Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Arte delle città, arte delle corti tra XII e XIV seolo Enrico Castelnuovo, Appunti di Storia

Arte delle città, arte delle corti tra XII e XIV seolo Enrico Castelnuovo

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 04/12/2019

fra---5
fra---5 🇮🇹

4

(3)

17 documenti

1 / 62

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Arte delle città, arte delle corti tra XII e XIV seolo Enrico Castelnuovo e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! 1- Scoperte geografiche e costruzione degli imperi: - Comprendere il presente mediante il passato e comprendere il passato mediante il presente.- Nel corso del 400 i navigatori portoghesi e spagnoli si avventurarono lungo le rotte atlantiche e l’oceano si trasformò da fonte di pericola in opportunità di ricchezza e di scambio commerciale. Fu il Portogallo il primo paese ad avventurarsi lungo le rotte oceaniche in cerca di nuove terre per dare sfogo al desiderio di conquista della nobiltà cavalleresca e per trovare le risorse di cui mancava. L’esplorazione della costa occidentale africana fino all’estremità meridionale del continente divenne l’obiettivo dei navigatori portoghesi, tratti dalle ricchezze africane e dalla speranza di trovare un passaggio per l’oceano indiano. Lo sforzo dei navigatori portoghesi venne coronato da un primo successo di Bartholomeu Dias, che per primo arrivò a doppiare il capo di Buona Speranza. Si interessarono dell’esplorazione di nuove rotte per le Indie anche i sovrani di Castiglia e di Aragona. Il potenziale conflitto d’interessi espansionistici ispano-portoghesi venne regolato dal Trattato di Tordesillas del 1494, con cui si spartivano le sfere d’influenza tra i due regni e in virtù del quale finì sotto il controllo portoghese il Brasile, la cui scoperta venne ufficialmente compiuta da Cabral solo dopo la firma del trattato. Intanto una nuova spedizione, al comando di Vasco da Gama, si era messo in viario e nel 1498 era sbarcata sulle coste dell’India dopo una navigazione di dieci mesi. Il grande tema di questo corso è caricare di significato questa categoria di modernità che di suo ha poco significato. La parola moderno (dal latino modus) nasce nel 6 secolo per indicare ciò che è recente, ciò che nel 6 secolo viene recepito come nuovo e recente era il mito dell’impero, struttura che governa e influenza attraverso una serie di istituzioni capaci di porre il loro volere in un dato spazio geografico. Dunque, nel 6 secolo, l’idea di nuovo faceva riferimento alla fine del mondo politico organizzato e al definitivo attecchire di quella grande innovazione che era il cristianesimo (cristianesimo che nel 6 secolo subisce una serie di trasformazioni come scissioni, scismi e diversità delle chiese orientali ecc.). Nel 6 secolo dunque si coglieva un primo passo verso un cambiamento radicale che riguarda le strutture essenziali della società e dell’umanità per come la conoscono loro. Gli storici dunque provano a definire la modernità come un processo attraverso il quale la cultura europea è venuta elaborando l’dea del proprio carattere moderno nel senso non solo di recente ma quanto qualcosa di nuovo e di diverso. Quindi gli storici centrano il concetto di modernità su alcuni aspetti principali: - L’Europa con tutti i suoi grandi cambiamenti - Partizione cronologica e sistema di narrazione e auto-rappresentazione: la storia è un racconto. Nel 15 secolo con l’avvento della stampa tutto inizia ad essere più chiaro. Voltaire è l’esempio di ciò che non è storia, si parte da una tesi pre costruita e da l’idea che la storia possa raccontare la verità. Quello che noi possiamo sicuramente dire è che gli storici riflettono e indagano il loro tempo indagando qualcos’altro. Figure importanti per le grandi scoperte geografiche: - Magellano: uno scienziato in navigazione che viene rappresentato con i mano i tre strumenti che rendono possibile l’avventura. Il primo strumento è la mappa. Vediamo la mappa del 1508 di Francesco Rosselli in cui c’è tutto quello che all’epoca si conosceva, dunque è la prima mappa che rappresenta il mondo allora conosciuto. Inoltre in questa mappa possiamo vedere il primo stratagemma per rappresentare il globo e risale ed è aggiornata al quarto viaggio di colombo dove riconosce il mondo nuovo e, per la prima volta, forte dalle notizie e informazioni che ebbe anche da Magellano, mette qualcosa più a sud del capo di buona speranza quindi ci racconta in 20 anni il cambiamento del mondo. Fare una mappa non è un gesto neutro ma comporta appropriarsi di qualcosa. Magellano ha degli strumenti tecnici che lo aiutano a tracciare le rotte e che arrivano da un passato lontano in cui culture in competizione tra di loro si sono scambiate informazioni necessarie alla sopravvivenza. - Francis Drake: - Vancouver: La rotta di Vancouver non viene recepito come un evento epocale all’epoca ma un secolo più tardi, nei due anni della corsa all’oro, quella rotta diventerà la più importante rotta al mondo. - Vasco De Gama: rappresento con qualcosa di orientale ovvero il turbante. Dietro colombo e De Gama abbiamo la stagione del ritorno ai classici cioè la riscoperta della geografia tolemaica. La maledizione di Cam è un evento biblico che serve a spiegare il triangolo della tratta degli schiavi e le condizioni dei neri in America e durerà fino all’apartheid in sud-africa. Le precondizioni culturali e tecnologiche che permisero una serie di scommesse e investimenti alla base dell’allargamento del mondo e della stagione della prima grande espansione europea. Mappa di Isidoro di Siviglia: grande esponente della cultura cristiana del 6 secolo, autore di un dizionario che è uno dei grandi filtri attraverso cui in un’epoca in cui si perde il greco la cultura occidentale conosce i grandi classici greci. Grazie al dizionario chi non ha accesso ai classici ha un’idea di ciò che pensano i classicisti. Oggi Isidoro ci serve per comprendere le trasformazioni che stanno dietro alla grande mappa che spinse Colombo e giustificò l’investimento in denaro di Isabella e Ferdinando. Questa è una mappa valida fino all’inizio del 15 secolo. Transizione dal mondo medievale al mondo della modernità: attraverso una croce iscritta in un cerchio viene rappresentato il mondo e fa riferimento a una serie di aspetti centrali della cultura medievale. Il cuore di questo aspetto è da una parte l’oceano dei classici greci. È anche una mappa che da delle indicazioni e dei riferimenti che possono essere trasposti e riportati nelle mappe che vengono usate in piccolo nella navigazione. In questo testo non si fa riferimento esplicito al tema della maledizione di Cam che in realtà è fondamentale per la comprensione della schiavitù in quanto affronta un problema enorme per il mondo cristiano. Siccome l’intera operazione di conquista è giustificata con l’idea di evangelizzare i popoli, per chi viveva l’azione di evangelizzazione è essenziale e muove decisione e azioni di re e regine (quando Filippo II si scontra con Elisabetta I ci sono una serie di momenti precedenti in cui Filippo potrebbe trovare un accordo con Elisabetta ma non arriva ad un accordo perché uno dei suoi problemi principali è che Elisabetta è eretica ed è un problema irrisolvibile. \\ I re cattolici con la presa di Granada del 1492 vogliono salvare l’unità di fede della Spagna e l’intero mondo cristiano). La maledizione di Cam giustificherà, attraverso il ritorno e l’analisi del testo biblico, tutti i capitani olandesi (della libera Olanda e grandi finanziatori della tratta degli schiavi) che compiono un’azione palesemente ingiusta ma che viene spiegata attraverso il testo biblico che è un prodotto compiuto della riforma protestante. Mappa Mundi di Fra’ Mauro: il mappamondo del 1450 che ha alle spalle una sua storia. L’interesse per la geografia è un interesse inevitabile, disegnare la terra significa appropriarsi dello spazio e di una cultura e porre se stessi all’interno di uno spazio. Una cultura fortemente critica e fortemente auto referenziale è l’umanesimo che ritorna ai classici e si considera la migliore di sempre ed è una cultura che torna ai suoi precedenti tra cui la riscoperta di Tolomeo con la sua riappropriazione. Tra i motori di questo ritorno a Tolomeo vi è l’arrivo a Firenze di un dotto bizantino.. Il successo dell’azione di disegno geografico inizia con la riflessione e si iniziano a tracciare mappe attendibili del mondo conosciuto usando le idee di Tolomeo e portandoci dentro le informazioni dettagliate dei periodi precedenti. Domanda: perché paghino i portoghesi e gli spagnoli, perché non i veneziani che sono i migliori navigatori del tempo? L’area spagnola si sta compattando dietro l’idea di Riconquista, l’Italia invece è organizzata in stati macro-regionali troppo forti e troppo ricchi e anche se ha la tecnologia e gli uomini necessari non ha interesse ma gli stati nascenti si (l’Italia ha inoltre al centro lo stato della Chiesa che è una teocrazia elettiva). Lo stato nascente più forte e solido sull’atlantico è il Portogallo e dunque sta a loro, ha una dinastia giovane ed interessata ad affermarsi. Il loro problema è che per aggirare il blocco musulmano italiano spinge a tentare la via dell’oceano atlantico con obiettivo raggiungere l’india e i suoi prodotti più rapidamente possibile sebbene non conoscano le dimensione dell’africa e sopratutto senza scontrarsi contro gli ottomani sempre più agguerriti (la corsa alle spezie è una corsa alla sopravvivenza). Nella pratica, per affermare la forza portoghese su alcuni scali, gli scontri ci sono. Perché il Portogallo? -> La proiezione atlantica -> L’ideale della riconquista -> Una dinastia regnante fortemente interessata ai commerci marittimi e in cerca di affermazione -> Personalità straordinaria di Enrico il Navigatore, re che è personalmente interessato alla scienza nautica e alle spedizioni. Enrico era profondamente incuriosito e interessato all’organizzazione di spedizioni e all’allargamento degli spazi portoghesi talmente tanto da avere un’idea innovativa ovvero la creazione di un centro studi (centro di Sagres) in cui vengono raccolte tutte le relazioni dei navigatori, cartografie, informazioni nautiche e tentativi di fare le cose antiche in un nuovo modo quindi un centro che raccoglie tutto quello che si sa in quel momento. Dunque gli uomini portoghesi saranno incoraggiati ed inoltre Enrico il - Il cuore di funzionamento dell’impero spagnolo in centro America è l’ecomienda: l’ecomienda è un feudo, un prodotto della seconda fase di organizzazione del neonato impero spagnolo (la prima è quella dei conquistadores violenti che trovano grandi civiltà e le distruggono accompagnati dai missionari). - La schiavitù: c’è un’approccio culturale che rende lecita la schiavitù che non viene vista come un problema. Tappe della costruzione dell’impero spagnolo: - 1493: Alessandro VI pubblica la bolla Inter Coeteras -> Le bolle prendono il nome dalle prime due parole della bolla. Alessandro VI ribadisce che le decisioni le prende il papa. Qualunque documento pontificio comincia con il richiamo al nodo teologico di cui si vuole trattare. In fondo ci sta la minaccia per chi infrange il volere del pontefice e la datazione con un conteggio del tempo che tiene conto del regno di Cristo e uno del regno concreto del pontificato. - 1494: trattato di Tordesillas - 1503: viene istituita la Casa de Contratacion a Siviglia che gestisce il commercio. - 1521: Cortes conquista Tenochtitlán - 1524: Consiglio delle Indie diviso in corti di giustizia e viceré incaricati di incarichi politici. - 1533: Pizarro conquista Cuzco - 1550: elezione vicereame del Perù N.B. La monarchia spagnola centralizza, tenta di centralizzare ma resta una monarchia strutturalmente composita il che significa che il re di Spagna non prende il titolo di re di Spagna ma mantiene il titolo di re di Castiglia, Aragona, Catalogna o re del Perù, re del Portogallo ecc.. Questo perché la struttura organizzativa spagnola, frutto del processo di Riconquista, è una struttura che mantiene una tradizionale separazione e rispetto delle indipendenze. Le reducciones gesuitiche: L’altro aspetto che segna l’impero portoghese e spagnolo sono le reducciones gesuitiche. I missionari erano domenicani, francescani e gesuiti e ovviamente si pongono il problema da un punto di vista diverso dello sterminio in quanto devono trovare il modo di comunicare (Collegio di propaganda Fide a Roma) e gestire. Inizialmente non dicono nulla sullo sterminio ma con il passare del tempo si rendono conto le difficoltà dei nativi. Dobbiamo immaginare che c’era spazio per la chiesa per organizzarsi e provare a costruire società ideali in cui gli indigeni possano sopravvivere. Strutturalmente gli spazi sono organizzati su modello spagnolo quindi con al centro la casa del feudatario, i dormitori ed i campi. De las Casas e i missionari passarono per i buoni, questo è in parte vero perché in realtà l’idea di incontro con l’altro, con l’indigeno a cui però non viene riconosciuta un’identità propria. In entrambi i casi sia quello violento che quello che comporta una distruzione culturale totale (come fu l’evangelizzazione). Quello che dobbiamo sottolineare è come in un modo o nell’altro l’incontro con l’altro in quel momento non riconosce e costruisce all’interno di categoria di civiltà degna e riconosciuta come tale, in alcun modo il mondo con cui si ha a che fare. Queste nuove civiltà vengono sempre e comunque immaginate come poco umani (e perciò venivano rappresentanti nudi come animali). Non gli viene riconosciuta la civiltà umana né dai conquistadores né dai missionari. La chiesa impone disciplina ma li tratta come bambini incapaci di intendere e volere. \\Immagini della conquista dell’America VS immagine di Vasco de Gama\\ Testo di De Las Casas: Il re è buono e ha a cuore i problemi della nazione e io mi incarico di aggiornare il re. L’idea del re come riferimento di giustizia è un’idea che ha le sue radici nel concetto positivo di regalità e ha le sue origini nella divinità dell’imperatore romano. Quando studiamo i viaggi di scoperta dobbiamo capire che un conto sono i protagonisti ma un altro conto sono coloro che si mettono in gioco. L’equipaggio dei galeoni è sempre variegato sia dal punto di vista culturale che religioso. Uno dei cambiamenti epocali è l’espansione oltre mare che porta con se: aspetti di repressione, sincretismo, una serie di cambiamenti dall’interno della fede, conflitti religiosi europei in giro per il mondo (noi troviamo delle fonti delle inquisizioni portoghese-spagnola-romana in contesti lontanissimi). Il colonialismo inglese e olandese è diverso rispetto a quello spagnolo e portoghese. Una volta che si capisce che l’America è un conveniente ci si pone il problema di come aggirare il continente e si iniziano a cercare nuove rotte e basi, si comincia a descrivere il mondo attraverso mappe aggiornate che rendono familiare questa geografia che è una geografia mondo che descrive spazi quasi infiniti. È innegabile che l’impatto delle rivoluzioni 400esche porta ad una rivoluzione, una rivoluzione che ha delle radici forti nella scienza, economia e politica europea del 400 e che muta e trasforma dall’interno questi tre campi. I modelli coloniali assumono forme diverse: costruzioni di stati (vice-regni), avamposti commerciali (inglesi, olandesi e portoghesi). Si può parlare di globalizzazione? Dal punto di vista della storia economica è una stagione che mette al centro l’Europa e porta con sé una difformità e squilibrio di scambi e rapporti ma che, inevitabilmente, porta allo sviluppo progressivo di un mercato mondiale che riguarda le materie prime ma anche l’arte. La nascita di un mercato porta con sé un accumulo di capitale. Per la prima fase anche il colonialismo inglese è di avamposti e va all’integrazione più tardi e questo comportò uno spostamento di popolazione. Lettura delle fonti di Vasco da Gama (pagina 137): lettura di come una fonte descrive l’incontro tra Vasco de Gama ed il re di Calcutta. L’incontro con una cultura civilizzata, ricca, non viene descritto un mondo povero ed ignorante e vengono anche tessute le lodi di chi è arrivato fino la. (Pagina 198): racconta l’episodio di un assalto di una nave mandata in avanscoperta dicendo che siamo alla seconda volta che Vasco torna a Calcutta. Viene segnata una svolta nell’approccio portoghese al colonialismo, da quel momento le popolazioni locali temeranno i portoghesi ed i rapporti saranno peggiori. Le motivazioni che scatenano la violenza sono motivi religiosi, è una vendetta che prende i musulmani e gli indiani. La decisione è di salvare i bambini e battezzarli quindi di attaccare solo gli adulti. LE GUERRE HORRENDE D’ITALIA - CARLO V D’ASBURGO: Le guerre d’Italia è un lungo ciclo che si apre nel 1454 e si conclude nel 59 con la pace di Cateau Cambresis (con accordi che garantiscono alla penisola un periodo di stabilita che dura fino allo scoppio della rivoluzione francese) e che si intreccia con alcuni dei grandi eventi della prima metà del 500: la riforma protestante e l’epopea imperiale di Carlo V d’Asburgo sovrano di Spagna e imperatore. L’inizio va cercato nei grandi eventi del 400; le guerre d’Italia segneranno gli equilibri politici d’Italia ed Europa. L’Italia è importante per: - ragioni geografiche: centro del mediterraneo e grande snodo - Ricca, fertile e città all’avanguardia - In Italia c’è il papa Nel corso del 400 l’Europa comincia ad arrivare ad una sistemazione che identifica una serie di identità proto nazionali. In area iberica abbiamo l’enucleazione del regno di Portogallo, la differenziazione di Castiglia e Aragona che indica i confini politici ancora della Spagna attuale, la progressiva definizione dell’area inglese con una separazione da quella irlandese, l’emersione del regno di Russia e Polonia come entità statuali, la prevalenza del regno di Svezia in area scandinava e la forza dirompente dell’impero ottomano in area balcanica e medio-orientale. l’Italia invece non arriva alla definizione di una monarchia predominante nella sua area geografica ma c’è una pluralità di stati animati da aspirazioni di allargamento e conquista ma nessuno emerge così tanto da sconvolgere gli equilibri nazionali. A sud c’è url regno di Napoli aragonese, al centro lo stato della chiesa che è origine degli squilibri italiani e una serie di medi-piccoli stati come la repubblica di Venezia, la repubblica di Genova, piccoli principali importanti (Ferrara, Mantova), ducato sabaudo ecc.. Gli squilibri europei che arrivano alla metà del XV a una serie di equilibri da cui resta fuori l’area italiana. La fina guerra delle due rose, emersione potenze dominanti, caduta Costantinopoli .. una serie di eventi che segnano la definizione di equilibri. L’emersione delle monarchie nazionali del tutto embrionali comporta l’apparizione sulla scena europea di entità statuali che possono mettere in campo eserciti più forti, costruire relazioni diverse con la chiesa presentandosi con elementi di forza che possono renderle esplosive. L’apertura del ciclo bellico delle guerre d’Italia (conflitti progressivi) è innegabile che di fatto determina il quadro della grande politica europea per l’età moderna perché determina il quadro tra i grandi attori europei, incrociandosi con le conseguenze della riforma protestante. Sono dunque un ciclo bellico per aiutarsi a orientare, tradizionalmente vengono divise in due fasi: - 1 fase - guerre franco-spagnole 1494-1516: discesa di Carlo 8 (1494-1495), re di Francia, invitato in Italia - pace di Noyon 1516. Le guerre franco-spagnole perché la Francia e la Spagna si scontrano per il predominio in Italia e le grandi potenze italiane cercano di non far prevalere nessuna delle due monarchie. - 2 fase - conflitto franco- imperiale: elezione di Carlo V e scomunica di Lutero con la rivolta popolare in Germania, dopo questi eventi la guerra in Italia riprende ma non è più una guerra tra due monarchie ma è una guerra in cui la Francia in Italia si gioca una sopravvivenza come stato autonomo. Qui la Francia di Francesco I se la vede con l’impero di Carlo V imperatore. Questa fase è a sua volta divisa in due momenti: la prima con battaglie in Italia e la seconda con i conflitti che arrivano in Europa e si intrecciano con il successo della riforma protestante. Protagonisti: Carlo V e Francesco I di Francia ma anche i protagonisti secondari pesano molto nelle scelte prese tra cui Lutero che poco ha a che fare con le guerre d’Italia ma le conseguenze della sua riforma indeboliscono l’imperatore in Germania e cambiano il profilo delle guerre d’Italia. Tra i secondari abbiamo dunque Lutero, Solimano il Magnifico e Paolo III Farnese (papa che si inventa la controriforma e primo papa che capisce che Lutero non è un qualunque eretico ma è pericoloso e dunque la faccenda non è risolvibile in maniera rapida. Paolo III è in pessimo rapporto con Carlo V e attorno a lui nascono una serie di principi italiani che vogliono allearsi in chiave anti-farnesiana e pro-imperiale). LA RIFORMA PROTESTANTE: È possibile parlare di riforma o è necessario parlare di riforme? È innegabile che la riforma non è una ma sono tante e nel loro insieme ridisegnano i confini religiosi d’Europa, la forma religiosa e portano le loro conseguenze ben al di fuori dei confini geografici dell’Europa stessa. Il secondo problema è qual è la risposta della chiesa cattolica. Controriforma fa riferimento ad una riforma della riorganizzazione romana in cui prevale l’aspetto negativo e di risposta a qualcosa e in cui si sottolinea il lato negativo di controllo ed oppressione ma vengono meno gli aspetti che invece sono centrali e all’origine stessa della riforma protestante. Oggi la storiografia preferisce, nel tentativo di non esprimere giudizi, parlare di riforme e di riforma come elementi dialettici di un fenomeno che nella sua portata complessiva cambia tutto ma in cui tutti i processi complessi e mai unidirezionali, concorrono nel loro insieme a ridisegnare molti aspetti della vita quotidiana. Le categorie non sempre vanno accettate. Che cos’è dal punto di vista religioso l’Europa prima della riforma? - Quando si parla di conseguenze di conseguenze della riforma protestante abbiamo in primis la rottura della res publica Christiana con cui si intende non solo i rapporti stato-chiesa ma la società in generale. Gli studi degli ultimi 50 anni hanno dimostrato con chiarezza quanto l’immagine di una res publica christiana sia necessariamente un’immagine falsata. - Differenze tra chiesa cattolica e ortodossa. - Il movimento conciliarismo più volte nella storia ha provato a rimettere insieme le due chiese originarie. - Altro aspetto centrale della storia europea è la presenza di minoranze ebraiche. È difficile parlare di unità religiosa se si considera che in buona parte degli stati in Europa esistono continue presenze di minoranze ebraiche che rompono l’omogeneità religiosa. Questi sono gruppi organizzati senza rappresentanza politica. - L’altro aspetto sono le presenze musulmane. Nell’esplosione della riforma protestante tornano temi di tensione antica e si attesta una forte differenza dal punto di vista della fede sul territorio europea. La presenza dell’alterità religiosa è in realtà una costante. - Centralità del greco La chiesa di Roma però è sicuramente quella organizzata nel migliore dei modi e che quindi ha una forza economica e giurisdizionale che nessun altro può avere. Nella costruzione della chiesa in cima c’è il papa che ha un dubbio ruolo ovvero è sia capo della chiesa universale che monarca di un territorio. Sotto il papa abbiamo i cardinali ovvero coloro che reggono la chiesa di Roma (sono i cardini), i cardinali hanno sedi romane e periferiche e progressivamente iniziano ad assumere posizioni diplomatiche a Roma in rappresentanza degli interessi nazionali del loro stato di provenienza. Sotto i cardinali abbiamo una serie di istituzioni intermedie: vescovi (il vescovo formalmente non ha mai potere di uso della forza pubblica), arcivescovi, monasteri, Abbazie (centri di controllo essenziali e di produzione culturale). L’organizzazione territoriale della chiesa di Roma si regge sulle Diocesi. Quindi la chiesa di Roma ha potere economico, capacità giuridica e organizzazione territoriale che gli altri non hanno. Rinnovamento spirituale tra Tre e Quattrocento: Nel corso del 300\400 a partire dalle date del 1348 (peste nera) e del rinnovamento che la seguì, anche la chiesa attraversa una stagione di rinnovamento spirituale. Il mondo di passaggio tra 300 e 400 è un mondo speranzoso, un mondo che sta tentando di organizzare di nuovo la vita nelle città e nelle campagne dopo la peste, un mondo in cui l’importanza della figura di Maria assume sempre di più un ruolo centrale (vedi l’ultimo canto della Divina Commedia), la creazione voluta da Bonifacio 8 dell’anno Santo che porta folle di penitenti in viaggio e dunque di nuovo il tema della renovatio degli spiriti. All’interno di questo rinnovamento spirituale si giocherà la scommessa Luterana che ha le sue radici in una stagione in cui la religione ha cambiato faccia e ha permeato la vita quotidiana delle persone. L’idea dell’anno santo ci porta a uno dei temi fondamentali nella riforma luterana: la questione delle indulgenze e della loro “vendita”. Le indulgenze non sono una pratica economica, l’idea dell’indulgenza porta con se un nodo teologico che va riconosciuto come tale. In secondo luogo abbiamo l’aspetto economico ma dentro il concetto di indulgenza c’è una forte idea di fede fondamentale. L’idea dell’indulgenza poggia sulla tesi che Gesù ed i martiri della chiesa, i santi, i beati e quella sfera celeste che protegge l’umanità (secondo la visione cattolica), hanno acquisiti enormi meriti di fronte a Dio con le loro opere in quanto hanno sacrificato la vita di fronte a Dio. Questi meriti sono un patrimonio spirituale amministrato dalla chiesa per il bene dell’umanità. Il ruolo del passato e dei meriti per il bene dell’umanità. La chiesa è la tutrice di questo patrimonio e lo può amministrare per il bene dell’umanità. Nell’approccio cattolico la speranza di salvezza è possibile e questa speranza viene alimentata da queste indulgenze. Questo fenomeno è estremamente complicato ed è rafforzato dalla ricerca continua del beneficio della salvezza con i pellegrinaggi ecc.. e si accompagna all’insorgere della devotio moderna che si afferma in area fiamminga. In area nord europea si afferma un umanesimo che fa del ritorno al testo biblico la sua attività principale, è un umanesimo diverso, più intimo e che centra sulla religione la sua azione più critica e di cui il personaggio massimo di questa ondata di religiosità colta è Erasmo Da Rotterdam. Erasmo Da Rotterdam è un esponente dell’area fiamminga e nord europea che vive una stagione culturale connessa a quella Italiana ma che prende altre direzioni. Con la predicazione di Lutero si arriva ad una frammentazione della res publica Christiana. Lutero ottiene una rivoluzione che nasce in ambito religioso ma diventa politica con guerre e trasformazioni di istituzioni e confini. Lutero fa un salto di qualità, si accompagna alla stagione delle guerre e scatena guerre religiose in tutta Europa: prima in Germania con le guerre di religione (1520-1555) poi Francia e Olanda cambiando i confini d’Europa. Le riforme dunque sono sconvolgenti perché si alleano con la politica. MARTIN LUTERO (1483-1546): Lutero viene dalla piccola borghesia tedesca, si laurea in legge nel 1506 e in questo periodo entra in contatto con l’ambiente agostiniano e contro il volere dei genitori nel 1507 si ritira nel convento agostiniano della città. Gli ordini agostiniani sono ordini che riprendono quell’approccio intimista e pessimista alla vita che cambia Agostino. Lutero è uno studioso e nel 1512 si laurea in teologia a Wittenberg e si avvicina ancora di più al pensiero agostiniano il cui pessimismo lo tocca fino in fondo dopo il peccato solo Dio può concedere la salvezza e la grazia. Le letture di Lutero sono Agostino, il Vangelo di Paolo con le sue parole da predicatore sull’ultimo uomo giusto e la salvezza che solo l’uomo giusto può avere. È in questo periodo che Lutero elabora la teoria della giustificazione per fede che è inscritta nel pensiero di Agostino e Paolo: la fede è frutto della grazia di Dio e si salva solo chi è giusto ed ha fede e dunque il comportamento e le opere del singolo non incidono sulla salvezza. Nel 1517 le cose intorno a Lutero assumono un aspetto diverso. Il vescovo locale punta ad aggiungere la diocesi di Magonza ai suoi possedimenti. Il papa è Leone X e ci troviamo in un momento di pausa delle guerre in Italia ovvero nel momento in cui Carlo è diventato erede di tutti i domini spagnolo ma ancora non è imperatore. Leone X dunque, che spera che la stagione bellica in Italia sia conclusa, cerca soldi per costruire San Pietro. Leone ha bisogno di denaro e il progetto di completare san Pietro rientra nella visione di splendore dello spazio romano che risale a un secolo prima -> idea di rendere Roma uno spazio perfetto di persone universale che sia salvezza a tutti i cristiani. Le chiese di Roma devono abbellire la città. Per portare a termine questo progetto il papa cerca denaro e nel farlo, una pratica comune del tempo è quella di offrire benefici ecclesiastici in cambio di forte somme. Il vescovo locale Alberto coglie l’occasione e offre in cambio della quale riceve la diocesi di Magonza. Il Vescovo viene autorizzato a pagare il suo debito vendendo le indulgenze. (La partita economica era comune e non scandalosa all’epoca). Da un piano basso invece si aggira per le strade delle diocesi un domenicano Tetzel che sul campo spiega ai fedeli le cose in maniera più semplice dicendo ai fedeli che se vogliono la salvezza devono pagare (è lui dunque che vende le indulgenze e l’immagine che passa è la sua ovvero quella del mercato). Lutero trova la pratica scandalosa e anche il racconto di Tetzel e quindi scrive una lettera al suo vescovo Alberto per denunciare questa situazione proponendo 95 punti di riflessione teologica in latino su cui è urgente discutere. Siccome le cose vanno diversamente, qualcuno prende questa lettera, la semplifica e la traduce in tedesco facendola circolare fuori dagli ambienti dotti e dunque la disputa si allarga coinvolgendo gli ordini domenicani che si scontrano con quelli agostiniani. La notizia del dibattito arriva a Roma ma al momento Roma la interpreta come una normale disputa tra frati e ordini di un’area incivile (per Roma). Lutero nel frattempo ha colto, da bravo politico, la possibilità di allargare il dibattito al di là della questione delle tesi ed indulgenze per ritornare alla questione di Roma pubblicando una serie di opuscoli in cui attacca il primato di Roma ed il suo vescovo. Il successo di Lutero sta nell’USARE LA STAMPA PER ALLARGARE IL DIBATTITO IN OGNI MODO. Riassumendo: la vendita delle indulgenze poggia su un’idea complessa della religione e Lutero scrive queste 95 tesi contestando la vendita delle indulgenze quindi la pratica ma non per essere messe in circolazioni e non fu lui ad appenderle. Le tesi vengono messe in circolazione e si apre la disputa teologica tra domenicani e agostiniani, grazie alla propaganda e alla traduzione in tedesco. L’immagine di Lutero che attacca queste tesi ne determina il successo. Le 95 tesi —> Lutero nelle sue 95 tesi si scaglia su varie cose: - Il punto centrale è la definizione di sacramento: il sacramento è un segno che proclama la grazia di Dio in modo tangibile. I sacramenti per essere tali devono essere stati eseguiti da Cristo ed affidati alla chiesa che è manifestazione della grazia di dio, così come è raccontata nella Bibbia. I sacramenti che Roma tradizionalmente riconosce e che fiderà con il concilio di Trento sono il battesimo, eucarestia, cresima confessione, unzione, sacerdozio e matrimonio. Lutero di questi 7 ne tiene 2: battesimo ed eucarestia perché sono gli unici direttamente istituiti nel vangelo. - Non si riconoscono santi e beati - Non si riconosce autorità al pontefice - Non si riconosce centralità al matrimonio che è contratto e non sacramento - Non si riconosce un ruolo speciale al sacerdote che non è mediatore di Grazia tra Dio e gli uomini perché è dio che da la fede. Nel 1520 Leone X incomincia a dichiarare eretiche 41 posizioni di Lutero nella bolla Exsurge Domini. Lutero risponde violentemente con una serie di opuscoli appellandosi alla nobiltà tedesca. L’appello alla nobiltà tedesca fa capire a Roma che la vicenda ha cambiato passo e Leone X scomunica Lutero. Nel frattempo Carlo è riuscito a imporre un incontro con i principi tedeschi durante il quale bandisce Lutero. A questo punto Lutero ottiene un aiuto e si ritira in un castello. La faccenda cambia di passo, la divergenza sui sacramenti diventa palese e Lutero inizia ad attaccare ogni aspetto dell’ordine ecclesiastico, istituisce un sacerdozio universale e si prepara di tradurre la Bibbia in tedesco ed è quello che farà nel suo rifugio al castello. I teologici Filippo Melantone e Andrea Carlostadio fissano la dottrina e la dogmatica luterana: - Riduzione dei sacramenti da 7 a 2 - giustificazione per fede - Servo Arbitrio: l’uomo non decide ma è Dio. La centralità della fede porta pessimismo in quanto l’uomo non ha più libero arbitrio. - Sacerdozio universale - Distruzione immagini sacre - Uso della lingua volgare Enorme propaganda che gira con immagini e con testi. La Germania viene invasa di racconti ed immagini he spiegano la visione di Lutero come l’immagine della bilancia in cui la Bibbia pesa più di tutta la chiesa nell’Economia della salvezza. Circolano decine di migliaia e l’impatto delle immagini, dei testi semplificati fu enorme. -> pervasività del movimento che cambia il mondo. È la forza del mezzo a stampa che è straordinaria e la coraggiosa scelta di portare i misteri della fede in una lingua accessibile, vengono tirati fuori da monasteri e università e vengono portati a tutti. LE GUERRE DI RELIGIONE IN GERMANIA: Questo insistere sull’individuo produce tre diverse ragioni di rivolta armata e sociale: - I principi territoriali vedono l’opportunità di liberarsi del peso di Roma e di conquistare i territori ecclesiastici e per questo si schierano con Lutero. - Scattano le guerre dei contadini perché i poveri videro una possibilità di libertà dalla fame e dall’oppressione. - I cavalieri, agli inizi degli anni 20, tenta l’attacco dei principati ecclesiastici e l’alleanza con i contadini. I cavalieri sono esclusi dal potere feudale e cercano riscatto nella predicazione luterana. Lutero in tutto questo non appoggia i rivoltosi ma si schiera a favore dell’ordine costituito (è un abile politico) quindi contro la chiesa ma con i principi saldando l’alleanza della nuova chiesa protestante con i principi tedeschi. Contro chi? Contro Carlo. Lutero ha i suoi nemici nel Papa e in Carlo V mentre il suo amico è il re di Francia. Nel 1529 Carlo V prova nuovamente a cercare un compromesso nel territorio tedesco con la Dieta imperiale di Spira. L’urgenza di evitare la guerra civile in Germania non è più procrastinabile per Carlo ma le cose a spira vanno male e Carlo ribadisce la condanna precedente mentre la risposta dei protestanti è enorme (6 principi e 14 città protestano). Nel 1530 esce la Confessio Augustana Nel 1531 i principi protestanti si uniscono nella lega di Smalcalda ovvero una lega anticattolica e anti imperiale. Carlo V cerca nuovamente di trovare una convivenza all’interno dell’alveo cattolico cercando di convincere il papa a indurre il concilio ma ci riuscirà solo nel 1555. Nel 1547 Carlo V vince a Muhlberg ma si convince dell’impossibilità a un ritorno con le armi ad un cattolicesimo in Germania e quindi nel 1555, con l’esplicita opposizione del nuovo pontefice Paolo IV, firma la PACE DI AUGUSTA (1555) con la quale si fenomeni con una profonda ricaduta sociale in quanto contribuisce al far riconoscere le persone come parte di una collettività. Differenze tra Calvino e Lutero: Calvino e Lutero vanno poco d’accordo. Calvino scrive spesso a Lutero per trovare una via d’incontro ma Lutero non era contento della versione che si andava diffondendo della riforma. Le tre parole chiave di Lutero sono sola gratia, sola fide, sola scriptura mentre per Calvino è soli Deo Gloria quindi solo per la gloria di dio sia come scopo che come causa il centro è la gloria di Dio. L’organizzazione ecclesiastica della chiesa ginevrina è diversa rispetto a quella luterana. Il mondo Luterano nasce in due modi diversi, in are scandinava e in area tedesca dove a causa della divisione di mantengono le diocesi e si creano dei punti di raccordo tra chiese e corti principesche. L’organizzazione ginevrina è un’organizzazione più intollerante, già nel 1500, prevede un ruolo diverso a seconda dell’età e dello stato sociale e culturale. - Pastori: officiano il rito ed educano il popolo - Dottori: controllano l’ortodossia religiosa e il retto comportamento religioso delle persone che appartengono alla chiesa e vivono in città - Anziani: si accertano e gestiscono la giustizia - Diaconi: fanno da raccordo tra il mondo dei fedeli ed il mondo della giustizia Vedi Michele serveto \ Spinoza Enrico VIII Tudor (1509-1547): Contro la deriva protestante e poi scompagina tutto inventandosi un’altra religione. Nel 1521 è un nemico di Lutero al punto tale che Leone X lo nomina defensor fidei. Enrico VIII va dal Papa Clemente VII e chiede l’annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona. Al papa però ovviamente non conviene quindi rifiuta questa idea e così scatena una villetta polemica con ili e d’Inghilterra. le cose vanno avanti in maniera altalenante finché Enrico VIII nel 1532 decide di liberare l’Inghilterra dal papa: pubblica un atto di sottomissione chiedendo ai vescovi di sottomettersi a una nuova religione e di allontanarsi dalla chiesa di Roma. Nel fare questa nuova religione prende alcune idee dal mondo protestante e altre no. Enrico 8 spinge per la traduzione dei libri di preghiera in inglese ed entra in polemica con il vescovo della chiesa d’Inghilterra Tommaso Moro che viene costretto alle dimissioni. Il nuovo arcivescovo nel 1533 annulla il matrimonio con Caterina e dunque si sposa con Anna con la quale ha Elisabetta I. Nel 1534: -Clemente VII scomunica Enrico -Atto di supremazia -esecuzione di Tommaso Moro Nel 1563 la chiesa anglicana viene armata e dotata dei due testi fondamentali dell’anglicanesimo: il libro delle preghiere del mondo anglicano (Book of common prayer) e i 39 articoli della religione su cui la chiesa anglicana non transige. L'esplosione luterana si traduce in un’esplosione di dissenso religioso e confessionale in ambito cattolico, in ambito cristiano, che tocca l’intera Europa. Ci sono anche riformatori italiani in piccoli stati della penisola come Ferrara, Venezia, Siena quindi le piccole città italiane offrono rifugio e aiutano la diffusione della protesta. La vicenda di calvino porta un’ulteriore confessione di maggioranza. Siamo di fronte a tre maggioranze: il mondo cattolico, Luterano e Calvinista che progressivamente si afferma. La vicenda dell’Inghilterra è invece diversa ma produce un’ulteriore area fuori dal controllo cattolico e su cui si giocherà nella seconda metà del secolo, nel tentativo di Filippo II, un’altra partita importante. Se osserviamo l’Europa alla metà del 500 vediamo una serie di guerre che segneranno il secolo successivo: - La Francia con la crisi dinastica e la debolezza della monarchia francese in cui convivono cattolici ed ugonotti (calvinisti francesi) - L’Olanda dove si è affermata una forma di calvinismo in alcune aree, sopratutto nelle città. - In Scozia abbiamo forme di Calvinismo con i Puritani - Il mondo Inglese con una forte presenza di Cattolici e una nuova maggioranza di anglicani e i sudditi che restano spaesati. L’Inghilterra diventa meta prediletta di coloro che scappano dalle persecuzioni anti calviniste dalla Francia. Cosa succede in ambito cattolico? La protesta luterana si scatena nel 1517 e rompe nel 1520 mentre le vicende inglesi esplodono a cavallo degli anni 30, la storia di calvino dalla seconda metà degli anni trenta del 500. Il dibattito interno al mondo dell’ortodossia cattolica è invece precedente a tutti questi eventi. Tra il 1512 e il 1517 si ha il Quinto concilio Lateranense, concilio in cui si tenta un incontro con il mondo ortodosso ma che si pone il problema di riformare il comportamento della Chiesa: lusso, ignoranza del clero, comportamenti devianti e stili di vita devianti. È un progetto di riforma che precede la polemica luterana e tutte le altre vicende e che ha dei personaggi di rilevanza come Leone l’Africano nel circolo di Egidio da Viterbo ovvero un circolo di pensatori che spingono per la riforma della chiesa. O anche il circolo di Juan de Valdes a Napoli o il Libellus ad Leonem X scritto da due monaci di area veneziani in cui si procede a un testo di organizzazione, è quasi un manifesto politico con un progetto di riforma dall’interno della chiesa e azioni che il pontefice deve prendere. Infine Gasparo Contarini e la Congregatio de emendenda Ecclesia (persegue un programma politico radicale di riorganizzazione ecclesiastica con parole d’ordine sovrapponibili a quanto viene detto in ambito protestante). Dunque la crisi di cui Lutero di fa portavoce è una crisi condivisa dagli ambienti cattolici e lo vediamo in tutti questi circoli e operi citati. Prima della pace religiosa di Augusta e del fallimento del suo progetto di riunificazione della cristianità occidentale, l’imperatore Carlo V aveva spesso sollecitato i papi a convocare il concilio ecumenico. Carlo vedeva infatti nel concilio lo strumento più idioneo per moralizzare la chiesa e per pacificare l’universo cristiano. Per l’imperatore, il concilio rappresentava un passaggio indispensabile per ristabilire un dialogo con i principi protestanti tedeschi, ribelli alla sua autorità ed organizzati nella Lega di Scalcalda. La richiesta imperiale si inseriva del resto in un orientamento diffuso: dopo l’esplosione della protesta luterana, la convocazione di un concilio ecumenico era apparsa a molti come la via maestra per superare gli aspri dissidi di ordine teologico che opponevano protestanti e cattolici; così pensavano i molti laici ed ecclesiastici, che si ispiravano dall’irenismo di Erasmo. Ad impedire una convocazione del concilio erano intervenute le resistenze degli ambienti intransigenti, sia cattolici che protestanti, indisponibili a venire a patti con il nemico religioso; e sopratutto, aveva pesato l’avversione dei papi, che dal concilio temevano l’indebolimento del pontefice e della sede romana. Infine, dopo molti rinvii, il concilio venne convocato a Trento nel 1545, da papa Paolo III Farnese e durò poi, con lunghe interruzioni, fino al 1563. Quando il concilio si aprì, alcuni degli ostacoli che ne avevano ritardato la convocazione erano venuti meno e questo aveva favorita la decisione del papa. Infatti, le poche decine di vescovi che effettivamente avrebbero partecipato alle sessioni del concilio erano per la maggior parte italiani e Paolo III sapeva che da loro non sarebbe avvenuta nessuna contestazione del ruolo del papa. D'altra parte il conflitto tra cattolici e protestanti attraversava in quel momento una fase molto acuta. In tale contesto il concilio non poteva davvero realizzare la pacificazione tra i cristiani e l’assemblea di Trento si trasformò ben presto in uno strumento di lotta contro i protestanti. I risultati più importanti dei deliberati del concilio detti “intransigenti” riguardarono prima di tutto i dogmi, ossia la materia di fede. In questo campo, il concilio riaffermò le dottrine tradizionali: - La dottrina della giustificazione sia mediante fede che mediante le opere contro la dottrina luterana della sola fede - La validità della Bibbia latina e la necessità di una sua corretta interpretazione - Il sacramento dell’ordine sacerdotale contro la tesi protestante del sacerdozio universale - Il culto dei santi, delle immagini sacre e delle reliquie - La conferma dei valori dei 7 sacramenti Il concilio assume inoltre importanti decisioni intorno all’organizzazione della chiesa, rafforzandone la gerarchia e venne stabilito l’obbligo di residenza dei vescovi nelle loro diocesi e dei parroci nelle parrocchie. All’obbligo di residenza si accompagnava la sollecitazione a compiere frequenti visite pastorali alle comunità. Concilio di Trento 1545-1563: a questo punto c’è un massacro di valdesi in corso in Francia, il turco avanza. L’imperatore conviene Paolo III, che ha già iniziato a mettere in campo una serie di strumenti di repressione e controllo, a convocare il concilio. Nella testa di Carlo V il concilio, che viene indetto nel 1545 con la Bolla Laetere in Jerusalem, è l’ultima possibilità per ottenere un compromesso tra cattolici e protestanti che permetta all’imperatore di salvare la Germania. Il papa non vuole il concilio ma accetta comunque di convocarlo perché non può dire di no e lo fissa a Trento perché è una terra di confine. I due convocano il concilio animati da una serie di ragioni opposte: - Il Papa Paolo III si propone di rinnovare la chiesa, restaurare la morale del clero e andare in guerra contro i luterani - Carlo V si propone di sconfiggere militarmente i principi tedeschi e di fare intervenire i protestanti al concilio per levare terreno ai principi protestanti. I FASE (1545-1547): La prima fase dura molto poco e riesce a fissare alcuni punti cardine: - Idea che la chiesa vada disciplinata (I preti vanno formati con un seminario permanente e controllati con le visite pastorali e che debbano condividere alcune linee guida locali con i sinodi ovvero assemblee ecclesiastiche e abolisce il cumulo di benefici). il concilio viene sospeso nel 1547. II FASE (1551-1552): Il concilio riapre nel 1551a Trento. Arrivano i protestanti ma è troppo tardi e le decisioni sono state prese e nel 1555 la pace di Augusta sancisce la rottura dell’unità religiosa d’Europa. III FASE (1562-1563): la terza fase è quella che certifica la vittoria del papa e con l’emanazione della bolla Benedictus Deus le norme diventano leggi della chiesa: benefici che non possono essere cumulati, istruzione e controllo sul popolo cattolico e sul comportamento dei preti. LA CHIESA POST DEL CONCILIO: Quando si parla di riforma cattolica si tengono in conto 4 aspetti differenti che formano la chiesa post tridentina (post concilio): - Repressione del dissenso religioso - Operazione di riforma interna - Repressione di qualunque aspetto eterodosso - Disciplinamento attraverso l’unità confessionale: l’importanza della confessione che viene resa obbligatoria a Pasqua e un tentativo di controllo delle periferie. Dal punto di vista teologico i punti della chiesa sono: - Centralità della chiesa che è prefigurata nel vangelo ed è indispensabile per la salvezza. - La rivelazione è nella scrittura e nella tradizione della chiesa che viene confermata. - Ne consegue che i sacramenti sono centrali, il libero arbitrio è centrale e la grazia divina si manifesta anche attraverso il libero arbitrio. L’uomo è responsabile delle sue scelte. - Conferma dei 7 sacramenti: battesimo, cresima, sacerdozio, matrimonio, comunione, penitenza, confessione. I protestanti riconoscono battesimo e eucarestia. Per quanto riguarda l’organizzazione ecclesiastica abbiamo il divieto di cumulo, l’obbligo di residenza, le visite pastorali, seminari per la riformazione del clero, libri parrocchiali (prime fonti demografiche che ci sono arrivate, riusciamo ad avere numeri attendibili perché i parroci annotano nascite, morti ecc). Quando parliamo di crisi del 600, uno dei motivi per cui possiamo affermare che c’è una calo demografico è grazie a questi testi cattolici. -> prima grande fonte demografica. Il progetto repressivo: Nei decenni successivi al concilio, alla riorganizzazione interna della chiesa si accompagnò una dura battaglia per imporre la dottrina cattolica secondo i dettami di Trento. Essa fu combattuta da un lato con la repressione più dura dei gruppi protestanti, dall’altro con la ricerca degli strumenti più efficaci per legare i fedeli al culto cattolico. Lo strumento principe della repressione dell’eresia fu il Sant’Uffizio istituito da papa Paolo III che coordinava i lavori dei tribunali dell’Inquisizione romana. L’inquisizione infatti non è una sola ma sono tre: la romana (che di fatto operò sopratutto in Italia), la portoghese e la spagnola (la più antica e quella che spesso istruiva processi per eresia sulla base di confessioni estorte con torture). La repressione ecclesiastica si indirizzò anche contro le forme tradizionali di culto e contro la cultura popolare, che apparivano in contrasto con lo stile austero della Controriforma. La parola inquisizione sta per il processo inquisitoriale ed il modo in cui si esercita giustizia dunque fa riferimento al modo in cui si esercita la giustizia al tempo, di suo non ha significato ma sta per il processo che porta al controllo sulla fede. La prima inquisizione fu la spagnola che va a caccia degli ebrei come la portoghese. Sono inquisizioni che cercano falsi convertiti. Quando il papa a Roma si trova in una situazione di difficile controllo del territorio e condanna la riforma, il problema del pontefice è impedire che la riforma attecchisca in Italia e dunque nomina un inquisitore (giudice incaricato di controllare la retta fede dei fedeli). Accanto ai tribunali dell’Inquisizione un altro fondamentale strumento di repressione in campo culturale, tipico del clima della Controriforma, fu L’indice dei Libri proibiti, istituito da papa Paolo IV. Indice che conteneva libri il cui contenuto era considerato “eretico” come quelli di Lutero, Calvino, Erasmo ecc.. trasforma la rivolta in un fatto politico di rilievo internazionale rivolta parte come una protesta politica rispetto alla spietata repressione di un governatore militare e diventa un fatto politico di rilevanza internazionale. Nel 1578 Don Giovanni d’Austria sostituisce il duca d’Alba e sconfigge Guglielmo d’Orange. Muore subito dopo.Lo stesso anno Alessandro Farnese viene nominato governatore ed ottiene la separazione delle province cattoliche nell’Unione di Arras. • 1579: Le province calviniste si uniscono nell’Unione di Utrecht. – Province Unite si avviano verso l’indipendenza con le paci di Westefalia (1648). La rivolta olandese è oggetto di discussione se sia un fenomeno di rivolta religiosa o un progetto che fa nascere un nuovo modello statuale ovvero quello delle province unite. Che cosa sia esattamente la rivolta olandese è una buona domanda. L’INGHILTERRA DI ELISABETTA II Enrico VIII lascia un disastro nella successione: due figli malati (Edoardo VI, Maria la Cattolica che si sposa con Filippo ed Elisabetta I che ha un problema di successione al trono). La successione di Enrico causerà moltissimi problemi che ritroviamo anche alla morte di Elisabetta I la quale non avrà eredi. Regno dal 1547 al1553 : Edoardo VI punta a una svolta in chiave evangelica, porta un protestantesimo di impronta calvinista ed è un protestantesimo che ha serie problemi con i cattolici. È una versione dell’anglicanesimo in cui è sempre più difficile per i cattolici trovare uno spazio. Uno stranamente violento del cattolicesimo segnato dalla persecuzione dei missionari. Il testo fondamentale prodotto da Edoardo è il Book of common prayers 1549. Dal 1553 al 1558 : Con la sua morte sale al trono la sorellastra maggiore Maria la Cattolica (Bloody Mary) la quale è cattolica. Fa tanti errori tra cui quello del matrimonio di Filippo II (1554) , gli inglesi vivono nel timore dell’influenza spagnola e le sventure belliche accompagnano e danno ulteriore ragioni a questi timori. Maria è figlia di una spagnola ed è sposato con uno spagnolo che vuole unire le due corone, come se non bastasse perde Calais e questa fu una perdita significativa sul piano strategico in quanto fu la fine di un collegamento materiale della corona. L’età elisabettiana 1558-1603: L’età elisabettiana è una stagione di crescita centrata sul rafforzamento delle istituzioni locali in stretta alleanza con la piccola nobiltà feudale in totale rispetto con il parlamento. La complessa successione spagnola - Rafforzamento sociale ed economico e consolidamento dell’anglicanesimo La corona ha un solo tema al centro in quanto vuole uno stato ordinato, produttivo e non tollera solo il tradimento. Nella stagione di Elisabetta le azioni individuali e le scelte dei singoli non sono un problema finché non intaccano il diritto della corona. Il problema ci sarà quando i cattolici si alleano con i cattolici oltre manica facendosi fautori di un complotto papista, non avranno problemi. Quando la religione si unisce alla politica sorgeranno i problemi. Un progetto di potenza marittima, l’alleanza con la gentry. 1558: rifiuta il matrimonio con Filippo II • 1559: Atto di uniformità e giuramento di supremazia • 1563: Trentanove articoli della Religione – riforma libro preghiere – inglese lingua di culto • 1566: apre la borsa di Londra • Anni 60 (anni della rivolta degli olandesi) – aiuta i calvinisti olandesi in rivolta bloccando i rifornimenti spagnoli – Guerra di corsa con la Spagna è una guerra di sopravvivenza dal punto di vista degli inglesi. • 1570: scomunica di Pio V che ci mette tantissimo per farlo • 1584: prima colonia inglese • 1588: Invincibile armata: gli interessi di Spagna ed Inghilterra collidono. I pirati inglesi danno molto fastidio alla corona di Spagna e Filippo che non ne può più arma la sua armata fatta da 300 navi della marina più potente del mondo che finisce male sia per una tempesta che in battaglia. LE GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA (1562-1598) L’esplosione dei conflitti religiosi venne favorita dall’improvvisa morte di Enrico II, nel 1559. La scomparsa del re aprì infatti una crisi dinastica: entrambi gli eredi più prossimi del defunto monarca, Francesco II e Carlo IX erano minorenni e per un lungo periodo, detto della “reggenza”, le redini del governo vennero tenute dalla regina madre, Caterina de’ Medici, moglie del defunto re. Lo scontro fra i cattolici e gli ugonotti ebbe l’effetto di indebolire ulteriormente il vacillante istituto monarchico. I calvinisti erano presenti sopratutto nell’ovest e nel sud della Francia, mentre i cattolici costituivano la maggioranza sia nella capitale che nel nord e nell’est del paese. La distribuzione territoriale dei due partiti avversi era in realtà molto più frammentata e all’interno di aree prevalentemente cattoliche esistevano ristrette comunità ugonotte. Tale distribuzione “a macchia di leopardo” si tradusse in una perdita di controllo politico-territoriale da parte della monarchia. Questa per lungo tempo poté esercitare la propria autorità solo nella zona centrale del paese, mentre nelle aree periferiche si costituirono dei veri e propri “stati nello stato”, dominati da fazioni religione e dalle famiglie dei grandi aristocratici. Dal 1562, il conflitto tra cattolici ed ugonotti, degenerò in una lunga guerra civile che si prolungò sino alla fine degli anni ottanta. A fasi di scontro militare aperto tra le due fazioni si alternarono tregue precarie, a loro volta compromesse da fatti di sangue o attentati contro i capi delle opposte fazioni. Il momento più acuto si ebbe quando Caterina de’ Medici, su pressione del partito cattolico, tentò di porre termine alle lotte di religione liquidando il partito ugonotto. Quest’ultimo aveva conquistato a corte una forte influenza e faceva pressioni sul giovane re Carlo IX affinché schierasse la Francia contro la Spagna “cattolicissima” di Filippo II. cCaterina invece, preoccupata per le conseguenze di un conflitto con il potente vicino spagnolo, si era avvicinata alla Lega cattolica filo-spagnola. La notte del 24 agosto 1572 venne impartito l’ordine di uccidere tutti i capi ugonotti convenuti a Parigi per celebrare le nozze di Margherita, figlia di Enrico II e di Caterina, con Enrico di Borbone, sovrano di Navarra, esponente calvinista e futuro re di Francia. La strage degli esponenti ugonotti e il successivo massacro di migliaia di calvinisti, perpetrato dai cattolici a Parigi, non ebbero però l’effetto di porre termine alla guerra civile. La lotta proseguì anche dopo la morte del re Carlo IX e l’ascesa al trono di un altro figlio di Enrico II e di Caterina de’ Medici, Enrico III. Nella prima fase del suo regno, Enrico III fece diversi tentativi per arrestare la crisi dello stato e per riaffermare l’autorità regia, secondo le indicazioni del cosiddetto partito dei politiques (ovvero i personaggi di grande levatura che costituivano una componente “terza” presso la corte di Enrico III). Tuttavia, nel 1584, la morte del fratello del re e primo nell’ordine della successione dinastica, determinò un’acutizzarsi dello scontro, perché allora il più diretto erede al trono divenne Enrico di Borbone-Navarra, capo del partito ugonotto. La possibilità che un calvinista salisse al trono di Francia allarmò sia il papa Sisto V che il re di Spagna Filippo II, che si diede ad appoggiare con maggior energia i cattolici francesi, organizzati nella lega cattolica e capeggiati da Enrico di Guisa. Ne derivò una nuova fase di guerre di religione detta anche “Guerra dei tre Enrichi”, dal nome dei tre protagonisti ovvero: Enrico III e i capi delle due fazioni in lotta (il cattolico Enrico di Guisa e il calvinista Enrico di Borbone, re di Navarra). La guerra dei tre Enrichi conobbe una svolta nel 1588, dopo la disfatta dell’Invencible Armada spagnola. Filippo II ne risultò indebolito, così come la capacità di intervento della Spagna nella guerra civile in Francia. La nuova situazione offrì a Enrico III l’opportunità di separare le sorti della monarchia da quelle del partito cattolico, che aveva fino a quel momento esercitato un pesante condizionamento sulla corona. Il re fece così assassine il capo dei cattolici Enrico di Guisa e un altro importante esponente di quello schieramento ovvero il cardinale di Lorena. Questi atti provocarono una furibonda reazione della lega cattolica e Enrico III fu costretto a lasciare Parigi e ad avvicinarsi agli ugonotti, alleandosi con Enrico di Borbone. Tuttavia, qualche mese dopo Enrico III cade vittima di un attentato per mano di un monaco cattolico ed in punto di morte, il re riconosce Enrico di Borbone come legittimo erede al trono, indicandolo come suo successore a condizione che abbracciasse la fede cattolica. Il papa si affrettò a dichiarare nulla la successione e gli spagnoli intervennero in Francia con le loro armate a sostegno delle posizioni cattoliche. Enrico di Borbone riuscì tuttavia a prevalere, facendo leva anche sull’arare suscitato tra i francesi dalle pretese di Filippo II, di cui era nota l’ambizione a far cingere la corona di Francia alla propria figlia Isabella. Dunque Enrico di Borbone abiurò il calvinismo e abbracciò la religione cattolica, salendo al trono con il nome di Enrico IV; questo fu un passaggio indispensabile per realizzare la pacificazione della Francia e restaurare l’autorità dello stato, nella convinzione che la pace religiosa fosse il presupposto di una forte monarchia. A queste posizioni si ispirò l’editto di Enrico IV, pubblicato a Nantes nel 1598. L’editto conteneva un forte richiamo alla necessità di una pacificazione degli animi e alla rinuncia al conflitto tra fazioni. Confermava inoltre il cattolicesimo come religione di stato ma assicurava agli ugonotti la libertà di aderire in privato alla religione calvinista in tutto il territorio francese. La facoltà di professare pubblicamente il calvinismo e di svolgerne liberamente le pratiche di culto era concessa nelle zone dove vi era una presenza prevalente delle comunità ugonotte. Agli ugonotti era anche concesso di difendersi militarmente in un centinaio di piazzeforti (luoghi fortificati). Alla morte di Enrico II (1559) ci sono diversi problemi tra cui quello della successione debole in quanto la figlia è minorenne. • Caterina de’Medici è reggente • Si profila estinzione dei Valois e si aggiunge un problema fortissimo perché in Francia ha attecchito il calvinismo che si va espandendosi. • Premesse per un conflitto di successione Alla morte di Enrico II, due Enrichi hanno parentele sufficienti per reclamare il trono e sono entrambi fautori di due fazioni diverse: - Mondo cattolico con Enrico di Guisa - Mondo ugonotto guidato da Enrico di Borbone 1561: Poissy: si tenta una mediazione • 1562: Editto di Saint Germain – libertà di coscienza ai calvinisti – limitata libertà di culto fuori dalle città (fuori da Parigi) concessa da Caterina. – I cattolici guidati dai Guisa che colgono nelle debolezze della monarchia rifiutano il compromesso quanto ambiscono al trono. – Eccidio di Wassy – La guerra francese non è limitata solo allo scenario francese perché in quel momento le richieste e le istanze del mondo cattolico vengono sostenute dal papa e da Filippo II e dunque il confronto coinvolge le potenze europee. • 1563 abbiamo un nuovo tentativo di mediazione con l’editto di Amboise. Un tentativo di imporre una tolleranza per legge che però fallisce. Il tentativo di Caterina fa un passo avanti ed acconsente le nozze tra la figlia ed Enrico di Borbone, cercando quindi attraverso il matrimonio di risolvere la questione la corona si fa garante del matrimonio ed i nobili ugonotti accorrono in massa a festeggiare. La notte tra 24 e 25 agosto Enrico di Guisa si introduce nell’appartamento dell’ammiraglio ugonotto dando il via ad una strage, concordata ed organizzata dal mondo cattolico, che fa fuori buona parte della nobiltà ugonotta -> La strage chiamata strage di S. Bartolomeo. Si apre dunque la guerra tra i Tre Enrichi: Enrico II di Valois (cattolico moderato in cerca a tutela del regno una pacificazione religiosa ma incerto sul piano politico in quanto da una parte abbiamo le esigenze del mondo cattolico ma anche il fatto che alla Francia non conviene una Spagna) , Enrico di Guisa (cattolico intransigente) ed Enrico di Borbone (ugonotto). 1575: sale al trono Enrico III di Valois • 1585: muore Francesco, ultimo figlio di Caterina – Enrico di Borbone è il successore più prossimo – La lega cattolica aiutata dalla Spagna esautora la corona e caccia Enrico III da Parigi • 1588: la sconfitta dell’Invincibile Armada cambia le sorti della guerra in Francia • 1589: – Enrico III fa assassinare Enrico di Guisa – si avvicina a Enrico di Borbone – un frate domenicano uccide Enrico III Parigi val bene una messa • 1594: – Enrico di Borbone si riconcilia con la Chiesa – Sale al trono con il nome di Enrico IV • 1598: – Pace di Vervins la Francia recupera unità territoriale, Enrico entra a Parigi e pubblica l’editto di Nantes. Riassumendo: Uno stato alla fine del 500 vuole pace, tasse, rapporti chiari con chiesa e altre potenze, e ingerenze straniere. Le soluzioni elaborate sono diverse: la tolleranza pragmatica di Elisabetta; i tentativi di convivenza in Olanda in cui di nuovo prevale l'idea di accettazione finché non si va contro la corona; la soluzione tedesca fallimentare del stai nel mio stato e professi la mia religione; la soluzione cattolica in area - Le guerre - Un ristagno demografico possente: l’andamento demografico è un fattore fondamentale della storia. Aumentano le morti per vari motivi e quando questo si verifica la gente si sposa più tardi e questo comporta la diminuzione delle nascite e il contrarsi di consumi. - L’idea che si ha che comunque il mondo stesse cambiando. La sensazione nel 600 di cambiamento è ancora forte. Quando vedremo il progetto assolutista ed il mercantilismo francese porteremo dalle questioni finanziarie. Adam Smith dice che la scoperta dell’America e quella orientale sono degli avvenimento fondamentali e le conseguenze di questa scopre furono delle ragioni della crisi del 600. Rifeudalizzazione delle campagne: La gente sopravvive con difficoltà e dunque meno gente, meno domanda ed aumento del costo del lavoro ed automaticamente gli stati aumentano la pressione fiscale. Tutta questa situazione comporta la rifeudalizzazione delle campagne. L’agricoltura è il comparto più tradizionale ed in un momento in cui la piccola nobiltà agricola si stava rifondano. Quando ci si riprende dalla pesta nera ci sono tanti terreni da coltivare ed è un periodo di 2 secoli in cui la popolazione aumenta e questo comporta una diffusione di appezzamenti di terreno ed i piccoli nuclei familiari non hanno forza lavoro per gestire i piccoli appezzamenti di terreno e quindi la conseguenza fa si che chi è più forte e potente acquista le piccole terre dei piccoli contadini. I grandi nobili, che soffrono meno la crisi, rifeudalizzano proprietà e questo comporta un aumento dei braccianti ed una perdita dei diritti faticosamente acquisiti ed un rafforzamento delle casate aristocratiche. Un’altra conseguenza è anche la nuova forma di organizzazione del terreno (stagione delle recinzioni in Inghilterra). Questo è valido fino alla scoperta degli antibiotici e dei vaccini. Il grande passo avanti della medicina questo ciclo è inevitabile. Per inserire delle date ideali partiamo dal 1350 (fine peste nera) fino alla fine delle guerre di religione 1590 questo ciclo arriva a compimento. L’unica cosa che spezza questo ciclo sono antibiotici e vaccini. Dall'altra parte c’è l’andamento della popolazione: l’agricoltura procede per proiezione aritmetica, il che significa che aumenta di due, mentre la popolazione procede come una proiezione geometrica e questo provoca uno squilibrio e si verifica questo ciclo che non riesce ad interrompersi. La nuova scienza spezza questo ciclo che però continua per tutto il Seicento e Settecento. Per riconoscere gli squilibri del 600 dobbiamo ragionare su che tipo di economia si è creata nel corso del 500 che entra in crisi nel uovo secolo. Che cos’è il capitalismo mercantile che sosterrà l’economia del secolo successivo? Gli scambi intercontinentali vengono svolti dalle compagnie mercantili che sono le protagoniste. Tutto questo favorisce un afflusso di metalli preziosi, materie e denaro che comporta lo sviluppo di un sistema finanziario diverso e più complesso di quello precedente. Nasce un nuovo sistema mercantile che lavora su distanze e quindi questo comporta un rischio di capitale e tempo maggiore. A sua volta se il rischio ha successo comporta una maggiore ricchezza. Questo è il ciclo economico prodotto e arrivato a perfezionamento dal grande allargamento del mondo. Quando Adam Smith ci dice che la scoperta dell’America e il passaggio per il Capo di Buona Speranza furono due eventi che cambiarono tutto ed oggi possiamo essere d’accordo sebbene che questo modello economico nel 600 non riesce ad andare oltre. Il capitalismo mercantile entra in crisi, viene riconosciuta l’incapacità dell’impero spagnolo di redistribuire le ricchezze , il peso della guerra dei 30 anni. L’Italia in tutto questo rimane ricca perché non entra nella guerra e perché dopo la pace di Cateau Cambresis ha trovato il suo equilibrio. Di questa crisi ci possiamo ricordare due aspetti fondamentali: 1) Coinvolge l’Europa intera 2) Reazioni differenti: la crisi riguarda tutti ma non ha gli stessi esiti dunque produce diverse reazioni. Dunque la stagione di espansione economica straordinaria del secolo precedente che riassumiamo con la categoria di prima globalizzazione, entra in crisi con molte questioni del periodo successivo. Che cos’è questa crisi? È un rallentamento, una ridistribuzione, una sistematizzazione in cui le cose rallentano e vengono strutturate in maniera differente. Quando parliamo di crisi parliamo di aspetti di storia politica, economica ma non culturale perché il 600 fu un secolo di grande produzione culturale e fu il secolo della rivoluzione scientifica. Crisi economica: Stagione di difficoltà e rallentamento sul piano demografico ed economico che comporta risposte ed esiti diversi. Se guardiamo i tre grandi coperti della produzione ovvero industria, commercio e finanza, vediamo le differenti risposte che arrivano. Industria: l’industria non ha meccanizzato i processi produttivi quindi è una proto industria. La rivoluzione si ha quando i processi produttivi non sono retti da uomo o animale ma iniziano ad essere retti in modo diverso. La difficoltà di questa stagione porta a rivedere il sistema produttivo che va rivisto per vari motivi: meno artigiani, meno facile muoversi e vendere le cose, la piccola glaciazione rende più complicati i trasporti via terra e mare. Tutto questo si traduce in una messa in difficoltà delle corporazioni. Una corporazione è un gruppo chiuso che difende e tutela i suoi interessi limitando l’accesso al gruppo e limitando le licenze. Con l’ampliamento del mercato le corporazioni rallentano e combattono una battaglia contro le innovazioni tecnologiche. Questo è anche un motivo sul perché la rivoluzione non attecchisce in Italia in quanto la le corporazioni ed il loro lavoro si faceva sentire molto. Le corporazioni da una parte frenano e dall’altra garantiscono la pace sociale dunque hanno un doppio ruolo. La riposta invece altrove, come Inghilterra ed Olanda, le cose vanno diversamente e le organizzazioni e la produzione cambia. I sistemi cominciano a produrre oggetti meno belli, che costano di meno e si vendono con più facilità. La prima rivoluzione è caratterizzata dai grandi telai e dall’energia non animale ed umana ma ancora la produzione non è ciclica e a catena che sarà nella seconda rivoluzione. Il commercio: Una difficoltà del commercio comporta che quando si diversifica le cose vanno bene. Nel 600 l’America del nord e del sud cominciano ad avere borghesie che consumano; è nel 600 che l’essere messi in una buona posizione sulle rotte atlantiche fa la differenza. L’argento americano non basta più e le borse prendono sempre più importanza. Amsterdam Londra diventano due nuovi centri economici, alla fine del secolo Londra sarà l’unica vera piazza importante. Al centro di questa enorme crisi c’è LA GUERRA DEI 30 ANNI: Introduzione: Nella seconda metà del 500, il mondo germanico era frammentato in una miriade di piccoli stati, tra i quali si imponeva, per dimensioni ed importanza, l’entità territoriale dominata dagli Asburgo. Dal punto di vista religioso, dopo una fase di preponderanza protestante, i cattolici avevano ripreso il controllo della situazione, specialmente nella Germania meridionale e nei domini sburgici. Le tensioni religiose fra l’Austria cattolica e la Boemia protestante sfociarono in un conflitto militare aprendo la prima fase della Guerra dei trenta anni. La seconda fase della guerra interessò specialmente la Germania che ne uscì devastata e vittima di una terribile crisi demografica. Il disegno egemonico asburgico sul mondo tedesco trovò la resistenza delle potenze protestanti. Nelle fasi danese e svedese della guerra, l’Austria sembrò avere la meglio, pur dovendo fare i conti con la potenze svedese in ascesa. La pace di Westfalia 1648 disegnava un nuovo equilibrio europeo fondato sul rafforzamento della Svezia, sia consolidamento dei confini orientali della Francia, sull’ascesa dei Brandeburgo fra i principati tedeschi, sulla stabilizzazione degli Asburgo nell’impero e sul riconoscimento dell’indipendenza olandese. La guerra dei 30 anni fu una guerra di religione in quanto parte come un conflitto di confessioni e stati che hanno diverse confessioni. Durò 30 anni e mise in ginocchio l’Europa (con eccezione dell’Italia che non vi prese parte). - Determinò il futuro di numerosi stati nazionali. - Sancì il fatto che non vi fosse alcuna possibilità di riunificazione religiosa. - Stabilì il principio dell’equilibrio delle potenze. Principio in base al quale finché i 3 grandi stati d’Europa nessuno prevale in maniera netta la pace regge. Perché questa guerra scoppiò in Germania? Il mito della guerra dei 30 anni ed il suo trauma resta per secoli nella memoria tedesca, fu un qualcosa che fa parte della sua storia. Provocò una grandissimi crisi economica. In germani non vi era una struttura statuaria definita, l’area tedesca resta divisa in tanti piccoli stati in cui si praticano diverse confessioni e già lo stato è piccolo più la nobiltà è pesante. Altro motivo è il fallimento della pace di Augusta che prendeva questa idea di centralizzazione dell’alto della confessione da praticare, tendendo fuori calvinisti, radicali e riguardava solo cattolici e luterani senza contare i calvinisti che ebbero un grande successo. Nel corso della seconda metà del 500, le tre grandi confessioni emerse dalla riforma arrivano a dare una sistematizzazione religiosa in maniera abbastanza definitiva. Questa sistematizzazione pesa sulla capacità delle religioni. Nella seconda metà del 500 le confessioni religiose uscite dalla riforma uscite dalla pace e arrivate in Germania arrivano a una sistematizzazione. Due tra queste religioni considerano la Germania terra di missione: - i cattolici fanno della riconquista e rievangelizzazione germanica una missione prioritaria. In particolare questa missione era degli ordini dei predicatori tra cui i gesuiti che vedono la Germania come terra di missione. - Il mondo dei calvinisti che persegue lo stesso obiettivo ma non è riconosciuto in Germania. La guerra scoppia nel 1618 ma in realtà le premesse sono precedenti. Una serie di leghe di stampo confessiate e politico cominciano a comparire già alla fine dei primi anni del 600. - 1608: Federico V (elettore del Palatinato) si mette alla guida della lega evangelica - 1609: Massimiliano I si mette a capo della lega cattolica - 1609: Rodolfo II, pur essendo evangelico, concede la libertà religiosa in Boemia (lettera di maestà). Questo produce problemi: da una parte abbiamo la questione Boemia dall’altra un processo di ri- clericizzazione. Nel 1606 l’imperatore Mattia mette un paletto importante nella storia tra conflitto tra impero a Vienna e impero Ottomano, conclude una pace con i turchi e diventa re di Boemia. Dopo la concessa libertà di religione in Boemia che aveva portato spazi per i calvinisti l’imperatore Mattia tra 1612-1619, tenta una stagione di restaurazione cattolica che comporta una reazione dei nobili di Praga con la celebre defenestrazione di Praga dove il messo viene cacciato e buttato fuori dalla finestra nel 1618. Le cose da ricordare sono: Le forze in campo sono due: da una parte l’asse cattolico che si regge sull’alleanza asburgica e che ha l’obiettivo di ricatolicizzare l’impero (in alcuni casi come nel caso della Polonia cattolica ottiene successo). Dall’altro la coalizione protestante eterogenea che persegue obiettivi diversi legati ai singoli interessi nazionali: - I paesi bassi cercano la piena indipendenza dalla Spagna e che la Spagna lo accetti; - La Svezia cerca l’egemonia nel Baltico e di rafforzare la propria egemonia anche in ambito scandinavo; - La Danimarca cerca di rimarcare un proprio ruolo nel terreno politico europei, limitando il potere imperiale ai confini - La Baviera in cerca di autonomia, liberà e riconoscimenti e antisburgica - La Francia torna nello scenario europeo e vuole limitare la forza spagnola e sostiene i protestanti in chiave antiasburgica. LE 4 FASI DELLA GUERRA DEI 30 ANNI che furono segnate da diverse alleanze e diversi fatti militari: 1) FASE BOEMO-PALATINA 1618-1625: il gruppo dei cattolici guidato da Ferdinando II vede in prima fila gli spagnoli prima con Filippo III e poi con Filippo IV. Mentre il gruppo della Boemia è guidato da Federico V. Questa prima fase è segnata dalla battaglia della montagna Bianca del 1620 che segna la vittoria del fronte cattolico imperiale. La soluzione provvisoria è il trattato di Magonza che segna la sconfitta dell’impero protestante e lo smembramento del Palatinato. I cattolici vincono la prima fase e rimarcano il fatto di averla vinta. Lo smembramento del platinato comporta delle conseguenze: i danesi sperano di ottenere qualcosa e riaprono immediatamente le ostilità. 2) FASE DANESE 1625-1629: Il fronte cattolico è sempre guidato dall’imperatore Ferdinando II e entra con un ruolo di prepotenza la Spagna di Filippo IV. I due celebri generali Tilly e Wallnenstein. Il fronte protestante invece è eterogeneo e comporta la partecipazione della Danimarca, Paesi Bassi preoccupati dalla Spagna, Francia e principi protestanti. I fatti militari sono la sconfitta della Danimarca che viene invasa dagli eserciti imperiali e che nella Pace di Lubecca riprende i territori e esce dalla guerra. I principi protestanti invece che hanno perso in battaglia restituiscono tutti i beni confiscati ai cattolici dopo il 1622. Le cose durano poco perché una nuova potenza cerca di approfittare della debolezza. 3) FASE SVEDESE 1629-1635: I cattolici sono sempre guidati da Ferdinando II, la Spagna da Filippo III e IV mentre il fronte protestante cambia e abbiamo la Svezia, Paesi Bassi, principi protestanti e Francia. Per quanto riguarda i fatti militari principali abbiamo la Svezia che conquista monaco e minaccia Vienna, la morte del re nella battaglia di Litzen, l’assassinio di Wallenstein. Sembra che il fonte protestante in questa terza fase possa vincere ma nel 1634 i cattolici segnano un punto e si trova una soluzione provvisoria con la Pace di Praga dove i principino cui i principi protestanti tedeschi abbandonano la Svezia, l’editto di restituzione della seconda fase si attenua come si attenua il conflitto in Germania. 4) FASE FRANCESE 1635-1648: ultima fase che vede la vittoria francese a Rocroi nel 1643 e si conclude con una soluzione definitiva cioè Le paci di Westfalia (1648) che portano alla revoca dell’editto di Il nuovo parlamento riconobbe la legittimità della monarchia e nel 1660 richiamò a Londra il figlio del re giustiziato nel 1649, Carlo II Stuart. Dopo il suo ritorno, Carlo II ricostituii lentamente il potere della monarchia, rivendicandone ruolo e funzioni. Venne sciolto l’esercito rivoluzionario e il re fu autorizzato a mantenere un apparato militare molto ridotto. La spinosa questione della restituzione delle terre confiscate ai monarchici durante la repubblica fu risolta con moderazione: molte delle terre tornarono effettivamente ai vecchi proprietari che le concessero in affitto. Sotto il regno di Carlo II, durante il quale si verificò lo spaventoso incendio di Londra, che distrusse gran parte della città, la politica economica non si discostò dal mercantilismo del periodo precedente. In campo religioso, la chiesa anglicana, con la sua gerarchia episcopale, fu restaurata e riottenne i beni confiscati. Tuttavia l’autorità effettiva sulla chiesa passò dal re al parlamento e il potere dei vescovi venne ridimensionato. Le chiese indipendenti furono di fatto tollerate, ma le sette puritane persero del tutto il loro peso politico. Un discorso a parte meritano i cattolici, che erano ormai ridotti all’1% della popolazione ma che esercitavano una considerevole influenza presso la corte del re. I cattolici rappresentavano in effetti il vero bersaglio del Test act che riservava l’accesso alle cariche militari e politiche ai soli anglicani. Tra le decisioni più importanti prese dal parlamento in questo periodo va infine ricordata la legge dell’Habeas corpus act (1679), un evento fondamentale nella costruzione del moderno stato di diritto. Questa legge stabiliva che i cittadini arrestati dalle guardie del re non potevano essere arbitrariamente detenuti ma dovevano, entro massimo 3 giorni, essere portati di fronte al magistrato. L’approvazione dell’Habeas corpus Act si inserisce in una fase in cui i rapporti tra parlamento e monarchia tornavano a deteriorarsi. Il re infatti era sospettato di volersi imporre al parlamento, nella logica di una ripresa dell’assolutismo, e di mirare segretamente alla restaurazione del cattolicesimo, con l’appoggio del re di Francia, Luigi XIV. Il conflitto tra parlamento e corona si aggravò alla morte di Carlo nel 1685, quando salì al trono Giacomo II, fervente cattolico. I contrasti più forti sorsero a proposito di una dichiarazione di indulgenza, con cui nel 1687 Giacomo sospese il Test Act, sollevando i funzionari statali dall’obbligo di prestare giuramento di fedeltà alla chiesa anglicana. L’iniziativa del sovrano suscitò forti proteste proprio in un momento in cui l’opinione pubblica inglese era dominata da profondi sentimenti anti-papisti. A prescindere dalla materia religiosa, la dichiarazione di indulgenza di Giacomo II venne avvertita come una grave lesione alle prerogative parlamentari. Nel parlamento si erano nel frattempo costituiti due raggruppamenti politici, nucleo originario dei futuri partiti inglesi: i tories e i whigs. Entrambi i raggruppamenti erano espressione di un gruppo sociale ristretto ed omogeneo, comprendente nobiltà grande e piccola e ceti borghesi abbienti delle città. Entrambi erano anche concordi nel sostenere il sistema istituzionale tripartito (monarchia, comuni, lorde) e riconoscevano la legittimità della monarchia ed il ruolo del re. I due schieramenti si dividevano però sulla concezione dell’autorità monarchica. I tories erano partigiani della corona, cui attribuivano un potere forte ed autonomo, mentre i whigs propendevano per la superiorità e la sovranità del parlamento. Queste distinzioni vennero però meno di fronte al pericolo di un ritorno all’assolutismo monarchico. Il parlamento passò all’azione e chiese l’intervento in Inghilterra del protestante Guglielmo III d’Orange. Nel novembre 1688 Guglielmo sbarcò in Inghilterra, mentre Giacomo II era costretto a fuggire in Francia. Guglielmo III d’Orange e la moglie Maria II Stuart furono così proclamati sovrani d’Inghilterra nel 1689. Questa “seconda rivoluzione” fu chiamata “La Gloriosa”. Poiché Maria Stuart era una figlia protestante di Giacomo II, il parlamento poté giustificare, anche in termini di continuità dinastica, l’incoronazione dei due nuovi regnanti. L’iniziativa parlamentare trovava giustificazione in base al diritto di ribellione al sovrano che agisca illegittimamente, proclamato in quel periodo dal filosofo inglese Locke. Al momento dell’incoronazione, i nuovi sovrani dovettero sottoscrivere una “dichiarazione dei diritti”, dettata dal parlamento e poi tradotta in legge nel dicembre 1689, il Bill od Rights. Essa sanciva le fondamentali libertà e garanzie per i sudditi e riaffermava le prerogative del parlamento. Risale allo stesso anno anche l’Atto di tolleranza con cui venivano abrogati i limiti imposti dal Test Act alla libertà religiosa e all’accesso alle cariche pubbliche. Gli eventi del 1688-89 portarono nel loro insieme a una nuova forma di regime monarchico: la monarchia costituzionale, che si distingue da quella assoluta perché in essa i poteri del re sono limitati sulla base di norme costituzionali. lei: La stagione elisabettiana parte dall’esempio precoce di tentativo assolutistico del padre Enrico VIII, fondata su un’alleanza con i corpi intermedi: le contee e l’organizzazione nobiliare tradizionale del regno, dall’altra gli emissari del centro (luogo tenenti e giudici di pace). Intorno alla corona tre istituzioni con cui si confronta: -  Camera dei lord e camera dei comuni -  Camera Stellata: grande tribunale regio che gestisce i casi di alto tradimento Il compromesso elisabettiano si regge sull’idea che finche le idee religiose non mettono in discussione la legittimità della corona, non interessano. La faccenda interessa quando la questione religiosa mette in discussione la legittimità della corona. La stagione di Elisabetta è caratterizzata anche da un “boom” economico. In questa stagione lo stato potenzia con forza il commercio marittimo e mette a punto la propria potenza.Inoltre, l’alleanza politica di Elisabetta con la nobiltà intermedia è un’alleanza che si regge sulla ripartizione dei terreni attraverso l’Enclosure. Elisabetta muore nel 1603 e lascia una situazione ereditaria poco chiara in quanto non ha eredi diretti. L’erede più vicina sarebbe stata Maria Stuart in Scozia che viene giustiziata da Elisabetta quando il complotto contro di lei diventa ingestibile e dunque l’erede è il figlio di Maria Stuart: Giacomo I Stuart che è protestante ma sposato con una cattolica. Dunque con la morte della regina il passaggio della corona a Giacomo Stuart sembra garantire tutte le fazioni religiose in campo. Giacomo sale nel 1603 al trono d’Inghilterra, momento in cui in Europa c’è: -   Impero ottomano che spinge con forza -   Area austriaca -  Regno di Polonia -   La questiona danese -   La questione olandese -   Le frammentazioni in Germania Ricordiamo che l’ Inghilterra è la potenza che resta fuori dalla guerra dei 30 anni perché impegnata a gestire le sue tensioni. Cosa ha segnato la dinastia Tudor? - Hanno lavorato al rafforzamento del potere monarchico complice anche lo scenario - Hanno lavorato alla costruzione dello stato moderno  - Hanno sviluppato l'anglicanesimo   Stuart - I conflitti religiosi arrivano all’esplosione attraverso la questione cattolica che in Inghilterra Vine vissuta come un tentativo di spodestare la corona e dall’altra i puritani e calvinisti inglesi che hanno un’idea di gestione. - Conflitti tra Corona e Parlamento  - Tentativo di costruzione assolutistica in cui quell’alleanza studiata e costruita sotto i Tudor viene svuotata per costruire un’architettura di modello francese.   Gli anni della Repubblica  - Anni che si aprono con la decapitazione di Carlo I - La figura di Cromwell che rimette in campo gli Stuart Giacomo I (1603-1625) non unisce le corone di Scozia e Inghilterra, tenta di imporre un'uniformità religiosa di stampo anglicano verso il cattolicesimo, entra in conflitto con il parlamento proprio per il tentativo di imporre uniformità religiosa e nella guerra dei trent'anni non prende una posizione (tentativo di neutralità che porta con se un certo scetticismo sulla dinastia Stuart da sempre sospettata di voler riportare il cattolicesimo).  Da una parte c'è il tentativo della monarchia di arrivare a un'uniformità religiosa, dall'altra una serie di gruppi confessionali che vorrebbero imporre una conformità nel paese (ognuno con le sue idee: ci sono i puritani e i cattolici e le varie versioni dell’anglicanesimo che si confrontano come l’anglicanesimo episcopale e l’anglicanesimo di stampo congregazionalista ovvero con assemblee di fedeli più vicino al calvinismo).  Si tratta dunque di una dinastia debole complicata nella debolezza dal mito di Elisabetta e da una fase in cui i tutti punti interrogativi vengono al pettine. N.B. I re che possono essere accusati di essere illegittimamente re e quindi passabili di tirannicidio.   Guy Fawkes e la congiura delle polveri (1605): La congiura delle polveri è il tentativo di far saltare in aria la camera dei Lord e la Corona ma fu scoperta perché uno dei congiurati racconta tutto e nella stessa notte vengono processati tutti. La tensione in Inghilterra, a due anni dalla salita al trono del nuovo sovrano Stuart, arriva al punto che la fazione cattolica mette in campo un progetto violento di cambiamento del sovrano per mettere sul trono un cattolico (una sorta di attentato). Questo facilita la popolarità dei cattolici nell’Inghilterra di quegli anni. Il successore di Giacomo I è Carlo I Stuart (1625-1649), che impone: - Sul piano religioso tenta di imporre un anglicanesimo di stato di modello episcopale più vicino al cattolicesimo che porta una forte tensione con il parlamento; - Sul piano politico trasforma la camera stellata in un tribunale per reati politici di qualunque tipo; - Costruisce sul piano finanziario una tassa sull’importazione di beni e prodotti dalle colonie (ship money) per finanziare la corona e garantire la sua autonomia economica. L’imposizione di nuove tasse in uno stato di antico regime passa sempre sotto l’approvazione del parlamento. (32) L’insieme di queste ragioni di tensioni porta un forte malcontento popolare e ad una serie di inedite alleanze: Il Re tenta di imporre tasse; il Parlamento con la Petition of Rights del 1628 ricorda che non si impongono tasse se non in accordo con il Parlamento, in Inghilterra dalla Magna Charta vige l’Habeas Corpus (nessuno può essere privato della propria libertà in assenza di un esplicito provvedimento di un tribunale); è una stagione di forte lontananza tra la società inglese e la corte, che organizza la propria vita intorno al sovrano. Nel 1629 il favorito del sovrano, Lord Buckingham è assassinato, il Re scioglie il Parlamento nel 1629. Nel 1640 il Parlamento viene convocato (Lungo Parlamento) METTE SOTTO ACCUSA I MINISTRI DEL RE DI TRADIRE LA CORONA, li accusa di voler restaurare il cattolicesimo, abolisce la ship money (la forte tassa sul commercio imposta dall’alto dal sovrano), sopprime la camera stellata e la corte di alta commissione e mette in campo la Grande Rimostranza. Il re ha paura di uno scenario alla tedesca, fugge da Londra, il parlamento si schiera contro di lui, le fazioni sono a un passo dalla guerra civile. Si ha paura che la situazione tedesca possa portare i francesi e gli spagnoli a tentare di attraversare la manica il Re è messo sotto accusa e nel 1648 condannato con un’esecuzione per Alto Tradimento. La morte di Carlo I Stuart è un precedente della futura condanna di Luigi 16, dice esplicitamente che un re può essere giustiziata, ma ha un altro significato: Carlo I è condannato in un momento in cui il paese non ha chiaro cosa debba fare, è condannato per aver tradito la figura sacra del re. Al potere va Oliver Cromwell con la Repubblica dal 1649 al 1660: ha vari problemi e capacità; ha un carisma eccezionale; impedisce che imperversi la guerra civile nel paese grazie alla sua organizzazione militare messa in campo dal suo nuovo modello di esercito. Gli altri stati non hanno soldi per reclamare il trono di Inghilterra a causa della guerra dei 30, nessuno ha i soldi per mettere su un’altra armata perché ha i suoi problemi! Cromwell convoca due parlamenti rivoluzionari. La sua idea è di governare il paese e impedire che gli instaurino un monarca; si infila in una guerra con gli olandesi. Nel 1649 si proclama per la prima ed unica volta nella storia del paese una repubblica unita che unisce Inghilterra, Scozia e Irlanda: il Commonwealth. Cromwell condanna il teatro e poco lo ama, nel 1653 è nominato Lord Protettore e negli anni successivi convoca i 2 parlamenti che hanno 3 obbiettivi: -         frenare i puritani ancora più radicali di lui -         mobilitare l’esercito -         tentativo di rendere il potere ereditario Il testamento della sua morte lascia erede il figlio Richard Cromwell, non ha il carisma del padre ne rispetto al Parlamento la sua stima, non ha esperienze militari, è un personaggio debole. Nel 1660 l’ala parlamentare e monarchica del parlamento prevale e offre il trono a Carlo II Stuart, perché rispetto a uno senza idee, capacità ed esperienza militare, sia preferibile tornare al re: non è la monarchia a non funzionare, ma Carlo I Stuart, quindi il figlio potrebbe fare bene. Nel 1660 sale al trono Carlo II Stuart e inizia una fase che si chiude nel 1689: la restaurazione degli Stuart! Gli Stuart arrivano al trono con molti conti in sospeso e il Parlamento pensa ad una monarchia di tipo parlamentare che assicuri la tolleranza reciproca con un nuovo compromesso alla Tudor con l’esclusione dei cattolici. Il Re la vede in tutt’altro modo: regna tra il 1660 e il 1685; sul piano politico emana un editto di indennità e perdono in cui offre un’amnistia politica ai responsabili dell’assassinio del padre; non restituisce le terre alla nobiltà realista che ci sperava; dà un contentino ai cattolici fuori dal Parlamento riducendo i rappresentanti della chiesa anglicana nella camera dei Lords. Da una parte non perseguita chi ha condannato il padre, dall’altra però erode il potere della chiesa anglicana. Sul piano religioso pubblica il Codice Clarendon: restringe la libertà di culto delle sette, contro i cattolici e i puritani; tentativo di far fuori gli estremi! Nel 1662 con l’atto di Uniformità ristabilisce ufficialmente l’anglicanesimo come religione di Stato; aumenta i rischi di persecuzione per tutti i dissidenti (puritani, che vedono tutto ciò come un possibile inizio di persecuzioni verso di loro e che non apprezzano lo stile “alla francese” della corte). Luigi sposa Maria Teresa d'Asburgo, è un matrimonio d’interesse: la Francia è spiantatissima, perché ha pagato troppo le terre non vinte quindi l'accordo è che lei dà i contanti (una quantità tale di denaro nelle tasse francesi da ripianare in parte il debito dello stato) e la Francia non avrebbe rivendicato il trono spagnolo. In realtà poi non sarà così perché ad un certo punto la Francia il trono di Spagna lo rivendica eccome! Muore Mazzarino il 9 marzo 1661 e Anna viene spedita in convento quindi il re prende finalmente in mano il suo regno e con un vero e proprio colpo di Stato reale accentra il potere su di sé e riorganizza il governo francese. C’è un consiglio del Re a cui rispondono i ministri nominati dal Re e i principi di sangue. Tutti gli organi intermedi fanno capo solo al re che risponde solo a se stesso. Riorganizzazione a livello amministrativo la Francia, per togliere dalle mani dei nobili il potere che essi hanno sui loro feudi -> creano le Trenta Généralités, guidate e governate, che si vanno a sovrapporre con confini differenti a Feudi e Contee. I nobili smettono di occuparsi direttamente e quotidianamente dell’area che è loro per diritto ereditario, e sono tenuti lontani stando a Versailles. I territori rispondono al sovrano stesso e non più ai nobili, attraverso gli intendenti di nomina regia, che fanno da tramite e che in nome del sovrano si occupano dei feudi. Il problema è sempre quello di svuotare di potere i corpi intermedi: in Inghilterra la cosa gli si ritorce contro perché gli organi intermedi stabiliscono dei nuovi poteri; il Francia il sistema adottato è quello di costruire un nuovo corpo intermedio, che è la cosiddetta “nobiltà di toga” che insieme alla burocrazia diventa centrale nel sistema di organizzazione del regno. Il protagonista è Jean Baptiste Colbert , che è un ministro del Regno e il teorico della tesi del mercantilismo. Il Re, che governa da solo, che è sacro per grazia di Dio, che ha risolto i problemi economici, non ne vuole altri nuovi: viene messa nero su bianco una nuova teoria economica per evitare di avere di nuovo problemi, la teoria è semplice perché si deve vendere più di quanto si compra e nelle casse del sovrano ci deve essere tanto oro. L’oro che entra del paese deve essere maggiore dell’oro che esce. È un’idea di organizzazione dello stato che viene poi seguita da altri. La politica di Colbert porta: -         Al pareggio del bilancio -         Al raddoppio delle entrate La politica di Colbert, unita all’idea di una nobiltà lontana dalla politica e dall’amministrazione, porta con sé una grande conseguenza: da una parte questa nobiltà di toga progressivamente creerà una forma di rappresentanza perché esercita potere e guadagna, dall’altra l’amministrazione riscuote molto bene le tasse, vende molto bene all’estero, garantisce che non ci siano carestie e quindi rivolte, ma certamente non si preoccupa di un ammodernamento di fondo del paese. La lontananza dei nobili porta anche questa conseguenza! È una nobiltà che si regge sull’etichetta e si mette a fare altro, sostituita in parte da una burocrazia che ha studiato, guadagna, e a un certo punto inevitabilmente chiederà un riconoscimento politico. L’Editto di Fontainbleu (1685): cancella e revoca l’editto di Nantes, porta il paese alla maggioranza religiosa, porta il ceto più produttivo della Francia di quegli anni (gli ugonotti delle città mercantili) a cambiare paese! Gli ugonotti si rifugiano in Olanda, Scozia, e nelle nuove colonie americane. Le contorsioni economiche, politiche, sociali, religiose in atto tra 5 e 600 si possono osservare plasticamente con 2 testi fondamentali: -         L’Editto di Fontainbleu francese del 1685: Stato che si organizza definitivamente in maniera intollerante nelle mani del sovrano -         Il Bill of Rights e il Toleration Act degli inglesi del 1689: limita il potere sovrano IL SETTECENTO: Un secolo di trasformazione: Il 700 è l’epoca dell’Illuminismo, l’epoca del Grand Tour, il secolo delle trasformazioni politiche ed il secolo di trasformazioni ecc. Il 700 è un secolo di continue guerre, l’Europa chiude la stagione della guerra dei 30 anni sulla via dell’equilibrio mentre le guerre del 700 c’è chi dice che sono guerre guerreggiate ed altri che sostengono che siano guerre che mettono in crisi il principio di equilibrio stabilendo una cartina che nei secoli successivi determinerà uno squilibrio. La prima metà del secolo è caratterizzata da un susseguirsi di conflitti che alla fine di una lunga stagione otteniamo la ridistribuzione dei territori delle corone in Europa. La ridistribuzione delle corone in Europa porta con sé non solo cambiamenti dinastici ma anche una generale ridefinizione degli equilibri, basta pensare alla ascesa delle potenze iberiche che determina l’equilibrio europeo per tutto il 500, la centralità 600esca dell’Olanda e l’importanza della Svezia nello scenario scandinavo. Il nuovo attore è comparso nello scenario è la Russia che comincia ad interessarsi in maniera significativa all’Europa, lo fa con la stagione delle riforme di Pietro il Grande che porta la Russia guardare con grande interesse alle faccende europee. Questo fu possibile anche dall’impero ottomano che comincia a perdere terreno. Altro importante avvenimento è la storia dell’Inghilterra che passa da una politica di predominio centrata su un’organizzazione di avamposti territoriali alla politica imperiale dove per una serie di ragioni si passa da un sistema di produzione animata ad una inanimata che fa dell’Inghilterra una potenza egemone economicamente con la rivoluzione industriale. In questa stagione di guerre guerreggiate e di ridistribuzione degli equilibri, sono gli anni in cui la cultura cambia in modo straordinario ed è la storia dell’Illuminismo. La stagione del 700 è la stagione delle guerre ma anche delle riforme che cercano di cambiare la società su cui agiscono, in una stagione in cui alcuni privilegi cominciano ad essere messi in crisi. Da una parte abbiamo uno scenario politico che si ridefinisce e dall’altra anche la cultura che contribuisce al cambiamento. Il risultato più maturo di queste grandi trasformazioni saranno le due grandi rivoluzioni: americana e francese che difficilmente potremmo immaginare senza la fortunata predicazione delle idee dell’illuminismo francese. Il 700 dunque è la stagione delle guerre: Guerre di successione del 700: - Guerra di successione spagnola il cui risultato è l’arrivo dei Borboni sul trono di Spagna. Il primo conflitto settecentesco ebbe come occasione la successione al trono di Spagna. Con la morte senza discendenti di Carlo II d’Asburgo, infatti, si era esaurito il ramo spagnolo della dinastia e l’imperatore d’Austria Leopoldo d’Asburgo si era già accordato con Luigi XIV per una spartizione dell’eredità del re spagnolo. Ma il testamento di quest’ultimo riconosceva erede del trono un nipote di Luigi XIV, che salì al trono con il nome di Filippo V. L’Asutria reagì alla rottura dell’accordo da parte di Luigi XIV, trovando alleati nell’Inghilterra e nell’Olanda timorose della potenza che la Francia avrebbe acquisito in campo coloniale e commerciale. Alla coazione antifrancese si aggiunsero anche i Savoia e la Prussia-Brandeburgo. La guerra di prolungò per una dozzina di anni, segnando il sopravvento della coalizione austro-anglo-olandese. Si concluse con le paci di Utrecht e Rastadt (1713-1714). Sulla base di questi trattati, il nuovo imperatore Carlo VI d’Asburgo ottenne i Paesi Bassi meridionali; il duca di Savoia ebbe la Sicilia (che in seguito cedette all’Austria in cambio della Sardegna); l’Inghilterra ricavò la conferma di Gibilterra e Minorca e il diritto di asiento ovvero di monopolio della tratta degli schiavi neri. Tutte queste guerre di successione al trono, questa è scaturita dalla morte di Carlo II d’Asburgo che muore senza eredi. Sia dal nipote di Luigi XIV Filippo d’Angiò che Carlo d’Asburgo arciduca d’Austria e secondogenito dell’imperatore Leopoldo rivendicano il trono. Il testamento di Carlo dice Filippo d’Angiò purché il giovane rinunci su qualsiasi diritto sulla corona francese. Filippo sale al trono con il nome di Filippo VI ma si crea intanto un’alleanza con da una parte Francia, Spagna, Baviera e Portogallo e l’alleanza dell’Aia tra Inghilterra, Prussia, Province Unite ed impero asburgico. Da una parte abbiamo dunque una politica tradizionale di potenza spagnola e dall’altra il tentativo degli altri di impedire quella stessa politica. l’Inghilterra viene trascinata dai tory in quella guerra ma il timore di una Spagna dominante in Europa la porta ad intervenire. Questa guerra si concluderà nel 1713 con la firma dei trattati di Pace e con un accordo in base al quale Carlo d’Asburgo sale sul trono imperiale con il nome di Carlo VI, Filippo sale sul trono di Spagna sancendo la divisione della corona con quella francese. Le conseguenze più importanti furono quelle in Italia in quanto con la pace di Utrecht Filippo V di Spagna rinuncia ai territori nei paesi Bassi e in Italia. In Italia dunque si ha la fine del predominio spagnolo e l’inizio della stagione asburgica. I Savoia ottengono Sicilia e Monferrato e nel 1720 (pace dell’Aia) diventano i re di Sardegna. Per quanto riguarda l’Inghilterra con la sconfitta della Spagna nel 1707 si ha l’unione con il regno di Scozia e l’Inghilterra ottiene i possedimenti di Gibilterra, Minorca e possedimenti in America e comincia a gestire la tratta degli schiavi. Chiusura del monopolio sull’asiento della Spagna. Per quanto riguarda l’Austria nel 1718 vi fu la firma della pace di Passarowitz in base alla quale si configura l’impero austroungarico e segna definitivamente la fine dell’ostilità nei Balcani con impero ottomano e dominio su Serbia e Bosnia. - Guerra di successione polacca che insieme alle altre pone le premesse per la spartizione della Polonia. Una nuova guerra esplose nel 1733, dopo la morte del re polacco Augusto II di Sassonia e l’elezione, da parte della dieta polacca di Stanislao Leszxzynsky, suocero del nuovo re di Francia Luigi XV. A questa scelta si opposero Austria e Russia che candidarono Federico Augusto (figlio del precedente re) e lo imposero con le armi, costringendo alla fuga Stanislao, appoggiato da Francia, Spagna e Savoia. La pace venne firmata nel 1738 a Vienna e prevedeva che il principe di Sassonia conservasse la Polonia con il nome di Augusto III; in cambio della rinuncia Stanislao ricevette la Lorena che alla sua morte passò alla Francia. Anche qua si ha un re morto senza eredi forti, la dieta deve scegliere un successore a Augusto II di Wettin precise di Sassonia. La guerra di successione polacca sancisce la debolezza della Polonia, la compromissione del principio di equilibrio e interessi contrapposti. A rivendicare sono il figlio di Augusto II e il suocero di Luigi XIV. Le alleanze sono ancora delle alleanze simili a quelle della guerra spagnola quindi Russia, Prussia, Impero Asburgico VS Francia, Spagna, Savoia e Svezia. È la prima volta che la Russia interviene militarmente, la Francia occupa la Lorena e i possedimenti aburgici in Italia e l’Inghilterra si innervosisce e la Francia si spaventa. Il risultato in Polonia sarà Augusto III re, Stanislao duca di Lorena e la Lorena prevista dalla Francia. In Italia nel 1735 Carlo di Borbone di Spagna diventa re di Napoli e i Savoia prendono la Sardegna. Abbiamo visto dunque una saldatura di alleanze e un tentativo di tenere un principio di equilibrio, un interesse nuovo della Russia per le faccende Europee. La debolezza dell’impero ottomano e della Polonia. Tutte queste guerre che vanno tutte piuttosto male per la Francia dobbiamo ricordarci che costano. - Guerra di successione austriaca: La guerra di successione austriaca du originata dal tentativo di Prussia, Francia, Spagna e Baviera di ottenere vantaggi a spese dell’Austria, alla morte di Carlo VI d’Asburgo. Questi nel 1713, con la “Prammatica sanzione” aveva ammesso la possibilità di una successione femminile e aveva indicato nella figlia Maria Teresa l’erede della totalità dei domini asburgici. Il re di Prussia Federico II “il grande” diede avvio alle operazioni militari, invadendo la Slesia. Anche Spagna, Francia e Regno di Baviera contestarono i diritti di Maria Teresa per indebolire gli Asburgo. Maria Teresa fu invece sostenuta dalla Gran Bretagna, preoccupata che da una crisi dell’Austria potessero risultare compromessi gli equilibri continentali e dalla Savoia. Intorno alla legittimità di Maria Teresa al trono perché l’imperatore non ha un figlio maschio quindi nel 1740 abolisce con la prammatica sanzione (legge imperiale che non era discutibile) la legge salica ovvero quella legge che risale alla storia antica e alle dinastie imperiali tedesche in base alla quale solo i figli maschi possono succedere al trono. L’ipotesi di questo è l’origine di un nuovo conflitto: Federico II di Prussia vede la possibilità di prendere il trono imperiale e di nuovo si hanno delle alleanze tra Prussia, Baviera, Francia (che vuole impedire il rafforzamento di vicini) e Spagna VS Austria, Gran Bretagna (che non vuole una potenza egemonica in Europa), Olanda (guerra di sopravvivenza perché non vuole al centro d’Europa una tale potenza ma è interessata ad una frammentazione) e Savoia. L’obiettivo è sempre mantenere un equilibrio di potere, qualcuno sogna di aumentare la propria potenza e altri lo vogliono impedire. La guerra di successine austriaca termina con la Pace di Aquisgrana nel 1748 con cui Francesco I d’Asburgo Lorena diventa imperatore in Austria, in Prussia si ha il re filosofo Federico II e in Italia il duca Vittorio Emanuele III non ottiene la Lombardia. L’Italia dopo il 1748: Sotto il profilo politico-territoriale, le guerre settecentesche confermarono il destino dell’Italia a essere terreno di conquista e di scambio nella logica degli equilibri di potenza, ma con due rilevanti mutamenti nei rapporti di forza: - la fine dell’egemonia spagnola, a vantaggio sopratutto degli Asburgo d’Austria - Il rafforzamento dei Savoia che si estese nella Lombardia e nel meridione, ottenendo la corona di Sicilia (ceduta all’Austria in cambio di quella di Sardegna nel 1720). - Se osserviamo il profilo della penisola all’epoca della Pace di Acquisgrana del 1748, notiamo la presenza di un equilibrio tripolare i cui perni erano: - - Austria degli Asburgo: Milano e granducato di Toscana - Savoia: Regno di Sardegna - Borbone: Regno delle Due Sicilie (napoli e sicilia che furono cedute dall’Austria a Carlo di Borbone). Conservano invece la loro indipendenza lo Stato Pontificio, le repubbliche di Venezia e di Genova. - Stabilità politica e partecipazione delle sfere alte della collettività al processo di partecipazione politica quindi una società dinamica che favorisce l’ambiente delle sperimentazioni. L’Inghilterra dai primi del secolo si trova invasa da una miriade di nuovi congegni e sperimentazioni. I risultati si vedono su tanti piani diversi ed il primo lo vediamo nella manifattura tessile. - Nuovi modelli di produzione ma anche di consumo (la borghesia ecc). Nel corso del 700 si registra una forte crescita demografica in tutta Europa, il 600 fu un epoca di calo complice il freddo mentre nel 700 finisce la piccola glaciazione e migliora la qualità della vita grazie alla fine delle pestilenze e le pratiche igieniche che fanno aumentare la sopravvivenza della popolazione. Questa crescita demografica ci interessa quando parliamo di trasformazione del sistema produttivo perché più popolazione significa più mani che lavorano e più gente che deve mangiare e si deve vestire. Una delle ragione per cui proprio in questo periodo gli apparti di produzione cambiano è che più persone hanno bisogno e quindi aumenta la sopravvivenza delle persone ed aumenta il mercato di beni di prima necessità. La popolazione cresce in tutto il continente per via del miglioramento climatico, della rivoluzione agricola, dell’arrivo del te e del caffè che sono un prodotto della prima globalizzazione che hanno il vantaggio di farsi con l’acqua bollita e dunque più sana, l’aumento dell’igiene, i progressi nella medicina, la rivoluzione scientifica 600esca che porta ad un generale miglioramento delle qualità di vita, l’arrivo di una scienza sperimentatrice ecc.. Tutti questi furono fattori fondamentali che portarono ad una crescita demografica e contribuiranno alla rivoluzione industriale inglese. La rivoluzione industriale si divide tradizionalmente in due fasi: 1) Fase Proto-industriale: fase che si regge sull’energia umana in cui il lavoro è a domicilio. Questa fase noi l’abbiamo vista in azione in Italia, nel sud della Francia e fiandre fin dal 14 secolo quindi non è un’innovazione ma è un’organizzazione del sistema produttivo cui la produzione viene facilitata. Questa è l’organizzazione classica delle città del tessile e dell’artigianato italiano ma quello che si registra in Inghilterra è che il sistema di produzione non si regge più esclusivamente sulla forza umana ma si comincia a reggere sulla possibilità di produrre su energia inanimata. L’oggetto che permette di produrre questa energia inanimata è grande e costoso e proprio per questo non può essere nella casa di una singola persona e dunque nascono le fabbriche ovvero spazi dedicati al lavoro in cui si concentrano gli oggetti necessari a produrre e necessari al lavoro. La distribuzione di questi oggetti in fabbrica cambia il ruolo del mercante e cambia il modo di produrre. Il mercante non è più lui a distribuire ma sono i lavoratori che si spostano e dunque cambia il sistema di lavoro che non è più un lavoro coordinato dal mercante imprenditore ma è un lavoro tra imprenditore ed operai che lavora per lui. La contrattazione del lavoro tra imprenditore e i suoi sottoposti si verifica attraverso aspri conflitti e questo sistema fa saltare il mondo delle corporazioni. Il mondo dell’industria è un mondo in cui le regole devono essere riscritte e questa riscrittura passa attraverso dei conflitti. N.B. questo sistema non è quello della catena di montaggio che appartiene ad una fase successiva in cui il lavoro cambia ancora. In questo periodo siamo al cambiamento del modo di lavorare. 2) Industrializzazione L’ILLUMINISMO e I lumi al potere: L’illuminismo è un grande movimento culturale che si connatura per una straordinaria alleanza tra gli intellettuali ed il potere, gli intellettuali si mettono fino al 1870 al servizio delle monarchie contribuendo a cambiare le regole e le leggi dei paesi. Con l’illuminismo si inizia ad avere la percezione di vivere in un’epoca nuova, radicalmente diversa dal passato. In realtà, sarebbe più corretto parlare di Illuminismi perché questo non fu un movimento omogeneo, né i suoi risultati furono ovunque gli stessi. L’unico aspetto unitario che condivise con ogni angolo d’Europa fu il programma di emancipazione dell’uomo, simboleggiato dalla metafora della luce. Condizione perché ciò avvenga è che si diffonda l’uso della ragione. Il possesso della ragione è la condizione perché l’uomo realizzi la propria autonomia, cioè la capacità di pensare, discutere e decidere liberamente. Tale autonomia ha una funzione critica e va intensa anche in senso normativo ovvero solo la ragione ha il compito e il diritto di prescrivere le leggi e i criteri in base ai quali si deve regolare la vita dell’uomo. È chiaro che la diffusione dei pensieri illuminati gioca un ruolo anche nelle rivoluzioni industriali. Il 700 è il secolo delle rivoluzioni sia politiche dinastiche che produttive e culturale che viene lanciato dalla predicazione illuminata e che gioca un ruolo fondamentale in tutti gli aspetti di trasformazione politica. Il cuore del pensiero illuminista è che la ragione illumina e non ha bisogno di altre luci su di se quindi da una parte l’alleanza con le monarchie e dall’altra una sfida aperta alle chiese e al pensiero religioso. L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità se la causa di essa non dipende dal difetto dell’intelligenza ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidato da un altro. - Kant Chi sono queste guide di cui Kant parla? Sono la guida ecclesiastica e l’autorità degli antichi, non è detto che le opinioni aristoteliche siano giuste che invece è uno dei cuori del periodo precedente. Gli illuministi si percepiscono come moderni in quanto innovatori ma non sono umanisti. La centralità dell’individuo è uno dei temi forti della modernità e uno dei processi forti è la frammentazione della modernità e dell’individuo come singolo capace di azione. L’organizzazione dello stato moderno si regge sulle collettività organizzate ed il passaggio radicale sarà l’affermazione dell’individuo che diventa capace di saper decidere per se stesso e di prendere in mano le sue forze al di la di qualunque legame sociale. Questo passaggio di Kant ci permette di osservare come gli illuministi percepivano se stessi e come l’illuminismo fosse centrato su un’idea individualista. L’illuminismo ha un problema con tuto ciò che considera superstizioso ed ignorante. L’illuminismo non ha idea di democrazia ma di miglioria in nome di un bene comune stabilito dalla ragione. Parliamo di movimento in quanto fenomeno che non si ferma in una singola regione o spazio ma è un fenomeno straordinario che riguarda l’intera società e che nel riguardare la società riguarda differenti nazioni. La parola illuminismo che sta per centralità della luce della ragione ha come conseguenza la definitiva sparizione del latino come lingua di comunicazione. Sui processi linguistici la riforma protestante e i laboratori di traduzione linguistica di bibbia e preghiera porta la nozione di comunità perché si ha una lingua con una terminologia comune e condivisa. La lingua militare è il tedesco mentre quella della diplomazia è il francese. Con l’illuminismo il latino termina di essere la lingua di comunicazione culturale e la lingua franca diventa il francese e per la scienza l’inglese. L’illuminismo, essendo un movimento che si prolunga lungo un secolo, non è uguale ma abbiamo diverse fasi: - Incubazione: alla fine del 1680, parte con una rivoluzione scientifica basta pensare a Locke, Hobbes e Bacon che sono i testi che accompagnano la gloriosa. Possiamo guardare le rivoluzioni politiche e usarle come punto di riferimento. - Primo illuminismo: Fino alla metà del 700, fase in cui agiscono personaggi del calibro di Montesquieu e teorico dell’idea di stato con separazione dei poteri e pensiero che circola nella dichiarazione americana. - Le grandi opere: stagione che è dentro del laboratorio dell’Enciclopedie e in cui l’illuminismo esce dai filoni classici. - Tardo Illuminismo: stagione che arriva alla rivoluzione francese e che trova il suo compimento nella stessa. Un carattere fondamentale dell’illuminismo è l’idea di una scienza scientifica che porta alla sperimentazione dei congegni, una scienza che cerca conferma dei teoremi. Sono una serie di teorie sulla sperimentazione e replicabilità dei fenomeni che sostengono i congegni inglesi di questo periodo. Il percepirsi di tutti i personaggi come una collettività illuminata comune, l’illuminismo è segnato da un percepirsi di una classe intellettuale a livello europeo come un qualcosa di unito e che ha in sé la forza per cambiare il mondo. Abbiamo una fede nel progresso con l’idea di modernità animata da un ottimismo molto forte e che si regge su un approccio scatologico. L’illuminismo ha l’idea che una società illuminata e guidata dal lume della ragione sia una società destinata a progredire e a diffondere il bene comune. L’illuminismo sostiene progetti di tolleranza religiosa (sopportazione delle diversità e non valorizzazione della stessa). Le ambiguità della parola tolleranza sono dentro il sistema dell’illuminismo. - Scienza, viaggio, cosmopolitismo e progresso sono idee fondamentali per l’illuminismo. Enciclopedie o dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei volumi: Il Grand Tour è un tipico prodotto dell’illuminismo in cui si viaggia per conoscere e sapere e si entra in contatto con circoli culturali simili. La grande cattedrale dell’illuminismo è l’Encyclopedie di 28 volumi 1751-1772 sotto la direzione dei filosofi Diderot e D’Alambert che è un laboratorio scritto dai più grandi pensatori del tempo. La grande opera presentava un nuovo tipo di sapere e si rivolgeva a un vasto pubblico, proponendo così un modello di iniziativa editoriale completamente nuovo. Non è la prima enciclopedia della storia (vedi Isidoro di Siviglia o i dizionari enciclopedici medievali) ma è diversa rispetto ai precedenti e considerata il grande laboratorio del pensiero illuminista in quanto pensata in modo diverso da qualunque opera. Intanto le voci del dizionario sono scritte in francese semplice e alla portata di tutti perché deve essere chiara, semplice e comprensibile e proprio per questo motivo è accompagnata da tavole che illustrano e spiegano (tavole esplicative). La pretesa dell’Enciclopedie è di raccontare in poche pagine l’intera realtà e di renderla accessibile e perciò portare al progresso. Nel 1759 finisce all’indice dei libri proibiti. La circolazione dell’Enciclopedie fu straordinaria ed è destinata a cambiare lo spettro della cultura. Perché L’Enciclopedie è un laboratorio straordinario e che cosa la rende un oggetto diverso? La risposta sta nella nascita dell’opinione pubblica che rende l’illuminismo un movimento di portata ed ampiezza enorme paragonabile solo alla nascita del movimento protestante. La grande arma illuminista e spazio in cui si muovono gli illuministi è l’opinione pubblica. L’opinione pubblica è la sfera dei privati riuniti come pubblico il che significa che abbiamo una sfera di singoli individui che si incontra ed ha capacità di connettersi e collegarsi tra loro al punto da diventare pubblico e in quanto tale da influire sulla società. Si tratta di un processo che rientra in un più grande sistema di cambiamenti che portò all’emergere delle società liberali moderne. Questo processo dunque va messo in relazione con le altre forze culturali. Abbiamo legato al sorgere della nuova scienza e il dibattito (è importante che l’individuo avanzi le sue tesi e le sottoponga al veglio di una comunità più grande) e abbiamo connesso questo alla cultura moderna in senso lato in quanto anche oggi succede più o meno la stessa cosa nei luoghi dove c’è un dibattito scientifico e non. Quando si producono le idee il pubblico deve essere libero di accettare o no queste idee. Il sistema dell’opinione pubblica è strettamente legato ai grandi mezzi di comunicazione e alla possibilità di disseminare le informazioni, una possibilità che è pienamente realizzata nel nostro mondo. I giornali raccontano gli eventi e diffondono le notizie in continuazione. La stampa è un cambiamento epocale, gli articoli di giornale danno adito a nuovi articoli che fanno circolare opinione. È un grande allargamento della platea di pubblico che porta il singolo ad intervenire. Il sistema dell’opinione pubblica è formato in primo luogo dai cittadini, dai soggetti che vivono nella società ed assumono un atteggiamento rispetto alle informazioni che ricevono. Questo atteggiamento non può esse valutato singolarmente in quanto parliamo di una pluralità di soggetti. Noi formiamo con le nostre opinioni, l’opinione pubblica attraverso quello che ci giunge attraverso il sistema mediatico. È importante considerare che l’opinione pubblica è un fenomeno moderno perché presuppone alcune caratteristiche strutturali uno di questi è l’uso della tecnologia. È importante considerare un fattore della stessa identità nazionale moderna è la tecnologia e l’avvento della stampa che ha reso possibile la circolazione di notizie a livello nazionale. Il 700 trova nuovi luoghi di incontri e discussioni o definiti come spazi di sociabilità in cui le persone si incontrano e discutono: - Il caffè che è un luogo differente di incontro in cui si discute sull’andamento dei pubblici fatti. Le Coffee houses erano degli spazi non istituzionali con un carattere pubblico dove avvenivano delle discussioni tra gruppi ristretti della popolazione. - La loggia massonica che è uno spazio in cui si vuole portare un’elezione intellettuale a strati e ceti che ne erano esclusi. - I salotti che sono gli unici luoghi aperti alle donne in cui partecipano e dicono la loro. Se pensiamo a precedenti luoghi in cui partecipavano le donne pensiamo a monasteri femminili. Questi cambiamenti portano con sé un nuovo concetto di società e cultura e porta con sé risposte anche dal punto di vista della chiesa che nel 1737 condanna la massoneria, nel 1759 mette all’indice l’Enciclopedie e dunque un significato politico e contro la legge sul bollo iniziò un vasto movimento di opinione fatto da assemblee di deputati delle diverse colonie, manifestazioni ecc. Il governo di Londra, pressato dalla compattezza della protesta, ritirò la legge sul bollo ma riaffermò il proprio diritto di tassare i coloni: il conflitto era ormai netto e irreversibile. L’uccisione di 5 civili a Boston, durante uno scontro con le truppe inglesi (Massacro di Boston), nella primavera del 1770, esasperò ulteriormente gli animi. Nel 1772 il governo inglese, per riassestare le finanze della Compagnia delle Indie orientali, assegnò a quest’ultima il monopolio dell’esportazione del tè nelle colonie (Tea Act), danneggiando i mercanti e i contrabbandieri americani: la risposta fu il famoso Boston Tea Party, nel corso del quale una grossa partita di tè della Compagnia fu gettata in mare dagli americani nel porto di Boston. Londra reagì con provvedimenti repressivi, battezzati dai coloni “leggi intollerabili”: chiusura del porto di Boston, cancellazione autonomia Massachusetts e annullamento dei poteri giuridici americani. Lo scontro era alle porte: mentre il re ordinava alle truppe inglesi di riprendere il controllo del Massachusetts in rivolta, il primo Congresso continentale dei rappresentanti delle colonie si riunì nel 1774 a Filadelfia e rigettò gran parte delle misure legislative decise dalla Gran Bretagna. L’anno seguente vi fu un secondo Congresso continentale che dava vita a un esercito unitario, la Continental Army, e ne affidava il comando a George Washington. Il 4 luglio 1776 il Congresso delle colonie riunito a Filadelfia approvò la Dichiarazione di indipendenza, redatta da Jefferson. Si tratta di un documento di importanza storica fondamentale, perché in esso i principi della libertà, uguaglianza civile e politica e del consenso trovano per la prima volta espressione politica. Abbiamo detto che il 700 è il secolo dell’ascesa imperiale dell’Inghilterra e che nel corso di questo secolo, per la prima volta osserviamo un conflitto che si verifica contemporaneamente in area europea e extra europea ovvero il conflitto dei 9 anni che è uno dei punto di partenza del processo rivoluzionario. Questo conflitto segna un punto di partenza anche come una delle cause della rivoluzione americana per vari motivi: auto rappresentazione e considerazione dei coloni inglesi rispetto ai soldati inglesi, un cambiamento del territorio sottoposto alla corona britannica. Altri aspetti da tenere in considerazione sono il processo costituzionale inglese, la nascita delle colonie britanniche come una società di esuli che ripetono e ricostruiscono nelle nuove colonie le strutture di rappresentanza e sociabilità, il processo organizzativo e politico, la nascita delle colonie inglesi come terre di esuli, il peso dell’illuminismo e della predicazione illuminata che è un buon modo per provare a riconoscere i termini e i fenomeni che si accompagnano all’illuminismo con l’idea dell’individuo che deve uscire dalla minorità per riscattarsi in vista di una salvezza sociale e con la circolazione delle idee illuminate. Abbiamo una nuova organizzazione di stato del tutto nuova e duratura perché l’organizzazione dello stato americano di oggi è la stessa che si è sviluppata. L’ultimo aspetto riguarda il processo di rivoluzione industriale e la relazione tra gli spazi e le colonie come mercato privilegiato dei prodotti inglesi ma anche come fonti di materie prime per la produzione britannica e anche questo gioca un ruolo importante. La prima cosa che ci dobbiamo ricordare pensando alla rivoluzione americana è che, come tutte le rivoluzioni, non nasce e non scoppia come una richiesta di indipendenza e separazione, ciò che i coloni cercano è una legittimazione delle loro istituzioni e una loro rappresentanza all’interno dell’alveo britannico. Con la rivoluzione americana si parla di nascita di una nazione: nelle varie iconografie troviamo la bandiera americana, l’idea di una società che si racconta come una società di pari in cui non c’è un’aristocrazia (in realtà c’è ma così viene rappresentata come una società di eguali che prende in mano il proprio destino), la dichiarazione di indipendenza con cui nasce un nuovo patto sociale. Una lenta colonizzazione: Dobbiamo ragionare su come si è costruito l’impero britannico e sulle sue relazioni nel continente americano. Quando abbiamo visto la nascita degli imperi abbiamo parlato di imperi iberici e sud America ma non abbiamo visto la colonizzazione americana che avviene in modo differente. Il primo ad arrivare sulle coste canadesi fu Cartier che avvia la fase di colonizzazione francese in Canada nel 1534. Nel 1608 questa stagione di piccola colonizzazione diventa qualcosa di più importante con la colonizzazione del Quebec. Nel 1682 la colonizzazione arriva in Louisiana e la nascita di New Orleans (1718). Nell’area della east Coast si affiancano due potenze: l’Olanda con l’avamposto essenziale sull’isola di Manhattan e nell’area intorno c’è una grande colonia inglese della Virginia che prese il suo nome dalla regina vergine e che ha accolto dissidenti religiosi. L’America degli inglesi tra Sei e Settecento ci ricorda come la colonizzazione inglese in questa prima fase sia una colonizzazione che si muove secondo direttrici e progetti diversi. Da una parte il ruolo delle compagnie mercantili è la compagnia delle indie occidentali a fondare la colonia della Virginia, dall’altra la Mayflower 1620 ed infine nella metà del 600 c'è una fuga di monarchici e di cattolici verso le colonie americane. Questo spazio è dunque segnato dall’azione delle compagnie mercantili che costruiscono avamposti commerciali e dall’altra delle organizzazioni e società che si organizzano che sono prodotto della gente che scappa per vari motivi dalla madrepatria inglese. È dunque una situazione in cui la corona non ha particolare presa e controllo sulle colonie mentre il tentativo di centralizzazione spagnolo è diverso. Qua abbiamo una serie di entità sociali organizzate in maniera variegata che porta benessere alla corona e mantengono collegamenti diretti con la madrepatria ma su cui la madrepatria non ha un vero e proprio controllo diretto. Il mito di Plymouth del 1620 con i puritani che scappano e arrivano sulle coste americane per cercare uno spazio libero in cui praticare la propria fede. L’arrivo dei coloni entra nel mito fondato degli stati uniti d’America e ancora oggi viene celebrato nel giorno del Thanksgiving. Questo mito racconta da una parte il collegamento con la madrepatria e dall’altra racconta l’auto percezione dell’America come spazio di libertà religiosa ed il mito del buon colono con cui gli americani provano a narrare il rapporto con gli indigeni d’America. Le prime colonie. Società perfette tra visione politica e spirito religioso: - Massachussets: 1691 con i puritani animati da slancio etico e religioso - Pennsylvania: 1681 con i quaccheri animati da spirito di tolleranza Le 13 colonie: nel continente nord americano la crisi demografica non si verifica, anzi la crescita è vertiginosa per via del benessere generale che c’è con disponibilità di cibo, spazio, fortuna economica ecc. Lo spazio e la mancanza di controllo territoriale che segna il nord America fa si che accorrano in queste colone tutti quelli che altrove non troverebbero spazio, arrivano dissidenti cristiani, persone da ogni parte d’Europa, arrivano gli asiatici, gli ebrei, i musulmani, gli schiavi ecc. È un mondo di ricchi in cui le terre costano poco e ci si avvale di una manodopera schiavile che rende tutto economico. Ragionando per aree geografiche abbiamo tre zone: - Nord con l’area del New England: New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island e Connecticut. Queste arre sono caratterizzate da una forte disponibilità di materie prime che vengono raccolte per la flotta inglese ed esportate nelle Antille e Caraibi. Abbiamo una serie di porti fondamentali come quello di Boston e nel corso del 700, in maniera sempre più netta, la Gran Bretagna vieta alle colonie di produrre autonomamente; le colonie non devono produrre autonomamente - Centro Middle Colonies: NY, New Jersey, Pennsylvania e Delaware. Area segnata da una forte borghesia urbana, una borghesia colta e ricca. Centro caratterizzato da una piccola proprietà terriera e una capacità di accogliere le differenze inedita. Grande porto commerciale di NY. - Sud Maryland: Virginia, Carolina del Nord e del Sud, Georgia. Mondo segnato dalla grande proprietà terriera con coltivazioni di Tabacco, indaco e riso. Schiavi neri 40\50% della popolazione. Dal punto di vista religioso l’area meridionale è segnata dal cattolicesimo delle colonie di origine spagnola e da un anglicanesimo delle prime colonie britanniche. Una società diversa: La società che si va configurando è una società inedita e diversa, con una nuova identità. È un mondo diverso perché non ci sono nobili, è una società priva di aristocrazia ma con una stratificazione sociale complessa. Non esiste il privilegio perché non esiste un’aristocrazia che lo reclama. La capacità è alla base di tutto e dunque è una società che permette facili ed immediati accumuli di ricchezza, è una società in cui i tradizionali legami di collettività e famiglia vengono meno e dunque una società individualista. È il singolo che fa la sua fortuna ed è questo il mito che accompagna la società americana. I primi poveri e la concentrazione urbana determinata dalla rivoluzione industriale con la nascita di un nuovo tipo di povertà chiamata proletariato che scappa dalle fabbriche inglesi e trova opportunità nei territori americani può costruire la sua fortuna. Già alla fine del 600 e inizio 700 le colonie britanniche americane vengono imaginate in Europa come terre di possibilità e gli studi demografici iniziano a registrare un forte movimento verso le colonie che raggiungerà il culmine nell’ottocento. “L’altra America” è invece caratterizzata dal mito dei selvaggi cattivi e selvaggi buoni, dai massacri e dalla rottura dei trattati. Intorno a quella che viene definita altra America si gioca un’altra partita sulla diversa percezione di possibilità di convivere con gli “altri”. Londra\Colonie: prima della guerra dei 7\9 anni —> con l’esplosione del conflitto viene organizzata una milizia comune tra coloni e inglesi. Aumenta il traffico e il volume dello scambio non solo di materie prime ma anche di informazioni. I controlli dal centro restano blandi ma il tentativo di imporre una serie di atti di limitazione cominciano a farsi più pesanti. Le guerre hanno una grande conseguenza ovvero il costo. l’Inghilterra che ha vinto questa stagione delle guerre si trova comunque con le finanze in rosse e si ricorda della ricchezza delle colonie e della loro troppa libertà dunque vi è un tentativo di aumento delle tassazioni e dunque del carico fiscale ma anche cominciare a controllare che le tasse vengano pagate. Gli inglesi non vogliono un nuovo conflitto, dal loro punto di vista le tribù indiane non si devono alleare con i nemici dell’Inghilterra ma devono continuare a sostenere l’industria nascente. Nel periodo successivo si riscontra un aumento di controlli che passa per un rafforzamento della burocrazia con un rinnovato controllo del territorio e nuove imposizioni come lo Sugar Act (1764) e Stamp Act (marca da bollo su produzione a stampa nel 1765 che va a colpire tutti i testi stampati). La risposta degli americani sarà la celebre frase no taxation no representation che ci racconta come la guerra d’indipendenza abbia alla base una volontà di rappresentazione e il volere una voce in capitolo a Londra. Il re non capisce questa volontà di essere trattati ugualmente. Prima si ottiene un piccolo successo con la revoca dello Stamp Act nel 1766 e poi una guarnigione militare inglese che esalta e uccide una serie di cittadini riuniti in assemblea a Boston. Viene subito emesso un nuovo provvedimento nel 1773 il Tea Act che avrà come conseguenza sarà l’episodio del Boston Tea Party. Episodio in cui gli assalitori si mascherano da nativi americani perché sono i nativi americani che mettono in crisi comunicazione tra coloni e madrepatria e dunque sono loro il problema. La risposta britannica è cieca, vengono emanati un’altra serie di provvedimenti che paradossalmente non fanno altro che aumentare lo spazio di libertà religiosa ed economica per i francesi. I francesi possono espandersi e professare sempre più liberamente il cattolicesimo. Nel 1774 a Philadelphia vi sarà i primo Congresso continentale, con la decisione delle diverse assemblee statali di convocare un congresso continentale che affronti i nodi e che annulla le oggi intollerabili e propone il boicottaggio economico delle navi britanniche. Associazione continentale per la politica economica in cerca di una rappresentanza politica. Londra risponde definendo il Massachusetts una colonia ribelle e inviando le truppe inglesi a sciogliere con la forza il congresso.Gli insurgents che erano persone che conoscevano la carta inglese, incaricano Washington di organizzare Continental Army. Dunque la guerra di indipendenza americana è una guerra civile ovvero una guerra tra inglesi che vivono in America VS altri inglesi che vivono in America che si scontrano per diverse ragioni. La dichiarazione di indipendenza venne formulata quando ormai il conflitto con la Gran Bretagna era in corso. Si trattò di una guerra in cui l’inferiorità militare dei “ribelli” fu compensata dalle indecisioni e dagli errori inglesi. Importante fu la vittoria di Washington a Saratoga (stato di NY nel 1777) che spinse Francia e Spagna a intervenire nella guerra a fianco degli americani. L’appoggio militare dei francesi permise agli americani di continuare a combattere e costituito una condizione essenziale del loro successo. Il prolungarsi del conflitto e alcune sconfitte, indussero il governo di Londra a sottoscrivere la pace di Parigi del 1783 che riconosceva l’indipendenza delle tredici colonie e la loro sovranità su tutti i territori americani. Conquistata l’indipendenza, gli americani si trovarono però di fronte a un problema cruciale: quale forma istituzionale dare al nuovo stato. Vinsero i federalisti ovvero un’unione di stati che da vita ad uno stato unitario, all’interno del quale ciascun membro conserva un certo grado di autonomia e la possibilità di legiferare su questioni particolari. Nel 1787 viene approvata la Costituzione federale all’assemblea delle colonie e due anni dopo George Washington fu eletto primo presidente degli USA. - Libero accesso di tutti i cittadini alle cariche ecclesiastiche, civiili e militari. Il decreto dell’11 agosto 1789 colpiva al cuore della società di Antico regime come società fondata su dipendenze e privilegi e apriva la strada all’affermazione di uguaglianza giuridica. Quest’ultima trovò una solenne formulazione nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, approvata dall’Assemblea il 26 agosto 1789. La dichiarazione sanciva i diritti fondamentali di libertà, proprietà. Sicurezza e uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge ed enunciava l’idea di sovranità popolare- questo testo segnò una rottura con il passato e l’inizio di un nuovo modo di pensare la società come “insieme di individui liberi e uguali, sottomessi ciascuno all’autorità universale della legge”. Notare come nello stesso titolo viene prima messo l’essere umano e dopo il cittadino, espressione della volontà di cambiamento. Tali principi vengono enunciati in forma di diritti cioè ponendosi immediatamente dalla parte dei soggetti, dei cittadini. Le fasi della rivoluzione sono 3: 1 FASE) Monarchico-Costituzionale 1789-1792: Borghesia; Richiesta di una monarchia costituzionale parlamentare. Iniziata come una rivolta nobiliare contro l’assolutismo, la rivoluzione aveva preso un corso imprevedibile e la sua complessità come le sue cause non possono essere ridotte ad un solo schema. I gruppi dirigenti che guidarono la rivoluzione in questa prima fase (uomini di legge, intellettuali, professinisti, commercianti), non avevano obiettivi pienamente coincidenti ma condividevano tutti un’esigenza di modernizzazione che, sotto l’influsso della cultura illuminista, si era tradotta in una forte coscienza politica. Fu questa maturazione della società civile che trasformò la vecchia assemblea degli Stati nel laboratorio di un nuovo ordine politico. Bisogna dire che la monarchia si rivelò fin dall’inizio incapace di gestire un processo la cui direzione era imprevedibile. Assunti provvedimenti di importanza storica i deputati dell’Assemblea nazionali si impegnarono in un dibattito fondamentale che riguardava le basi del futuro francese ovvero i caratteri della nuova Costituzione. Per i deputati di orientamento più moderato (i monarchies) la rivoluzione aveva già esaurito il suo compito: si trattava ora di dare un assetto stabile al paese. Essi si proponevano di creare una monarchia costituzionale sul modello inglese con un parlamento bicamerale dove il potere esecutivo sarebbe spettato al sovrano a cui doveva essere riconosciuto il diritto di veto sulle decisioni del parlamento. Opposta era la posizione dei deputati che sostenevano la sovranità della nazione richiamandosi a Rousseau. Essi interpretavano la rivoluzione come la creazione di un nuovo ordine, in esplicita rottura con il passato: la Costituzione dunque doveva derivare dal popolo e nn dal sovrano. Essi proponevano perciò un’unica Assemblea legislativa elettiva, sovrana, senza diritto di veto da parte del re. Un altro tema caldo era la questione del suffragio che riguardava l’elettorato attivo e passivo. Pochi abbracciavano l’idea del suffragio universale: si riteneva che il diritto di voto dovesse essere limitato a chi godesse di cittadinanza, indipendenza e capacità di fare interesse generale. L’idea che tutto il popolo potesse votare e che chiunque potesse venire eletto sembrava innaturale ai nobili e ai borghesi riuniti a Versailles. Si adottò la soluzione del suffragio censitario ovvero in base al censo o reddito. Con le votazioni del settembre 1789, l’Assemblea approvò a grande maggioranza un testo costituzionale chiamato -Costituzione del 1791 (anno in cui entrò in vigore)- che prevedeva un sistema mono-camerale fondato su un’Assemblea, titolare del potere legislativo, eletta con suffragio censitario. il re esercitava il potere esecutivo ma deteneva il diritto di veto sospensivo (poteva respingere per un massimo di 2 anni le decisioni dell’Assemblea). Il diritto di veto sospensivo si dimostrò tuttavia un problema perché dava al sovrano uno strumento per condizionare le decisioni dell’Assemblea. Solo con un “re rivoluzionario” il sistema avrebbe potuto funzionare realmente. Luigi 16 non solo non era tale ma si rifiutò anche il patto propostogli dall’Assemblea. Il re sospendeva le leggi ed il popolo inizia a sentirsi preso in giro quindi nell’ottobre c’è una rivolta popolare. Già nell’autunno 1789 si profilò la crisi nei rapporti fra monarchia e rivoluzione: Luigi 16, nonostante i consigli e le pressioni dei deputati moderati, rifiutò di approvare il decreto di abolizione della feudalità, la Dichiarazione dei diritti e i primi articoli della Costituzione. Il suo atteggiamento, insieme al malcontento generato dall’alto prezzo del pane, provocò una fiammata insurrezionale che sfociò nel corteo di donne che chiedevano il pane. Una folla di migliaia di persone invase il castello di Versailles esigendo la firma dei decreti ed il trasferimento del sovrano a Parigi. Pressato dalla folla, il re cedette su entrambi i punti. In attesa che entrasse in vigore la nuova Costituzione, l’Assemblea nazionale, trasferitasi a Parigi, continuò ad operare fino all’autunno del 1791. Al suo interno non esistevano veri e propri partiti o gruppo, ma le prime discussioni avevano identificato un’area di orientamento moderato i cui deputati sedevano alla destra della presidenza ed un’area più radicale i cui deputati sedevano alla sinistra. L'assemblea svolse un’opera importante di legislazione e di riforma, votando una serie di leggi che trasformarono il volto della società francese in tutti i settori: - In campo amministrativo, il territorio del paese fu suddiviso in 83 dipartimenti ripartiti a loro volta in enti locali retti da amministratori elettivi; veniva così uniformata la variegata geografia amministrativa della Francia di Antico regime, cancellando statuti speciali di città e territori - In campo giudiziario, vennero soppressi i parlamenti e la giustizia venne affidata a tribunali elettivi e resa gratuita - In campo economico, furono abolite le corporazioni, i dazi, le dogane interne e ogni tipo di esenzione fiscale, istituendo una imposta fondiaria unica; venne introdotto il libero commercio e fu sancita la libertà di uso individuale della terra. L’abolizione di ogni vincolo giuridico nelle attività economiche e l’elettività delle funzioni pubbliche, rispondevano ad una logica di modernizzazione. Restava tuttavia il problema di come risanare il deficit di bilancio statale e di come ripianare il debito pubblico. Per ottenere le risorse necessarie, l’Assemblea decide di nazionalizzare (quando un benarrivato diventa proprietà dello stato) e mettere in vendita i beni del clero. Questo provvedimento aveva un chiaro significato politico perché dichiarare “beni nazionali” le proprietà ecclesiastiche significava affermare che la religione e la chiesa dovevano avere una funzione pubblica. Tutto questo non avvenne in maniera immediata ma attraverso l’emissione di titoli fruttiferi. Un altro provvedimento gravido di conseguenze fu la Costituzione civile del clero, approvata nel 1790. La nuova legge stabiliva che i vescovi e i parroci fossero designati dal corpo elettorale e fossero stipendiati dallo stato. Un successivo provvedimento impose agli ecclesiastici di giurare fedeltà alla Costituzione pena la decadenza dall’ufficio. La nuova legge sferrava un colpo definitivo all’autonomia del clero francese e del potere religioso, che veniva strettamente subordinato al potere politico. Gli alti prelati si opposero; ma anche nel basso clero, che sino a quel punto aveva appoggiato la causa della rivoluzione, si aprirono dissensi. Il papa Pio 6 condannò la Costituzione civile del clero e quasi tutti i vescovi e quasi metà dei preti, rifiutarono il giuramento e vennero perciò definiti refrettari. Intanto il re assume un atteggiamento ambiguo e si trasferisce in Austria: nella notte del 20 giugno 1791 la situazione precipitò con la fuga a Varannes. Il re e la regina vengono però scoperti e riportati a Parigi. Tutto ciò determinò una perdita di fiducia, il popolo parigino non si sentiva più rappresentato dal monarca che aveva rinunciato, fuggendo, alla propria sovranità. All’assemblea nazionale la maggioranza dei deputati fece passare la tesi che il sovrano era stato ingannato dai suoi consiglieri e che era inconsapevole della fuga. Nel luglio del 1791 una grande manifestazione popolare al Campo di Marte, che chiedeva la destituzione del sovrano, venne dispersa nel sangue dalla guardia nazionale comandata da La Fayette. Fatto grave che indicò che anche il rapporto di fiducia tra popolo e assemblea si stava incrinando. Sin dal 1789 l’opinione pubblica e le masse popolari parigine avevano giocato un ruolo decisivo, dando vita a ripetuti episodi insurrezionali. Un intenso fenomeno di politicizzazione accompagnò la rivoluzione, coinvolgendo anche ampi strati popolari. Il talento giornalistico e l’abilità oratoria si rivelarono essenziali per il successo di leader molto spesso giovani e sconosciuti e la parola fu una delle grandi protagoniste di una rivoluzione che bruciò in pochi mesi un ordine consolidato da secoli, cercando in pochi anni di costruirne uno nuovo. La maggior parte dei gruppi politici dell’Assemblea aveva dato vita a club e società popolari, dove si formavano opinioni o si prendevano decisioni che sarebbero state poi sostenute dai deputati dell’Assemblea. Il circolo destinato a maggior fortuna fu quello dei giacobini, dal nome del convento domenicano in cui si riunivano. Questa società riuniva borghesi e nobili di orientamento politico moderato, volto a difendere le conquiste borghesi della rivoluzione. Facevano inizialmente parte della società La Fayette, Mirabeau (influente aristocratico e consigliere del re) e Robespierre. Più a sinistra dei giacobini si collocava il club dei cordiglieri ovvero un gruppo di anti-monarchici guidati a Danton, Hébert e Marat. Il 14 settembre 1791 Luigi XVI “re dei francesi” non più solo e”per grazia di Dio” ma anche per “volontà della nazione”, giurò fedeltà alla costituzione costretto dalla manifestazione di Campo di Marte. Tuttavia, questa momentanea soluzione della crisi politica, non poteva nascondere le divisioni sempre più profonde all’interno del movimento rivoluzionario. Fu costituito dalla componente maggioritaria e moderata dei giacobini il nuovo gruppo dei foglianti (nome dal convento francescano) che sostenevano che la rivoluzione fosse finita e che bisognasse consolidarla e preservarla combattendo gli eccessi. Contrastati invece da Robespierre che sosteneva che la rivoluzione dovesse proseguire per ottenere una piena realizzazione della sovranità popolare. L’assemblea nazionale, avendo concluso il suo compito costituente, decise di sciogliersi ed uno dei suoi ultimi atti fu il decreto di emancipazione degli ebrei. Alla fine di settembre si tennero le votazioni con il suffragio censitario, per l’elezione dell’Assemblea legislativa che si riunì il 1 ottobre. Nell’assemblea legislativa non vi erano partiti ma schieramenti che si rifacevano ai diversi orientamenti politici dei club che rimanevano i veri protagonisti della vita politica, tanto che ben presto non si comprese più se a guidare il paese fosse l’Assemblea o i gruppi al di fuori di essa. L’assemblea nazionale prima di sciogliersi aveva deciso, su proposta di Robespierre, che i suoi componenti non potessero venire rieletti: perciò i protagonisti della prima fase della rivoluzione continuarono la loro attività politica nei club e questo contribuì ad accrescere l’influenza sull’Assemblea. Nel conflitto che divideva i deputati abbiamo i foglianti che volevano chiudere la rivoluzione; i giacobini che volevano svilupparla ulteriormente in senso democratico e furono loro che ottennero più consensi. In particolare emerse come leader di primo piano Brissot, il quale, dotato di grande talento oratorio, coagulò intorno a sé un gruppo di deputati chiamati girondini, che divennero in pochi mesi il gruppo più influente dell’Assemblea e che furono colore che promossero la guerra contro le potenze monarchiche europee. In tutto ciò l’emigrazione di ufficiali, prelati e nobili si era intensificata dopo la Costituzione e il movimento controrivoluzionario fuori dalla Francia iniziò a rafforzarsi. Una “armata di principi” si era radunata in Germania pronta ad intervenire. Le cancellerie europee inizialmente avevano mantenuto un atteggiamento prudente ma questo atteggiamento iniziò a mutare dopo la fuga di Varennes e con la dichiarazione di Pillnitz, in Sassonia, l’imperatore d’Austria e il re di Prussia avevano minacciato di intervenire qualora la rivoluzione non fosse rimasta entro i binari moderati. Quando nel marzo 1792 sul trono imperiale salì Francesco II (nipote di Maria Antonietta e propenso ad impedire la diffusione della rivoluzione), la convinzione che si stesse preparando un’aggressione alla Francia con la complicità del re dilagò nel paese. La parola d’ordine della “difesa della rivoluzione” divenne più popolare. A favore della guerra e contro le monarchie europee si creò un’alleanza paradossale tra Luigi XVI ed i girondini. il re voleva la guerra nella speranza di trarre vantaggio da una sconfitta mentre i girondini vi scorgevano un mezzo per rilanciare la rivoluzione mettendo in crisi re e foglianti. Insomma, la guerra era considerata un mezzo per vincere in politica interna. Robespierre era invece contrario a un’avventura militare che avrebbe rischiato di spezzare via la rivoluzione e non di rafforzarla. Nello scontro che oppose Brissot e Robespierre, quest’ultimo rimase isolato. Il re affidò il governo a Bristol e il 20 aprile 1792 la Francia dichiarò guerra all’Austria (schierata con la Prussia). I primi mesi di guerra furono disastrosi per i francesi i quali subirono una serie di umilianti sconfitte. La guerra rivoluzionaria si stava tramutando in una disfatta: si incominciò a gridare al tradimento accusando il re e gli aristocratici che guidavano le truppe di cercare la sconfitta della rivoluzione. Ai contraccolpi militari si sommavano anche le crescenti difficoltà economiche dovuta dalla svalutazione dell’assegnato che portò una situazione di inflazione. 2 FASE) Repubblico - Democratica 1792-1794: Borghesia radicale + sanculotti; Il periodo del Terrore In una situazione che si faceva sempre più esplosiva si impose sulla scena parigina il movimento popolare dei cosiddetti sanculotti. Il movimento era composto da bottegai, artigiani, domestici e qualche salariato: insomma, i “cittadini passivi” cui la Costituzione negava il voto. Le sue parole d’ordine erano suffragio universale, la solidarietà popolare (fraternitè) contro i privilegi della ricchezza e la lotta contro i nemici della rivoluzione ovvero re ed aristocratici. I centri organizzativi dei sanculotti erano le sezioni elettorali dove mobilitavano decine di migliaia di popolani armati. La prova di forza decisiva avvenne il 10 agosto 1792, quando si conobbe un proclama del duca di Brunswick, comandante delle truppe austro-prussiane, che minacciava di sottoporre Parigi a un’esecuzione militare se il re e la sua famiglia avessero subito il minimo oltraggio. I popolani armati, insieme con i battaglioni marsigliesi giunti a Parigi per la ricorrenza del 14 luglio, presero d’assalto il palazzo reale ed il municipio, abbandonandosi a stragi e violenze di ogni tipo, istituendo un nuovo governo della capitale: la Comune rivoluzionaria. L’assemblea legislativa, sotto la pressione popolare, deliberò di deporre Luigi XVI (che fu imprigionato) e di convocare le elezioni, questa volta con suffragio universale, per una nuova assemblea costituente che si sarebbe chiamata Convenzione, sull’esempio americano. La situazione militare intanto peggiorava ed il clima nella capitale si fece incandescente (i massacri di settembre da parte dei sanculotti). In questa situazione di estrema tensione si svolsero le elezioni per la Nella primavera 1796 il Direttorio decise una ripresa dell’offensiva contro l’Austria: ma mentre le due armate principali venivano bloccate in Germania, una terza armata (l’Armata d’Italia), affidata al giovane Bonaparte con il compito di effettuare un attacco diversivo in Italia, ottenne successi spettacolari. Battuti e costretti alla resa i piemontesi, Napoleone sconfisse gli austriaci a Lodi ed entrò trionfante a Milano. Nel febbraio 1797 varcò le Ali e iniziò a marciare su Vienna, costringendo gli austriaci a sottoscrivere la Pace di Campoformio (17 ottobre 1797). Nel triennio 97-99 Napoleone deterrà di fatto il dominio della penisola italiana. Le vittorie di Napoleone modificarono gli equilibri di poteri francesi in favore di un nuovo grande protagonista e della forza che egli incarnava, quella dell’esercito. L’influenza di Napoleone crebbe enormemente a seguito delle imprese in Italia, perché diede alla Francia, economicamente esausta, non solo vittorie militari ma anche ricchezze in moneta, opere d’arte e vari beni sottratti sopratutto all’Italia. La forza politica di Napoleone divenne evidente nell’aprile del 1797 quando Barras ed altri membri del Direttorio attuarono un colpo di stato, in accordo con il generale. Il 18 fruttidoro (settembre 1797), con l’appoggio dell’esercito, fecero arrestare i dirigenti monarchici, invalidarono le elezioni in alcuni dipartimenti e dichiararono decaduti 177 deputati della destra. La repubblica era salva, ma l’esercito e Napoleone risultavano ormai i veri arbitri della politica francese. Dopo i successi ottenuti da Napoleone contro gli austriaci, la guerra rimaneva opera con la sola Gran Bretagna: si trattava di un conflitto oneroso dal punto di vista economico perché gli inglesi avevano occupato le Antille, bloccando i rifornimenti di cotone grezzo alle industrie francesi. Giudicando irrealizzabile l’ipotesi di uno sbarco in Inghilterra, il Direttorio decise allora di colpire l’economia inglese conquistando il controllo del Mediterraneo orientale, a cominciare dai traffici inglesi per l’India. L’impresa fu affidata a Bonaparte, anche con l’obiettivo di allontanare da Parigi l’intraprendente e ormai troppo potente generale. La campagna in Egitto ebbe inizialmente un andamento trionfale: Napoleone occupò malta e successivamente sbarcò ad Alessandria dove sbaragliò le truppe del sultano d’Egitto nella battaglia delle Piramidi. Ma pochi giorni dopo il 1° agosto, la flotta inglese, al comando dell’ammiraglio Nelson, distrusse quella francese nella rada di Abukir. Mentre Napoleone rimaneva bloccato in Egitto, la situazione militare sul continente peggiorava per la Francia. L’aggressione all’Impero ottomano coalizzò contro la repubblica Gran Bretagna e Russia, entrambe interessate all’area del Mediterraneo orientale; a esse si aggiunse anche l’Austria, desiderosa di rivincita e dunque si formò una seconda coalizione nel dicembre 1798. Le armate francesi riuscirono a resistere nell’Europa centrale ma furono duramente sconfitte nell’Italia settentrionale. Le sconfitte militari accelerarono la crisi del Direttorio e nel maggio 1799, dopo l’ennesima sconfitta elettorale, l’ormai evidente ingovernabilità del paese indusse Sieyes, membro del Direttorio, a ricorrere nuovamente all’esercito organizzando un colpo di stato militare in accordo con Napoleone rientrato da solo in Francia dall’Egitto ed accolto come trionfatore. Il 18 brumaio ano VIII (nov 1799) i consigli furono costretti, con la forza delle baionette, ad affidare i pieni poteri a tre consoli: Ducos, Sieyes e Napoleone che realizzava così la sua ascesa al potere. Chi era Napoleone? Figlio secondogenito di un piccolo debile di Ajaccio, Napoleone aveva intrapreso la carriera militare. Era vissuto però in Corsica, del tutto estraneo agli avvenimenti rivoluzionari, sino al 1793, quando, in seguito all’insurrezione autonomista guidata da Paoli, la sua famiglia, considerata filo francese, dovette riparare in Francia. Qui Napoleone incominciò a segnalarsi organizzando la riconquista del porto di Tolone ed avendo un protettore potente (Barras), gli fu affiatata la repressione dell’insurrezione monarchica del 1795. Napoleone era un militare, ma anche un uomo dominato da una sconfinata ambizione, grande energia e acuto fiuto politico. Egli comprese che, nella precaria situazione francese, l’esercito poteva divenire il perno della vita politica ed il fondamento del potere. La rivoluzione aveva creato un esercito diverso da quello di dieci anni prima: l’esercito era divenuto un veicolo di promozione sociale e di realizzazione di ambizioni. La nascita non era più un ostacolo e anche i borghesi o i nobili di modeste origini potevano raggiungere i gradi più alti. Con l’arruolamento volontario e la leva obbligatoria, la rivoluzione aveva creato grandi armate e mobilitato migliaia di soldati, animati da patriottismo e da desiderio di bottino che ne faceva combattenti temibili. Napoleone lo capì e la sua forza fu sin da subito legata all’ascendente che aveva sulle truppe e quindi alle vittorie e conquiste. Se l’esercito fu lo strumento di ascesa di Napoleone, quest’ultima fu possibile perché Bonaparte seppe interpretare le esigenze della società francese, e sopratutto della sua classe dirigente, in un momento storico di grande difficoltà. Napoleone offrì a un’opinione pubblica stanca di dieci anni di rivoluzione e a una borghesia interessata a sviluppare i propri affari un quadro di stabilità e ordine, un potere politico forte, garantito da un uomo “nuovo” e capace al contempo di affermare all’estero la potenza del paese. In altri termini, egli riuscì nel tentativo che molti prima avevano fallito di mettere fine alla rivoluzione. Al tempo stesso, egli seppe conquistarsi il favore delle masse popolari proponendosi come difensore della repubblica nata dalla rivoluzione, come un baluardo contro il ritorno all’antico regime e come il condottiero che avrebbe fatto grande e ricca la Francia. Egli non rinuncia alle conquiste fondamentali della rivoluzione ma vuole trasforma ein una realtà stabile. in questo disegno politico, Napoleon poneva se stesso in continuità con il grande pensiero dell’illuminismo, interpretato in chiave moderata. Una grande complessità ed ambiguità caratterizzano la figura storica di Bonaparte, egli fu il politico che “dilatò in Europa le conquiste della rivoluzione nel tempo stesso che le bloccava”; fu l’uomo che costruì una dittatura dispotica e contemporaneamente diede certezza di diritto ai principi; che promosse un grande sviluppo della cultura perseguitando al tempo stesso i dissenzienti e che pacificò la Francia ma insanguinò l’Europa. Con Napoleone, il sistema politico francese assunse un carattere sempre più autoritario, Napoleone governò mescolando repressione del dissenso e gestione del consenso, attraverso il ricordo periodico a plebisciti. Essenziale al consolidamento del potere napoleonico fu l’uso sistematico della guerra, che procurava ricchezze al paese e consenso attraverso l’ideologia della Francia “grande potenza”. Con le sue vittorie Napoleone arrivò a costruire un impero che si estendeva nel 1812 in gran parte d’Europa. Napoleone edificò uno stato centralizzato, con un’efficiente burocrazia, imperniato sull’isituto dei prefetti e un’efficiente sistema scolastico. Napoleone realizzò anche un’’imponente opera legislativo con il codice civile, che metteva fine all’eterogeneità delle fonti del diritto e sanzionava le conquiste dell’uguaglianza giuridica e delle libertà di commercio. Fallita l’impresa di mettere in ginocchio la Gran Bretagna con il blocco economico continentale, Napoleone si lanciò nella dissennata impresa di conquistare la Russia. L’esito fu la sconfitta dell’imperatore e la sua reclusione nell’isola di Sant’Elena. Napoleone lascia un bilancio storico contraddittorio perché da una parte insanguinò l’Europa ma dall’altra introdusse nei paesi che dominava elementi di modernizzazione amministrativa e legislativa che si sarebbero rivelati irreversibili. MAPPA EPISODI PRINCIPALI: Chi vuole cosa? Il re —> Risolvere tutto secondo tradizione La nobiltà —> Conservazione dei privilegi La Borghesia —> Il riconoscimento La parte più povera —> Liberarsi dalle decime e liberarsi delle corvéès Il partito nazionale mette a segno qualche punto: Terzo Stato: Nobili\Lumi che sperano in un’alleanza con il basso clero. Regole di rappresentanza Raddoppio dei deputati 3S No voto per testa Cahiers de doléances Le tradizioni infrante: 3S non si inchina al re Paralisi sul voto Metà giugno: 19 del clero + nobili illuminati si uniscono al 3S Sieyes propone di costituire un’Assemblea nazionale 19 giugno: Assemblea nazionale: 3S e maggioranza del Clero Il re chiuse la sala e.. Alla pallacorda giurano di dare una costituzione alla Francia Il 23.06 Luigi 16 concede qualche libertà di stampa ma non sul voto Luigi 16 chiede di scogliere assemblea 9.07 Assemblea nazionale costituente (fino al 30-09-1991) Il re reagisce e… Raccoglie truppe fuori Parigi Cresce l’appoggio del popolo e di settori dell’esercito Parigi Guardia nazionale di 48000 uomini 14.07 presa della Bastiglia Luglio 1789: - abolizione vecchie istituzioni - Nuovo ordinamento - Milizie urbane - Nuove municipalità democratiche Agosto 1789: - Rivoluzione municipale - Abolizione diritti feudali, titoli nobiliari e privilegi fiscali - Grande Paura e rivoluzione contadina 26.08.1789: Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino: È una rivoluzione delle città. Alla rivoluzione di ordinamento costituzionale quindi fatta di riforme, abbiamo una rivoluzione cittadina fatta di reclutamento delle milizie urbane abbiamo anche una rivoluzione dei contadini che vogliono l’abolizione dei residui del feudalesimo e colgono l’occasione per prendersi materialmente quella abolizione. Il 26 agosto viene pubblicata la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che insiste sull’uguaglianza della legge, sui diritti individuali, sul diritto alla partecipazione e poi si dice che la libertà di stampa (sentiamo la voce illuminista) rientra nei diritti dell’uomo. Siamo nell’ambito della triade di libertà, uguaglianza e fratellanza. Il problema è con il disprezzo, con l’ordine ma non con il governo. I rappresentanti del popolo francese costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo, affinché questa dichiarazione costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, rammenti loro incessantemente i loro diritti e i loro doveri; affinché maggior rispetto ritraggano gli atti del Potere legislativo e quelli del Potere esecutivo dal poter essere in ogni istante paragonati con il fine di ogni istituzione politica; affinché i reclami dei cittadini, fondati d’ora innanzi su dei principi semplici ed incontestabili, abbiano sempre per risultato il mantenimento della Costituzione e la felicità di tutti. Di conseguenza, l’Assemblea Nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti dell’uomo e del cittadino: Le diverse costituzioni della rivoluzione francese saranno precedute da una dichiarazione e da qui vediamo l’idea di società che si è formata che prende l’organizzazione dello stato. Nell’autunno del 1789 le cose vanno male: c’è una rottura nel paese. Tra i primi di ottobre c’è la marcia delle donne a Versailles. Le donne di Parigi se la prendono con il re e marciano su Versailles, abbiamo l’ingresso delle donne sulla scena politica che marciano per chiedere cibo per i figli e da qui vediamo le modalità di intervento politico che cambiano. Il re capisce che non può rimanere a Versailles e si sposta. Il 2 novembre l’assemblea nazionale decide che il problema economico non può essere risolto ed incamera i beni della chiesa, emettendo una serie di assegni. A dicembre viene riorganizzato a livello amministrativo il paese con una serie di dipartimenti e con dei comuni con consigli elettivi cioè vengono gestiti con delle assemblee. Quindi nel 1789 si apre l’anno con la raccolta di scontento e con il braccio di ferro tra sovrano e assemblea, la sollevazione di Parigi contro il re e l’estensione della rivoluzione fuori dalla città e nelle campagne con la rivoluzione contadina. Una rivoluzione che si gioca su ambiti differenti contemporaneamente: una rivoluzione istituzionale che è quella dell’organizzazione che riorganizza lo stato, una rivoluzione cittadina nelle e per le città e una contadina che ha obiettivi diversi. Già nel 1789 si concretizzano alcuni aspetti destinati a continuare tra cui la centralità della stampa (la censura tornerà con Napoleone), le definizione di destra e di sinistra a seconda di dove i politici si siedono e la i partiti politici che sono all’inizio i club dove i parlamentari rivoluzionari si raccolgono. Nel 1790 già ci si comincia a porre il problema di porre fine alla rivoluzione in quanto si sta scrivendo una costituzione e quando questa sarà pronta la Francia dovrà terminare questo processo rivoluzionario dunque vengono scritte una serie di riforme con l’idea di costruire un nuovo stato centrato sull’alleanza del parlamento con la monarchia. Comincia con una riforma giudiziaria che forma in ogni distretto dei tribunali civili e criminali preparandosi a scrivere nuovi codici di diritto. A giugno 1790 viene scritta la costituzione civile del clero che dice che il cattolicesimo non è più religione di stato (tollerati gli altri affinché vengano celebrati in maniera privata),le diocesi diventano dipartimenti e il clero diventa stipendiato dallo stato. Viene continentale, salvo il Veneto, cadde sotto il controllo francese. La geografia politica della penisola venne completamente rivoluzionata, con la nascita di 4 repubbliche: Cisaplina, Ligure, Romana e Partenopea o Napoletana. Che di conquista si trattasse, piuttosto che di “liberazione”, i patrioti italiani lo appresto amaramente in occasione della Pace di Campoformio (17 ott 1797): con essa Napoleone cedette a Vienna Venezia ed il Veneto per assicurarsi l’accettazione delle sue conquiste da parte dell’Austria. Un atto che segnava la sparizione dalla carta geografica della repubblica Serenissima (Venezia, la repubblica serenissima, costituiva una repubblica indipendente sin dal X secolo) e che suscitò la delusione e indignazione dei patrioti. Le repubbliche italiane vissero la loro breve esperienza sotto il controllo dei francesi, che ne determinarono via economica e politica. Napoleone e il Direttorio imposero alle repubbliche requisizioni e pesanti tributi in denaro, beni, opere d’arte ecc. al tempo stesso la presenza francese portò con sé novità di rilievo: in primo luogo, insieme alla forma repubblicana, l’adozione di carte costituzionali, modellate in genere su quella francese del 95; inoltre l’emanazione di importanti leggi modernizzatrici (matrimonio civile, riduzione manomorta, confisca e vendita di terre ecclesiastiche ecc). Napoleone è un figlio della nobiltà portoghese, incaricato dal re che sta perseguendo un progetto di espansone. Napoleone è un uomo che si è fatto da solo. Napoleone è straordinariamente abile e veloce nello spostamento delle truppe. Nel marzo del 96 valica le Alpi e costringe Vittorio Emanuele di Savoia a firmare una garanzia di libertà di movimento per le truppe francesi dunque l’Italia diventa una regione nuovamente occupata. Con il trattato di Campoformio si pone fine alla repubblica di Venezia. Le repubbliche nell’Italia francese sono: - Repubblica Cispadana - Repubblica Cisalpina - Repubblica Ligure - Repubblica Romana (1798-1799): - Repubblica Napoletana Queste repubbliche, per quanto costruite formalmente da governi autonomi, segnano una serie di strutture comuni. Un dato comune di tutte le repubbliche sorelle è l’abolizione dei privilegi feudali, l’uguaglianza dei cittadini, l’emancipazione degli ebrei, la libertà di stampa, di parola e di associazione ed un controllo da Parigi (molto forte). Il periodo delle repubbliche segna una trasformazione significativa. Basta pensare alla Repubblica romana del 98-99 in cui il papa è scappato e viene costruito a Roma un altare per festeggiare il primo anniversario della repubblica a San Pietro. Nella primavera-estate del 17999 maturò la drammatica e rapida fine delle repubbliche italiane, a causa di due fattori concomitanti: le sconfitte militari dell’armata francese nella penisola e le cosiddette “insorgenze”, cioè le sollevazioni popolari, prevalentemente contadine, contro i governi repubblicani. La prima repubblica a cadere fu la quella Cisaplina dove gli austriaci ripresero il potere. nel mese successivo gli austro-russi ripresero il Piemonte: la loro avanzata fu affiancata dalla sanguinosa azione di bande contadine comandate da ex ufficiali monarchici. Nel giugno 1799 cadde anche la Repubblica Napoletana: le forze francesi lasciarono il Napoletano per contrastare gli austro-russi a nord. La partenza dei francesi favorì il successo dell’Armata cristiana, organizzata dal cardinale Ruffo. Infine nel settembre 99 cadde anche la Repubblica romana, con l’occupazione della città da parte delle forze austriache. Intanto in Francia che abbiamo lasciato con la costituzione dell’anno III, un direttorio a tre, un’organizzazione costituzionale centrata sulla tripartizione del potere e impegnata in una serie di nuovi conflitti. Una serie di gravi sconfitte militari con gli eserciti austro russi porta alla caduta delle repubbliche sorelle. I giacobini con questa caduta tentano di riprendere il potere. Il partito di governo per evitare questo organizzano un nuovo colpo di mano. Viene convocato per il 14 ottobre del 1799 un parlamento con entrambe le assemblee convocate e vengono spostate le due camere nelle campagne parigine affidando la sicurezza della capitale allo stesso Napoleone. Il fratello di Napoleone interviene in assemblea, chiama l’esercito fuori e fa espeller i radicali che si teme possano tentare una contro rivoluzione. Nell’ottobre del 99 dunque sta succedendo che le sconfitte scatenano il panico e in questo si possono verificare 2 opzioni: la ripresa dei giacobini del potere, una svolta autoritaria a difesa di ciò che c’era e questi ultimi riescono ad impedire che si vada a creare una situazione spiacevole ed affidano il controllo della città di Parigi a Napoleone. La costituzione dell’anno 8 è una costituzione non preceduta da una dichiarazione dei diritti. Viene limitata la libertà di stampa e imposto un feroce controllo sull’opinione pubblico. La costituzione inventa un nuovo organo "il consolato”, è ancora una repubblica retta su due camere (Tribunato e Corpo Legislativo). Con l’azione in mano a Napoleone, primo console. Il ritiro francese dall’Italia durò pochi mesi e nella primavera del 1800 Napoleone varcò nuovamente le Alpi e iniziò una nuova campagna di conquista dell’Italia che lo portò nel giro di nove anni a imporre la supremazia francese su tutta la penisola. Alla conclusione di questa calcagna l’assetto geopolitico dell’Italia sotto il dominio napoleonico presentava tre tipologie: - Territori appartenenti al Regno d’Italia - Territori direttamente annessi all’Impero francese - Territori affidati a membri della famiglia imperiale Questa sistemazione garantiva alla Francia un assoluto controllo della penisola e spegneva le speranze unitarie che i patrioti italiani incominciavano a coltivare ma contemporaneamente rompeva per la prima volta con quell’assetto politico-territoriale su base regionale che caratterizzava da secoli la penisola. La politica napoleonica in Italia ebbe il carattere di una pesante subordinazione agli interessi francesi. Il preteso dalla Francia fu esoso sia in termini di denaro che di uomini in quanto la leva obbligatoria costrinse decine di migliaia di italiani a combattere e morire per campagne militari dell’imperatore. Dal punto di vista economico l’Italia fu danneggiata da una politica doganale che scoraggiava le esportazioni. Tutto ciò provocò il manifestarsi di due tipi di opposizione anti-napoleonica: una di carattere popolare con proteste e rivolte contro le requisizioni e l’alma di carattere politico che vide protagonisti i giacobini e i patrioti ostili alla tirannide napoleonica. Questi oppositori iniziarono a organizzarsi in società segrete come la Carboneria. Due anni dopo l’entrata in carica Napoleone Ottiene due grandi vittorie. La grande costruzione politica di napoleone ottiene un concordato con la chiesa cattolica che mette fine al contenzioso con Roma in base al quale il papa riconosce Napoleone e in cambio non sei discute ulteriormente sui beni confiscati alla chiesa. Nel 1802 Napoleone viene nominato console a vita mettendo fine alla stagione repubblicana. Nel 1804 Napoleone prende il titolo di imperatore dei Francesi. Il governo della repubblica è affidato dunque a un Imperatore con la Costituzione dell’anno XII. Napoleone viene incoronato a Notre Dame e viene segnata la pace con la chiesa ed un rinnovato spirito monarchico. È chiaro che la Francia provata da 15 anni di trasformazioni, cerca una nuova stabilità ed una nuova organizzazione nella figura carismatica di Napoleone. La storia di Napoleone ci riguarda da vicino. l’Italia del 1810 è segnata da zone di diretto controllo francese e regni legati alla Francia direttamente come il regni di Italia e di Napoli. Tutte queste Regini quindi la Francia e L’Italia, l’Europa centrale e la Spagna assistono a trasformazioni destinate a cambiare per sempre la struttura sociale e legislativa degli spazi in cui si verificano queste trasformazioni. La grande eredità di Napoleon sono la RAZIONALIZZAZIONE DEL DIRITTO e la MODERNIZZAZIONE DELLA PROPRIETà. Il DIRITTO è frutto della stagione napoleonica in quanto vengono emessi due grandi codici (civile e criminale) che entrano in vigore ovunque e cancellano l’antico sistema che si basava sul diritto comune. Con il codice napoleonico le carte degli stati vengono scritte dai pubblici funzionari: è lo stato a emanare il diritto e non ha bisogno di garanzie esterne. Cambiano anche le forze di polizie ed il controllo del territorio. Nel regno d’Italia dunque furono introdotte riforme decisive durante il periodo napoeleonico, riforme che portarono a razionalizzare la pubblica amministrazione e il sistema fiscale: - l’abolizione delle dogane interne e l’unificazione di quelle verso l’estero - L’unificazione del sistema di monete, pesi e misure - Il ripianamento del debito pubblico - La costruzione di strade, canali, ponti - Il potenziamento dell’istruzione superiore Bonaparte impose un’organizzazione dello stato ispirata al modello francese cioè molto accentrata, accrescendo il potere dei funzionari governativi e riducendo l’autonomia degli organi elettivi locali. In campo legislativo furono introdotti i codici francesi: il codice civile. Questi provvedimenti incontrarono il favore delle classi possidenti che si giovarono della vendita delle terre ecclesiastiche e dei beni nazionali. Per convenzione, nei manuali di scuola la storia moderna inizia nel 1492 e termina nel 1815. Come ogni partizione cronologica, anche questa porta con sé una lettura critica dei fatti della storia, considerando fratture dirompenti la scoperta dell’America, da una parte, e l’apertura del Congresso di Vienna, dall’altra. Eppure molte altre se ne possono indicare, sia a seconda della prospettiva scelta per riflettere sui secoli della modernità sia sulla base della questione presa in esame. È possibile proporre un’altra cronologia? In quale ambito? Sulla base di quali eventi spartiacque? 1492-1815 1448-1815 quando è stato doppiato capo verde- 1517-1815: questione religiosa e cambiamento della mente con i luterani fino a … Motivare a partire da una prospettiva e da una categoria. Dal puto di vista della scienza, stampa, storia delle donne - idea che lo stato moderno nasce con la nascita del movimento di opinione pubblica. E finisce con la rivoluzione francese che sancisce il cittadino ed il fatto che siamo tutti uguali davanti alla legge.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved