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Assolutismo e Parlamentarismo nel XVIII secolo, Appunti di Storia Moderna

Caratteristiche e confronto tra Assolutismo e Parlamentarismo nel diciottesimo secolo.

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 18/09/2017

Smayan
Smayan 🇮🇹

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Scarica Assolutismo e Parlamentarismo nel XVIII secolo e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Assolutismo e Parlamentarismo nel XVIII secolo All’inizio della seconda metà del Seicento salì al trono di Francia re Luigi XIV che inaugurò l’assolutismo monarchico europeo. L’Inghilterra conobbe, invece, due rivoluzioni che la portarono definitivamente alla monarchia costituzionale parlamentare. Il tentativo assolutistico degli Stuart si scontrò col Parlamento nel 1642, portando allo scoppio di una guerra civile e alla decapitazione del sovrano nel 1649; infine dopo una sanguinosa guerra nel 1689 la Corono inglese passo a Guglielmo d’Orange. La formazione dello stato assolutistico era stata già avviata da Enrico IV, continuata con Richelieu e si affermò infine sotto il re Sole. In seguito alla morte di Richelieu nel 1642, il governo passò al cardinale Giulio Mazzarino che di fatto governò la Francia quando, in seguito alla morte di re Luigi XIII, Anna d’Austria era reggente per il figlio Luigi XIV di appena cinque anni. Mazzarino continuò la guerra contro gli Asburgo d’Austria e di Spagna, quest’ultima però gravò pesantemente sulle finanze dello Stato, dando luogo a due ribellioni (1648 – 1652) passate alla storia con il nome di Fronda1. La prima vide protagonista la «nobiltà di toga» dominante il Parlamento di Parigi, che rifiutandosi di registrare alcuni editti fiscali invisi alla borghesia, si pose in aperta ribellione di fronte alla Corona. Il rifiuto del Parlamento in questa occasione diede luogo ad una vera e propria ribellione, la Fronda parlamentare. Mazzarino fu in grado di stroncare la sedizione borghese grazie all’intervento dell’esercito guidato dal principe Luigi di Condé. Nel 1650, il cardinale, dovette affrontare un'altra insurrezione nota, stavolta, come «Fronda nobiliare o principesca», organizzata dal principe di Condè. Egli fu battuto nel 1652 dalle truppe del generale Turenne e Mazzarino riuscì a tornare a Parigi con la famiglia reale. L’esercito francese tornò in patria vittorioso dalla guerra contro gli Asburgo di Spagna nel 1658, grazie all’alleanza con gli inglesi; la pace dei Pirenei (1659) sancì la definitiva decadenza della Spagna e il rafforzamento della Francia nel ruolo di massima potenza continentale. Alla morte di Mazzarino (1661) Luigi XIV uscì dall’ombre per prendere le redini del suo paese diventando, come egli stesso disse, «il proprio primo ministro». Luigi XIV iniziò il suo governo con una riorganizzazione dello Stato: 1 1 “Fronda” è un termine che deriva dal gioco delle “fionda”, molto in uso tra i ragazzi del Seicento. Fu usato per indicare i movimenti di opposizione alla politica di Mazzarino probabilmente in senso ironico, per esprimere l’idea che le rivolte fossero un gioco da ragazzi. Cfr. Lessico in A. Desideri, G. Codovini, Storia e Storiografia Plus. 1B Dalla nascita dello Stato moderno alla Rivoluzione inglese, D'anna, Messina-Firenze, 2015, p. 420. • Accentrò i poteri politici e decisionali nella propria persona (in passato era già presente questa struttura); • Ridusse i poteri autonomi interni al Paese; • Svuotò i parlamenti e gli Stati generali di ogni potere effettivo e li sottopose al controllo degli intendenti; • Intervenne in ambito economico con la revisione fiscale e il riordinamento della finanza; • Affidò delicate funzioni di governo ai ministri di nomina regia; • Nelle province affidò tutta l’autorità agli intendenti; • Formò un esercito permanente arruolato, equipaggiato e stipendiato dal re; • Esercitò il suo controllo sulla vita religiosa e culturale dei francesi. Dal punto di vista sociale, il re riservò le cariche più importanti nell’esercito, nella diplomazia e nella corte ai rappresentanti della borghesia. Col governo del re Sole, scomparve in Francia il particolarismo feudale che venne sostituito da un rigido centralismo, fu inoltre organizzata la complessa macchina dello Stato moderno. La nobiltà feudale mantenne comunque molti dei suoi privilegi e continuò, a livello provinciale, ad esercitare antichi diritti; che furono aboliti in seguito alla rivoluzione del 1789. Luigi XIV2 rimase sul trono per 54 anni, durante i quali, egli, insieme ai tre ministri degli Esteri, della Guerra e delle Finanze costituivano il Consiglio superiore, un organo ristretto che prendeva le decisioni più importanti dello Stato. Il titolo di maggior prestigio era il “controllore generale delle finanze” affidato prima a Nicolas Fouquet, processato in seguito per tradimento, lasciò la carica a Jean-Baptiste Colbert, figlio di un mercante. Il punto di forza dell’amministrazione sovrana era 2 2 Re Luigi XIV usò fortemente la sua immagine come meccanismo di potere. Fu il ministro Colbert a curare l’immagine del «re Sole» al fine di renderlo popolare a ammirato agli occhi dei sudditi che, in tal modo, si distraevano dalle eccessive spese dovute alle guerre che gravavano sul popolo stesso. Nel Seicento l’immagine del re mutò, configurandosi come uno strumento di rafforzamento del potere assoluto, in quanto essa agiva sulla psicologia collettiva della popolazione favorendo l’accettazione passiva di questo modello di potere. Gli elementi caratteristici dell’immagine del re sono l’autorità, la sacralità e la paternità, la cui concezione subì un’evoluzione durante il regno di Luigi XIV. L’autorità del re si dimostrò innanzitutto sovrana, in quanto il re prendeva le decisioni quasi da solo e costruì un efficiente sistema verticale di trasmissione dei suoi ordini, attraverso gli intendenti. La sacralità della figura di Luigi XIV fu propagandata dal re stesso ed entrò nella mentalità comune, tanto da essere riportata abitualmente nelle storie di Francia coeve: essa si ispirava al modello controriformistico del Dio giudice e crudele. Dalla figura di Dio Luigi XIV trasse anche l’attributo del padre, secondo la tradizione cristiana. Nel suo ruolo di rappresentante della divinità e di padre rispettato, il sovrano godeva di un’autorità che non ammetteva alcuna forma di opposizione, perché sarebbe stata un affronto alla divinità stessa. Cfr. T8 – L’immagine del re come meccanismo di potere, in A. Desideri, G. Codovini, Storia e Storiografia Plus. 1B Dalla nascita dello Stato moderno alla Rivoluzione inglese, Cit., p. 446. sia sul piano politico che su quello amministrativo. Questi erano due paesi estremamente diversi, da una parte la Scozia scarsamente popolata, con un’economia basata sull’allevamento; dall’altra l’Inghilterra con una densa popolazione in continua espansione, una ricca economia che si estendeva su più ambiti, una Chiesa anglicana e una società governata dal Parlamento. Il re mise in atto il suo progetto di accentramento monarchico attraverso cinque punti: • Riaffermò l’autorità della Chiesa anglicana; • Non convocò più il Parlamento; • Istituì dei tribunali regi; • Impose una forte tassazione; • Creò una nuova aristocrazia. A Giacomo I si opposero fortemente sia i cattolici, che si resero protagonisti della «congiura delle polveri» nel 1605 che, tuttavia, fallì, sia i puritani contrari al suo autoritarismo. Nel 1625 il re morì e salì al trono il figlio Carlo I Stuart, che accentuò le tendenze assolutistiche del padre e non convocando il Parlamento per due anni consecutivi, essendo poi costretto a convocarlo a causa di un’assoluta necessità di denaro. Il Parlamento, tuttavia, sfidò la Corona affermando che non avrebbe approvato nessun contributo da parte dei sudditi se prima non fossero state osservate le «libertà» sancite dalla Magna Charta. La Camera dei Comuni presentò la Petition of Rights con la quale si chiedeva al re la garanzia dell’inviolabilità della persona e del domicilio; ricordando così al sovrano i diritti del costituzionalismo inglese, si aprì lo scontro tra parlamentarismo e assolutismo. La Petizione era ispirata alle concezioni politiche dei puritani che chiedevano una comunità fondata sul consenso di tutti e Carlo I dovette accettarla per ottenere i sussidi, ma, sciolto il parlamento, il re tornò ad un governo personale dispotico che andò avanti per undici anni. Si aggiunsero poi nuovi contrasti, stavolta dovuti all’istituzione di nuovi organi politici: la Camera stellata per la repressione dei reati politici e la Corte di alta commissione per il contrasto della dissidenza religiosa. Per rafforzare la propria autorità, il re si appoggiò all’episcopalismo anglicano perseguendo l’ideale assolutistico del conformismo religioso. Lo scontro politico tra il Parlamento e la Corona si intersecò con fattori religiosi, portando alla luce lo scontro tra episcopalismo anglicano e puritanesimo e presbiterianesimo. La politica assolutistica di Carlo I provocò un malcontento generale, ma la prima vera ribellione arrivò solo nel 1638, quando la Chiesa nazionale scozzese rifiutò di adottare il Prayer Book anglicano imposto dal vescovo di Canterbury. Il re convocò le due Camere, per finanziare la guerra contro la Scozia, tre volte, durante l’ultima (Lungo parlamento) il parlamento non si fece sciogliere 5 fino al 1653 e iniziò lo scontro tra il re e l’assemblea capeggiata da John Pym e John Hampdem. L’assemblea pretendeva: • L’abolizione delle tasse arbitrarie e dello Ship money; • L’abrogazione degli organi speciali dell’assolutismo istituiti da Carlo I; • La condanna a morte, attraverso l’impeachment, del ministro Wentworth; • Il diritto del Parlamento ad approvare la nomina dei consiglieri del re; • L’approvazione di un atto che impedisce lo scioglimento del Parlamento senza il consenso dei suoi membri. Nell’ottobre 1641 la situazione si complicò a causa dello scoppio di una rivolta cattolica in Irlanda, che portò al massacro di migliaia di protestanti. Il Parlamento chiese di sciogliere il comando militare delle forze armate e presentò la Grande rimostranza (1641) nella quale erano riassunti i motivi di contrasto con il re. Egli, il 3 gennaio 1642 irruppe nel Parlamento con un gruppo di uomini armati intenzionato ad arrestare i capi dell’opposizione, ma l’impresa fallì e a causa delle forti proteste, il re fu costretto a lasciare la capitale. Iniziava la guerra civile. Questo conflitto divise la società inglese; dalla parte del Parlamento si schierarono i piccoli proprietari terrieri, la borghesia cittadina, i mercanti di Londra, i puritani, le sette religiose radicali e le classi popolari, mentre col re si schierarono le classi feudali rappresentate da cavalieri e piccoli proprietari delle regioni settentrionali e orientali dell’Inghilterra. Le molteplici correnti che presero parte al conflitto si dividevano in: • Moderati, tra cui i proprietari delle gentry e i mercanti più ricchi, favorevoli a una Chiesa di Stato; • Radicali, rappresentati dalla borghesia terriera e imprenditoriale e dagli artigiani, che volevano una Chiesa decentrata e organizzata dal basso, per questo motivo si dichiararono indipendenti. Fra gli indipendentisti si formò la corrente estremista dei levellers (livellatori), che predicavano libertà religiosa, sovranità popolare e il suffragio universale. A capo delle forze militari del Parlamento c’era Oliver Cromwell che creò un esercito detto New Model Army, costituito da volontari che riuscì a vincere a Naseby nel giugno 1645; Carlo I si arrese alle forze scozzesi che due anni dopo lo consegnarono alle forze parlamentari. Il parlamento, a maggioranza presbiteriana, sciolse l’esercito, portando all’insurrezione le truppe che pretendevano il pagamento degli arretrati. Tra fine ottobre e inizio novembre 1647 a Putney si tenne un’assemblea del Consiglio generale dell’esercito di nuovo modello, qui Cromwell e il genero Henry Ireton diedero vita ad un dibattito di straordinaria modernità per le tesi contro il dispotismo, a favore della sovranità popolare e dell’uguaglianza politica dei cittadini; questo processo fu bloccato da nuovi avvenimenti, come la fuga del re in Scozia e la ripresa del conflitto contro gli scozzesi, appunto. Nel 1648 il re venne 6 sconfitto definitivamente dalle truppe di Cromwell nella battaglia di Preston, venne riportato a Londra e processato. Condannato a morte, Carlo I, venne decapitato nel gennaio 1649; pochi mesi dopo, a maggio, venne proclamata la Repubblica unita di Inghilterra, Scozia e Irlanda; abolita la monarchia e proclamato il Commonwealth5. Il poter fu assunto da Cromwell, che riuscì a ristabilire l’ordine in Irlanda e Scozia, avviando il processo di unificazione. Nel 1651 sostituì il Parlamento con una camera di rappresentanza con il nome Barebone’s Parliament o Little Parliament- Nel 1653 venne sciolta definitivamente l’assemblea e Cromwell assunse il titolo di Lord Protettore d’Inghilterra, Scozia e Irlanda; il suo governo assunse i caratteri di una dittatura militare che soppresse i titoli nobiliari ed eliminò statuti e autonomie di città e contee cercando di creare un libero commercio e promuovere lo sviluppo delle manifatture. In campo internazionale, prese decisioni in favore del commercio con l’estero e dello sviluppo mercantile puntando sull’espansione coloniale inglese. Con il Navigation Act del 1651, si istituiva il monopolio di Londra sul commercio con le colonie d’Oltremare, ispirandosi al protezionismo o mercantilismo. Nel 1658, in seguito alla morte di Cromwell, il suo titolo fu assegnato al figlio Richard che, però, non fu in grado di tenere il posto. La conseguenza fu il ripristino della monarchia con Carlo II Stuart che sottoscrisse la Dichiarazione di Breda con la quale si impegnava a governare in collaborazione col Parlamento concedendo un’amnistia generale e tollerando la libertà di coscienza. Salito al trono promulgò l’Editto di indennità e perdono, con cui cancellò i delitti contro la monarchia. Il Parlamento votò nel 1673 il Test Act che vietava che i non-anglicani ricoprissero cariche pubbliche civili o militari. Questo atto venne violato dal successore di Carlo II, il fratello Giacomo II Stuart che nominò al Parlamento alcuni lord cattolici. Con la tendenza di Giacomo II all’assolutismo filocattolico si ripresentò un conflitto sovrano-parlamento che portò allo Gloriosa rivoluzione del 1689, quando il parlamento offrì il trono inglese a Guglielmo III d’Olanda, marito di una figlia del re inglese, che diede inizio alla monarchia costituzionale. Il re prima dell’incoronazione giurò di accettare e rispettare tutte le prerogative del Parlamento dichiarate nel Bill of Rights, garantendo la separazione e la collaborazione dei poteri dello Stato.6 7 5 Commonwealth significa «benessere comune» e indica il fine del nuovo Stato: il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e il progresso del Paese. Cfr. Lessico in A. Desideri, G. Codovini, Storia e Storiografia Plus. 1B Dalla nascita dello Stato moderno alla Rivoluzione inglese, Cit., p. 435. 6 Cfr. A. Desideri, G. Codovini, Storia e Storiografia Plus. 1B Dalla nascita dello Stato moderno alla Rivoluzione inglese, Cit., pp. 429-437.
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