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Artisti di Corrente 1930-1990, Sintesi del corso di Storia Dell'arte

Artisti di corrente, per la preparazione di arte contemporanea con Bacci

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 04/04/2020

teresa-fedele
teresa-fedele 🇮🇹

4.2

(5)

6 documenti

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Scarica Artisti di Corrente 1930-1990 e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! ARTISTI DI CORRENTE 1930-1990 Presentazione Il museo delle Arti di Palazzo Bandera di Busto Arsizio e le Gallerie Civiche d’Arte Moderna del Palazzo dei Diamanti di Ferrara presentano una mostra dedicata agli artisti di “Corrente”. Si tratta di una collezione unica nel suo genere, frutto di anni di meticolose e pazienti ricerche: un documento che illumina il percorso artistico di pittori e scultori raccolti attorno a “Corrente”. la mostra evidenzia le singole personalità di artisti, il loro sviluppo espressivo sia nell’evoluzione degli esiti creativi iniziali che nell’approdo a soluzioni ed esperienze oggi e se lontane da quelle degli esordi. la mostra presenta 110 opere, tra dipinti, disegni, sculture e ceramiche realizzate da 13 artisti tra i più rappresentati momento. I 13 maestri presentati sono: Arnaldo Badodi, Renato Birolli, Luigi Broggini, Bruno Cassinari, Piero Gauli, Renato Guttuso, Giuseppe Migneco, Ennio Morlotti, Giovanni Paganin, Aligi Sassu, Ernesto Treccani, Italo Valenti, Emilio Vedova. CORRENTE: UNA COLLEZIONE di Elena Pontigia La raccolta ha come soggetto gli artisti e non il movimento, mancano tuttavia alcune presenze, difficili da reperire. Corrente segnò anche la scoperta della fisicità del colore, in opposizione al chiaroscuro classicista del Novecento. Ma veniamo agli artisti e alle opere... Allievo di Birolli, Arnaldo Badodi, Interrompe tragicamente, sul fronte di Russia, la propria ricerca espressiva. In GINECEO del 1940, Riprende un tema birolliano che l'artista veronese a propria volta aveva mutuato dal romanticismo europeo di delacroix. qui, questi harem senza gioia esprimono una sospensione del tempo. Privi di ogni esotismo, i ginecei acquistano una dimensione esistenziale: sono luoghi di fantasticherie dimesse. I caffè malati di noia (ALL’OSTERIA) ne costituiscono per così dire la versione maschile: ginecei per soli uomini gravati dalla stessa senza di vitalità. Rispetto a Birolli, la grafia di Badodi è più rapida e corsiva. Anche il CIRCO del 1941 è un tema tipico di Corrente. Il motivo della maschera e dei saltimbanchi si mescolano insieme, diventando gli emblemi di una umanità beffarda, impietosa, violenta. In quest'opera agisce anche la sottile suggestione delle FANTASIE di Mafai. Il CIRCO Si identifica così con lo spettacolo della prepotenza: davanti a una massa urlante di maschere, unite tra loro da ambigui rapporti di amore e di sopraffazione. Una sceltissima antologica è dedicata nella collezione a Renato Birolli. Si inizia con un’immagine di una città dei tardi anni '20, in cui si avverte lo studio di Cézanne. Si continua con i magici paesaggi urbani dei primi anni '30 (CITTA’ DEGLI STUDI) in cui l'artista ripensa il tema architettonico illuminandolo con un colore smaltato. I marciapiedi diventano rosa EI muri blu, oppure bianchi e rosa come se fossero coperti di neve e di alabastro. le costruzioni umbertine diventano cupole fiabesche. Birolli è stato con Sassu l'artista che ha riportato in Lombardia il colore. I POETI del 1935, è quasi un manifesto. Sullo sfondo di un cielo d'oro rosso spiccano le figure nere di quattro giovani: sagome asili, allungate, con le teste minime, le mani liquefatte e i corpi quasi materiali. Qualche arbusto si disegna all'orizzonte, mettere una striscia smeraldina fa da spartiacque tra il giallo innervato di rosso del cielo e il rosso innervato di giallo della terra. Del 1938 è invece SCAMPAGNATA, Qui le figure non risultano più nere come insetti, nella luce del paesaggio, ma al contrario sembrano impostate della stessa materia cromatica degli alberi, delle colline, della terra. Non esistono più forme e disegno, ma solo grumi di colore onnivoro. Se la seconda metà degli anni '30 rappresenta per Birolli il punto di maggiore commozione lirica, il decennio successivo è segnato invece da una maggior compostezza espressiva. Lo dimostra un'opera come PAESE A MONLUè, Dov'è il pallido del muro ritrovo una nuova saldezza di contorni. E soprattutto lo dimostra LA NATURA MORTA CON LANTERNE del 1940, In cui quattro lampade vangoghiane si raccolgono a formare un unico organismo. Di poco successivo è il BICCHERE VERDE dove l’inquietudine della composizione non deriva dall’agitazione delle forme, ma dalla loro precarietà, da quel senso di disordine. LA CONTADINA FRA DUE FALCI è un altro tema tipico di questi anni. Nei dipinti del periodo i lavoratori della terra presiedono non a riti agresti ma a riti di morte. A volte possono essere carnefici, come IL CONTADINO CHE STROZZA IL GALLO. A volte sembrano vittime. TAVOLA CON I FIORI del 1947 Testimoni ha invece il periodo parigino di Birolli quando l'artista, raggiunta la città francese grazie ad una borsa di studio, si misura da vicino con Picasso e col post cubismo. Con LA FORRA, LAMPARE A MANAROLA, INCENDIO ALLE CINQUE TERRE, Dalla metà degli anni '50, ci spostiamo invece di quasi un decennio: nel momento in cui le ricerche analitiche degli astratto- concreti tendono a diventare sempre più libere, e il colore si addensa entro il reticolo delle forme. Il tema è quello del paesaggio colta nei momenti di più intensa emozione: la luce notturna dei pescatori, il nero delle barche e il blu profondo delle acque. Con ANVERSA Infine virgola in prigione nel titolo il ricordo del soggiorno belga dello stesso anno, la composizione si fa ancora più dinamica e più fluida. Ogni dipinto diventa la ricerca del vero canto, per usare un altro titolo birolliano: la ricerca di una musicalità silenziosa. Luigi Broggini Non ha mai voluto far parte di corrente. Come Birolli o sassu guardano all’impressionismo, così avviene per Broggini, per il quale il rapporto con l'impressionismo e con l'espressionismo rappresenta il sottofondo costante Della ricerca stilistica. Come corrente esalta i valori del collo delle, cugini potenza gli effetti luministici delle sue sculture, scegliendole in un gioco di sporgenze e rientranze. Come corrente pratica un nuovo canone figurativo, sulle figure solide e plastiche del 900 figure brevi ed elastiche, così Broggini sostituisce alla pienezza della scultura novecentista figure allungate, chine, colte negli atteggiamenti più quotidiani. Di questo mondo di piccole impressioni è composta la sua scultura. È il mondo della RAGAZZA SEDUTA, DELLA DONNA CHINATA, DELLA FIGURA AL SOLE, che si aggiusta il cappello nel tentativo di ripararsi dal calore. In DEPOSIZIONE, il Cristo Sembra far coagulare intorno a sé un’esplosione di raggi incandescenti. GRUPPO DI DONNE del ‘47, non lontano nell’ispirazione dalle DONNE SUL SOFA’ di Fontana del decennio precedente, si incentra su un fascio di linee forza, che si versano l’una nell’altra in un flusso continuo di materia-energia. Allo stesso modo la VEGETAZIONE (1956), VEGETAZIONE (1957), PAESAGGIO, FIORI ARBUSTI (1958), GRANTURCO (1961), Sono splendidi esempi di quel linguaggio cosmico con cui Morlotti dà voce alla natura. Il problema virgola non è quello di rappresentare ma di essere appunto si assiste qui ad un corpo a corpo con la pittura in cui la conoscenza non si raggiunge più attraverso lo sguardo o attraverso la ragione, ma attraverso un reciproco appartenersi dell'uomo e delle cose. Occorre sentire, vivere, farsi foglia e arbusto. Questa immedesimazione panica e come corretta o limata da un’intelligenza architettonica. I fiori di Morlotti non sono esili steli ma muraglia di erba. Gli ULIVI (1962) non sono, come nella realtà viva la alberi solitari che disegnano nel vuoto il loro profilo, ma blocchi compatti di mattoni verdi. Al termine del suo percorso, l'artista ritorna al corpo umano, tema classico per eccellenza. Delle sue BAGNANTI, DELLE FIGURE SULLA RIVA, senti il peso, il volume, la forza di gravità. sono corpi mutilati perfetti che giacciono o si erigono come Rocchi di colonna. Quattro importanti sculture di Giovanni Paganin ricostruiscono nella collezione alcune delle tappe fondamentali del suo percorso. NUDO FEMMINILE si colloca con autorevolezza su quella linea stilistica tipica della scultura di corrente che vuole esprimere il gusto momentaneo bella figura virgola e insieme l'agitazione della sua pelle. PONOMA I e PONOMA II, Invece, entrambe del 1947, documentano il percorso in cui paganin abbandono il bronzo per il legno. I modelli stilistici si sono spostati da quelli tardi impressionisti o rodiniani a quelli dell'espressionismo plastico punto ma anche tema della scultura è cambiato. alla pensione dell’episodio subentra una pacatezza primordiale, che sembra esprimere un desiderio di rinascita. No come in altre opere dell’immediato dopoguerra il tema della maternità o della dea madre allude a una nuova speranza di vita. In paganin questo soggetto si carica di una potenza primitiva e maestosa. Di quasi un trentennio successivo è invece il NUDO FEMMINILE, che Testori volle denominare SULLA VIA DI DAMASCO. Il nome testoriano Coglie bene la specificità del gesto: un gesto che non è più quello anonimo, quotidiano, del NUDO del 1940, ma si colloca in una dimensione di eternità. Tra il tempo e la staticità senza tempo di POMONA, quest’opera sceglie una misura diversa: quella dell’evento, che blocca l’attimo in una dimensione sacrale e assoluta. Quando all’inizio degli anni Trenta Aligi Sassu dipinge I PASTORI, GIOCATORI DI DADI, CICLISTI, UOMINI ROSSI, quel suo colore metafisico era motivo di novità. Allagando la superficie di rosso annullava il peso e la materialità dei corpi, trasformandoli in farfalle. Eliminato il chiaroscuro, si serviva solo di quantità diverse di colore: il rosso profondo dei capelli, quello più brillante del viso, quello misto d'Avorio della pelle, quello bruciato delle spalle. ma non solo. questa dimensione di mito però non è univoca nella sua opera. Il CAFFE’ SAN CARLO del ‘34 è al contrario un luogo fin troppo riconoscibile. I CAFFE’, Sono i luoghi della solitudine. Qui si celebrano i riti dell’autocoscienza e c'è tutto il tempo per coltivare fantasie e per rendersi conto che non si potranno mai avverare. Nella sua opera mito e quotidianità si intersecano. Agli ambiti della quotidianità, appartengono i FIORI del ‘33, condotti con una tessitura cromatica alla Bonnard. Agli ambiti del mito appartiene invece un'opera come L’IRA DI ACHILLE, di ispirazione michelangiolesca che nasce quando sa su lascia sui suoi taccuini anche una TITANOMACHIA. intorno agli anni '40 le figure esili del decennio precedente acquistano una statura più monumentale, come in TAVOLO ROSA o in INTERNO. Del ‘44 è la drammatica DEPOSIZIONE, tagliata dal braccio diagonale del Cristo come un colpo di spada. nel corpo del Nazareno, si coagula la nota più chiara di tutta la composizione. Lo stesso anno sono i CAVALLI NERI, insieme metafisici e vitalistici, e IL LAGO D’ISEO, non distante da certi esiti di Tosi. Rispetto al LAGO, IL PINO DI CALA MURTA, Dipinto esattamente 30 anni dopo, testimoni e con evidenza il mutamento di registro espressivo. Sempre di sassu infine troviamo nella collezione una più ampia antologia di ceramiche, tutte realizzate ad Albisola, tra il 50 e il 51, e quasi sempre contraddistinte da una grazia. Ad esse si contrappongono due sculture: CICLISTA e il CAVALLO DI PERSEO, la cui musa è invece l’irruenza. Quando Ernesto Treccani dipinge l’AUTORITRATTO ha appena vent'anni. due anni prima ha ottenuto dal padre di fondare un giornale, “vita giovanile”, il cui successivo titolo “corrente di vita giovanile”, darà il nome al movimento. AUTORITRATTO e il particolare della firma con il suo nome, ci offre un documento psicologico dell’artista. allo stesso modo la NATURA MORTA rivela un sentimento di precarietà nel tavolo obliquo, negli oggetti in bilico, nel drago e poi verso terra in mal certo equilibrio. Con FIORI BIANCHI invece ci spostiamo avanti di qualche decennio, quando l'espressionismo di Treccani si coniuga ormai con una dissoluzione segnica. UOMO-ALBERO del 1938 è uno degli esiti più rappresentativi del percorso di Italo Valenti. In questa opera la sua pittura affronta il tema già birolliano della metamorfosi. Mentre però per Birolli La metamorfosi coincide con un mescolarsi di forme animali e vegetali, per Valenti coincide con un evento non vitalistico ma mitico. dal punto di vista stilistico uomo-albero un esempio di quella stilizzazione che Valenti pratica a partire dagli ultimi anni del decennio. Abbandonate le forme giovanili più volumetrica e plastiche, l'artista milanese traduce la figura insegno breve. Nei TONDI NON DOVE prende forma lastra verità, la rivelazione che Sileno voleva nascondere, e che Sofocle seppe concentrare in rapide parole: terribile l’uomo. I TONDI sono un punto di approdo della meditazione di Vedova. Dalle prove giovanili eppure già mature degli anni '30, al CANTIERE NELLA TEMPESTA; dalla MUSICA alle taglienti GEOMETRIE NERE dei tardi anni ‘40, fino ad opere emblematiche come STUDIO PER INCENDIO DI VARSAVIA, L'artista veneziano ha dato un'immagine alla storia infinita del negativo. Nei segni di vedova, si avverte quella profonda intelligenza della corporeità che è stata propria della tradizione classica. Nessuno espressionista astratto, ha saputo dare al gesto del dipingere uno spessore così tridimensionale. In questo senso si può parlare di una radice classica di vedova, che nella sua pittura agisce stavolta e negata ma tuttavia agisce. perché solo chi ha conosciuto fino in fondo gli ideali dell’arte classica, può cogliere fino in fondo la vertigine della disperazione moderna. COLLEZZIONISMO COME CULTURA di Luciano Caramel Un tempio, ogni catalogo di mostra virgola e nella mostra di ogni didascalia, fornivano precise indicazioni, oltre che su l'autore e il quadro o la scultura, anche sul proprietario e sulla sua residenza punto per cui, quando lo si riteneva opportuno, per la rilevanza dei pezzi, si poteva compilare l'elenco completo dei successivi passaggi: garanzia anche di autentici, ma soprattutto testimonianza preziosa della fortuna dell'opera e indicazione utile per precisare eventuali contatti con la stessa di altri autori. Tutt'altro che impossibile e addirittura venire a conoscenza dei prezzi d'acquisto, di non poco interesse. Corrente fu un movimento influenzato dal momento storico, ma fatto di singoli pittori, alcuni dei quali già ricchi di storia personale e di esperienze. L’ESPRESSIONE, LA VITA: L’ARTE DI CORRENTE di Elena Pontiggia Se il ‘900 aveva guardato all’Italia, Corrente guarda all’Europa: alla Francia di Delacroix, Cézanne, Van Gogh, Picasso, al Belgio di Ensor, alla Germania dell’espressionismo. Corrente loda la modernità, Il rapporto con la vita quotidiana, i valori cromatici e anti chiaroscurali. La rivista fu una specie di enciclopedia dell’estetica anti classica. Dal punto di vista letterario si pubblicano gli ermetici e i lirici, si traducono Eliot e Joyce. in rapporto con “Campo di Marte”, corrente difende inizialmente le ragioni dell’ermetismo. Dal punto di vista filosofico la rivista ospita i Banfi EI suoi giovani allievi, da Paci a Cantoni. dal punto di vista musicale si pubblicano articoli virgola e anche l'architettura e il cinema sono ripetutamente presenti. L'esperienza della rivista si rivela dunque poliedrica. Il movimento, la rivista, le mostre si può parlare di una piccola scuola di Milano per il movimento di corrente. Nato nel capoluogo lombardo, il gruppo si sviluppa e si disperde a Milano. Culla del divisionismo, del futurismo e del 900, sede dell'allora prestigiosa Accademia di Brera, Milano negli anni '30 era insieme a Roma il centro artistico più vivo della penisola e la storia di corrente è anche la storia di un lento e febbrile radunarsi degli artisti. Nel 28 rientro dall'argentina Lucio Fontana, giungevano Birolli e tomea. Nel 29 vi si stabilisce cassinari e l'anno successivo Manzù. nel 31 Migneco e ponti, nel 33 Valenti, nel 34 mucchi e cantatore, nel 35 Guttuso, nel 36 cerchi, 37 lanaro, 38 Paganin. Quando nel 1938 esce il primo numero della rivista, mancano ancora all’appello Morlotti e vedova punto il movimento si forma attraverso una
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