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Arte funeraria. Dal paleolitico agli etruschi., Guide, Progetti e Ricerche di Storia dell'arte antica

Breve approfondimento sulle tipologie di pratiche funerarie

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2022/2023

Caricato il 26/09/2023

Martjnabelloni
Martjnabelloni 🇮🇹

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Arte funeraria. Dal paleolitico agli etruschi. e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia dell'arte antica solo su Docsity! LE PRATICHE FUNERARIE DALLA PREISTORIA AL I SECOLO A.C. 2/02/2023 MARTINA BELLONI TESINA ARTE ANTICA Il tema della morte è centrale nella vita di noi esseri umani. Edgar Morin nel suo saggio “L’Uomo e la Morte”* suggerisce di conoscere “La morte attraverso l’uomo e l’uomo attraverso la morte”, l’unico modo di trasformare l’incompiutezza che è il nostro destino. Da sempre infatti l’uomo ha ricercato di compiere un’opera di rimozione nei confronti della propria finitezza. Però la morte, esiliata dalle coscienze, rientra sempre attraverso le crepe del quotidiano: gli uomini non possono impedirsi di pensarla nella sua realtà inaggirabile e nell’orrore che essa suscita, per questo sono soliti tamponare questo buco nero con qualche modalità di sopravvivenza per la propria individualità. Possiamo così dire che la morte e l’interpretazione che le si dà determina e influenza la vita dell’individuo e la società in cui egli agisce. Come conseguenza di ciò si sono sviluppate forme rituali differenti, che cambiano a seconda del luogo, del credo religioso, della volontà del defunto e dei suoi congiunti. Le stesse tipologie rituali sono permeate in modalità diverse nella storia dell’arte e dell’archeologia. In questa breve analisi approfondiremo tali rappresentazioni durante i seguenti periodi storici: • La Preistoria, dal Paleolitico all’Età dei metalli; • Le civiltà mesopotamiche; • L’antico Egitto; • La civiltà etrusca e preromana. INTRODUZIONE *. ”L’Uomo e la Morte” saggio di filosofia e sociologia scritto da Edgar Morin e pubblicato per la prima volta nel 1951. Il radicale mutamento del modo di vita che è alla base della rivoluzione Neolitica - già anticipato durante il Mesolitico - comporta una più precisa forma organizzativa per quanto concerne la sepoltura dei defunti. L’esame delle tombe e della loro organizzazione in necropoli riveste una particolare importanza nell’ambito degli studi dell’aspetto sociale e religioso delle prime popolazioni neolitiche. Le stesse strutture funerarie che in questo periodo diventano sempre più complesse e monumentali, forniscono informazioni sull’avanzamento tecnologico di queste prime società. Siamo intorno alla prima metà del V millennio a.C. in Francia dove troviamo le prime strutture sepolcrali di carattere monumentale. Lunghi tumuli la cui dimensione può variare da 30 a 120 metri di estensione. In Inghilterra se ne trova un esempio eccezionale: la monumentale tomba a tumolo di Maiden Castle che raggiunge i 500 metri di lunghezza (figura 3). Un esempio di architettura megalitica di tipo funerario risalente all’età del Bronzo Antico e Bronzo finale (età nuragica) sono le cosiddette Tombe dei Giganti in Sardegna. Anche dette tumbas de sos mannos in lingua sarda, si tratta di un particolare tipo di sepolcro (figura 3) che consiste in una lunga camera funeraria (30 metri e alta 3) a base rettangolare absidata, costruito impiantando grossi blocchi di pietra nel terreno. E’ veramente impressionante la diffusione che questa tipologia di tomba ebbe in tutta la Sardegna ed è il miglior esempio di rappresentazione della tendenza dell’uomo a voler costruire verso l’alto, cercando di raggiungere, attraverso le forme imponenti, una certa spiritualità. LE CIVILTA’ MESOPOTAMICHE Il II millennio a.C. vide l’affermazione della società urbana in tutto il vicino Oriente e quindi, in concomitanza con la costituzione di centri abitati, si ha anche quella di nuove tipologie rituali funebri. Le testimonianze in Mesopotamia mostrano una serie sempre più articolata di inumazioni, contando fino a ben nove diverse tipologie diverse. Di fondamentale importanza è la nuova concezione che si dà al corredo funebre. Ciò è naturalmente influenzato e determinato da una nuova interpretazione religiosa che vedeva il mondo dei morti come un luogo sotterraneo e privo di luce. Avere un corredo adeguato diventa quindi fondamentale nella pratica rituale. Gli oggetti che in vita avevano permesso al defunto di mantenere un determinato stile di vita, ora lo accompagnano anche nella morte in modo che possa continuare tale esistenza anche nell’Aldilà. A dimostrare tale credenza religiosa il ritrovamento nel 1987 delle tombe di alcune principesse neo-assire (XIV-VIII secolo a.C.) al di sotto della sala 49 del Palazzo Nord Ovest di Nimrud (attuale Iraq). La tomba, fatta costruire per la morte della regina Yaba, contava più di 10.000 elementi di oreficeria minore e 119 oggetti maggiori in oro, argento e cristallo (Figura 4). Il tesoro di Nimrud è momentaneamente conservato al museo archeologico di Bagdad. Nel 2015 il ministro iracheno del Turismo e delle Antichità ha denunciato al mondo la completa distruzione del sito archeologico di Nimrud da parte di un gruppo di jihadisti. Si veda in proposito l’articolo del quotidiano LA REPUBBLICA https://www.repubblica.it/esteri/2016/11/13/news/isis_esercito_iraq_riconquistata_nimrud_-151911071/ (figura 4) L ’ ANTICO EGITTO Tutte le civiltà si sono interrogate sul grande enigma della morte ma pochi popoli come gli Egizi riuscirono a celebrarla e renderle tale importanza. Per gli Egizi la morte rappresenta la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Così come il Nilo si muove a ritmo di diverse fasi anche la vita umana partecipa alla ritmicità universale e infinita della Natura. La morte è quindi un cambiamento di stato, un trascendere una prima esistenza a favore di una seconda ultraterrena. Le aree funerarie in Egitto si dispongono in modo relativamente uniforme per tutta la valle del Nilo, in particolare, grazie a migliori condizioni geofisiche, a Sud del paese. La tipologia funeraria cambia a seconda del periodo a cui la struttura risale e segue i cambiamenti politici che caratterizzano la storia della civiltà egizia. In senso più generale la tomba egizia è caratterizzata sempre da tre elementi distinti: § una sovrastruttura, § la camera funeraria e § l’elemento di congiunzione tra le due. (figura 7) PIRAMIDI DI GIZA (figura 8) L’Archeologo Howard Carter apre il sarcofago di Tutankhamon – 4 novembre 1922 LA CIVILTA’ ETRUSCA E PREROMANA Gli Etruschi, così come gli Egizi, sono tra le poche civiltà che fecero della morte una forma ultima di celebrazione alla vita. Ciò che emerge nel ripercorrere la teologia etrusca è l’aspetto quasi panteista che la caratterizza. Elemento centrale nella tradizione spirituale etrusca era quello dell’immanenza divina in ogni elemento naturale. Il mondo circostante era permeato e governato da potenze divine che lasciavano in essere un segno del loro passaggio. Era compito dei sacerdoti - come avveniva in molte altre culture con la pratica della divinazione - interpretare tali arcani. Vi è quindi una tendenza a collegare il dettaglio della natura con un aspetto più infinito e universale, un’unione tra micro e macrocosmo. Tale aspetto fondamentale trova la sua declinazione anche nell’interpretazione che gli Etruschi avevano della morte. La morte è di fatto l’anello che congiunge l’immanenza della vita terrena con l’universalità e la trascendenza della Natura. Gli etruschi credevano infatti che inseguito alla dipartita il defunto rimanesse legato ai superstiti e permeasse il loro intorno. Per questo stesso motivo le dimore dei defunti ricalcavano gli schemi strutturali e gli arredi delle case in cui avevano vissuto. Le stesse necropoli, situate fuori dai centri abitati in quanto luoghi sacri, e la loro organizzazione spaziale rimandano e rispecchiano le città dei vivi. Le strutture e le tipologie funerarie variano a seconda della conformazione territoriale e del gusto locale. La prima tipologia funeraria di questo periodo (tra il X e il VII secolo) viene definita tomba a pozzo. Si tratta di un’usanza funeraria ancora appartenente alla civiltà villanoviana che però si ritrova come impostazione nelle usanze etrusche. Come dice il nome stesso, le tombe si presentano come un piccolo pozzo di forma cilindrica o quadrangolare scavato nella terra o nella roccia più malleabile. La profondità, variabile a seconda della profondità del terreno, può raggiungere anche i 2 metri con una larghezza invece che va da 1 metro a 1 metro e mezzo circa. Sul fondo della fossa troviamo collocato l’ossario contenente gli avanzi combusti del cadavere accompagnati dal corredo funebre costituito da vasi e oggetti, prevalentemente in bronzo. Questa precisa tipologia di sepoltura è strettamente legata alla cremazione dei corpi e quindi anche all’abbondante produzione di urne cinerarie di diversa forma e materiale. Le tombe a Tumolo (tra il VIII e il VI sec. a.C.) (figura 9) si ritrovano presso le necropoli più antiche e presentano una parte visibile, dalla quale prendono il nome, e una ipogea. La parte visibile e non interrata consiste in una struttura circolare chiamata “tamburo” costruita con blocchi di pietra squadrati e murati a secco, sormontata da una “falsa cupola” in lastre litiche disposte a cerchi concentrici. La pseudo cupola viene interamente coperta di terra e vegetazione in modo da proteggere l’intera struttura. I defunti venivano adagiati su grandi blocchi di pietra panchina (una pietra arenaria dell’area toscana) all’interno della camera sepolcrale. Alla stessa vi si accedeva per mezzo di un lungo corridoio denominato “dromos”. La tomba a tumolo è denominata dagli archeologi anche “a Tholos” parola greca che significa cupola e fa riferimento alla tipologia architettonica a pianta centrale impiegata dalla civiltà micenea (tesoro di Atreo o Agamennone a Micene) (figura 10). (figura 9) (figura 10) Struttura Tesoro di Atreo a Micene, XV s. a.C. scavata dall'archeologo Heinrich Schliemann nel 1879
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