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ARTE. UNA STORIA NATURALE E CIVILE (VOL.3). Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Appunti di Storia dell'Arte Moderna

riassunti completi dal capitolo 19 al capitolo 40 + i capitoli 9 e 10.

Tipologia: Appunti

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Scarica ARTE. UNA STORIA NATURALE E CIVILE (VOL.3). Salvatore Settis, Tomaso Montanari e più Appunti in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! CAPITOLO 9: L’ITALIA E LE FIANDRE JAN VAN EYCK Capostipite della pittura fiamminga e specialista nell’arte del ritratto, è ricordato a partire dal 1422, al servizio del conte d’Olanda Giovanni Baviera e, dopo la sua morte, si trasferì a Bruges e divenne pittore alla corte di Filippo il Buono. Uomo col turbante rosso (1433) National Gallery, Londra È ritratto a bezzo busto e di tre quarti, porta la firma è la datazione nella cornice “Jan Van Eyck mi dipinse, 21 ottobre 1433”. Nonostante le piccole dimensioni, sorprende per il forte verismo e l’attenzione ai dettagli:  turbante rosso  pelliccia del colletto  intensità dello sguardo  colore della pelle Tutto ciò reso possibile grazie all’uso della tecnica ad olio e alla direzione della luce che fa risaltare le forme del volto contro un fondo scuro. Polittico dell’agnello mistico (1426-32) Cattedrale di S. Bove, Gand Destinata alla cappella privata del mercante Joos Vyd. Detta anche Pala di Gand, è l’opera più grandiosa di Van Eyck, effettuata a Bruges. Ancora tardo medievale sia nel soggetto che nel formato, è caratterizzata da pale centrali sulle quali si chiudono degli sportelli dipinti su entrambi i lati. Sportelli chiusi: Vyd e la moglie ritratti negli scomparti esterni in basso, inginocchiati di fronte alle statue di Giovanni Battista e Giovanni Evangelista al centro. Al centro è presente la scena dell’Annunciazione e negli scompartimenti superiori appaiono sibille e profeti. Sportelli aperti: al centro troviamo l’Agnello, adorato dagli angeli e circondato da altre figure umane divise gerarchicamente, tutti in un giardino lussureggiante. Sopra di loro troviamo le figure di Dio, Maria e Giovanni Battista affiancati da angeli cantori. Nelle ante laterali infine troviamo le figure di Adamo ed Eva. • Attenzione ai dettagli preziosi delle vesti, corone, strumenti musicali e fisionomie • Paesaggio illuminato dal cielo e preciso nei dettagli della natura MA senza rigore prospettico Madonna del cancelliere Nicolas Rolin (1430-34) Louvre, Parigi Voluta dal consigliere del Duca di Borgogna per la propria cappella nella chiesa di Notre-Dame-Du- Castel. Pala in formato quadrato, che ritrae il Duca con una veste di broccato, inginocchiato di fronte alla Vergine con il Bambino mentre un angelo la sta per incoronare, il tutto ambientato in una suntuosa dimora, dove sullo sfondo si apre un luminoso loggiato. Guardando oltre notiamo un Hortus Conclusus, delimitato da un muretto dal quale si affacciano due soggetti, e in lontananza è dipinto un paesaggio distinto da un fiume che riverbera la luce del cielo. Paesaggio naturale + interno moderno e realistico = caratteristica fiamminga ripresa anche da Piero della F. ROGER VAN DER WEYDEN 1399, Tournai 1435, va a Bruxelles 1436, pittore ufficiale della città La deposizione di Lovanio (1443) Museo del Prado, Madrid Per la cappella della corporazione dei Balestrieri Pala d’altare in cui i personaggi sono disposti senza far attenzione ad una disposizione spaziale razionale. • Estrema precisione dei dettagli. • Concreta solidità • Teatrale gestualità Giudizio di Baune (post 1443) Per l’ospedale della città di Baune Polittico del Giudizio Universale Si distingue nell’alternare alla chiusura o all’apertura del polittico due immagini diverse. Sportelli chiusi: scena domestica del committente e della moglie inginocchiati mentre venerano le statue di S. Sebastiano e S. Antonio abate (protettori contro la peste e del “fuoco di S. Antonio=contesto ospedaliero) sovrastati dalle statue dell’Annunciazione, statue rese a trompe-l’oeil (illusionisticamente) Sportelli aperti: Arcangelo Michele che divide i beati dai dannati sotto la corte celeste Van Der Weyden in Italia 1449-50, scende in Italia per partecipare all’Anno Santo, soggiornando a Ferrara, Firenze e Roma. Deposizione di Cristo nel Sepolcro (sx), tavola tradotta in linguaggio fiammingo dal modello della Deposizione di Beato Angelico per la predella della Pala di S. Marco. L’opera di Weyden è straordinaria perché capace di rendere il dolore degli attori, soffermandosi su ogni particolare, e di allargare l’orizzonte con una veduta paesaggistica in lontananza. Si credeva che l’opera fosse dipinta dopo il 1450 per Lionello D’Este, ma oggi si crede che sia stata dipinta al suo rientro in patria, inviata successivamente ai Medici e destinata per la villa dei Carreggi. HANS MEMLING Apprendistato con Weyden e dopo la sua morte nel 1465, si trasferì a Bruges e mise su una bottega che gli permise di emergere come primo pittore fino alla sua morte nel 1494. Giudizio Universale di Danzica (1473) Museo Nazionale di Danzica, Polonia Commissionato da Angelo Tani, direttore del banco mediceo di Bruges, e inviato a Firenze nel 1473 per essere collocato nella cappella di famiglia nella Badia di Fiesole, ma non arrivò mai. Trittico, molto differente da quello eseguito da Weyden: • Riduce gli scomparti da 9 a 3 • Parte alta dello scomparto centrale riservato alla corte celeste • Al centro l’arcangelo Michele divide la folla di nudi fra dannati e beati • Scomparto sinistro: beati accolti da • S. Pietro ai piedi della porta del Paradiso • Scomparto destro: fiamme dell’inferno per i dannati Lo scarto generazionale con Weyden lo vediamo nella composizione più dinamica, nelle forti accensioni cromatiche e nella scelta di calcare l’attenzione sulle nudità delle figure. Il Trittico Donne (1478) Museo di Anversa Per Sir. John Donne, cliente gallese che risiedette a Calais Trittico di piccole dimensioni destinato alla devozione privata. Verismo fiammingo fuso con la volontà di aprirsi alla pittura italiana = unifica lo spazio dei tre scomparti e rivela tracce di gusto antiquario. prospettico sottolineato dal pavimento, e gli archi disposti ad arco Un altro esempio è la Pala Rovellara di Cosmé Tura che riprese, in cui lo spazio della pala è unico e le figure sacre -grazie alla prospettiva alle grandi arcate in scorcio- vennero riprese come stile dalla raffigurazione dei Mesi. ERCOLE DE ROBERTI (1450-1496) Lavorava a Bologna negli stessi anni di Francesco del Cossa. Il suo capolavoro è la PALA PORTUENSE (1480- Milano, Pinacoteca di Brera) per la chiesa di Santa Maria in Porto a Ravenna.  Raffigura la Vergine con il Bambino, affiancata dalle sante Elisabetta (a sinistra) e Anna (a destra), e in corrispondenza ai piedi del trono sopraelevato, sant’Agostino (patrono dei portuensi) e Pietro degli Ortensi (loro fondatore).  Scena ambientata; entro un loggiato con decorazioni classicheggianti, il trono retto da piccole ed esili colonnine che mostrano il paesaggio, poggiate su un basamento decorato. = soluzioni simili a quelle che usarono analogamente Bellini e Mantegna. •novità: stranissimo trono, che poggia su un basamento molto alto che proietta la Madonna e le sante nella parte superiore della pala, con uno schienale ottagonale con rilievi in oro che riportano scene della Vita di Cristo. • novità: tra le colonnine si intravede il paesaggio di Ravenna, per la prima volta una veduta realistica. •basamento ottagonale: decorato con Storie dell’infanzia di Cristo, riprese da quelle raffigurate sull’altare del Santo di Donatello. • struttura piramidale: Notiamo qui il passaggio che avviene con Ercole de Roberti dal disegno duro e astratti di Cosmè Tura e Francesco del Cossa, avvicinarsi agli influssi di Antonello da Messima e Giovanni Bellini. Cap 20- GLI SFORZA A MILANO Nel 1450 il Ducato di Milano passa dai Visconti agli Sforza. VINCENZO FOPPA Vediamo il capolavoro della pittura lombarda con LA CAPPELLA PORTINARI, Una architettura rinascimentale a cui non si riesce ad attribuire il progettatore, ma si comprende l’ispirazione dei moduli razionali brunelleschiani della Sagrestia Vecchia brunelleschiana di San Lorenzo e della Cappella Pazzi a Firenze. • Dal punto di vista architettonico la razionalità, la geometria e il rapporto con l’antico rappresentano novità assoluta a Milano. • affreschi; Storie di San Pietro Martire e della Vergine in cui Vincenzo Foppa annuncia un nuovo linguaggio prospettico → appreso a Padova studiando le opere di Donatello. → vediamo lo studio ben applicato in particolare attraverso l’opera Miracolo dei Narni. Scena: un domenicano si inginocchia a risanare il piede di un giovane che si era amputato una gamba perchè pentito di aver dato un calcio alla madre. Struttura: il ragazzo è realizzato con forme solide che ricordano quelle di Piero della Francesca Spazio: tridimensionale, con proiezione prospettica diagonale. La profondità è suggerita dai piani segnati da robusti archi a tutto sesto. Foppa → primo grande interprete della pittura rinascimentale a Milano, ed ha un approccio anche alla PITTURA ALLA FIAMMINGA con MADONNA COL BAMBINO (1465), MILANO PINACOTECA DEL CASTELLO SFORZESCO Ritroviamo la pittura fiamminga nella luce soffusa, l’atmosfera domestica, e nell’impostazione e il cuscino su cui si poggia il Bambino. Se accostato alla MADONNA COL BAMBINO (1465- destra) di Rogier Van der Weyden, vediamo come un italiano pur ispirandosi all’arte fiamminga resti fedele alla sua identità. ZANETTO BUGATTO Bianca sposa di Visconti, invitò presso la bottega di Van der Weyden il pittore Zanetto Bugatto, che realizzò un gruppo di opere della Madonna col Bambino. È realizzato con uno stile più nordico rispetto a Foppa. •resa geometrica del panneggio della veste di Maria, la scelta della luce e dei colori e gli angeli con le ali appuntite ai lati. Dopo la morte di Bugatto, il duca Sforza figlio di Bianca volle reclutare per la sua corte ANTONELLO DA MESSINA; più grande interprete italiano delle novità fiamminghe, formatosi a Napoli. (Cap 21) NAPOLI; DA COLANTONIO AD ANTONELLO COLANTONIO le presenze fiamminghe a Napoli sono fondamentali per capire il linguaggio di Colantonio, protagonista della pittura napoletana intorno al 1450 e colui che formerà nella sua bottega Antonello da Messina. PALA DI SAN LORENZO MAGGIORE Pala per la chiesa francescana costituita da due tavole: 1) San Girolamo nello Studio 2) San Franesco consegna la regola. Osserviamo da entrambe le tavole che in Colantonio non c’è nulla del linguaggio rinascimentale; predilige l’oro + manca la tridimensionalità nello spazio + panneggio delle vesti è nordico + libri nello studio riprodotti con grande attenzione al dato reale. La pala francescana ci fa capire come Napoli fosse un misto tra pittura nordica e mediterranea, per niente italiana. In questo periodo si forma nella bottega di Colantonio un giovane siciliano; ANTONELLO DA MESSINA (1430 - 1490 ca.) Mantegna → sviluppo tra PADOVA e LOMBARDIA Antonello da Messina → VENEZIA • Caratteristiche; sguardo alla pittura fiamminga (approfondita a Napoli) + pittura italiana attraverso il rigore razionale e geometrico di Piero della Francesca. • Soggiorno a Venezia 1474-76 elaborò una sintesi della pittura che influì anche GIOVANNI BELLINI. • si forma a Napoli nella bottega di Colantonio. • viaggi tra Roma e Urbino dove studia Piero della Francesca e Beato Angelico • pittura; padronanza della luce e dello spazio prospettico eleganza dei particolari uso di colori nordici plasticismo ed espressività tipica dei dipinti italiani tutto questo lo ritroviamo nel SAN GEROLAMO NELLO STUDIO, 1474, Londra, National Gallery si ispira al San Gerolamo nello studio di Jan Van Eyck (1445-46). Lo spettatore osserva la composizione come se fosse affacciato a una porta gotica, secondo un illusionismo dato dallo spazio intorno a lui. San Gerolamo è seduto all’interno di una navata della basilica con elementi gotici e rinascimentali. •ogni minuzioso dettaglio è descritto → naturalismo fiammingo • effetti della luce → grande realismo- pulviscolo • bellezza del reale + intellettuale → il santo è privo di aureola ma rappresentato come un letterato a dimostrare l’importanza della cultura umanistica. •richiami simbolici tra cui → il pavone (=immortalità) e la pernice (=peccato della lussuria). PALA DI SAN CASSIANO, 1475-76, Vienna Realizzata su modello di un dipinto perduto da Bellini “Pala di San Cassiano” e alla “Pala di Brera” di Piero della Francesca, è l’evoluzione della pala d’altare in Veneto. •Vi sono solo tre frammenti della pala che rappresentano; 1) la Madonna col Bambino 2) quattro santi divisi in due pale ai lati a mezzo busto (originariamente i santi erano 8). •vergine: rialzata sul trono, sembra dialogare con il fedele attraverso la mano destra posizionata di scorcio •LUCE: elemento fondamentale e caratteristica della pittura Veneziana → sottolinea i visi e le vesti = ripresa dalla pittura fiamminga • Particolari= bicchiere nella mano di Santa Lucia ANNUNCIATA (1476-77) Rappresentazione della meditazione privata e personale sul tema dell’incarnazione di Cristo. • il volto riprende le geometrie di Piero della Francesca •veste; avvolta in un mantello azzurro luminoso •la piega sul capo è l’asse centrale della composizione • l’improvvisa apparizione; movimenti+ espressione delimitano la sorpresa di Maria che si volta lievemente verso sinistra con uno sguardo intenso diretto fuori dal quadro. Con un gesto della mano sinistra chiude i lembi del manto sul petto + la mano destra mossa di scorcio per rispondere all’annuncio. •NOVITA’: L’ANGELO NON SI VEDE, ma si percepisce dalla luce e dalle pagine in movimento del libro → PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DELLA PITTURA IN UN’ANNUNCIATA VIENE CANCELLATA L’IMMAGINE DELL’ANGELO. •Fondo scuro risalta la tridimensionalità di Maria attraverso la luce •coinvolgimento dell’osservatore è totale. LA CROCIFISSIONE (1460) Romania Ripresa dei modelli fiamminghi per la resa dei personaggi, proponendo per lo sfondo del paesaggio lo Stretto di Messina - preferendo ai panorami di van Eyck zeppi di minuziosi dettagli- una veduta distesa. SAN SEBASTIANO (1478) Superstite di un trittico a Venezia •Composizione→ il santo trafitto di frecce è l’asse dell’intera composizione, legato al tronco spoglio di un albero al centro di una piazza. •il viso; non mostra sofferenza •punto di vista; molto ribassato, conferisce maestosità al personaggio • dettaglio del soldato in primo pano a terra sulla sinistra riprende lo stile di Mantegna • il pittore è ritratto a dx nel togato giallo che ci guarda • come Leonardo, Botticelli si affida alla posizione dei suoi attori ma qui le figure sono costruite attraverso netti contorni ripresi da Pollaiolo. La filosofia di Botticelli; Alla base della pittura di Botticelli troviamo la dottrina Neoplatonica che ha come obiettivo l’amore spirituale con il fine di contemplare la bellezza ideale. La bellezza innalza l’uomo verso la contemplazione divina. 5) Le favole pagane di Sandro Botticelli Due dipinti che riassumono il mito dell’Età Laurenziana e la fortuna del Neoplatonismo: Primavera (1478-82) e la Nascita di Venere (1482-85), commissionati da Lorenzo di Pierfrancesco e destinati in origine al Palazzo Medici. La scelta di un soggetto profano e mitologico, l’uso di un linguaggio estetizzante e raffinato, devono alle opere di una gran fama. Primavera (1478-82) Al centro della scena troviamo Venere che si erge al centro di un bosco di aranci e circondata da altre specie vegetali e al di sopra di lei troviamo cupido bendato in procinto di scoccare la freccia. A sinistra è presente Zefiro che rapisce la ninfa Clori, la quale, unitasi a lui, si trasforma nella personificazione della Primavera, Flora, vestita di un abito ricamato mentre sparge dei fiori. A destra troviamo le Tre Grazie che danzano affiancate a sinistra da Mercurio mentre scaccia le nubi. Iconografia che ritroviamo nelle Stanze di Poliziano. Nascita di Venere (1482-85) Venere, al di sopra di una conchiglia, approda sull’isola di Cipro spinta dal vento soffiato da Zefiro, avvinghiato ad una ninfa. La Venere è accolta da un’ancella nelle vesti della Primavera che le porge un manto fiorito. Scena tratta da uno degli episodi delle Metamorfosi di Ovidio e ripreso da Poliziano in alcune ottave delle Stanze. Temi cari al circolo Neoplatonico di Marsilio Ficino, sono opere della maturità di Botticelli che rinuncia alle predilezioni prospettiche della pittura del 400, proponendo scene grandi sottraendosi alla resa spaziale delle figure. Si concentra sulla rappresentazione dettagliata degli elementi figurativi, come le specie botaniche o le onde del mare, il tutto reso con un segno grafico elegante, ma le figure appaiono piatte e prive di rigore platico, preferendo la visione di un paradiso ideale alla materialità. 6) Il compimento della Cappella Brancacci Fino alla metà del 500, la cappella fece da esempio alla formazione dei giovani pittori fiorentini Filippino Lippi e la Cappella Brancacci Ultimata dal pittore nella prima metà degli anni 80 del 400. Filippino, figlio di Filippo Lippi, quando morì il padre nel 1469, era in bottega e negli anni successivi proseguì il suo apprendistato con Botticelli e fra le sue opere più antiche risalenti a questo periodo troviamo i Tre Arcangeli e Tobiolo (1477-78). Quando si trovò a terminare la cappella, Filippino dovette adottare lo stile Masaccesco, lo possiamo vedere nella Crocifissione di S. Pietro, nel registro inferiore, dove l’artista adottò una composizione severa e semplice, ma con evidenti riferimenti alla resa grafica di Botticelli, come le forme dei volti e dei panni. 7) Ghirlandaio e Filippino: le influenze della pittura fiamminga e l’antico 3 importanti cicli ad affresco delle cappelle familiari in edifici pubblici: • Cappella Sassetti in Santa Trinita (1482-85), Domenico Ghirlandaio; • Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella (1485-90), Ghirlandaio; • Cappella Strozzi in Santa Maria Novella (1487-1502), Filippino Lippi. Tutte e tre caratterizzate da spazi gotici costruiti in precedenza: volte a crociera, lunghi finestroni ad arco acuto. Modernizzate tramite elementi architettonici dipinti illusionisticamente. Cappella Sassetti (1482-85) Ghirlandaio fece l’apprendistato con Alesso Baldovinetti, dopo di che fu uno dei maestri al fianco di Verrocchio intorno al 1470. Si caratterizza da un linguaggio pittorico affabile, chiaro e sereno. Cappella voluta da Francesco Sassetti (uomo federe a Lorenzo), nella chiesa di Santa Trinita a Firenze. Decorata con episodi della vita di S. Francesco d’Assisi, ambientate in alcuni episodi a Firenze (= rapporto fra Sassetti e il Magnifico). Troviamo un esempio nella Conferma della Regola, dove sul fondo notiamo la veduta di Piazza della Signoria, con la sua Loggia e la facciata del Palazzo Vecchio. Nella scena sono presenti: • Proscenio: personaggi del giro laurenziano • Destra: Sassetti in abito rosso, affiancato dal figlio e da Lorenzo • Sinistra: figli maggiori del committente • Scala centrale: Agnolo Poliziano La Pala Sassetti e il Trittico Portinari Al centro della cappella troviamo una sorta di trittico composto dalla pala d’altare con l’Adorazione dei Pastori (1482-85) e ai lati sono affrescati Sassetti e la moglie inginocchiati. Opera interessante per gli espliciti richiami all’antico (sarcofago adibito a mangiatoia, nella carpenteria e nelle lesene della capanna). Tuttavia, notiamo anche riferimenti alla pittura fiamminga (verismo dei personaggi) che fanno riferimento al Trittico Portinari (1477-78) di Hugo Van Der Goes, commissionato da Tommaso Portinari, inviato dalle Fiandre a Firenze dove giunse nel 1483 per la chiesa di S. Egidio. Al centro è raffigurata la Natività sotto il tono rustico dei pastori e nelle ante laterali sono raffigurate le figure dei componenti della famiglia protetti rispettivamente da coppie di santi. L’opera godette di molta fama (Ghirlandaio ne prende spunto per la pala Sassetti) Filippino Lippi e la pittura fiamminga Apparizione della Vergine a San Bernardo da Chiaravalle (1484-85), si vedono gli effetti del Trittico Portinari, carico di suggestioni nordiche: • definizione dei dettagli • realismo del committente tagliato a mezzo busto • accensione cromatica • suggestione del paesaggio tutto ciò prova l’esperienza di un pittore capace di adattare il suo linguaggio alle esigenze e a farlo maturare. Ghirlandaio e la Cappella Tornabuoni (1485-90) Cappella maggiore della basilica di S. Maria Novella, commissionata da Giovanni Tornabuoni, zio di Lorenzo, con le Storie della Vergine e di S. Giovanni Battista, aiutato dal fratello David e dal suocero Sebastiano Mainardi. Natività della Vergine: • qualità illusionistica della luce della finestra che illumina la camera • donne di casa Tornabuoni che fanno visita alla partoriente • arredi ricchi con spalliere e fregi intagliati all’antica Annuncio dell’Angelo a Zaccaria: • registro antiquario della scenografia ripreso da un arco romano • ad assistere ci sono alcuni membri della famiglia e della cerchia medicea (fra cui Ficino, Landino e Poliziano) • Poliziano traduce e detta la scritta la scritta latina dipinta su una targa in alto a destra, con la quale si esalta la felice condizione di abbondanza, benessere e pace di cui godeva Firenze nel 1490 Filippino Lippi e la Cappella Strozzi (1487-1502) Voluta da Filippo strozzi, nel transetto destro della basilica di S. Maria Novella, con le Storie dei Santi Filippo e Giovanni Evangelista. I lavori si conclusero nel 1502, 10 anni dopo la morte di Strozzi, poiché Filippino fu impegnato dal 1488-93 a dipingere la cappella privata Santa Maria Sopra Minerva del cardinale napoletano Oliviero Carafa. A Roma studia l’antico, questo provoca una svolta nella sua pittura in senso archeologico. Cambiamento evidente nella scena del Martirio di San Giovanni Evangelista, martorizzato ma uscito illeso da un calderone di olio bollente. In quest’affresco si distinguono elementi del Ghirlandaio: 1. Narrazione appassionata 2. Carica espressiva dei personaggi 3. Gusto antiquario in tutto il ciclo di Storie, qui vediamo: • nelle vesti dei centurioni, • presenza di trofei • stendardo con la scritta SPQR • colonna sormontata da una statua pagana Il giardino di San Marco, gli esordi di Michelangelo e la scultura (250-53) Nella bottega del Ghirlandaio Michelangelo Buonarroti nacque il 6 marzo del 1475 a Caprese (Arezzo), cittadina della quale il padre era podestà. Ludovico nel 1488, mise il figlio in bottega con Domenico Ghirlandaio, dal quale apprese le tecniche pittoriche dal cantiere della cappella Tornabuoni. di lui scrissero soprattutto Ascanio Condivi (1550) e Vasari. Morì nel 1564. Il Giardino di San Marco I due biografi scrissero che la reale formazione di Michelangelo avvenne grazie alla protezione di Lorenzio il Magnifico e alla frequentazione del Giardino di San Marco, luogo dove i giovani di talento intraprendevano lo studio della pittura, scultura e architettura, attraverso il disegno e lo studio dell’arte antica e dei maggiori artisti fiorentini del 400, disegnando dal vero le loro opere che potevano essere ammirate a Firenze. Michelangelo, ad esempio, si esercitò disegnando le figure affrescate nella Cappella Brancacci, pratica confermata dalla presenza di un disegno in cui ha copiato la figura di San Pietro, in atto di pagare il tributo, dall’affresco del “Tributo della Moneta”, per imparare come conferire a un dipinto su parete, dei valori plastici. La Madonna della scala (1490-92) Le opere di esordio del maestro sono esposte nel museo di Casa Buonarroti, a Firenze, tra le quali quest’opera datata al 1490-92. L’opera è di chiara ispirazione donatelliana:  Stiacciato  Panni aderenti  Grande figura della Vergine di profilo  Figure dei bambini (utili a rendere la profondità dello spazio) e di Cristo, resi muscolosi Michelangelo fu indirizzato da Bertoldo di Giovanni a studiare le forme di Donatello (ultimo suo allievo) La battaglia dei centauri (1490-92) In quest’opera lui si distanzia dal linguaggio donatelliano, seguendo, in quanto al soggetto da rappresentare, un suggerimento del letterato Agnolo Poliziano. Il tema della battaglia era un espediente per studiare il movimento e le pose dei corpi in lotta, ma è evidente anche che l’opera richiama soggetti tipici della scultura antica. Oggi si conserva a Casa Buonarroti, l’opera non fu mai terminata sia nella cornice che in alcune figure e rappresenta in sostanza un groviglio di corpi nudi, avviluppati in una zuffa di cui è difficile comprendere da dove inizia e finisce. Scelta del tema  formazione sull’antico e passione per il nudo dal Giardino di San Marco Scelta dello stile  istruzione da Benedetto da Maiano, rinunciando allo stiacciato e facendo emergere dal fondo le figure volumetriche e solide. Il Crocifisso di Santo Spirito (1493) • Tepore di devozione • Figure solenni, aggraziate Formula che gli conferì grande successo che gradualmente si diffuse in tutt’Italia. Ludovico il Moro gli commissionò una pala per la Certosa di Pavia: Madonna col Bambino e un angelo e i Santi Michele Arcangelo e Raffaele con Tobiolo (1496-1500, registro inferiore) Isabella d’Este: dipinto per il suo studio a Mantova • Pittura ad olio, linguaggio che tenne fino alla morte (1523, Perugia) 4) I muscoli di Luca Signorelli Tra Piero della Francesca e Verrocchio Collaborò nella Cappella Sistina con Pietro Perugino: Consegna delle chiavi = tre teste di apostoli (fare più arcigno) Fu all’evo di Piero nel corso degli anni 60 ed era entrato in contatto con la bottega di Verrocchio = moduli stilistici e compositivi. Flagellazione di Cristo (1482-84): composizione più agguerrita nel movimento e nelle torsioni dei corpi, con caratteri non lineari ma caratterizzati da una forte muscolatura. Riferimento all’antichità nella colonna con la statua e nei rilievi sul fondo. Linguaggio: • Possanza e movimento dei corpi • Muscoli • Omaggi all’antichità La cappella di San Brizio a Orvieto 1499, cappella nel duomo di Orvieto, iniziata nei primi decenni del 400, duomo Orvietano nelle forme di un’aula gotica. Narrazione nelle pareti di storie della fine del mondo e del Giudizio Universale. • Forme drammatiche • Scene riempite di nudi • Studio di anatomie e scorci difficili Resurrezione della carne: i corpi emergono da un terreno candido, alcuni in forma di scheletri e altri in carne Inferno: trionfo di nudi, pose complesse in una scena terribile Ciclo compiuto nel 1504, comprendeva anche alla base delle pareti le immagini di illustri letterati antichi e moderni: Dante: ritratto mentre legge, inserito in un ornato all’antica, con medaglioni con scene di purgatorio e con motivi decorativi detti “GROTTESCHE” La scoperta della Domus Aurea e delle Grottesche Grottesche: motivi decorativi ritrovati nella Domus Aurea appena scoperta all’epoca, che ebbero grande successo nei committenti e negli artisti, caratterizzate da ornamenti estrosi costituiti da figure esili e mostruose, intrecciate o simmetriche, svelte e fantasiose. Termine derivato dal fatto che la Domus quando fu scoperta era stata interrata con il tempo così gli artisti, per studiarne le forme, si dovevano calare in vere e proprie grotte. 5) Filippino Lippi, Pinturicchio e il culto per l’antico Filippino Lippi e la cappella Carafa Il primo a dar luce alle grottesche fu Filippino Lippi. Cappella per il Cardinale Oliviero Carafa nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva (1488-93) Al centro abbiamo una pala d’altare realizzata ad affresco con l’Annunciazione, nella quale il cardinale è raffigurato in ginocchio presentato alla Vergine da S. Tommaso d’Aquino. Intorno alla pala è affrescata l’Assunzione e nella volta soprastante sono raffigurate le Sibille. Storie della cappella incorniciate da finti affreschi di paraste ornate a grottesche. Grottesche che tornano anche nella scena in cui Tommaso d’Aquino è raffigurato seduto in una nicchia con l’intento di scongiurare le tesi degli eretici in una composizione ariosa Rimandi all’antico: grottesche e “tabulae ansate” (con iscrizioni sorrette da putti) e in lontananza il monumento equestre di Marco Aurelio. Pinturicchio e Alessandro VI Le grottesche gli permisero di imporsi negli anni 90 del 400 presso una clientela romana affascinata da queste decorazioni. Alessandro IV (Rodrigo Borgia) gli commissionò di affrescare il suo appartamento al Vaticano, affrescando dunque cinque sale dal 1492-94. Vediamo in particolare la Resurrezione e la Disputa di Santa Caterina d’Alessandria, dove desiste dalla severità compositiva del Perugino, guarnendo paesaggi e abiti con preziosi dettagli • Pittura estremamente decorativa • Definizioni in oro • Molti colori • Grottesche 6) Antonio del Pollaio e due monumenti sepolcrali in bronzo I fratelli di stabilirono definitivamente a Roma, Antonio arrivò nel 1498, Piero di li a poco, per occuparsi della commissione del sepolcro bronzeo di Sisto IV, dal nipote Giulio II. Entrambi sono sepolti nella chiesa di San Pietro in Vincoli, dove troviamo il monumento funebre opera di Andrea Bregno (1484-93) che testimonia il gusto che andava di moda nella scultura sepolcrale romana di fine 400. Il monumento sepolcrale di Sisto IV 1493, Basilica di S. Pietro. Tomba isolata su tutti i lati, al centro della quale Sisto IV è scolpito sul letto di morte, affiancato da rilievi con stemmi araldici e le Virtù. Lati concavi del basamento: 10 immagini allegoriche delle Arti liberali, ritratte come giovani eleganti, che sarebbero le discipline apprezzate da un buon umanista: Filosofia, Dialettica, Teologia, Retorica Grammatica, Aritmetica, Astrologia, Geometria, Musica e Prospettiva. Monumento sepolcrale di Innocenzo VIII Successore di Sisto IV, tomba realizzata tra il 1493-97 nella basilica di S. Pietro, in bronzo impreziosito da dorature. Innocenzo VIII compare due volte: • in basso, disteso su un letto di morte; • in alto, seduto in posa benedicente mentre con la mano destra stringe la reliquia nella punta di lancia con cui Longino avrebbe infilzato cristo (reliquia custodita al di sotto del monumento funebre sulla quale si erge) Virtù Cardinali a coppie ai lati: Giustizia, Fortezza, Temperanza e Prudenza. Virtù Teologali nella lunetta: Fede, Carità e Speranza. 7) I cicli ad affresco di Perugino e Pinturicchio Perugino e il collegio del cambio di Perugia 1496-1500, sala delle udienze del Collegio del Cambio, sede nel pianterreno del Palazzo dei Priori Pareti in basso: scranni lignei intarsiati Volta: grottesche Lunette: ciclo con Natività, Trasfigurazione, immagini di Profeti, Sibille, Virtù ed Eroi antichi Iconografie scelte dal letterato Francesco Maturanzio che suggerì i soggetti e le iscrizioni sulla base di scritture antiche. Prudenza e Giustizia: alla prima corrispondono in basso Fabio Massimo, Socrate e Numa Pompilio; alla seconda Furio Camillo, Pittaco e Traiano • Stile maturo • Figure sdolcinate • Linguaggio facile e attraente Pinturicchio a Siena: la libreria Piccolomini 1502-08, contratto con il cardinale Francesco Tedeschini Piccolomini per decorare la sua libreria, caratterizzata da un vasto spazio che si apre come una cappella laterale nel Duomo. Ambiente molto ben conservato: Il soffitto è decorato da grottesche che si estendono fino alle paraste sottostanti dipinte a suddividere le pareti in finestroni entro i quali sono narrate le storie di Enea Silvio Piccolomini, dalla giovinezza fino a quando diventerà papa Pio II = BIOGRAFIA DIPINTA Stile affabile pieno di dettagli: es. Enea seguito dal cardinale Domenico Capranica in viaggio verso il concilio di Basilea (adoperò un progetto di Raffaello per questa immagine) Gli inizi umbri di Raffaello (274-75) Raffaello allievo di Perugino Raffaello Sanzio nacque a Urbino nel 1483, fu accolto da Perugino nella sua bottega nel 1497 e ciò gli permise di ottenere le sue prime commissioni in Umbria, opere in cui traspare in maniera evidente il fatto che Raffaello abbia appreso tutte le caratteristiche della sua pittura e di saperle ripetere impeccabilmente. Ciò è dimostrato maggiormente nella pala della Crocifissione (1502-03) o Crocifissione Gavari, per la cappella omonima nella chiesa di San Domenico a Città di Castello (ora alla NG di Londra), in cui vediamo Cristo crocifisso accompagnato da due angeli, la vergine, San Giovanni, Maria Maddalena e San Girolamo inginocchiato a sx (cappella intitolata a lui). Elementi della pittura di Perugino:  Composizione ordinata  Equilibrati accordi cromatici  Tenerezza delle figure  Quieto paesaggio sullo sfondo Lo Sposalizio della Vergine di Brera (1504) Opera conservata alla Pinacoteca di Brera, in origine a Città di Castello in una cappella dedicata a San Giuseppe nella chiesa di San Francesco. Nella scena ritrae Giuseppe che prende in sposa Maria e Raffaello anche qui si muove ancora sulle orme del maestro:  Gruppo di attori sul proscenio  Pavimento prospettico che conduce al tempio  Consegna delle chiavi Anche Perugino aveva dipinto lo stesso soggetto, opera destinata al Duomo di Perugia dove era conservata la reliquia dell’anello che Maria e Giuseppe si sarebbero scambiati. I due dipinti sono differenti per il fatto che se guardiamo l’edificio dell’opera di Raffaello notiamo che le forme dell’edificio spiccano con maggiore evidenza poiché l’artista qui alza il punto di vista e ha atteggiato i personaggi con maggiore libertà rispetto a quelli di Perugino che si dispongono rigidi uno accanto all’altro, schierati. CAPITOLO 25 LA MILANO MODERNA DI LUDOVICO IL MORO E ALTRE ESPERIENZE LOMBARDE 1) Leonardo a Milano Attestato dal 1483-99 fino alla fine della signoria di Ludovico il Moro, di cui era al servizio. A lui si propose come un artista a tutto tondo e tramite una lettera di rappresentazione gli elenca le proprie competenze, tra le quali come progettista di macchine da guerra (es. antenato del moderno carro armato) Egli gli commissionò un colossale monumento equestre in onore del padre Francesco Sforza, attraverso cui voleva confrontarsi con il Gattamelata di Donatello. L’impresa però non fu mai portata a termine. Leonardo elaborò verso il 1489-90, una composizione inedita che consisteva nel raffigurare francesco in groppa a un cavallo impennato, calpestando con le zampe anteriori un nemico. L’opera doveva essere di dimensioni colossali (+ di 7m), ma l’invenzione si scontrava con problemi di statica, tanto che alla fine Leonardo dovette cambiare il suo soggetto con un ordinario cavallo al passo. Egli creò entro il 1493 realizzò solo il modello in terracotta ma non andò oltre con la fusione e fu distrutto nel 1499 dai soldati del re di Francia Luigi XII che conquistarono Milano. La Vergine delle rocce, in due versioni Il doge è raffigurato inginocchiato, presentato alla Vergine e al Figlio da San Marco (patrono della Serenissima ed eponimo del fratello del committente che era stato Doge prima di lui), con la presenza anche di S. Agostino (santo eponimo del Doge). Il tutto è ambientato in un balcone che si affaccia su una veduta dell’entroterra veneto, con la presenza di un castello e delle montagne in lontananza. Con quest’opera Bellini sperimenta sia l’olio su tela che il “tonalismo” = pittura concepita attraverso un accostamento studiato dei toni del colore a scopo di dare forma alle figure e ad intensificare gli effetti atmosferici. 2) Colore e natura: Cima da Conegliano Una sacra conversazione di influenza belliniana (1492-93) Cima da Conegliano seppe guardare bene alle novità belliniane che per la chiesa di Santa Maria dei Battuti a Conegliano, Cima avrebbe dipinto fra il 1492-93 una pala dove è chiaro il rispetto per Bellini. Sacra conversazione con la Madonna e il Bambino al centro posti su un trono accompagnati da angioletti musicanti e santi. Il gruppo è protetto da un quadriportico che alterna gli elementi architettonici di gusto antiquario con le superfici decorate a mosaico della cupola soprastante. Al posto dell’abside è dipinto un cielo azzurro. La Madonna dell’arancio (1496-98) Posta in origine nella chiesa francescana di Santa Chiara nell’isola di Murano, ora nella Galleria dell’Accademia di Venezia, la pala d’altare mostra l’evento sacro ambientato nella campagna di Conegliano. Troviamo le Figure di S. Girolamo mezzo nudo che tiene in mano un sasso con il quale si stava flagellando per penitenza e San Ludovico di Tolosa in veste di francescano, che affiancano la Madonna con il Figlio che side su uno sperone di roccia dinanzi ad un albero di arancio. Nella resa del paesaggio, Cima raffigura animali, sullo sfondo un asino con Giuseppe (come se l’episodio fosse avvenuto durante la fuga in Egitto) e dietro di lui si dirama un sentiero che conduce a un borgo su un colle. Tema agreste, luce netta e decisa. 3) Taleri e scuole: Gentile Bellini e Vittore Carpaccio I “taleri” perduti di Palazzo Ducale Non è arrivato a noi quasi nulla della decorazione quattrocentesca dei principali ambienti del Palazzo Ducale, nel 1577 un incendio distrusse quanto vi aveva dipinto Giovanni e Gentile Bellini, il quale era stato incaricato dal 1474 di rinnovare le Storie di Alessandro III e di Federico Barbarossa. La necessità di sostituire quel ciclo era dovuta dal fatto che l’umidità della Laguna rendeva breve la vita degli intonaci, perciò Gentile iniziò ad adattare i TALERI = tele dipinte e montate su telai, facendo sì che da Venezia si diffuse in tutt’Europa la pittura ad olio su tela, soppiantando con il tempo quella su tavola. Le scuole di Venezia I teleri si diffusero rapidamente come strumento ideale per sostituire gli affreschi e dare vita a spettacolari cicli narrativi presso le confraternite, che a Venezia erano dette "Scuole". Erano istituzioni ispirate da fini di devozione, non sottoposte al controllo della Chiesa, e a Venezia contribuivano alla coesione sociale, perché vi erano ammessi, su votazione segreta, confratelli di ogni ceto. Tra gli affiliati si potevano trovare i più ricchi ed eminenti cittadini veneziani, che tenevano a celebrare la propria “Scuola" e se stessi attraverso immagini di grandi dimensioni con soggetti che avevano a che fare con la storia e la devozione della "Scuola" Una veduta di piazza San Marco: Gentile Bellini (1496-1501) La Scuola Grande di S. Giovanni Evangelista fu decorata da dei taleri, con storie al cui centro c’è la reliquia di un frammento della vera croce. Episodio della Processione in piazza S. Marco con dietro la storia di un miracolo avvenuto nel 1444 quando il mercante Jacopo de’ Salis pregò per la guarigione del figlio, che fu sanato. Il miracolo è un pretesto per allestire questa veduta della piazza veneziana dove si notano i mosaici della basilica sui portali, accanto il Palazzo Ducale e poco avanti la base del campanile. Tuttavia, la piazza non ha ancora l’aspetto a cui siamo abituati: notiamo un lastricato in mattoni e non in marmo e mancano le costruzioni cinquecentesche come la Torre dell’Orologio. Nonostante ciò, l’immagine conferisce un’eccezionale fedeltà al vero, con uno stile nitido e ritrattistico, mettendo in primo piano la processione della Scuola di S. Giovanni Evangelista che porta i ceri e il baldacchino reliquiario. I canali di Venezia: Vittore Carpaccio Miracolo della reliquia della croce al ponte di Rialto (1498) dove rappresenta il Canal Grande, trafficato di gondole (su di una c’è un moro = simbolo di una Venezia multietnica) con il ponte di Rialto ancora in legno con al centro una passerella mobile per far transitare le imbarcazioni più grandi. I palazzi intorno mostrano dei tipici comignoli alla veneziana, a sinistra, dietro il ponte, si riconosce la loggia lignea del mercato di Rialto. Carpaccio ci ha lasciato un’immagine che rende al meglio l’attivismo della Venezia di allora. La processione dei confratelli di San Giovanni Evangelista sfila sul ponte e nella via vicina dove si innalza lo stendardo della scuola. Poco sopra, nella loggia del Palazzo di San Silvestro, Francesco Querini libera un ossesso dal demonio grazie alla croce. Le Storie di Sant’Orsola La Scuola di Sant’Orsola commissionò a Vittore Carpaccio nove taleri, dipinti fra il 1490-95, come la storia di Sant’Orsola, principessa cristiana di Bretagna che sposò il principe inglese Ereo e che insieme si recarono in pellegrinaggio a Roma, dove incontrarono papa Ciriaco, che li accompagnò nel loro viaggio di ritorno, ma giunti a Colonia, insieme al loro seguito, furono massacrati dagli Unni. Ne analizziamo le ultime due, concluse nel 1495: 1. Incontro e partenza di Orsola ed Ereo: racconto vivace e pieno di aneddoti esotici e curiosi (nave al centro inclinata), dove il pennone centrale divide due paesaggi, uno a sinistra, con un’Inghilterra pittoresca con architetture medioevali e l’altro a destra, la Bretagna costruita con gli edifici della Venezia rinascimentale dove avviene l’incontro fra i due e sullo sfondo si imbarcano per il pellegrinaggio. Sono presenti un gran numero di personaggi, fra i quali anche i ritratti dei confratelli della scuola. 2. Sogno di Sant’Orsola: qui narra la visione dell’angelo che annuncia alla principessa il martirio. La scena è ambientata in una camera veneziana molto dettagliata: la principessa dorme in un letto a baldacchino e dalla porta di fronte entra l’angelo, illuminato da una luce divina, che porta in mano la palma del martirio. La luce è di retaggio fiammingo ma la camera è molto diversa da quella della Natività della Vergine del Ghirlandaio, in quanto una è incantata dalla luce e dal colore, l’altra è fondata sul rigore del disegno e della composizione. 4) Scultura all’antica: da Pietro a Tullio Lombardo Pietro Lombardo e il monumento di Dante a Ravenna (1476-81) Commissionatogli dal podestà veneziano di Ravenna Bernardo Bembo il quale gli9 chiese il ritratto di Dante in omaggio alla tomba del poeta a Ravenna, scolpì un rilievo marmoreo con una veristica immagine di Dante, ritratto a mezza figura in atto di leggere presso uno scrittoio pieno di libri. Il monumento del Doge Mocenigo (1481) Nella chiesa domenicana dei Santi Giovanni e Paolo, scolpì un monumento sepolcrale del Doge Pietro Mocenigo con le forme di un arco trionfale corredato di sculture all’antica dove il Doge sta in piedi sul suo sarcofago decorato da rilievi che narrano le sue imprese in Oriente contro i Turchi e sorretto da tre figure all’antica. Le sei nicchie laterali sono occupate da statue di guerrieri, mentre il tema sacro è limitato al coronamento con la scena delle Marie al sepolcro e la statua di Cristo. In basso sono scolpiti una serie di trofei e gli episodi classici e pagani di Ercole in lotta con il leone di Nemea e l’Idra. Il monumento al Doge Vendramin di Tullio Lombardo (1490-95) Il figlio di Pietro, Tullio, prese spunto dal monumento del padre per il monumento sepolcrale del Doge Andrea Vendramin. La tomba policroma fu scolpita per la chiesa dei Servi ed appare una variante veneziana dell’Arco di Costantino: è tripartita, con le nicchie laterali più piccole sormontate da due tondi figurati con gli episodi mitologici del ratto di Deianira, e Perseo che sconfigge Medusa (stile antiquario dovuto a un suo soggiorno a Roma) ed è presente un corredo scultoreo con le Virtù disposte sul sostegno del sarcofago e tre angeli dalle folte chiome che lo vegliano. Sul coronamento si affacciano ai lati l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata e nella lunetta centrale il doge è presentato da Andrea alla Vergine con il Figlio. Nel passaggio dalla chiesa dei Servi a quella dei Santi Giovanni e Paolo, il monumento subì delle manomissioni: alle estremità laterale stavano due guerrieri finiti a occupare le nicchie, posto originario di due figure nude di Adamo ed Eva, Eva è tutt’ora al Palazzo dei Vendramin sul Canal Grande, Adamo invece è al Metropolitan Museum di New York, interessante per il suo carattere all’antica che richiama al Doriforo di Policleto con un corpo perfetto nelle anatomie e nelle carni. CAPITOLO 27 Il misticismo di Botticelli e il gusto dei “piagnoni” Nel 1492, muore Lorenzo il Magnifico, nel 1494 viene cacciato da Firenze suo figlio Piero. Finita l’epoca laurenziana, la Repubblica di Firenze viene sottoposta ad un governo che aspirava a seguire la volontà divina, con Girolamo Savonarole a tirarne le fila. Ciò creo enormi conseguenze nell’ambito delle arti figurative dato che Savonarola detestava le sculture antiche (pagane) e raccomandava immagini devote condannando tutti gli altri oggetti d’arte che non rispondevano a un’esigenza di culto al rogo. La scelta di una vita austera e le continue pratiche penitenziali avevano infatti guadagnato ai seguaci di Savonarola l’appellativo di “piagnoni”. Botticelli “piagnone” Botticelli fu uno dei seguaci di Savonarola, passando dal Neoplatonismo al misticismo, svolta che possiamo notare nel Compianto sul Cristo morto (1495) dove appunta abbandona i temi profani ma mantiene il suo carattere bidimensionale: la scena si ambienta dinnanzi al sepolcro di Cristo dove si dispongono le figure dei dolenti, tra cui i santi Girolamo, Paolo e Pietro. Nel complesso il dipinto ci appare di aspetto cupo e funereo, che rispecchia il clima creato dai sermoni di Savonarola. Pittura devota: Perugino e Fra Bartolomeo Per corrispondere alle esigenze della spiritualità di Savonarola, la pittura fiorentina seppe intraprendere anche una strada alternativa e meno tetra. Osservando la Crocifissione (1493-96) del Perugino nella sala capitolare dell’antico convento di Santa Maria Maddalena notiamo che il dipinto è: • essenziale • senza orpelli decorativi • in uno spazio rigoroso, scandito da una severa cornice architettonica ù • figure solenni e languide al contempo, posizionate su di un paesaggio lontano e sereno Fra Bartolomeo, Annunciazione (1497) per la cattedrale di Volterra. Notiamo che la Vergine e l’Angelo si distinguono per i gesti morigerati e il pavimento disegna un reticolo prospettico che porta il nostro occhio verso il portale, aperto su uno sfondo di paese alla fiamminga, il tutto in una scena domestica senza ostentazione di ricchezza. •composizione energica + tensione dei corpi+ scorci difficili e movimenti innaturali Mai stato affrescato, perche? 1505 MICHELANGELO VIENE CHIAMATO A ROMA DA GIULIO II; • Michelangelo era convinto di avere il PRIMATO DELLA SCULTURA SULLA PITTURA motivo per cui le sue pitture appaiono come sculture riportate su piano bidimensionale. TONDO DONI, Firenze, 1507, Firenze uffizi Nome; commissionato da Agnolo Doni per la nascita della primogenita. Raffigura la Sacra Famiglia in una posa eccentrica e innaturale. •vergine a terra inginocchiata che si volta, mostrando la muscolatura, a prendere Gesù che viene passato dal marito Giuseppe. • a destra, san giovannino divertito assiste alla scena • predilezione per la purezza della figura umana = già visto in signorelli (= Madonna con bambino e nudi sullo sfondo). •la posa della Vergine sembra omaggiare due opere viste a Roma = il Laocoonte e l’Apollo del Belvedere •preannuncia lo stile che ritroveremo nella sistina –> colori acidi+ paesaggio spoglio + figure protagoniste+ carico di energia Altro tondo che troviamo è il TONDO PITTI, 1505, in marmo Museo del Bargello Firenze • vergine accovacciata (la posa somiglia al Tondo doni) entro le dimensioni del tondo che sembra esser troppo piccolo per lei e con la testa oltrepassa la cornice • volume ; Maria scolpita in alto rilievo con la testa quasi a tutto tondo ≠ Gesù volume minore + braccia quasi inesistenti RAFFAELLO, allievo di Perugino, nel mentre fa tesoro delle novità di Michelangelo e Leonardo e soggiornò anche a Firenze tra il 1504-08. Era protetto da Giovanna da Montefeltro, e per questo quando egli giunse a Firenze continuò a frequentarla. Quando morì Filippino Lippi nel 1504, Raffaello si confrontò con pittori della scuola della vecchia generazione (come Botticelli, Perugino) o anche piu giovani come Piero di Cosimo e Fra Bartolomeo, fino a quando non venne chiamato a Roma da Giulio II. Le riprese da Leonardo le notiamo in particolare nella MADONNA CON IL VANBINO E SAN GIOVANNINO (DX) In entrambe vediamo •la ripresa della figura piramidale, • il paesaggio montanaro e roccioso, • la resa sfumata delle figure, • la gestualità accentuata= moti dell’animo E MADONNA COL BAMBINO, I SANTI GIUSEPPE, ELISABETTA E GIOVANNINO (SX) Culmine della piramide è la testa di san Giuseppe, e Gesù con Giovannino accompagnati dalle rispettive madri RITRATTI DI AGNOLO DONI E MADDALENA STROZZI, 1506, Firenze, Uffizi Ritratti marito e moglie, i committenti del Tondo doni, rappresentati di 3/4 a mezza figura. • seduti su un balcone • sfondo la campagna toscana • dipinti sullo stile di Perugino ( Ritratto di Francesco delle Opere, da cui riprende i capelli vaporosi di Agnolo e • riprese fiamminghe= la rappresentazione di ¾ su sfondo paesaggistico • Maddalena strozzi rappresentata con un’ampia scollatura ingioiellata+ mano destra poggiata sulla sx = OMAGGIO ALLA GIOCONDA RAFFAELLO E FRA BARTOLOMEO; fra Bartolomeo nel 500 si fece frate domenicano, abbandonando la pittura nel 1504 = anno in cui ottiene l’incarico per L’APPARIZIONE DELLA VERGINE A SAN BERNARDO •espressa la devozione attraverso la composizione bilanciata • colore denso e ricercato •squarci sereni di paesaggi DEPOSIZIONE Baglioni, 1507 Galleria Borghese a Roma •Commissionata da Atalanta Baglioni in memoria del figlio Grifonetto ucciso nel 1500 per vendetta a Perugia, sotto gli occhi della madre. La morte dovuta a una faida tra la famiglia Baglioni. Il dipinto allude alla vicenda, sembra un trasporto del cristo al sepolcro. Sotto a dx la vergine in lutto che sviene tra le braccia delle donne ; una di questa a terra si volta a sorreggerla (= riprende la torsione della Vergine nel Tondo Doni) •azione drammatica = corpo di Cristo sorretto dal giovane dietro. • il braccio destro di cristo che pende è una formula iconografica della morte che l’artista adopera nel corso della sua carriera artistica. Perugino nella Deposizione adottava porre Cristo sul suolo, e la svolta drammatica del braccio viene chiamato “il braccio della morte” per la sua allusione. --> tanto che lo rivediamo ripreso più avanti in Caravaggio con la Deposizione, in David con La morte di Marat. CAPITOLO 29 LA NATURA DI VENEZIA: GIORGIONE E LA GIOVENTU’ DI TIZIANO E LOTTO 1) Venezia agli inizi del secolo: Dṻrer e Giovanni Bellini Venezia vista da Vittore Carpaccio All’interno del Palazzo Ducale di Venezia si conserva una tela raffigurante il leone di San Marco, simbolo dell’evangelista, dipinta da Vittore Carpaccio nel 1516. L’animale si staglia per metà sulla riva e per metà sull’acqua della laguna, volendo sottolineare il potere della Serenissima sia sulla terra veneta che sull’Adriatico. Sul fondo notiamo una veduta di Venezia e della laguna solcata da velieri. Una pala veneziana di Albrecht Dṻrer Festa del Rosario (1506), pala per la chiesa di San Bartolomeo in Rialto (oggi a Praga). Commissionata ad Albrecht da Jacob Fugger (mercante e banchiere tedesco) per l’altare della chiesa officiato dalla comunità nordica, che si riuniva in una confraternita dedicata al Rosario. Sullo sfondo vediamo un paesaggio alpino e in primo piano una scena colorata e festosa con l’incoronazione dei fedeli da parte della Madonna e il Bambino che incoronano rispettivamente il papa e l’imperatore e San Domenico con alcuni angeli che fanno lo stesso con gli altri personaggi, tra i quali anche il pittore in alto a destra che si ritrae con una lunga capigliatura rossa e un foglio, sul quale c’è scritta la data di esecuzione. Angioletto musicante in bassorende onore a Bellini Giovanni Bellini sempre protagonista Ritratto del doge Leonardo Loredan (1501-02) oggi alla NG di Londra. Ritratto alla maniera di Antonello da Messina, affacciato ad un davanzale che riporta la firma del pittore. Il doge è raffigurato di ¾, il volto, la veste e il copricapo dogale sono ritratti con una precisione geometrica. La figura risalta su di uno sfondo azzurro. Bellini muta ancora: la pala di San Zaccaria Pala eseguita nel 1505 per la chiesa di San Zaccaria, dove ricorre un modello di sacra conversazione simile alla pala di San Giobbe. La Madonna e il Bambino sono seduti su di un trono sopraelevato di fronte ad un’abside all’antica decorata da un mosaico. Novità  pavimento prospettico a scacchi rossi; abside che non appartiene ad un edificio sacro ma ad un loggiato aperto ai lati sul paesaggio; le figure non appaiono più spavalde e smaltate (doge) ma ad esempio Pietro e Girolamo ai lati appaiono sotto un carattere assorto e ombroso, resi da un denso sfumato. Novità date dal fatto che l’artista aveva fatto tesoro degli insegnamenti di Leonardo, passato a Venezia nel 1500, e di Giorgione, giocando tutto su una vivace naturalità, dove il tutto è reso con luce sfumata. Questa nuova maniera si riflette anche in pale destinate alla devozione privata, tra le quali analizziamo la Madonna col Bambino (1510) in posa dinnanzi al fondale di una campagna veneta. La composizione è costruita tramite accorti accostamenti di colore, secondo i principi del tonalismo. Ora si trova alla Pinacoteca di Brera ed è intrisa di caratteri giorgioneschi nelle figure e nel clima del paesaggio colmo di dettagli, fra i quali vediamo a sinistra un’ara antica, sopra alla quale si appoggia un gattino e che reca la scritta “Ioannes Bellinus MDX). 3) L’affermazione di Tiziano Tiziano allievo di Giorgione Tiziano Vacellio nacque intorno al 1488-90 a Pieve di Cadore, nei confini della Serenissima. Intraprese la carriera da pittore legandosi a Giorgione, infatti è attestato un intervento nella Venere di Dresda di Giorgione, in cui Tiziano avrebbe dipinto il panno, il cuscino e avrebbe completato il paesaggio, aggiungendovi la figura di Cupido che gioca con un uccello e una freccia alla destra della dea (non più visibile poiché danneggiato e nascosto da antichi restauri). Il tema campagnolo della Venere torna quasi identico nel Noli me Tangere (1511) ora alla NG di Londra, dipinto dopo la morte di Giorgione, dove ritrae il Cristo risorto apparso alla Maddalena per confortarla, tuttavia non lasciandosi toccare da lei. Le due figure sono immerse nella natura e nel colore e qui vediamo che Tiziano ha assimilato completamente il linguaggio di Giorgione mettendo in scena un episodio sacro con i colori del naturale. Vediamo un altro esempio dell’eredità giorgionesca nella pittura di Tiziano nel ritratto di Girolamo Barbarigo (1510) ora alla NG di Londra, in cui effigia il patrizio veneziano di profilo, con la testa appena voltata verso di noi, affacciato ad un davanzale in cui sono incise le sue iniziali “T.V.”, interessante perché se Tiziano non le avesse incise, l’opera sarebbe attribuibile a Giorgione. A Padova nella Scuola del Santo Nel 1511, Tiziano è attestato a Padova per sfuggire alla peste che uccise anche il suo maestro, e affrescò nella scuola del santo le Storie di Sant’Antonio da Padova: • All’interno del fornice centrale → cardinale defunto reclinato sul fianco con la testa poggiata sul braccio, cosi che lo spettatore potesse vedere meglio il defunto. •Nicchie laterali → due statue ; giustizia + prudenza che somigliano a due divinità pagane 14 giugno 1506 grande scoperta archeologica = gruppo del LAOCOONTE → grande fama nel ritrovamento che portò molti artisti successivamente ad ispirarsi al gruppo scultoreo RAFFAELLO E LE STANZE VATICANE ORIGINE DEI MUSEI VATICANI Secondo le fonti Giulio II volle acquistare il Laocoonte per la sua collezione, e per questo incaricò Bramante di allestire “un cortile di statue” nel giardino del Belvedere, divenendo → il complesso del vaticano. Le pose e le impressioni che quei marmi suscitavano iniziarono ad essere modelli per pittori e scultori → abbiamo visto Michelangelo con il Tondo Doni, in cui ne rese omaggio RAFFAELLO E LA STANZA DELLA SEGNATURA Raffaello dopo l’esperienza fiorentina maturò molto dal punto di vista stilistico. 1507 Giulio II abbandonò i suoi appartamenti, perchè non voleva utilizzare l’appartamento di Alessandro IV con decorazioni paganeggianti → stabilendosi nel secondo piano facendolo ristrutturare da Bramante e decorate da una equipe di artisti; Perugino, Signorelli, Baldassarre Peruzzi, il Sodoma, Bramantino e Cesare da Sesto. Negli ultimi mesi RAFFAELLO giunse a Roma → coinvolto nell’impresa → dimostrò il suo genio e portò a licenziare gli altri maestri conquistandosi l’intera commissione. → affrescò le quattro sale dette “Stanze Vaticane” o “di Raffaello”. La decorazione continuò sotto Leone X portata a termine nel 1520. Ogni ambiente è ornata nella parte superiore da una lunetta affrescata. 1)STANZA DELLA SEGNATURA 1508-1511 temi; il Vero (inteso con significato teologico e di verità razionale) il Bene, il Bello (la poesia), il Il Giusto (Diritto) 2)STANZA DI ELIODORO 1511-1514 temi; episodi biblici e storici che dimostrano la protezione di Dio sulla chiesa 3) STANZA DELL’INCENDIO DEL BORGO 1514- 1517 temi; storie di due papi omonimi di Leone X 4)STANZA DI COSTANTINO 1517 Temi; vita del primo imperatore cristiano 1) PRIMA STANZA; LA STANZA DELLA SEGNATURA 1540 In origine doveva ospitare la biblioteca personale di Giulio II Le immagini alludono alle discipline che si studiavano nelle università fin dal medioevo e ai principali contenuti dei libri conservati. LA VOLTA; lavoro dall’alto → iniziata da SODOMA (Vercelli 1477- Siena 1549) modelli → Sodoma, Bramante, Pinturicchio e modelli ripresi dalla Domus Aurea + forme monumentali • Sodoma → ottagono rappresentante lo stemma del papa, spiritelli che si affacciano in scorcio dall’azzurro del cielo; omaggio all’oculo della Camera degli Sposi di Mantegna • Raffaello → dipinge il resto della volta. Ci sono 4 tondi in cui sono presenti figure allegoriche, accompagnate da putti alati, con iscrizioni latine. Rappresentano; 1) Teologia con un libro + iscrizione “conoscenza delle cose divine” 2) Giustizia con una spada e la bilancia 3) Filosofia su un trono all’antica + libro “conoscenza delle cause” 4) Poesia coronata d’alloro con libro “è ispirata da Dio”. Al di sotto vediamo la scena della DISPUTA DEL SACRAMENTO 1509, Stanza della Segnatura Scena divisa in due parti = scena celeste e scena terrena A) Registro inferiore; • perfezione del pavimento prospettico che indirizza verso l’altare centrale su cui è disposta l’ostia consacrata •intorno= pontefici, santi, ecclesiastici che esaltano il Sacramento • estrema sx= Bramante, calvo con il libro aperto che si volta verso il centro dove ci sono • i quattro padri della Chiesa che si affiancano all’altare→ a sx dell’altare Giulio II nelle vesti di papa Gregorio Magno con l’aureola e il libro aperto • a dx= 3 figure che discutono sul valore sacro dell’eucarestia tra cui Dante che si riconosce dalla corona d’alloro e davanti a Dante vediamo papa Della Rovere, Sisto IV •al di sopra dell’ostia una colomba B) Registro superiore; •al centro= la trinità → Cristo siede al centro + intorno un drappello di patriarchi, profeti e santi → la composizione a emiciclo richiama la soluzione adottata da Fra Bartolomeo nel “giudizio universale” per l’Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze. Stile; Si risente l’insegnamento del Perugino + il suo soggiorno fiorentino nella gestualità nel rigore prospettico ripresa da Leonardo. LA SCUOLA DI ATENE, 1510-11- Stanza della Segnatura TEMA; Esaltazione della verità razionale, attraverso i più celebri filosofi dell’antichità mentre discutono le rispettive teorie filosofiche. SPAZIO: •Rigore compositivo è maggiore rispetto alla Disputa, perchè l’episodio è ambientato all’interno di un edificio antico. → lo spazio infatti evoca i resti della basilica di Massenzio nei pressi del Foro Romano • le pareti fingono nicchie con un corredo statuario → le statue sono a soggetto pagano → sx = Apollo nudo con la cetra + dx= Minerva in armi con lo scudo ritratta Medusa COMPOSIZIONE; • al centro = 58 personaggi che dialogano, leggono o disputano → forte gestualità PERSONAGGI; al centro Aristotele e Platone che discutono. Platone, ritratto con la barba e la rada capigliatura, indica verso l’alto per indicare il mondo delle idee (ritratto di Leonardo) ≠ Aristotele indica con la mano piatta verso il basso la visione materiale delle cose. • a sx = Epicuro coronato in atto di scrivere •a dx= Bramante nei panni di Euclide che si china a misurare con il compasso • la scena si chiude con il volto di Raffaello (con un cappello nero e lo sguardo rivolto verso lo spettatore) e quello del Sodoma • in primo piano solitario, Eraclito= ritratto di Michelangelo → lo aggiunse dopo aver visto i lavori clandestinamente alla Cappella Sistia IL PARNASO,1511- Stanza della Segnatura È il monte della grecia consacrato ad Apollo con le 9 muse protettrici delle arti. Il pittore non potè usufruire dell’uso dell’intera parete perchè nella parte bassa è presente una finestra. • al centro = Apollo con in mano una lira da braccio, affiancato dalle Meduse. • ai lati= dall’alto verso il asso poeti antichi + moderni coronati di alloro → tra i quali si riconosce Saffo che regge una pergamena su cui viene iscritto il suo nome • alla sua destra Dante con Omero e Virgilio 2) LA STANZA DI ELIODORO Realizzata per le udienze pontificie. Il programma iconografico → ha una grande valenza politica, alludendo a ciò che stava accadendo in quel momento a Giulio II = Bologna era stata riconquistata e Luigi XII stava cercando di far deporre il pontefice. → quindi l’OB delle sale era un monito per i nemici della Chiesa. Il programma vuole ribadire l’appoggio divino alla chiesa attraverso alcuni episodi che giustifichino l’esistenza del ponteficato. LA CACCIATA DI ELIODORO DAL TEMPIO- 1511-12- Stanza di Eliodoro TEMA; Vicenda narrata nell’antico Testamento; Eliodoro era stato punito dopo aver cercato di rubare nel Tempio di Gerusalemme i beni destinati a vedove ed orfani. Scelta dell’episodio→ dovevano essere da monito per i nemici della chiesa, e ribadire il concetto che la chiesa aveva diritto a possedere le ricchezze materiali. Il messaggio che arriva è che la chiesa lotta in difesa dei deboli e contro l’avidità dei principi, giustificandone cosi i beni temporali COMPOSIZIONE; al centro = una navata coperta da cupole dorate in sequenza, il sacerdote Onia invoca l’aiuto divino davanti alla menorah ebraica dx; un guerriero a cavallo inviato dal cielo e angeli armati che si scagliano contro il ladro → accanto al ladro vediamo un dettaglio di impronta michelangiolesca = un vaso a terra pieno di ricchezze sx; accanto a vedove ed orfani Giulio II viene ritratto sul trono mobile. Notiamo un nuovo senso narrativo e drammatico della composizione LA MESSA DI BOLSENA 1512-13 – Stanza di Eliodoro TEMA; illustrata la messa di Bolsena del 1263 in cui si verificò il miracolo che diede origine ala vesta del Corpus Domini, culto promosso da Sisto IV e adorata da Giulio II. Episodio allude alla difesa dell’eresia. PERSONAGGI; dx= Giulio II inginocchiato davanti all’altare LA LIBERAZIONE DI SAN PIETRO DAL CARCERE- 1512-13 – Stanza di Eliodoro È la terza scena della stanza, che RAPPRESENTA l’apparizione di un angelo che salva Pietro. ALLUDE; alla liberazione dei territori della chiesa dalla minaccia francese nel 1512 Scena divisa in 3 momenti; al centro → un angelo sveglia san Pietro dormiente – a dx→ l’angelo e Pietro escono dalla cella - sx→ le guardie colte di sorpresa si accingono a inseguirli. AMBIENTAZIONE; notturna→ uno dei primi notturni della storia della pittura La luce→ deriva da varie fonti; soprannaturale (l’angelo), artificiale (la fiaccola tenuta dal soldato), naturale (la luna) + quella reale che proviene dalla finestra alla base della lunetta 3) STANZA DELL’INCENDIO DEL BORGO COMMISSIONE; Il 9 marzo 1513, ad un paio di settimane dalla morte di Giulio II venne eletto papa Giovanni de’Medici = LEONE X. Nelle stanze di Eliodoro veniva raffigurato come pacificatore. L’incendio è avvenuto nell’847 nei pressi del Vaticano e venne placato da Leone IV. → allude al ruolo politico di pacificatore di Leone x che aveva “spento” la guerra condotta dal suo predecessore in Francia. COMPOSIZIONE; Commissionata a Raffaello da AGOSTINO CHIGI che si fece costruire una villa suburbana da affrescare. Il progetto architettonico venne affidato a → BALDASSARE PERUZZI Gli affreschi → a RAFFAELLO All’interno troviamo LA SALA DI GALATEA 1511-12 •Venne affrescata da RAFFELLO (parte inferiore) + SEBASTIANO (dieci lunette soprastanti + Polifemo) + BALDASSARRE (soffitto) Raffaello ; riporta il tema del trionfo della ninfa del mare Galatea sul gigante su Polifemo. → tema dell’antico e d’amore. (Un giovane, di cui Galatea era innamorata, viene ucciso mentre era con la ninfa da Polifemo (che cercava di sedurla con il suono del suo flauto) anche lui innamorato di Galatea. Parte inferiore → A dx: Galatea appare su una conchiglia trainata da due delfini e con 3 amorini sopra di eli con le loro frecce. Le figure sono “ingrandite” come Michelangelo opera sulla volta della Sistina. A sx: Polifemo (dipinto da Sebastiano) attraverso un linguaggio veneziano per il colore e il paesaggio. lunette→ tema poesie mitologiche (qui Dedalo,Icaro e Giunone) soffitto→ racconta l’oroscopo di Agostino Chigi = personificazione di pianeti e costellazioni nei panni di divinità antiche. SALA DELLE PROSPETTIVE, 1516-18, Roma – BALDASSARRE PERUZZI A dominare è la pittura illusionistica, in cui le pareti fungono da nicchie con statue + loggiato aperto su un paesaggio romano. Why? Volute da Chigi per le notte di Francesca Ordeaschi. Il SODOMA dovette affrescare la CAMERA DA LETTO DI AGOSTINO CHIGI con il tema Storie di Alessandro Magno. Rappresenta una ricca Camera, Rossane siede seminuda sul letto e Alessandro si volta verso di lei. • 1515 a Raffaello viene commissionato il registro inferiore della Cappella sistina → richiesti 10 arazzi con Storie dei santi Pietro e Paolo. → Raffaello organizza una bottega con GIOVANNI ROMANI, PERIN DEL VAGA, POLIDORO DA CARAVAGGIO, GIOVANNI DA UDINE Decorazione delle logge; galleria di 13 campate, ornate ad affresco+ stucco + illustrate con Storie dell’Antico e Nuovo Testamento. Loggia Farnesina → racconta la storia di Amore e Psiche → da cui si ispirarono Correggio a Parma e Giulio Romano • CON LEONE X MICHELANGELO TORNA ALLA SCUTURA→ IN PITTURA RIMANGONO RAFFAELLO E SEBASTIANO DEL PIOMBO LA PIETA’- 1516, Sebastiano del Piombo •where? Chiesa san Francesco a Viterbo • what? Notturno con accostamenti di colori • riduzione delle figure = solo due + solidità michelangiolesca → ripresa dal suo cartone LA RESURREZIONE DI LAZZARO 1516-20- londra Nation Gallery •Per realizzare Lazzaro = Si basò per la rappresentazione su un disegno preparatorio di Michelangelo → è quasi completamente nudo mentre cerca di togliersi le bende. •Cristo lo indica per enfatizzare il miracolo, sotto lo sguardo delle sorelle. •paesaggio veneto con colori scuri + specchio d’acqua. LA TRASFIGURAZIONE, Raffaello 1518-20, Roma Città del Vaticano • scena divisa in due parti= 1) in alto Gesù con ai lati Elia e Mosè. A Terra gli apostoli Pietro Giovanni e Giacomo sbigottiti dalla sua manifestazione. 2) a terra un circolo di uomini indicano con drammatica tensione un uomo che sembra esser posseduto dal diavolo. •cromia contrastata CAPITOLO 31 AUREA PARMA: CORREGGIO E PARMIGIANINO 1) Correggio e la cultura raffaellesca La Madonna Sistina di Raffaello Parma centro artistico di alto livello nella prima metà del 500 1513 annessa allo Stato della Chiesa da Giulio II commissiona una pala per l’altare della chiesa di San Sisto Madonna Sistina (1513-14) ora a Dresda versione originale della pala d’altare:  Forza spirituale di un trittico medievale = al centro la madonna, più alta, con ai lati due santi  Fantasia cromatica nelle ali degli angioletti di Mantegna  Colore di Tiziano  Nuvole morbide di Correggio  Manierismo nei colori acidi e gesti artificiosi della Santa Barbara  Leggerezza del 700 francese La scena si manifesta con un certo phatos cinematografico, in quanto qualcuno ha appena spostato la tenda verde per aprire allo spettatore la scena che si sta manifestando: il muro della chiesa, dunque si apre e ci vengono incontro Maria e il Bambino scendendo lungo un raggio di sole. Sisto ci indica e parla a Maria e notiamo che il tutto è reso a far si che ci paia di stare tutti nello stesso spazio. In Maria c’è la dolcezza infinita della mano di Raffaello, che perse la sua mamma da bambino e lungo la sua vita da pittore ne inseguì la tenerezza nei volti di ogni Madonna. Gesù è un bambino vero, un po' a disagio perché non ci conosce e ci guarda sperduto. Correggio e la camera di San Paolo (1519) Antonio Allegri, detto il Correggio dalla sua città natale, cominciò ad emergere nel primo decennio del 500 in Emilia. Nella Camera della Badessa nel convento benedettino di San Paolo a Parma, per la badessa Giovanna da Piacenza, notiamo le caratteristiche dell’artista: Notiamo che l’immagine della Diana sulla cappa del camino e il pergolato naturalistico della volta (Pala della Vittoria di Mantegna) sono presenti degli ovali, in ognuno dei quali sono dipinti una coppia di putti che giocano. Nella camera sono evidenti gli studi di Correggio sul Raffaello della Madonna Sistina (putti) e inoltre sappiamo che prima di realizzare la camera fece un viaggio a Roma dove studiò anche li i cantieri di Raffaello, tra le quali la Loggia di Psiche nella Villa Farnesina: Si nota dunque, che Correggio riprende il tema mitologico e archeologico della loggia per la sua camera, infatti nelle lunette di quest’ultima vediamo che sono dipinte all’interno delle finte statue: Tre Grazie rinuncia alla perfezione anatomica della statuaria classica, preferendo forme ingrandite e ridondanti. 2) Due cupole a Parma La cupola di San Giovanni Evangelista (1520-24) Prima opera pubblica di Correggio a Parma, commissionata dall’abate Girolamo Spinola per la chiesa benedettina. Riprese da Mantegna l’oculo prospettico che sfonda il soffitto, in uno spazio più vasto nella cupola, dove sono state dipinte le architetture, con lo spazio di un cielo luminoso e la tridimensionalità, resi solo attraverso le figure. Al centro abbiamo Cristo dipinto in uno scorcio difficilissimo che fluttua nel cielo dorato, mentre sotto di lui in un cerchio di nubi, gli apostoli assistono all’avvenimento = PARUSIA (visione del secondo avvento di Cristo sulla terra, che ebbe l’Evangelista nell’isola greca di Patmos.) Corpi possenti e pose articolare studio della Cappella Sistina ≠ ammorbidendo le forme attraverso lo sfumato La cupola del Duomo (1524-30) Cupola di San Giovanni Evangelista ≠ Cupola del Duomo di Parma  libertà compositiva; assenza di architetture; numero infinito di figure in movimento. Qui la protagonista è la Vergine che sta per essere assunta al cielo mentre allarga le braccia verso il figlio che risalta di sottinsù in un empireo dorato. Il suo moto ascendente è sottolineato dalla vorticosa successione di nubi e di figure, moto che rende inoltre la sterminata moltitudine delle anime accolte in cielo per merito della Redenzione. In quest’opera Correggio segue la propria immaginazione, senza piegarsi a nessuna regola e pare che non sia piaciuto ai committenti all’epoca, ma trovò come suo convinto sostenitore Tiziano. 3) Effetti di luce: il Giorno e la Notte Il Giorno (1528) Pala per l’altare di Ottaviano Bergonzi nella chiesa di Sant’Antonio a Parma. È una Madonna col Bambino e i Santi Girolamo e Maria Maddalena (detta “Giorno” per gli effetti di luce resi nell’ambientazione diurna).  Tenera sensualità della Maddalena e degli angeli;  Instabile solidità del vecchio Girolamo di spalle  Sentimento intimo in tutta l’opera La composizione è organizzata intorno a un atto di lettura, in quanto l’angelo sfoglia sorridendo, a beneficio della Vergine, del Bambino e della Maddalena che si sporge a guardare la Vulgata (Bibbia tradotta in latino da Girolamo). Girolamo stringe il rotolo del testo in ebraico originale dettaglio antiquario La Notte (1522-30) Adorazione dei Pastori (detta “Notte” per lo stesso principio del Giorno), commissionata da Alberto Pratonieri per la sua cappella nella chiesa di San Prospero a Reggio Emilia. Le figure sono disposte in diagonale che emergono dall’oscurità grazie alla luce intensa emanata dal Bambino  unica fonte di luce dell’opera soluzione che ebbe grande fortuna nel 600 con Caravaggio e seguaci. 4) Amori pagani e sensuali Giove e Io (1531-32) Una delle opere dal gruppo di Amori di Giove che Correggio dipinse per il duca di Mantova Federico Gonzaga, con i soggetti pagani delle Metamorfosi di Ovidio. In quest’opera Correggio punta sull’aspetto erotico e carnale dell’episodio, ritrae la giovane Io, figlia del re di Argo, ben in carne, nuda e provocante, mentre si abbandona al desiderio di Giove che, sotto forma di nube per non farsi scoprire da Giunone, la bacia e la abbraccia. Ratto di Ganimede (1531-32) Opera modello dell’amore omosessuale tra un adulto e un adolescente, comune nell’antica Grecia, momento di formazione tra maestro e allievo. Correggio illustra il momento del rapimento di Ganimede da parte di Giove sottoforma di un’aquila nera, il giovane è rappresentato seminudo e attaccato a Giove che lo sta trasportando per portarselo all’Olimpo, con in basso il suo cane che abbaia invano. 5) La fantasia di Parmigianino RAFFAELLO: grazia dei volti femminili La Visitazione di Pontormo (1514-16) Jacopo Carrucci (Pontormo  Pontorme = città natale), prosegue le storie mariane e affrescò la Visitazione. La scena si svolge su un severo palcoscenico di un emiciclo, preceduto da alcuni scalini; al centro Elisabetta si inginocchia di fronte a Maria e intorno a loro assistono un gruppo di persone resi da una pittura morbida e sfumata. Morbidezza  studi su Leonardo Tono cromatico abbassato, giocato sull’arancio e sul rosso  pittura romana di Michelangelo (es donna seduta sulle scale = Madonne del Tondo Doni e Pitti) Pittura michelangiolesca rivista sotto un tono più malinconico e pensieroso  caratteristica di Pontormo, che inizia a rompere i ponti con i grandi modelli fiorentini di primo 500 attraverso una personale vena caratteriale Assunzione di Rosso Fiorentino (1513-14) Con Giovanni Battista di Jacopo (Rosso Fiorentino  colore dei capelli) la rottura con la tradizione appare più evidente, in quanto con la sua Assunzione realizzata con modalità insolite per l’epoca, addirittura i frati dell’Annunziata chiesero al suo maestro di ridipingerla. L’episodio ci appare reso con grande rigore, non ci sono architetture, ornati o paesaggi, in basso gli apostoli che osservano la Vergine assunta in cielo accompagnata da bagliori luminosi e angioletti in scorci arditi  Michelangelo. Ragioni dell’insuccesso:  Misura dell’insieme stravolta dalla macchia verde del mantello che esce addirittura fuori dalla cornice  Manca il sarcofago  Gli apostoli appaiono troppo carichi di vesti  Teste troppo eloquenti nel loro voltarsi verso l’alto  San Girolamo a sinistra è raffigurato con un ghigno quasi diabolico, poco consono alla devozione 2) Tre pale d’altare La Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto (1517) Pala per l’altare maggiore per la chiesa del convento francescano femminile di Francesco de’ Macci, ora agli Uffizi. La Vergine col figlio si erge al centro su un piedistallo ottagonale, agli angoli del quale sono scolpite le arpie. Composizione  ben equilibrata grazie all’alternanza tra luce e ombra; le figure solide si dispongono davanti a una parete neutra; schema piramidale, al cui vertice c’è la Vergine; Sinistra San Francesco, reso in maniera impeccabile dalle pieghe del panneggio all’eleganza dei piedi che sporgono Destra giovane San Giovanni in atto di scrivere il Vangelo. Inquietudine ancheggiante Bambino; pose contorte degli angioletti ai piedi della Vergine La pala di San Michele Visdomini di Pontormo (1518) Pala commissionata dal gonfaloniere Francesco Pucci per il suo altare nella chiesa di San Michele Visdomini. L’ordine appena visto nella Madonna delle Arpie si sgretola tanto nei colori quanto nei gesti e nella composizione. Negli angoli superiori sono presenti due angioletti che aprono un tendaggio a mostrare Maria che siede dentro una nicchia e circondata da un’animatissima sacra conversazione, nella quale notiamo che ad esempio il bambino è raffigurato sulle ginocchia di San Giuseppe (condividendone l’inclinazione del viso) in una posizione piuttosto irreale. San Giovanni Evangelista siede in cerca di ispirazione in primo piano. San Francesco è raffigurato a destra ai piedi della vergine, mentre strige le mani in segno di preghiera, interposto fra il piccolo Battista sotto di lui e a San Giacomo dietro, in atto di proteggergli le spalle. Rosso Fiorentino e lo Spedalingo di Santa Maria Nuova (1518-19) Pala commissionata dal rettore dell’ospedale di Santa Maria Nuova, Leonardo Buonafede, per la Chiesa di Ognissanti. Raffigura una sacra conversazione dall’impostazione tradizionale Madonna con Bambino in trono al centro affiancata da 4 santi in piedi.  Colori vivaci  Spazio compresso  Attori stravaganti e spigolosi con mani che sembrano artigli e sguardi attoniti Con il fatto che il San Girolamo è reso in un aspetto quasi demoniaco, la pala non fu ritenuta consona per la frequentazione della chiesa di Ognissanti, così finì nella chiesa di Santo Stefano a Grezzano, nel Mugello. Cambiamento di sede mutamento di alcuni soggetti: i due santi al fianco di Maria dovevano essere Benedetto e Leonardo = patrono dell’ordine e il suo omonimo. Al loro posto andarono Antonio Abate e Stefano = il protettore degli animali e il patrono della chiesa di Grezzano 3) Rosso Fiorentino a Volterra: Deposizione (1521) Pala per la Cappella della Croce di Giorno, commissionata dal signore di Piombino Jacopo V Appiani. L’edificio fu affrescato agli inizi del 400 da Cenni di Francesco con un ciclo di Storie della Croce, perciò per stare in mezzo a questi affreschi la confraternita volle un’immagine della Deposizione dalla Croce, ora alla Pinacoteca di Volt.  Pala centinata dall’intonazione cupa  Croce solida e geometrica piantata su un paesaggio desolato  Cielo azzurro sul quale risaltano i personaggi I personaggi che calano il corpo di cristo dalla croce arrampicandosi sulla scala, sono resi con espressioni tragiche ed esasperate, mentre in basso esplode il dolore  dalla contorsione di Giovanni al raccoglimento delle donne che si stringono intorno a Maria, verso la quale si abbraccia alle sue gambe la Maddalena inginocchiata. Rosso punta tutto sulla figura umana rinunciando ai muscoli e al plasticismo dei corpi. I volumi non sono mai torniti ma tendono sempre a un’accentuata geometrizzazione, tanto nei corpi quanto nelle vesti. Il centro artistico periferico porta Rosso ad esprimersi in un’improntata e inconsueta libertà di sperimentazione compositiva e stilistica  ne trarrà spunto Daniele da Volterra nella sua Deposizione di Trinità dei Monti a Roma. Tuttavia, solo nel 900 si riuscì a valorizzare a pieno le potenzialità del dipinto, tanto che sia Gabriele d’Annunzio che Pier Paolo Pasolini ne trarranno spunto. 4) Michelangelo e Leone X: San Lorenzo e la Sagrestia Nuova Un mausoleo mediceo: la Sagrestia Nuova Dal 1520, Michelangelo fu impegnato a San Lorenzo per una commissione da papa Leone X, che prevedeva la costruzione di un nuovo mausoleo mediceo all’interno della chiesa, in cui collocare le tombe dei due Magnifici, suo padre Lorenzo e suo zio Giuliano, lavorandoci fino al 1534. La sagrestia sorse su una pianta quadrata, chiusa in alto da una cupola, volendo omaggiare all’architettura brunelleschiana, nel contrasto tra le superfici bianche e il grigio delle modanature in pietra. Altra volontà di Michelangelo, è che nelle strutture delle tombe, nell’articolazione architettonica, di superare la devozione per gli ordini antichi. Le tombe di Giuliano e Lorenzo (1520-34) L’arredo marmoreo della Sagrestia si compone:  altare nella scarsella,  tombe gemelle di Giuliano e Lorenzo nelle pareti laterali  gruppo scultoreo della Madonna col Bambino affiancata ai santi Cosma e Damiano nella restante parete Michelangelo qui rompe la tradizione in questo ambito scultoreo, costruendo massicce strutture per profondità e altezza riprendendo il tema architettonico della facciata di San Lorenzo ognuna è tripartita e divisa in due registri: In altotre nicchie in forma di finestre, due delle quali vuole, quella centrale occupata dalla statua del defunto seduto. In basso  sarcofago con il coperchio contraddistinto da due volute, sulle quali sono adagiate una figura maschile e una femminile, in allusione “al tempo che consuma tutto” e conduce alla morte. Giuliano  personificazioni della Notte e del Giorno,  Sentimento malinconico che pervade le figure Lorenzo  personificazioni dell’Aurora e del Crepuscolo  possenti, muscolose e atteggiate in pose difficili Le altre statue e le vicende del cantiere Michelangelo non portò mai a compimento la decorazione scultorea della Sagrestia, in quanto i lavori si interruppero dal 1527-31 per il Sacco di Roma del 27 e l’assedio di Firenze (1529-30). Il cantiere riprese fino al 1534, anno in cui Michy decise di abbandonare Firenze, motivo per la quale alcune statue rimangono incompiute:  Giorno  Crepuscolo  Madonna con Bambino  raffigurata seduta con la gamba destra addosso alla sinistra, con le ginocchia incrociate e il Bambino a cavallo delle gambe della madre mentre chiede il latte. Complicatissima torsione  emblema dell’artificio della maniera Gruppo scultoreo pensato per stare al centro del monumento di Lorenzo e Giuliano, oggi la vediamo su di un semplice basamento, davanti alla parete neutra e in mezzo alle statue dei santi Cosma e Damiano, scolpiti da Giovanni Angelo Montorsoli e Raffaello da Montelupo. CAPITOLO 35 L’ETA’ DI CLEMENTE VII E IL SACCO DI ROMA 1) Gli eredi di Raffaello e la Roma di Clemente VII - JACOPO A VENEZIA; per sfuggire dal Sacco si spostò a Venezia nel 1527 e fece amicizia con Tiziano e Aretino si occupò di ARCHITETTURA; 1) Palazzo della Zecca 2) La libreria Marciana + SCULTURA con il loggiato del campanile di San Marco 1537-49 → oggi ricostruzione (crollato nel 1912), troviamo una ciclo di statue bronzee. A dominare è il tema dell’antico con l’APOLLO = stile di continuità con il Bacco fiorentino, e con le due statue alla sommità dello scalone MARTE e NETTUNO =con significato politico per la Repubblica di Venezia come lo aveva il David di Michelangelo per la Repubblica fiorentina. GIULIO ROMANO nella MANTOVA DEI GONZAGA; - GIULIO ROMANO A ROMA; Per evitare il sacco Romano si sposta a Mantova dai Gonzaga, dove Federico, figlio di Isabella era appena diventato marchese. Federico, con la passione per l’arte, si fece ritrarre da Tiziano nel 1529 DUE AMANTI 1524, Giulio Romano, Madrid- M. del Prado Disegni per 16 incisioni erotiche, che mostravano i modi di accoppiamento tra uomo e donna censurati nella Roma di Clemente VII, ma Romano riuscì a salvarsi da possibili ripercussioni trasferendosi a Mantova. - Giulio arrivò a Mantova insieme a BALDASSARRE DA CASTIGLIONE, di cui abbiamo un ritratto → RITRATTO DI BALDASSARRE,1514-15 Raffaello, Parigi- louvre - GIULIO E PALAZZO TE •Giulio Romano nel 1526 ricevette in dono una casa a Mantova dove fece arrivare la sua collezione da Roma di antichità, avviando il suo progetto a PALAZZO TE. Romani si occupò → del progetto architettonico + direzione del cantiere + affresco interni. •In uno degli ambienti = STORIE DI AMORE E PSICHE; 1) nel BANCHETTO NUZIALE DI AMORE E PSICHE, 1527-28 sembra riecheggiare l’affresco di Raffaello 1518-19(a dx) con omonimo titolo sulla volta Farnesina. In romano → vediamo maggiore senso di movimento + accesa cromia + cornice iscrizione in latino che allude alla funzione del palazzo 2) LA CADUTA DEI GIGANTI, 1532-34 Giulio Romano •Ispirato alle Metamorfosi di Ovidio viene rappresentata→ la caduta e sconfitta dei Giganti mentre cercano di salire sul monte Olimpo → scena che allude alla vittoria dell’imperatore vs nemici • originalità nella resa; figure enormi + assenza di uno spazio prospettico + superare le regole compositive → smussamento delle pareti + la pittura sembra non avere un inizio o una fine, ma continua su tutta la parete compreso il soffitto PERIN DEL VAGA; Giulio Romano ≠ LA CADUTA DEI GIGANTI, 1530-32 Perin del Vaga Costruzione ordinata; in alto le divinità dell’Olimpo stile raffaellesco con colori brillanti che gesticolano intorno a Giove che scaglia la folgore. Sotto i giganti a terra sconfitti - Perin del Vaga visse la vicenda del sacco e nel 1528 si trasferì a GENOVA sotto papa Paolo III POLIDORO DA CARAVAGGIO; - Inizi anni 20 = allievo di Raffaello nell’Urbe, si specializza nella pittura di facciate all’antica. → caratteristica erano i dipinti in chiaroscuro sui prospetti dei palazzi - Polidoro dopo aver abbandonato Roma, e in seguito il Meridione Spagnolo, si sposta a NAPOLI nel 1524 fino alla sua morte. LA SALITA AL CALVARIO, Napoli, Museo di Capodimonte, 1534, Polidoro (dx) • Pala caratterizzata da un nuovo linguaggio → accentuata espressività nei personaggi + esuberanza della natura • La vergine è svenuta tra le braccia delle donne, Giovanni prega a mani giunte, Maria Maddalena è inginocchiata e si addolora in primo piano. Sopra la Maddalena è santa Veronica, con il velo tra le mani su cui è impresso il volto di Gesuà • in secondo piano =un gruppo di uomini che si arrampica ad un albero per vedere meglio • sfondo = architetture romane che riportano all’esperienza romana → La pala di Polidoro è la risposta al dipinto di Raffaello del 1517 (sx) = interpretata però in maniera personale JACOPO PONTORMO (il fattone); DEPOSIZIONE, 1526-28, Firenze-Cappella Capponi •Tavola curiosa , why? → 1- è una variante alla composizione classica piramidale, 2- non c’è un fondale architettonico, 3- 11 figure annodate tra loro • la volumetria delle figure è ripresa da Michelangelo, ma sembrano gonfie d’aria anzichè di muscoli + i volti sono allucinati •colore = tonalità rare e accese (“sembra che abbia lavorato sotto effetto di LSD”cit) - Jacopo aveva una personalità esuberante e malinconica, questo spiegherebbe il linguaggio tanto esuberante + pauroso della morte LA VISITAZIONE, 1528-30, Chiesa dei Santi Michele e Francesco, Pontormo Stesso soggetto dell’ANNUNZIATA, reso in modo completamente diverso → no orpelli decorativi • quattro donne occupano l’intera superficie → pose contorte + sguardi straniati+ vesti gonfie+ e colorate • rappresentate Maria e la cugina Elisabetta più anziana in primo piano mentre si guardano • e di nuovo rappresentate sullo sfondo mentre guardano lo spettatore DOMENICO BECCAFUMI SAN MICHELE E GLI ANGELI RIBELLI – DUE VERSIONI (sx) PRIMA VERSIONE→ 1524, Siena- Pinacoteca Nazionale • Per la chiesa dei Carmelitani a Siena – due versioni • Tema; allude alla capacità della Chiesa cattolica di difendersi dalla Riforma luterana • non era per niente ortodossa – why? → l’arcangelo guerriero si ergeva in alto, sotto la gran confusione di figure, che lotta tra gli angeli i ribelli sconfitti • predilezione per il nudo michelangiolesco, reinterpretato •lasciò il dipinto incompleto perchè non piaceva alla committenza (dx) SECONDA VERSIONE → 1528, Siena-Chiesa di San Niccolò al Carmine •composizione più ordinata→ Dio padre in lato + San Michele al centro che alza la spada per sconfiggere Lucifero •Effetti luministici nella luce e nel colore CICLO REPUBBLICANO DEL CONCISTORO 1529 commissione per il ciclo di affreschi per la volta di una sala di Palazzo Pubblico detta Concistoro ob del ciclo → manifesto di valori repubblicani tra gli affreschi vediamo; 1)VOLTA ALL’ANTICA CON IMMAGINI DI VIRTU’, EROI E SOTRIE ANTICHE, 1529-36 • Al centro le figure allegoriche della Giustizia, Amor per la Patria, e della Concordia = valori civili essenziali di una Repubblica. • Al di sotto tramite il rigore prospettico + colore e movimento rappresenta una serie di eroi e storie antiche 2)SACRIFICIO DEL RE CODRO, 1529-36 Codro è l’ultimo re di Atene; la sua città è in guerra vs Sparta e l’oracolo di Delfi ha profetizzato che gli Ateniesi vinceranno se il loro re (Codro) sarà ucciso. La notizia è resa pubblica e il re, Codro incredulo, si leva gli abiti da militare e veste quelli di un vecchio per provocare alcuni Spartani che lo uccidono. •al centro Codro con abiti regali • sullo sfondo a destra scena di Codro ucciso dagli spartani ob→ vuole dimostrare come la storia dell’antichità classica sia attuale nella politica odierna. PARMIGIANINO, L’ALCHIMISTA Anche Parmigianino si trova a scappare per il via del Sacco di Roma→ qualche anno a Bologna e poi a PARMA definitivamente nel 1531. - 1531→ commissione per la decorazione della chiesa di Santa Maria della Steccata che non porta a conclusione per via della sua passione verso l’alchimia, con cui pensava di arricchirsi. Ma abbiamo qualche resto nel SOTTARCO→ un assetto architettonico su cui vediamo alle basi due coppie di nicchie con figure monocrome di personaggi biblici+ figure femminili danzanti con vasi sulla testa LA MADONNA DAL COLLO LUNGO,1534-39, Firenze- Uffizi, Parmigianino •linguaggio aristocratico - astratto – pieno di grazia → allunga parti del corpo •es. allunga il collo della Vergine in trono + la gamba dell’angelo a sx che tiene il vaso su cui è riflessa la croce + il corpo del bambino addormentato •opera incompleta ROSSO FIORENTINO (scapoccia e si riacchiappa in francia) Scappa dal Sacco di Roma → prima a Perugia, poi a San Sepolcro COMPIANTO SUL CRISTO MORTO 1527-28, Rosso Fiorentino •commissionato dal vescovo Tornabuoni, una pala per la Compagnia di Santa Croce, conservata nella pinacoteca di San Lorenzo. • NB = qui il Rosso diventa demoniaco → why? Incubi degli anni giovani post sacco di Roma Il maestro non finì mai l’impresa poiché scoprì un’imperfezione nel marmo, infuriato prese a martellate la scultura, successivamente nel 1561 fu acquistata da Francesco Bandini e Tiberio Calcagni che la restaurò. la Pietà Rondanini (1552-64) Nuova scultura, dal nome proveniente dal palazzo romani in cui è stata conservata. Anche qui il corpo nudo del Cristo scivola e cade morto fra le braccia della Madre, ma in questo caso Michelangelo a un certo punto decise di stravolgere la scultura, dandole una nuova forma. Della vecchia rimane solo un isolato pezzo di braccio e le gambe del Gesù, la quale figura è ricavata dal blocco di Maria: testa  spalla destra di lei; braccia  fianchi e parte delle gambe. Nuovo braccio sinistro di Maria  spalla sinistra e da parte del petto del Cristo originario. Scivolamento + intima fusione tra le figure 5) Michelangelo architetto: il Campidoglio e la cupola di San Pietro Piazza del Campidoglio Paolo III gli affidò gli incarichi di architetto dal 1535, con l’intervento di riqualificazione del Campidoglio. Sede municipale di Roma all’interno del Palazzo Senatorio costruito nel XII secolo. la grande piazza progettata da Michelangelo sarà però portata a compimento solo dopo la morte del maestro, seguendo i suoi disegni. Lavorò al rinnovo del Palazzo Senatorio e il Palazzo dei Conservatori, nel compiere la piazza invece scelse di usare una pianta trapezoidale, per dare l’illusione di uno spazio più grande, motivo per cui le facciate dei due edifici laterali sono oblique. La piazza fu pavimentata con un motivo geometrico solo nel 1949, su disegni di Michelangelo, piazza che accoglie al centro la statua di Marco Aurelio, posta su un piedistallo disegnato dal maestro. La cupola di San Pietro Dal 1547 erano stati innalzati solo i piloni del transetto che avrebbero dovuto sostenere la cupola pensata da Bramante, dal suo tempo a Michelangelo si era ipotizzato solo sulle soluzioni della pianta della basilica, che Raffaello avrebbe voluto longitudinale, invece Michelangelo pensò ad una pianta centrale immaginando già la grande cupola a sesto rialzato (come quella di Brunelleschi). La cupola fu completata alla fine del 500 sotto la direzione di Giacomo della Porta e Domenico Fontana, mentre Michelangelo riuscì a realizzare solo il tamburo caratterizzato da un gigante ordine di colonne accoppiate, alternate da finestroni coronati da timpani arcuati e triangolati. 6) Tiziano a Roma La Danae per Alessandro Farnese (1544-46) Fu il cardinale Alessandro ad invitare l’artista in città, e per lui Tiziano realizzò la Danae oggi custodita al museo di Capodimonte ed è una prima versione di un soggetto mitologico ed al contempo erotico  figlia del re di Argo posseduta da Giove sotto forma di una pioggia dorata. Qui la nudità femminile assume forme ridondanti  aggiornamento sulle novità di Michelangelo Colore luminoso tipico della pittura veneziana. Commentata sia da Michelangelo che da Vasari condividendo il fatto che i pittori centroitaliani sono più retrogradi rispetto alla pittura veneziana. Un ritratto di famiglia (1546) Presso la corte pontificia di Paolo III, Tiziano si ritrovò a ritrarre il pontefice nel Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, ora a Capodimonte, nel quale raffigura il papa chinato e ingobbito dalla vecchiaia, davanti ad uno scrittoio mentre si volta a guardare Ottavio che accenna ad un inchino verso di lui, il cardinale Alessandro è alle sue spalle e ci guarda.  Estremo verismo  Colori accesi giocati sulle tonalità del rosso  atmosfera cupa CAPITOLO 38 TIZIANO SECONDA FASE DELLA SUA VITA; PALA DI PESARO, Tiziano 1519-26, Venezia-Chiesa dei Frari Pala dell’altare di famiglia commissionata il 24 aprile 1519 da Jacopo Pesaro a Tiziano • Immagine costruita in diagonale , come ? •Madonna + Bambino siedono in alto sul podio di ¾ • sotto i Santi Francesco e Antonio da Padova •sulle scale = San Pietro di profilo che distoglie lo sguardo dalla lettura e si gira verso una figura con il turbante, prigioniero turco = allude ai turchi sconfitti per mano di Jacopo combattente. • il soldato che tiene il turco ha in mano una bandiera con un doppio stemma •di fronte a Jacopo ritratto dettagliato dei suoi familiari LA MADONNA DEL CONIGLIO, 1530, Parigi- Louvre • Riprende gli insegnamenti di Giorgione ponendoli in chiave diversa → ambientazione agreste • vergine siede su un prato mentre accarezza un coniglio con la mano destra e prende il figlio dalle mani di Caterina d’Alessandria. •sullo sfondo = pastore che guarda il gregge •ambientazione idilliaca bucolica •luce= dal tramonto con lo sfondo delle Dolomiti (patria di Tiziano) LA VENERE DI URBINO, 1538, Firenze- Uffizi Nome= apparteneva al signore di Urbino Guidubaldo II della Rovere Riprende il modello della venere di Dresda di Giorgione • si copra con la mano il pube, distesa sul letto in una camera lussuosa • ai suoi piedi accucciato un cagnolino •sullo sfondo = due domestiche armeggiano con un baule •≠ da Giorgione → qui la Venere non dorme ma guarda dritto lo spettatore come se lo stesse invitando a dormire nel suo letto LE “POESIE” PER FILIPPI II Si dedica a soggetto mitologico, richieste da Filippo II, come fossero vere e proprie “poesie” di Metamorfosi. 1- DIANA E ATTEONE 1556-59→ rappresenta il momento in cui Atteone scopre Diana e le sue compagne mentre nude fanno il bagno 2- MORTE DI ATTEONE 1559-75→ Diana impugna l’arco putando verso il cacciatore che si sta trasformando in cerco e viene divorato dai suoi cani + sfondo una foresta Vediamo come invecchiando la mano di Tiziano sia cambiata → solo se lo paragoniamo con il lavoro per Alfonso d’Este. Resta la passione per la bellezza + sensualità femminile + predilezione per i toni scuri. Ma le forme non sono delineate dal disegno e la stesura del colore è resa da pennellate. → più tiziano si avvicina alla morte e più la materia del suo colore si disgrega ULTIMA FASE DI TIZIANO Linguaggio personalissimo e disperato → es. PUNIZIONE DI MARSIA Rapp momento in cui Marsia aveva osato sfidare il dio Apollo in una gara a chi suonasse meglio, e una volta sconfitto Marsia fu punito per il suo atto di superbia. Quindi Marsia al centro scorticato da Apollo sotto gli occhi del re Mida (a dx). → la pittura di Tiziano qui si è sfaldata e le forme umane sono plasmate dalla luce e dal colore → realtà grande forza espressiva PIETA’ → immagine destinata dalla propria cappella sepolcrale. Una nicchia affiancata da due statue ; Mosè + Sibilla. La vergine sorregge il corpo morto di Cristo e la Maddalena grida il suo dolore con le braccia aperte. •grande forza espressiva, atmosfera tenebrosa→ testamento di Tiziano LORENZO LOTTO ANNUNCIAZIONE, 1527, Recanati- Museo civico, L.Lotto •linguaggio irriverente ed eccentrico → opposto di Tiziano •dipinto pieno di invenzioni inconsuete e spiritose •ambientazione → stanza ordinata e resa accurata • personaggi→ Dio Padre sembra tuffarsi da una nube in alto + Angelo inginocchiato sulla dx posa complicatissima + Vergine impaurita con lo sguardo verso di noi + gatto che scappa impaurito RITRATTO DI ANDREA ODONI, 1527, Collezione di Elisabetta II d’Inghilterra, L.Lotto Nello stesso anno vediamo uno stile più alto in un ritratto per Andrea Odoni •formato orizzontale → ritratto verosimile a mezza figura + elegante + abbigliato con veste di pelliccia e seduto sulla scrivania ELEMOSINA DI SANT’ANTONIO, 1540-42, Venezia, L. Lotto Pala per la chiesa per i santi Giovanni e Paolo, con soggetto inconsueto; • la parte alta rapp un vescovo malinconico mentre ascolta i consigli di due angeli eccentrici •nella metà inferiore = de chierici si affacciano da una balaustra a ricevere le suppliche di una folla di miseri → protagonisti anticonformisti dimostrati anche dai simboli del potere clericale poggiati ai piedi del vescovo a formare una natura morta TINTORETTO (Jacopo Robusti) Presente a Venezia, nel 1548 dipinge IL MIRACOLO DI SAN MARCO per la Scuola grande di san marco •raffigurato il miracolo del patrono di venezia • la scena è racchiusa all’interno di una scenografia dalla cornice architettonica •una folla mentre gesticola si accalca a intorno a un corpo nudo disteso a terra •molti indossano un turbante- why? Perchè siamo ad Alessandria, dove uno schiavo contro il volere del padrone, ha osato venerare le reliquie di san Marco e deve essere punito. È steso a terra in diagonale con dei pezzi di legno con cui avrebbero dovuto straziarlo → il legno è stato frantumato da San Marco che scende in diagonale dal cielo a salvare il devoto •costruzione → masse di colore, pittura rapida e fremente anticipa Tiziano in vecchiaia • la luce anima la scena • corpi possenti + pose audaci IL RITROVAMENTO DEL CORPO DI SAN MARCO, 1562-66 Milano – Pinacoteca di Brera (Tintoretto) •atmosfera spettrale → where? Cimitero e oscurità della notte •nell’ 828 all’interno di antiche catacombe di Alessandria, viene raffigurato un ambiente disegnato da Sansovino con il punto di fuga in diagonale •what? Due mercanti veneziani sono andati in Egitto a trovare il corpo di san Marco e portarlo a Venezia → problema di trovare la tomba del cadavere giusto → San Marco con forme michelangiolesche interviene a farmare la penetrazione delle tombe. • la reliquia è ai piedi dell’Evangelista •in primo piano =un indemoniato avvinghiato a una donna viene guarito testimoniando la veridicità della reliquia. 1564 → CONCORSO Tintoretto vinse il concorso per decorare la Scuola Grande di San Rocco. Il concorso prevedeva disegni per la realizzazione del soffitto → Tintoretto vinse con una tela “SAN ROCCO IN GLORIA”  Pala: Compianto sul Cristo Morto  Vergine tiene il figlio morto, aiutata da Giovanni e Maddalena, circondati da una folla di dolenti. MANCA IL DOLORE  Bronzino non cede al sentimento 4) Il Perseo di Cellini Benvenuto Cellini era un orafo famoso, determinato ad affermarsi alla corte di Cosimo I, presentandosi al duca dichiarando la sua volontà di eseguire una statua per Piazza della Signoria, così il duca gli affidò il compito di creare una statua monumentale in bronzo che rappresentasse l’eroe Perseo. L’opera sarebbe stata destinata sotto alla grande loggia, confrontandosi così con la Giuditta di Donatello. Richiese 9 anni di lavoro, ma al momento della presentazione nel 1554, ebbe immediato successo:  Perseo si erge trionfante sul corpo della Medusa, brandendone la testa con il braccio sinistro, alzandola al cielo, e con il destro la spada con cui l’ha recisa.  Nudo, se non per l’elmo e i calzari alati  Statua sostenuta da un basamento marmoreo, che reca su ognuno dei 4 lati le statuette di Giove, Danae, Minerva e Mercurio, posti in delle nicchie, oggi sostituite da copie (originali al museo del Bargello)  Soggetto  volontà di Cosimo di paragonarsi a Perseo, scongiurando eventuali rivali a non mettersi contro di lui. 5) Giambologna: un fiammingo alla corte di Cosimo Lo scultore fiammingo Jean de Boulogne, dopo una formazione in patria, nel 1552 si trasferì a Firenze, dove l’amico Bernardo Vecchietti lo introdusse alla corte medicea. Linguaggio capace di condurre estreme conseguenze il movimento e le contorsioni della Maniera, attraversò però figure non possenti e muscolosi alla Michelangelo, ma atletiche e snelle. Ratto della Sabina (1580-83) Per rispondere ai pettegolezzi che giravano sul suo conto, di non essere in grado di realizzare grandi statue di marmo, decise di dimostrare il suo talento scolpendo un gruppo marmoreo ricavato da un unico blocco, che Francesco I fece collocare nella Loggia della Signoria. Si tratta di un intreccio di tre figure nude in movimento, al quale Borghini diede il nome di “Ratto della Sabina”, opera pensata con una composizione elicoidale e continua, che invita lo spettatore a girarci intorno. CAPITOLO 40 1) MONTOSOLI • Fontane a Messina → Fontana del Nettuno = Nettuno esce dal mare mentre placa Scilla e Cariddi, i mostri marini → omaggio a Carlo V alludeva al dominio della sua flotta vs Turchi 2) MARCO PINO Si trova a Napoli il 1552 fino alla sua morte nel 1583. Fece anche viaggio a Roma→ amicizia con Michelangelo grazie alla quale elabora uno stile basato sull’artificio delle figure Es. SAN MICHELE E ARCANGELO, di Sant’angelo a Nilo del 1573 •l’arcangelo in una posa contorta sconfigge la figura di Lucifero • possente gestualità • pittura sofisticata 3) PELLEGRINO TIBALDI Nel 1562 si stabilì a Milano come architetto di Carlo Borromeo 4) SIMONE PETERZANO → IL MAESTRO DI CARAVAGGIO •Fu alunno di Tiziano a Venezia, ma si differenziò dalla sua pittura rapida ed esuberante • si trasferì a Milano negli anni 70 = linguaggio più aderente a vero 5) GIUSEPPE ARCIMBOLDI • Quando Caravaggio entra nella bottega di Petrerzano, Arcimboldi era al servizio da un paio danni alla corte del Sacro Romano Impero. •caratteristica delle sue oopere→ teste allegoriche formate da accostamenti di frutti, verdure ecc. Da vicino si notano i differenti accostamenti di oggetti-alimenti e da lontano si ci appare il profilo di un buffo uomo. → riporta alle caricature 6) DOMENICO THEOTOCOPULOS, detto EL GRECO •Nel 1557 si trasferì a Venezia→ qui la sua pittura prese vita da quella deformante di Tintoretto •nel 1570 si trasferì a Roma→ introdotto alla core del cardinale Alessandro Farnese •a questo periodo risale una sua grande invenzione → “IL RAGAZZO CHE SOGGIA SUL FUOCO”. 1570, Capodimonte ; rappresenta un ragazzo a mezzo busto mentre soffia su un tizzone per ravvivarne il fuoco e accendere una candela. Impressionante è l’ffetto della luce → che annuncia già i risultati della pittura caravaggesca • “CACCIATA DEI MERCANTI DAL TEMPIO” 1575, Stati Uniti → vediamo come riesce a fondere le varie arti tra cui Michelangelo nella resa dei corpi affollati + tiziano e Varonese per il colore + la passione di Tintoretto + il senso dell’architettura classica in Pallodio. - Si sposta poi IN SPAGNA con Filippo II realizza LA SEPOLTURA DEL CONDE DE ORGAZ,1586 raffigura un miracolo del 1323 nella chiesa stessa di San Tomè a Tledo per il quale il quadro fu dipinto. Si credeva che durante i funerali i santi Stefano e Agostio con le loro mani avessero adagiato il corpo nella tomba. • SX Stefano con le guance rosse per lo sforzo, mentre solleva le gambe del morto •dx il Vecchio Agostino con i vestiti da pontefice • ritratto anche del figlio del greco nell’atto di reggere un cero •dietro un cordone nero di uomini che fanno da confine tra la terra e il cielo LAOOCONTE, 1610-14 • cielo simile a quello di Manet • figure classiche che si slegano e si contorcono come fiamme • sullo sfondo Troia che ha le sembianze di Toleto •gioco di specchi tra forme antiche e moderne GLI ALBORI DI CARAVAGGIO In Lombardia emerge un filone di arte semplice e concreta che rifletteva la quoidianità del tempo. In particolare a Brescia e Bergamo, dove il colore e la luce di Tiziano furono gli strumenti per offrire una visione fotografica della realtà. 7) GIROLAMO ROMANINO Brescia Si forma tra Veneto e Lombardia •lavora per il cadiale Bernardo Cles nel Castello del Buonconsiglio a Treno → linguaggio estroso e divertente, fondato sulla pittura di Giorgione. Rappresenta nei “SUONATORI DI FLAUTO” 1531- 32, un affresco per il Castello, un gruppo di suonatori all’interno di una lunetta con abiti eleganti. CENA IN CASA FARISEO, 1540-50, Brescia- Cappella del Sacramento •tecnica diversa dai suonatori → più serioso, la lunetta ha ruolo di compattezza delle figure e degli oggetti sul tavolo •La Maddalena è piegata mentre unge d’unguenti i piedi di Cristo seduto a capotavola, e il suo mantello dorato risalta sull’oscurità del fondo. Con lo stesso titolo troviamo; 8) MORETTO Brescia •prese spunto dalla pittura veneta CENA IN CASA DEL FARISEO, 1550-54 x la chiesa di Santa Maria in Calchera a Brescia. •non c’è ostentazione della ricchezza + pareti scabre+ figure imponenti e sobrie • accuratezza fotografica 9) SAVOLDO Brescia •si forma su Tiziano → doti luministiche della pittura SAN MATTEO E L’ANGELO, 1534, Ny- Metropolitan Museum •notturno – 3 fonti di luce ; 1- naturale= luna in lontananza che illumina la torre / 2- fuoco acceso al di la della porta con cui si riscaldano tre uomini / 3- la candela del primo piano 10) MORONI, Bergamo Ritrattista → RITRATTO DI SARTO 1565-70 •borghese nell’atto di tagliare un pezzo di stoffa su un tavolo → racchiude eleganza + il culto della realtà nuda e cruda da cui renderà vita la pittura di CARAVAGGIO
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