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Storia del Mondo Contemporaneo: La Grande Guerra - Capitolo 1 - Prof. Bocci, Schemi e mappe concettuali di Storia Antica

La prima guerra mondiale, dalla dichiarazione di guerra all'epoca della riparazioni di guerra. Il testo tratta dei principali eventi, come l'ingresso in guerra dell'italia, la brutalità della guerra e le conseguenze geopolitiche. Vengono inoltre analizzate le trasformazioni economiche e politiche in europa nel primo dopoguerra.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019

Caricato il 25/03/2019

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Scarica Storia del Mondo Contemporaneo: La Grande Guerra - Capitolo 1 - Prof. Bocci e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Antica solo su Docsity! STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO L’età contemporanea: dalla grande guerra ad oggi- Banti Capitolo 1: La Grande Guerra 1.1 Giorni d’estate Estate 1914, i giornali richiamano l’attenzione di tutti con titoli che dichiarano l’inizio della grande guerra, una guerra alla quale quasi tutti gli stati più potenti al mondo stanno per partecipare. Molti già sanno che sarà una guerra sanguinosa e terribile, altri la immaginano breve e senza conseguenze. L’annuncio della guerra fu quasi un annuncio festivo: a Londra, Berlino, Monaco, San Pietroburgo folle inneggianti alla grandezza della patria si riversano per le strade a festeggiare l’ingresso in guerra. In India Gandhi invitava i suoi connazionali ad arruolarsi nell’esercito, molti partirono volontari. Perfino i partiti socialisti vengono travolti dalla febbre patriottica. Moltissimi soldati moriranno, altri porteranno le ferite della guerra per tutta la vita. Saranno innumerevoli le devastazioni economiche e sociali che porteranno alla povertà, alla fame, al dolore. Nessuno aveva un’idea chiara della guerra: la cultura ottocentesca aiutava a fantasticare su questa e a mostrarla come qualcosa di cavalleresco, qualcosa di cui andare fieri. Inoltre la mascolinità ottocentesca si era costruita intorno all’immagine dell’uomo combattente che difende la sua donna. Poi subentrarono anche gli ideali della patria, dell’onore alla nazione, dell’obbligo di sacrificarsi per la comunità nazionale e del dovere di non sottrarsi agli impegni. 1.2 La brutalità della guerra Col passare dei mesi appare chiaro che la guerra non ha nulla di “cavalleresco” e che l’idea di “guerra rapida” si rivela un errore di valutazione. Gli eserciti contrapposti, spesso, si equivalgono e nessuno riesce a sfondare. La tecnica dell’assalto di sfondamento alle trincee nemiche provoca soltanto un mare di morti. Per questa guerra vengono usate le mitragliatrici, i cannoni, le granate, i gas asfissianti, tutte armi che fanno sì che la guerra diventi un’esperienza infernale. I nemici vengono descritti come esseri mostruosi e pericolosissimi e questa immagine del nemico è una delle tecniche più efficaci ed eticamente più velenose della propaganda di guerra. Si rincorrono notizie assurde e senza fondamento che sono credute come vere dai soldati che ne parlano, come la falsa crocifissione di un soldato canadese. Sin dalla fine dell’ottobre 1914 l’impero ottomano era entrato in guerra a fianco di Germania e Austria-Ungheria, a causa dell’ostilità contro la Russia e con la speranza di riconquistare le terre dell’area caucasica. Così si attua l’eliminazione degli armeni dalla Turchia che genera una vera e propria strage. Papa Benedetto XV si schiera contro la guerra, proponendo una pace tra gli stati in conflitto. Appello che non sortì nessun effetto. 1.3 Disagi e ribellioni Dal punto di vista economico l’esperienza della guerra è contrastata. In ogni paese che partecipa alla guerra i governi assumono un coordinamento quasi completo del sistema economico, dirigendo le ordinazioni, controllando gli afflussi di materie prime e fonti energetiche, regolando i mercati. Le industrie coinvolte nella produzione di materiale bellico hanno una spinta notevolissima sia a livello di profitti che dei salari degli operai. Nelle zone rurali la situazione è meno felice: i prezzi dei generi alimentari crescono esponenzialmente e l’inverno rigido non aiuta. Le banche hanno emesso cartamoneta in quantità maggiore a quanto sarebbero autorizzate sulla base delle loro riserve auree, per garantire ai governi le risorse necessarie ed acquistare beni per l’esercito. E così, il 1917, diventa l’anno più difficile di tutta la guerra. Anno in cui scoppiano rivolte, insurrezioni e scioperi a causa delle condizioni di lavoro, per le paghe, per l’aumento dei prezzi dei beni alimentari. Il disagio si fa sentire anche tra le fila militari: non mancano casi di autolesionismo per allontanarsi dal fronte. Per far fronte a questo problema si migliora il trattamento delle truppe al fronte e si puniscono i soldati. In Russia nel 1917 scoppiano due rivoluzioni che causano la fine del regime degli zar e l’uscita della nazione dalla guerra. Sono anni in cui le tensioni socio-politiche già manifestatesi precedentemente, raggiungono la loro gravità e travolgono definitivamente le istituzioni zariste. 1.4 Le prime fasi della guerra La guerra che scoppia nel 1914 divide le potenze dell’Intesa (Francia, Inghilterra, Russia, Serbia ) contro gli imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria, impero ottomano) L’esercito tedesco occupa il Belgio, neutrale, per attraversarlo e occupare la Francia, che data la neutralità del confine non aveva fortificato quelle zone. Così l’esercito tedesco riesce a raggiungere quasi Parigi: ma la controffensiva francese lo blocca costringendolo ad una parziale ritirata. Nel 1914 il fronte si stabilizza ad Arrass, Remis, verdun, restandovi per tutta la durata della guerra. Sul fronte orientale i russi tentano di attaccare le linee tedesche e austro-ungariche senza esiti positivi. Così l’idea di una guerra rapida svanisce e cambia natura, diventa guerra di posizione, cioè di trincea, con fronti stabilizzati per lunghissimi periodi di tempo. Nel 1915 l’Italia si allea con gli Stati dell’Intesa 1.5 L’Italia dalla neutralità all’intervento Allo scoppio della guerra, nonostante la Triplice Alleanza sia ancora in vigore, il governo italiano opta per la neutralità. La ragione è che la Triplice Alleanza ha un carattere difensivo e non offensivo. Le altre ragioni stanno nel fatto che il governo non era sicuro di poter ottenere le terre irrredente (Trento e Trieste) dall’Austria-Ungheria come compenso per l’ingresso in guerra inoltre il governo non era convinto di possedere un esercito pronto alla guerra e si preoccupava per le conseguenze militari e materiali di un eventuale intervento. Per questi motivi il governo Salandra decide per la neutralità. Così nascono i primi schieramenti tra interventisti e neutralisti. Esistono due tipi di interventisti: rivoluzionari, che considerano la guerra come occasione per sconfiggere le vecchie istituzioni e liberali che mescolano ragioni di politica interna con considerazioni nazional- patriottiche come il riscatto di Trieste e Treno. Nell’autunno del 1914 si avviano le trattative segrete per un ingresso in guerra che possa portare vantaggi e le potenze dell’Intesa sono quelle che fanno l’offerta più allettante: in caso di intervento e vittoria, l’Italia avrebbe, oltre alle terre irredente, anche il Tirolo meridionale fino al Brennero, tutta L’Istria (tranne Fiume), Dalmazia. Promesse che vengono formalizzate con un accordo segreto nel 1915 (patto di Londra). Gli interventisti intanto danno vita ad una grande propaganda in favore dell’intervento in guerra. Dopo l’approvazione in parlamento, il governa presenta la dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria nel 1915 affidandone il comando a Cadorna. 1.6 Trincee e assalti Tra il 1915 e il 1917 il quadro del conflitto si amplia con l’ingresso in guerra del Portogallo, Romania e Grecia. Ogni esercito prova lo sfondamento delle trincee fortificate con scarsi risultati. L’Italia attacca gli austro-ungarici 4 volte senza raggiungere nessun risultato. Nel 1916 sono gli austro-ungarici ad attaccare l’Italia con una spedizione punitiva che costringe l’esercito italiano ad arretrare. Sul fronte francese l’offensiva dei tedeschi si scatena contro Verdun: gran massacro ma nessun risultato anche in questo caso. È sul fronte orientale che ci sono movimenti più significativi:i tedeschi sconfiggono i russi, occupano la Polonia e l’esercito austro-ungarico occupa la Serbia. Tra il 1914 e il 1915 la marina britannica si riorganizza e affonda i corsari tedeschi. Durante la battaglia navale combattuta nel 1916 la flotta tedesca riporta una netta vittoria sulle navi britanniche. 1.7 La fase conclusiva Nel 1917 i tedeschi riescono ad affondare una gran quantità di navi dirette verso i porti nemici, soprattutto statunitensi. Così da portare gli USA a dichiarare guerra alla Germania e ai suoi alleati. L’esercito statunitense è su base volontaria ma l’arruolamento dei volontari per la guerra in Europa si rivela un insuccesso, così l’esercito noramericano viene riorganizzato sulla base della coscrizione obbligatoria con uomini preparati ed addestrati. Le truppe statunitensi arriveranno in Europa nella primavera del ‘18. Intanto, in Russia, nel 1917 scoppia una prima rivoluzione che porta 2.2 La guerra civile Alla fine del 1917 il governo bolscevico ordina la cessazione delle ostilità e annuncia le trattative di pace con la Germania e l’Austria-ungheria. Le condizioni imposte dal governo tedesco, riconosciute dal trattato di pace firmato a Brest-Litovsk nel 1918 sono molto dure: la Finlandia, le regioni baltiche, la Polonia e Ucraina sono poste sotto l’occupazione delle truppe tedesche. La capitale viene spostata a Mosca dove si svolge il congresso del partito socialdemocratico operaio che si chiamerà partito comunista. Ma armate rivoluzionarie sono pronte a restaurare il potere dello zar ed è l’inizio della guerra civile. Combattuta i rossi e vari gruppi controrivoluzionari, detti bianchi, appoggiati da una coalizione di pesi quali Regno Unito, Stati Uniti d’America e Francia, i rossi ottennero la vittoria finale nel conflitto, liquidando le forze controrivoluzionarie e instaurando il loro potere su tutto il territorio della nascente unione sovietica. 2.3 I comunisti al potere Gli anni della guerra civile costano cari. I comunisti si trovano a dover gestire un’economia disastrosa caratterizzata da debiti con l’estero, fabbriche espropriate, comitati operai non ben organizzati. La distribuzione dei beni alimentari è razionata e affidata ai funzionari statali. Alle famiglie sono distribuite tessere per il ritiro degli alimenti in base alle condizioni familiari. Intanto cresce il mercato nero, per reprimere il quale il governo prevede dure sanzioni. Nel 1918 viene approvata costituzione che si discosta dal modello democratico: tutto il potere è attribuito ai soviet, il diritto al voto per le rappresentanze dei soviet aperto anche alle donne, il voto degli operai avrà più valore di quello dei contadini. Tutti i partiti, intanto, vengono messi a tacere, tranne quello comunista, adottando la tecnica del terrore rosso che distrugge o intimidisce le opposizioni. Nel 1919 i dirigenti comunisti fondando la Terza internazionale che mira a favorire la diffusione della rivoluzione comunista nel resto dell’Europa. Nel 1921 gli operai di Pietrogrado si ribellano al comunismo di guerra protestando contro i privilegi dei dirigenti bolscevichi. E Lenin elabora la Nep (nuova politica economica) che impone i contadini a pagare imposte fisse in natura cedendo una quota di produzione allo stato e avendo la libertà di poter vendere il restante profitto sul mercato. Si ravvivano gli scambi dei mercati urbani, si tende a favorire le classi rurali e questo provoca malcontento. Ma Lenin non potrà più intervenire perché colpito da un ictus che lo porterà alla morte nel 1924. Anno in cui viene approvata una nuova costituzione che porta lo stato a diventare una federazione di repubbliche. Il potere viene affidato al congresso dei sovietici dell’unione di cui fanno parte solo rappresentanti comunisti. A partire dal 1922 il segretario generale del partito comunista sarà Stalin che fin da subito esprime la volontà di consolidare il processo rivoluzionario in Russia. Stalin nel 1927 si è ormai imposto come principale dirigente del partito e quindi dell’unione sovietica. 2. 4 Donne nuove, famiglie nuove Sin dal 1917 le donne russe possiedono il diritto di voto e lo conservano anche dopo la rivoluzione. Lo stesso anno una legge autorizza il divorzio consensuale, proclama l’uguaglianza assoluta tra uomini e donne, fa del matrimonio un rituale civile da celebrarsi davanti ai funzionari dello stato. L’anno successivo vengono aboliti la poligamia, il matrimonio delle bambine e l’uso del velo coranico, viene stabilita la gratuità dell’assistenza ospedaliera per le partorienti e nel 1920 liberalizzato l’aborto. L’insieme di queste norme viene recepito ed esteso dal codice di famiglia approvato nel 1926. L’idea è quella di un ideale di libertà: più spazio per la realizzazione individuale per entrambi i sessi. L’istruzione viene resa obbligatoria fino a 15 anni privilegiando le materie tecniche sulle umanistiche. Ma questo sistema inizialmente sembra non funzionare, aumentano le donne ripudiate dai mariti in base alla legislazione sul divorzio: l’aborto prende una brutta piega e diventa una scelta molto frequente come quella dell’abbandono dei figli negli orfanotrofi o per strada. Questo crea il caso delle bande di bambini vaganti, composte da piccoli o ragazzini abbandonati o che hanno perso i loro genitori che si muovono continuamente occupando edifici, rubando, uccidendo e prostituendosi. Nella comunità musulmana l’abbandono del velo non è ben accetto e per questo le donne vengono uccise. 2.5 Paura e consenso L’esperienza bolscevica ha preso la strada della dittatura a partito unico e negli anni seguenti viene perfezionato e istituzionalizzato. Gli elementi fondamentali del sistema sono: il ricorso alla violenza e il terrore rosso. Inoltre i comunisti sanno ricorrere a strumenti per ottenere il consenso come vantaggi economici e sociali immediati per gli operai e contadini. Un discorso a parte è quello delle donne che hanno perso la famiglia e per questo non sono riconoscenti al regime mentre quelle che sono riuscite a ricostruire un nucleo familiare stabile apprezzano molto la normativa. L’appartenenza alla vita politica è cementata da un meccanismo psico-sociale, quello dell’identificazione dei nemici esterni ed interni. In una situazione di questo genere, i responsabili del Partito comunista sviluppano una tecnica di governo che si fonda sul sospetto e sulla ricerca di traditori e dei nemici. La spinta della paura induce l’individuo ad assumere comportamenti e norme per essere ‘perfetto’. Uno di questi comportamenti è la prontezza a scagliarsi contro coloro che sono identificati come elementi estranei o nemici della comunità e per questo da eliminare. Questo meccanismo diventa una sacralizzazione del partito. Il partito comunista pretende di essere l’unico depositario della verità. Il partito comunista cerca fin da subito una sacralizzazione rituale della propria esperienza politica. L’obiettivo è realizzato attraverso due dinamiche: 1= decristianizzare, attraverso la separazione dello stato dalla chiesa ortodossa. Nel 1921 viene proibito l’insegnamento religioso nelle scuole. 2= la natura parareligiosa della memoria di Lenin. Anche Stalin fonde la militarizzazione della politica con la sua sacralizzazione, affidata ad un rituale di giuramento. Il congresso dei soviet, decide di fissare un giorno speciale dedicato alla commemorazione del dirigente, di erigere dei monumenti a lui dedicati e di cambiare il nome da Pietrogrado a Leningrado. Capitolo 3: Il dopoguerra nell’occidente 3.1 Le trasformazioni economiche nel primo dopoguerra Per i governi europei lo sforzo economico per finanziare la guerra è stato enorme: in molti hanno contratto pesanti debiti con gli Stati Uniti, altri hanno emesso grandi quantità di moneta. E ciò ha scosso le economie inasprendo le tensioni sociali, industriali e commercianti fanno fronte all’inflazione aumentando il prezzo dei prodotti ma chi percepisce redditi fissi subisce gravi danni. L’industria pesante deve sapersi reinventare al tempo di pace e la riconversione comporta cambiamenti organizzativi, tecnici, tecnologici che provocano una diminuzione della produzione ed un aumento della disoccupazione. A tutto questo si aggiunge il fatto che i soldati, tornati dal fronte, hanno bisogno di trovare lavoro e la soluzione immediata è quella di rimandare le donne a casa per far spazio al personale maschile. La guerra ha mutato anche gli scambi commerciali ed i mercati europei sono fuori uso. Solo gli stati uniti sembrano aver tratto vantaggi dalla guerra e lo si nota dall’aumento della produzione industriale. Inoltre gli stati uniti diventano i maggiori esportatori di capitali nel mondo. 3.2 Le riparazioni di guerra e le relazioni economiche internazionali La chiave della ripresa economica, nella seconda metà degli anni venti, sta nel modo in cui viene risolto il problema delle riparazioni di guerra che gli USA vincitori hanno deciso di chiedere alla Germania. Nel 1921 nelle trattative di pace viene stabilita la cifra che i paesi vincitori vogliono che la repubblica di Germania paghi come riparazione dei danni di guerra e si trattava di una cifra pazzesca per i tempi, circa 132 milioni di marchi. Ma la Germania non può far fronte a questa richiesta, così i governi tedeschi decidono di incoraggiare la svalutazione del marco, continuando ad emettere incessantemente cartamoneta, per evitare di tassare la popolazione. A causa del mancato pagamento Belgio e Francia occupano la Ruhr, distretto carbonifero e industriale molto importante per l’economia tedesca, costringendo i tedeschi a bloccare le ferrovie della zona. Così il continuo ricordo alla coniazione di marchi porta al definitivo tracollo della moneta. Si ha una svolta soltanto nel 1923 quando la produzione di cartamoneta viene bloccata, la spesa pubblica tagliata, vengono aumentate le imposte e rivalutato il marco, operazione fortemente voluta dal banchiere Dawes. La Germania chiederà anche una dilazione per i pagamenti dovuti. Si attiva così una catena di relazioni finanziarie che permetterà all’economia europea una buona ripresa negli anni 1925-29. 3.3 I consumi generali e gli stili di genere Negli anni immediatamente successivi alla grande guerra, il sentimento di paura e depressione coglie coloro che sono maggiormente colpiti dai disagi economici postbellici. Chi è rimasto vivo nutre il desiderio di divertirsi, di godersi la vita. La moda è in pieno fermento e tra le donne compaiono stili come: la garconne (maschietta), la flapper (donna emancipata), che esibiscono capelli corti, gonne corte e ostentano indipendenza. Nasce il make up, utilizzato da tutte, così da portare l’industria cosmetica a grandi sviluppi. Il romanzo di Marguerite descrive perfettamente la donna del periodo e la nuova femminilità, lanciata anche attraverso il cinema e la danza. Arriva poi anche la figura del nuovo uomo, rude e romantico insieme. La gioventù comincia ad essere un mondo a parte: i movimenti politici più dinamici di questo periodo sono composti da giovani che esaltano la giovinezza delle loro idee e progetti. Sono i giovani che lanciano le nuove mode, pronte a provocare e rompere le convenzioni. La gioventù comincia ad essere un modello sociale da imitare. Gli interpreti più fascinosi delle mode del momento vengono dagli Stati Uniti. Il medium ce promuove tute queste innovazioni è senza dubbio il cinema americano. Il cinema americano ariva in Europa e propone modelli di comportamenti avvincenti. Nasce così lo star sysitem che impone comportamenti e valori moderni ed insoliti. Nello stesso periodo nascono anche giornali specializzati nel dare notizie sulla vita provata delle star. 3.4 La prosperità statunitense Nel 1920 le donne americane conquistano il loro diritto al voto sul piano federale. È anche il periodo in cui le associazioni sindacali sono sottoposte a una stretta repressiva e favoriscono le grandi imprese. Tra il 1920 ed il 1930 il processo di concentrazione imprenditoriale raggiunge livelli mai visti in precedenza: il numero delle banche si dimezza, la rete telefonica è in mano ad una sola società, quella telegrafica a due. La produzione petrolifera è in grande espansione. La maggiore disponibilità di denaro, in questo periodo, permette alle famiglie operaie di accedere ai beni di consumo offerti dal mercato come le automobili, le radio. L’orientamento al consumo più che al risparmio è incoraggiato dalla diffusione della tecnica della vendita a rate; così i consumatori acquistano pianoforti, lavatrici, macchine per cucire, frigoriferi ecc. Sebbene il mondo del lavoro e dell’istruzione si apra alle donne, il modello offerto dai mezzi di comunicazione di massa, dalla pubblicità commerciale, è quello della moglie di classe media, casalinga, mediamente istruita, responsabile della casa e pronta ad accudire i figli. È anche il periodo del proibizionismo, soprattutto per quanto riguarda le bevande alcoliche. Un proibizionismo che favorisce la creazione di organizzazioni criminali, specie a Chicago dove sono guidate da Al Capone. Sono i ruggenti anni Venti. In Europa non vi è tutta questa prosperità e si sentono ancora le conseguenze della guerra. 3.5 Stabilità e rinnovamento nel Regno Unito Dal punto di vista politico nel Regno Unito la fine della guerra porta con sé tre grandi novità: 1) la conquista dell’autonomia dell’Irlanda che nel 1923 diventa Dominion autonomo 2) l’introduzione del suffragio universale, maschile e femminile approvato nel 1918 3) la crisi del partito liberale e l’ascesa del partito laburista. La crisi del partito liberale diventa grave dopo il 1924. Ma la crisi interna, del 1925-26 è ancora più grave e legata alla difficoltà dell’industria carbonifera. I lavoratori percepiscono un salario molto basso con un aumento delle ore di lavoro e i sindacati si oppongono. Così nel 1926 i lavoratori chiudono temporaneamente le miniere e si scende in piazza per uno sciopero generale che paralizza il Regno Unito per 9 giorni. Ma dopo aver resistito per mesi, alla fine gli operai cadono e tornano al lavoro alle condizioni stabilite dagli imprenditori, cioè con le stesse prerogative iniziali: salari bassi e ore di lavoro interminabili. le divisioni in partiti. L’opinione pubblica di estrazione medio e alto borghese apprezzava molto il fascismo considerandolo un movimento politico forte, deciso e ricco di ideali. 4.4 La marcia su Roma Nel 1921 i Fasci vengono eletti nelle liste dei blocchi nazionali e possono sedere alla camera come deputati. I governi che si succedono in questo periodo restano in carica per pochissimo tempo. Intanto i Fasci cambiano nome e assumono quello di partito nazionale fascista, Mussolini è acclamato duce del partito. Nel 1922 prende corpo il progetto di realizzare una marcia su Roma: l’idea è di far convergere le squadre d’azione su Roma, facendole muovere da varie parti d’Italia, dopo aver occupato uffici postali, telegrafici, prefetture per obbligare alle dimissioni il governo in carica e costringere il re a dare a Mussolini l’incarico di formarne uno nuovo. Vittorio Emanuele II non proclama lo stato d’assedio e i fascisti entrano a Roma indisturbati. Nel 1922 Mussolini si presenta al re, e ottiene l’incarico di formare un nuovo governo. È l’inizio della fine del sistema liberal-democratico che si concretizzerà nel 1925. 4.5 Una fase transitoria Nel dicembre del 1922 viene formato il Gran consiglio del fascismo, organo di raccordo tra il partito nazionale fascista e lo stato. L’anno seguente le squadre d’azione fasciste sono trasformate nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale: corpo militare legato al partito nazionale fascista, con legittimazione istituzionale, che si affianca ai corpi armati esistenti, l’esercito e i carabinieri. In campo economico nei rapporti internazionali si adottano le tariffe doganali leggere che favoriscono gli scambi e l’arrivo di materie prime necessarie all’industria. Viene varata anche una politica fiscale che punta sulle imposte indirette favorendo l’èlite economiche sociali. Nel 1923 viene approvata una nuova legge elettorale che prevede la lista che raccoglie la maggioranza ottenga i 2/3 dei deputati alla Camera. Le elezioni con la nuova legge si celebrano nel 1924 e trionfano le liste nazionali fasciste. Ma Matteotti chiede l’annullamento delle elezioni perché ritenute irregolari. Così viene rapito e ucciso da un gruppo di fascisti e il movimento cade in crisi. Il re non interviene e Mussolini cerca di sbloccare la situazione con un discorso alla Camera. È finito lo stato liberale. 4.6 Il fascismo si fa stato Dopo il discorso di Mussolini vengono sciolte tutte le associazioni anti-fasciste ma non i partiti di opposizione, almeno per il momento. A questo primo intervento segue l’approvazione delle leggi fascistissime che istituzionalizzavano il mutamento politico e che entrano in vigore tra il 1925 e il 1926. Queste leggi stabilivano che: -il governo era responsabile solo nei confronti del re -il governo aveva la possibilità di emanare autonomamente norme di legge -venga istituita la pena di morte nei confronti degli attentatori del re o del capo di governo -venga istituito un tribunale speciale composto da giudici membri della milizia volontaria per la sicurezza nazionale -confindustria riconosce l’esistenza solo della confederazione delle corporazioni fasciste -vengano riconosciute dal governo solo le associazioni sindacali fasciste e che vengano vietati gli scioperi -vengano sciolti tutti i partiti d’opposizione Il partito nazionale fascista tende ad identificarsi sempre più strettamente con lo stato e in questo modo nasce un regime politico monopartitico. Il fascismo diventa a tutti gli effetti un regime a partito unico con la legge del 1928 che prevede che esista un’unica lista nazionale, compilata dal gran consiglio del fascismo. Intanto, nel 1924, i prezzi salgono a causa della svalutazione della lira nei confronti di altre monete straniere, così Mussolini, due anni dopo, decide di rivalutare la moneta portandola a “quota novanta”. Questo frenò l’inflazione e fece scendere i prezzi. Il governo mussoliniano accarezza l’idea di assoluta autonomia dell’economia e della società italiane lanciando la “battaglia del grano”, cioè un’azione volta a favorire il raggiungimento dell’autosufficienza alimentare. Un altro aspetto dell’economia fascista fu il varo della bonifica integrale, cioè l’azione di prosciugamento e messa a coltura delle aree paludose ancora esistenti nell’Italia centro-meridionale. A partire dal 1923 invece, si ha già una riforma dell’istruzione con Gentile che aveva riorganizzato i curricula fondandoli sulla preminenza delle materie umanistiche, prevedendo l’insegnamento obbligatorio della religione, nelle scuole elementari e l’introduzione dell’esame di Stato al termine di ogni ciclo scolastico. I rapporti tra regine e chiesa cattolica a partire dal 1926 diventano più intensi e tre anni dopo vengono stipulati i Patti Lateranensi. Questi prevedono che lo stato italiano paghi al vaticano un’indennità come risarcimento per la perdita del potere temporale e che in cambio il papa riconosca lo stato italiano e accetti di esercitare la sua sovranità temporale solo ed esclusivamente sul territorio dello stato della città del vaticano. Alla chiesa, viene concesso che la religione cattolica diventi religione di stato, si riconosce il valore civile del matrimonio religioso e l’Azione cattolica diventa l’unica associazione non fascista tollerata dal regime. Il popolo apprezza molto l’accordo tra pontefice e Duce. Le elezioni del 1929 confermano il successo del partito nazionale fascista, ma effettivamente molti votano per non ricorrere in persecuzioni, repressioni e ritorsioni. 4.7 Miti e rituali fascisti Se il fascismo riesce ad imporsi è perché fa un uso sistematico della violenza,che risulta efficace perché tollerato dell’esercito, dalla polizia e dalla magistratura. Inoltre Mussolini e i suoi dirigenti riescono a dare al movimento e al partito una propria mitologia e simbologia molto efficaci. Il fascismo è un movimento che ritiene di interpretare in modo esclusivo la profondità e la verità del sentimento nazionale ritenendo gli altri gruppi antinazionali. È proprio per questo che i fascisti ritengono di essere legittimati a distruggere tutte le formazioni politiche che ai loro occhi sono solo un dannoso corpo estraneo all’interno della compagnie nazionali. Il movimento fascista diventa una sorta di partito milizia, all’interno del quale le squadre d’azione sono esibite con orgoglio e finiscono addirittura per diventare una delle istituzioni dello Stato fascista. Le squadre sono importanti perché intorno alla morte dei militanti si costruisce un culto funebre che si intreccia col culto dei caduti della grande guerra. Il culto mortuario è visto come il sentirsi parte di un esclusivo gruppo politico-militare e questo legame è rinsaldato dal giuramento di appartenenza che sacralizza l’azione politica. Uno dei momenti più forti dei rituali fascisti è l’appello dei caduti: davanti ai gruppi fascisti con i loro gagliardetti e le loro bandiere uno dei capi grida il nome dei militanti caduti e la folla inginocchiata risponde in coro “presente!”. È un modo per dire che chi è morto non è morto invano e che la sua anima è ancora tra i vivi. Il fascismo istituisce un vero e proprio culto della bandiera tricolore stabilendo l’obbligo di saluto al tricolore nelle scuole e l’esposizione obbligatoria fuori dagli uffici pubblici in occasione di feste o lutti nazionali. Capitolo 5: Civiltà in trasformazione 5.1 Il fardello dell’occidente L’espressione ‘il fardello dell’occidente’, ripresa da una poesia di Kipling, vuole porre l’accento sul peso dei colonizzatori e della loro oppressione che grava sulle spalle dei colonizzati. Esiste poi un’altra eccezione per questa espressione, cioè quella di indicare la persistente influenza che i modelli politici e culturali dell’occidente hanno esercitato sui paesi extra-occidentale. 5.2 La Cina contesa La Cina esce da una situazione di conflittualità interna, dopo la proclamazione della Repubblica cinese, quando il partito nazionale cinese guidato da Yat-sen ricostituisce a Canton un governo nazionale intorno al quale si forma un esercito volontario. Nel 1925 Yat-sen viene sostituito da Kai- shek che lancia una spedizione contro il Nord per riunire la Cina del Nord-ovest alla Cina del sud. La spedizione ha successo e l’esercito entra a Shangai nel 1927 e l’anno successivo a Nanchino si forma un nuovo governo nazionalista che proclama la riunificazione della Cina. Ma si tratta di una situazione precaria a causa della presenza di numerosi gruppi criminali sparsi nelle periferie e gruppi comunisti che trovano sostegno nei contadini sottoposti a condizioni di sfruttamento tremende da parte dei proprietari. Mao Tse-Tung, divenuto il principale dirigente comunista cinese, si propone di identificare le campagne ed i contadini come i luoghi e i protagonisti di una possibile rivoluzione comunista cinese. Tra il 1931 ed il 1934 l’esercito nazionalista sferra 5 campagne di annientamento contro i comunisti ma nonostante le gravi perdite Mao Tse-Tung riesce a mettere in salvo un nucleo significativo del suo partito guadagnando consensi e potendo mettere su un esercito in breve tempo. Intanto nel 1937 i giapponesi sferrano un violento attacco contro Shangai e Nanchino. 5.3 Il Giappone imperiale Mentre la Cina cerca di uscire dalla crisi a seguito della proclamazione della repubblica, il Giappone cresce economicamente e territorialmente. Lo Stato finanzia il sistema educativo, le infrastrutture e l’esercito che incoraggia, di conseguenza, la crescita dell’industria siderurgica e meccanica. Intanto cresce anche la produzione dei tessuti di cotone e di seta. Nella prima parte degli anni Venti, il sistema politico giapponese attraversa una fase di democratizzazione autoritaria. Nel 1925viene introdotto il suffragio universale maschile ed un insieme di leggi che regolano la vita sociale e l’obbedienza all’imperatore e alle autorità politiche, sociali e religiose. Nel 1928 Giichi, il dirigente dell’associazione dei riservisti, una delle principali organizzazioni politiche militari, fa approvare una norma che prevede la pena di morte per chi esprime o diffonde pensieri pericolosi, ovvero da mettere in discussione i valori del sistema d’identità nazionale. Nel 1931 i militari giapponesi provocano un incidente con le forze armate cinesi a Mukden, per avere il pretesto di attaccare e occupare le maggiori città della Manciuria, ed entro l’anno il Giappone sarà in grado di controllare tutta la regione. Nel 1932 viene creato uno stato fantoccio con a capo l’ultimo imperatore cinese Puyi, che diverrà successivamente stato autonomo dipendente dal Giappone. Tutti i partiti giapponesi si presentano come partiti deboli e questo incoraggia gli attacchi contro i dirigenti politici civili. Nel 1937 viene formato il governo Fuminaro che afferma la sacralità della figura imperiale e la superiorità del popolo giapponese su tutti gli altri popoli della Terra. Lo stesso governo decide di attaccare la Cina con l’intento di sottoporla alla completa dominazione giapponese. Prima vengono conquistate Shangai e Nanchino e poi gran parte della Cina nord- orientale. Ma la guerra per il dominio della Cina non è che all’inizio. 5.4 L’India di Gandhi Nel corso della grande guerra molti indiani combattono su vari fronti nelle file dell’esercito britannico e sperano che questo contributo sia loro riconosciuto con la concessione di qualche forma di autonomia. Ma al contrario, il governo britannico, nega ogni autonomia prevedendo l’incarcerazione senza processo per chi manifesti posizioni politiche antigovernative. È in questa occasione che emerge la figura di Gandhi, di religione indù, impegnato alla difesa dei diritti degli indiani del Sudafrica. Gandhi elabora l’idea che un’azione politica di massa possa essere condotta senza ricorrere alla violenza. Nel 1918 si impegna nella difesa dei contadini di alcune regioni dell’India e molti iniziano a chiamarlo Mahatma. Nel 1919 invita gli indiani ad uno sciopero generale che coinvolga tutto il paese ma un reparto militare britannico spara sulla folla uccidendo 400 manifestanti ed il prestigio di Gandhi ne esce accresciuto. Tra il 1920 ed il 1922 lancia una grande campagna per la non cooperazione contro il governo britannico: bisognava boicottare le università, distruggere i tessuti inglesi bruciando giacche e tessuti di fattura inglese. Gandhi stesso rinuncerà agli abiti occidentali cominciando ad usare il Dhoti. Prende posizione a favore dell’emancipazione delle donne. Nel 1922, quando il movimento di non cooperazione sembra riscuotere successo, avviene un incidente che va contro la politica di Gandhi: manifestanti indiani uccidono dei poliziotti. Gandhi viene arrestato per attività antigovernative e dopo due anni di carcere torna all’azione politica lanciando la marcia del sale (alimento gestito dal governo britannico). Arrivato su una spiaggia Gandhi raccogli un granello di sale, cosa che fecero tutti, per questo venne arrestato e dichiara lo sciopero della fame attirando su di sé l’interesse dell’opinione pubblica. Così il governo britannico introduce una costituzione per l’India che dà maggiore autonomia ai governi locali. alimentano tensioni e scontri. Con la salita al potere di Cardenas viene rilanciata la riforma agraria con la redistribuzione dei latifondi ai contadini e viene sottratto il potere petrolifero alle compagnie statunitensi. Per tutta risposta Stati Uniti e Regno Unito interrompono i rapporti diplomatici e commerciali con il messico. 5.6.5 L’Argentina In Argentina negli anni 20 vige un regime rappresentativo, interrotto nel 1930 da un colpo di Stato che instaura una dittatura conservatrice. Dieci anni dopo, in seguito al susseguirsi di numerosi governi, un gruppo di ufficiali attua un nuovo colpo di Stato portando al potere Peron che avvia una politica sociale innovativa a favore dei lavoratori che lo rende molto popolare tra le masse operaie. Dopo un ennesimo colpo di Stato nel 1945 che vide imprigionato Peron, vengono indette le elezioni che lo portano di nuovo al successo. Capitolo sei: La crisi economica e le democrazie occidentali 6.1 La crisi del ‘29 La seconda metà degli anni ‘20 per l’economia statunitense segna un periodo di notevole prosperità: cresce la produzione industriale, cambiano le modalità di acquisto, i salari hanno un andamento regolare. Ma il mercato dei beni di consumo durevole tende a essere molto dinamico all’inizio per poi saturarsi quando la domanda per un determinato oggetto tende a scendere. Presi da una forte ondata euforica molti risparmiatori acquisteranno titoli azionari emessi dalle imprese il cui valore scenderà rapidamente col crescere della produzione. È nel 1929 che qualcosa cambia. Gli operatori si accorgono che non c’è più relazione tra l’andamento economico della produzione e delle vendite ed il valore delle azioni che è follemente positivo, allora cominciano a vedere le azioni. Ma gli operatori di Wall Street cominciano a vendere più del solito, il valore delle azioni comincia a scendere vertiginosamente per effetto dell’aumento delle vendite. I risparmiatori vedendo andar giù il valore delle azioni cominciano a vendere tutti insieme e il valore crolla del tutto. È il ‘martedì nero’ della Borsa di Wall Street. Ne risentono anche le banche, soprattutto quelle più piccole che cominciano ad avere problemi a pagare gli interessi sui depositi. Alcune dichiareranno anche il fallimento dichiarando di non poter restituire i risparmi ai loro clienti. Le imprese entrano in crisi per il calo delle domande e per la mancanza di soldi per l’acquisto delle materie prime, per la produzione e per pagare i salari. Due sono le soluzioni: chiudere o rallentare la produzione. Intanto i lavoratori senza stipendio ed i disoccupati non hanno più potere d’acquisto e a stento riescono a far fronte alle spese primarie. Nelle aree rurali i prezzi scendono per la caduta della domanda. Ha inizio la ‘grande depressione’: molte aziende falliscono, alcune banche chiudono, i salari scendono ed aumenta la disoccupazione. La crisi si diffonde rapidamente anche in Europa attraverso il circuito che legava Stati Unti e potenze europee. Come prima soluzione i governi adottano la soluzione di svalutare le monete sperando di rilanciare l’economia, tentano di stimolare le esportazioni ma non funziona. Il commercio internazionale crolla drasticamente. La paura, la rabbia, l’inquietudine si diffondono come non mai e l’opinione pubblica vuole risposta dalla politica. 6.2 Il New Deal di Roosevelt Durante la crisi il presidente degli Stati Uniti è Hoover che non sa gestire la situazione. Mette in atto manovre errato e non ascolta le richieste della gente disperata che chiede dei sussidi di disoccupazione. Vengono indette le elezioni e durante la campagna elettorale Roosevelt promette agli elettori un “New Deal for american people”, dichiarando di difendere i lavoratori, sperimentando varie soluzioni. Vincerà e si insedierà come presidente nel 1933 e con il New Deal si muoverà in 4 direzioni: 1) riordino del sistema bancario 2) sostegno ai gruppi sociali in difficoltà 3) attuazione di un programma di lavori pubblici che portano all’assunzione di moltissimi disoccupati 4) riorganizzazione delle relazioni tra imprenditori e forza lavoro. L’azione di Roosevelt ridà fiducia alle istituzioni rappresentative, consolidando intorno al presidente e al partito democratico un vasto consenso. Le masse operaie urbane e i sindacati sostengono con entusiasmo le nuove misure adottate. 6.3 FDR, un presidente per il popolo Roosevelt costruisce il suo consenso anche con l’innovazione delle fireside chats, trasmissioni radiofoniche rivolte alla nazione con le quali spiega le misure e gli effetti della sua azione di governo. In genere queste conversazioni venivano annunciate diverse giorni prima per permettere a giornali e radio di parlarne anticipatamente e a lungo e agli ascoltatori di essere informati sull’evento. Durante le conversazioni il presidente sceglie un linguaggio insolito, amichevole e intimo, usando spesso la locuzione ‘my friends’ termini semplici. Ma purtroppo non tutti possono ascoltare il presidente, per esempio le famiglie afroamericano non possedevano la radio o non l’ascoltavano. Una parte importante del New Deal riguardava proprio la popolazione nera ma allo stesso tempo il presidente non propose nessuna legge contro il linciaggio, a favore della tutela dei neri lavoratori, per la difesa dei loro diritti politici e civili contro le leggi discriminatorie, perché l’elettorato sul quale poggiava era quasi esclusivamente bianco. Tra coloro che gli inviavano le lettere c’erano anche le donne. Il tipo dominante era la donna regina della casa, madre e moglie felice, ma dopo la guerra viene proposta un tipo di donna modera, disinvolta, attraente, indipendente e autonoma. Tra il 1910 ed il 1940 cresce il numero di donne che lavorano sia in settori tradizionali che innovativi e cresce anche il numero delle ragazze che terminano l’educazione. Le donne fanno anche parte della politica. 6.4 Le democrazie europee Le democrazie europee risentono della crisi ma non in maniera grave. Alle elezioni del 1929, nel Regno Unito vince il governo di coalizione presieduto dal laburista MacDonald, che si trova subito ad affrontare l’emergenza della crisi economica con soluzioni piuttosto tradizionali come i tagli alla spesa pubblica o l’aumento delle tasse, con risultati molto modesti. Risultati che portano anche l’aumento della disoccupazione e le proteste degli operai. Nel 1931 MacDonald fonda il partito laburista nazionale e lo stesso anno si tengono elezioni che premiano i conservatori mantenendo MacDonald come primo ministro. Uno dei primi atti del nuovo governo è l’attivazione del British commonwealth che consente un miglioramento degli scambi commerciali e dell’economia britannica. Viene svalutata la sterlina che induce le banche ad abbassare i tassi di interesse sui prestiti, permettendo una certa ripresa delle attività economiche e una minima riduzione della disoccupazione. I governi seguenti miglioreranno la situazione economica e ridurranno le imposte sui redditi. In Francia dal 1929 al 1936 si susseguono venti governi. Il governo Blum è animato da un programma ambizioso che cerca di controllare la Banca di Francia e che riesce a creare un accordo tra imprenditori e sindacati introducendo le 40 ore di lavoro settimanale per gli operai, gratificandoli con salari più alti e riconoscendo loro due settimane di ferie pagate. Ma il costo del lavoro porta ad un aumento dei prezzi dei prodotti provocando l’inflazione. Blum così chiede al parlamento di varare un piano d’emergenza, la camera approva ma il senato no e Blum si dimette. Subito dopo continuerà una rapida successione di governi sostenuti dal fronte popolare che si scioglierà nel 1938. 6.5 Demografia, famiglia e rapporti tra generi in Francia e nel Regno Unito Nel Regno Unito e in Francia la discussione intorno alla famiglia e alle relazioni tra generi è dominata dall’andamento decrescente dei tassi di natalità e da un progressivo assottigliarsi del saldo tra natalità e mortalità che in Francia, alla fine degli anni 30, più di una volta diventa negativo. La colpa viene data alle donne lavoratrici, per questo vengono invitate a tornare a casa e a fare figli per il bene della nazione. Nel Regno Unito dopo la guerra molte associazioni fanno propaganda a favore della diffusione per la limitazione delle nascita e per una maternità consapevole. Così negli ani 20 il tasso di natalità cala rapidamente fino ad arrivare ad un rallentamento della crescita di popolazione negli anni 30. Il motto ‘tornare a casa a fare figli’ viene accolto dalle donne altoborghesi che non hanno titolo d’istruzione e che ostentano una buona posizione economica grazie alle buone condizioni economiche che consentono loro di poter ricorrere ai servizi di una domestica. Le meno ubbidienti sono le donne di classe medio-bassa che non abbandonano la loro attività lavorativa perché il lavoro è un’esigenza primaria per far fronte ai bilanci familiari. Negli anni 30 in Francia l’aborto è proibito e nel Regno Unito una legge lo proibisce a meno che non venga intaccata la salute della donna. Naturalmente le tecniche clandestine non mancavano e per fronteggiare questo pericolo il Parlamento britannico nel 1938 approva una legge che rende legale l’aborto. Le differenze tra Regno unito e Francia: le donne britanniche possono votare ed essere elette in Parlamento, le francesi no.
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