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La Prima Guerra Mondiale e la Nascita dei Regimi Totalitari: Germania e Unione Sovietica -, Appunti di Storia Contemporanea

Come la germania e l'unione sovietica entrano in guerra e come si sviluppano i loro regimi totalitari. Dal punto di vista economico, i governi assumono il controllo quasi completo del sistema economico, mentre politicamente si instaurano forme di dittatura a partito unico. Vengono descritte le consequenze della guerra per la russia, la germania e l'italia, nonché la nascita dei partiti comunisti in europa.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 22/12/2019

Chiara0102
Chiara0102 🇮🇹

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Scarica La Prima Guerra Mondiale e la Nascita dei Regimi Totalitari: Germania e Unione Sovietica - e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! STORIA CONTEMPORANEA INTRODUZIONE Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale ha alle spalle una lunga sequenza di processi di mutamento che prendono forma nel corso di ciò che potremmo chiamare il “lungo Ottocento”. È una fase storica che si apre con la triplice rivoluzione (industriale, americana, francese); che passa attraverso la nascita dell’ideologia nazionalista, l’esplodere dei conflitti sociali, l’emergere delle tensioni razziali e di genere; che vede acutizzare i suoi contrasti dagli anni Settanta dell’Ottocento, quando inizia a formarsi quella che, in senso proprio, può essere chiamata una “società di massa”. È lo scrittore austriaco Stefan Zweig a usare le parole migliori per scandire la distanza che molti contemporanei sentono tra il “mondo di ieri”, quello che precede il 1914, e ciò che si trovano a vivere dopo il macello della Grande Guerra. Quel tempo che precedette la Prima Guerra Mondiale fu l’età dell’oro della sicurezza. RIVOLUZIONE FRANCESE: prima della Rivoluzione la terra era del sovrano, che aveva pieno potere su tutto, con la Rivoluzione invece la terra è di chi la lavora (= fine feudalesimo). L’individuo ha la piena responsabilità del proprio destino, è portatore di diritti. Tutti gli individui sono liberi ed eguali. Accanto all’idea di individuo, nasce l’idea di nazione, una comunità di individui accomunati dalla lingua, dalla tradizione, ecc. le tre parole-chiave della Rivoluzione Francese sono: libertà, parola d’ordine del capitalismo; uguaglianza, parola d’ordine del comunismo; fraternità, elemento sentimentale che riunisce i concetti di libertà ed uguaglianza. L’Ottocento è un secolo che presenta la borghesia, uomini che rischiano per migliorare la propria condizione. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: si sviluppa nell’area tra Manchester e Liverpool, area agricola dove però l’agricoltura andava male; i contadini lavoravano i campi ma nello stesso tempo ricevevano dai mercanti il cotone, che le donne filavano e i mercanti ritiravano per venderlo in Inghilterra (= protoindustria manufatturiera). Con la nascita della macchina a vapore, nasce la fabbrica, dove essa veniva mossa da un’energia non umana, dove lavoravano gli operai e dove nasceva il mercato del lavoro. L’Ottocento è l’età dello sviluppo, per la filosofia è l’età del positivismo, l’età dell’oro, de capitalismo e della ricchezza. Con Karl Marx nasce il proletariato, che offre lavoro fisico al processo produttivo. La società ottocentesca ara formata da proletari, borghesi e aristocratici. Si creano le cosiddette aristocrazie borghesi, in quanto l’aristocrazia si aggrega alla borghesia e viceversa. Gli operai cercano di imitare gli aristocratici e i borghesi nei loro stili di vita. Attraverso il “welfare” lo Stato interveniva nella vita dei cittadini quando questi ultimi si trovano in difficoltà, infatti le borghesie si rendono conto che è necessario aiutare i cittadini. A metà Ottocento si apre una competizione tra gli Stati su alcune merci. Nascono le politiche protezioniste o nazionaliste, che favoriscono il privilegiare le nazioni. LA GRANDE GUERRA Il motivo scatenante della guerra è l’assassinio dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 per mano di un nazionalista serbo. Un mese più tardi l’Austria-Ungheria attacca la Serbia, ritenuta corresponsabile dell’attentato. A quel punto il sistema di alleanze internazionali entra in funzione: nel giro di pochi giorni la Germania si schiera a fianco dell’Austria-Ungheria, mentre Russia, Francia e Gran Bretagna entrano in guerra a fianco della Serbia. Nel novembre del 1914 l’Impero ottomano entra in guerra come alleato di Austria-Ungheria e Germania. Tra il 1915 e il 1917 entreranno in guerra anche Italia, Portogallo, Romania, Grecia e Usa – tutte al fianco dell’Intesa – mentre la Bulgaria entrerà in guerra nel 1915 come alleata degli Imperi centrali. Ciò che stupisce è che quando scoppia la guerra nell’estate del 1914, tutti i Paesi ne sono entusiasti. In molte città la gente scende per strada per festeggiare e alcuni intellettuali, come il poeta Rilke, Marinetti, il giovane Gandhi e Freud, inneggiano al patriottismo e alla guerra. Solo il partito socialista serbo e il partito socialdemocratico russo si dichiarano a sfavore. Col passare dei mesi appare chiara la brutalità della guerra con i suoi milioni di morti e feriti. Vengono meno l’ideale cavalleresco che l’idea di una guerra lampo e di movimento con rapidi spostamenti di truppe e veloci attacchi di sfondamento. Infatti, gli eserciti contrapposti si equivalgono e nessuno riesce a sfondare le linee avversarie. I combattenti si fronteggiano scavando trincee nel terreno, fosse lunghe per decine e decine di chilometri, articolate e fortificate, attrezzate con gli ultimi ritrovati della tecnica, protette da armi sofisticate: i fucili a ripetizione, le mitragliatrici, le granate, le bombe a mano. Oltre a queste, bisogna aggiungere gli aerei di combattimento e i gas asfissianti. Provare ad attraversare e sfondare le trincee nemiche porta alla morte sicura. Restare nella propria trincea, invece, significa sfidare topi, pulci, polvere, fango, l’odore della carne in putrefazione e stare in condizioni igieniche impossibili. Per questo, fu necessaria una propaganda ufficiale che motivasse a combattere per la difesa delle proprie famiglie, delle proprie case e della propria nazione. Per stimolare maggiormente i soldati, fu attuata anche la tecnica della degradazione dell’immagine del nemico, come colui che è capace di compiere ogni genere di atrocità e che va disprezzato e annullato. Non si sa, però, se tutte le atrocità denunciate siano state commesse davvero oppure dichiarate per rendere più agiati gli animi; ci sono infatti dicerie, false notizie, allucinazioni collettive che si spargono rapidamente tra i combattenti. Tuttavia le innumerevoli brutalità sono lì: la quotidianità della ferocia ha come effetto la brutalizzazione della mentalità europea; il termine, che si deve a Mosse, vuole alludere alla terribile assuefazione alla violenza come normalità. Chi resta vive e lavora per lo sforzo che si compie al fronte. Anche le donne sono reclutate massicciamente come forza lavoro, anche per impieghi che prima erano rigorosamente riservati agli uomini. Dal punto di vista economico in ogni paese che partecipa alla guerra i governi assumono u coordinamento quasi completo del sistema economico, dirigendo le ordinazioni, controllando gli afflussi di materie prime e di fonti energetiche, regolando il mercato dei beni alimentari. Tutte le industrie coinvolte nella produzione di materiale bellico hanno una spinta notevolissima. Soprattutto nelle zone rurali la situazione è meno felice. Il peggioramento delle condizioni economiche fa del 1917 un anno importante per le sorti della guerra e particolarmente inquieto, perché per la prima volta un po' ovunque scoppiano rivolte, insubordinazioni, scioperi. La guerra che scoppia nell’agosto del 1914 pone dunque le potenze dell’Intesa (Francia, Regno Unito e Russia, alleate della Serbia) contro gli Imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria e Impero ottomano). Nella fase iniziale gli stati sono convinti di concludere la guerra in poco tempo. L’iniziativa più importante parte dall’esercito tedesco che occupa il Belgio, paese neutrale, per attraversarlo e attaccare la Francia. L’esercito tedesco arriva quasi a Parigi, ma la controffensiva francese blocca i tedeschi e li costringe a una parziale ritirata. L’ipotesi di una guerra rapida svanisce: invece che guerra di movimento, diventa una guerra di posizione, di trincea. Nel frattempo, l’Italia, con il governo Salandra, aveva deciso di dichiararsi neutrale, nonostante nel 1882 avesse firmato il trattato di alleanza difensiva con la Triplice Alleanza. La ragione ufficiale è che questa alleanza è difensiva e non offensiva. In realtà, il governo è convinto di non riuscire a ottenere le terre che gli spettano dall’Austria-Ungheria (Trieste e Trento), l’esercito non è pronto e la particolare conformazione geografica del paese la esporrebbe agli attacchi della marina britannica, all’epoca la più potente del mondo. Nei mesi successivi, l’alternativa tra neutralità e intervento è largamente e duramente dibattuta dall’opinione pubblica italiana. Tra i neutralisti vi sono molti liberali, come Giovanni Giolitti, i socialisti, i cattolici, con a capo papa Benedetto XV. Tra i socialisti, l’allora direttore dell’Avanti, Benito Mussolini che con un articolo si dichiara interventista. Per questo viene cacciato dal partito e fonderà il nuovo giornale, il Popolo d’Italia. Tra gli interventisti troviamo Gabriele D’Annunzio, i nazionalisti, i democratici, gli ex socialisti o anarchici o sindacalisti e in seguito anche il presidente Salandra e il ministro degli esteri Sidney Sonnino. Infatti, nell’autunno del 1914 vengono avviate trattative segrete bilaterali con entrambe le parti non solo per far guadagnare tempo alla preparazione dell’esercito ma per constatare chi promette di più. L’offerta migliore arriva dalla triplice intesa e comprende Trieste e Trento, il Tirolo fino al Brennero, il protettorato sull’Albania, la Dalmazia e l’Istria, con l’eccezione della città di Fiume. Così viene firmato nel 1915 il patto di Londra. Dopo l’approvazione in Parlamento, l’Italia presenta la dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria. Il comando dell’esercito italiano è affidato al generale Luigi Cadorna. Nel 1916 gli austro-ungarici tentano una controffensiva dal Trentino; l’esercito italiano è costretto ad arretrare, pur riuscendo a bloccare l’attacco. Nel giugno del 1916 il governo Salandra è costretto a dimettersi. Una situazione analoga accade con l’offensiva scatenata dai tedeschi contro la piazzaforte di Verdun nel 1916. L’operazione ha come risultato un terribile massacro. Così gli inglesi e i francesi tentano un contrattacco alla Somme. Anche questa battaglia non porterà a risultati e il costo delle vite umane sarà altissimo, soprattutto per gli inglesi. Nel frattempo i tedeschi riescono a sconfiggere i russi, occupando la Polonia, mentre l’esercito austro-ungarico occupa la Serbia. Sul mare, allo scoppio della guerra, gli incrociatori tedeschi attaccano ovunque. In particolare essi utilizzano i sottomarini contro le navi mercantili dirette in Gran Bretagna. Il 7 maggio 1915 un sottomarino tedesco affonda il transatlantico inglese Lusitania, con a bordo 128 cittadini statunitensi. La ripresa della guerra sottomarina suscita la reazione del governo degli Stati Uniti, che dichiara guerra contro la Germania e i suoi alleati. La partecipazione degli Stati Uniti è dovuta anche a motivi di interesse l’insurrezione bolscevica ha inizio. I soldati filo bolscevichi e le Guardie rosse occupano il Palazzo d’Inverno, dove ha sede il governo e ne arrestano i membri. I bolscevichi formano il governo, che si chiama Consiglio dei commissari del popolo; è presieduto da Lenin, ha Trotskij come ministro degli Esteri, Stalin come ministro per le questioni nazionali. Lenin annuncia subito al II Congresso pan russo dei soviet le due misure che saranno prese: saranno avviate trattative con gli Imperi centrali per arrivare a una pace senza annessioni né indennizzi; sarà varato un decreto sulla base del quale tutte le proprietà terriere dei possidenti e della Chiesa saranno confiscate, per essere distribuite alle famiglie contadine. Alle elezioni dell’assemblea costituente però i veri trionfatori sono i social-rivoluzionari moderati. Nel gennaio del 1918, forti del sostegno dell’esercito, i bolscevichi sciolgono con la forza l’Assemblea Costituente e pongono le premesse per un regime dittatoriale a partito unico. Nel marzo del 1918 viene siglato con la Germania il trattati di Brest-Litovsk, con condizioni durissime. Infatti, la Finlandia, le regioni baltiche, l’Ucraina e la Polonia vengono occupate dall’esercito tedesco. La riorganizzazione territoriale pone Pietrogrado troppo vicina al nuovo confine e per questo Mosca diventa la nuova capitale. Sempre nel 1918, il partito socialdemocratico operaio russo, per distinguersi dagli altri partiti socialisti, cambia nome in Partito comunista. Ma nuove Armate controrivoluzionarie, indicate come “armate bianche”, si stanno ricostituendo per ristabilire il potere dello zar. Comincia così la guerra civile. La reazione comunista è affidata a Trotskij che in poco tempo organizza l’Armata rossa, l’esercito rivoluzionario. La disciplina interna è rigidissima, il reclutamento è basato sulla costrizione e sul volontariato, che è aperto anche alle donne. Vi sono commissari politici che controllano lo svolgimento delle operazioni; questi ufficiali sono sottoposti a ricatto: devono giurare fedeltà alla rivoluzione ed essere efficienti, altrimenti i loro familiari subiscono ritorsioni. Lo sforzo di Trotskij è efficace e alla fine del 1919 le Armate bianche vengono sconfitte. Nella primavera del 1920, i governatori del nuovo stato di Polonia decidono di attaccare militarmente la Russia comunista, insoddisfatti dei confini orientali. Anche se la Russia riesce a contenere l’attacco, è costretta a cedere parti della Bielorussia e dell’Ucraina. Gli anni della guerra civile sono terribili. Costano sofferenze, fame e dolore. I debiti con l’estero sono dichiarati nulli. Le fabbriche sono espropriate e nazionalizzate. Il processo di espropriazione e redistribuzione delle terre è in corso. A causa dello scoppia della guerra contro le Armate bianche, viene dichiarato lo stato di comunismo di guerra. Sia i reparti dei soldati dell’Armata rossa sia gruppi armati di operai urbani sono autorizzati a requisire viveri e rifornimenti nelle campagne. La distribuzione dei beni alimentari è controllata e razionata. A ogni famiglia sono distribuite tessere annonarie, che servono per ritirare i beni. Queste soluzioni però favoriscono la nascita del mercato nero. Vi sono contadini e commercianti che cercano di uscire dal circuito commerciale obbligato del comunismo di guerra per vendere la merce a prezzi più elevati. Il governo sceglie di intervenire con la mano dura. La polizia politica, la Ceka, si rivela uno strumento piuttosto agguerrito e i colpevoli sono vittime di esecuzioni. Nel luglio del 1918, viene approvata una Costituzione che si discosta molto dal modello democratico. Il potere è attribuito ai soviet; il diritto di voto è negato ai nemici dello Stato; il voto degli operai e delle operaie vale di più di quello dei contadini e delle contadine. Nel corso del 1918, tutti i partiti vengono messi a tacere, ad eccezione di quello comunista. È l’adozione della tecnica del terrore rosso, che serve a distruggere o a intimidire ogni opposizione. Nel marzo del 1919, fondano la Terza Internazionale, nota col nome di Comintern, per favorire la diffusione della Rivoluzione comunista nel resto dell’Europa. Nei mesi seguenti i dirigenti e militanti socialisti europei fondano dei nuovi partiti comunisti. L’episodio induce i dirigenti comunisti a riflettere sulla possibilità di abbandonare il comunismo di guerra per sperimentare altre forme di gestione dell’economia. Così Lenin elabora la Nep, la nuova politica economica. La requisizione dei grani è abolita; al suo posto, i contadini sono tenuti a pagare un’imposta fissa in natura, cedendo una quota della produzione agli organismi statali; ciò che resta può essere venduto sul mercato. Il sistema ravviva gli scambi e rifornisce i mercati urbani di beni alimentari, ma provoca anche l’arricchimento di numerosi contadini che hanno aziende di medie dimensioni o degli imprenditori che vendono a mercato nero. Nel 1922 lo Stato prese il nome di Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche (URSS), ovvero una federazione che ha bisogno di una nuova Costituzione. Il potere è affidato al Congresso dei soviet del’Unione. Il 21 gennaio 1924 Lenin muore. Dall’aprile del 1922 Stalin era il segretario generale del partito comunista, per volere dello stesso Lenin. Si apre una dura lotta per ricoprire il ruolo guida che è stato di Lenin. Inizialmente il grande scontro è tra Stalin e Trotskij. Quest’ultimo è per la “rivoluzione permanente”, da esportare nel resto dell’Europa e del mondo; Stalin sostiene invece il “socialismo in un solo paese”, perché sente di consolidare il processo rivoluzionario in Russia. Inoltre in questa fase Stalin è favorevole alla prosecuzione della Nep, mentre Trotskij sembra essere incline al ritorno a una politica più duramente dirigista. Infine, giocando sul ruolo di segretario del partito, Stalin può fare in modo di piazzare uomini a lui fedeli nelle posizioni direttive principali. Per tutte queste ragioni, alla fine, Trotskij perde il confronto. Due anni più tardi, viene espulso dal partito e nel 1929 viene cacciato dall’Unione Sovietica. Trattamento analogo riceveranno tutti i suoi seguaci. Stalin è ormai il principale dirigente del partito, e quindi dell’Unione sovietica. Sin dal luglio del 1917 le donne russe possiedono il diritto di voto. Dopo l’ottobre del 1917, un’importante sequenza di leggi autorizza il divorzio consensuale, proclama l’eguaglianza assoluta tra uomini e donne, fa del matrimonio un rituale civile da celebrarsi davanti ai funzionari dello Stato e non più in chiesa. Su questa linea si pone anche la legislazione per le zone musulmane. Vengono aboliti la poligamia, il matrimonio delle bambine e l’uso del velo coranico. Nel 1918 viene stabilita la gratuità dell’assistenza ospedaliera per le partorienti. Nel 1920 viene liberalizzato l’aborto. L’insieme di queste norme viene esteso e recepito dal Codice di famiglia del 1926. Fin dal gennaio 1918, l’esperienza bolscevica ha preso la strada della dittatura a partito unico. Una delle componenti essenziali del sistema è la coercizione, il ricorso alla violenza, il “terrore rosso” che incute una raggelante paura. Il sistema fondato su un partito unico non accetta la dialettica politica. I responsabili del partito comunista sviluppano una tecnica di governo che si fonda sul sospetto e sulla sistematica ricerca del traditore e del nemico. Questo meccanismo è notabile da una pervasiva sacralizzazione del partito. Molti osservatori che hanno analizzato l’esperienza comunista hanno più volte osservato le analogie che avvicinano il partito comunista sovietico a una Chiesa. Il partito possiede infatti la sua genealogia di santi, i grandi dirigenti comunisti. L’obiettivo è realizzato attraverso il decristianizzare la società comunista. Tale azione vien avviata dal 1918, quando il governo bolscevico delibera la completa separazione dello Stato dalla Chiesa ortodossa e l’esproprio delle terre e degli immobili appartenuti alla Chiesa. Nel 1921 viene vietato l’insegnamento religioso nelle scuole e viene proibita la stampa e la diffusione dei libri a tema religioso. IL DOPOGUERRA DELL’OCCIDENTE Per i governi europei lo sforzo economico per finanziare la guerra è stato enorme. Francia, Regno Unito e Italia hanno contratto debiti pesanti con gli Stati Uniti per comprare armi e rifornimenti all’esercito. Negli ultimi anni di guerra e nei primi del dopoguerra una pesante inflazione ha scosso le economie di tutti i paesi europei. Industriali e commercianti possono far fronte all’inflazione aumentando i prezzi dei prodotti, ma chi percepisce uno stipendio fisso o comunque non modificabile subisce danni gravissimi. L’industria pesante che aveva avuto un grande sviluppo sollecitato dalla richiesta di armi e attrezzature per gli eserciti, deve ora riconvertire le sue produzioni al contesto di pace. La riconversione porta ad un aumento della disoccupazione. Al tempo stesso le imprese cercano di contenere o di diminuire i salari, provocando un notevole incremento della conflittualità sindacale. Inoltre, i soldati tornati dal fronte hanno bisogno di trovare una collocazione lavorativa; la soluzione è mandare a casa le donne. I mercati europei sono squassati. A peggiorare il quadro sta il fatto che i numerosi nuovi stati nati dal dopoguerra tendono ad adottare politiche economiche protezionistiche. Gli Stati Uniti cominciano a emergere come la potenza che ha ottenuto il massimo dei benefici economici dalla guerra. Nel 1921, a conclusione delle trattative di pace, viene stabilita la cifra che i paesi vincitori vogliono che la Repubblica di Germania paghi come riparazione dei danni di guerra. Una cifra che lo stato tedesco non può saldare con le sue sole risorse. La situazione è resa più complessa dal fatto che gli Stati Uniti non vogliono transigere sul pagamento dei debiti dovuti da Francia, Regno Unito, Italia e da altri paesi dell’Intesa, e da una decisione presa dal Congresso statunitense di elevare i dazi doganali per proteggere il mercato interno. I governi tedeschi decidono di incoraggiare la svalutazione del marco, per evitare di scaricare sulle spalle dei contribuenti il peso dei risarcimenti di guerra e per mostrare che la Germania non ha le possibilità di sborsare la cifra dovuta. L’operazione che dà incentivo all’inflazione ha pure effetti sul debito pubblico dello Stato tedesco. Il contesto internazionale si aggrava ancora, perché nel gennaio del 1923 l’esercito francese e quello belga – con l’accordo dell’Italia, ma con l’opposizione del Regno Unito – per ritorsione occupano la Ruhr, un distretto carbonifero e industriale importantissimo per l’economia tedesca. Oltre a provocare il definitivo tracollo del marco tedesco, l’occupazione della Ruhr non si rivela un buon affare nemmeno per lo Stato francese. La situazione si sblocca nell’autunno del 1923 perché il governo tedesco decide finalmente di abbandonare la politica inflazionistica messa in atto fin allora, favorendo la rivoluzione del marco. Questa soluzione della crisi tedesca è favorita dalle decisioni prese nel corso della Conferenza internazione per le riparazioni di guerra, convocata a Parigi nel gennaio del 1924. La decisione più importante è l’adozione del cosiddetto Piano Dawes, dal nome di Charles Dawes, banchiere e politico statunitense che lo ha presentato. Il Piano prevede l’obbligatoria rivalutazione e stabilizzazione del marco; una dilazione pel pagamento dei risarcimenti che gravano sulla Germania; e la possibilità di ricevere prestiti internazionali. In questo modo, la catena di relazione finanziarie transatlantiche dà vita a una circolazione finanziaria triangolare: finanziamenti Usa e Germania, che permettono il pagamento delle riparazioni tedesche a Francia, Regno Unito, Italia, che pagano interessi e debiti a Usa, che concedono finanziamenti a Germania, e così via. Nel giugno del 1929, una nuova Commissione internazionale presieduta dall’uomo d’affari nordamericano Young approva il Piano che porta il suo nome e che prevede il pagamento rateale dei risarcimenti tedesche sulla base dell’esborso per i successivi 58 anni. Tutta questa complessa operazione consente all’economia europea una buona ripresa, visibile tra il 1925 e il 1929. Vedi libro Nel 1920 le donne statunitensi conquistano il loro diritto al voto sul piano federale. Gli Sati Uniti degli anni Venti prendono la strada di un ritorno al passato. Nel novembre del 1920 il partito repubblicano riconquista la presidenza. Lo slogan esprime un orientamento: favorire le classi alte e i più potenti gruppi imprenditoriali. Tra il 1919 e il 1929 il Pil degli Sati Uniti cresce del 40%. La prosperità tocca soprattutto la popolazione bianca e wasp (bianco anglosassone protestante). Tra il 1921 e il 1924 nuove leggi limitano il flusso migratorio in entrata. Le discriminazioni e le aggressioni a danno dei neri sono storia quotidiana e sono attivamente incoraggiate Ku Klux Klan, l’associazione segreta razzista. L’epoca del “proibizionismo”, che termina nel 1933, ha dato uno straordinario impulso alla diffusione e al decollo economico delle organizzazioni criminali. Dal punto di vista economico la fine della guerra nel Regno Unito porta tre grandi novità. La prima è la traumatica conquista dell’autonomia dell’Irlanda. La seconda è l’introduzione del suffragio universale, maschile e femminile, approvato dal Parlamento nel 1918. La terza novità è la crisi progressiva del Partito liberale e la grande ascesa del partito laburista. Il sistema elettorale che vige in Inghilterra è un sistema maggioritario uninominale, che prevede che in ogni singolo collegio elettorale venga eletto un solo candidato. La crisi del partito liberale cresce dopo il 1924, i laburisti hanno una crescita costante, così come i conservatori. Il risultato di questa dinamica elettorale è che dal 1922 al 1929 i conservatori sono costantemente al governo, guidati dal primo ministro Baldwin e da Churchill. Nel dopoguerra la Repubblica francese conserva l’impianto costituzionale precedente. A partire dal 1920, il quadro politico è estremamente frammentato. Dal gennaio 1920 al giungo 1924 i governi di centro-destra che si susseguono sono sei. In vista delle elezioni del 1924, i radicali e i socialisti sottoscrivono un accordo elettorale che li porta a vincere le elezioni. Ma la diversità di orientamenti tra i radicali e i socialisti produce un’altissima instabilità politica e i governi che si succedono dal 1924 al 1926 sono sette. Nel luglio del 1926 si ricostruisce un governo conservatore. Mentre le potenze che hanno vinto la guerra riescono a uscire dalla crisi economica e sociale del rimo dopoguerra in forma non troppo traumatica, lo stesso non si può dire della Germania e degli altri stati che si sono formati dalla dissoluzione dell’impero austro-ungarico. Nel marzo del 1919, in Ungheria il governo di coalizione si dimette per protesta contro lo smembramento del territorio dell’Ungheria, deciso dalle potenze vincitrici. Si forma così un governo socialdemocratico che ha l’obiettivo di organizzare una sorta di rivoluzione nazional-patriottica. I socialdemocratici decidono allora di ammettere al governo il capo del partito comunista ungherese, Kun. Questi accetta, a patto che venga proclamata subito una Repubblica dei soviet d’Ungheria (1919). Intanto le potenze dell’Intesa danno all’esercito cecoslovacco e a quello rumeno il compito di attaccare l’Ungheria e porre fine all’esperienza sovietica. Gli ungheresi contano sull’arrivo delle truppe russe, impegnate nella guerra civile che scuote la Russia rivoluzionaria. La Repubblica è dichiarata decaduta, mentre Kun trova rifugio a Vienna. In Germania nel novembre del 1918 una prima rivoluzione ha costretto l’imperatore Guglielmo II alla fuga e ha proclamato una Repubblica i cui organi di governo sono controllati da esponenti del Partito socialdemocratico. A Berlino ai primi di gennaio scatta un tentativo rivoluzionario guidato da Rosa Luxemberg e Karl Leibknecht, Capi della Lega di Spartaco, un gruppo di socialisti di estrema sinistra che economicamente più adatti. Poiché i governi liberali si sono rifiutati di intervenire a loro sostegno, numerosi imprenditori e soprattutto numerosi agrari cominciano a pensare che sia necessario ricorrere a una forza armata privata, per allontanare o intimidire gli scioperanti o i manifestanti, ed eventualmente proteggere i lavoratori che desiderano non aderire agli scioperi. Perciò cominciano a rivolgersi a varie formazioni politiche che dispongano di piccole forze paramilitari e, tra queste, una destinata a un importante futuro, il movimento dei fasci di combattimento. Si tratta di un gruppo politico fondato il 23 Marzo 1919 A Milano da Benito Mussolini. Ex esponente di spicco del partito socialista italiano, ex direttore del quotidiano socialista avanti , nel novembre 1914 è stato espulso dal partito per aver manifestato opinioni favorevoli all'ingresso dell'Italia in guerra. Dopo l'espulsione sostenuto queste sue opinioni dalle pagine del popolo d'Italia, il nuovo giornale che egli stesso ha fondato. Mussolini accentua in forma radicale l'anti socialismo e l’antibolscevismo della sua formazione. Questa mutazione attira le attenzioni dei proprietari e affittuari della valle padana, che offrono a Mussolini dei finanziamenti affinché il suo movimento potenzi le proprie formazioni paramilitari. Nascono cosi e si diffondono le squadre d'azione fasciste, gruppi agguerriti, che iniziano una lunga e sanguinosa stagione di azioni a sorpresa, aggressioni scontri contro i socialisti, i sindacalisti, le loro sedi, i loro militanti o contro i municipi che ospitano amministrazioni di sinistra. i militanti delle squadre sono spesso molto giovani. Attraverso i suoi organi di stampa attraverso i comizi dei suoi dirigenti virgola e primo fra tutti Mussolini, il fascismo si presenta come l'unico movimento che interpreta il volere della nazione. L’azione politica delle squadre impone alla società italiana un ulteriore prezzo di sangue. Nonostante i lutti e le sofferenze che tale guerra civile comporta, una buona parte dell'opinione pubblica di estrazione medio e alto borghese apprezza molto il fascismo. Nel maggio 1921, alle nuove elezioni, i fasci ricevono una sorta di legittimazione politica: un certo numero di loro candidati viene incluso nelle liste dei cosiddetti blocchi nazionali, alleanze di vari gruppi politici che si aggregano ai liberali per tentare di fermare l'ascesa politica del partito socialista italiano e del partito popolare italiano. I blocchi nazionali hanno un buon successo, tuttavia non ottengono la maggioranza assoluta dei seggi. Però 38 fascisti, tra i quali Benito Mussolini, vengono eletti nelle liste dei blocchi nazionali e possono sedere alla Camera dei deputati. Il primo governo che si costituisce resta in carica per pochi mesi punto anche meno durano gli altri 2 governi che gli succedono, entrambi guidati da Luigi Facta. Mentre l'area liberale non riesce a darsi una forma organizzativa permanente, né a garantire stabilità ai governi che esprime, il movimento fascista cresce ancora la sua capacità di attrazione. Nel novembre 1921, nel corso del congresso che si tiene a Roma, i fasci di combattimento cambiano nome e assumono quello di partito nazionale fascista. Mussolini è acclamato Duce, cioè condottiero, di un partito che conserva tutti i tratti di bellicosità simbolica e operativa che erano propri del movimento al quale si sostituisce. Le squadre d'azione vengono incorporate nelle strutture del partito che quindi dispone formalmente di una sua propria forza militare privata. Tuttavia situazione di illegalità e di tensione conflittuale non può durare ancora a lungo. D'altro canto questo tipo di intervento non sembra neanche più giustificato dalla situazione complessiva. Gli scioperi sono diminuiti. Per di più nel corso di questo periodo il partito socialista italiano ha continuato a subire scissioni che ne hanno di molto indebolito la forza. I socialisti riformisti, guidati da Turati e da Giacomo Matteotti, escono dal partito socialista italiano per fondare il nuovo partito socialista unitario, che ha un orientamento molto moderato e rispettoso del gioco parlamentare. Insomma la minaccia la rivoluzione bolscevica sta perdendo consistenza. Mussolini decide che è arrivato il momento di tentare un audace azione di forza. Alla fine di ottobre 1922 prende corpo il progetto di realizzare una marcia su Roma, in modo da obbligare alle dimissioni il governo in carica, guidato da Facta, e costringere il re a dare a Mussolini l'incarico di formare un nuovo governo. Si tratta di un vero e proprio progetto di colpo di Stato, che viene messo in atto il 27 e 28 ottobre 1922. il re, Vittorio Emanuele III decide di non firmare il decreto che proclama lo stato d'assedio. Forse la decisione del re è motivata dal desiderio di evitare un nuovo spargimento di sangue. Sta di fatto che i fascisti possono entrare indisturbati in Roma. Mussolini chiede e ottiene l'incarico di formare il nuovo governo. Nel dicembre 1922 viene formato il gran consiglio del fascismo, un organo di raccordo tra il partito nazionale fascista e lo stato. Nel gennaio 1923 le squadre d'azione fasciste sono trasformate nella milizia volontaria per la sicurezza nazionale: è un corpo militare che rimane collegato strettamente al partito nazionale fascista, ma che ora riceve una importante legittimazione istituzionale, che gli permette di affiancarsi ai corpi armati esistenti, l'esercito e i carabinieri. In economia, il governo attua una linea politica liberista, concepita dal ministro delle finanze e del Tesoro Alberto de Stefani. Nei rapporti commerciali internazionali si adottano tariffe doganali leggere, che dovrebbero favorire gli scambi e l'arrivo di materie prime necessarie all'industria. De Stefani attua un indirizzo volto a favorire e consolidare l'autonomia decisionale degli imprenditori industriali e agrari nelle loro aziende. i risultati economici di questo indirizzo sono complessivamente piuttosto positivi. Forte di questi risultati, Mussolini vuole trovare un modo per imporre definitivamente il dominio del suo partito. L'obiettivo è raggiunto con l'approvazione nel luglio 1923 di una legge elettorale nuova, sostenuta anche dai cosiddetti deputati fiancheggiatori. La legge prevede che la lista che raccoglie la maggioranza relativa ottenga i 2/3 dei deputati alla camera; l'unico sbarramento da superare per assicurarsi questo premio di maggioranza è che la lista che vince le elezioni abbia preso almeno il 25% dei voti. Le elezioni con la nuova legge si celebrano il 6 Aprile 1924, in un clima di violenza che intimidisce gli elettori e li orienta verso le liste nazionali, un raggruppamento di coalizione dominati dai fascisti ma con un buon numero di liberali di destra e con alcuni esponenti cattolici di destra. Il risultato è un trionfo per le liste nazionali fasciste. I giochi sembrano fatti. Ma accade che 30 maggio 1924 il segretario del partito socialista unitario, Giacomo Matteotti, pronunci alla camera un duro e chiaro discorso nel quale denuncia le violenze e le intimidazioni che hanno caratterizzato le elezioni pertanto ne chiede l'annullamento. 10 giorni più tardi, il 10 giugno 1924, Matteotti viene rapito da un gruppo di fascisti che lo uccidono nascondendone il corpo nella campagna romana, dove viene trovato 2 mesi più tardi. È chiaro che la responsabilità politica e morale di quell'omicidio ricade sul capo del partito nazionalista fascista e sul suo movimento. Le opposizioni decidono di ritirarsi dal Parlamento e di riunirsi separatamente: è la secessione dell'aventino. Gli oppositori sperano in un intervento del re, che ristabilisca la legalità. Ma il re decide di non fare niente. La situazione, allora, viene sbloccata con un grande determinazione dallo stesso Mussolini, che il 3 gennaio 1925 tiene un discorso alla camera nel corso del quale si assume provocatoriamente tutte le responsabilità di quanto accaduto. La fase di convivenza del fascismo con le norme e le tradizioni dello Stato liberale è finita. Lo stato liberale stesso è finito. Ora è arrivato il momento di portare a pieno compimento la rivoluzione fascista iniziata con la marcia su Roma. Nei giorni immediatamente seguenti al discorso del 3 gennaio 1925 lo strappo politico istituzionale viene realizzato attraverso lo scioglimento di tutte le associazioni politiche avverse al fascismo. A questa prima serie di misure segue l'approvazione di un’importante sequenza di leggi, Le leggi fascistissime, che istituzionalizzano definitivamente il mutamento di sistema politico. Le leggi, che entrano in vigore tra la fine del 1925 e il 1926, intervengono su punti delicati ed essenziali dell'architettura costituzionale: Il governo è responsabile solo nei confronti del re e non ha bisogno di alcun voto parlamentare di fiducia per esistere; Nuovi organismi di nomina governativa vengono istituiti; la pena di morte per chi attenta alla vita dei regnanti o del capo del governo viene reintrodotta; I processi relativi a imputazioni di carattere politico vengono affidati a un tribunale speciale; la legislazione fascistissima interviene incisivamente anche sui rapporti di lavoro: viene siglato il patto di palazzo Vidoni, in cui la Confindustria riconosce l'esistenza solo della Confederazione delle corporazioni fasciste, che è l’organizzazione sindacale fascista. Infine, si dichiarano decaduti tutti i deputati dell'opposizione. In questo modo nasce un regime politico monopartitico che per questo aspetto è paragonabile a quello che è in via di costruzione proprio in questi stessi anni nella Russia sovietica. Il definitivo perfezionamento del fascismo come regime a partito unico si ha infine con la legge del 1928, con la quale si riforma ancora una volta il sistema elettorale. La nuova normativa prevede che esista una unica lista nazionale, compilata dal gran consiglio del fascismo; gli elettori possono solo approvare la lista o respingerla. la svolta totalitaria si accompagna a un mutamento di rotta nella politica economica. Mussolini nell’agosto 1926 decide di procedere alla rivalutazione della lira che viene portata a quota 90. Questa mossa serve a mettere un freno all'inflazione e a far scendere il prezzo delle importazioni, mentre le retribuzioni industriali seguono un andamento parallelo. Peraltro la scelta mette in una certa difficoltà le imprese esportatrici, infatti le merci italiane che sono esportate costano molto più di prima. Ne consegue un rallentamento nella crescita economica che è segnalato tra il 1926 e il 1929. Già sin dal 1923 la riforma scolastica attuata da Giovanni Gentile ha riorganizzato i curricula fondandoli sulla preminenza delle materie umanistiche, ha previsto la reintroduzione dell’insegnamento obbligatorio della religione nelle scuole elementari, inoltre ha previsto l'introduzione dell’esame di Stato al termine di ogni ciclo scolastico, un sistema che permette agli istituti scolastici privati di rilasciare diplomi che hanno lo stesso valore di quelli rilasciati dalle scuole pubbliche. Questa serie di passi consente un processo di riavvicinamento tra il regime fascista e la chiesa cattolica. Adesso però l'ambizione di Mussolini è maggiore: vuole riallacciare ufficialmente i rapporti con un'istituzione spirituale che continua ad avere una grande e capillare organizzazione e che è seguita in tutto il paese da molti milioni di persone. L'accordo viene infine sottoscritto l’11 Febbraio 1929 con la stipula dei Patti Lateranensi, che sono un trattato formale tra la chiesa e lo stato italiano. L'accordo prevede che lo stato italiano paghi al Vaticano una indennità come risarcimento per la perdita del potere temporale, in cambio il Papa riconosce formalmente lo stato italiano e accetta di esercitare la sua sovranità temporale solo ed esclusivamente sul territorio dello Stato della Città del Vaticano. L'accordo prevede anche un concordato, col quale il regime fascista fu una notevole concessione alla chiesa: La religione cattolica viene confermata religione di Stato, l'insegnamento della dottrina cattolica diventa materia ufficiale in tutte le scuole del regno, l'azione cattolica può continuare a esistere sotto la guida delle autorità religiose, essa sarà l'unica associazione non fascista tollerata dal regime fascista. Le lezioni si tengono nel Marzo 1929: il successo è evidente, il fascismo adesso ha il vento nelle sue vele. vedi libro 6. LA CRISI DEL ‘29 Anche gli Stati Uniti degli anni Venti prendono la strada di un ritorno al passato. Nel novembre del 1920 il Partito repubblicano riconquista la presidenza, col suo candidato Warren G. Harding. Quando Harding muore nel 1923, lo sostituisce il suo vicepresidente, Calvin Coolidge. Entrambe le amministrazioni esprimono un orientamento comune: favorire le classi alte e i più potenti gruppi imprenditoriali. Tra il 1920 e il 1930 il processo di concentrazione imprenditoriale raggiunge livelli mai visti in precedenza. Questo sistema funziona: tra il 1919 e il 1929 il Pil degli Stati Uniti cresce del 40%. La maggior disponibilità di risorse permette anche alle famiglie operaie di accedere ai beni di consumo offerti sul mercato. L’orientamento al consumo più che al risparmio è incoraggiato anche dalla diffusione della tecnica della vendita a rate. La prosperità tocca soprattutto la popolazione bianca. Tra il 1921 e il 1924 nuove leggi limitano i flussi migratori in entrata. Le aggressioni e le discriminazioni dei neri sono storia quotidiana e sono attivamente incoraggiate dal Ku Klux Klan, l’associazione segreta razzista nata nel 1866. Nel 1933 termina l’epoca del “proibizionismo”, che ha dato uno straordinario impulso alla diffusione e al decollo economico delle organizzazioni criminali. La seconda metà degli anni Venti segna per gli Stati Uniti un periodo di notevole prosperità. Cresce la produzione industriale, soprattutto quella dei beni di consumo durevole. Il mercato ha un segno favorevole, la domanda è in aumento, la produzione cresce, e se cresce la produzione anche i profitti e i salari hanno un andamento positivo. Però i beni durevoli, appunto, durano nel tempo. Ciò significa che il mercato nordamericano in questo settore ha un ritmo di sostituzione delle merci piuttosto basso. Quindi il mercato dei beni di consumo durevole tende a essere molto dinamico all’inizio, ma poi si satura. Mentre il mercato si va saturando, la produzione si fa eccessiva rispetto alla domanda. Anche perché fanno effetto le manovre messe in atto dagli operatori della Borsa: costoro comprano le azioni, aspettano un po' che tali azioni abbiano acquistato un valore maggiore e poi lo rivendono. È ciò che si chiama “bolla speculativa”, processo che stimola la crescita del valore delle azioni indipendentemente dalle condizioni economiche reali delle aziende. Nell’autunno del 1929 tutto questo gioco smette di funzionare. Il 21 ottobre del 1929 gli operatori della Borsa di Wall Street (New York) cominciano a vendere assai più del solito. Ecco cosa succede il 29 ottobre 1929, il “martedì nero” della Borsa di Wall Street. È un cataclisma che si ripercuote sulle banche: i prestiti concessi sono a medio-lungo termine, quindi nell’immediato non c’è speranza di ottenere i soldi indietro dai debitori. Quando qualche banca comincia a dichiarare fallimento, il panico esplode e diventa totale. Anche le imprese statunitensi sono messe con le spalle al muro; esse hanno poche soluzioni, che prevedono il licenziamento di operi e impiegati, la diminuzione delle retribuzioni e l’abbassamento dei prezzi. Ecco che ha inizio la “grande depressione”. L’economia statunitense si ritrova in ginocchio, ma molto presto anche le economie europee sono brutalmente scosse dalla crisi. Il contagio dagli Stati Uniti all’Europa è causato dallo stretto collegamento che nella seconda metà degli anni Venti si è creato tra il sistema finanziario statunitense e quello tedesco, e per quella via tra il sistema finanziario statunitense e quello britannico, francese, italiano e di altri paesi europei. Il rapporto finanziario tra Stati Uniti ed Europa è attivato dal Piano Dawes del 1924. La crisi, dunque, si diffonde attraverso questo circuito ed arriva rapidamente in Europa. Come prima soluzione i governi adottano la soluzione di svalutare le monete. Risultato finale: il commercio internazionale crolla in un modo mai visto prima. Sette mesi prima del “martedì nero” di Wall Street, Herbert Hoover è diventato presidente degli Stati Uniti. Egli è convinto che la sua amministrazione debba preoccuparsi di conservare il pareggio di bilancio dello * 1938 – Pogrom della notte dei cristalli: devastazione dei negozi ebrei, arresti e deportazioni nei campi di concentramento e poi il genocidio. Economia Il regime nazista attuò una politica di forte dirigismo in campo economico, che si basava su due obiettivi principali: 1. Raggiungere un alto livello di occupazione. Era soprattutto un obiettivo politico, perché mirato ad ottenere consenso. 2. Sviluppare una veloce politica di riarmo per preparare al meglio il paese alla guerra, al fine di conquistare lo spazio vitale, ovvero un dominio territoriale corrispondente alla sua grandezza territoriale, spettante alla Germania e per riscattarsi della sconfitta nel primo conflitto mondiale. Tra il 1923 e il 1930 in Spagna aveva governato il generale Miguel Primo de Rivera, che aveva instaurato un regime semi-dittatoriale con l’appoggio del re Alfonso XIII. Nel 1930 de Rivera è costretto a dimettersi a causa delle proteste interne e nel 1931 si svolgono le elezioni che segnano una netta vittoria delle forze di sinistra. A questo punto il re decide di abbandonare il paese e il 9 dicembre del 1931 viene proclamata la Repubblica. Il paese si trova in una situazione sociale ed economica di grande arretratezza: permangono rapporti sociali di tipo feudale poiché la maggior parte delle terre è in mano a grandi proprietari terrieri, tra cui la Chiesa Cattolica, che in Spagna in questi decenni si caratterizza per una visione del mondo particolarmente reazionaria. Le prime riforme del governo repubblicano si concentrano quindi sulla riforma agraria e la laicizzazione dello stato, provocando una netta reazione dell’opposizione che nell’estate del 1932 tenta un colpo di stato. Il tentativo fallisce ma nel novembre del 1933 le elezioni vengono vinte una coalizione formata da gruppi monarchici e cattolici: il nuovo governo di destra attua una dura repressione sociale, in particolare soffocando nel sangue un’insurrezione anarchica verso la fine del 1934 2. Alle nuove elezioni del febbraio 1936 le forze di sinistra si presentano unite: i comunisti si schierano con socialisti e repubblicani nella coalizione di Frente popular, seguendo la nuova politica dettata dall’URSS nel congresso del Comintern dell’agosto 1935 che riteneva prioritaria la lotta contro il fascismo, indicato come il principale nemico. Il Frente popular vince le elezioni e in tutto il paese scoppiano le prime rivolte: da un lato la collera popolare si rivolge contro il clero e i grandi proprietari terrieri; dall’altro le forze reazionarie reagiscono con violenza, perpetuata in particolare dai gruppi fascisti del partito della Falange, nato nel 1933 per iniziativa di José Antonio Primo de Rivera, figlio dell’ex dittatore. La contrapposizione interna si trasforma in guerra civile tra il 17 e il 19 luglio del 1936, quando un gruppo di militari guidati da cinque generali, tra cui spicca Francisco Franco, inizia una ribellione armata partendo dal Marocco spagnolo. Inizialmente il governo repubblicano pare avere la meglio, in quanto riesce a mantenere il controllo su gran parte della marina e dell’aviazione e può contare sull’appoggio di un’intensa mobilitazione popolare. Così mentre gli insorti conquistano la Spagna occidentale, il governo riesce a mantenere il controllo delle zone più ricche e industrializzate, ovvero la capitale e le regioni del nord-est. Il ribaltamento degli equilibri in questa guerra dipende molto dal ruolo giocato dalle potenze europee. Germania e Italia decidono fin da subito di appoggiare la ribellione di Franco, che si rifà all’ideologia fascista: Hitler invia soprattutto aerei, armi e rifornimenti, mentre Mussolini organizza un contingente di 50.000 uomini, ufficialmente volontari ma in realtà membri dei reparti regolari. Sul fronte opposto la Francia, governata anch’essa dal Fronte popolare, vorrebbe intervenire ma viene di fatto bloccata dall’opposizione dell’alleato inglese: la Gran Bretagna minaccia infatti di non aiutare la Francia in caso di attacco tedesco se questa interverrà in Spagna. Gli inglesi temono che una vittoria della coalizione repubblicana in Spagna possa essere il preludio per la sua trasformazione in uno stato socialista, inoltre non desiderano giungere ad una rottura con Germania e Italia e per questo spingono la Francia a non intervenire. Il governo francese decide quindi di proporre agli stati europei un patto di non intervento: sottoscritto nell’agosto del 1936 anche da Hitler e Mussolini, non viene però rispettato dai due regimi fascisti che continuano a supportare il generale Franco. 8. L’UNIONE SOVIETICA DI STALIN Tra il 1927 e il 1929 Stalin si è imposto come il dirigente indiscusso del Partito comunista sovietico e della stessa Unione Sovietica. Stalin decide di cambiare completamente linea di azione, promuovendo l’industrializzazione del sistema produttivo e la completa collettivizzazione dell’agricoltura. Per realizzare questo progetto ricorre allo strumento della pianificazione, ovvero della definizione di obiettivi produttivi da raggiungere entro archi di tempo determinati. Nel 1928 viene messo a punto il primo “piano quinquennale”. La produzione industriale cresce a ritmi assolutamente sorprendenti; soprattutto l’industria siderurgica, meccanica, estrattiva ed elettrica hanno uno sviluppo straordinario. Intere nuove città industriali nascono dal nulla. Si favorisce una enorme migrazione interna, con un gran numero di famiglie contadine che si muovono dalle campagne verso le città industriali, dove trovano lavoro nelle nuove fabbriche. Nel 1940 l’Unione Sovietica è diventata la terza potenza industriale al mondo. I salari sono bassi e i prezzi crescono rapidamente. Le condizioni di vita nelle città sono misere e i livelli di consumo incomparabilmente inferiori a quelli dei paesi occidentali. Stalin e i suoi collaboratori hanno deciso di attuare una completa collettivizzazione delle aziende agricole. Tutti i contadini sono costretti ad associare le loro aziende a cooperative agricole o a cederle ad aziende possedute e gestite dello Stato. Molti contadini non vogliono aderire spontaneamente al piano di collettivizzazione dell’agricoltura, vi sono forzati con brutali metodi coercitivi: le aziende vengono espropriate; i proprietari vengono deportati; in molti casi chi si oppone viene giustiziato come nemico della rivoluzione. La vera caratteristica dello stalinismo è il governo attraverso la paura e il sospetto. Sin dalla fine degli anni Venti sono state messe in atto espulsioni ed emarginazioni di capi comunisti che si sono opposti a Stalin (il principale dei quali è stato Trotskij). Per indicare l’operazione di allontanamento degli avversari, si usa il termine insultante e repellente di “purga”: gli avversari devono essere espulsi come si espellono le feci. Il 10% dei condannati viene giustiziato; gli altri vengono deportati in luoghi appositi, organizzati sin dagli anni Venti. Si tratta dei campi di concentramento, che in Unione Sovietica vengono organizzati con grande anticipo sul sistema concentrazionario nazista e sono amministrati dalla Gulag, amministrazione centrale dei campi. Nel 1940 ne esistono 53 che rinchiudono oltre 1.000.000 di detenuti, impegnati nei lavori forzati. La pesante svolta staliniana si completa con due ulteriori processi che segnano la società sovietica degli anni Trenta. Intanto vengono sistematicamente scoraggiate tutte le forme di arte sperimentale. Negli anni Trenta si sostituisce una linea che vuole ricomporre e rinsaldare la coesione delle famiglie. Dal 1934 l’omosessualità è considerata un reato. Nel 1936 l’aborto viene vietato e il divorzio viene reso molto più complesso di prima.
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