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ASSIUOLO PASCOLI ANALISI DETTAGLIATA, Appunti di Italiano

Analisi approfondita, pascoli+vita+raccolta+poesia+collegamenti+materie

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 05/04/2021

Martinadavena
Martinadavena 🇮🇹

4

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17 documenti

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Scarica ASSIUOLO PASCOLI ANALISI DETTAGLIATA e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! L’ASSIUOLO Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna nel 1855. Purtroppo, all’età di 15 anni viene assassinato suo padre per mano ignota, diciamo che sanno chi è stato ma non si è mai detto. Questo fu l’inizio di una serie di disgrazie e lutti, nel giro di due anni muoiono la madre, il fratello e la sorella, ciò lasciò un segno profondo nell’animo del poeta. Pur con molte difficoltà, proseguì gli studi fino alla laurea in lettere all’Università di Bologna. Sempre a Bologna incontra la politica, il socialismo, e pur non essendo un politico si avvicina lo stesso a questo mondo poiché ci vede la giustizia, che lui non ha mai avuto, come ad esempio per la morte del padre. Era molto attivo, partecipa a molte manifestazioni e viene anche arrestato. Nel 1905 fu chiamato a succedere Carducci all’Università di Bologna e qui ci visse per il resto della vita, e tempo permettendo si andava a rifugiare nella sua casa a Castelvecchio in provincia di Lucca, una casa per lui molto importante che amava particolarmente in cui ci viveva con le sorelle, Ida e Maria. Morì a Bologna nel 1912. Tra le sue raccolte poetiche ricordiamo: Myricae e Canti di Castelvecchio. MYRICAE Soffermandoci sulla raccolta Myricae inizio col dire che fu la sua prima raccolta, pubblicata nel 1891, il titolo è tratto da un verso di Virgilio e il titolo preannuncia una poesia fatta di semplici cose, ambientata in paesaggi di campagna in cui vengono messi in risalto oggetti, piante, animali, fenomeni naturali, aspetti e momenti della vita rurale. La natura e le cose sono rappresentate cariche di valenze analogiche e implicano un soggetto, un’anima che si protende con grande sensibilità verso il paesaggio per coglierne le misteriose corrispondenze. Ci sono presenze umane, personaggi del mondo rurale, ma posti sullo sfondo, come elementi di paesaggio e spesso immersi in una dimensione irreale di sogno e mistero. In questa raccolta, con la sua espressività simbolista utilizza tutte le figure retoriche tipiche della poesia decadente in particolare analogia e sinestesia, facendo particolare riferimento a Verlaine, la maggior innovazione stilistica che fuoriesce è proprio l’uso dell’onomatopea e l’utilizzo del fonosimbolismo, cioè l’utilizzo di parole già esistenti che vengono scelte dal poeta secondo il suono evocativo di una certa azione, come ad esempio: sussurro, rimbombo ecc. Cura in particolar modo il suono, la trama sonora e gli effetti ritmici delle fasi e delle pause, talora i versi sono spezzati da punti di sospensione. ASSIUOLO Parlando dell’assiuolo, la lirica si apre con un’immagine di un paesaggio di campagna illuminato dalla luna, era una notte chiara in cui il poeta avvertiva delle voci. L’atmosfera, dunque, da apparentemente tranquilla inizia a farsi misteriosa e inquietante, il nucleo tematico principale è il paesaggio che rappresenta gli stati d’animo del poeta, in particolare esalta le sue angosce e le sue paure, nascono così riflessioni che ruotano attorno al tema della morte. Lo schema metrico è basato su novenari raggruppati in tre strofe di sette versi ciascuna. La struttura presenta una rima alternata ABAB-CDCD, ed è caratterizzata dalla presenza di un ritornello “chiù” in rima con il sesto verso di ogni strofa. Appare molto diffuso anche l’enjambement e sono riscontrate diverse ricercatezze stilistiche comuni a tutte le strofe quali: METAFORA (alba di perla…nebbia di latte…sospiro di vento…) 2°verso di ogni strofa CLIMAX finalizzato a creare un effetto di progressione che potenzia l’espressività del discorso tramite la disposizione di termini basata sulla crescente intensità del loro significato (voce…singulto…pianto…) 7°verso di ogni strofa In seguito, nella prima strofa è inserita una sinestesia (soffi di lampi...), ed una metonimia (nero di nubi...). Nella seconda strofa troviamo invece un’anafora (sentivo...), e un’allitterazione (fru fru tra le fratte...). Nella terza ed ultima strofa sono riscontrabili suoni onomatopeici (squassavano le cavallette i finissimi sistri...). Il paesaggio descrittivo nella poesia è reso incantevole dalla melodia del mare e dai fruscii dei cespugli che sembrano quasi rasserenare l’anima. Si percepisce un forte senso d’attesa. Tutto quest’ambiente è disturbato, non dai lampi, nubi o nebbia, ma solamente da una voce triste che si eleva nei campi: il chiù. Una voce che all’inizio sembra di passaggio ma poi di strofa in strofa diventa più angoscioso, fino ad arrivare a un pianto di morte. Questo suono per lui è come una scossa che gli fa emergere i ricordi tristi e pensieri tormentati. Il suono dell’uccello notturno pare quasi la voce del suo cuore angosciato. Pascoli in questo componimento vuole esprimere l’incombere dei ricordi e della morte, che impedisce al poeta di viversi serenamente la magia della luna di notte perché è avvolto da un senso di angoscia della morte. I principali problemi che il poeta affronta sono il mistero e l’angoscia della morte che contribuiscono a creare un’atmosfera di mistero il contrasto tra immagini minacciose e serene. Questo tema è caratterizzato dalla domanda che il poeta fa: “tintinni a invisibili porte: che forse non si aprono più?”. L’interrogazione che Pascoli pone, mette in rapporto il dato fisico, cioè il suono delle cavallette, con una realtà metaforica, ovvero le invisibili porte, aprendosi, potrebbero spiegare il mistero della vita. Il passaggio dal suono reale alla sua interpretazione metaforica, è molto importante perché apre una riflessione sulla morte e sull’impossibilità per l’uomo di affidarsi alla speranza di un'altra vita dopo la fine dell’esistenza. Questa sensazione negativa è data dalla voce dell’uccello notturno, che per le credenze popolari di allora è considerato un annuncio di disgrazia e di morte. Il tema della morte ricorre spesso nelle sue liriche, non solo come riflesso dei numerosi lutti famigliari avvenuti nel suo passato, ma anche dal desiderio d’evasione dalla realtà contemporanea e dall’oppressione della società. La sua esperienza di dolore e di morte aveva influito sulla sua visione pessimista e malinconica della vita e del mondo. Pascoli, molto spesso, per allontanarsi da questa sofferenza cerca di rinchiudersi nel piccolo mondo degli affetti familiari, il cosiddetto “nido familiare”. Ogni singolo elemento della natura, descritto nell’assiuolo, è osservato con gli occhi ingenui del fanciullino. Il fanciullino è un famoso saggio scritto da Pascoli dove lui stesso, espone la sua concezione poetica. Egli afferma che il poeta è chi riesce a vedere le cose con la stessa ingenuità di un bambino. Il poeta quindi non si dovrà inventare la poesia, ma la scoprirà attraverso la sua capacità di cogliere le piccole cose con l’intuizione e non sulla ragione, avendo in questo modo una concezione del mondo che si ha durante l’infanzia. Pascoli, quindi, cerca rifugio nell’infanzia perché è l’unico momento possibile di felicità. Spesso Pascoli, nella sua poetica, utilizza il linguaggio della natura per esprimere le proprie sensazioni. Oltre all’assiuolo questa caratteristica la troviamo anche in altre poesie come ad esempio: “Novembre” (dove viene descritta una giornata di novembre.)
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