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Aristotele, appunti completi, Appunti di Filosofia

La figura di Aristotele, filosofo greco antico, e la sua filosofia sistematica organizzata in sezioni. Si descrivono le principali differenze tra Aristotele e Platone, la sua tecnica logica e l'Organon, un'opera composita costituita da più libri messi insieme. Si parla anche delle scienze teoretiche, pratiche e poietiche. Il documento si concentra sulla figura di Aristotele, la sua vita e le sue opere, e sulla sua importanza nella storia della filosofia.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 07/05/2022

annat12345
annat12345 🇮🇹

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Scarica Aristotele, appunti completi e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Aristotele Con Aristotele siamo nello stesso mondo di Platone, ma anche in un mondo totalmente diverso. Platone stimata tantissimo Aristotele, avendo compreso la sua genialità, ma al contempo lo temeva a causa della profonda differenza nell’impostazione del suo discepolo. Aristotele viene da Stragira, una città nel nord della Grecia, di influenza macedone. Egli viene chiamato dal sovrano di Macedonia Filippo, affinché istruisse il figlio, il futuro Alessandro Magno, e i giovani provenienti dalle principali famiglie aristocratiche. Egli è dunque un uomo di corte, che aveva un’impostazione diversa rispetto a quella di un cittadino. Ai tempi di Aristotele le cose sono cambiate, la Grecia non riacquisterà più la sua totale autonomia. Vive in un momento di svolta nella storia, non a caso nella storiografia l’Età Ellenistica si fa partire nel 323 a.C. con la morte di Alessandro Magno. Aristotele è figlio di un medico, non nasce dunque in una famiglia ricca, bensì in un’umile famiglia di cittadini. In seguito alla morte del padre lascia il suolo natio e si reca ad Atena, grazie alla sua propensione per gli studi e per la filosofia. Viene ammesso da Platone nella sua accademia, dove Aristotele rimarrà fino alla morte del proprio maestro. Dopo averla abbandonata fonda la propria scuola, che prende il nome di Liceo, poiché era situato in un edificio nei pressi del tempio di Apollo Licio. Durante l’epopea di Alessandro gli amici di Alessandro erano le persone più in vista nell’impero, per cui grazie alla sua amicizia è un personaggio molto conosciuto e il suo liceo diviene la scuola più importante di Atene. In seguito alla morte di Alessandro, i suoi amici vennero perseguitati, compreso Aristotele, che non verrà ucciso, ma esiliato. (Gli ateniesi non vollero commettere lo stesso errore che fecero con l’uccisione di Socrate) Le opere di Aristotele si dividono in due gruppi: ➢ Gli scritti esoterici, scritti occasionali destinati ai discepoli per il liceo; ➢ Gli scritti essoterici, destinati al grande pubblico. Gli scritti essoterici non sono pervenuti a noi, se non molto frammentari. Gli scritti esoterici non sono propriamente opere scritte da Aristotele, bensì sono scritti occasionali, probabilmente appunti presi dai discepoli, da lui corretti in seguito. Aristotele era un uomo molto tormentato, che si interrogava continuamente e che si metteva in discussione in maniera autocritica. Teofrasto, primo e più importante discepolo di Aristotele, insieme ad un altro importante discepolo di nome Neleo, conservarono solo le opere esoteriche. Le opere essoteriche, poiché destinate al pubblico e conservate nella biblioteca di Alessandria, non vennero conservate. In seguito agli incendi nelle biblioteche alessandrine, gli scritti essoterici andarono perduti, contrariamente agli scritti esoterici che andarono a finire a Roma, finirono nelle mani di Silla, conservate gelosamente. Le opere vengono recuperate da Andronico di Rodi, successore di Aristotele al liceo, che sono state riordinate e ricopiate. Le opere di Aristotele hanno nomi latini, a causa di questo passaggio a Roma. Principali differenze tra Platone e Aristotele ➢ Aristotele non si occupò mai di politica in tutta la sua vita e la studia con sguardo distaccato; ➢ Aristotele non si occupa di matematica; ➢ Platone è un uomo disordinato, che inizia un discorso in un dialogo completandola in un altro, mentre Aristotele è un sistematico, che se inizia un discorso lo termina; ➢ Aristotele non usa il mito e gli è totalmente indifferente; ➢ Aristotele non ha interessi religiosi. La filosofia di Aristotele è una filosofia sistematica, essa è organizzata per sezioni, strutturata in maniera sistematica, in cui ogni parte del sistema è legata a un’altra parte dello stesso sistema. Nella sua occupazione di vari argomenti egli costituisce un’enciclopedia. La prima delle scienze è la metafisica, a cui si collegano le altre scienze. Le scienze di Aristotele si dividono in 3 gruppi: ➢ Le scienze Teoretiche, hanno come finalità la conoscenza; (metafisica, fisica e matematica) ➢ Le scienze Pratiche, hanno un fine pratico, di orientamento morale; “Come mi devo comportare?”, “Cosa devo fare?”, “Qual è il bene e qual è il male?” (etica e politica) ➢ Le scienze Poietiche, hanno la finalità di produrre qualcosa di concreto. (arti e tecniche) L’Organon Secondo Aristotele la logica è una tecnica che non appartiene alla filosofia propriamente teorica, la logica è uno strumento. Il grande commentatore di Aristotele, Alessandro di Afrodisia, riunì tutte le opere relative alla logica in un’unica opera, l’organon. L’Organon è un’opera composita, costituita da più libri messi insieme. Attraverso le opere di logia Aristotele vuole dare vita a un mezzo per fare filosofia, il primo mezzo è il ragionamento, su come si debba ragionare per arrivare a conclusioni corrette. Il termine Organon vuol dire strumento e non è una parola coniata da Aristotele ma dai suoi commentatori. Aristotele definisce la logica come analitica (da ανα λύω =sciogliere), poiché deve smontare il ragionamento umano per comprendere come possa essere condotto a conoscere la verità. La logica dunque viene scritta affinché la metafisica possa avvalersene per raggiungere la verità e comprendere se la nostra mente funzione correttamente. La logica ha un carattere formale, poiché è regolata da una serie di norme, da una procedura. La logica da sola non ha alcun valore, deve essere applicata alla scienza. La logica, per Aristotele, deve essere un rispecchiamento, una descrizione della realtà. Una delle parti più importanti della logica è la ricerca dell’errore. I libri dell’organon sono 5, ma i più importanti sono i primi 3: ➢ le Categorie, sui concetti e le categorie; ➢ Sull’Interpretazione, sulle proposizioni; ➢ gli Analitici I e II, sui sillogismi; ➢ i Topici; ➢ le Confutazioni Sofistiche. Il punto di partenza della logica Aristotelica sono i concetti, il materiale base di un discorso. Ogni termine ha un significato, deve avere un senso per essere utilizzato logicamente. Aristotele dice che ogni concetto può essere classificato per genere e specie; il genere è sempre più ampio della specie. Ogni termine può essere genere o può essere specie, a seconda del termine o concetto con cui lo vado a mettere in relazione. “Superando” il genere e la specie si arriva alla specie infima, ossia all’individuo, oltre il quale non si può andare. (La specie infima o l’individuo di Aristotele corrisponde all’atomo dialettico di Platone) I termini o concetti hanno la comprensione e l’estensione sono legati fra di loro da un rapporto univoco, sono inversamente proporzionali. (Ad una maggiore comprensione corrisponde una minore estensione) ➢ La comprensione indica una ricchezza di contenuti, significati o particolari. Questo sillogismo è composto da 3 proposizioni universali affermative ed è un sillogismo “barbara”, poiché il sillogismo è composto dall’ordine A-A-A. In ogni sillogismo ci sono sempre e solo 3 termini. I termini si contano escludendo i verbi e gli articoli, inoltre non si tiene conto delle ripetizioni, il termine è considerato una sola volta. ▪ Il termine che si trova in entrambe le premesse e non si trova mai nella conclusione è detto termine medio, ossia il connettivo logico che unisce le due premesse e che apre alla conclusione, dunque è il termine più importante. (In questo caso il termine medio unisce mortali e filosofi.) Il verbo è essere il verbo essere nella sua funzione copulativa, non è detto che ci sia visivamente, può essere sottinteso o sostituito da un altro verbo. (Es Tutte le mucche hanno le corna = tutte le mucche sono cornute.) Il termine che si trova nella premessa maggiore e nella conclusione si chiama estremo maggiore. Il termine che si trova nella premessa minore e nella conclusione, si chiama estremo minore. È l’estensione a indicare quale sia la premessa maggiore, la proposizione con l’estensione più ampia è la maggiore. Un sillogismo è formalmente corretto solo quando rispetta le regole formali del sillogismo. Una di queste regole è che deve essere chiaro quali siano le premesse e quale sia la conclusione. La premessa maggiore è quella in cui si trova l’estremo maggiore, mentre la premessa minore è quella in cui si trova l’estremo minore. L’estremo maggiore I due estremi possono essere uguali (detti coincidenti), e in quel caso è necessario con centrarsi sul termine medio; la proposizione in cui il termine medio ha la maggiore estensione sarebbe la maggiore. e l’altra proposizione, di conseguenza, la minore. È un caso raro, che si verifica soprattutto nelle frasi con significato tautologico. I tipi di sillogismi elencati da Aristotele sono 3 e sono detti figure: o Sillogismo di prima figura. Il termine medio è soggetto nella premessa maggiore e predicato nella minore S-P; o Sillogismo di seconda figura. Il termine medio è predicato in entrambe le premesse P-P; o Sillogismo di terza figura Il termine medio è soggetto sia nella premessa maggiore, che nella premessa minore; o I medievali hanno aggiunto anche un sillogismo di quarta figura il termine medio è predicato nella premessa maggiore e soggetto della minore. I sillogismi possibili sono 256; questo numero indica il numero dei sillogismi possibili, ma non tutti sono validi. Aristotele, escludendo la quarta figura introdotta dai medievali, elenca 19 sillogismi validi. Regole del sillogismo ▪ Ci devono essere solo tre termini; ▪ I termini minore e maggiore devono avere la stessa ampiezza nelle premesse e nella conclusione; ▪ Il termine medio non deve mai essere presente nella conclusione; ▪ Da due premesse negative non segue alcuna conclusione; ▪ Da due premesse affermative segue una conclusione affermativa; ▪ Da due premesse particolari non segue alcuna conclusione ▪ La conclusione contiene sempre la parte peggiore delle premesse. ▪ Se le premesse sono false, la conclusione può essere vera o falsa. ▪ Dunque non si usano premesse false. Il sillogismo è una struttura formale, che non mi dirà niente sulla veridicità di un’affermazione. A tale scopo Aristotele introduce un principio, che è il principium firmissimus, ossia il principio più solido della filosofia, il principio di non contraddizione. Secondo il quale, è impossibile che la stessa cosa convenga e insieme non convenga ad una stessa cosa e per il medesimo rispetto. (A ≠ non A) Dal principio di non contraddizione deriva il principio di identità, secondo il quale una cosa è solo sempre e solo uguale a sé stessa. (A=A) Il padre del principio di identità è Parmenide, il quale non ammetteva il cambiamento. Aristotele, al contrario ammette il cambiamento ma nel tempo. Infine vi è il principio del terzo escluso, secondo il quale una cosa è vera o falsa, una terza possibilità è esclusa. (A=B o A≠B) Nei topici si studia un sillogismo di tipo dialettico, detto anche capzioso. Il quale non è utile in filosofia bensì in retorica, è utile per prevalere nelle discussioni, serve infatti ad esercitarsi a ragionare ed è molto spesso usato dagli oratori. Nelle Confutazioni sofistiche, invece si studia il sillogismo eristico, usato dai sofisti nelle loro dispute. Si tratta di un sillogismo ingannatore, poiché parte delle promesse appaiono vere, ma in realtà non lo sono. La metafisica Nomi alternativi della Metafisica: o Metafisica, scienza delle cose, al di là delle cose fisiche; o Ontologia, scienza dell’essere, scienza di ciò che è; o Usiologia, scienza della sostanza delle cose; o Eziologia, scienza delle cause e dei principi; o Filosofia prima, scienza che fonda tutte le altre scienze; o Teologia, studio di Dio. Tutte le scienze hanno bisogno di un fondamento, di una struttura originaria su cui fondarsi. Per Aristotele il fondamento comune a tutte le scienze è l’essere, ossia il primo interesse della metafisica, per lui la filosofia prima. Parlando di essere, inevitabilmente, torniamo a parlare di Parmenide. La domanda che Aristotele si pone è se l’essere di cui si occupava lui fosse lo stesso essere di Parmenide. A questa domanda risponde negativamente, allontanandosi dall’idea di essere parmenideo. (Abbiamo già studiato del parmenicidio attuato da Platone nel proprio dialogo della maturità.) La metafisica indaga: ➢ L’essere in quanto essere; ➢ La sostanza; ➢ Le cause prime e i principi; ➢ Dio e la sostanza immobile. Per Aristotele l’essere è polivoco, poiché ha molti significati. Per Aristotele l’essere è differenziato, mentre per Parmenide è indifferenziato ed univoco. Aristotele tenta di individuare quali siano i molteplici significati dell’essere, tenta quindi di dare una spiegazione a tutte le aporie lasciate aperte dai filosofi precedenti. Da ciò viene fuori un’intuizione aristotelica, che contraddice Platone. Platone e Aristotele distinguono il non essere dal nullo; Per Parmenide il nulla coincideva invece con il non essere. L’essere non è né univoco né, ma è analogico. Tra le varie forme di essere si ha una distinzione, relativamente al livello analogico che ogni essere presenta. o Che cos’è l’essere? L’essere si dice in molti modi (la parola essere possiede molti significati tutti legittimi) Il significato più semplice che si può dare all’essere è l’essere come accidente (sumbebekòs) L’accidente è una qualità dell’essere che però potrebbe anche non essere, senza che comporti un cambiamento sostanziale. L’accidente è quella dimensione dell’essere che non inerisce alla sostanza, ma che semplicemente si accoppia ad essa. Definizione aristotelica: Ciò che appartiene ad una cosa e che può essere affermato con verità della cosa, ma non sempre né per lo più. L’essere come vero e come falso Il vero e il falso non è nella natura ma nell’intelletto che la giudica e la descrive. Il concetto di vero e falso non ha a che fare con la natura delle cose, ma con la definizione che noi diamo di essa. Vero e falso sono quindi inerenti al giudizio che noi diamo rispettivamente a qualcosa e non inerente alla loro natura. Il concetto di vero e falso ha una valenza empirica, è vero ciò che è empiricamente provato. È vero ciò che ha una corrispondenza tra il giudizio espresso dalla proposizione e la verità empirica di quanto espresso nel giudizio. Il giudizio di vero e falso, la determinazione di vero e falso ha a che fare con qualcosa che va al di là del mondo fisico, è una determinazione di tipo ontologico. Il punto di vista di vero e falso, di carattere fisico, collima con l’aspetto metafisico delle cose. L’esistenza di qualcosa non può essere affermata in chiave empirica, poiché, tornando a Parmenide, ciò che io vedo o tocco è pura apparenza. Una banalissima affermazione del tipo “la mela è verde”, comporta necessariamente un giudizio di tipo metafisico. L’essere come atto e potenza Quando parliamo di atto e potenza ci spostiamo verso la filosofia eraclitea, tornando al concetto di movimento. L’essere come potenza e atto è una considerazione del movimento dal punto di vista metafisico. Atto e potenza sostanzialmente significa che gli esseri esistono in stati e modi di essere che possono compiere dei passaggi o dei salti, dunque qualcosa può essere ma può diventare qualcos’altro. Un bambino è in atto, attualmente, tale; ma ha la potenza, la potenzialità o possibilità di divenire altro, crescere ad esempio e divenire uomo. Aristotele introduce questi concetti per spiegare come avviene il cambiamento nella realtà il mutamento e il cambiamento è essenzialmente un passaggio dalla potenza all’atto. La potenza (dunamis) è ciò che caratterizza la materia. Dunque la materia ha la potenzialità di divenire altro, trasformarsi e cambiare forma. La materia può diventare altro, ha la potenza di diventare altro e la forma è ciò che la materia è diventata, ossia l’atto. Cosa provoca l’unione e la separazione di forma e materia? A tale proposito Aristotele introduce la dottrina delle 4 cause. Secondo Aristotele nel cosmo ci sono 4 cause possibili: ▪ Causa materiale, corrisponde alla materia, il sostrato originario, ciò di cui ogni cosa è composta; ▪ Causa formale, corrisponde alla forma ed è il fondamento, lo schema per cui le cose esistono; ▪ Causa efficiente, è ciò che provoca il mutamento che applica una determinata forma alla materia; ▪ Causa finale, è lo scopo ultimo del sinolo, la ragione per cui esiste. Una parte della metafisica di Aristotele è dedicata alla confutazione delle filosofie precedenti, a partire da Talete fino ad arrivare a Platone, affermando la propria filosofia. Questa parte della metafisica prende il nome di ἔλεγχος La fisica Con la teoria del motore immobile si passa dalla metafisica alla fisica, che studia l'essere in movimento. La fisica studia l'essere che scorre e che si muove. Aristotele parte da un principio, omne quod movetur ab alio movetur, ossia tutto ciò che si muove è mosso da qualcos'altro. È necessario regolarsi e conoscere la natura dei motori, per conoscere la natura del movimento e dalla natura dei motori dipende la qualità del movimento. Aristotele produce una fisica che è fondata sullo studio dei diversi tipi di movimento, che ebbe fortuna scientifica arrivando a Galileo Galilei, che fu il primo a mettere in dubbio la fisica aristotelica. Nel 1600 viene definitivamente confutata la fisica aristotelica Aristotele definisce quattro tipi di movimento ▪ Movimento locale, di cui si occupa la fisica ▪ Movimento qualitativo ▪ Movimento qualitativo ▪ Movimento sostanziale Il movimento locale può essere: ▪ Circolare, che si svolge attorno al centro del cosmo. Tutti i cieli ruotano attorno il centro del cosmo attraverso un movimento circolare. Inoltre Aristotele introduce il quinto elemento, di cui sono fatti i cieli, ossia l'etere. ▪ Ascendente, che si svolge dal basso verso l'alto. ▪ Discendente, che si svolge dall'alto verso il basso. I quattro elementi compiono movimenti ascendenti e discendenti. Teoria dei luoghi naturali Ogni elemento ha il suo luogo naturale, basta riflettere sulla natura degli elementi per capire quale esso sia. Più in alto di tutti sta il fuoco, sotto il fuoco vi è l'aria, sotto l'aria sta l'acqua, sotto l'acqua vi è la terra. Al di sopra di tutto, c'è solo l'etere. Tutto ciò che si trova nei cieli è fatto di etere, che si trova già nel suo luogo naturale, ma non si sposta, muovendosi secondo moto circolare. I composti dei 4 elementi, tra cui il corpo umano, è dato dalla coesistenza dei movimenti dei quattro elementi che lo compongono. Più un elemento è composto di terra più tenderà a scendere verso il basso Secondo Aristotele non è possibile concepire lo spazio vuoto. Laddove noi non vediamo nulla c'è aria. La concezione dell’anima secondo Aristotele A partire dalla fisica, Aristotele studia l'anima dell'uomo, che è ciò che dà forma al corpo umano. Il corpo umano è composto da elementi è dunque la forma che l'anima da all'uomo è strettamente collegato alla fisica. Non si tratta di un'anima spirituale o orfica, è bensì il progetto, la struttura dell'uomo. “L’anima è l’atto finale di un corpo naturale che ha la vita in potenza.” A differenza della dottrina orfico-pitagorica, egli individua una stretta relazione tra corpo e anima. Aristotele non chiarirà mai se ci sono più anime, egli parte dall'idea di anima come forma, non si occupa della natura dell'anima ma dà delle risposte alle aporie platoniche, senza preoccuparsi di dare una propria teoria completa a riguardo. Egli sostiene che se l'anima è forma di qualcosa, noi possiamo distinguere: • Funzione vegetativa, quella che hanno le piante. Essa a due funzioni riprodursi e nutrirsi. • Funzione sensitiva, che ha lo scopo di dotare sensazioni e e quindi di rendersi conto del mondo circostante e si occupa del movimento. Di essa sono dotati gli animali, che presentano anche la funzione vegetativa. • Funzione razionale, che fornisce la capacità di conoscere, volere e agire. Gli uomini sono dotati di tutte e tre le funzioni dell'anima. Esiste per ogni essere una sola anima che svolge una, due o tre funzioni. Siamo oltre Platone che aveva dotato la teoria dell'anima per distinguere le classi sociali. Aristotele, al contrario, distingue gli esseri in tre famiglie gli uomini, gli animali e le piante. Una delle definizioni che Aristotele da dell'uomo è Animale razionale. Accanto alla sensazione c'è la facoltà dell'immaginazione, che Aristotele in greco definisce fantasia. I fantasmata sono i prodotti della nostra immaginazione, le immagini prodotte dal nostro intelletto. Ciò serve ad Aristotele per spiegare come avviene la conoscenza. Per Platone la conoscenza è legata al ricordo e alla reminiscenza. Per Aristotele, invece, quando un uomo nasce non ha alcun ricordo, non c'è nulla nel suo intelletto e nella sua fantasia, attraverso l'esperienza l'immaginazione produce delle immagini o fantasmata dell'esperienza che ho fatto. Per ogni esperienza che io ho fatto la mia fantasia ha costruito un'immagine della mia esperienza. Il mio intelletto compie un'operazione che prende il nome di astrazione, l'intelletto astrae ciò che le immagini hanno in comune fra loro, costruendo un concetto. L'idea l'ho costruita io, è un patto della mia fantasia, non è qualcosa di esterno e lontano da me. Il processo di astrazione è molto complesso. Con Aristotele si ha il rovesciamento del platonismo e il suo parricidio. Egli elimina completamente il cuore della dottrina del suo maestro. Un'altra concezione che Aristotele introduce è il problema della duplicità dell'intelletto. Il nostro intelletto, secondo Aristotele, svolge due funzioni, quella di recepire, una funzione passiva e l'astrazione, la costruzione del concetto, che è una funzione attiva. Aristotele comincia a parlare di due intelletti, quello passivo e quello attivo. ▪ Quello passivo è quello che tutti possediamo alla nascita, che è vuoto e capace di conservare l'esperienza e costruire i concetti. ▪ L'intelletto passivo è detto potenziale, poche è capace di conoscere, ma non conosce ancora. Affinché esso passo da potenza ad atto è necessario un intelletto attivo, che deve esiste prima di quello passivo, perché altrimenti non sarebbe l'atto a procedere la potenza. Aristotele è costretto ad ammettere l'esistenza di un intelletto attivo, che esista prima che noi nasciamo. Relativamente all’intelletto vi è un problema aperto a cui non si è mai data una risposta. Il compito dell'intelletto attivo è permettere il passaggio dalla potenza all'atto nel processo conoscitivo, ossia permettere alla conoscenza accumulata di divenire concetto. L’etica di Aristotele Aristotele dedica molto spazio ai problemi riguardanti l’etica, eredita dunque un interesse da Socrate e dal primo Platone. Aristotele, però, sarà il primo a darle una struttura di tipo filosofico. Egli è dunque il primo ad individuare nell’ἦϑος, il termine da cui etica, indica un costume e modo di essere. (Noi in genere, in filosofia, parliamo indifferente di etica o di morale, ma storicamente le due parole hanno assunto significati talvolta molto diversi. La persona etica conosce il bene e lo distingue dal male, mentre la persona morale è la persona che fa il bene, anche senza sapere cosa siano il bene e il male. Mentre l’etica è un atteggiamento intellettivo e razionale, la morale è un atteggiamento naturale. Non si tratta di differenze che vengono fatte però nell’ambito aristotelico) Per Aristotele l’etica è la scienza che si occupa del comportamento. Nel corpus aristotelico ci sono 3 opere importanti riguardanti l’etica, che sottolineano l’importanza che Aristotele dava a tale materia. Essendo Aristotele un eudemonista, egli ritiene che l’etica debba indirizzare il comportamento dell’uomo verso la felicità, che si ottiene con la realizzazione della propria natura. Le 3 opere dedicate all’etica sono: ▪ L’etica dedicata a Nicomaco, chiamata anche Etica Nicomachea; ▪ L’etica dedicata ad Eudemio, chiamata anche Etica Eudemia; ▪ La terza opera fu probabilmente redatta dai suoi discepoli e prende il nome di Grande Etica. Aristotele distingue nell’etica, in quanto scienza delle virtù, due tipi di virtù: ▪ Le virtù Etiche, ossia le virtù del comportamento, con cui ciascuno di noi si comporta e si relaziona; ▪ Le virtù Dianoetiche, ossia le virtù dell’agire bene e dello stare bene. Le virtù etiche si caratterizzano per la ricerca del “giusto mezzo”. Aristotele sostiene che le nostre passioni sono connesse alla natura della nostra anima, che per propria natura prova delle passioni molto forti, che ci portano verso dei comportamenti estremi. Al contempo Aristotele afferma che l’uomo ha la capacità razionale, per cui tra due estremi scegli la via della moderazione, che si configura con il cosiddetto giusto mezzo. È virtuoso colui che tra le passioni sceglie un comportamento moderato. (ESEMPI) ▪ Il coraggio è il giusto mezzo tra la codardia e il coraggio; ▪ La mitezza è il giusto mezzo tra l’avarizia e la prodigalità; ▪ Temperanza è il giusto mezzo tra la sregolatezza e l’apatia La giustizia costituisce un caso particolare, poiché deve essere la capacità di tenere insieme due modalità di comportamento giusto. Egli dedica alla giustizia un intero libro e la definisce come l’unione tra la giustizia distributiva e commutativa. La giustizia deve essere amministrata come unione delle due cose contemporaneamente. Per giustizia distributiva si intende il rapporto tra società e cittadino, mentre per giustizia commutativa o correttiva che regola i corretti rapporti tra i cittadini. Motto che esprime a pieno la giustizia è “Dare a ciascuno il suo”, la giustizia che distribuisce a ciascuno ciò che gli spetta. Nell’etica nicomachea Aristotele dedica spazio all’amicizia, che è in sé una virtù, ma è una virtù che dipende dalle altre virtù. Si può essere amico solo una persona che pratichi tutte le virtù e si può essere amici solo di coloro che si sforzano di praticare tutte le virtù. Non tutti quelli che si illudono di essere veri amici sono veramente tali e non sono molti quelli che praticando tutte le virtù possono incontrarsi. La politica di Aristotele. L’uomo è un animale politico, politica intesa come il vivere in città, il vivere in un gruppo, in una comunità. La traduzione più propria è animale sociale: l’uomo ha bisogno di vivere all’intento di determinate istituzioni, senza la famiglia in cui nasce l’uomo non potrebbe sopravvivere, il vecchio ha bisogno di una famiglia, dalla famiglia nasce la società e dalla società nasce la città e quindi lo stato. Aristotele supera l’identificazione tra città e stato e attribuisce allo stato una funzione essenziale anche nell’educare e guidare gli uomini, lo stato assume anche una funzione etica. Quando Alessandro decide di obbligare i generali a determinate scelte etiche è una conseguenza dell’educazione aristotelica? O deriva da altro? Il primo aggregato è la famiglia, sia quella di origine sia quella che si costruisce da adulto, la famiglia serve a soddisfare i principali bisogni elementari dell’uomo; il villaggio o città provvede alla protezione ed a lavoro delle famiglie; lo stato deve mettere delle norme di carattere generale, che hanno bisogno di essere applicate nei casi particolari, lo stato ha bisogno di una magistratura, dei consigli dei governanti, dei re. Aristotele riflette molto su come si organizza uno stato. Nel libro le costituzioni degli ateniesi le forme di governo che il filosofo giudica possibili sono: la monarchia, l’aristocrazia e la politìa, il governo in cui la maggioranza dei cittadini decide quale sia l’orientamento delle stato. Una forma di governo funziona solo in base alle virtù di coloro che governa. Se non sono rette da uomini virtuosi possono degenerare: monarchia in tirannide, aristocrazia in oligarchia e politìa in
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