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Arnold Schoenberg 1864, Dispense di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea

Vita e opere di Arnold Schoenberg, la dodecafonia e la seconda scuola di vienna

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 26/09/2021

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antonio-lizzi-1 🇮🇹

Anteprima parziale del testo

Scarica Arnold Schoenberg 1864 e più Dispense in PDF di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea solo su Docsity! ARNOLD SCHOENBERG E LA DODECAFONIA Nato a Vienna il 13 settembre 1874 da genitori ebraici, il giovane Arnold cominciò a studiare il violino ad otto anni, e iniziò anche a comporre qualcosa per lo strumento. Successivamente si dedicò anche al violoncello, e poco più che ventenne conobbe quello che divenne suo amico e anche maestro di composizione, Alexander Von Zemlinsky, condividendo con lui anche l'ammirazione per gli illustri predecessori Brahms e Wagner, che in quegli anni dominavano la vita musicale viennese e non solo. Lo studio con Zemlinsky comprende i 5 anni dal 1895 al ‘900, e nel frattempo l’attività compositiva del giovane Schoenberg prosegue nel campo della musica da camera, con un quartetto e vari lieder per voce e pianoforte, ma la sua composizione più importante di quegli anni fu il sestetto per archi Verklarte Nacht (Notte trasfigurata), una sorta di poema sinfonico ispirato dalla poesia omonima di Dehmel, uno dei più importanti poeti tedeschi della sua epoca, con orientamenti mistici e metafisici oltre che razionali. Secondo la descrizione che ne dette poi l’autore, il brano si limita a descrivere la natura e ad esprimere sentimenti umani. Il brano è in un solo movimento suddiviso in cinque sezioni con tempi diversi e anche diversi temi ricorrenti che assicurano l’unità al tutto. Il sapore armonico è wagneriano indubbiamente, però si riconosce nell’elaborazione tematica e contrappuntistica l'influsso di Brahms, che si nota anche nelle scelte timbriche del sestetto d'archi. Lasciato poi l’impiego in banca, collabora sia son un coro di operai che in collaborazione con un orchestrina da cabaret, componendo alcune canzoni e lieder. Ma il progetto più ambizioso di quegli anni fu la composizione di una grande cantata profana per soli, coro e orchestra, i Gurrelieder, che egli terminò nel 1901 ma che fini di orchestrare solo 10 anni dopo. Il poema del danese Jacobsen, tradotto in tedesco, comprende alcuni temi cari al romanticismo tedesco, come il soggettivismo lirico e il senso profondo della natura. Basato su un’antica leggenda danese, il poema si svolge attraverso ampi squarci descrittivi alternati con meditazioni liriche e soprassalti drammatici. L'organico è gigantesco, con cinque solisti di canto, una voce recitante, tre cori maschili a quattro voci, un grande coro misto e un’orchestra di circa 150 elementi, con tra l’altro 10 corni, sette trombe, otto tromboni e una folta sezione di percussioni. Ma la vera novità della partitura risiede nella nuova concezione formale e nel rapporto fra voce e orchestra, con un'anticipazione di quel che sarà poi in seguito lo sprechgesang. L’orchestrazione è poi frammentata timbricamente e tematicamente, con una dissoluzione delle consuetudini tradizionali in funzione di una forma che nasce dall'interno. Inizia in quegli anni anche l’attività didattica, presso il Conservatorio Stern di Berlino, posto che gli fu procurato da Richard Strauss con il quale era in buoni rapporti, e che gli segnalò anche il dramma Pélléas et Mélisande di Maeterlinck come un ottimo soggetto di opera. Schoenberg in effetti ne trasse un poema sinfonico, e non un’opera, che tra l’altro era stata musicata da Debussy in quegli anni. L'autore ebbe a dire in seguito:” MI pento di non aver realizzato il progetto di un’opera su quel soggetto. La mia sarebbe stata differente da quella di Debussy; forse non avrei colto il meraviglioso profumo della poesia, ma avrei reso più cantabili i personaggi. D'altro canto il poema sinfonico mi fu utile perché mi insegnò a esprimere stati d’animo e caratteri in unità musicali ben formulate, tecnica che un’opera di teatro non avrebbe forse favorito altrettanto bene.” La prima esecuzione nel 1905 fu criticata dai reazionari anche per la sua lunghezza, e il brano segue passo passo la vicenda drammatica, inserendola in una forma che può essere ricondotta ai principi della sonata, come osservò poi Alban Berg. Armonicamente l’autore prosegue il suo rinnovamento e allargamento degli orizzonti tonali, usando accordi per quarte ed altri per toni interi, ed innovazioni timbriche come il famoso glissando dei tromboni alla fine della seconda parte. Di ritorno a Vienna, prende contatto anche con Gustav Mahler, che sosterrà il giovane compositore, e si dà all’organizzazione di concerti dei nuovi compositori e anche alla didattica, prendendo con sé Webern e Berg con i quali formerà successivamente la seconda scuola viennese. Tra il 1908 e il ‘9 nascono alcuni brani con i quali l’autore si distacca sempre più dal concetto di tonalità per approdare ad una fase atonale, e sono i 15 Lieder su testi di George per canto e pianoforte, e i tre pezzi op.11 per pianoforte solo. Nasce altresì la suite 0p.16, dove Schoenberg sperimenta la cosiddetta melodia di timbri,la Klangfarbenmelodie: “Ora deve essere possibile ricavare dai timbri successioni che col loro rapporto generino una logica equivalente a quella che ci soddisfa nella melodia costituita dalle altezze.” Nel 1909 nacque anche il monodramma Erwartung, l'attesa, su testo della giovane poetessa Marie Pappenheim, a cui l’autore aveva chiesto di scrivere un testo per il teatro. Dopo tre settimane essa si presentò col testo che non riteneva adatto per il teatro, ma Schoenberg entusiasta lo musicò in soli diciassette giorni. La partitura è completamente atematica, con numerosi cambi di tempo, accelerando e ritenuti, ma la prima esecuzione ebbe luogo solo 15 anni dopo, nel 1924. Nasce altresì nel 1910 il Trattato di Armonia, pubblicazione a suo modo importante, anche se opera di un autodidatta. Nello stesso anno nasce anche il dramma musicale Die gluckische hande (La mano felice), con influenze della letteratura espressionista, anche questo con una concezione atonale. Lo sperimentalismo continua nel 1912 con il Pierrot lunaire, una serie di poesie di Albert Giraud nella traduzione tedesca di Otto Hartleben, che ne modifica in parte la forma letteraria per accentuare gli elementi di astrattezza e paradassolità. Il trattamento che ne fa Schoenberg differisce dal melologo, ovvero dalla recitazione sostenuta dalla musica, ma sposta l’attenzione sull’elaborazione musicale , in modo che la voce risulta integrata pienamente con gli altri strumenti, impiegando quel tipo di canto già parzialmente adoperato nei Gurrelieder definito “Sprechgesang”, ovvero “Canto parlato”. Il compositore indica l'altezza e il ritmo delle note cantate, ma le note non vanno intonate come nel canto tradizionale, bensì la loro altezza va accennata e poi subito lasciata come se si trattasse di un parlato dalla frequenza particolarmente ricca. L'esecuzione di un tale tipo di canto è altresì difficoltosa, per venire incontro alle esigenze dell'autore, io il pubblico e la critica vollero vedere in quest'opera soprattutto l'aspetto macabro e visionario, e la si etichettò come e questo tipo di soluzione fu poi adottato da Berg e da altri autori successivi. All’ini rappresentante dell’espressionismo musicale. In realtà l’autore la intese sempre come una composizione di carattere prevalentemente ironico-satirico, poiché era in questo tono” che era stato concepito tutto il pezzo.” La partitura prevede il pianoforte, Flauto o ottavino, clarinetto o clarinetto basso, violino o viola, e violoncello. La scrittura testimonia una grande sapienza tecnica, con un particolare uso del contrappunto che ha fatto venire in mente Bach. Dopo la composizione di alcuni Lieder e della incompiuta Jacobsleiter (la scala di Giacobbe), che segna un'evoluzione spiritualistica del compositore, negli anni dal 1920 al’23 abbiamo la svolta dal periodo atonale verso la dodecafonia, con la composizione dei pezzi per pianoforte 0p.23, la Serenata op. 24, in cui l’autore sperimenta degli abbozzi di serie dodecafonica: nel terzo tempo della Serenata “il tema è costituito da una successione di 14 note nella quale solo undici sono diverse; e questa successione viene continuamente variata durante tutto il brano. Il quarto movimento, Sonetto, è una vera e propria composizione dodecafonica, anche se la tecnica è ancora piuttosto primitiva” scrisse l’autore in una lettera all'amico Slonimsky di vari anni dopo. La Serenata è costruita con grande rigore, con il ritorno di precisi andamenti ritmici e melodici e nella ripetizione frequente di intere sezioni, secondo l’uso della musica del
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