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Archetipi dell'inconscio collettivo , Appunti di Filosofia

Riassunto del libro di Carl Gustav Jung

Tipologia: Appunti

2015/2016
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Caricato il 19/12/2016

MockingFenty96
MockingFenty96 🇮🇹

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17 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Archetipi dell'inconscio collettivo e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! GLI ARCHETIPI DELL’ INCONSCIO COLLETTIVO - CARL G. JUNG L’ipotesi di inconscio collettivo all’ inizio può stupire,per poi entrare in uso come concetti familiari. L’idea di inconscio riemerse poco per volta nella psicologia medica naturalistica. All’inizio il concetto di inconscio indicò contenuti rimossi o dimenticati, e deve ad essi il suo significato. Esso è di contenuto personale, chiamato “inconscio personale”, poggia sopra ad uno strato più profondo che non deriva da esperienze personali, ma è innato, chiamato “inconscio collettivo”, ha contenuti che sono uguali per tutti gli uomini e costituisce un substrato psichico comune. I contenuti dell’inconscio personale sono i “complessi a tonalità effettiva” che costituiscono l’intimità personale della vita psichica. I contenuti dell’inconscio collettivo sono gli “archetipi”. L’archetipo è un’immagine. Per quanto riguarda l’archetipo nell’inconscio collettivo esso è di tipo arcaico, primigenio, sono immagini comuni presenti fin dai tempi remoti. Le “dottrine primitive delle origini” trattano degli archetipi in speciali accezioni, non si tratta più di contenuti dell’inconscio ma sono già trasformate in formule consce insegnate in veste di “dottrina segreta”, tipica forma di trasmissione di contenuti collettivi derivanti dall’inconscio. Altra espressione degli archetipi sono il mito e la favola. Il concetto di archetipo si limita a indicare i contenuti psichici non ancora consci, rappresentano un “dato psichico ancora immediato”. L’apparizione diretta degli archetipi (nei sogni e nelle visioni) è più individuale, incomprensibile e ingenua rispetto al mito. L’archetipo rappresenta un contenuto inconscio che si è trasformato attraverso una presa di coscienza. I miti sono manifestazioni psichiche che rivelano l’essenza dell’anima. L’uomo primitivo ad ogni fenomeno è portato a far risalire qualunque esperienza sensibile ad un accadere psichico. Tutti i fenomeni naturali mitizzati non sono allegorie, bensì espressioni espressioni simboliche del dramma dell’anima che diventa accessibile alla coscienza umana per mezzo dei fenomeni naturali. L’uomo primitivo è molto soggettivo, si sarebbe dovuto pensare a collegare i miti alla psiche, visto che la sua conoscenza del naturale è linguaggio del processo psichico. Quindi per spiegare i miti si deve pensare alla psiche. La dottrina dei primitivi è sacra e pericolosa. Tutte le dottrine esoteriche cercano di afferrare gli invisibili accadimenti dell’anima e rivendicano la massima autorità, vale lo stesso per le religioni attuali. Tanto più grandiosa è l’immagine divina tramandata tanto più è lontana dall’esperienza individuale, l’esperienza primigenia è perduta. Perché l’inconscio non è stato scoperto molto tempo fa? Perché avevamo ,per tutto ciò che è psiche, una formula religiosa più bella e vasta dell’esperienza diretta. La perdita di interesse per le dottrine cristiane e l’accrescimento d’interesse per la simbologia orientale non è sempre necessariamente una sconfitta, può dimostrare la vitalità del sentimento religioso. Il fatto di soggiacere alle immagini eterne è cosa normale, devono attirare, affascinare, rappresentano la sempiterna esperienza della divinità. L’utilità del simbolo dogmatico esprime un avvenimento psichico in modo sopportabile dall’umana comprensione, senza limitare sostanzialmente l’ambito dell’esperienza né danneggiarne il significato dominante (Visione frate Niklaus). Il dogma sostituisce l’inconscio collettivo in quanto lo esprime con grande ampiezza. La vita dell’inconscio collettivo sbocca quasi interamente nelle rappresentazioni archetipiche del dogma e fluisce come una corrente bene imbrigliata nel simbolismo del Credo e del rituale: la sua vita si manifesta nell’interiorità dell’anima cattolica. Le immagini archetipiche sono a priori così cariche di significati che non ci si chiede mai che cosa veramente possano voler dire. Bisognerebbe riconoscere la nostra povertà spirituale, conseguente alla mancanza di simboli, anziché arrogarsi una illusoria ricchezza della quale assolutamente non siamo eredi legittimi. La separazione artificiosa della vera e della falsa saggezza causa una tensione psichica e quindi una solitudine e una brama uguali. Lo spirito può rivendicare la patria potestà sull’anima, ma non lo può l’intelletto, che è terrestre, che dell’uomo è strumento, ma che non è un creatore di mondi spirituali o un padre dell’anima. (sogno del teologo del lago oscuro) Questo sogno mostra il linguaggio naturale del simbolo. Nel sogno è il vento lo spirito di vita che spira dove vuole. Occorre che l’uomo vada dall’acqua perché questa si animi. Così si fa presentire una presenza invisibile, che vive di per sé; un brivido assale l’uomo per il quale era spirito soltanto ciò in cui egli credeva. Ma quando la presenza si manifesta spontaneamente è come un’apparizione spiritica. L’acqua è il simbolo più ricorrente dell’inconscio. Il lago della valle è l’inconscio che giace al di sotto della conoscenza, il subconscio. L’acqua significa : spirito divenuto inconscio. La discesa nel profondo sembra precedere sempre l’ascesa. Lo “spirito” viene sempre dall’alto, mentre dal basso viene tutto ciò che è torbido e riprovevole. -L’inconscio è quella psiche che dalla luce di una coscienza spiritualmente e moralmente luminosa scende nel sistema nervoso chiamato “simpatico”, che mantiene l’equilibrio della vita , è un sistema collettivo e interiore. -La funzione cerebrospinale collina nella determinazione delle qualità specifiche dell’IO, riconosce solo il superficiale e l’esterno. Cuore: l’origine di tutti i cattivi pensieri (chiamata così dalla Bibbia). La coscienza sembra essenzialmente un fatto cerebrale che tutto dissocia e vede per particolari, e quindi fa così anche con l’inconscio, considerato come il “mio” inconscio. Chi è in condizione di vedere la propria Ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito: ha perlomeno fatto affiorare “l’inconscio personale”. L’ombra ricorda all’uomo la sua miseria e la sua incapacità. È il mondo dell’acqua, in cui è sospesa ogni vita, dove comincia il regno del “simpatico”, l’anima di tutto ciò che è vivo, dove io sono inseparabilmente questo e quello, dove io esperimento l’altro in me stesso e viceversa. L’inconscio collettivo è obiettività ampia, aperta al mondo. Io sono sempre soggetto che “ha” oggetti, mi trovo collegato con il mondo intero, dimentico chi io sia in realtà. “Perduto in sé stesso”. Se una coscienza potesse vedere questo “se stesso” vedrebbe il mondo, per questo dobbiamo sapere chi siamo, basta che l’inconscio ci sfiori, perché noi diventiamo lui, diventiamo inconsci di noi stessi. I primitivi temono gli effetti incontrollati, nei quali più che facilmente la coscienza naufraga cadendo in preda a fenomeni di “possessione”. I dogmi: muraglie erette contro i pericoli dell’inconscio. Queste muraglie, innalzate fin dalle epoche più lontane, divennero più tardi le fondamenta della Chiesa, le stesse che crollano quando i simboli invecchiano. Per quanto riguarda la coscienza, siamo noi i padroni di noi sessi: sembriamo addirittura i fattori (Dei); ma se varchiamo la porta dell’ombra, ci accorgiamo di essere oggetto di “fattori”. Il pericolo maggiore che ci minaccia sta nel non poter prevedere la reazione della psiche. Le condizioni storiche esterne sono l’occasione degli effettivi pericoli che sovrastano l’esistenza, vanno interpretati come decisioni determinate dall’inconscio collettivo. Dei come fattori psichici, cioè come archetipi dell’inconscio. Da quando i nostri simboli più alti sono impalliditi, domina nell’inconscio una vita misteriosa -> abbiamo oggi una psicologia. Tutto questo sarebbe superfluo in un’epoca e in un tipo di cultura dotati di simboli. Occuparci dell’inconscio è per noi una questione vitale. Si tratta di essere spiritualmente o di non essere. Chi guarda nell’acqua vede la propria immagine, ma ben presto dietro di essa emergono esseri viventi. L’Ondina (metà pesce metà donna) rappresenta un livello ancor più istintivo dell’essere femminile incantatore che designa con in termine Anima (latino). IL CONCETTO DI INCONSCIO COLLETTIVO - L’inconscio collettivo è una parte della psiche che si può distinguere in negativo dall’inconscio personale per il fatto che non deve la sua esistenza all’esperienza personale e perciò non è un’acquisizione personale. - L’inconscio personale formato da contenuti un tempo consci, ma sono poi scomparsi dalla coscienza perché dimenticati o rimossi. I contenuti dell’inconscio collettivo non sono mai stati nella coscienza e perciò non sono mai stati acquisiti individualmente, ma devono la loro esistenza esclusivamente all’eredità. - L’inconscio personale consiste in complessi. - L’inconscio collettivo consiste in archetipi. Il concetto di archetipo indica l’esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e ovunque. Oltre alla nostra coscienza immediata, che è di natura del tutto personale e che riteniamo essere l’unica psiche solo empirica, esiste un secondo sistema psichico di natura collettiva, universale e impersonale, che è identico in tutti gli individui. Esso consiste in forme preesistenti, gli archetipi, che possono diventare consci solo in un secondo momento e danno una forma determinata a certi contenuti psichici. Gli istinti sono fattori impersonali, diffusi universalmente, ereditati, di natura dinamica o motivante, che molto spesso non riescono a raggiungere per nulla la coscienza, così che la psicoterapia moderna si trova dinnanzi al compito di aiutare il paziente a divenire cosciente. Gli istinti, inoltre, per natura non sono vaghi e indefiniti, ma sono forze motrici specificatamente formate, che, molto prima che esista un qualsiasi grado di coscienza, e nonostante il grado di coscienza raggiunto in seguito, proseguono i loro scopi intrinseci. Gli archetipi sono immagini inconsce degli istinti stessi, sono “modelli di comportamento istintuale”. L’attività umana è notevolmente influenzata dagli istinti, del tutto indipendentemente dalle motivazioni della mente cosciente. Il concetto di inconscio collettivo non è né speculativo né filosofico, ma empirico. C’è una ragione della psiche che si può denominare inconscio collettivo. Se un inconscio tale esiste, la spiegazione psicologica deve tenere conto e sottoporre a una critica più acuta alcune etimologie considerate personali. “Doppia madre”= Un archetipo di cui si trovano molte varianti nel campo della mitologia e della religione comparata; esso si trova inoltre alla base di numerose rappresentazioni collettive. “Doppia discendenza”= La discendenza da genitori umani a divini, come nel caso di Eracle, che ricevette l’immortalità perché adottato a sua insaputa da Era. In numerosi casi di nevrosi la causa del disturbo sta nel fatto che alla vita psichica del paziente manca la cooperazione di queste forze motrici. Una psicologia puramente personalistica, riducendo ogni cosa a cause personali, fa di tutto per negare l’esistenza di motivi archetipici e cerca, con l’analisi personale, addirittura di distruggerli. Se una nevrosi è, solo un affare privato, che ha le sue radici esclusivamente in cause personali, gli archetipi non rivestono nessun ruolo. Se invece è una questione d’incompatibilità generale o una condizione che produce nevrosi in un numero relativamente grande di individui, allora dobbiamo supporre la presenza di archetipi costellati. Viene attivato l’archetipo corrispondente alla situazione, e di conseguenza entrano in azione le forze esplosive e pericolose nascoste nell’archetipo, spesso con esiti imprevedibili. Nella vita vi sono tanti archetipi quante situazioni tipiche. Quando si presenta una situazione che corrisponde a un dato archetipo, allora l’archetipo viene attivato e si manifesta come una coercizione che, con una forza istintiva, si fa strada contro ogni ragione e volontà oppure produce un conflitto di dimensioni patologiche, cioè una nevrosi. Provare l’esistenza degli archetipi! Fonti: - Sogni: Prodotti involontari, spontanei della psiche inconscia, ovvero puri prodotti della natura. - Immaginazione Attiva: Fantasie prodotte da una concentrazione deliberata. - Deliri dei paranoici. - Fantasie in stato di trance. - Sogni della prima infanzia (3-5 anni). I sogni contengono spesso fantasie che vogliono diventare consce I simboli non devono essere isolati dal loro contesto; ci si deve diffondere in descrizioni esaurienti, sia sul piano simbolico che su quello personale. Per riconoscere certi simboli come fenomeni tipici, non come fatti casuali, bisogna isolarli abbastanza chiaramente. Si fa ciò esaminando una serie di sogni, alla ricerca di figure tipiche di cui si osserva lo sviluppo nella serie. Si può applicare lo stesso metodo ai prodotti dell’immaginazione attiva. Si può scegliere una qualsiasi figura che dà l’impressione di essere un archetipo per il suo comportamento nella serie di sogni o visioni. Se il materiale a disposizione è stato ben osservato ed è sufficientemente ampio, si possono scoprire fatti interessanti sulle variazioni subite da un singolo tipo. Non solo il tipo stesso, ma anche le sue varianti possono essere convalidanti dalla mitologia comparata e dall’etnologia.
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