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Arsenale di Venezia e gli Arsenalotti, Guide, Progetti e Ricerche di Storia Moderna

Storia dell'Arsenale di Venezia, suo ruolo nell'economa della Serenissima Repubblica e compiti assegnati agli Arsenalotti

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2020/2021

Caricato il 10/06/2024

Anteprima parziale del testo

Scarica Arsenale di Venezia e gli Arsenalotti e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 1 Laurea Magistrale in Scienze Storiche STORIA della REPUBBLICA di VENEZIA Prof. Walter Panciera Studente: Ezio Vincenti (matr. 2022279) Padova, 17.06.2021 Sul governo e la gestione dell’Arsenale di Venezia e gli Arsenalotti 1. Introduzione Da sempre uno dei simboli più fulgidi di una città-stato unica, inimitabile e ineffabile, l’Arsenale costituisce per Venezia e il mondo intero una mirabile sintesi tra empirismo e idealismo, un vero e proprio archetipo che esprime il connubio tra Ars intesa come macchina1 e Ars intesa come esaltazione del talento umano e della sua capacità espressiva: da qui Ars-enale. Ma questo binomio è appropriato solo per Venezia, che per prima ha creato una struttura che, nata per scopi puramente produttivi, ha saputo nel tempo costituire un complesso operativo strutturale e funzionale tale da sfociare nel mito, divenendo per antonomasia un complesso di darsene, stabilimenti e officine per la costruzione, riparazione e manutenzione di naviglio militare, ma anche officina di fabbricazione o riparazione di armi per l’esercito o, ancora, più frequentemente, deposito di armi. A Venezia l’Arsenale era lo stabilimento della produzione navale di stato, mediante la quale si assicurava la capacità di stabilire nuove rotte commerciali e di proteggerle. Ciò ha costituito un fattore determinante nello sviluppo della potenza marittima della Serenissima nel Mediterraneo. Essendo dunque cruciale 1 Secondo Charles du Fresne sieur du Cange, più noto come Du Cange o Ducange (1619-1688), storico, linguista e filologo francese, il termine Ars sta a significare macchina nella tarda latinità fino all’Alto Medioevo, chiaramente nel contesto della materialità, non in senso astratto. 2 per la fortuna della Repubblica, l’Arsenale era stato dotato di una struttura gestionale e di controllo molto accurata ed efficace, a capo della quale si alternavano gli esponenti delle grandi famiglie patrizie veneziane. La sua centralità nella vita pubblica e politica della città era testimoniata anche dal fatto che l’Ammiraglio dell’Arsenale manovrava il Bucintoro2, la superba barca di rappresentanza della Repubblica che faceva bella mostra di sé nelle grandi occasioni, come nello Sposalizio del Mare; ed era conservata proprio all’interno delle mura del cantiere navale. Le maestranze che lavoravano nell’Arsenale erano costituite da un’eterogenea varietà di figure professionali, che si occupavano non solo delle costruzioni navali, ma che intervenivano anche in caso di incendio in ogni parte della città, come una vera e propria protezione civile. Inoltre, gli Arsenalotti (figg. 1a e 1b), come venivano affettuosamente definiti, svolgevano vari incarichi di particolare fiducia, come la Guardia a Palazzo Ducale e al Maggior Consiglio, la Guardia alla Zecca e al Tesoro, e, ancora, alla Basilica di San Marco. Fig.1a Arsenalotto in veste di guardia (fine ‘700); Fig. 1b Arsenalotto in un vestito da lavoro. 2 nave di rappresentanza della Repubblica di Venezia. Era rifinita con decorazioni lignee ricoperte in foglia d'oro zecchino. 5 Fig. 2 L’Arsenale nella famosa pianta prospettica di Jacopo de’Barbari, 1500 (Correr). Altre aggiunte seguirono nel 1810 con l’aggregazione della chiesa e del monastero della Celestia8 (Fig. 4), e ancora nel 1820 e nel 1828. Il complesso architettonico risulta costituito da specchi acquei, spazi aperti ed edifici di produzione navale, ma anche da elementi di rilevante valore storico- artistico, ambientale e documentario. Fig. 3 Evoluzione topografica dell’Arsenale nel tempo. 8 Ovvero Santa Maria Celeste, fondata nel 1119 dai Celsi, patrizi veneziani, e portata a conclusione nel 1239 sotto il dogato di Jacopo Tiepolo. Già nel 1237 le fu annesso un convento di monache cistercensi, giunte da Piacenza e dipendenti dall’Abbazia di Chiaravalle della Colomba. Le religiose, note per la loro immoralità (explebant lasciviam et sacrilegia), furono più volte riprese dalle autorità ecclesiastiche. La chiesa, colpita da un furioso incendio scaturito dal vicino Arsenale nel 1569, fu riedificata, successivamente demolita e riedificata a croce latina nel 1611. Napoleone nel 1810 chiese il complesso che passò alla Marina. Rimane ancora il chiostro del convento realizzato nel 1571 da Andrea Palladio. 6 Fig. 4 Il Convento della Celestia e i suoi terreni nel 1500. Tutti gli elementi presenti sono fortemente legati alla tradizione costruttiva veneziana e configurano un ambiente organico e unitario da considerare in modo integrale e inscindibile. Tra quelli più significatici non si possono tralasciare le Corderie della Tana (Fig.5), le Gaggiandre9 (Fig.6), le Officine delle Artiglierie, l’edificio degli Squadratori (Fig.7), il ricovero del Bucintoro, i portali delle Artiglierie e delle Sale d’armi, le Darsene e il monumentale ingresso in Campo dell’Arsenale. 4.1 Governo e gestione nell’Arsenale Fin dai primordi10, fu retto da tre patrizi11 chiamati Provveditori o Patroni all’Arsenal, ai quali il Senato affiancò nel 1490 due membri interni e una terza 9 Sono due imponenti tettoie acquatiche realizzate tra il 1568 e il 1573 nella Darsena Novissima e adibite al ricovero delle galere a remi che non necessitavano di alberature. Il nome Gaggiadra sembra si riferisca o alla somiglianza della sagoma delle coperture al carapace delle testuggini (gagiandre in dialetto veneziano) o a speciali zattere armate che servivano, in tempo di guerra, a sorreggere le grosse catene che chiudevano le bocche di porte. 10 Un documento del Mazor Consejo, datato 1276, riporta che ai Patroni a ai loro familiari era concessa l’autorizzazione di potersi muovere per Venezia portando appresso le armi. 11 A ricoprire la carica non potevano essere eletti nobilomeni aventi un’età inferiore a 30 anni, con preferenza per coloro che avessero retto in precedenza almeno l’ufficio di Consigliere Ducale o quello di Consigliere dei Diese. 7 magistratura (inizialmente composta di due membri) col titolo di Sopraprovedadori all’Arsenal col compito di tracciare le linee d’azione di massima e di riferire al Consiglio dei Pregadi circa l’attività dell’Arsenale. Fig.5 La Tana e le Fonderie di Artiglieria prima della ricostruzione del 1526 Fig. 6 Squero12 del Bucintoro, Gagiandre e magazzino delle Artiglierie. 12 Lo squero veneziano è il tipico cantiere per imbarcazioni a remi. L’etimologia potrebbe essere legata alla squadra (squara, in veneziano), strumento di lavoro fondamentale per i maestri d’ascia. 10 In tema di sicurezza, un decreto approvato dal Consiglio dei Dieci nel 1513 proibiva l’apertura dell’Arsenale dopo l’una di notte, se non con la contemporanea presenza dei tre Patroni, e stabiliva che nel corso della notte le chiavi dei numerosi tezoni fossero tutte sempre in possesso di uno dei tre magistrati. Riuniti in conferenza assieme ai Sopraprovedadori a l‘Arsenal (di nomina senatoria, dal 1498 erano in numero di tre), i Patroni formavano l’organo di coordinamento noto come Eccellentissima Banca, che riunita insieme ad altre magistrature (cinque Savi, il Capo della Quarantia e un consigliere ducale) formava il Colegio sora l’Arsenal (organo creato nel 1565 per provvedere alle necessità economiche e alla regolamentazione dell’Arsenale), con diritto dei Patroni di poter convocare le riunioni anche al di fuori delle normali riduzioni (riunioni) previste nell’arco dell’anno. Alla tutela dell’Arsenale erano deputate le Guardie notturne che si dividevano in guardie di dentro e guardie di fuori, con riferimento alle mura dell'Arsenale stesso e operavano dal tramonto all'alba. Dipendevano dai due rispettivi Capi Guardie. Esistevano anche le Guardie di giorno responsabili della sorveglianza diurna. Vi erano inoltre i portinai, addetti all'apertura e chiusura della porta di terra e del cancello della porta d'acqua (erano quattro) (Fig. 9). I rintocchi della Marangona, campana del campanile di San Marco, suonata all'alba e al tramonto, segnalavano agli arsenalotti l'ora d'apertura e di chiusura dell'Arsenale. Quanto alla dignità politica, i Patroni all’Arsenale erano inseriti nella speciale categoria burocratica che conferiva loro la dignità di primo loco (fino al 1651), passando successivamente a quella di terzo loco, che costituiva il massimo livello15. 4.2 Gli arsenalotti Come è già stato detto, i cosiddetti arsenalotti non erano semplici operai o artigiani, ma costituivano un variegato panorama di maestranze di alta specializzazione e qualificazione, che non lavoravano solo per denaro ma anche 15 Cristoforo Tentori, Della Legislazione Veneziana sulla preservazione della laguna. Dissertazione storico- filosofico-critica del sig. Abate Cristoforo Tentori, in Venezia, presso Giuseppe Rosa, 1792 11 e soprattutto spinti dal desiderio e dalla passione di contribuire in modo sostanziale al bene della Repubblica e dei suoi cittadini. Ed erano onorati da tutti anche per il loro impegno civico e sociale a favore della comunità. In rapida sintesi si può quindi proporre una rassegna antologica delle principali mansioni espletate dagli arsenalotti. A ciascun Patron era affidata una competenza ben definita: al Patron di cassa spettava la contabilità, al Patron di guardia la sicurezza interna, e al Patron delle maestranze il compito di sovraintendere al personale, ossia agli arsenalotti. A servizio dei Patroni sottostavano, con compiti peculiari, l’Armiraglio16, il Masser, Capi, Sottocapi, Proti, Sottoproti, Capitani, Deputati, Apontadori17, Despontatori18 e gli scrivani. In particolare, il Capo d'opera, che in Arsenale era anche sinonimo di Proto, era un valente maestro al quale era affidata la costruzione di un'imbarcazione, mentre il Capo-maestro era un esperto e capace operaio specializzato cui era affidata la guida di altre maestranze. Proti, Armiraglio, masser e scrivani vengono definiti dalle fonti coeve "salariati nostri Arsenatus", quasi a sottolineare il rapporto di dipendenza organica delle stesse figure professionali dall'Arsenale, diversamente da tutte le altre, legate al cantiere solamente dal lavoro offerto loro di giorno in giorno e dalla corrispondente retribuzione19. Proprio in ragione del particolare status giuridico di cui godevano, i quattro proti principali, l'Armiraglio, il masser e gli scrivani percepivano mensilmente un salario computato su base annua e stabilito dal pregadi o dal collegio; tutti gli altri dipendenti della Casa erano invece pagati a fine settimana su base giornaliera, e solamente per i giorni in cui avevano effettivamente lavorato ed erano stati appuntati come presenti in cantiere20. Quale fosse la fattispecie monetaria effettivamente erogata è tuttavia un interrogativo destinato a rimanere senza alcuna risposta realistica, proprio per 16 L’Armiraglio veniva chiamato Magnifico. 17 Ufficiali delegati alla registrazione delle maestranze in entrata all’Arsenale. 18 Ufficiali responsabili della cancellazione dall’apposito registro delle maestranze in uscita dall’Arsenale. 19 ASV, Patroni e Provveditori dell’Arsenal, b.566: Quaternus in quo scribuntur omnes salariati nostri Arsenatus. 20 Tale regime retributivo, ben differenziato, anticipava di secoli la politica salariale dell’industria in Età Contemporanea. Da: Robert C. Davis, Shipbuilders of the Venetian Arsenal: workers and workplace in the preindustrial city, The Johns Hopkins University Press, Baltimora, 1991 12 l'assoluta mancanza di documenti al riguardo; nondimeno, almeno per i proti e i salariati, è pur sempre possibile supporre che una parte della retribuzione venisse realmente pagata in moneta pregiata, tenuto conto soprattutto della cadenza mensile dei pagamenti, e che il resto fosse dato in valuta divisionale, di limitato potere d'acquisto ma fondamentale per sopperire alle esigenze quotidiane. Ai proti e agli altri salariati, oltre alla retribuzione in "contanti", veniva corrisposto anche l’uso gratuito di una casa di proprietà dell'Arsenale; inoltre veniva erogata una determinata quantità di vino. Un altro beneficio era costituito dalla facoltà di servirsi, per le necessità familiari, di una prefissata misura di legna, costituita dagli scarti (stelle) del legname da costruzione. A fronte dei privilegi goduti rispetto alle rimanenti maestranze, e diversamente dalle stesse, i salariati dell'Arsenale non potevano abbandonare, neppure temporaneamente, la Casa per accettare lavoro in qualche cantiere privato21 e neppure, almeno dalla metà del XV secolo, potevano imbarcarsi sulle galere a seguito di questa o di quella muda - imbarco che avrebbe di certo consentito loro di lucrare utili maggiori - o per mettersi al servizio della flotta militare, quando richiesti da qualche carica marittima. L'unica eccezione consentita in questo senso riguardava la possibilità di accompagnare il capitanio generale da mar22. Per l’espletamento di altre attività23, vi erano i Visdomini24 alla Tana25 sovraintendenti al deposito dei cordami, i Provveditori alli Biscotti26, incaricati dell’approvvigionamento delle navi della flotta, i Provveditori alle Artiglierie, vigilanti sulle fabbriche della polvere da sparo, sulle fonderie, sulla produzione delle munizioni e sulle artiglierie, nonché sul corpo dei Bombardieri27; infine, i Tre sulle galee dei condannati, magistrati nominati a partire dal 1545 per 21 ASV, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 8, Liber Magnus, c.24v 22 ASV, Senato, Deliberazioni mar, reg.4, C.116 23 Samuele Romanin, Storia documentaria di Venezia, ed Pietro Naratovich, Venezia, 1853 24 Ossia “Vicepadroni” 25 Il nome deriva dalla città di Tana, posta alla foce del fiume Don (il Tanai), sul Mar d’Azov, da dove i Veneziani importavano la canapa (canevo in veneziano). 26Cosiddetti perché garantivano, fra le altre incombenze, anche la fornitura del biscotto, alimento base degli equipaggi e prodotto all’interno dei forni dell’Arsenale. Il biscotto era una galletta salata, preparata con grano di frumento, in sostituzione del pane maggiormente deperibile. 27 Addetti alla prova delle armi da fuoco nel poligono dell'Arsenale e all'utilizzo dei cannoni a bordo delle navi. 15 Fig. 10 Retribuzione dei salariati dell’Arsenale, dal Medio Evo all’inizio dell’Età Moderna, dell’Ammiraglio, del masser, degli scrivani, dei portoneri e dei proti32. In Fig.11 sono mostrati, nel tempo, il numero di dipendenti dell’Arsenale e il numero di abitanti di Venezia, da cui si evince che nel 1645 si raggiunse, sia in senso assoluto (2.343) che percentuale (2.19%), l’acme della numerosità dei lavoratori. Fig. 11 Numero di dipendenti dell’Arsenale e di abitanti di Venezia in vari anni dal 1552 al 179133. 32Franco Rossi, Storia di Venezia, 1996, in Treccani – https://treccani.it/enciclopedia/l-arsenale-i-quattro- direttivi_%28Storia-di-Venezia%29/) 33 Daniele Beltrami, Storia della popolazione di Venezia dalla fine del sec. XVI alla caduta della Repubblica, CEDAM, Padova, 1954 16 Infine, in Fig. 12 è mostrata la distribuzione percentuale delle famiglie degli arsenalotti nel 1624, in cui è evidente come la maggior parte vivesse nelle zone immediatamente limitrofe al posto di lavoro. Fig. 12 Distribuzione percentuale delle famiglie degli arsenalotti a Venezia nel 1624 (vedi cit 29) 4.3 L’Armiraglio Nell'ambito dei quadri direttivi un posto di assoluto rilievo spetta senza dubbio all'Armiraglio34, la figura professionale a più stretto contatto con gli organi politici responsabili dell'Arsenale, tanto per le funzioni espletate quanto per la posizione gerarchica occupata35, la cui presenza nei ruoli dell'Arsenale è documentata almeno a partire dal 1376; in precedenza le fonti nominavano, con funzioni pressoché analoghe, alquanto genericamente un soprastante. L'entità stessa della retribuzione corrisposta all'Armiraglio, fissata in 100-120 ducati d'oro per tutto il secolo XV ed elevata a 130 nei primi decenni del secolo successivo, e solo di poco inferiore a quella prevista per i patroni, conferma sostanzialmente il rango di vertice del funzionario. L'ampiezza, e più ancora la generalità delle 34 Il termine è riferibile a diverse figure professionali di elevata responsabilità tecnico-organizzativa, legate tutte all’ambiente marittimo e alle attività marinare. Con valore semantico non corrispondente all’attuale, vanno ricordati particolarmente l’Admiraglio del porto (ad esempio di Malamocco) e l’Admiraglio della flotta. Cf Frederic Chapin Lane, Navires et constructeurs à Venise pendant la Renaissance, SEVPEN, Paris, 1965 35 Mutuando la terminologia propria dell’organizzazione aziendale moderna, l’admiraglio (o ammiraglio) potrebbe essere definito una sorta di direttore tecnico dell’Arsenale o, citando FC Lane, “comme le chef suprême de l’Arsenal après les Seigneurs et les Commissaires”. 17 funzioni espletate, facevano dell'Armiraglio la figura professionale di raccordo e di trasmissione tra la volontà politico-amministrativa della magistratura competente e il lavoro dei proti incaricati di tradurre operativamente gli ordini ricevuti. Le competenze di cui era caricato, anche quelle più particolari in ordine a specifiche esigenze del momento, erano tali da spaziare dai settori più squisitamente tecnici a quelli più rigorosamente amministrativi, anche se la separazione tra le due aree professionali non sempre si rivela così netta e definita. In altre parole, l’Armiraglio aveva il compito di sovrintendere alla costruzione e alla riparazione di tutto il naviglio all'interno del cantiere di Stato, sulla scorta degli ordini impartiti al riguardo dai patroni; ed era altresì in possesso di un bagaglio di conoscenze tecniche affine a quello del proto dei marangoni e del proto dei calafati e doveva continuamente esprimere un’adeguata capacità organizzativa e amministrativa, di cui doveva essere necessariamente fornito. A titolo di esempio, basta qui ricordare Basilio Negro, eletto armiraglio il 1° febbraio 1436, che in precedenza aveva ricoperto più volte l'incarico di comito e di uomo del consiglio delle galere di Fiandra, di Alessandria e di Beirut, e che era stato anche armiraglio del capitanio generale da mar Pietro Loredan e del capitanio del Golfo Stefano Contarini. Indubitabili quindi le sue conoscenze navali, maturate sul campo, ma altrettanto dimostrate le sue attitudini al comando e al coordinamento delle varie figure marittime. In conclusione, l’Arsenale di Venezia per quasi mezzo millennio è stato simbolo ed espressione dell’intelligenza e dell’intraprendenza sia dei vertici politici e amministrativi, sia del lavoro diligente e appassionato delle sue maestranze altamente specializzate. L’organizzazione del lavoro, ben programmato e strutturato, ha reso possibile anticipare i sistemi di produzione che si sarebbero sviluppati soltanto nella Rivoluzione Industriale nel XIX sec. Venezia, dunque, non è solo la città più bella e affascinante del mondo, ricca d’arte e di scorci incantevoli, ma è stata anche precorritrice di schemi e norme di produzione, non solo marittima, che solo molto tempo dopo avrebbero trovato accoglimento e sviluppo in ambito lavorativo, civile e sociale. ***
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