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Borghesia e Positivismo: Caratteristiche Ottocentesche e Cultura Positiva, Dispense di Storia

Filosofia modernaStoria dell'Europa modernaStoria Sociale

La borghesia ottocentesca, un gruppo eterogeneo composto da industriali, imprenditori, commercianti, banchieri, professionisti, impiegati, insegnanti e piccoli professionisti. La società di questo periodo stava subendo mutamenti sconvolgenti, nonostante il ritorno al conservatorismo. La classe borghese aveva una smisurata fiducia nel progresso derivante dallo sviluppo economico e scientifico, che basò la nuova teoria filosofica del Positivismo. Il maggior rappresentante di questa teoria fu Charles Darwin, che con L’origine delle specie formulò la teoria dell’evoluzione. Il documento inoltre tratta dell’ascesa della borghesia, dello sviluppo economico e della rivoluzione dei trasporti e delle comunicazioni.

Cosa imparerai

  • Come la borghesia ottocentesca influenzò la società?
  • Che gruppi sociali componeva la borghesia ottocentesca?
  • Che teoria filosofica fu basata sulla fiducia nella scienza e sullo sviluppo economico e scientifico?

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 28/09/2022

Emanuela-Rosito
Emanuela-Rosito 🇮🇹

4.5

(2)

9 documenti

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Scarica Borghesia e Positivismo: Caratteristiche Ottocentesche e Cultura Positiva e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! BORGHESIA E CLASSE OPERAIA Caratteri della borghesia I moti del ’48 si rivelarono dei totali fallimenti, tanto che al periodo rivoluzionario succedette il periodo della Restaurazione, durante il quale i sovrani precedenti vennero posti nuovamente sul trono e le nuove istituzioni democratiche furono smantellate. Nonostante il ritorno al conservatorismo la società di questo periodo stava subendo dei mutamenti sconvolgenti. Protagonisti di questo mutamento furono le classi borghesi e i proletari. La borghesia era un gruppo molto ampio ed eterogeneo in cui confluivano diverse personalità della società ottocentesca: al vertice stavano gli industriali, più in basso stavano invece gli imprenditori, i commercianti e i banchieri; la borghesia tradizionale era costituita da coloro che esercitavano le professioni più redditizie (avvocati, medici, …); nella fascia più bassa della borghesia stavano impiegati, insegnanti e piccoli professionisti (ceto medio). La borghesia, seppur eterogenea, possedeva dei caratteri comuni: l’interesse verso l’abbigliamento ricercato e l’arredamento ricco delle case, che potessero mostrare all’esterno la ricchezza di questa classe. Gli edifici borghesi erano, però organizzati secondo un ordine e una razionalità specifici che riflettevano i caratteri fondamentali della morale borghese: austerità e parsimonia. La famiglia borghese era organizzata secondo una struttura patriarcale in cui l’autorità spettava a l capofamiglia. I borghesi, quindi, avevano costruito una sorta di facciata moralistica che però non era rispettata da tutti, ma che permetteva la costruzione di un’immagine virtuosa. I borghesi avevano, poi, una bassissima concezione delle classi più povere: secondo i borghesi i poveri erano difettosi dal punto di vista morale, non conoscevano cioè l’arte del risparmio. Così giustificavano anche la diffusione dell’alcolismo e della prostituzione nei sobborghi. Cultura del positivismo La classe borghese e in generale la società ottocentesca aveva una smisurata fiducia nel progresso derivante dallo sviluppo economico e scientifico. Proprio sulla fiducia nella scienza si basò la nuova teoria filosofica del Positivismo. Il maggior rappresentante del Positivismo fu Charles Darwin, che con L’origine delle specie formulò la teoria dell’evoluzione. In base a questa teoria la natura è soggetta a un processo di continua evoluzione, mosso dalla selezione naturale che permette alle specie meglio capaci di adattarsi alle condizioni esterne di sopravvivere. Anche l’uomo è frutto di questa evoluzione. L’impatto delle teorie evoluzionistiche di Darwin fu fortissimo, in primo luogo infatti contraddiceva le Sacre Scritture che proponevano l’idea della creazione. Lo sviluppo dell’economia L’ascesa della borghesia si accompagnò all’espansione dell’economia e al miglioramento dei trasporti in tutt’Europa. Gli elementi caratteristici di questa fase erano: l’utilizzo del ferro e del carbone e la diffusione della macchina a vapore. Tra ’50 e ’70 le maggiori potenze industriali erano: Francia, Gran Bretagna e Germania. Nell’Europa dell’est furono demolite le corporazioni che limitavano la mobilità della forza lavoro e che ostacolavano la modernizzazione. A questo si accompagnò l’affermazione della libera circolazione delle merci. Le maggiori potenze industriali dell’epoca, strinsero poi dei trattati commerciali che favorivano il libero scambio e che permisero la modernizzazione degli apparati industriali. Positivismo Il positivismo fu una corrente filosofica che si basava sulla convinzione che la conoscenza scientifica fosse l’unica valida, e che essa potesse essere applicata a tutti gli ambiti del reale. Il termine “positivismo” deriva dalla definizione dei dati “positivi”, ovvero scientifici. Questa corrente fu iniziata dal francese Auguste Comte Darwinismo sociale la teoria evoluzionistica di Darwin aveva delle chiare implicazioni razziali molto pericolose, e che saranno alla base di convinzioni razziste che sfoceranno nella violenza delle guerre mondiali. La concezione secondo la quale solo coloro i quali fossero capaci di adattarsi avrebbero avuto la possibilità di sopravvivere, si configurava di fatto come un “diritto del più forte”, ovvero la legittimazione della prevaricazione. Lo sviluppo delle città manifesto la necessità di costruire infrastrutture che facilitassero la vita dei cittadini. Venne posta più attenzione ai problemi igienici e diffusa l’acqua potabile; furono costruite reti fognarie; vennero pavimentate le strade e illuminate con lampioni a gas; furono implementati i trasporti pubblici; vennero introdotti servizi commerciali, luoghi di svago e di cultura. Il caos che si sarebbe potuto generare da questo subitaneo mutamento venne regolato dall’intervento dell’amministrazione locale mediante: l’introduzione del corpo di polizia, il miglioramento degli apparati burocratici, l’attenzione alla formazione dei tecnici. Tutto ciò diede alle città una nuova struttura organizzativa razionale. Quattro esempi di rinnovamento urbano: Parigi, Londra, Vienna e Chicago Parigi Negli anni ’60 Napoleone III ordinò al prefetto Haussmann di riorganizzare l’urbanistica della città di Parigi. Vennero costruiti i “boulevard”, grandi stradoni che favorivano la circolazione nella città e che ostacolavano le sommosse sul modello del ’48 (nei boulevard, infatti, non si potevano innalzare barricate e la polizia si muoveva facilmente). Londra Qui non esisteva un piano di ristrutturazione, ma quest’ultima era in mano ai privati. I proprietari concedevano agli imprenditori superfici in usufrutto (leasing) per un dato periodo, mantenendo il possesso del terreno. Così a Londra si crearono molti quartieri residenziali destinati alle classi più abbienti. Vienna Nell’800 Vienna doveva adattare la propria urbanistica alla funzione di capitale imperiale. Tra il 1815 e il 1857 fu costruita la Ringstrasse: strada circolare introno alla quale furono collocati musei, università, teatri e palazzi eleganti. La Ringstrasse divenne dunque un luogo di ritrovo per la borghesia viennese. Chicago Chicago nacque come un importantissimo centro di stoccaggio di materie prime (era infatti lo snodo principale tra est e ovest degli Stati Uniti). La città fu ricostruita dopo l’incendio del 1871: durante la ricostruzione gli architetti optarono per lo sviluppo verticale della città con i grattacieli. La nascita del movimento operaio e la Prima Internazionale La rivoluzione industriale ebbe conseguenze enormi sulle condizioni di lavoro degli operai e contribuì all’affermazione di valori e ideologie strettamente legate alle rivendicazioni del proletariato. Il proletariato formò quindi una propria coscienza che si differenziava in base alle strutture sociali delle varie aree d’Europa: Gran Bretagna Qui il movimento operaio era organizzato nelle Trade Unions. Nel 1868 fu creato il Trade Unions Congress, nel quale figuravano i delegati dei vari sindacati britannici. Francia Qui il movimento operaio aveva subito dure sconfitte nel ’48 e nel ’51. I piccoli nuclei operai si organizzarono sulla base delle teorie anarchiche di Proudhon. Italia Le teorie proudhoniane si diffusero anche qui. In Italia, però, non esisteva un vero e proprio proletariato di fabbrica, tanto che i pochi nuclei operai erano organizzati in società di mutuo soccorso sul modello mazziniano. Germania Il movimento operaio tedesco era molto più organizzato degli omologhi europei. Alla fine degli anni ’50 il movimento socialista operaio tedesco trovò la sua guida in Ferdinand Lassalle. Quest’ultimo si basava su teorie di ispirazione marxista, ma al contrario del teorico del comunismo, Lassalle confidava nella possibilità di mutare la società borghese dall’interno. Per questo motivo nel 1863 fonda l’Associazione generale dei lavoratori tedeschi. Dal forte contrasto tra borghesia e proletari nacque un’associazione sovranazionale che avrebbe dovuto guidare il movimento operaio. La riunione d’apertura di questa associazione prese poi il nome di Prima Internazionale e si tenne a Londra nel 1864. Vi parteciparono esponenti dei movimenti operai inglesi, francesi e italiani. Anche Karl Marx fu invitato alla riunione e gli fu affidato il compito di redigere lo statuto dell’associazione. Nello statuto Marx riaffermò l’autonomia del proletariato e la necessità della lotta per i diritti contro lo sfruttamento. Da quel momento gli italiani, ostili a qualsiasi forma di lotta di classe poiché vicini a posizioni mazziniane, non parteciparono più alle riunioni dell’associazione. La Prima Internazionale non ebbe effetti concreti nel miglioramento delle condizioni di vita operaie e nelle loro rivendicazioni a causa delle fratture interne tra i vari esponenti del movimento, ma fu un evento dalla grande portata simbolica: divenne un punto di riferimento per gli operai e i lavoratori europei. Fino alla fine degli anni ’60 vi fu una forte contrapposizione tra le frange dei socialisti e quelle dei proudhoniani. Gli scontri tra i due fronti erano stati ripetutamente vinti dai socialisti, finché ad un certo punto le teorie proudhoniane ripresero vigore grazie alla rielaborazione di Michail Bakunin, teorico dell’anarchismo. La Prima Internazionale fu dominata dai contrasti tra le due maggiori personalità dell’associazione: Marx e Bakunin. Bakunin sosteneva che l’ostacolo al raggiungimento della libertà fosse lo Stato. Quest’ultimo, infatti, era uno strumento di potere in mano alle classi dominanti, le quali lo utilizzavano per ridurre la popolazione a un’inferiorità economica e intellettuale. Dunque, per abbattere il sistema economico dello sfruttamento era necessario abbattere lo Stato. A questo punto la società comunista sarebbe venuta da sé, come conseguenza naturale delle necessità delle masse. Marx , che pure credeva che lo Stato fosse uno strumento in mano alle classi dominanti, lo configurava come “sovrastruttura” e cioè come conseguenza necessaria della “struttura” – rapporti economici derivanti dal sistema capitalistico – che determinava lo sfruttamento. Pertanto, solo la distruzione della “struttura” avrebbe permesso l’abbattimento dello Stato e l’avvento della società comunista (Il Capitale, 1867). Per entrambi i teorici l’affermazione della società comunista presupponeva la distruzione dello Stato ma, mentre Bakunin faceva riferimento a una rivoluzione delle masse – intese come agglomerato disomogeneo di rappresentanti dei gradi più bassi della società – Marx affermava che il processo rivoluzionario avrebbe dovuto fondarsi innanzitutto su un rovesciamento delle strutture economiche vigenti e avrebbe dovuto presuppore la fase della “dittatura del proletariato” – necessaria per rispondere alle resistenze della classe dominante – che faceva, dunque riferimento esclusivamente al proletariato industriale. Il contrasto tra Marx e Bakunin pose fine alla Prima Internazionale, sciolta nel 1876. Ciononostante il pensiero di Bakunin si diffuse ampiamente, specie nei Paesi in cui non era ancora avvenuta la Rivoluzione Industriale (es. Italia) e che si basavano ancora su forme di ribellione ataviche contadine. La Chiesa cattolica contro la modernità borghese Anche la Chiesa cattolica si pose a guida di una dura critica nei confronti della società laica contemporanea, ma per motivi e con scopi diametralmente opposti a quelli dei movimenti operai. La guida di questa lotta ideologica fu papa Pio IX, il quale dopo gli insuccessi del ’48 abbandonò le sue posizioni liberali e si adattò a un duro conservatorismo. Nel 1854 proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione e
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