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Assolutismo e ancien régime, Appunti di Storia della Chiesa

Appunti sull'assolutismo e l'ancien régime di storia della Chiesa

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 27/12/2018

2796vale
2796vale 🇮🇹

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Assolutismo e ancien régime e più Appunti in PDF di Storia della Chiesa solo su Docsity! Assolutismo o ancien régime Se il ‘700 sarà l’epoca dell’illuminismo, il ‘600 sarà quello dell’assolutismo o ancien régime. Questo termine viene riconosciuto nel 700, durante la rivoluzione francese si ripensa a un tempo ormai passato, anche attraverso la guerra e la rivoluzione, dando questo termine di assolutismo. L’assolutismo si rifà a quella forza che é intrinsecamente legata allo stato. Lo stato non è più un essere, una figura evanescente ma è preciso; chi gli dà la forza è il re che diventa ormai una figura divina, divinizzata a mantenere la compagine statale. 1. Osservazioni generali: a. La società è ufficialmente cristiana, perché il cuius regio eius religio aveva voluto che fosse così e non poteva che essere così. Tutto: l’ambiente, le strutture sociali, la legislazione, i costumi, é orientato ai principi cristiani perché danno forza, corrispondono alla mentalità del tempo, ma non è detto che corrispondano al genuino spirito evangelico. Dalla nascita alla morte l’uomo è segnato da questo essere cristiano. Una persona era costantemente segnata, “unto” da questa gabbia di spiritualità, dal battesimo sino all’estrema unzione. Quindi è la società in se stessa che prende la sua ispirazione dalla religione. b. Chiesa soggetta a molte e pesanti catene, ma sono catene di oro perché sono le catene dei re, sono le catene del potere. L’immagine di questo periodo è una chiesa incatenata di oro. Chi ha messo queste catene sono coloro che detengono il potere e danno potere alla chiesa stessa c. Appesantita da uno spirito mondano, quindi la chiesa è appesantita da uno spirito mondano: i re sono ammanettati, imparentati con i capi della chiesa. Ormai non esiste più la differenza perché è necessario unire trono ed altare, tutti e due devono dare lo stesso ed identico messaggio. Il fine ultimo di entrambi è il bene dell’uomo, su questa terra e oltre la morte. 2. Caratteri generali: a. politico: indipendenza del sovrano da ogni autorità. L’assolutismo, l’ ancien régime, come definito dalla rivoluzione francese, comporta l’indipendenza del sovrano da ogni altra autorità, fosse anche l’imperatore o il papa. L’accentramento del potere in una sola persona, pensiamo al francese Re Sole, “lo stato sono io ”. I due poteri in quest’epoca sono un’unica cosa, c’é un legame così forte che deve essere garantito e regolamentato attraverso le leggi. Nell’800 invece questa cosa si stacca completamente sino a chiamarsi separatismo, perché due cose di questo tipo non possono andare insieme. In tutta la storia della chiesa tutte le riforme portavano a una separazione a una libertà della chiesa dal braccio secolare, nel periodo medioevale la riforma gregoriana, il Lateranense IV ecc., ora invece ci si ritrova per scelta e per comodo - i privilegi - con una chiesa invischiata, un tutt’uno. b. sociale: fondandosi sul privilegio contenta e controlla le forze nobili: privilegi sociali, giuridici (maggiorascato e privilegi economici); socialmente quindi questo regime assoluto si fonda sul privilegio. Questa è la categoria che emerge in quest’epoca. Sono tutti privilegi, ne basta uno e già ci si ritrova un tutt’uno con la sfera temporale. Perché il privilegio viene fondamentalmente dato dal re, da chi detiene il potere e per averlo, il prezzo da pagare è piuttosto alto. Privilegi sociali, accesso esclusivo ad alcune cariche, pensiamo a quelle militari, non è raro vedere dei cardinali a capo di alcune truppe. Non basta, vi sono delle distinzioni onorifiche tanto appariscenti quanto varie, es. porgere al re l’accappatoio, l’asciugamano, la posata, ecc., cose che non abbiamo perso, sino a pochi anni fa, pre concilio, alcuni sacerdoti erano pantofolieri, di sua santità, ecc. Ancora, il diritto di lasciare il patrimonio al primogenito maschio, il maggiorascato, affinché non si perdesse il potere della famiglia. Insomma tutta questa società del ‘600 è fondata sui privilegi, della famiglia, dei nobili, della città; la stessa autorità è un privilegio, come la stessa libertà. Principio fondamentale di questa epoca è il legame assolutamente inscindibile tra il potere politico, civile, temporale e quello spirituale, religioso, sopranaturale. Nella metà dell’800 Rosmini nelle “5 Piaghe” si riferirà a queste realtà e ci dirà che quei privilegi esistono ancora, fanno parte ancora della chiesa che cerca di cavarne qualcosa. c. assolutismo puro (1600) dispotismo illuminato (1700) restaurazione (1800). Dividiamo questo periodo in tre parti: il 1600 assolutismo puro, un’unione totale, completa tra il trono e l’altare, tra il papa e il re. Invece il 1700 conoscerà l’ingresso del nuovo movimento di pensiero, l’illuminismo, e si parlerà di dispotismo illuminato, il 1800 è l’epoca della restaurazione e quindi la nascita del liberalismo. 3. Principi fondamentali: quali sono? a. Perfetto parallelismo fra ordine politico-civile-temporale e quello spiriuale-religioso-soprannaturale. Questo perfetto parallelismo si ottiene con le leggi. La legge dello stato deve essere la legge della chiesa e la legge della chiesa deve essere la legge dello stato. Deve esserci una perfetta coincidenza, non è possibile la difformità tra legge dello stato e legge della chiesa. La difformità crea un doppio pensiero e, poiché la legge ha anche un potere educativo, potrebbe dare una disparità di insegnamento. Chi deve sovraintendere a queste leggi, curarne l’applicazione? Lo Stato. Lo Stato accetta pienamente le leggi della chiesa che gli garantiscono la coesione, l’unità morale, che sono costitutive dello stato, contemporaneamente lo stato garantisce la forza della legge, della disciplina, del controllo. La chiesa quindi è legata, controllata in maniera forte, seria b. Diritto divino dei re. La regalità si deve vedere attraverso le immagini, tutti gli elementi diventano importantissimi. Il cerimoniale dell’incoronazione del re è quello tipico dei vescovi, con unzioni, litanie, ecc. precise. c. L’unità politica si fonda sull’unità religiosa. Ognuno deve fare la sua parte. Quella politica garantisce la forza, quella religiosa la coesione. La religione cattolica è la religione di stato. Come non è possibile in terra protestane professare una religione diversa da quella del riformatore, così nella chiesa non è possibile una religione lontana da quella cattolica. d. La religione cattolica è la religione di stato. Nello stato c’è la religione cattolica. Da qui le intolleranze. A motivo di questo principio non può esistere l’eresia, è una colpa di lesa maestà perché non tocca più solamente il cristianesimo ma lo stesso stato. “Un re, una legge, un fede”. e. Il re difende e promuove la religione. Il re difende la religione con la forza del potere, dell’esercito, della repressione, ma pure la promuove. Quando manda alla missione, molto dipenderà dal re. Quindi non c’è soltanto un allargamento della cristianità ma anche del potere, per recuperare le risorse necessarie per il mantenimento dello sfarzo di quest’epoca a livello di nobiltà. f. Le leggi civili sono in armonia con quelle canoniche: coercizione. L’unica parola che può garantire tutto questo è la coercizione, non la libertà. Qui si iniziano a mettere i prodromi di quello che sarà la rivoluzione francese g. Organizzazione cristiana del lavoro. Il lavoro sarà l’esercizio dell’uomo per la continuazione dell’opera della Creazione ma ancor di più per lo stato stesso. Quindi il lavoro servirà per lo stato e per la chiesa vero che a Trento c’erano state tante belle intuizioni, scelte precise: i seminari, la formazione, i sinodi, la capacità di sapere andare oltre l’ignoranza, la bassezza tipica del ‘400 e del ‘500, ora invece ci troviamo di fronte a un clero che sa leggere e scrivere, conosce i classici, che all’inizio è stato formato all’evangelizzazione, alla pastorale, però di fatto si è fermato a una pastorale di tipo casistico, non attenta alle persone, alla loro vita ma a quella forma tipica della rigidezza casistica. L’unica morale che esiste è appunto quella casistica: a questo corrisponde quello. C’è un manuale vero e proprio, a questo atto corrisponde quello, a questo peccato corrisponde questa penitenza. Tutto deve essere giuridicamente incasellato. b. Un’eccessiva fiducia nella propria autorità che genera intolleranza a quanto sta al di fuori di essa. Poiché è legata al potere, la chiesa sa di stare dalla parte del potere e questo genera intolleranza a quanto sta fuori da essa. E l’intolleranza si ha in ogni ambito, non solo al centralismo romano. Nella città si è intolleranti ad es. a quanti sono peccatori, fuori dalla chiesa. La pastorale non è per l’ultimo, la pecorella smarrita, ma per quanti stanno intorno. c. Aspetti positivi: partecipazione di massa ai sacramenti, nuovi istituti religiosi, santità, missioni popolari e ad gentes, forte senso di unità, devozionismo, fede in sostanza sincera. Poiché era una società assolutamente cristiana, la partecipazione ai sacramenti è altissima. La precettistica nasce proprio in quest’epoca. Se hai fatto il precetto, la confessione a Natale, Pasqua, puoi accedere alla carità pubblica. Se vai a messa, ecc.. puoi accedere al ruolo di funzionario. Se sei funzionario, devi stare a quel gioco. Pertanto si registra una partecipazione di massa ai sacramenti. Grazie a ciò abbiamo le anagrafi che funzionano veramente. Non possono, infatti, ad es. esserci bambini non battezzati e che quindi non rientrano nei registri delle chiese. In questo ‘600 nel quale c’è bisogno di istruzione, carità, nascono alcune grandi sperimentazioni legate a questo carisma che per un momento fanno credere di andare verso una libertà della chiesa. Il ‘600 è anche foriero di santità, non tantissima. Abbiamo da parte di Gregorio XV la canonizzazione di 4 colossi: Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila, Filippo Neri, Francesco di Sales. E’ un dato che la santità inerisce sempre la pastorale, è funzionale ai modelli. I martiri servono perché quella povera gente dei primi secoli aveva bisogno di sentire che quelle figure di uomini che avevano dato la loro vita erano i loro modelli e quindi ne ricavavano una forza incredibile per dare la loro vita. Così avviene in ogni epoca. In questa di cosa c’è bisogno, di evangelizzazione? Francesco di Sales, grande missionario. C’è bisogno di cultura, di un impianto forte, di una spiritualità robusta? Ignazio di Loyola . Filippo Neri gli oratori, le cofessioni. C’è bisogno di una figura importante per le donne, dopo le riforme della Negri, Torelli, Merici, tutte donne importanti ma cavalli autonomi, correvano ma per i fatti loro, c’è bisogno di un inquadramento? Teresa d’Avila garantisce tutto ciò, il primato dell’interiorità. Nel ‘600 ci sono le donne mistiche, che non fanno niente perché sono chiuse in clausura, hanno solo questo potere mistico, danno delle indicazioni, delle visioni. Quindi un’immagine di chiesa legata a quest’intuizione ma che ancora non ha nulla di pragmatico. Nell’800 vedremo che le donne inizieranno ad abbandonare, a lasciare questi schemi, questi luoghi angusti per dedicarsi alla carità, all’istruzione, tutti gli ordini, istituti di vita apostolica, le congregazioni odierne. Missioni popolari e ad gentes: siccome la vita all’interno della comunità era assolutamente stereotipata, ogni anno lo stesso progetto pastorale, c’era bisogno ogni 10 anni di ridestare un poco la nuova evangelizzazione, allora si inventano le missioni popolari per l’evangelizzazione all’interno della città, la parrocchia, per rivitalizzarne la prassi un po’ ordinaria. C’è pure una bella storia con tutti gli ordini che si sono dedicati a queste missioni popolari. Ad gentes, uomini che partono anche perché spesso stanno “stretti” hanno bisogno di spazi più ampi per vivere il Vangelo in maniera più libera. Forte senso di unità, ma di uniformità più che di unità, perché è tutta questione di forma, non c’è possibilità fuori da questa uniformità che da la parvenza di unità ma che non la rappresenta. Un devozionismo esasperato perché le devozioni sono l’unica cosa che riempiono la vita spirituale delle persone, non il Vangelo, una lettura personale. La lingua è assolutamente il latino. Le grandi predicazioni, i panegirici sono le cose che si realizzeranno. Le omelie sono tutte moraleggianti, parlano dell’inferno, purgatorio e paradiso, dei sacramenti, della fede, molto della vita dei santi, qualche cosa sulla vita di Gesù, qualcosa sulla vita della chiesa. Ma perlopiù bacchettate sulla vita morale perché questa deve essere inequivocabile e ben sostenuta dalle parole di questi oratori. Una fede in sostanza sincera, perché, accontentandosi di queste piccole cose, nella vita dei semplici fedeli l’impegno di perseguire una vita cristiana santa era assolutamente sincero. Certo, non avevano grandissime possibilità, però quel poco che avevano lo vivevano con molta responsabilità. L’immagine della chiesa del ‘600 è questa, non bellissima, troppo segnata da un potere con cui era invischiata. Però dal’altra parte si crea, attraverso questa esasperazione delle intuizioni tridentine, questo mondo assolutamente stabile. La stabilità non era messa in discussione.
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