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Architettura paleocristiana, Dispense di Storia Dell'architettura

Descrive brevemente tutte le informazioni necessarie allo studio dell'architettura paleocristiana. Con tanto di illustrazioni grafiche.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 30/07/2023

francesco-ursino
francesco-ursino 🇮🇹

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Architettura paleocristiana e più Dispense in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! ARCHITETTURA PALEOCRISTIANA L’EDITTO DI MILANO Con l’editto di Milano, noto anche come editto di Costantino, la posizione dello stato romano verso la chiesa muta radicalmente in tutti gli aspetti relativi alle pratiche del culto e in particolare alla libera venerazione dei martiri, e quindi alla realizzazione di luoghi e edifici specificatamente adibiti a questi scopi. Nasce così, fra il secondo e il terzo decennio del IV secolo, l’ARCHITETTURA CRISTIANA. Appare probabile che i cristiani, già prima del 313, abbiano potuto costruire i propri impianti di culto di grandi dimensioni; impianti dei quali tuttavia non è rimasta traccia. Una controprova dell’esperienza già raggiunta dai costruttori cristiani è offerta dalla nuova cattedrale di Tiro (Libano) che, appena tre anni dopo la pubblicazione dell’editto di tolleranza appare realizzato in forme autonome e mature. Dell’edifico non esiste più nulla, ma ne rimane una descrizione di Eusebio da Cesarea: racchiuso in un ampio recinto, era preceduto da un quadriportico scoperto, volto ad oriente, dove fontane zampillavano acqua per invitare i visitatori alla purificazione e davanti al quale sorgeva un ampio vestìbolo o propilèo; altri vestiboli davano accesso, attraverso tre portali (quello centrale più ampio e più decorato), alla chiesa vera e propria, splendente di materiali preziosi e coperta con enormi travi lignee; il pavimento era di marmo. Al centro della chiesa si trovava l'altare, schermato, come pure le navate laterali, da transenne traforate o da balaustre; l'edificio principale era circondato da esedre e da altri ambienti destinati ai vari uffici necessari al culto. E già, in altre parole, la basilica cristiana tipo, destinata ad imporsi nella seconda metà del IV e V secolo, con un’alta navata centrale e due navate laterali più basse; l’atrio, cioè un cortile davanti la chiesa, cinto da portici a colonne e preceduto da un vestibolo; un secondo vestibolo addossato alla facciata della chiesa (exonartece), un altro ancora all’interno, all’inizio della navata (esonartèce o endonartèce). LE DOMUS ECCLESIAE Con il sorgere di nuove gerarchie ecclesiastiche (vescovi, presbiteri e diaconi) con compiti e responsabilità definite, divennero necessari spazi più complessi e articolati, ma per tutto il III secolo l’edificio di culto non assunse in modo ufficiale un carattere sacro, a differenza dell’ecclesia (assemblea dei fedeli riuniti). Gli edifici per lo svolgimento del rito dominicale, noti su base archeologica, databili alla prima metà del III secolo, le cosiddette domus ecclesiae, si riferiscono tutti ai tipi dell’edilizia abitativa, seppure con le modifiche opportune e adattamenti richiesti dalla liturgia e dalle attività svolte dalla comunità: erano necessari un ambiente di grandi dimensioni per la messa dei fedeli, generalmente ottenuto dalla fusione di due o più spazi residenziali preesistenti, dotato di una pedana rialzata per l’altare e di un seggio per il vescovo o per chi presenziasse l’assemblea, più un altro locale, per i catecumeni i quali potevano ascoltare, ma non partecipare totalmente. Doveva esserci inoltre un ambiente con una vasca, usata per fare i battesimi, e annesso il consignatorum per la confermazione dei battezzati; infine serviva un ambiente per conservare gli arredi sacri, per l’istruzione dei neofiti, per gli uffici amministrativi, per le abitazioni del clero e infine per i compiti di beneficenza. A Dura Europos, città di confine sulle rive dell’Eufrate, è stata individuata una casa cristiana sicuramente datata (232), con alcuni locali sviluppati intorno a una corte quadrata, che rispondono esattamente a queste funzioni. alti colonnati sormontati da una trabeazione. Le basse navate esterne erano tuttavia interrotte da due vani trasversali, emergenti all’esterno perché un poco più alti, entrambi utilizzati per la conservazione delle offerte. TIPOLOGIE DI PIANTE DELLA BASILICA: LE FONDAZIONI COSTANTINIANE: LA PRIMA BASILICA DI S. PIETRO Ad un intervento diretto dell’imperatore si deve la costruzione della basilica di San Pietro, eretta per la celebrazione liturgica in alcune particolari festività, per lo svolgimento di riti funerari, e martyrium del Santo. L’area prescelta per l’edificio fu infatti quella di una grande Necropoli, che occupava le pendici del colle Vaticano. La basilica era preceduta da un atrio rettangolare porticato, completato più tardi ma probabilmente in base al progetto originario, ed al quale si accedeva mediante un'ampia scalinata e un corpo di fabbrica con tre portali; la chiesa vera e propria, con la facciata ad oriente e l'abside rivolta ad occidente, presentava cinque navate, quella centrale divisa dalle collaterali interne per mezzo di un colonnato trabeato, e queste da quelle esterne mediante colonne più basse sormontate da archi. Al termine delle navate, lunghe 300 piedi romani (circa 88 m), separato da queste per un imponente arco (arco trionfale) e mediante coppie di colonne in corrispondenza delle navatelle, si estendeva un corpo trasversale continuo, il transetto, elemento architettonico impiegato qui forse per la prima volta. MODELLI E CARATTERI DELLA CHIESA CRISTIANA Con la possibilità di poter praticare liberamente il culto, i credenti iniziano ad aumentare, sorge così l’esigenza di avere spazi adibiti (decisamente spaziosi). Il modello basilicale rispondeva direttamente alle esigenze della chiesa, la posizione di prestigio assunta dall’istituzione ecclesiastica nel quadro dell’organizzazione statale richiedeva un edificio rappresentativo, e la basilica tradizionalmente era tale, mentre sotto l’aspetto pratico la chiesa cristiana doveva accogliere al suo interno folle sempre più numerose. Le basiliche antiche non seguivano un unico modello architettonico, ma inserendole tradizione cristiana costantiniana si creò un nuovo tipo con dei caratteri definiti:  La pianta rettangolare a sviluppo longitudinale;  La presenza dell’altare, collocato, al fondo della navata e contrapposto all’ingresso, in modo da conferire al vano una precisa ed unica direzionalità;  L’impiego di coperture lignee, con capriate a vista o con soffitto piano. Significati simbolici sono connessi però anche a singoli elementi architettonici: immediato è il riferimento della cupola alla volta celeste, della quale, più che simbolo, può essere considerata una rappresentazione, sia quando è ricoperta da una decorazione di stelle su fondo blu, sia quando, sfolgorante d'oro, allude alla luce divina. Ugualmente il portale è la «porta del Signore», l'accesso al Regno dei Cieli e, in senso più profondo, è simbolo di Cristo, riferimento addirittura esplicito allorché l'immagine del Salvatore o il suo monogramma appare sul portale stesso. Un’importanza determinante per l’interpretazione simbolica dell’edificio cristiano deve poi essere attribuita al numero:  Il tre rappresentava la trinità, ricorrente nella basilica a tre navate e nei portali di facciata;  Il sette, che simboleggia il cosmo e la perfezione divina, in stretta connessione con l’otto simbolo della rigenerazione e della resurrezione (allusivo al battesimo);  Il dodici, numero degli apostoli e dei profeti; Bisogna ricordare che molto spesso l'interpretazione simbolica è frutto solo di concezioni successive alla costruzione o addirittura medievali. Ricapitolando i caratteri dell’architettura paleocristiana sono:  Incontro tra la cultura architettonica romana e quella bizantina che dà luogo ad un’architettura nuova con caratteri peculiari;  Riutilizzo degli schemi a pianta basilicale (basiliche romane) e centrale (mausolei, terme, ninfei);  Ripresa di temi figurativi romani ma con significati simbolici diversi;  Ampie aperture e mosaici che smaterializzano il possente muro di concezione romana;  Diffuso l’uso del muro in laterizio, lasciato a vista all’esterno; delle murature a sacco; delle volte emisferiche negli edifici a pianta centrale, alleggerite spesso con l’uso delle “pignatte”;  Giunti di malta di grande spessore (la malta intesa non come legante ma come vero e proprio materiale da costruzione che integra il laterizio);  Interni intensamente decorati con mosaici o pitture;  Uso delle coperture lignee (capriate) per gli edifici a pianta longitudinale, lasciate a vista o nascoste da controsoffitti cassettonati.
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