitale umano tendono a vedere l’istruzione come un vantaggio, da investire per ricavarne qualche profitto e considerano la scuola come il servizio che lo eroga. WEBER Weber può essere considerato l’ultimo dei grandi studiosi sociali dell’800, egli è stato riscoperto quando si è posto il problema di come il comportamento umano sia influenzato non solo dalle strutture, ma dalle categorie comuni di valori come, gli atteggiamenti, sentimenti e credenze che influenzano l’etica personale che ciascuna persona si costruisce. Quindi Weber viene considerato il fondatore delle teorie sociologiche che tendono a pensare la società come una creazione dei suoi
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