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Arte Romana - Papini, Sintesi del corso di Archeologia

Riassunto del testo base per archeologia romana, solo capitoli dal 1 al 6

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 08/02/2022

sonia-morelli
sonia-morelli 🇮🇹

4.6

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6 documenti

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Scarica Arte Romana - Papini e più Sintesi del corso in PDF di Archeologia solo su Docsity! ARTE ROMANA SUBURBIUM= periferia della città. FORMAE= La forma delle città antiche è un insieme articolato di parti grandi e piccole, alcune sincrone alla nascita della città altre arrivate in successione. NON CITTA’ = non ha uffici di governo, ne teatro, ne ginnasio, né una piazza, ne acquedotto, ma solo case semplici. UNA CITTA’ = ha uffici governo, scuole, teatri, piazze, acquedotto, porto, si porta in esempio il brano dell’ENEIDE quando Enea giunge a Cartagine e vede la costruzione della città IL PAESAGGIO NATURALE La conformazione del paesaggio Urbano Romano che vediamo oggi è una trasformazione nata 600000 anni fa, in cui il Fiume Tevere per avere il percorso che ha ora ha subito diverse mutazioni. Le eruzioni vulcaniche dell’area hanno creato un tavolato tufico che nel tempo è stato eroso dal fiume Tevere ed i suoi confluenti fino a creare quelli che ora vediamo come i 7 sette colli. Si creò anche una dorsale dal Gianicolo a Monte Mario. Secondo i MITI romani la dorsale fu la prima ad essere occupata da degli Dei mostruosi: GIANO che diede il nome al GIANICOLO, SATURNO che occupo il Campidoglio (MONS SATURNUS). Secondo l’Archeologia i primi insediamenti vennero stabiliti nella riva Sx ricca di materiale da costruzione come argilla, legno e poi tufo e ricca di sorgenti. NASCITA DI ROMA Dal punto di vista Archeologico: II millennio a.c. Età del Bronzo Misto. Primi insediamenti sul Campidoglio, poi sulla pendice del Palatino poi sul Quirinale. Situazione immutata fino al IX sec a.c. e si indentificò una CULTURA LAZIALE. Durante l’età del Ferro si formo un centro protourbano fra le cime del Palatino, Esquilino, Viminale e Quirinale. Nel 700 a.c. furono annessi il Campidoglio, e la Valle fra il Campidoglio ed il Palatino sede della piazza del Foro Romano. Sulla pendice del Palatino, verso il foro sorse il Santuario di Vesta creando il SISTEMA PALATINO-FORO.ARX-CAMPIDOGLIO centro della città stato. Verso il sec. Vi a.c. sorsero delle mura che accoglievano l’Aventino, MITO DELLA NASCITA DI ROMA Due gemelli, Romolo e Remo nati dal Dio Marte e dalla sacerdotessa di Vesta dovevano essere abbandonati sulla riva del Tevere perché pretendenti al trono e il successore, lo zio non voleva antagonisti, ma i bambini furono salvati ed allattati da una Lupa ed allevati da Pastori. Quando furono cresciuti, Romolo uccise lo zio ed il fratello Remo e nel 753 celebrò la nascita di ROMA in un luogo deserto presso la riva del Tevere e gli diede un popolo ed una costituzione. Una variante dice che nel luogo in cui celebrò la nascita della città, vicino al FORO, venne celebrato un rito in cui venivano gettati piccoli pezzi di terre diverse portati da ogni abitante dentro una fossa. La fossa venne chiamata Mundus, questo fu il centro della città che circoscrissero proprio da quel punto e da quel momento in poi ROMA non poteva che essere una città multietnica. Si istituì una relazione anche fra Enea e Romolo come quest’ultimo discendente del primo. Nell’età preurbana 3 occuparono le alture di Roma, Velinses ( nel Velio), i Querquetulani ( nel Celio), i Latinienses ( collis Latiaris sul Quirinale), tutte facevano parte dei Albenses chiamati così perché il centro di tale federazione era Alba Longa. 30 rioni dividevano la città chiamati curiae, i rioni si radunavano in comizi, solo i maschi adulti partecipavano nel Comitia curiata. 3 tribù si dividevano il territorio Titienses, Ramnes, Luceres Anche durante l’età del Ferro vi era un divisione in rioni, 27 poi 30 in totale. - Pagi distretti rurali in cui era diviso il territorio fuori dalla zona protourbana - Oppida piccoli abitati periferici che delimitavano i Pagi Due secoli dopo la città stato venne riorganizzata : - 4 tribù urbane Suburana, Esquilina, Collina, Palatina. Ma non si estendevano nell’agro. Rimasero le curiae e l’assemblea curiata insieme ad una nuova assemblea centuriae. Lo spazio abitato si distribuì in un nuovo reticolo di quartieri vicinitates ora non più riconoscibili. - I quartieri erano dotati di Sacelli compitale (recinti quadrati con un altare dove venivano fatti dei sacrifici o offerte), agli incroci delle strade. - Questa organizzazione permase fino al 7 A.c. quando Augusto suddivise l’urbe in XIV regioni e tanti quartieri irregolarmente distribuiti. - Questa distribuzione si spingeva fuori dalle mura arcaiche. Sul lato dx del fiume Tevere 13 regioni erano state distribuite in senso antiorario, mentre una sola si trovava nel lato sx del Tevere dal Gianicolo fino all’area vaticana. SPAZI PUBBLICI E PRIVATI La struttura Urbana si divide in - Publicus deriva da poplus cioè cose o esseri di proprietà dello stato, oggetti creati per conto dello stato come il denaro, o coloro che agiscono per nome o con il mandato della collettività come i magistrati publice davanti a tutti. I monumenti pubblici erano molti e di varie funzioni: edifici sacri, amministrativi, giudiziari, ad uso commerciale come i fori, ( forum piscatorium, macella ( carne), horrea ( depositi). Altre costruzioni per la cura del corpo come e terme , o per le feste come i circhi. Il circo Massimo fu instituito sin dai Tarquini fra il Palatino e Aventino. A seconda dei monumenti storici e dei casi specifici, gli edifici potevano essere realizzati dal Senato, dal popolo o dai magistrati. Anche quando l’edificio veniva commissionato dal magistrato era il senato ad occuparsi di dare l’assenso alla costruzione poiché era il senato il responsabile della gestione dell’aerarium ed ha competenza su tutte le entrate e le uscite. Vi erano anche spazi dedicati agli Dei, cioè templi che crebbe nei secoli. In questi si trovavano immagini dedicati agli dei ma anche alle gesta dei committenti. I templi si usavano anche come palcoscenici per atti ufficiali come l’arruolamento dei militari nel Tempio di Marte. Aedicule struttura sacre più semplici Speleum Templum grotte, con podi per riunioni e banchetti per coventicole - Privatus deriva da privo, persone che non rivestono incarichi statali o oggetti ed esseri di proprietà dei singoli individui. Gli edifici privati erano edifici di pubblica utilità ma di proprietà privata come horrea e Balnea, le sedi di associazioni scholae, collegia professionali e culturali ed infine le domus. LE DOMUS Abitazioni private uso di vita quotidiana ed anche ad uso rappresentativo con funzione politica erano espressione del rango. Erano in posizione di alta visibilità in modo che tutti potessero vedere cosa stesse facendo la famiglia o il proprietario.Composte da molte parti: LUOGHI COMUNI: Atrio per la ricezione dei clienti nella salutatio mattutina: Tablino affiancato da alae sede dell’archivio del Dominus, peristilio, un’area centrale a cielo aperto circodata da un quadriportico Questa struttura, rimase così fino al 381 d.c. quando gli imperatori in carica furono costretti a ribadire il divieto di seppellire in città, nonostante questo ci arrivano prove delle prime opere sepolcrali all’interno dell’Urbe. La Roma Antica iniziò poi il suo declino, ci fu un netto calo demografico perché mancò il sostentamento dal frumento e questo calo economico comportò il disuso di molte opere architettoniche che caddero in abbandono e che in alcuni casi vennero riconvertite: non furono più costruite Terme, ne circhi, ne luoghi di spettacolo, ne domus (salvo che a Ravenna), smantellamento e trasformazione di Templi e riconversione di stanze absidate delle domus in chiese Cristiane. Questo degrado continuò nonostante si continuassero ad usare i monumenti antichi ma non vi erano più fondi per la manutenzione così scomparve il paesaggio antico. Roma può essere considerata un unico e grande scavo condotto in epoche diverse da personalità diverse e quindi con stili diversi. In questa stratificazione di scavi si può definire e risalire allo stile cioè configurazione formale di un edificio ed un iconografia che può corrispondere all’immagine tipologica dell’edificio finito. Si parte l’analisi dal centro di Roma, dal forum Romanum. CENTRO DELLA CITTA’ Il forum Romanum era detto anche magnum, fu creato dall’età del Ferro, dal secolo VIII a.c. ed ai suoi margini si crearono i luoghi pubblici e politici necessari per la prima città-stato. Nella piazza pubblica, si tenevano le riunioni chiamate contiones, dove i magistrati incontravano il popolo per amministrare la giustizia, applicare la legge, esecuzioni, onorazioni ma anche spettacoli, giochi, funerali e processi. Nella metà del secolo VIII a.C. la parte della valle che divideva il Palatino ed il Campidoglio fu delimitata da due nuovi luoghi di culto di VESTA e VULCANO uniti dalla Sacra Via. Il lucus radura, ed il nemus bosco della casa di Vesta subirono cambiamenti, infatti dopo l’incendio il bosco scomparve per costruire la casa delle Vestali dove al suo interno, nel locus intimus, era custodito il Palladio ( simulacro di Atena che Zeus regalò al figlio Dardano capistipite della casa di Troia e che fu portato a Roma da Enea), questo per sottolineare l’antichità delle origini Romane, collegate per la teoria a Troia. A metà del secolo VIII a.c. la depressione del terreno fra il Campidoglio ed il Palatino fu colmata con una pavimentazione , nel lato nord occidentale della pizza vicino al Santuario di Vulcano, dove si fu riunito il primo senatus, si trovava il Comizio ( dove si riuniva la curiae). Il comizio poi si unì al senatus con costruzione della curia hostilia. In riferimento al Foro, le abitazioni e le varie costruzioni si svilupparono come segue: - Limite orientale il flamen Quirinalis del sacerdote di Quirino - La Regia cioè la dimora-sacrario che doveva trovarsi all’interno del santuario di Vesta. - Un’altra Regia, edificio trapezoidale posizionato all’estremità orientale - Con la seconda età regia il ruscello che attraversava il foro venne canalizzato creando la cloaca maxina - I lati della piazza occupate dalle dimore dei nobili - Nel lato sud si costruirono le taberane riservate ai macellai Fin questo momento il foro era parte del pomerium e l’assemblea politica localizzata nel Campo Marzio, poi si costruirono i primi grandi monumeti: - Tempio di Saturno 493 a.C. - Tempio dei Castori 484 a.C. - Le prime pedane che definirono l’area del Comizio tribunal ( pretore amministrava la giustizia), la Greacostatis dove gli ambasciatori stranieri assistevano ai comizi, la Rostra pedana riservata agli oratori Successivamente il foro acquisì di nuovo la dignità eliminando le taberane dei macellai riconvertite in tabernae argentariae dei banchieri e la pizza divenne il centro di ogni attività finanziaria. Inoltre vennero spostati anche le rivendite al dettaglio verso la periferia. Si moltiplicarono i monumenti pubblici. Nel Comizio, presso il ficus Ruminalis, albero sotto la quale vennero allattati Romolo e Remo fu costruita la statua della lupa con i gemelli fondatori di Roma e quella del Sileno Marsia simbolo di libertas. Le guerre di Cartagine, a cui parteciparono i Romani, rallentarono la costruzione di altre opere inoltre i 2 incendi del 213 e 210 a.C. danneggiarono l’area compresa tra il Campidiglio ed il Palatino. Nel 209 a.C. si ricostruì il Macellum ( mercato alimentare). La prima Basilica la si può gia trovare nelle commedie di Plauto, ma quella ricostruibile fu la Basilica Porcia dietro la curiae Hostilia. Comitua Curiata erano luoghi per assemblee, nel 145 a.C. venne spostata dall’antico Comizio alla piazza dove potevano essere installati dei paletti lignei che con delle funi delimitavano le tribù di appartenenza. C’era un pontes dove dovevano salire i votantes davanti a tutti per esprimere il voto. Da CORNELIO SILLA le pedane vennero coperte da marmo nero per ricordare il locus funestus cioè dove sarebbe avvenuto lo squartamento di Romolo ad opera dei senatori. La piazza pubblica, il foro più importante per la vita sociale e politia romana subì notevoli cambiamenti nel tempi, dovuti anche a diversi incendi e furono costruiti e ricostruiti templi ed edifici. Nel periodo di Diocleziano e Massimiano, intervennero con altre modifiche LE REGIONI DELLA CITTA’ La città non ha mai avuto una struttura regolare, gli edifici con i vari usi sono sempre stati distribuiti in modo arbitrario, templi, edifici pubblici, insieme a zone commerciali. Le REGIONI PIU’ IMPORTANTI sono la REGIONE VIII centrale come centro politico romano e la REGIONE DEL X PALATINO. LA REGIONE VIII includeva l’area tra Palatino e Campidoglio e la riva del fiume Velabrum, il limite della regione era fino al santuario di Vesta. La regione comprendeva l’area Capitolina con i templi di Giove Ottimo Massimo, l’area Sacra di Sant.Omobono famosa per i ritrovamenti di terracotte architettoniche. Fase arcaica solo sotto la chiusa di Sant.Omobono. Poche le Domus. LA REGIONE X coincideva con la residenza imperiale, e con la prima Urbs inaugurata. Maggiori reperti di domus e abitati protourbani risalenti all’eta REGIA e all’età Repubblicana. Nel Palatino troviamo resti delle prestigiose dimore, come la Casa dei Grafi, casa di Ottaviano che volle abitare dove Romolo aveva celebrato il rito di fondazione, tempio di Apollo 28 a.c. La casa di Ottaviano, chiamata anche casa di Augusto perché nel 27 A.c. l’imperatore cambiò nome assunse e cambio dimensioni e forma. Prima gli f dedicato il tempio di Apollo, (con porticato detto delle Denaidi perché presenti 5 statue ritraenti le figlie di Denao. Quando Ottaviano cambiò nome in Augusto alla porta furono esposti i nuovi simboli. I primi ambienti con pitture risalgono a prima del 36 A.c. al primo impianto della casa di Ottaviano. All’abitazione imperiale furono annessi la Casa di Livia. Nel 3 D.c. la dimora di Augusto fu bruciata da un incedio e fu ricostruita in parte, la zona orientale fu rucostruita sotto l’Imperatore Nerone e Flavio. Nel 14 D.c. Tiberio costruì la Domus Tiberiana. Caligola riorganizzò il palazzo, estendendolo fino al Tempio di Castori, collegandolo al campidoglio con il Ponte. Il Palazzo, aveva una quinta scenografica a strapiombo sul foro Romano e sul circo Massimo. Il Palazzo venne ampliato varie volte ed ogni parte prendeva il nome dei membri della famiglia regnante che l’aveva costruita. Nerone fece costruire una dimora chiamata Transitoria, la domus Tiberiana rimase la dimostra preferita e e scelta dagli imperatori anche dopo l’allestimento della Domus Augustana completata nel 92 d.C. LA DOMUS FLAVIA è UNA PARTE DELLA DOMUS AUGUSTANA CHE OCCUPA LA PARTE CENTRALE DEL COLLE LA REGIONE IV si estendeva al limite settentrionale del foro romano Risalgono poche informazioni archeologiche, ma visi concentrarono grandi costruzioni come: Il Templum Pacis, la Basilica di Massenzio, la casa di Re Tullio Ostilio sulla alta pendice della collina. Lungo la Sacra Via si distribuivano Horrea Piperataria, cioè i magazzini delle spezie Egizie, Il seguito il colle fu dominio dei Domizi con la Domus Domitiana, , Domus Aurea. LA REGIONE III: includeva 2 cime dell’Esquilino Montes Fagutal e Oppius abitati dal re Servo Tullio. In questa regione fu dapprima segnata da decorazioni e arredi Egizi finchè non venne ristrutturata. Nella regione Nerone fece Ampliare la Doums Aurea che riunì Palatino, Celio e Oppio. In seguito vi si affiancheranno le Terme di Traiano le quali riceveva acqua da un ramo di acquedotto che immetteva una grande cisterna di acqua detta delle sette sale. L’Anfiteatro Flavio fu dedicato nell’80 d.C. La meta Sudans era il punto di convergenza di 4 5 regioni, cioè una grande fontana di epoca Flavia REGIONE V: nella terza cima dell’Esquilino. Si sviluppò la più grande Necropoli di Roma nel sec IX a.C. il Campus Esquilinus con il santuario di Venere Libitina. Nella regione si ricordano alcuni celebri Horti come Horti Liciniani, il mercato il forum e il macellum Liviae. Vi si costruirono alcune celebri domus sedi di conosoli. Presso la Porta Asinaria, Costantino vi edificò la basilica e il baptisterum Salvatoris. REGIONE II Ci sono poche informazioni su questa regione. Era dominata dal Tempio su terrazza di Agrippina Minore dedicò al defunto marito l’Imperatore Claudio Divinizzato nel 54 d.C. Il tempio fu poi demolito da Nerone e completato da Vespasiano. Ci doveva essere anche il mercato Macellum Magnum il grande mercato alimentare dedicato a Nerone nel 59 d.C. del quale ci rimangono le raffigurazione della Forma Urbis severiana, un edificio circolare , cinto da portici con tabernae aperte. Nella regione erano presenti I Castra Peregrina la caserma dei soldati, alcune domus come la Domus dei Valeri celebre perché i ricchi proprietari dopo essere diventanti Cristiani si disfecero dei beni materiali e l’immobile così sfarzoso si riuscì a vendere solo dopo essere caduto in rovina. REGIONE I Era situata lungo il primo miglio della via Appia e Latina tra le pendici del Celio e dell’Aventino, in un’area esterna alla frotificazione arcaica. Fu coinvolta dal rinnovamento Urbanistico promosso da Settimo Severo. Presso porta Capena sorgeva il tempio di Honos e Virtus. Il tempio però poi assunse la forma di due templi gemelli perché non si potevano ospitare due divinità nella stessa cella. REGIONE XII Regione che comprendeva l’Aventino piccolo, il pianoro a sud-est del monte e la valle sottostante della via Appia oltre a santuari e domus di prestigio aveva horti REGIONE XIII Questa regine si estende nella pianura del Testaccio della quale è stato possibile ricostruire la trama articolata in isolati regolari occupati da magazzini. Anche in questa regione ci sono ritrovamenti dell’antica città. Il Mons Testaceus era una collina artificiale formata da una discarica alta 54 mt dell’età augustea. Una disputa di studiosi ha cercato di identificare il grande complesso del sec I e II a.C. collegato con un empio Molti dei monumenti dell’arte etruria avevano come obbiettivo il richiamare il glorioso passato cementando il senso identitario dei Romani L’TALIA CENTRALE E ROMA NEI SECOLI X-V a.C. ( dai re Romani all’età Repubblcana) L’arte Romana fino al sec. II a.C. è inseribile nella produzione centro-italica. Non è possibile quantificare nelle singole opere il coefficiente di presenza formale greca e non importa perché Roma divenne il crogiolo di esperienze accogliendo artefici e artefici di varia origine. Dopo l’età del bronzo finale 1100-1020 a.C. emergono le caratteristiche della cultura laziale fino al sec.X.a.C. con la produzione di ceramica e bronzi. Dalla fine dei secoli IX-VIII sec. a.C. la tecnologia della ceramica si evolve introducendo il torno veloce e la decorazione dipinta, l’uso dell’argilla depurata. Bronzistica e metalli provenienza etruria, nel Latinum Vetus provengono oggetti di prestigio che venivano deposti nelle tombe principesche. I nuclei sepolcrali più importanti sono : Crustumerium ( città scomparsa del Latinum Vetus), Tivoli, Gabii ( città scomparsa del Latinum Vetus), Roma, Lavinium ( città del Latinum Vetus scomparsa si pensa fondata da Enea) , Ardea, Satricum (città del Lazio scomparsa nella zona di Latina) , Praeneste(attuale Palestrina). Nei prodotti troviamo brinzi laminati e decorazioni a sbalzo e produzione di vasi per nuove abitudini come il vino per i banchetti. Roma spicca per la produzione di Vasellame di impasto inciso e dipinto a copertura bianca e pittura rossa. Numa Pompilio fondò la prima organizzazione di artigiani, e sempre a Numa vengono attribuite le prime testimonianze della tradizione antiquaria, come i 12 ancilia cioè scudi di intaglio prodotti da Mamurio Veturio il primo artigiano. Si racconta che ne fabbricò 11 con lo scopo di confondere eventuali ladri e camuffare l’originale ma i romani lo cacciarono perché le copie confondevano nella venerazione degli ancilia, scudo usato per salvare la città dalla pestilenza. Nonostante questo venne dedicata una festa a Mamurio ed alcuni spazi di Roma. In Etruria vennero ritrovati 6 dischi in bronzo decorati di formato minore e 4 più grandi che restituiscono il prototipo degli ancili. Durante la dinastia etrusca dei TARQUINI 616-509 a.C. Roma vide una grandezza in termini di novità: - Regolamentazione acque e fossi - Bonifica acquitrini - Canalizzazione cloaca maxima - Prime strade a fondo artificiale - Fori pavimentati ed usati per funzioni politiche e religiose - Erezione delle Mura Serviane - Costruzione di edifici pubblici come Regia, Curia e Circo - Produzione di laterizi e rivestimenti fittili per tetti, lasciando però le tegole riservate agli edifici pubblici e case dei ceti alti - Cambiamento dell’ideologia funeraria - Documenti incisi su bronzo o pietra - Monumentalizzazione dei culti ed introduzione di forme greche nelle archietetture sacre e pratiche culturali - Comparsa dell’imagerie etrusca ARCHITETTURA SACRA Il tempio si definì una categoria architettonica autonoma nel sec VI a.C. I Templi Tuscanici sono a tre celle I Templi estrusco-italici hanno una pianta quasi quadrata, un podio elevato ( basamento) che lo isola dall’area circostante, un accesso frontale servito da una gradinata, una parte anteriore profonda e aperta che permette al sacerdote o magistrato di avere una visione panoramica, orientato verso sud, colonne rade. Anche i templi alae ( con cella centrale affiancata da due corridoi aperti in facciata) oppure il periptero sinepostico con colonne solo in facciata e sui lati sono considerati etrusco-italici. All’inizio i templi tuscanici avevano un frontone aperto dopo il IV sec. adottarono un frontone chiuso. Ai margini del foro Boario, riva sx del tevere si trova un tempio ad alae con un frontone greco. Dopo il sec. VII a.C. la copertura di paglia lasciò il posto ai tetti in tegole e decorazioni fittili. I fregi raffigurano per lo più processioni di carri a carattere trionfale. ARCHIETETTURA DOMESTICA La prima struttura in muratura è stata identificata nell’Urbe come una casa con corte vicino al santuario di Vesta nel sec. VIII a.C L’architettura in pietra domestica si diffuse nel VII sec a.C. nel Satricum con edifici di tipo palaziale, e strutture di dimensioni articolate influenzate da quelle greche che continuò ad essere usata in Italia anche in età Repubblicana per le “case a schiera”. Alla fine del VI sec. a.C. compare un nuovo modello di abitazione: una corte centrale ed una serie di ambienti allineati su un asse longitudinale. Una domus che però aveva già forma in Etruria, attestata a Pompei e altrove nel periodo tardo-antico, quindi già presente all’inizio del secolo imputato. La forma canonica è da attribuire al mondo Etrusco ma tende a scomparire con l’età augustea. L’atrio invece è un simbolo dell’identità romana mai usato dai Greci. Alcuni modellatori stranieri arrivarono a Roma: Euchino, Diopo, Eugrammo ed un pittore Efacto che accompagnarono il marcante Damarato poi futuro padre di Tarquinio Prisco, Re di roma educato alla maniera greca. Nell’ultimo periodo di Tarquinio Prisco fu chiamato Vulca, unico artista etrusco noto per via letteraria e plasmò un Ercole di terracotta. Veio, (città probabilmente fondata da Enea), era famosa per la coroplastica e i maestri da Veio erano Veienti. A questi maestri venne attribuito anche il gruppo del tempio di Mater Matua Ercole e Minerva dove si manifesta la volontà di attribuire al principe una figura eroica. Sono creazioni imbevute di cultura greca, come si può vedere nella pittura vascolare e su tavole di Tarquinia e nei bronzetti di Kuuroi e Korai. Al “maestro di Apollo” vi attribuita la decorazione coroplastica del tempio di Portonaccio comparabile con il tesoro di Sinfi a Delfi e sempre allo stesso sembra essere attribuita le commessa delle quadrighe acroteriali. Nel 493 a.C. circa i modellatori Damofilo e Gorgaso decorarono il tempio della triade Cecere, Libero e Libera officinato con il rito greco e si pensa la provenienza da Messina. Si evidenziarono anche in altri ritrovamenti il contatto con la Magna Grecia. L’ellenizzazione del Lazio arcaico nel secolo VI a.C. si manifestò anche con il cambiamento della direzione della scrittura, divenuta destrorsa, cambiamento molto significativo poiché nella cultura Etrusca si usava scrivere verso sinistra. Nel 508-509 a.C. si iniziarono a vedere le prime presenze Fenicie: dai mercanti Fenicio-punici a Roma, al culto della dea Fenicia Astrarte. Dopo la metà del secolo V a.C. dopo la disfatta navale della flotta etrusca a Cuma iniziò un secolo di crisi, anche se il termine risulta esagerato. Ci fu un rallentamento nella produzione artistica e un restringimento nelle possibilità rappresentative. Il centro delle innovazioni era la Grecia e l’Italia venne classificata come attardamento, cioè dove le novità arrivavano in ritardo. Questo non è del tutto esatto perché abbiamo numerose testimonianze di esperienze classiche recepite con tempestività. Inoltre anche il termine classico è improprio perché si riferisce solo alle manifestazioni attiche e ateniesi non estendibile all’interno mondo greco. Uno dei fattori che contribuì a questo rallentamento fu la mancanza di commissioni pubbliche e quindi il minore confronto, competizione fra artigiani. Fra il 484 a.C. e il 431 a.C. Non ci fu la costruzione di nessun tempio. Alla fine del secolo V a.C. le cose iniziarono a migliorare. L’abbondanza aristocratica aumentò le richieste, riscontrate ad Orvieto con le testimonianze più sontuose del classico nella coroplastica. Nel 380 a.C. si avviò la ceramica a figure rosse. Nella bronzistica la Chimera di Arezzo, opera votiva di matrice attica fu accostata ad opere di Fidia. A Roma abbiamo documentazione solo di scultura fittile. Nel santuario di Atena Iliaca si trovano delle terracotte, una della tre statue di Minerva. SECOLI IV E III a.C. ROMA ED ITALIA CENTRALE “Cista Ficoroni” risale al secolo IV a.C. alta 70 cm scoperta a Praeneste. E’ un contenitore di forma cilindrica usato per contenere il corredo femminile, l’iscrizione dice che è stata eseguita a Roma da Novios Plautios, il proprietario dell’officina, committente Dindia Malconia che donò l’oggetto alla figlia. La provenienza è Praeneste. La decorazione fatta con la tecnica del bulino e ricalca i motivi della cultura greca. Praeneste oltre ad importare bronzi lavorati fungeva da tramite per al diffusione dei modelli italioti e le statuette sul coperchio di Libero edi Bacchici furono attribuite ad un’officina etrusca. Inizialmente si pensava che l’opera non fosse unitaria invece poi, vista la diffusione dei prodotti Laziali verso l’esterno e meno il contrario non poté che confermare che l’opera era romana. Nella seconda metà del IV sec. Roma conobbe un periodo di ricchezza dovuta all’acquisizione di grandi possedimenti terrieri. Questo portò ad una crescita economica, demografica, un aumento dei profitti, apparizione della moneta e sfruttamento della manodopera degli schiavi. L’Urbe si espanse con conquiste militari entrando in contatto anche con civiltà del sud e quindi con altri tipo di grecità. Importante fu la conquista di Taranto da dove provenivano la maggior parte dei modelli figuativi del II e III sec a.C. Roma aumentò il suo potere in Italia e riorganizzò gli spazi pubblici come i fori, soprattutto nell’area del comizio che diventò luogo di cerimonie pubbliche, religiose e funzioni giudiziarie, in seguitò assunse una forma circolare ispirandosi ai modelli greci. I Foro venne elevato a luogo di rappresentanza politica e civile e persè il ruolo nella città greca. Aumentò la sua dignità sostituendo le botteghe dei macellai con le taberne dei banchieri e nel III sec. a.C. vide la costruzione anche di basiliche come la Porcia vicino la Curia Hostilia. Secondo i greci questo modello di tessuto urbano, poco si addiceva ad una città della potenza di Roma e lo schema così confusionario e disadorno era causato dalla rapida ricostruzione dopo il sacco dei Galli. L’Urbe diventò anche centro produttivo in quanto si diffusero i piattelli in ceramica, famose le officine “Gruppo dei piccoli Stampigli” ed i piattelli di “Genucilia” decorati a figure rosse con teste femminili ad influenza italiota. Anche i vasi vultuali a vernice nera a volte decorati che riportavano il nome di una divinità seguito dalla parola pocolom, dipinti in modo rapido come da stile protoellenistico. In tre casi appare una decorazione di un elefante che può essere stata ricalcata dall’ambiente di Alessandro Magno. Anche l’artigianato in Italia Centrale ebbe il suo valore soprattutto la coroplatica votiva, cioè l’uso di donare manufatti in terracotta nei templi, forse tratta dal culto di Esculapio ed Epidauro. Ciò consisteva in un ex voto anatomico, raffiguranti parti del corpo o teste ricavate da matrici a volte anche busti. In questo secolo gli stili pittorici vengono documentati da frammenti. Uno di questi ci mostra una tecnica pittorica a “macchia”. Alcuni affreschi nella Necropoli di Paestum mostrano una sicura linea di contorno e l’acquisizione di tecniche greche nella riproduzione di effetti di luce, come segnare l’ombra negli oggetti appesi alle pareti. Altro riflesso dello stile greco sono i sepolcri di Tarquinia, il sarcofago delle Amazzoni etc. Nei secoli IV e III l’arte si usava per celebrazioni politiche e religiose come la Statua di Giove talmente grande da essere visibile dai Monti Albani ricavata da gambali e elmi dei nemici sconfitti. Sempre nello stesso periodo si perfezionarono specifiche tipologie rappresentative romane destinate a luoghi di fortuna. I politici si impegnarono nella costruzione di monumenti per la memoria storica e testimoni del potere di Roma. Statue in bronzo celebrative di vittorie militari. Anche Alcibiade e Pitagora ebbero due statue nel Comizio, costruite in occasione delle guerre sinnitiche su suggerimento di un oracolo di onorare il più valoroso e saggio dei greci. Anche il sarcofago in peperino (roccia magmatica) di Scipione Barbato riportano una scritta che lo descrivono come uomo forte e sapiente Aule Meteli membro della nuova aristocrazia chiamato “L’arringatore” ritratto in una statua in bronzo in toga con scarpe chiuse. Viso e chioma adottano le regole della ritrattistica di Delo. Nel 78 a.C. non esisteva abitazione più bella di quella del console Emilio Lepido, poco dopo ce ne furono altre 100 ancora più grandi e sfarzose da far dimenticare da prima. Un lusso, uno sfarzo che indignava e creava dei problemi per gli sprechi conseguenti. Non vennero più osservati gli antichi valori morali, la publica magnificentia, la privata luxuria era issunciabile. I nobili avevano bisogno di una casa di rappresentanza anche per le funzioni politiche e per innalzare la propria dignitas. Si arrivò al punto di mischiare magnificentia privata e publica. Le colonne di stile ionico vennero usate anche per sostenere tetti di edicole e atri di abitazioni. Augusto poi penso a sistemare le cose nel suo principato dove oramai il potere era concentrato nelle mani di un’unica persona. DAL SECOLO I a.C. AL SECOLO I d.C. dagli imperatori Giulio Claudi alla dinastia Flavia Si pensa che i Romani aveva assorbito il linguaggio figurativo greco ma ciò è vero solo in parte perché quel linguaggio fu adattato a scopo comunicativo nella società. Anche la lingua Greca venne appresa nella tarda Repubblica sempre a scopo comunicativo con il mondo orientale ed in seguito fu fondamentale nella formazione della classe elitaria addirittura assumento maestri greci come maestri dei propri figli. Le usanze greche si ritrovavano negli spettacoli teatrali e nelle opere d’arte e gli artisti greci adeguarono le loro capacità alle richieste dei nuovi committenti. Il linguaggio greco così dovette mutare ed adeguarsi e prendere pieghe che in Grecia non erano auspicabili. In Italia i Romani e Italici ricchi superavano di gran lunga quelli greci e le ville stavano diventando sempre di più delle fastose dimore. Anche i casolari rustici in campagna, lontani dall’Urbe stavano diventando abitazioni di lusso senza dover sottostare al controllo urbano. In campagna era concesso quel che a Roma era impensabile. I proprietari volevano far sentire gli ospiti come in un Olimpo: grandi stanze decorate con statue, giardini immensi, decorazioni con affreschi. Si tendeva ad un’imitazione iconografica greca a scopo religioso che però nelle ville erano puramente elementi decorativi. Elementi votivi, statue, troni, letti vennero inseriti in originale ma anche in copie in un nuovo contesto. L’architettura fu l’esempio in cui la mentalità romana prevalse sullo stile greco. Il tempio per i Greci era un luogo di culto che conteneva la statua del dio e dove si portavano dei doni. Per i Romani il tempio assume un significato più vasto essendo si un luogo di culto ma anche un luogo dove si può assistere a funzioni religiose, incontro di confraternite e collegi sacerdotali al punto che per Vitruvio lo spazio degli intercolonni doveva essere abbastanza grande per poter far passare le donne a braccetto. La morfologia risente dell’impronta greca ma già dall’età Regia, il Tempio assume una sua impronta con l’utilizzo massiccio del legno rivestito di lastre di terracotta. In epoca tardo repubblicana si doveva trovare un equilibrio fra esigenze religiose romane e l’eleganza dell’architettura sacrale greca. Conservano la tradizione temprale della forma meno allungata, alto podio, peristasi priva di colonna e del corridoio dietro, cella più grande spostata verso il fondo e allargamento degli intercolumni, si adeguarono agli stili ionico e corinzio sviluppando delle strutture con colonnati su tre lati periptero, pseudo-periptero entrambi senza colonnato nella parte posteriore quindi sine postico e prostylo colonne solo sul davanti. Un esempio è il tempio di Marte Ultore, sine postico, nel foro Augusto. Questo uno dei tempi ancora rivestiti in marmo Lunese utilizzato ancora in epoca tardo repubblicana, mentre in epoca cesariana si diffuse l’uso della copertura in stucco sopra rivestimento in pietra e legno. La difficoltà di reperire marmo portò all’uso dello stucco, dando risultato a volte anche più soddisfacenti e di alta qualità formale. La scelta dello stucco non era puramente Romana perché in Grecia in epoca tardo ellenistica già si usava. ARCHITETTURA DA AUGUSTO A DOMIZIANO La struttura Urbanistica ed Architettonica ereditata da Augusto aveva fin troppi problemi in quanto era stata danneggiata consecutivamente da numerosi incendi tanto da portare Augusto a instituire numeri corpi di tutela come: vigili del fuoco, curator alvei che controllavano gli argini del Tevere. Con l’aiuto di Agrippa, il principe rifornì la città di risorse idriche e ricostruì nuovi ed imponenti acquedotti, insomma da una Roma decadente, Augusto la trasformò in una Roma d’oro. Questa trasformazione di Roma, portò Augusto a pensare di essere un rifondatore ed un Salvatore associandosi a Romolo. Questa associazione simbolica la ritroviamo in molti esempi . Ricostruì molti dei tempi anticamente eretti da Romolo come il tempio di Giove Feretrio in Campidoglio, ripropose il culto di divinità dimenticate. Ristrutturò il tessuto urbanistico solo parzialmente ed in alcune zone come il Campo Marzio perché riteneva che mantenere l’assetto urbano antico volesse dire riconoscere lo Stato Repubblicano ed il dovuto rispetto dei suoi confronti. L’area urbana del Campo Marzio venne ridisegnata in quanto deserta ma dominata dal Mausoleo che Ottaviano fece costruire lungo il Tevere. Anche il Campo Marzio era legato a memorie Romulee perché fu il luogo in cui Romolo raccolse gli uomini alle armi e dove poi scomparve pensando che fosse asceso all’Olimpo con gli Dei. Augusto vi ricotruì gli edifici più importanti: Saepta Iulia, Porticus Meleagri, porticus Argonautarum, il Diribitorium. Quest’ultimo avevo un tetto realizzato con travi lunghe cento piedi e alte un piede e mezzo e considerato una meraviglia ingegneristica. Il Phaneon, presumibilmente già a pianta circolare e dedicato nello stesso luogo dove Romolo venne assunto in cielo. Vennero risistemate le terme di Agrippa vicino allo stagnum Agrippae, lago ottenuto dalla bonifica del lacus Caprae. Tutte queste strutture vennero inserite in uno schema a maglia ortogonale con un asse portate rettilineo che collegava il Mausoleo al Phanteon ed anche questo collegamento del luogo della deposizione e luogo dell’ascensione di Romolo in cielo era legato all’accostamento di Augusto a Romolo. Fra il Phanteon ed il Mausoleo venne eretto un obelisco egiziano e l’altare ara pacis. L’obelisco era lo gnomone di una meridiana, la cui ombra, il 23 settembre puntava verso l’ara Pacis ed invece il suo asse di simmetria era diretto seguendo i raggi del sole del 21 Aprile giorno della nascita di Roma. Anche l’abbinamento 21 Aprile e 23 Settembre sembra voler legare Augusto a Romolo e quindi Phanteon, Ara Pacis e solarium sono elementi celebranti questo binomio. Nella città ci furono altri interventi ma senza stravolgere l’assetto urbano come la costruzione della porticus Liviae nel popoloso quartiere dell’Esquilino. Molte colonie ne imitarono l’assetto decorativo come l’attico dei porticati con le caritaidi e i clipei di Giove Ammone. Ci pervengono anche le principali sculture dei summi viri. Ottaviano Augusto scelse come abitazione principale il Palatino dove Romolo aveva la sua prima abitazione di una capanna. La casa di Ottaviano e poi di Augusto non era una singola dimora ma un insieme di case connesse fra di loro al quale fu annesso il tempio di Apollo Palatino. Augusto, essendo un pontifex maximus non poteva abitare distante dal tempio di Vesta e la dimora di Augusto rimase invariata, fino all’incendio del 64 d.C dopo il quale Nerone rimise mano al progetto ristrutturandola. Domiziano riuscì a edificare una dimora imperiale interrando tutti gli edifici principali. Tutte le case erano dimore non molto grandi, senza sfoggio di ricchezza ma solo elegante semplicità caratteristiche del periodo architettonico repubblicano primo di geometrica chiarezza delle dimore pompeiane. Queste domus erano il risultato di carenza di spazio. La Villa della Farnesina ai bordi del Tevere nella Regione XVI fu costruite con le regole lussuose tardorepubblicane, con esedra, decorazioni ad affresco del II stile, perisitili, porticati, criptoportici, un giardino con padiglioni abitativi. Si è supposto che potesse essere una delle abitazioni di Agrippa e Giulia ma le decorazioni in II stile la posizione in posizione antecedente quindi deve essere collegata ad atri eventi come il matrimonio di Marcello e Giulia nel 28 a.C. Dopo Augusto, Tiberio si dedicò alla ricostruzione del nel primo decennio del I sec del tempio della Concordia e del tempio dei Castori con molti dettagli ornamentali. A Caligola si deve la dedica del Tempio del divo Augusto alle pendici del Palatino, avrebbe dovuto avere un ponte che collegava la dimora palatina con il tempio di Giove Capitolino. Le decorazioni appartengono raffigurazioni di processioni femminili e di danze religiose, tra i quali Vesta. Con Claudio si hanno resti di alcuni monumenti come l’acquedotto Vergine sulla via Lattea e un’ara che somiglia all’ara Pacis ma con un linguaggio decorativo e architettonico che si discostano dalla severità dell’Ara Pacis. - Nerone con l’incendio del 64 d.c. che colpì l’area dal Palatino verso l’Esquilino incenerendo anche alcuni monumenti antichi della prima Urbe. Nerone ricostruisce buona parte della città e nasce così la DOMUS AUREA. La Villa era un grandissimo agglomerato di abitazioni di varie dimensioni in un ampio parco circondato da verde che richiamava la campagna, l’intenzione di Nerone fu quella di portare la campagna nel centro di Roma con una villa subUrbana. Concepita come dei Basileia anche se poi Adriano in seguito cambiò questa impostazione. La domus aveva una strada principale di accesso che prendeva parte della sacra via, costeggiata da porticati, un vestibolo con la statua di Nerone. Costruita dagli architetti Severus e Celer. Un edificio enorme lungo le pendici del colle, affacciato su un lago rettangolare circondato da porticati e terrazze. La Domus Aurea sperimenta articolazioni spaziali originali. Una delle sale del Padiglione del colle Oppio era ottagonale con oculus dove entrava la luce, l’innovazione sta nel passare da una base ottagonale ad una volta a cupole (ripresa poi da Brunelleschi nella cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze) Ai due architetti si deve anche il genio della costruzione di una volta a cupola dio una torre ormai perduta affacciata sul palatino, cupola di 1 m di diametro che ruotava con le ore del giorno. E’ stato ritrovato il meccansimo con gli scavi di Ecole francaise Rome. Golden House of Rome: History and Reconstruction (realmofhistory.com) Link video 3D ricostruzione Domus Aurea - Dinastia Flavia: l’architettura raggiunse il massimo sviluppo: uso di un cemento alleggerito, nervature in serie ed archi in laterizio che permisero di costruire volte a botte, crociera o padiglione ben più grandi di quanto fatto fin’ora. - IL COLOSSEO costruito in parte sotto il principato di Vespasiano, con la volontà di distruggere la Domus Aurea infatti prese il posto del lago rettangolare, completato dal figlio Tito. Domiziano costruì i vano sotto l’arena che impedirono da quel momento gli spettacoli di Naumachia. Costruito in travertino all’esterno e rivestito di marmo all’interno ( sedili dei 4 ordini do cavea, corridoi e ingressi laterali, secondo una morfologia adottata dall’impero. Si distingue dagli altri anfiteatri per dimensioni, per particolari architettonici come: tre ordini di semicolonne, tuscaniche, ioniche e corinzie e l’attico con paraste a capitelli corinzi a foglie liesce, in ogni aracata statue di dei e eroi. Gli spettatori accedevano secondo il ceto, la cavea era divisa in settori maeniana, 4 in marmo e l’ultimo in legno all’interno di un portico colonnato. - TEMPUS PACIS Iniziato da Vespasiano e completato da Domiziano. Grande area recintata con grandi colonne in marmo africano e 3 porticati rivestiti da granito rosa di Assuan - , giardino interno con 4 canali d’acqua. Al centro del porticato la facciata della Pax Augustea che servivia non solo come luogo di culto ma anche a contenere i bottini della guerra giudaica ( Menorah, la tavola per il pane della presenza, vasi sacri e trombe d’argento rubati dal tempio di Gerusalemme)
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