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ARCHEOLOGIA, TEORIA, METODI E PRATICHE- C. Renfrew, P.Bahn, Appunti di Archeologia

Riassunto del manuale per l'esame di Metodologia della ricerca archeologica. Sono selezionate le parti richieste per l'esame (comprese le schede di approfondimento)

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 01/05/2019

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Scarica ARCHEOLOGIA, TEORIA, METODI E PRATICHE- C. Renfrew, P.Bahn e più Appunti in PDF di Archeologia solo su Docsity! ARCHEOLOGIA, TEORIA, METODI E PRATICHE (riassunto) Cap 1. I RICERCATORI, Storia dell’archeologia: La storia dell’archeologia è intesa come storia di grandi scoperte. È importante ricordare che un secolo e mezzo fa le persone credevano che il mondo fosse stato creato solo nel 4004 a.C.; perché tutto quello che si poteva sapere sulla storia andava ricercato nelle pagine degli storici antichi e nella Bibbia. La storia dell’archeologia è quindi una storia di idee, di teorie, di modi di guardare al passato; è la storia di sviluppo dei metodi di ricerca e la storia di scoperte effettive. Gli uomini si sono sempre interrogati sul proprio passato, molte culture hanno elaborato miti per spiegare perché la società è così com’è; gran parte delle culture subirono il fascino delle società che le avevano precedute. ▲ Nabonèdo, l’ultimo re indigeno di Babilonia (regno 555-539 a.C.), ebbe molto interesse per le antichità. ▲ Durante il rinascimento europeo (XIV e XVII), i ricchi incominciarono ad allestire i “gabinetti delle meraviglie” in cui erano esposti manufatti curiosi e antichi. Durante il rinascimento gli studiosi incominciarono a raccogliere e studiare i resti dell’antichità classica; ad attrarre furono soprattutto i monumenti ancora visibili in superficie. ▲ L’inglese William Stukely condusse studi sistematici ancora oggi di grande utilità. ▲ 1765: primo scavo archeologico del Nuovo Mondo. Nel XVIII alcuni ricercatori iniziarono lo scavo di alcuni siti più importanti, come Pompei che con i suoi importanti ritrovamenti romani fu uno dei rimi siti ad essere esplorato. • Il primo scavo scientifico va a Thomas Jefferson (3° presidente degli USA), il quale nel 1784 scavò una trincea attraverso un mound funerario ubicato all’interno delle sue proprietà in Virginia. Il metodo usato gli consentì di riconoscere diversi livelli nella trincea e di notare che i resti umani erano conservati meno bene nei livelli inferiori. Dedusse che il mound era stato riutilizzato come luogo di sepoltura in momenti diversi. Anche in Europa venivano condotti ampi scavi, ma nessuno di essi fece compiere passi avanti, poiché la loro interpretazione si collegava all’interno della Bibbia. Alla metà del XIX sec. l’archeologia divenne una disciplina ben definita. Il geologo scozzese James Hutton nel suo “Theory of the Earth” aveva studiato la stratificazione delle rocce, stabilendo i principi che sarebbero stati alla base dello scavo archeologico. • Ispettore doganale francese pubblicò nel 1841 prove dell’associazione di manufatti umani in pietra scheggiata con ossa di animali estinti. Da allora si appoggiò l’idea che le origini dell’uomo risalissero a un passato più remoto. • Darwin con “L’origine della specie” del 1859, formulava il concetto di evoluzione, dimostrare con il cambiamento era avvenuto (sopravvivenza del più adatto). Gli individui che sopravvivono trasmettono per via ereditaria alla propria prole i caratteri vantaggiosi. Anche la specie umana fa parte dello stesso processo di evoluzione. Fu messo a punto il sistema delle Tre Età, su proposta di C.J. Thomsen, che divise le collezioni in materiali risalenti all’Età della pietra, all’Età del bronzo e all’Età del ferro. Più tardi si stabilì un’ulteriore divisione dell’Età della pietra in: Paleolitico (o antica età della pietra) e Neolitico (o nuova età della pietra). L’archeologia diventa così una disciplina che prevede lo scavo accurato e lo studio sistematico dei resti ripostati alla luce. ▲ Antichità dell’uomo, principio di evoluzione di Darwin e il sistema delle Tre Età offrono un sistema di riferimento per lo studio del passato attraverso la formulazione di domande corrette. ▲ Dopo il 1859 diversi studiosi elaborarono schemi per spiegare l’evoluzione dei manufatti, gettando le basi del metodo della “tipologia”. Lo studio condotto dagli etnografi sulle comunità primitive ancora esistenti costituì un utile punto di partenza per gli archeologi. Gli etnografi insieme agli antropologi produssero schemi per definire il progresso umano. Nel corso deli anni ’80 del XIX sec. si svilupparono molte idee di fondo della moderna archeologia. • La scoperta della Stele di Rosetta (1798-1800) da parte di un militare delle truppe napoleoniche, fornì la chiave per decifrare la scrittura geroglifica degli Egizi. • Fu il racconto omerico della guerra di Troia contenuto nell’Iliade ad accendere l’immaginazione del tedesco H. Schliemann e a spingerlo a partire alla ricerca dei resti dell’antica città. Egli condusse scavi anche a Micene, scoprendo una civiltà preistorica fino ad allora sconosciuta. Il metodo utilizzato è stato criticato per essere grossolano e disinvolto. Toccò alla generazione di archeologi successiva stabilire le vere basi delle moderne tecniche di indagine sul campo; creazione della “Archeological Survey of India” nel 1862, istituzione fondata dal governo indiano. Prima della fine del XIX sec. erano stati definiti i caratteri principali della moderna archeologia ed erano state scoperte molte civiltà antiche. Seguì un periodo, durato fino al 1960, definito “periodo storico classificatorio” dove gli interessi si concentrarono sulla cronologia . Negli Stati Uniti si cerò uno stretto legame tra gli antropologi e gli archeologi impegnati nello studio degli Indiani d’America. ▲ Sistema tassonomico del Midwest attraverso l’identificazione di caratteri simili nelle varie serie di manufatti, venivano poste in correlazione tra loro le diverse sequenze della regione del Midwest. ▲ Childe attribuì i maggiori mutamenti culturali agli influssi provenienti dal vicino Oriente. ▲ L’antropologo J. Steward era interessato a spiegare i mutamenti culturali: le culture non interagiscono semplicemente tra di loro, ma anche con l’ambiente circostante. Lo studio del mondo in cui l’adattamento all’ambiente circostante può determinare può determinare mutamenti culturali fu chiamato “ecologia culturale”. ▲ L’archeologo britannico G. Clark sviluppò un approccio ecologico, rompendo con l’approccio storico culturale. Le informazioni offerte da tale approccio non si limitano ai singoli siti o gruppi di siti. Da qui si è sviluppato lo studio che ricostruisce gli ambienti e l’alimentazione dell’uomo nel passato. Nel periodo successivo alla 2° G.M. si svilupparono metodi scientifici applicabili all’archeologia; importante applicazione fu quella della fisica e chimica. ▲ Radiocarbonio 14 scoperto nel 1949 dal chimico americano W. Libby, grazie alla quale si poteva avere una datazione più precisa direttamente dai siti, senza ricorrere a complicati confronti. Lo studio dei manufatti può contribuire alla conoscenza dei commerci antichi, attraverso l’analisi degli elementi in tracce. Vi è anche la nascita di nuove discipline come: l’archeologia molecolare e l’archeologia genetica (lo studio del DNA offre nuovi spunti per lo studio dell’evoluzione dell’uomo). Gli anni ’60 segnano una svolta nello sviluppo dell’archeologia Riflessione sulla datazione e sui procedimenti utilizzati nel ragionamento archeologico. • NEW ARCHAEOLOGY: nuovo tipo di approccio ai problemi dell’interpretazione archeologica, sviluppato negli Stati Uniti da un gruppo di giovani archeologi. Essi andavano contro la “storia falsificata” creata da alcune interpretazioni, la loro visione era più ottimistica. Le conclusioni dovevano basarsi su un intreccio esplicito di argomentazioni logiche, attinsero a vocaboli fino allora insoliti. • Vero obbiettivo: dell’archeologia è spiegare cosa accadde nel passato e descrivere il passato stesso. Crebbe l’attenzione per i progetti operativi con obbiettivi di ricerca ben definiti, cioè per offrire una risposta a specifiche domande sul passato. Sarebbe stato possibile ottenere risposte soddisfacenti solo se si fossero indagate intere regioni e i loro ambienti; era necessario introdurre nuove tecniche di ricognizione e di scavo. • Le ricerche in Africa esemplificarono l’espandersi delle frontiere dell’archeologia, intono al 1970 la conoscenza del continente africano era abbastanza avanzata. • In Australia , durante gli anni ’60, alcuni scavi fornirono una datazione che provava la presenza dell’uomo durante l’ultima fase dell’era glaciale. Fin dall’inizio la New Archaeology pose grande attenzione a spiegare il processo di formazione dei resti archeologici e il loro significato. Da questa nuova ottica deriva il nuovo nome ETNOARCHOLOGIA. • Il ritmo dello sviluppo economico mondiale è aumentato nell’ultimo trentennio, gli archeologi hanno dovuto imparare a salvare ciò che potevano delle testimonianze del passato; dando origine all’archeologia di recupero e salvataggio. Chi sono attualmente i ricercatori in archeologia? Un secolo fa essi potevano essere ricchi signori con molto tempo a disposizione oppure viaggiatori. Trent’anni fra ero per lo più studiosi universitari o rappresentanti di musei nazionali. Oggi la maggior parte dei paesi dispone di servizi archeologici o storici che dipendono dall’amministrazione pubblica. • Aste: sono metalliche con impugnatura a “T” e sono lo strumento più comune. • Trivelle: hanno il vantaggio di portare in superficie i campioni di suolo. Esse sono utilizzate anche dai geomorfologi per studiare i sedimenti del sito; il loro uso comporta sempre il rischio di danneggiare i manufatti. Si è perfezionato il sondaggio aggiungendo un endoscopio e telecamere miniaturizzate. • Es. la Grande Piramide (in Egitto) è stata recentemente oggetto di sondaggi francesi e giapponesi, essi hanno individuato quella che si pensa possa essere una cavità, ma le verifiche non sono ancora state completate. Esistono tecniche di prospezione non distruttive e possono essere di due tipi: • Attivi: implicano la trasmissione di varie forme di energia attraverso il suolo • Passivi: misurano le proprietà fisiche come il magnetismo o la gravità. • Metodo della massa battente: il terreno viene battuto con un pesante mazzuolo di legno o con un recipiente pieno di piombo e dotato di un lungo manico. L’analisi del suolo che ne risulta aiuta ad individuare strutture sepolte. • Metodo a onde stazionarie: strumento che produce e amplifica le onde di Rayleigh, ottenute percuotendo il suolo delicatamente e ripetutamente. • Altri dispositivi di sondaggio ultrasonico, sono usati maggiormente nell’archeologia subacquea. • Metodi elettromagnetici: come il radar che utilizza impulsi radio, l’emettitore invia brevi impulsi attraverso il suolo. Nei primi anni di utilizzo di tale metodo le onde riflesse erano stampate su carte e poi interpretate visivamente (risultati non molto affidabili). Ora i dati vengono catalogati digitalmente; ciò avviene grazie all’utilizzo di “sezioni temporali” e “mappe a sezione”. Milioni di onde riflesse sono separate in sezioni orizzontali, ciascuna corrisponde ad una profondità stimata; vengono utilizzati diversi colori per rendere più facile l’interpretazione visiva. • Metodo della resistività elettrica: si basa sul principio secondo cui il suolo conduce più facilmente l’elettricità quanto è più alto il suo grado di umidità; bisogna posizionare nel suolo due sonde “remote” fisse e poi due sonde mobili vengono inserite nel terreno per la lettura. Un aspetto negativo è la sua lentezza. • Metodi magnetici di ricognizione: utili per localizzare strutture in argilla cotta, buche e fossati; tali oggetti producono una lieve distorsione del campo magnetico terrestre. I metodi comuni di rappresentazione sono le carte a linee di livello, le carte a densità di punti e le mappe con le gradazioni di grigio. • Metal detector: dispositivo elettromagnetico utile nella ricerca di dispositivi sepolti (non solo metallici), danno in poco tempo risultati di carattere generale. • Altre tecniche: attualmente poco utilizzate: • Radioattività e diffusione dei neutroni: utilizzate in esperimenti di prospezione, utile solo se lo strato di terreno che copre i manufatti è sottile. In tale metodo viene inserita nel terreno una sonda che funziona come sorgente di neutroni veloci e come rilevatore di neutroni lenti. • Prospezione termica: si basa su lievi variazioni di temperatura • Vegetazione: mappatura e studio di essa, possono fornire molti dati sulle attività svolte in passato sul sito stesso. • Analisi geochimica: comporta il prelievo di campioni di terreno a intervalli regolari. • Rabdomanzia: localizzazione di elementi sepolti osservando le vibrazioni di un bastoncino; ma solo lo scavo può verificare le predizioni fatte. Lo scavo offre dati più cari su: 1) le attività umane in un particolare periodo del passato; 2) il mutare di queste attività da un periodo all’altro. Tali attività si possono collocare: ▲ Orizzontalmente nello spazio: in questa dimensione si dimostra la contemporaneità, provano attraverso lo scavo che i manufatti sono associati in un conteso non disturbato. ▲ Verticalmente attraverso lo spazio: attraverso lo studio della stratigrafia, analizzano i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo. Stratigrafia i livelli o gli strati si dispongono uno sull’altro, gli strati archeologici si accumulano più velocemente di quelli geologici. Il contenuto degli strati inferiori di solito è più antico di quelli superiori, ma qualche volta possono presentarsi invertiti. Quindi la stratigrafia è lo studio e la convalida della stratificazione. Le tecniche di scavo si possono dividere in: 1. Quelle che privilegiano la dimensione verticale, operando tagli in depositi profondi per rivelarne la stratificazione. 2. Più importanza alla dimensione orizzontale, esponendo grandi superfici di uno strato per evidenziare le relazioni spaziali tra gli elementi e i manufatti. Solitamente si adotta una combinazione fra entrambe le strategie es. Sistema di scavo per quadrati di Wheeler. ▲ Scavo per grandi aree: aprire grandi aree di scavo, creando sezioni verticali, tale dimensione è documentata da precise misurazioni tridimensionali. Questo metodo solitamente è utilizzato nell’archeologia di salvataggio. ▲ Trincea a gradoni: apertura di una grande area in superficie, che va gradualmente restringendosi attraverso una serie di larghi gradoni. Si può provare ad individuare e rappresentare graficamente la provenienza tridimensionale di ogni reperto. Una volta che un manufatto è stato recuperato e documentato, deve essere numerato, il numero sarà poi riportato in un catalogo. L’avanzamento dello scavo è descritto in un giornale di scavo. A differenza dei manufatti le strutture devono essere lasciate dove sono state trovate (in situ) o distrutte per permettere la prosecuzione dello scavo. Infine l’analisi post-scavo occuperà molti mesi. • La maggior parte dei reperti devono essere puliti almeno parzialmente perché sia possibile suddividerli ei classificarli. La prima suddivisione di compie in categorie molto ampie, in seguito nuovamente suddivise o classificate. • La classificazione è fatta su 3 tipi di attributi: 1. Caratteristiche della superficie 2. Caratteristiche della forma 3. Caratteristiche tecnologiche. I manufatti costituiscono una grande parte dei dati archeologici. La tipologia è stata usata per definire entità archeologiche relative a un momento particolare. SCHEDE DI APPROFONDIMENTO: 3.1. Il Sydney Cyprus Survey project Dal 1992 al 1998 il SCSP condotto da Bernard Knapp, realizzò una ricognizione intensiva su un area di 65 km2 nella parte nord delle montagne Troodos a Cipro. Il progetto esaminò la trasformazione del paesaggio operata dall’uomo per un periodo di 5000 anni. Lo scopo del progetto era quello di analizzare la relazione tra produzione e distribuzione negli anni delle risorse agricole e metallurgiche. Utilizzo programma GIS Maplnfo, le fotografie furono analizzate e registrate sulla griglia UTM; si usò un tipo di ricognizione a transetti. Componente importante fu l’utilizzo di mappe tematiche derivate dai GIS per illustrare i risultati delle strategie adottate nella raccolta e nella registrazione. La ceramica fu l’aspetto chiave nell’assegnazione del significato delle unità. Furono studiate 1550 unità di ricognizione ha individuato 11 “aree di interesse speciale” e 142 “luoghi di interesse speciale”. Sono stati necessari circa 6 anni per portare a termine una ricognizione intensiva del 10%. 3.2. Strategie di campionamento Campionamento probabilistico: applicando modelli matematici si cerca di aumentare la probabilità che le informazioni tratte dal campione siano corrette. L’alternativa è quella di adottare un approccio non statistico. Campionamento casuale semplice: le aree da campionare sono scelte sulla base di una tavola di numeri casuali. a. si definiscono i confini dell’insediamento b. si sceglie la dimensione dei quadrati (unità di campionamento) c. si decide quanti quadrati utilizzare, per individuarli si utilizzano tavole di numeri casuali. Presenta due inconvenienti: bisogna conosce i confini del sito, la natura stessa dei numeri casuali implica che una parte del sito potrebbe non essere indagata. Campionamento casuale stratificato: il sito è diviso nella sua zona naturale, i quadrati sono scelti in modo casuale, ma ad ogni zona viene assegnato un numero di quadrati. Campionamento sistematico: definizione di una griglia di posizione tra loro equidistanti. Campionamento sistematico stratificato: combina gli elementi più importanti delle tre tecniche appena descritte. Assicura campioni non affetti da errori sistematici, rende superfluo definire i confini del sito. 3.3. La ricognizione archeologica aerea Gli archeologi utilizzano spesso velivoli per cercare tracce di siti nel terreno. Le fotografie sono solitamente oblique e prese da macchine manuali. Terrapieno termine usato per descrivere una sponda, associato a fossati o muri in pietra. Questi elementi vengono visti dall’alto come ombre; possono essere notati dalle differenze di colore della vegetazione. È importante quindi scegliere il momento dell’anno opportuno. Crop-marks si formano quando un muro o un fossato sepolto diminuisce o aumenta la crescita della vegetazione. L’interpretazione avviene quando gli elementi fotografati vengono analizzati al fine di dedurne i tipi di strutture archeologiche che li hanno causati, è quindi necessario studiare foto prese in diversi anni. 3.4. Il Teotihuacàn Mapping Project Nel 1962 la Univerity of Rochester avviò il TMP, diretto da Renè Millon. Il sito era posto a 40 km nord-est di Città del Messico, esso era stato il più vasto e potente centro urbano della mesoamerica tra il 200 e il 650 d.C. • I resti delle strutture giacevano subito sotto la superfice La ricognizione iniziò con fotografie aeree a bassa quota e con un’indagine preliminare al suolo, grazie al quale fu possibile definire il profilo irregolare della città; l’area urbana fu sottoposta ad una ricognizione intensiva. Vennero anche condotti scavi di sondaggio per verificare i risultati della ricognizione. Teotihuacàn era stata costruita sulla base di un piano regolare, con 4 quadranti determinati dall’intrecciarsi della grande strada nord-sud con una perpendicolare est-ovest. 3.5. Indagini di superficie sul sito di Tell Halula L’archeologo australiano Mandy Mottram condusse le indagini di superfice a Tell Halula, nella Sira settentrionale nel 1986. Si propose di identificare le diverse culture, la localizzazione e l’estensione del loro insediamento. Precedenti studi indicavano un’occupazione durante il periodo di Halaf (5900-5200 a.C.). • Una volta stabilita l’estensione del sito, i manufatti furono raccolti dalla superficie. L’analisi topologica dei manufatti permise di identificare 10 fasi di occupazione. Un programma GIS fu utilizzato per rappresentare su una mappa la distribuzione di manufatti. Risultato: indicato il numero, la grandezza e la cronologia dei differenti insediamenti; si scoprì che il sito era originariamente composto da due “tell”, uno a sud-est e l’altro a nord-ovest, molti degli ultimi insediamenti sono stati con ogni probabilità più estesi. Molte delle occupazioni ebbero luogo durante il Neolitico (8800-6900 a.C.) e il sito venne definitivamente abbandonato verso il 600 a.C., l’utilizzo principale è stato quello agricolo. 3.6. L’archeologia subacquea Ha ricevuto il primo impulso nel 1853-1854, essa si è sviluppata in un autonomo campo d’indagine. Attraverso le tecniche dell’archeologia subacquea è possibile indagare una grande varietà di siti. I metodi di prospezione geofisica si rivelano utili nella localizzazione di siti sommersi. Lo scavo subacqueo è un’operazione complessa e costosa, può essere necessario spostare grandi quantità di sedimento. • Cesti attaccati a palloni riempiti d’aria compressa per sollevare oggetti pesanti, o aspiratori che servono a rimuovere il sedimento. 3.7. il relitto della Red Bay: scoperta e scavo l’archeologia subacquea sta cominciando a fornire una descrizione dettagliata di come si svolgeva la caccia alla balena dei pescatori baschi nella Red Bay, durante il XVI secolo. Nel 1977 l’archeologo canadese James A. Tuck, avviò uno scavo sull’isola che chiude il porto di Red Bay e individuò i resti delle strutture di trasformazione del grasso di balena in olio. Nel 1978 un sommozzatore individuò un relitto che giaceva su un fondale, fu creduto essere quello del San Juan. Tra il 1980 e il 1984 un’èquipe del Parks Canada condusse un rilevamento e uno scavo. Lo scavo fu controllato da una chiatta appositamente attrezzata. Nuova tecnica uso della gomma a base di lattice per compiere i calchi del legname che componeva la barca, fu possibile avere una precisa documentazione. Sulla base dei disegni e dei calchi venne realizzato un modello dell’imbarcazione in scale 1:10, emersero così molti dettagli affascinanti. 3.8. Ricognizione geofisica al sito romano di Wroxeter La romana Wroxeter si estende su un’area di quasi 75 ha, ed era il 4° centro urbano della provincia romana della Britannia; essa è sopravvissuta in gran parte senza danni. Lo scavo non è stato l’unico mezzo per raccogliere informazioni sullo sviluppo della città. Ricognizioni aeree intensive condotte nell’arco di molti anni hanno delineato il profilo della città e dei suoi sviluppi. Il Wroxeter Hinterland Project cominciò con lo studiare l’effetto della città sul territorio circostante. Fu deciso di effettuare una ricognizione geofisica dell’intera città. Risultati: nell’area centrale edifici prestigiosi circondati da quartieri di artigiani; presenza di una fitta rete di attività industriali. Un certo numero di fossati circolari evidenziano delle difese precedenti all’Età del ferro. Una cronologia storica bene determinata può essere utilizzata per datare eventi di regioni circostanti o anche aree più lontane. La datazione tramite il metodo del radiocarbonio ha portato al collasso questo metodo di datazione l’intera cronologia dell’Europa preistorica era stata costruita su false ipotesi. ▲ La datazione con metodi storici è uno dei procedimenti più importanti. Prima dell’avvento dei metodi radioattivi, il conteggio delle varve e degli anelli di accrescimento degli alberi costituivano i sistemi di datazione assoluta più attendibili (solo però in due regioni del mondo: Scandinavia e sud-ovest america). Ogni metodo si datazione assoluta si basa sull’esistenza di un processo regolare. ▲ Metodo degli anelli di accrescimento (dendrocronologia): L’accrescimento delle piante varia nel corso di ciascun anno, la loro grandezza dipende dalle condizioni climatiche. La moderna tecnica di misurare gli anelli degli alberi è stata sviluppata dall’americano Douglass all’inizio del XX sec. (alla fine degli anni ’30 si sviluppa anche in Europa). Attualmente ha due compiti: 1. Come utile strumento per calibrare o correggere le date ottenute con il radiocarbonio: grazie allo sviluppo di lunghe sequenze di anelli di accrescimento, è possibile verificare e calibrare i risultati ottenuti con il radiocarbonio. 2. Come metodo indipendente di datazione: se gli uomini del passato hanno usato un certo tipo di legno, per la quale oggi disponiamo di una sequenza cronologica definita, si può ottenere una datazione utile. La dendrocronologia non è applicabile su scale mondiale a causa di 2 limitazioni: a. Può essere applica solo ad alberi delle regioni non tropicali. b. Per la datazione autonoma, il campo si restinge a quelle specie di alberi che hanno permesso la costruzione di una sequenza a ritroso, sono state realmente utilizzata dalle popolazioni del passato. La data dendrologica fa riferimento all’abbattimento dell’albero; l’archeologo devo formulare un giudizio sul tempo trascorso fra l’abbattimento dell’albero e l’ingresso del legno nel deposito archeologico. ▲ Metodo delle varve: si basa sulla stratificazione di sedimenti o varve; misurando lo spessore è possibile legare insieme lunghe sequenze temporali. Sviluppi importanti nella datazione assoluta dopo la Seconda guerra mondiale grazie agli “orologi radioattivi” che si basano sul decadimento radioattivo. Il metodo più noto è quello del radiocarbonio, un altro metodo importante è la termoluminescenza. ▲ Radiocarbonio: nel 1949 il chimico americano Willard Libby pubblicò le prime datazioni ottenute con il radiocarbonio. I neutroni reagiscono con gli atomi di azoto dell’atmosfera producono atomi di carbonio-14, che sono instabili. Libby determinò che occorrevano 5568 anni perché decadesse la metà del 14C contenuto in un campione. Quando una pianta o un animale muore cessa l’assunzione di 14C, e incomincia a diminuire la sua concentrazione, portando al decadimento di 14C. misurando la quantità di radiocarbonio rimasta nel campione si può determinare l’età di un tessuto vegetale o animale morto. La precisione della misurazione è condizionata dagli errori di conteggio e da altri fattori che rendono imprecise le misurazioni. Quindi le date sono sempre accompagnate da una stima dell’errore probabile. Con le nuove tecnologie si può arrivare ad una datazione anche con pochissimi milligrammi di carbone. Molti laboratori hanno adottato la spettrometria di massa con accelerante (AMS). Libby sosteneva che la concentrazione di 14C nell’atmosfera fosse costante, ma si è scoperto che essa è variata lo spostamento all’indietro di molte date hanno dato vita alla così detta “seconda rivoluzione del radiocarbonio”. I risultati alterati possono essere causati dall’insufficienza del campione o dalle inadeguate procedure del laboratorio. Le principali cause nel lavoro sul campo: 1. Contaminazione prima del campionamento. 2. Contaminazione durante o dopo il campionamento: i campioni contenenti radiocarbonio devono essere sigillati, all’interno di un contenitore pulito e contrassegnati all’esterno. Il contenitore deve essere poi posto dentro un secondo involucro. 3. Contesto di deposizione: finché non si sa come il materiale organico sia finito nella posizione in cui è stato rinvenuto, ogni interpretazione precisa è impossibile. 4. Datazione del contesto. Il miglior modo per giungere a una datazione è quello di lavorare alla costruzione di una sequenza relativa interna. Per gli organismi marini o per le creature con una dieta a base di pesce, le datazioni con il radiocarbonio sono di qualche centinaio di anni più vecchie quindi è necessario utilizzare una curva di calibrazione marina. La datazione con il radiocarbonio può essere applicata ovunque: • Usata per datare i dipinti risalenti al Paleolitico superiori situati nella grotta di Chauvet, nella Francia meridionale. È necessario verificare tali datazioni in più laboratori. ▲ Metodo del potassio-argon (K-Ar): è usato dai geologi per datare le rocce; tale metodo si basa sul decadimento radioattivo, il decadimento nelle rocce vulcaniche è molto lento e il potassio-40 si trasforma in gas inerte argon-40. Una variante più sensibile di questo metodo è fusione laser dell’argon-argon. • Es. la Gola di Olduvai, in Tanzania, è uno dei siti più importanti per lo studio dell’evoluzione degli ominidi. Situata nella Rift Valley, Olduvai è un’area vulcanica e ha una cronologia di 2 milioni di anni. I limiti della datazione con il potassio-argon sono accompagnati da una stima dell’errore, inoltre esso può essere applicato solo per datare siti sepolti sotto rocce vulcaniche. ▲ Metodo dell’uranio-piombo: si basa sul decadimento radioattivo dell’uranio-piombo; utile per il periodo che va da 500 000 a 50 000 anni fa. Due isotopi radioattivi dell’elemento uranio decadono secondo una successione di stadi che porta alla formazione di elementi progressivamente meno pesanti. Due di questi elementi decadono a loro volta con un tempo di dimezzamento utile per la datazione. Gli isotopi sono misurati contando le loro emissioni alfa. Il metodo è utilizzato per datare rocce ricche di carbonato di calcio; anche i denti possono essere datati con questo metodo, perché l’uranio solubile nell’acqua si diffonde nella dentina. ▲ Metodo delle tracce di fissione: fissione spontanea dell’isotopo dell’uranio nell’ossidiana e in altri vetri di origine vulcanica. L’uranio si divide talvolta in due parti, durante la fissione spontanea le due parti sii allontanano velocemente, e causano molti danni alle strutture che li contengono. Questo danno è visibile, le tracce vengono contate utilizzando un microscopio ottico. Conoscendo la velocità di fissione si può arrivare a determinare una data. • Questo metodo è utile nei siti del Paleolitico, esso può essere applicato anche ai manufatti in ossidiana che sono stati esposti al fuoco durante le fasi di produzione o dopo l’uso. Tre metodi che permettono la datazione attraverso la misurazione delle radiazioni ricevute dal campione, utilizzati per datare materiali cristallini: ▲ Metodo della termoluminescenza: può datare la ceramica e i materiali inorganici che risalgono prima di 50 000 anni fa, però le date sono meno precise. Tale metodo si usa sui minerali le cui trappole di elettroni sono state portate a zero con l’esposizione ad alte temperature. In condizioni ideali la radioattività del suolo si può misurare direttamente nel sito, sotterrando una piccola capsula contenete materiale radiosensibile, che deve essere lasciato in situ per circa un anno. L’energia persa dagli elettroni quando vengono liberati dalle trappole è emessa come una radiazione di luce. La luminescenza viene misurata ed è direttamente proporzionale al numero di elettroni intrappolati. • Es. datazione della terra cotta “testa di Jemaa” rinvenuta in Nigeria. Date con la termoluminescenza possono essere ottenute anche dai sedimenti e dai depositi in grotta di carbonato di calcio. ▲ Metodo di datazione ottico: utilizzato per datare i minerali che sono stati sottoposti alla luce piuttosto che al calore. Le trappole di elettroni sono state svuotate da diversi minuti di esposizione alla luce solare. È importante affiancare ai nuovi metodi di datazione quei metodi che sono già stati ampiamente testati. Il metodo può essere usato con successo per datare depositi eolici. ▲ Metodo della risonanza di spin elettronico (ESR): usata per i materiali che si decompongono quando vengono riscaldati (come la datazione dello smalto dei denti). Il campione da analizzare viene polverizzato ed esposto a radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza. La forza del campo può essere cambiata e gli elettroni intrappolati nel campione assorbono microonde. Recentemente è stato possibile datare piccoli frammenti di sente senza prima doverli polverizzare. L’intervento temporale databile con questo metodo è limitato, poiché la stabilità egli elettroni intrappolati tende a deteriorarsi nel tempo. Il decadimento radioattivo non è influenzato dalla temperatura o da altre condizioni ambientali. Altri processi non sono calibrati in anni in natura, ma in linea di principio si può far si che diano date assolute. Esse possono rivelarsi di enorme aiuto per ordinare i campioni in una sequenza relativa che distingua quello che è più antico da quello più recente. ▲ Idratazione dell’ossidiana: ideata dai geologi americani, si basa sul principio che l’ossidiana quando viene spezzata, comincia ad assorbire acqua e forma uno strato di idratazione che può essere misurato in laboratorio. Non esiste una velocità di accrescimento o di idratazione universalmente valida. Inoltre, le ossidiane provenienti da cave divere presentano differente composizione chimica. Il metodo quindi deve essere calibrato per confronto con una sequenza cronologica definita. Tale metodo è utile per stabilire le date relative di strati differenti all’interno di un sito di un’area. ▲ Metodo della receminazzione degli aminoacidi: applicato per la prima volta agli inizi degli anni ’70, utilizzato per datare le ossa umane e animali; può essere applicato a materiale risalente fino a 100 000 anni fa. Gli aminoacidi che entrano nella costituzione delle proteine presenti negli organismi viventi, possono esistere in due forme dette eniantrometri. Differiscono nella loro struttura chimica; dopo la morte gli aminoacidi si trasformano a velocità costante Essendo un metodo di datazione assoluta, la validità del metodo dipende dalla precisione della calibrazione. ▲ Datazioni delle incisioni su roccia con il metodo del rapporto tra cationi: sulla superficie delle rocce esposte alla polvere del deserto si forma una sorta di patina detta “vernice del deserto”, composta di minerali argillosi. Si basa sul principio che i cationi di alcuni elementi sono più solubili di altri; non esiste una velocità di diminuzione assoluta. ▲ Metodo del cloro-36: dipende dall’accumulazione di nuclidi sulla superficie della roccia quando è sottoposta a radiazione cosmica. La concentrazione nei campioni di cloro-36 sulla superficie della roccia è calcolata utilizzando uno spettrometro di massa accelerato. Fornisce informazioni su quanto tempo la superficie della roccia è rimasta esposta. ▲ Datazione archeomagnetica: il campo magnetico terrestre varia continuamente, misurando la magnetizzazione termoresidua si possono costruire diagrammi delle variazioni della direzione orientata del campo magnetico nel tempo. La variazione nell’intensità del campo magnetico varia indipendentemente dalla direzione orientata del campo, si devono costruire differenti sequenze principali. L’uso di un metodo assoluto a supporto di un altro metodo assoluto può condurre a risultati interessanti. Uno dei metodi più efficaci per stabilire correlazioni tra sequenze è quello di individuare all’interno di esse uno stesso evento impostante, eventi assai rari e generalmente di natura catastrofica. Molto comuni sono le eruzioni vulcaniche. • Gli scienziati hanno provato a correlare i danni causati dai terremoti con le eruzioni vulcaniche avvenute a media distanza, ma i due eventi risultano spesso indipendenti tra loro. Tefracronologia tecnica che distingue la tefra dai diversi materiali di origine vulcanica che possono essere presenti nei depositi terrestri o su fondali marini. Il prodotto di ogni singola eruzione presenta differenze significative. SCHEDE DI APPROFONDIMENTO: 4.2 Il decadimento radioattivo Il carbonio esiste in natura in più forme, esso ha 3 isotopi: 12C, 13C e 14C. I numeri corrispondono al peso atomico. In ogni campione di carbonio il 98,9% è 12C, l’1,1% è 13C. Il 14C è prodotto nella parte superiore dell’atmosfera, dal bombardamento dell’azoto. Esso decade emettendo deboli radiazioni beta verso l’isotopo dell’azoto; questo processo di decadimento radioattivo avviene indipendentemente dalle condizioni ambientali. Il dimezzamento è dato a 5730 anni. 4.3 La pubblicazione delle date ottenute con il metodo del radiocarbonio I laboratori che effettuano datazioni con il metodo del radiocarbonio forniscono una stima dell’età di un campione, misurando l’attività del radiocarbonio presente. Il valore misurato viene convertito in una data, espressa come numero di anni intercorsi tra la morte di un organismo e il presente (inteso come 1950); le date sono espresse in BP, cioè anni before the present. 3700 +/- 100 BP (P-685) il primo numero indica gli anni BP; il secondo numero è lo scarto quadratico medio, cioè l’errore probabile; infine tra parentesi il codice di identificazione del laboratorio di analisi. Diversi fattori ostacolano la misurazione precisa dell’attività, tutte le date determinate con il radiocarbonio sono affette da un errore statistico. La convenzione scientifica ha il merito di essere molto chiara, ma presenta l’inconveniente di non contemplare la discussione di una data non calibrata in anni a.C. o d.C. La convenzione “storica” è più agevole da utilizzare e quindi preferita da molti archeologi. foresta sembra essere stata relativamente fitta, con un ricco sottobosco; lo studio deglii anelli di accrescimento fornirà ulteriori dati riguardo le variazioni climatiche in quel periodo. L’accrescimento degli anelli degli alberi varia con il clima; lo studio di una particolare sequenza di anelli può fornire importanti dati sull’ambiente. Gli anelli possono anche registrare cambiamenti drammatici e repentini del clima. Lo studio della relazione tra anelli di accrescimento e clima ha fatto progressi grazie all’uso delle misurazioni con i raggi X. L’importanza degli anelli nasce dal fatto che si tratta di resti organici che sono in grado di offrire una vasta gamma di dati per la ricostruzione dell’ambiente. Il primario interesse ambientale è di ricostruire la vegetazione che gli uomini del passato possono aver incontrato. Le comunità vegetali presenti in un determinato periodo e area danno indizi anche sulla vita dell’uomo. ▲ Analisi pollinica: la palinologia è lo studio dei granuli pollinici, può essere applicata a una vasta gamma di siti e fornisce informazioni sulla cronologia e sull’ambiente. Essa è inoltre in grado di fornire dati sulle variazioni della vegetazione nel tempo. Le variazioni testimoniate per i periodi postglaciali sono di piccole dimensioni rispetto a quelle avvenute in precedenza. Raikes ha concluso che i cambiamenti ecologici devono essere attribuiti più probabilmente alla variabilità annuale del clima e della piovosità. ▲ Cuticole fossili: la cuticola è un sottile strato protettivo che impregna e riveste la parete esterna delle cellule epidemiche delle foglie; la cutina è una sostanza molto complessa che conserva la forma delle cellule silicizzate di differenti forme. L’analisi delle cuticole costituisce un utile supporto alla palinologia quando è necessario identificare pianti o parti di esse; le cuticole possono essere prelevate dallo stomaco o dalle feci degli animali. ▲ Fitoliti: piccole particelle di silice derivate dalle cuticole delle piante, sopravvissute dopo che il resto dell’organismo si è decomposto. Questi cristalli sono utili perché si conservano bene nei sedimenti antichi e presentano miriadi di forme e dimensioni diverse. Essi ci dicono quali tipo di piante utilizzava l’uomo. ▲ Analisi delle diatomee: le diatomee sono alghe unicellulari che presentano parete cellulare di silice; le pareti silicizzate si accumulano in gran quantità sul fondo dello specchio d’acqua in cui vivono le alghe. Le loro forme e i loro disegni caratteristici consentono una identificazione precisa e riflettono la composizione floristica. Le associazioni di diatomee possono testimoniare anche se l’acqua è dolce, salmastra o salata. ▲ La “vernice” del deserto: è presente sulle rocce dei deserti del tardo Pleistocene, è costituita da aggregazioni naturali di ossidi di magnese e di ferro, minerali argillosi e materiale organico. Possono fornire dati sul cambiamento delle condizioni e sulla quantità dei diversi tipi di piante nella vegetazione circostante. L’applicazione di questa tecnica è difficile, perché gli strati sono molto sottili e non è semplice individuare le sequenze. ▲ DNA delle piante: i componenti più piccoli delle piante sono i loro DNA. Una grande varietà di resti vegetali di maggiori dimensioni sono recuperabili durante ricerche archeologiche e forniscono dati importanti riguardo le piante nelle vicinanze del sito o consumate dalla popolazione. ▲ Recupero sul campo: il recupero di elementi vegetali dai sedimenti è semplificato dallo sviluppo di nuove tecniche di setacciatura e flottazione. I sedimenti non costituiscono la sola fonte di resti vegetali. ▲ Semi e frutti: analizzandoli si possono identificare le specie cui appartenevano; l’identificazione dipende dal tipo e dalla qualità delle tracce. ▲ Residui vegetali: l’analisi chimica dei resti vegetali nel vasellame può offrire idee sulle specie disponibili. ▲ Resti di legno: lo studio del carbone di legna materiali molto duro, è un reperto molto comune negli scavi archeologici. Una volta che i frammenti sono stati individuati, setacciati lavati e fatti asciugare possono essere esaminati al microscopio. I campioni tendono a riflettere la scelta dei legnami compiuta dall’uomo. Alle volte l’analisi dei carboni può essere combinata con testimonianze di altro tipo e fornire informazioni sull’ambiente. Anche il legno impregnato d’acqua e quello essiccato possono essere sottoposti a queste analisi. I resti animali furono i primi reperti utilizzati dagli archeologi del XIX sec per caratterizzare il clima dei periodi preistorici. Alla base c’era il concetto che specie differente erano assenti, presenti o abbondanti in alcuni periodi, l’ipotesi che ciò riflettesse i cambiamenti delle condizioni climatiche. I piccoli animali costituiscono indicatori climatici e ambientali perché sensibili alle fluttuazioni e vi si adattano in maniera relativamente veloce. Inoltre, la microfauna tende ad accumularsi su un sito in maniera naturale. • Insettivori, roditori e pipistrelli: sono le specie più facili da trovare, bisogna assicurarsi che le ossa siano contemporanee allo stato in cui sono conservate e se i reperti non sono intrusivi. Alcune specie possono essere indicatori di condizioni molto particolari: es. i batiergi sembrano crescere di più in corrispondenza della vegetazione dovuta a un aumento di piovosità. • Uccelli e pesci: le ossa sono molto fragili, possono essere usate per determinare le stagioni in cui un sito era abitato. • Molluschi terrestri: le conchiglie si conservano nei contesti alcalini; esse rispecchiano le condizioni locali e possono fornire dati sui cambiamenti del microclima. Occorre tener presente che molte specie hanno un’alta tolleranza e la reazione hai cambiamenti è molto lenta. È necessario stabilire se le conchiglie sono deposte in situ o se sono state trasportate dall’acqua o dal vento. È molto importante la qualità di conservazione per poterle identificare. • Molluschi marini: gli accumuli di molluschi marini possono aiutarci a delineare le antiche linee di costa. I cambiamenti climatici suggeriti da queste variazioni della presenza o dell’abbondanza delle diverse specie si possono confrontare con i risultati dell’analisi degli isotopi dell’ossigeno delle conchiglie. • Vermi e insetti: varietà di nematodi (vermi non segmentati) e anellidi. Gli esoscheletri degli insetti possono essere molto resistenti alla decomposizione. Dato che conosciamo la distribuzione e le necessità ambientali dei loro moderni discendenti, si possono usare i resti degli insetti come indicatori di condizioni climatiche. Si studiano le associazioni di specie, maggiore è il numero delle specie presenti, maggiore sarà la precisione dei risultati. Gli insetti sono indicatori di cronologia e delle temperature medie stagionali e annuali. I resti dei grandi animali possono aiutarci a ricostruire la dieta degli uomini del passato. I grandi animali come indicatori ambientali sono meno attendibili, in quanto meno sensibili hai cambiamenti climatici e le ossa ritrovabili nei siti possono essere frutto di caccia (quindi selezionati). Le ossa si conservano anche all’interno di siti saturi d’acqua non acidi. Dopo la raccolta si devono identificare più frammenti possibili (lavoro per zoologi o zooarcheologi); l’identificazione è condotta tramite confronto con materiale di riferimento. • L’anatomia e la dentatura possono fornirci informazioni riguardo alla loro dieta. Ma la maggior parte delle informazioni riguardo l’habitat deriva dallo studio delle specie moderne. • È difficile mettere in relazione le variazioni nella macrofauna di un sito con le variazioni della temperatura. I grandi mammiferi non sono indicatori attendibili della vegetazione; ci sono però delle eccezioni come lo stambecco e la renna. La fauna può essere usata per stabilire in quali stagioni un sito fosse frequentato. Si deve sempre tenere presente che le fluttuazioni faunistiche possono avere altre cause oltre al clima e all’età dell’uomo. Nel dibattito sulle grandi estinzioni ci sono due ipotesi principali: 1. Un gruppo di studiosi pensa che a causare l’estinzione nel Nuovo Mondo e in Australia sia stato l’arrivo dell’uomo. 2. L’altro gruppo sostiene che la causa principale vada ricercate nel cambiamento del clima. Questo però non spiega perché cambiamenti simili avvenuti in precedenza non abbiano portato all’estinzione. 3. Teoria di compromesso: ad opera di Norman Owen-Smith, egli sosteneva che il sovrasfruttamento dell’uomo condusse alla scomparsa dei megaerbivori, che comportò un cambiamento nella vegetazione, che condusse a sua volta all’estinzione degli erbivori di media taglia. Con l’ausilio di nuove tecniche possiamo trarre dalle ossa dati ambientali più specifici. Le ossa non sono le sole fonti di notizie sulla macrofauna; impostanti sono anche le orme o gli escrementi fossili essi rivelano quali animali fossero presenti in ogni periodo, rivelano di cosa si nutrivano. SCHEDE DI APPROFONDIMENTO: 6.4 L’analisi pollinica Nell’analisi pollinica le esine vengono estratte dal terreno, studiate al microscopio e identificate sulla base della forma. Una volta quantificate sono rappresentate come curve su un diagramma pollinico. I sedimenti che conservano meglio i pollini sono gli ambienti acidi e poco areati; anche i sedimenti all’interno di grotte si rivelano normalmente utilizzabili grazie all’umidità e alla temperatura costante. Grande cura deve essere posta nell’evitare contaminazioni dovute agli strumenti utilizzati o al contatto con l’atmosfera. Le provette sigilliate contenente i campioni sono esaminate in laboratorio. Ogni genere di piante produce granuli pollinici particolari. Dopo l’identificazione, viene calcolata la quantità di polline per ogni tipo di pianta presente in ciascuno strato, il dato viene espresso in un diagramma. Specie diverse producono quantità diverse producono quantità diverse di polline e possono essere sovra-o sottorappresentate nel campione. Occorre tenere presente anche le modalità di impollinazione; è necessario assicurarsi che non ci sia stata commistione di strati e tener conto dell’impatto umano. I pollini in terreni posti lontani dagli insediamenti umani tendono a riflettere la vegetazione locale, mentre le torbiere conservano pollini di un’area più vasta. 6.6 La site catchement analysis Gli uomini sono agenti geomorfici portano grande quantità di materiali diversi nei loro insediamenti. Il site catchement (area di approvvigionamento di un sito) è tutta l’area dalla quale è stato ricavato il contenuto di un sito. La SET si basa sull’ipotesi che più lontana dal sito è l’area delle risorse, meno probabilmente essa sarà sfruttata. Si è stimato che le comunità di cacciatori-raccoglitori sfruttano solitamente un’area di 10 km (è il tempo a costituire il fattore limitante). I dati così ottenuti vengono portati su carta. Molti studiosi tracciano un cerchio intorno ai siti, altri usano una mappa digitale e se possibile utilizzano i GIS. La determinazione dell’area circostante i siti di cacciatori-raccoglitori comprende lo studio del paesaggio e la localizzazione di sorgenti d’acqua. La determinazione dell’area circostante a siti di agricoltori è più complessa, perché bisogna ricostruire quali terreni venivano sfruttati o meno. L’analisi del suolo può fornire un’indicazione grossolana della sua lavorabilità. • Lavoro di Kent Flannery a Oaxaca, il punto di partenza non fu la produttività potenziale dell’area, ma le risorse realmente reperibili sul sito. Il risultato fu una zonazione dell’utilizzazione delle risorse intorno al sito; questo tipo di approccio evita l’artificiosità dello studio di un’area predeterminata, ma corre il rischio di ignorare risorse che potevano essere impiegate ma che non hanno lasciato tracce archeologiche. 6.7 Mappatura di un ambiente antico: Cahokia e i GIS Ricostruire un’ambiente preistorico umano richiede una conoscenza dettagliata dell’ambiente naturale. Gli archeologi si servono di sistemi di mappature che si basano su programmi informatici lo sviluppo dei GIS permette l’organizzazione di complessi dati spaziali arrangiandoli come una serie di strati separati. Studio condotto nella vallata del Fiume Mississippi negli Stati Uniti, ricca di siti preistorici Cahokia è uno dei più importanti. Recentemente George Milner ha dato vita a un progetto di ricerca che si propone 3 obbiettivi: 1. Identificare i cambiamenti nella sua superficie di calpestio 2. Valutare la disponibilità di risorse differenti in aree differenti 3. Determinare il motivo per il quale i siti sono stati ubicati dove si trovano. Il lavoro è cominciato con l’esame sistematico della documentazione esistente. Il passaggio naturale durante il periodo di massima fioritura di Cahokia è stato modellato mettendo l’attenzione sulle caratteristiche più importati della pianura alluvionale: l’estensione, la disposizione e la natura della palude. La distribuzione spaziale di grandi e piccoli insediamenti viene analizzata per identificare i fattori naturali e sociali che hanno determinato il posizionamento del sito. La gente era in grado do trarre vantaggio sia dai terreni secchi sia dalle acque. Alcune lacune nella distribuzione degli insediamenti possono corrispondere a luoghi nei quali l’attività del fiume ha distrutto il sito. Il progetto GIS ha indicato una forte propensione per le terre umide come modello di insediamento nel periodo Cahokia. Cap 7. CHE COSA MANGIAVANO? Sussistenza e dieta I resti microbotanici possono essere d’aiuto nel ricostruire alcuni aspetti dell’alimentazione del passato. Alcune minute particelle di silice dette fitoliti sono elementi di certe parti delle piante, essi posso aiutare a distinguere le specie selvatiche da quelle domestiche. • Es. Lo scienziato giapponese Hiroshi Fujiwara ha rinvenuto fitoliti di riso incorporati nella più tarda ceramica Jomon; inoltre ha localizzato antiche risaie attraverso il recupero di fitoliti di riso da campioni di suolo. I fitoliti trovati attaccati ai tagli di strumenti litici possono indicarci le piante sulle quali gli strumenti venivano utilizzati; inoltre nei coproliti si conservano spesso granuli pollinici. È utile ipotizzare che in ogni mente umana esista una visione del mondo, non limitata alla sola rappresentazione delle relazioni spaziali. Le comunità di persone che vivono insieme condividono la stessa cultura e parlano la stessa lingua, spesso condividono anche la stessa visione del mondo. • Si può parlare di una mappa cognitiva comune, quest’approccio è anche chiamato “Individualismo metodologico”. Non c’è alcuna testimonianza a favore di sistematiche e significative differenze di capacità tra le razze umane viventi. Alcuni archeologi e antropologi fisici ritengono che un vero linguaggio potrebbe essere stato sviluppato da Homo habilis intorno a 2 milioni di anni fa; altri pensano che una piena capacità di linguaggio si sia sviluppata solo in tempi molto recenti, quando apparve Homo sapiens sapiens. ▲ Tutt’oggi non esiste una chiara metodologia per determinare in quale momento potrebbe essere nato il linguaggio. Mentre la produzione di semplici strumenti di ciottolo può forse essere considerata un atto semplice, la fabbricazione da parte di Homo erectus di oggetti così belli, sembra un atto più progredito. ▲ Se il costruttore dello strumento possiede una qualche duratura nozione o immagine di ciò che dovrebbe essere il prodotto finale, uno strumento finito dovrebbe essere molto simile ad un altro. ▲ Ciò implica che ogni persona che fabbrica strumenti aveva in mente il concetto di differenti forme di strumenti. Dobbiamo distinguere il culto da altre attività, è importante non perdere di vista l’oggetto trascendente o soprannaturale dell’attività di culto. Il rituale religioso comprende l’esecuzione di atti di adorazione verso la divinità; in tali rituali sono 4 componenti principali: 1. Concentrazione dell’azione 2. Zona di confine tra il mondo terreno e l’Aldilà 3. Presenza della divinità 4. Partecipazione e offerta. La sepoltura rituale di oggetti con un significato legato a un culto è una delle prime indicazioni attestate di pratica di culto. Dall’analisi di questi punti possiamo individuare più concretamente quali sono gli indicatori archeologici del rituale: Concentrazione dell’azione • Il rituale si può svolgere in un luogo caratterizzato da speciali associazioni naturali • Si può svolgere in edifici destinati alle funzioni sacre • La struttura e gli strumenti utilizzati per il rituale possono adottare mezzi che si riflettono nell’architettura, in semplici impianti fissi e nella suppellettile mobile. • È probabile che l’area sacra sia ricca di simboli ripetuti Zona di confine tra il mondo terreno e l’Aldilà • Il rito può comprendere sia imponenti cerimonie pubbliche sia misteri nascosti ed esclusivi • I concetti di purificazione e contaminazione possono riflettersi nelle strutture e nella manutenzione. Presenza della divinità • L’associazione con la divinità si può riflettere nell’uso di un’immagine di culto o di una rappresentazione della divinità in forma astratta • I simboli rituali si riferiranno spesso all’iconografia delle divinità venerate e ai miti loro associati • I simboli rituali possono riferirsi anche a rituali funerari e ad altri riti di passaggio. Partecipazione e offerta • La variazione comprenderà la preghiera e speciali movimenti o gesti di adorazione • Il rituale può impiegare vai strattagemmi per indurre l’esperienza religiosa • Si possono sacrificare vittime animali o umane • Cibo e bevande possono essere portate sul luogo di culto • Altri oggetti materiali possono essere portati e offerti • Un grande investimento di ricchezza si può riflettere nell’apparato cerimoniale e in quello delle offerte • Un grande investimenti di ricchezze si può vedere negli edifici e nei suoi annessi. Solo pochi di questi indicatori saranno trovato in un solo contesto archeologico. Che si tratti si un sito per il rituale religioso può essere più facilmente provato quando esiste un’esplicita iconografia nei simboli utilizzati. Anche il riconoscimento di offerte può rivelarsi utile, in genere le offerte sono beni materiali. È molto più facile riconoscere che un dono è stato abbandonato che non il motivo; insiemi di oggetti speciali ricchi di valore simbolico, si trovano a volte associati con edifici in maniera tale che è chiaro il motivo della loro presenza. Notevoli associazioni di beni vengono trovate anche in contesti lontani dal santuario. A volte può capitare di trovare un numero così grande di oggetti preziosi che sembra chiaro che furono abbandonati per scopo rituale: ▲ Es. Cenote a Chichén Itzà. L’ultimo sito maya nello Yucatàn settentrionale, erano state gettate enormi quantità di beni ricchi di valori simbolici. SCHEDE DI APPROFONDIMENTO 10.2 L’arte paleolitica delle caverne Le caverne sono concentrate in determinate regioni, esse furono occupate durante l’intero periodo del Pleolitico Superiore, dal 30 000 a.C. in avanti. La maggioranza delle testimonianze artistiche si riferisce alla fine dell’era glaciale che termina verso il 10 000 a.C. Gli artisti delle caverne utilizzavano un’ampia varietà di tecniche figurative: linee dipinte con le dita, produzione plastica in argilla, incisioni a basso rilievo, stancil di mani ecc… Molte delle raffigurazioni sono difficilmente interpretabili e vengono classificati come “simboli”, tra le figure riconoscibili prevalgono gli animali. Esistono rare raffigurazioni di esseri umani, e variano nelle dimensioni. • Il primo studio sistematico sull’arte parietale delle caverne venne condotto negli anni ’60 dall’archeologo francese Andrè Leroi-Gourhan. Giunse alla conclusione che le pitture parietali formavano composizioni organiche; studiando in ciascuna caverna le posizioni e le associazioni delle figure credeva di aver trovato “il piano” in base alla quale veniva decorata la caverna. • Oggi sappiamo che lo schema di Leroi-Gourhan è troppo generalizzato, ogni caverna è diversa; esiste però un’unità tematica fondamentale e la posizione delle figure sulle pareti non è casuale. L’arte delle “caverne” era prodotta soprattutto all’aperto, ma la grande maggioranza dei dipinti è andata perduta a causa degli agenti atmosferici. Cap 11. CHI ERANO? CHE ASPETTO AVEVANO? L’archeologia delle persone Uno dei fini principali dell’archeologia è quello di ricercare gli aspetti della vita delle persone che produssero il documento archeologico. Lo scopo principale è quello di stabilire l’età e il sesso dei defunti. Il primo passo è stabilire l’effettiva presenza di resti umani, gli archeologi preparati dovrebbero saper riconoscere anche singole ossa e i frammenti ossei più grandi. Le mummie non sono gli unici corpi conservati intatti: altri si sono conservati poiché essiccati con processi naturali. In circostanze eccezionali possono essersi conservate le creste cutanee dei polpastrelli che producono le impronte digitali. Anche nei casi in cui il corpo è del tutto scomparso ne può rimanere la testimonianza, recuperabile grazie ai calchi in gesso. • La maggioranza dei resti umani si presenta sotto forma di veri e propri scheletri e di frammenti di ossa. Nel caso di corpo intatti e di raffigurazioni artistiche, il sesso si deduce dai genitali; se non sono presenti saranno utili altri caratteri secondari come le mammelle, barba o baffi. Gli scheletri e i resti ossei umani privi di tessuti molli consentono una maggiore precisione; il miglior indicatore del sesso è la forma della pelvi (bacino) che differisce. • In generale le ossa dell’uomo sono più grandi e con inserzioni muscolari più sviluppate, inoltre hanno il cranio più grande; le donne hanno lo sterno più corto. • Nei bambini non è possibile stabilire il sesso con lo stesso criterio, spesso si possono formulare solo congetture. Recentemente è stata sviluppata una nuova tecnica per determinare il sesso, attraverso l’analisi del DNA che può essere estratto anche da antiche feci. I migliori indicatori dell’età sono i denti, lo smalto dentario si accresce a un tasso regolare, che può essere misurato, le sue microscopiche linee di accrescimento formano creste. Misurando le creste dei denti appartenenti a esemplari fossili si arriva a sapere l’età. I nostri antichi progenitori crescevano più rapidamente di noi; ciò è supportato dal fatto che le creature più piccole maturano prima di quelle più grandi. Altri ricercatori rimangono scettici su questo metodo di datazione. • Ulteriori indizi sull’età possono essere forniti anche da altri aspetti dei denti. Anche le ossa vengono utilizzate per stabilire l’età di un defunto lo sviluppo delle ossa del polso e dalla mano sono molto utili. Il grado di fusione delle strutture tra le ossa della calotta cranica era una volta considerato un importante indicatore dell’età. Più spesse sono le ossa del cranio, più anziano è l’individuo cui appartengono. Anche le costole possono fornire indicazioni sull’età di morte di individui adulti. • Microstruttura ossea: man mano che si invecchia, l’architettura delle ossa cambia. Applicando questo metodo, anche un frammento può fornire indicazioni sull’età. • Nuovo metodo chimico: misurando il rapporto tra due tipi di acido aspartico presenti nella dentina. Una volta stimata l’età di un campione, si può calcolare la durata della vita media. Si può calcolare l’età media alla morte solo per i corpi e gli scheletri che si sono conservati. L’altezza è un elemento che si può facilmente calcolare se il corpo è interamente conservato, tenendo conto della contrazione causata dalla mummificazione o dall’essicazione. ▲ La formula per calcolare la struttura in base alle ossa lunghe è detta equazione di regressione ed esprime la relazione metrica tra la lunghezza dell’osso e la lunghezza dell’intero corpo. Popolazioni diverse richiedono equazioni differenti. Anche le ossa del braccio possono essere utilizzate per valutare l’altezza di un individuo; in alcuni casi sono state utilizzate anche le impronte delle mani. Il peso si può calcolare facilmente nel caso di corpi intatti, poiché è noto che il pero di un corpo essiccato equivale al 25-30% del peso del corpo vivo. Quindi conoscendo il sesso, la struttura e l’età alla morte si può fare una ragionevole stima del peso. Sono i corpi ben conservati a fornire le immagini più chiare dei volti. Dal Paleolitico Superiore in poi, grazie allo sviluppo delle raffigurazioni artistiche, possediamo anche un grande numero di ritratti. Da periodi più tardi possediamo molte maschere eseguite sul personaggio o mentre era ancora in vita o da morto. • Qualche volta si possono identificare individui storici sovrapponendo ossa e ritratti. Esistono altri metodi per provare l’identità di un defunto come indagini con i raggi X, oppure ricostruzioni del fiso eseguite con una macchina fotografica dotata di scansione laser. Stereolitigrafia tecnica utilizzata per la ricostruzione chirurgica, essa ricrea le superfici esterne ed interne del cranio. È possibile stabilire una relazione tra diversi individui. I gruppi sanguigni possono essere determinati anche in base ai tessuti molli, alle ossa e alla dentina. I gruppi sanguigni vengono ereditati dai genitori in maniera molto semplice, diversi sistemi possono chiarire le relazioni fisiche tra corpi differenti. Le nuove ricerche nel campo della genetica permetteranno di ricostruire le affinità familiari attraverso l’analisi del DNA. Oggi è possibile estrarre anche le piccolissime quantità di DNA rimaste nelle ossa e nei denti. Uno dei caratteri basilari esclusivi dell’uomo è la capacità di camminare abitualmente su due gambe, ovvero il bipedismo. L’analisi di certe parti dello scheletro e delle proporzioni del corpo è il metodo più diretto. Un tipo diverso di testimonianza a favore dell’andatura eretta si può trovare nel cranio la posizione del foro occipitale, alla base del cranio, dove di innesta la colonna vertebrale (lo si può vedere mediante la TAC). Le impronte dei piedi dei primi ominidi, tracce reali della deambulazione umana, sono un’importante fonte di informazioni. ▲ Le impronte dei piedi ci offrono non solo rare tracce di tessuto molle dei nostri progenitori, ma testimoniano anche la deambulazione in posizione eretta in modo molto più chiaro di quanto possano fare le ossa. ▲ Lo studio delle impronte fossili non è limitato solo a periodi di tempo remoti, la maggior parte di queste impronte appartiene a piedi non calzati. Sappiamo che l’uso della mano destra era predominate (grazie agli stencil nelle pitture). L’arte rupestre offre anche altri tipi di testimonianza dell’uso della mano destra. La maggior parte dei graffiti è meglio illuminata a sinistra (sintomo dell’utilizzo della mano destra); anche nei rari casi di rappresentazione di una figura che brandisce qualcosa, l’oggetto è per lo più tenuto nella mano destra. 2. Cercare di valutare la ricchezza di un particolare ambiente in termini di risorse animali e vegetali per stagione, per calcolare quante persone quell’ambiente avrebbe potuto sostenere. Il primo approccio è il più usato. Potenzialmente la valutazione della superficie di abitato è il mezzo più preciso per ottenere indicazioni quantitative sulla popolazione. Per il calcolo demografico è possibile servirsi di altre tecniche come la frequenza dei manufatti e dalla quantità di resti di cibo. L’identificazione delle origini e della distribuzione delle popolazioni in base ai resti umani rinvenuti. Informazioni sui movimenti delle popolazioni primitive si ottiene dall’archeologia del corpo vivente. I dati genetici hanno contribuito a far riprendere in considerazione anche altre migrazioni di popolazioni avvenute nel lontano passato. I membri di una stessa popolazione tendono tutti a portare mutazioni simili, e popolazioni geograficamente vicine hanno sequenza del DNA simili. ▲ L’mtDNA: trasmissibile solo dalla donna, più essere utilizzato per studiare gli spostamenti delle donne. ▲ Si può indicare l’Africa come il luogo di nascita degli uomini moderni. La tecnica della ricerca genetica rivela molo di più di quanto credevamo possibile. La genetica può dirci qualcosa solo sulle popolazioni del passato di cui sono rimasti dei discendenti, non può dirci nulla riguardo popolazioni che si sono estinte. È evidente che gli uomini si prendono cura di se stessi in gruppi sociali, basati spesso in grande misura sulla discendenza. L’archeologia dell’individuo va oltre le questioni di etnicità, comprendendo temi quali il genere, l’età, la parentela, la classe, la religione ecc.. Cap 12. PERCHÉ LE COSE SONO CAMBIATE? La spiegazione in archeologia Nello studio di ciò che è morto e passato vi è il desiderio di apprendere qualcosa che sia al nostro personale modus vivendi e a quello dei nostri contemporanei. Non esiste un accordo unanime su quale sia l’approccio ideale per capire il passato dell’uomo. La New Archaeology al suo nascere richiese l’uso esplicito di teoria e di modelli, e soprattutto della generalizzazione fu criticata come troppo funzionalistica. Le idee e i credo delle società del passato non avrebbero più dovuto essere trascurati nella spiegazione archeologica. Le domande sul “perché?” pongono questioni importanti, ma le risposte dipendono dal modo di intendere le cose e dai preconcetti che ciascuno di noi ha. In primo luogo, distinguiamo alcune delle diverse cose che potremmo cercare di spiegare: potrebbero richiedere tipi diversi di spiegazioni: • Spiegazione di specifiche pratiche di sepoltura e di conservazione: interesse può vertere sui processi che hanno determinato la sepoltura e la conservazione. Le domande sono: in che modo queste ossa animali si sono trovate a essere sepolte con questi utensili? Perché questi tessuti si sono conservati così bene? • Spiegazione di uno specifico evento: ci potrebbe interessare spiegare perché uno specifico evento ha avuto luogo. Le risposte possono coinvolgere le azioni e i pensieri degli individui generici. • Spiegazione di una specifica regolarità nei fenomeni: regolarità nelle testimonianze archeologiche, richiede una spiegazione. La risposta potrebbe essere ancora non chiara, è evidente che esiste un andamento regolare che deve essere spiegato. • Spiegazione di una classe di eventi: alcune delle più interessanti interpretazioni del cambiamento non riguardano un singolo evento o un insieme regolare di eventi, bensì un’intera e più generale classe di eventi. La questione della nascita di società complesse è uno dei problemi più dibattuti nell’archeologia contemporanea. • Spiegazione di un processo: in alcuni casi il problema è spiegare i processi che operano all’interno della società, di nauta continua e di lungo periodo. La loro comprensione deve essere uno degli scopi essenziali della ricerca archeologica e antropologica. Utilizzando l’approccio tradizionale si capisce che ogni cultura archeologica è la manifestazione in forme materiali di uno specifico popolo; si tratta di una classificazione etnica. Il passo successivo sarà quello di verificare se sia possibile pensare alla migrazione di un popolo per spiegare i cambiamenti osservati. Se l’argomento della migrazione non funziona, in alternativa si può cercare elementi specifici dell’associazione culturale che abbiano paralleli in terre più distanti. • Le spiegazioni tradizionali riposano su ipotesi che oggi possono essere facilmente confutate. • È necessario sottolineare che nel passato le migrazioni ebbero luogo davvero, e in rare occasioni l’archeologia può documentarlo. L’approccio processuale tenta di isolare e di studiare i diversi processi che operano in seno a una società, dando importanza alle relazioni con l’ambiente, alla sussistenza e all’economia. • Nel 1967 Kent Flannery riassume l’approccio processuale al cambiamento. Alcuni critici della New Archaeology nella sua fase iniziale trovavano che si dava troppa importanza all’economia e non abbastanza ad altri aspetti dell’esperienza umana. Un esempio per dimostrare come il pensiero processuale possa contribuire allo studio del mondo antico più proficuamente della vecchia scuola di pensiero. • Nel 1952 l’archeologo britannico Grahame Clark cercò di spiegare il modello dei primi insediamenti agricoli della Scandinavia, sulla base dei suoi studi sul Mesolitico scandinavo, caratterizzato da un’economia di cacciatori-raccoglitori. Utilizzando i dati pollinici, lo studioso segnò sulla carta la distribuzione delle foreste caducifoglie. Sulla scorta dei dati raccolti egli concluse che esisteva una qualche connessione necessaria tra i due fenomeni, e che quelle culture agricole non erano adatte per vivere in zone a ridosso di foreste di conifere. • Barbara Bender lavorando in una prospettiva marxista, sostenne che prima dell’avvento dell’agricoltura ci fu una competizione tra gruppi locali che credevano di conquistare il dominio sui vicini. Furono queste esigenze che condussero alal necessità di incrementare le risorse di sussistenza. L’archeologia processuale, può essere ragionevolmente chiamata funzionale-processuale. Già negli anni Trenta alcuni archeologi marxisti compivano analisi largamente in armonia con i principi dell’archeologia marxista. • Lo studi di Gilman tenta di spiegare il passaggio dalla società eugualitaria alla società gerarchizzata nel Neolitico e nell’Età del bronzo in Spagna e Portogallo. Egli si chiedeva se l’istituzione dell’autorità di un capo fosse davvero vantaggiosa per la società nel suo insieme. • Frankestein e Rowlands hanno sviluppato un modello per spiegare la nascita della gerarchizzazione sociale nell’Europa centrale durante l’Età del ferro. Il modello marxista vede nel capo colui che perpetra una “rapina” piuttosto che colui che agisce altruisticamente. Gran parte delle analisi marxiste sembrano piuttosto carenti nel trattamento dei dati archeologici. Comunque l’archeologia funzionale-processuale e l’archeologia marxista hanno molto in comune. Archeologia evolutiva: i processi responsabili dell’evoluzione biologica governano i cambiamenti culturali. Gli antropologi evolutivi vedono la mente moderna come il prodotto dell’evoluzione biologica e sostengono che l’unica maniera in cui un’entità così complessa possa essere sorta tramite la selezione naturale. ▲ Negli Stati Uniti i sostenitori dell’archeologia evolutiva difendono l’applicazione della teoria evolutiva di Darwin alle testimonianze archeologiche e sottolineano il valore del concetto di linguaggio definito come “una linea temporale del cambiamento che deve la sua esistenza all’ereditarietà”. L’archeologia evolutiva non ha ancora prodotto dei casi di studio volti alla chiarificazione del cambiamento culturale che siano in grado di spiegare i suoi processi in modo più coerente. Cosa si intende per spiegazione? Se quella che si definisce “spiegazione” non aggiunge alcun elemento alla nostra comprensione, essa non è una spiegazione. Possiamo distinguere due approcci diametralmente opposti: 1. È specifico e tenta di conoscere più elementi possibili circa i particolari attinenti. Questo tipo di spiegazione è qualificata come “storica”. 2. La New Archaeology ha dato molta più importanza alla generalizzazione. Solo pochi seguaci della New Archaeology della seconda e terza generazione hanno cercato di scrivere l’archeologia in forma di leggi universali. La maggior parte degli archeologi ritiene cha sia assai difficile creare leggi universali riguardanti il comportamento umano che non siano banali o false. A partire dalla metà degli anni Settanta gli studiosi che si muovono all’interno della tradizione dell’archeologia processuale cercano ancora di trarre spunti dalla filosofia della scienza, il loro nuovo punto di riferimento è Karl Popper. Alcuni archeologi processuali seguendo il pensiero di Karl Popper si sono mostrati interessati a considerare i pensieri e le azioni degli individui e a cercare di recuperare aspetti del pensiero delle società primitive. La loro impostazione è detta individualismo metodologico. Questo rinnovato interesse per l’individuo ci porta indietro a diverse altre correnti di pensiero già presentate in precedenza. Questa è un’area dove impostazioni con differenti prospettive stanno producendo importanti nuove idee. Dalla metà degli anni Settanta la prima New Archaeology è stata oggetto di critiche: • Bruce Trigger sostiene che l’approccio che cerca di formulare leggi esplicative è troppo limitante. • Kent Flannery disdegnava la banalità di alcune leggi proposte e sentiva che si sarebbe dovuto dare più importanza agli aspetti ideologici e simbolici delle società. • Ian Hodder credeva che l’archeologia dovesse avere legami più stretti con la storia, sostiene che i manufatti e il mondo materiale non sono semplicemente i riflessi della nostra realtà sociale incorporata nel documento materiale, al contrario costituiscono una larga parte di ciò che fa funzionare la società. Alcuni archeologi britannici e statunitensi hanno cercato di formulare nuovi approcci. Il dibattito processuale è ormai da tempo finito, ma ha lasciato dietro di sé una serie di approccio interessanti, che assieme danno forma alle archeologie interpretative dell’inizio del XXI secolo. Gli archeologi strutturalisti sottolineano che le azioni umane sono guidate da credenze e da concetti simbolici, e che il vero oggetto di studio sono le strutture del pensiero. Essi sostengono che all’interno di culture diverse esistono nel pensiero umano schemi ricorrenti. Inoltre ritengono che le categorie di pensiero valide per una sfera di vita saranno valide anche per altre sfere. “Teoria critica della società” sviluppato dalla Scuola di Francoforte. Questa teoria sostiene che ogni tipo di conoscenza è una forma storica e distorta di comunicazione, e che qualsiasi pretesa di perseguire una conoscenza “oggettiva” è illusoria. Essi ritengono che i ricercatori che pretendono di trattare in modo scientifico i fatti sociali, in realtà sostengono “l’ideologia di controllo”. La risposta dei processualisti a queste teorie consiste nel far notare che seguirle implica che la visione del passato di una persona vale quella di un’altra, senza alcuna speranza che si possa scegliere fra le due. Un elemento del pensiero neomarxista è l’importanza data al fatto che la sovrastruttura ideologica non dovrebbe essere considerata subordinata alla base economica della società. Questa prospettiva neomarxista ha la sua eco negli studi archeologici che si stanno sviluppando in alcuni paesi del Terzo Mondo, dove esiste un comprensibile desiderio di costruire una storia. Tuttavia alcuni archeologi, abbracciano anche la visione relativista incoraggia dalla “Teoria critica”. Questa nuova sintesi, desidera spiegare più che descrivere, e sottolinea che è importante formulare ipotesi e verificarle alla luce dei dati. Rigetta il relativismo totale e guarda con sospetto agli archeologi strutturalisti. Non accetta le pretese rivoluzionarie dell’archeologia postprocessuale; pone se stessa nella corrente del pensiero archeologico, diretto erede dell’archeologia funzionale-processuale. L’archeologia cognitivo-processuale differisce dall’archeologia funzionale-processuale per molti aspetti: 1. Nelle sue formulazioni cerca di incorporare informazioni sugli aspetti cognitivi e simbolici delle società primitive. 2. Riconosce che l’ideologia è una forza attiva all’interno delle società. 3. La cultura materiale è considerata un fattore attivo nella costituzione del mondo in cui viviamo. 4. Il ruolo del conflitto all’interno delle società è un elemento che deve essere tenuto maggiormente in considerazione. 5. La prima visione della spiegazione storica andrebbe rivista. 6. Prende in considerazione il ruolo creativo individuale. 7. Una visione troppo “positivista” della filosofia della scienza non può più essere sostenuta. Qualsiasi enunciato è basato su una combinazione dei due e le osservazioni non si possono fare senza utilizzare un qualche sistema di riferimento. È più corretto pensare che i fatti modificano la teoria, piuttosto che utilizzare la teoria per determinare i fatti. I seguaci dell’archeologia cognitivo-processuale credono che le teorie debbano essere verificate con i fatti. Essa è indirizzata verso l’indagine del ruolo dei simboli all’interno dei processi si cambiamento e l’esplorazione della struttura delle trasformazioni. Il ruolo del rituale religioso all’interno della società è stato indagato in modo nuovo negli ultimi 20 anni. La religione e altre ideologie, sono state all’origine di grandi mutamenti, non solo il modo di pensare delle società, ma anche il modo di agire e comportarsi.
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