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Barbagallo: Storia Contemporanea dal 1815 a oggi. Ed 2016 dal capitolo 18 al 26, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Riassunto del Barbagallo dal capitolo 18 al 26, dalla formazione dell'Italia democratica ai giorni nostri, con approfondimenti storici per integrare, come approfondimenti sulla guerra di Crimea e sulla guerra in Vietnam.

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 10/07/2017

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Scarica Barbagallo: Storia Contemporanea dal 1815 a oggi. Ed 2016 dal capitolo 18 al 26 e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Capitolo 18-La formazione dell’Italia Democratica 1.Dalla caduta del regime fascista alla liberazione La crisi del regime fascista era divenuta irreparabile tra l’autunno e l’inverno del 1942-43 quando le sorti della guerra mutavano decisamente a sfavore dell’Asse: la sconfitta di El Alemain in Africa, la controffensiva sovietica a Stalingrado. Lo sbarco alleato in Sicilia e il bombardamento di Roma nell’estate del 1943 segnavano il destino del fascismo. Nella notte del 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo decretò la sfiducia a Mussolini, e il Re in accordo con le gerarchie militari fece arrestare Mussolini. Il re affidò il Governo al generale Pietro Badoglio, nel tentativo di una restaurazione di un potere monarchico conservatore. Badoglio decise di continuare la guerra a fianco della Germania, iniziando però, in gran segreto, trattative con gli alleati per stipulare un armistizio. Gli alleati chiesero all’Italia la resa senza condizioni e l’8 Settembre 1943 il governo e il Re accettarono la resa incondizionata. I tedeschi incolparono gli Italiani di tradimento e cercarono di occuparne il territorio nazionale. In quest’operazione fu liberato Mussolini, che rifugiatosi a Salò fondò la Repubblica Sociale Italiana. La Germania si annette direttamente l’Alto Adige, il Trentino, il Friuli, la Venezia Giulia, l’Istria e la Dalmazia. Le truppe italiane, colte alla sprovvista dalla notizia dell’armistizio, non furono in grado di fronteggiare l’invasione tedesca. Il re e Badogio si rifugiarono a Brindisi assicurandosi la continuità dello stato monarchico italiano. L’Italia è sotto il dominio dell’esercito tedesco nel centro-nord e sotto il dominio delle armate alleate nel sud. È la disfatta del paese, la perdità dell’indipendenza, dell’unità di stato. È ora che l’antifascismo acquista forza e diffusione, si estende dai limitati intellettuali, borghesi, al popolo. Il vero movimento di resistenza organizzata, però, nacque a Roma, dopo l’annuncio dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, dove i partiti antifascisti formarono il Comitato di Liberazione Nazionale. Vi aderirono militari, ufficiali, politici e tutti coloro che erano antifascisti, tra cui molte donne. Intanto gli alleati avanzavano verso il nord della penisola, permettendo ai tedeschi di arrivare nell’Italia centrale. Nel Sud, la situazione era leggermente migliore perché gli anglo-americani lasciarono un minimo di libertà alle popolazioni, seppur litigando continuamente sulle azioni da intraprendere nei confronti del paese a guerra finita. Al Nord, la situazione era difficile ed ingarbugliata: da un lato c'era uno stato fantoccio della Germania nazista (la Repubblica Sociale Italiana), che di libertà non ne lasciava neppure a Mussolini, dall'altro i partigiani, che al di là delle ideologie, lottano per l'obbiettivo comune che era la fine del fascismo prima e della guerra poi. Nacque una vera e propria guerra civile che ha avuto forti strascichi anche molti anni dopo la fine della guerra stessa Gli alleati consideravano l’Italia come un paese sconfitto, anche quando questa affermò lo stato di cobelligeranza ovvero dichiarò guerra alla Germania nell’ottobre del 1943. L’Italia della resistenza antifascista non riesce a convincere gli alleati a distinguere le responsabilità di Mussolini e del partito dalle prospettive di rinnovamento dell’Italia, non aiutava il mantenimento del re e di Badoglio. Gli stessi alleati vedevano nella guerra civile italiana dei caratteri comunisti e filosovietici. Il 5 giugno 1944, il giorno dopo la liberazione di Roma, Vittorio Emanuele III nomina il figlio Umberto Luogotenente Generale del Regno in base agli accordi tra le varie forze politiche che formano il Comitato di Liberazione Nazionale, che prevedono di «congelare» la questione istituzionale fino al termine del conflitto. Un nuovo governo era guidato da Bonomi, accanto Croce, Togliatti e Alcide De Gaspari. L’unità antifascista muoveva guerra all’occupazione tedesca e la guerra civile alla repubblica sociale. Nell'aprile del 1945 le forze nazi-fasciste vennero sconfitte anche con il consistente contributo delle forze partigiane, formate da ex-militari sbandati dopo l'armistizio ma anche da donne, ragazzi e anziani, e con un forte supporto delle popolazioni, che costò spesso gravi massacri per rappresaglia da parte delle forze occupanti. La fine della guerra vide l'Italia in condizioni critiche: i combattimenti per la seconga guerra mondiale prima, per l’occupazione tedesca e per la guerra civile poi, i bombardamenti aerei avevano ridotto molte città e paesi a cumuli di macerie, le principali vie di comunicazione erano interrotte. 2.Contrasti politici e sociali nell’Italia liberata L’Italia che uscì dalla seconda guerra mondiale era profondamente segnata dal conflitto e impoverita. Le maggiori città erano state distrutte come anche molti paesi e le vie di comunicazione erano interrotte. Le forze di sinistra, rafforzatesi nella lotta partigiana, puntavano alla definizione di nuovi assetti del potere politico e sociale, intrecciando democrazia e socialismo in una prospettiva istituzionale di segno nettamente repubblicano. La DC con alla guida De Gaspari, assumeva una posizione centrale, voleva un passaggio moderato ad una rinnovata forma di democrazia che intrecciava la partecipazione delle energie riformatrici del mondo cattolico con i ceti più propensi al conservazionismo. La situazione politica cambiò quando nel maggio e giugno, si svolsero dei colloqui fra le sei principali forze politiche del momento (Democrazia Cristiana; Partito Comunista Italiano; Partito Socialista Italiano; Partito Liberale Italiano; Partito d'Azione; Democrazia del Lavoro)che portarono allo scontro le tendenze intransigenti (il socialista Pietro Nanni) e le tendenze moderate (De Gasperi). Del governo Parri, facevano parte tutti i partiti antifascisti ad esclusione dei repubblicani. De Gasperi era ministro degli Esteri, Togliatti della giustizia. Il governo Parri gestiva la fase più critica della ricomposizione unitaria. Il suo governo inoltre era diviso al suo interno da profondi contrasti che non permisero di prendere decisioni rilevanti. I conflitti politici e sociali e la scarsa efficienza del governo Parri portarono alla sua veloce fine. Il governo durò fino al 10 dicembre 1945, quando gli succedette il primo governo De Gasperi sostenuto dai liberali come guida dello schieramento moderato, ma ben visto anche da socialisti e comunisti, quale segretario di uno dei partiti popolari che aveva partecipato attivamente alla resistenza antifascista. 3.Verso la nuova Italia: la repubblica, la Costituente, il trattato di pace Uno fra i principali problemi dell’Italia era la forma di governo da adottare, cioè bisognava decidere se l’Italia dovesse essere monarchica o repubblicana. Così il 2 giugno 1946 venne indetto politiche contrastanti. Le politiche economiche deflazionistiche (ovvero volte a far scendere i prezzi) poste in essere dal governo provocarono l’aumento del tasso di disoccupazione e quindi un crollo dei consumi. Non potendo quindi vendere in Italia, era necessario vendere all’estero. Per questo stesso motivo, molte imprese medio-piccole che non potevano affacciarsi sul mercato estero furono costrette achiudere. Il sostanziale peggioramento delle condizioni economiche e la rivincita del “padrone”provocarono forti reazioni nella base delle sinistre. Il clima, tuttavia, divenne molto più aspro e culminò il 14 luglio 1948, quando un qualunquista sparò a Palmiro Togliatti e diede vita a scioperi e manifestazioni spontanee, ma si placò nuovamente quando l’Italia aderì al patto atlantico (tra Stati Uniti, Canada e paesi europei e diede vita alla NATO rappresentante nel corso della guerra fredda del blocco occidentale) nel 1949 nel tentativo di alleviare la crisi economica che, nonostante la politica economica stabilizzatrice, continuava a rendere gli italiani più poveri, la DC varò vari provvedimenti di politica sociale. Nel 1949 è la volta del Piano INA-Casa voluto da Amintore Fanfani, che prevedeva la costruzione di nuovi alloggi popolari e che favoriva l’edilizia ed aveva l’intenzione di assorbire nel progetto una grossa sacca di disoccupati. Nel 1950 è la volta della Cassa del Mezzogiorno (nuovo ente pubblico che aveva lo scopo di promuovere lo sviluppo economico e civile del mezzogiorno attraverso il finanziamento statale per le infrastrutture come strade, acquedotti, ecc), che avrebbe dovuto finanziare lo sviluppo economico del Sud Italia, e della riforma agraria, forse la più importante riforma del dopoguerra e assegnava a novemila famiglie contadine ben 14 mila ettari di terra.La politica sociale non fu però in grado di alleviare la crisi economica per grossa parte della popolazione (i disoccupati, infatti, continuavano ad aumentare). Questo provocò un’erosione del consenso nella DC nel corso delle elezioni amministrative. Alle elezioni del 1953 la DC non raggiunse la maggioranza dei voti, De Gasperi fu costretto a dimettersi. 3.La DC di Fanfani e la preparazione del centro-sinistra A seguito delle elezioni del 1953, la Democrazia Cristiana, ancora una volta primo partito, fu costretta a cercare delle alleanze. Fu Amintore Fanfani a sostituire De Gasperi. Fanfani era un economista ed era consapevole del rapporto tra politica ed economia. Fanfani darà vita a una forte commistione tra governo e enti pubblici, come l’IRI, ente nazionale idrocarburi, oggi ENI. L’elezione alla presidenza della repubblica del 1955 di Giovanni Gronchi autorevole esponente della sinistra sociale, rappresentò un attacco alla leadership di Fanfani che si rivolse Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI) ma la debolezza di questa coalizione, portò Fanfani a lasciare il posto ad Antonio Segni, che tentò di governare con i soli voti della DC. Nel 1956, le sinistre si divisero definitivamente diventando 2: -PCI con segretario Palmiro Togliatti -PSI consegretario Pietro Nenni. Questa divergenza segnò la spaccatura definitiva fra le sinistre, con il PCI visto sempre più estremista, contro un PSI che, al contrario, si avvicinava all’area centrista di governo. La DC non appariva unita: i centristi della DC (fra cui proprio Segni) rovesciarono Fanfani ed elessero Aldo Moro alla segreteria. Ma la situazione non si stabilizzò e, impossibilitato a governare con una maggioranza tanto ballerina, il governo Segni rassegnò le dimissioni nel 1960. Incaricato di formare il governo fu Fernando Tambroni, il quale, però, tentò ancora una volta di non allearsi con la sinistra, anche se la Chiesa cattolica stava ammorbidendo le proprie posizioni, rimanevano ancora i grandi gruppi economici a non convincere tutti di una ormai ovvia quanto necessaria svolta a sinistra. Per questo Tambroni decise di cercare l’appoggio a destra, presso i neofascisti. Una scelta simile non poteva mancare di scatenare polemiche, visto che l’antifascismo non era il pane quotidiano delle sole sinistre, ma anche della DC. Tambroni tentò di mettersi a lavoro, ma il MSI (movimento sociale italiano, di destra ovviamente) chiese subito una contro: tenere il proprio congresso a Genova, città storicamente “rossa” e medaglia d’oro della Resistenza, e quindi fortemente antifascista. Questa provocazione causò violente proteste da parte non solo delle sinistre, ma anche di tutti i partiti antifascisti. Le proteste si estesero ben presto in tutta Italia. Tambroni fu costretto a fermare il congresso del MSI, che per protesta votò contro la legge di bilancio. Persa la maggioranza, Tambroni si dimise. Gronchi assegnò l’incarico di formare il governo a Fanfani. Questo periodo è fondamentale: con Fanfani premier, Moro segretario della DC e Segni che verrà eletto Presidente della Repubblica il 6 maggio 1962, la DC riacquisisce stabilità e può trovare unnuovo indirizzo politico. La svolta a sinistra è ormai a un passo e sarà sancita formalmente dalc ongresso DC del 1962, che approverà la collaborazione con il PSI. A livello economico il quinquennio 1958-1963 ha un’importanza fondamentale della storia italiana. L’economia italiana, all’inizio degli anni Cinquanta, visse una fase molto turbolenta: le politiche economiche dei primi governi, infatti, non avevano dato gli esiti sperati. Se da un lato vi erano forti tendenze liberiste, dall’altro il governo continuò a tenere in mano molte industrie e banche. Nacquero l’ENI, guidata da Enrico Mattei e la RAI. Capitolo 20-L’egemonia degli USA e del mondo bipolare 1.Il nuovo ordine mondiale Nella conferenza dei tre capi alleati a Teheran del 1943 si pongono le premesse per l’assetto politico dell’Europa e del mondo dopo la guerra:la divisione dell’Europa in due aree controllate una dalla gran Bretagna e una dall’URSS e all’America e alla Cina il mantenimento dell’ordine in Asia. Nel 1945 si svolge l’incontro tra Stalin, Churchill e Roosevelt a Yalta in Crimea che sancisce la già divisione dell’Europa. Ben presto alla fine della guerra, si vede come la Gran Bretagna non sia più in grado di controllareun parte di Europa, mentre la Russia ormai è uno stato potente a livello economico e militare è pronta ad espandere la sua aree di influenza. E’ proprio per questo che l’America decide di intervenire e ampliare la sua area anche in Europa. L’egemonia degli Usa ormai era cosa chiara, il dollaro dopo i trattati di Bretton Woods (stabilità monetaria non più sull’oro ma sul dollaro) era la moneta chiave. Il liberoscambismo era la forma economica adottata dalla maggior parte dei paesi. La produzione di denaro venne affidata a organizzazioni specifiche, ad esempio la Banca Nazionale Americana che agiva in accordo con le banche europee per adeguare il sistema dei cambi delle valute. L’ideologia roosveliana di un unico mondo, compresa l’Unione Sovietica, guidato dalla potenza americana si realizzò solo in parte. Nel 1947 Truman lanciò la sua dottrina, che si rifaceva al contenimento del comunismo e dello sviluppo economico e politico del mondo occidentale con l’aiuto finanziario degli USA. 2. L’Europa tra i due blocchi Nel giugno del 1947 Marshall rese nota la disponibilità americana a finanziare un programma unitario di ricostruzione che prevedeva di: fornire capitali e le materie necessarie ad alimentare la ripresa economica accrescere la produttività di reddito e di occupazione integrare l’economia tedesca in aree di scambi europea determinare un interdipendenza duratura tra mercati mondiali, in primo luogo tra Europa e America del Nord Alla base della decisione di inviare generi alimentari, materie prime, macchinari e denaro oltreatlantico stavano molteplici ragioni: innanzitutto un’Europa economicamente debole avrebbe gravemente danneggiato lo stesso sistema finanziario americano per la perdita di un mercato d’importanza capitale; in secondo luogo, la crisi economico-sociale dei paesi europei offriva ampie opportunità alla propaganda comunista e agli interessi dell’Unione Sovietica; infine, si rendeva indispensabile, quale tampone contro l’espansione sovietica, la ricostruzione della Germania Occidentale, il cui inserimento nel più ampio contesto di un’Europa integrata poteva inoltre ridimensionare i timori degli altri paesi europei nei confronti del vecchio nemico. La prospettiva di dover interagire con i sistemi economici capitalisti più avanzati convinse Mosca a mettere a punto un proprio programma di ricostruzione, indirizzato ai soli paesi dell’Europa orientale posti sotto la sua influenza: nel settembre del 1947 nacque così il Cominform, l’Ufficio informazione dei partiti comunisti, in sostituzione dell’Internazionale, mentre la risposta al piano Marshall fu il Comencon un’oorganizzazione che avrebbe dovuto promuovere lo sviluppo delle economie socialiste. Il mondo era diviso nettamente in campi avversi. Iniziava l’epoca del bipolarismo, il lungo periodo della guerra fredda tra le due superpotenze. La guerra fredda indica la contrapposizione politica, ideologica e militare nata intorno al 1947 tra gli USA e l’Unione Sovietica per la spartizione della sfera d’influenza sull’Europa. Fredda in quanto non si arrivò mai ad uno scontro diretto. La guerra fredda si protrasse dalla fine della seconda guerra mondiale, fino al collasso dell'Unione Sovietica, nei primi anni novanta. Solo in alcune occasioni la tensione tra i due schieramenti prese la forma di conflitti armati, come la guerra di Corea, le guerre in Africa, la Guerra del Vietnam, l'invasione sovietica dell'Afghanistan e gli scontri in centroAmerica. Gran parte della guerra fredda si svolse invece attraverso conflitti indiretti, contro"nazioni surrogate"; in tali conflitti, le potenze maggiori operavano in buona parte armando o sovvenzionando i surrogati . Il punto caldo del conflitto in ambito europeo fu la Germania, ed inparticolare Berlino. Uno dei simboli più vividi della guerra fredda fu proprio il Muro di Berlino, che separava BerlinoOvest (controllata dalla Germania Ovest, assieme agli alleati di Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Repubblica federale tedesca) dalla Germania Est, che la circondava completamente e controllata dai sovietici (repubblica democratica tedesca). Il conflitto di posizioni, interessi contrapposti, propaganda e azioni di disturbo che si era venuto a creare aveva I territori con popolazione prevalentemente musulmana si separarono e costituirono il Pakistan. La Birmania e Ceylon (dal 1972 Sri Lanka) ottennero l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1947. L’Indonesia proclamò la sua indipendenza nell’agosto del 1945, sull’onda del movimento nazionalista di Akmed Sukarno che aveva combattuto l’occupazione giapponese. La vicenda più importante, che segnò la fine dell’impero coloniale britannico in Asia, riguardò l’India. Qui un movimento indipendentista, guidato dal Partito del Congresso nazionale indiano,era nato già alla fine del XIX secolo e si era guadagnato le simpatie di tutto il mondo negli anni fra le due guerre mondiali per le azioni di protesta non violenta ispirate da Mohandas Gandhi. Nel1935 il governo britannico concesse alla colonia l’autonomia amministrativa: l’ultimo viceré inglese in India ottenne dal Partito del Congresso e dalla Lega musulmana l’assenso alla divisione dell’India in due stati autonomi. Molto complesse furono le vicende che portarono i paesi della penisola indocinese all’indipendenza dalla Francia, e che proseguirono anche dopo il ritiro dei francesi. Vietnam, Cambogia e Laos nacquero nel 1954 dalla frammentazione della dominazione coloniale francese. La Libia ottenne l’indipendenza, nel 1951. L’Algeria, considerata dalla Francia“territorio metropolitano” e non colonia, conquistò l’autonomia solo dopo anni di sanguinosa guerriglia. Anche in Marocco e in Tunisia si costituirono movimenti nazionalisti che, nonostante la repressione da parte della Francia, nel 1956 portarono quei paesi all’indipendenza. L’Egitto sebbene fosse formalmente indipendente dal 1922, era sotto l'influenza britannica che cessò solo nel 1952, quando un colpo di stato guidato dal giovane ufficiale Nasser impose un regime dai tratti autoritari ma ben deciso a far rispettare la propria autonomia. La nazionalizzazione dei canale di Suez condusse alla guerra contro una coalizione franco-anglo- israeliana, da cui Nasser uscì sconfitto ma politicamente rafforzato, avendo dimostrato la crisi del vecchio colonialismo. Avvicinatosi all'Urss, Nasser consolidò la politica di sviluppo, facendo dell'Egitto il paese leader del nazionalismo arabo. Nel 1947 l'ONU divide, la Palestina in due Stati, uno ebraico e uno arabo, con Gerusalemme come zona internazionale. La decolonizzazione del continente africano mostrò limiti strutturali, connaturati alla sua storia e allo sfruttamento coloniale a cui fu sottoposto. La matrice ideologica dei movimenti indipendentisti fu il panafricanismo, tendente a realizzare l’unità di tutti i popoli africani. La conquista dell'indipendenza si risolse o in una nuova forma di dipendenza economica e politica nei confronti dei vecchi colonizzatori o nell'instaurazione diregimi marxisti-leninisti e nell’ingresso nella sfera d'influenza sovietica. Nell'Africa meridionale le classi dirigenti bianche mantennero saldamente il potere, esercitando una vera e propria oppressione razziale sulle popolazioni indigene. Solo negli anni ottanta nacquero lo Zimbabwe (ex Rhodesia) e la Namibia (prima appartenente al Sudafrica), mentre continuava a resistere l'apartheid sudafricano, ovvero un razzismo legalizzato in base al quale la minoranza bianca discriminava la maggioranza nera. Contro l'apartheid andò organizzandosi la resistenza nera, riunita sotto le bandiere dell'African National Congress e dei suo leader Nelson Mandela. Costretto all’illegalità dal 1961, l'African National Congress passò alla lotta armata, fino a quando all'inizio degli anni novanta la coraggiosa iniziativa del leader bianco De Klerk consentì l'avviamento di trattative, sfociate nel superamento dell'apartheid, nel suffragio universale e nell'elezione di Mandela a presidente della repubblica. 2.Il mondo dopo la decolonizzazioni Il processo di decolonizzazione ha avuto esiti incerti e controversi. Spesso impreparati all’indipendenza, i nuovi stati si trovarono di fronte a enormi problemi di varia natura (politica,economica, etnica, religiosa), che le amministrazioni coloniali non avevano saputo o volut oaffrontare. Ricchi di risorse naturali ma con pochi strumenti per sfruttarle, sono rimasti soggetti alle grandi potenze occidentali, che spesso, allo scopo di salvaguardare i propri interessi economicie strategici, hanno ostacolato la costituzione di classi dirigenti e istituzioni rispondenti alle esigenze locali. In piena Guerra Fredda, stretti tra i due blocchi, quello occidentale e quello sovietico, i nuovi paesi non ebbero l’opportunità di perseguire un modello di sviluppo autonomo e adeguato alle loro condizioni sociali, politiche ed economiche: una “terza via” non capitalista né socialista. Le speranze della gran parte dei paesi di nuova indipendenza furono in seguito travolte da lotte fratricide (volta per volta politiche, etniche o religiose), da conflitti regionali, da sfavorevoli relazioni politiche ed economiche internazionali, da ingerenze delle grandi potenze e delle multinazionali nei loro affari interni, dall’aggravarsi del divario tecnologico e dell’indebitamento con i paesi del Nord del mondo. Tra la colonizzazione e la decolonizzazione si stabilì così più di un elemento di continuità. Indipendentemente dai sistemi politici adottati o subiti (liberale, socialista, autoritario, teocratico), i paesi di nuova indipendenza rimaseroc ondizionati dall’economia occidentale; negli ultimi decenni, la globalizzazione ne ha addirittura accentuato la dipendenza dalle vecchie potenze coloniali. Si parla di imperialismo informale, ovvero di una forma di dominio indiretto, esercitato attraverso grandi compagnie commerciali che rendono dipendenti economicamente interi paesi. La rivoluzione cubana del 1959 che portò al potere Fidel Castro, aveva come obiettivo la libertà e la lotta alla corruzione. Castro nazionalizzò tutte le proprietà straniere sull'isola, che colpì direttamente le industrie americane. L’America impose l’embargo delle merci e una politica ostile a Cuba e Castro fu costretto ad allearsi con L’Unione Sovietica, accettando l’offerta di acquisizione dello zucchero cubano, principale risorsa dell’isola. Capitolo 22- L’età dell’oro e lo stato sociale 1.Il grande boom dell’economia mondiale Il sistema fordista spostava il centro dello sviluppo capitalistico dalla produzione al consumo, facendo nascere la società dei consumi di massa. Il processo di ristrutturazione economica degli anni trenta gioverà delle politiche economiche di Keynes. In questi anni, mentre l’Europa affrontava le guerre ideologiche, gli Stati Uniti riorganizzavano il mercato nella prospettiva della diffusione dei consumi e dei consumatori su un mercato mondiale aperto. Negli Stati Uniti quindi vigevano regole economiche che rientravano nella logica contrattualistica dello scambio ed erano assenti politiche sociali e assistenziali e redistributive. Mentre in Eurpa la situazione era opposta. Gli accordi di Bretton Woods (1944) furono il primo esempio nella storia del mondo di un ordine monetario totalmente concordato, pensato per governare i rapporti monetari fra stati nazionali indipendenti. Gli accordi erano un sistema di regole e procedure per regolare la politica monetaria internazionale. Le caratteristiche principali di Bretton Woods erano due; la prima, l'obbligo per ogni paese di adottare una politica monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso rispetto al dollaro, che veniva così eletto a valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute; la seconda, il compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali, assegnato al Fondo Monetario Internazionale (o FMI).Il piano istituì sia il FMI che la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo. Tra il 1950 e il 1973,sia l’ Europache gli USA e il Giappone furono investiti da un boom economico senza pari. La crescita dell’economica e della società occidentale non subì interruzioni, questo periodo venne chiamato età dell’oro, la ricchezza cresceva insieme all’occupazione, diminuivano le disuguaglianze economiche e c’era una elevata stabilità monetaria. La cooperazione tra gli stati sia a livello economico che politico era ormia prassi consolidata. L’età dell’oro comincia con un compromesso tra politica ed economia, la politica degli stati ha la possibilità di determinare il valore delle monete e quindi le relazioni degli scambi, tutto questo grazie a Bretton Woods. La più importante caratteristica dell’età dell’oro fu la necessità di investimenti in campo di tecnologie e innovazione. La riforma del capitalismo, sfociò in un’economia di tipo mista. L’età dell’oro fu in pratica un periodo di libero scambio monetario e commerciale però gestito dallo stato. L’internazionalizzazione dell’economia moltiplicò la capacità produttiva dell’economia. I modelli di sviluppo economico in Europa e in Usa erano molto diversi. L’Europa puntava a smuovere il mercato attraverso la costruzione di largo stato sociale (assistenzasociale, fondi pensionistici e previdenziali, nuove relazioni industriali), con l’unico obiettivo di portare l’occupazione ai massimi livelli. Mentre gli USA avevano una visione non provvidenzialistica assistenziale. Ma negli anni settanta il sistema fordista-keynesiano appare in difficoltà, si intensifica la concorrenza internazionale fra USA Giappone e Europa, l’economia diventa transazionale. Il processo di transnazionalizzazione avviene per tre motivi, la nascita delle multinazionali, la divisione internazionale del lavoro e il diffondersi dei paradisi fiscali. Lo stato inizia a perdere potere ed erano le grandi aziende a trattare tra loro. La nascita dell’eurodollaro, poi segnala la capacità ridotta degli USA di controllare il mercato internazionale. Le multinazionali trasferiscono all’estero le attività produttive per abbatere il costo della produzione e le imposte fiscali. Le multinazionali si espandono in tutto il monod, favorite dalle comunicazioni e dalle nuove tecnologie ma anche dai trasporti sempre più rapidi. Iniziano a entrare in crisi i patti sociali a tutela dei lavoratori sviluppati con i governi . Ricorda: wolfere state politica economica messa in atto da uno stato per migliorare il bnessere dalla popolazione. 2.La fine dell’età dell’oro Durante l’età dell’oro il sistema di welfare aveva accresciuto le spese per i servizi sociali. Tutto questo gravava sulla spesa pubblica, che di conseguenza vedeva accrescere il proprio deficit. La situazione politica sembrava tranquilla, fino a quando i gruppi studenteschi, in tutto il mondo nel 1968, colsero impreparati i governi. Le lotte sociali si fecero sempre più insistenti e pongono fine al compromesso sociale nato dall’intreccio tra fordismo e keynesismo, tra crescita economica e piena occupazione, tra autonomia nazionale e interdipendenza internazionale di stampo liberistico. L’età dell’oro può considerarsi conclusa già nel 1971, quando Nixon annuncia al mondo che il dollaro non è più convertibile in oro, finiva l’era segnata dagli accordi di BrettonWoods. Solo nel 1973 però la fine dell’età dell’oro si fece sentire a livello mondiale, in coincidenza con la crisi petrolifera. L’OPEC aumentò il prezzo del petrolio in modo vertiginoso per danneggiare economicamente i paesi filoisraeliani, ma questo si ripercosse sull’intera economia mondiale. Si trattava della crisi economica più grave dopo quella del 1929, che comportò molte modifiche negli assetti politici delle democrazie occidentali, con l’avvento di una nuova classe dirigente, che realizzò una drastica Fra l’agosto del 1969 e il febbraio del 1972 si susseguirono quattro governi presieduti da Rumor, Colombo e Andreotti. Si trattava di esperienze ormai ampiamente restauratrici, guidata dalla DC con l’appoggio esterno dei partiti laici. Nel 1971 le elezioni presidenziali videro la vittoria di Giovanni Leone (democristiano). Questi incaricò Giulio Andreotti fra il 1972/73 di formare due governi. L’esperienza del centrosinistra , poi, si concluse nel 1974 anche se di fatto già alla fine degli anni Sessanta il progetto poteva dirsi fallito./// Un terrorismo di destra e un terrorismo di sinistra. Le elezioni del 20 giugno1976, segneranno una nuova svolta nella storia politica italiana. Sullo sfondo, intanto, impazza il terrorismo in un clima di terrore e di tensione si fa strada l’idea di un governo di solidarietà nazionale, cioè con la partecipazione anche del PCI. La campagna elettorale del giugno 1976 è dominata dal tema del probabile sorpasso dei comunisti ai danni della DC. I democristiani issano nuovamente la bandiera dell’anticomunismo. I socialisti, invece, continuano a presentarsi agli elettori nella duplice veste di alleati di governo e del partito cattolico e al tempo stesso possibile alternativa proprio ai democristiani. Il PCI di Berlinguer, infine, continua a caldeggiare l’ipotesi di un "compromesso storico", cioè della rinascita della coalizione antifascista e di un governo di "unità democratica", che fronteggi il momento di crisi gravissima. Il sistema politico italiano, a questo punto, raggiunge la sua massima bipolarizzazione: DC e PCI sono i partiti italiani pereccellenza. L’unica soluzione, dunque, è quella di affidare la guida del Paese ad una vasta alleanza, cioè ad un governo di solidarietà nazionale. Il governo di solidarietà nazionale nasce, in primoluogo, per fronteggiare la gravissima situazione che il Paese sta vivendo sul fronte dell’ordine pubblico a causa del terrorismo, ma è anche funzionale alla strategia politica dei due principali partiti. I dirigenti comunisti, infatti, sanno bene che il rilancio della coalizione antifascista è l’unico modo per rientrare al governo, poiché la natura stessa del sistema politico italiano rende assai improbabile la vittoria elettorale di una coalizione di sinistra. La DC, dal canto suo, deve fronteggiare la preoccupante crescita dei comunisti frutto non solo del voto dei diciottenni, ma anche di simpatie sempre maggiori che essi stanno conquistando nel ceto medio.La breve ed intensa stagione della solidarietà nazionale è dominata da due grandissime figure della politica italiana, Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, e dalle loro rispettive teorie o proposte politiche,rispettivamente la "terza fase" ed il "compromesso storico". Il leader comunista teorizza un incontro tra la morale cattolica e quella comunista per salvare l’Italia dalla crisi economica e dal terrorismo. La strategia di Moro, invece, prevede di realizzare nei confronti del PCI quello che era già avvenuto negli anni Sessanta col PSI, e cioè di inglobarlo nell’aria di governo, in maniera indolore, lentamente e senza traumi, per smussarne l’opposizione alle scelte dell’esecutivo. Solo la crisi generata da sequestro Moro fa morire ogni speranza di attuare il progetto del compromesso storico, la morte di Moro chiude anche la Prima repubblica. A livello internazionale finisce il bipolarismo della guerra fredda, i partiti italiani risentono della crisi che sarà per loro irreversibile. Sul finire degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, dopo la parentesi della solidarietà nazionale che aveva consentito al PCI di uscire momentaneamente dall’isolamento, è il PSI a riprendere l’iniziativa. Rispetto al passato, però, è un PSI largamente rinnovato, retto da una classe dirigente giovane, dinamica e ambiziosa che ha il suo leader in Bettino Craxi. PSI insieme alla DC avviano il preambolo anticomunista del 1980. Il sistema politico Italiano cambia, i parititi diventano tanti e simili tra loro. In quegli anni cresce la disaffezione dei cittadini per la politica. Il 1992 è il punto conclusivo della storia del "sistema dei partiti" o della "prima repubblica". Sullo sfondo di questi rivolgimenti, ci sono gli scandali di quella che è stata definita "tangentopoli", cioè una serie di inchieste dette “mani pulite” e processi, partita il 17 febbraio del 1992 con l'arresto di Mario Chiesa, prima ad opera della procura di Milano, poi via via in tutta Italia, che fanno luce sul sistema della corruzione che per decenni ha dominato incontrastato larga parte della prassi politica italiana che coinvolgeva anche le industrie che passavano “tangenti” ai politici per favorire i propri affari. Il sistema politico italiano subisce anche gli effetti collaterali del terremoto che ha sconvolto lo scenario internazionale. Gli equilibri che tengono in piedi il regime dei partiti, infatti, hanno ragione di esistere solo all’interno di un certo contesto internazionale, caratterizzato dalla guerra fredda, dal bipolarismo a livello planetario tra due superpotenze e dal loro contrastarsi anche sul piano culturale ed ideologico. Ma la fine del secolo segna anche la morte delle ideologie: crolla il comunismo e i regimi che ad esso si ispirano. Inoltre il processo di integrazione europea giunge aduna fase decisiva. In questa mutata situazione internazionale, le condizioni su cui il sistema italiano si è retto, vengono improvvisamente meno. Crollato il sistema dei partiti, si apre una lunga fase di Transizione. Capitolo 24- La modernizzazione e il crollo del sistema sovietico. Verso il XXI secolo 1. Il nuovo potere del capitale finanziario Una nuova fase storica si apre nel 1973, quando il sistema economico Bretton Woods viene sostituito con un sistema di cambi flessibili delle monete, determinati non più dai governi ma dai mercati. Il nuovo sistema aumenta i rischi delle attività industriali e commerciali delle grandi imprese e diede un forte slancio all’espansione finanziaria. I grandi paesi e le banche centrali cercarono di controllare la zone dell’euro-dolloro, le banche private risposero trasferendo le loro attività nei mercati più distanti (offshore) di stati minuscoli. Con il nuovo sistema dei mercati, i governi si aspettavano di controllare la produzione, la regolazione denaro, il potere dell’alta finanza ritorna a prevalere su quello degli stati e dei governi. Inoltre, nel 1973 era crollato il pilastro dell’età dell’oro: il basso prezzo del petrolio. In coincidenza con la guerra tra Israele ed Egitto, i paesi dell’OPEC decisero di aumentare il prezzo del petrolio e in pochi mesi aumentò di quattrov olte generando 80 miliardi di petroldollari , che vennero depositate nelle City di Londra. Inizia così una forte speculazione finanziaria dovuta al sistema flessibile e all’offshore. Si assiste così negli anni sessanta e settanta ad una crescente concorrenza delle imprese europee con quelle americane Gli investimenti europei e statunitensi aumentarono, questo intenso processo di transnazionalizzazione dei capitali avveniva in concomitanza con altri importanti fenomeni:il forte aumento dei prezzi delle materie prime, che si materializzò nello shockpetrolifero e nell’esplosione dei salari tra il 1968 e il 1973. Questo comportò una sostituzione dei cambi fissi con quelli flessibili eaccentuò la tendenza degli stati più potenti verso la perdita del controllo sulla produzione e regolamentazione del denaro mondiale. Vennero così ridotti gli investimenti di capitali nelle attività produttive. 2.Gli USA dalla crisi degli anni settanta alla presidenza Reagan La crisi dell’ordine monetario aveva accompagnato, la crisi dell’egemonia mondiale degli stati uniti sul piano strategico, militare ed ideologico. La drammatica sconfitta americana nella guerra del Vietman aprì una lacerazione profonda nella coscienza nazionale degli USA. L’Unione Sovietica continuava a privilegiare la spesa militare a discapito delle condizione di benessere dei propri cittadini. Erano in grado di espandere la loro influenza anche nel corno d’Africa ma anche in altre aree del continente africano. In contemporanea una rivoluzione islamica destabilizza l’influenzadegli USA in Persia. L’invasione della Russia in Afganistan decretò un periodo di grave crisi della supremazia USA nel mondo. Sul finire degli anni settanta, USA dovettero fare fronte oltre che alla crisi diplomatica internazione anche a quella economico finanziaria. La presidenza Carter siglò una alleanza tra il potere dello stato e quello del capitale finanziario. In quegli anni, la presidenza Reagan approvò un piano di finanziarizzazione dell’economia che si trasformò in un economia di carta. Il capitale finanziario tansnazionale aveva eliminato gli ultimi tentativi di controllo statale. L’inasprimento politiche monetarie degli USA fecero calare la domanda e l’offerta dei paesi del terzo mondo. In pochi anni i debiti dei paesi raddoppiavano, portando i paesi debitori a chiedere nuovi prestiti per pagare i debiti precedenti trasformando l’America in un paese debitoree non più creditore. Sul piano interno Reagan proponeva una politica di forte espansione dell’indebitamento pubblico. 3.Il nuovo governo mondiale dell’economia Gli anni dell’amministrazione Reagan producono lo smantellamento delle regole di mercato esistenti in precedenza, la liberalizzazione dei mercati è completa. Si afferma il cosiddetto capitalismo dei gestori dei portafogli, quello di banche, finanzieri e amministratori. Negli anni 80 , il Giappone, a fronte di una crisi di sovraccomulazione di capitali, decide di spingere i propri investimenti all’estero. Ora il Giappone è la potenza economicamente più forte e gli USA mantengono solo il primato militare. Il modello asiatico, di subappalti e lavoro poco retribuito e non garantito si scontra con il modello di lavoro americano fordista. Alla fine del novecento però il Giappone entra in crisi. 4. La fine del comunismo Tra il 1989 e il 1991 sul piano geopolitico scompaiono l’URSS e il mondo comunista dell’Europa occidentale. Nel 1985 Gorbaciov, avviò un processo di trasformazione interna dell’URSS cercando il modo di salvarla dalla crisi in cui imperversava. Furono gli anni della Perestrojka (ristrutturazione economica e politica)e del glasnost (libertà di informazione).Fu proprio la combinazione di queste due azioni a portare l’URSS più velocemente alla fine.Nella seconda metà del 1989 si dissolsero gli stati satelliti del URSS. Il regime comunista sparì anche dai paesi dei Balcani non collegati all’URSS. La repubblica democratica tedesca fu velocemente assorbita della Germania e si compì la riunificazione della Germania conl’abbattimento del muro di Berlino. Nel 1991 l’URSS si disintegrò restarono in piedi la Russia di Eltsin egli altri stati autonomi e indipendenti. Il socialismo reale era finito, ora bisognava risistemare tutto un apparato economico sociale politico sia sul piano finanziario territoriale e umano anco ragrezzo. 5. Da un secolo all’altro Le speranze di poter attuare un nuovo ordine mondiale pacifico si sono infrante con la guerra in Jugoslavia e in medio oriente tra libano e Iraq e Israele e Palestina. Il novecento si è concluso, in economia, con il superamento delle idee fordiste, la crisi dello stato sociale in Europa e una È passato un trentennio dalla caduta del muro di Berlino eppure non è stato trovato il “nuovo ordine” e la “comunità internazionale” oropagandati dai due presidenti americani Bush (padre e figlio) . L’America anzi ha invaso l’Iraq nel 1991 e nel 2003. La crescente difficoltà di trovare una soluzione al crescente disordine mondiale, tra guerre e terrorismi radicali ha determinato un rovesciamento interpretativo della guerra fredda, vista come un lungo periodo di pace. Le nuove guerre, sono le guerre globali, ovvero la tutela del potere finanziario ed economico nato dalla globalizzazione. 6.Le guerre e i terrorismi Le prime esperienze delle guerre globali sono state la guerra del golfo del 1991 che ha schierato una coalizione internazionale guidata dagli Stati uniti contro l’Iraq di Saddam Hussein e la conclusione delle guerre balcaniche. L’11 settembre del 2001 gruppi suicidi di terroristi islamici dell’organizzazione internazionale di al- Qaeda, guidata dal ricco sceicco Bin Laden, hanno dirottato quattro aerei: distruggendo le torri gemelle di New York, precipitando sul Pentagono, il dipartimento della difesa statunitense e cadendo in Pennsylvania per la reazione dei passeggeri, prima di poter colpire la casa bianca. La diffusione dell’integralismo islamico è iniziata negli anni 80 con la rivoluzione in Iran e poi con la resistenza mussulmana all’occupazione sovietica dell’Afganistan. Il fondamentalismo islamico si manifestò in forme di estrema violenza per la prima volta in Algeria negli anni 90. Il fronte islamico vinse le elezioni che però furono annullate, per 5 anni massacri civili terrorizzarono la popolazione algerina. Intanto Osama Bin Laden e i suoi seguaci nel 1996 si trasferiscono dal Sudan all’Afganistan governato dai talebani, radicali profondamente ostili alla cultura e agli usi occidentali. Gli Stati Uniti di Bush sono intervenuti, ma a causa dell’instabilità dell’area la guerra è ferma e continua. Nel 2003 il presidente Bush, alleato con l’Inghilterra, inizia una guerra fortemente sconsigliata dall’ONU contro la dittatura di Saddam Hussein e si conclude con la sua disfatta. La guerra era stata definita umanitaria poiché in difesa dei diritti umani. La distruzione dello stato e dell’esercito iraqueno comportò la diffusione di gruppi di Al-Qaeda, agguerriti focolai di violenza… Accanto al focolaio Iraqueno, nel medio oriente continua il conflitto tra israeliani e palestinesi e gli scontri intorno all’autonomia del Libano, sia per i contrasti tra le diverse comunità religiose sia per le pressioni esterne della Siria, dell’Iraq e di Israele. Il problema degli arabi abitanti la Palestina, lasciato irrisolto dal 1948 quando si diede vita allo stato di Israele su una parte del territorio Palestinese, attende ancora una soluzione. La questione palestinese è un conflitto politico-militare che vede contrapposti lo Stato di Israele da una parte e i palestinesi e gli Stati arabi circostanti dall'altra. Le radici del conflitto risiedono nella nascita del sionismo e del nazionalismo palestinese verso la fine del diciannovesimo secolo. Il territorio geografico della Palestina, allora sotto il dominio turco- ottomano, era infatti considerato allo stesso tempo dal movimento sionista come patria storica del popolo ebraico e dal movimento nazionalista palestinese come territorio appartenente ai suoi abitanti arabi palestinesi. Il conflitto inter-etnico tra ebrei e arabi palestinesi nel mandato britannico della Palestina iniziò negli anni Venti del Novecento. La fase principale del conflitto su larga scala tra Israele e gli Stati arabi ebbe luogo dal 1948, anno della proclamazione dello Stato di Israele, al 1973, e fu costituita da una serie di guerre arabo-israeliane: la guerra del 1948, la guerra di Suez del 1956, la guerra dei sei giorni del 1967 e la guerra del Kippur del 1973. Accordi di pace sono stati firmati tra Israele ed Egitto nel 1979 e tra Israele e Giordania nel 1994, cosicché il conflitto si è tramutato nel corso degli anni da conflitto arabo-israeliano su larga scala a un più localizzato conflitto israelo-palestinese (anche detto questione palestinese), incentrato sul mutuo riconoscimento di sovranità e indipendenza dello Stato di Israele e dello Stato di Palestina, proclamato nel 1988 sui territori palestinesi occupati da Israele nel 1967. Anche il conflitto israelo- palestinese è stato caratterizzato da una serie di guerre tra Israele e organizzazioni palestinesi come l'OLP e Hamas: la guerra del Libano del 1982, la prima e seconda Intifada e ripetute guerre nella striscia di Gaza. Nonostante gli accordi di Oslo del 1993, che hanno portato al mutuo riconoscimento tra Israele e OLP e alla creazione dell'Autorità Nazionale Palestinese, e nonostante il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'ONU nel 2012, un accordo di pace definitivo tra Israele e Palestina non è stato ancora raggiunto, mentre proseguono ad intermittenza sia le ostilità, sia i negoziati di pace. Il terrorismo islamico è arrivato anche in Europa, nel 2004 ai treni metropolitani di Madrid, nel 2005 alla metropolitana di Londra causando 56 morti e 700 feriti. Nel 2015 alla redazione di Charlie Hebdo. 2015 al teatro Bataclan, sempre in Francia, muoiono 130 persone. Strage di Nizza. 7.L’Italia da un secolo all’altro La condizione dello stato risulta aggravata da: fine del mondo bipolare, eccesso di corruzzione e in più dalla crisi economica che frenava la crescita e riduceva la competitività delle maggiori imprese. Si espande invece il potere economico sociale delle mafie, nel 1992 venivano ammazzati insieme alle scorte Falcone e Borselino simboli della lotta alla criminalità organizzata. Durante la presidenza di Amato per risanare l’economia si cercò di eliminare l’economia mista e il sistema di partecipazione dello stato alla proprietà delle aziende, ma ciò non portò ai risultati sperati. Amato si dimette. Il tramonto delle ideologie di partito si accompagna a una crescente spettacolarizzazione della politica. Cresceva l’influena delle comunicazioni di massa. Dentro questo contesto appare l’ascesa di Silvio Berlusconi presidente del Milan (venduto recentemente ai cinesi) e proprietario delle maggiori reti televisive private, protette anni prima da governo Craxi. Berlusconi fonda nel gennaio del 1994 Forza Italia allo scopo di guidare lo schieramento di centro- destra contro le forze di sinistra. Forza italia riesce nella difficile impresa di realizzare una doppia alleanza, da un lato con la lega nord di Umberto Bossi e MSI che si sta trasformando in alleanza nazionale di Gianfranco Fini. Le elezioni del 1994 srgnao il successo dello schieramento di Berlusconi. Nella primavera del 1996 si torna a votare, ma le elezioni sono vinte dal centro-sinistra di Prodi. Il governo Prodi cade nel 1998 per mancato sostegno di rifondazione comunista. Nel 1999 l’Italia partecipa alla guerra umanitaria della NATO contro quello che restava della Jugoslavia per proteggere la popolazione albanese del Kosovo da una violenta guerriglia indipendentista. Nel 2001 l’Italia aveva un tasso di sviluppo pari all’1,8%, nel quiquiennio successivo scese progressivamente fino allo 0. Molte polemiche suscitarono le leggi definite ad personam perché modificavano le normative vigenti per questioni che interferivano con i personali interessi del presidente del consiglio Berlusconi.la sostituzione dell’euro alla lira ha prodotto in Italia un fenomenale aumento dei prezzi, il costo dei prodotti alimentari e degli immoboli è addirittura raddoppiato. In politica estera il governo Berlusconi si è schierato con Bush nel 2003 per l’invasione in Iraq. Nell’autnno del 2006 è il centro-sinistr a vincere le elezioni e Prodi è il nuovo presidente. Il governo cadrà dopo poco e Berlusconi sarà il nuovo presidente del consiglio, mentre Napolitano presidente della repubblica. A causa della crisi il governo Berlusconi non arriva alle elezioni, e si forma un governo tecnico, ovvero di non dichiarata identità politica, presieduto da Monti dal 2011 al 2013 che cercherà di risanare l’economia italiana. Il governo suggessivo è guidato da Letta fino al 2014 quando è sostituito da Matteo Renzi del partito democratico. Attualmente il presidente del consiglio è Gentiloni, mentre il presidente della repubblica è Mattarella. Capitolo26. Il mondo in subbuglio 1.Dominio e crisi del capitale finanziario I primi anni del XXI secolo erano stati di crescita economica, ma già nel 2007 erano venuti i nodi al pettine dell’eccessiva speculazione finanziaria. Tra il 2007-2008 esplode la crisi del sistema finanziario americano a partire dal crollo del settore immobiliare. I detentori di mutui concessi senza garanzie non sono più in grado di pagare. Le case deprezzate sono requisite dalle banche che intanto avevano già inserito in modo truffaldino questi titoli finanziari distribuiti tra le principali banche del mondo. L’insolvenza dei mutui è la miccia che fa esplodere la devastante crisi dei mercati finanziari americani ed europei. L’amministrazione Bush prepara un piano di salvataggio per l’acquisto di parte dei titoli legati ai mutui, ma non basta. Il capitalismo industriale si basava sulla produzione di merci e forniva molteplici lavori, sicuri e ben retribuiti. I mercati finanziari producono denaro col denaro per pochi eletti. In più sono gli anni delle multinazionali tecnologiche come Apple e Google che fatturano miliardi dando però lavoro a pochi. Le operazioni finanziarie rendono di più delle attività produttive. I poteri sempre più scarsi delle politiche statali hanno causato la depoliticizzazione dei cittadini, una totale sfiducia nei confronti della politica che pensa a tutelare i propri interessi. In un panorama dominato sempre di più dalle guerre bisogna ricordare anche il ruolo della figura dell Papa, se Giovanni II era contrario alla guerra, un uomo vicino alla comunità, impegnato in giovinezza, Ratzinger (Benedetto XVI) si presentavapiù vicino all’istituzione chiesa, e ricordiamo è stato il primo papa ad abdicare, lasciare l’incarico. È stato succeduto da Francesco I, il cardinale Bergoghlio, un uomo caritatevole e buono, vicino ai fedeli. 6.Il quadro internazionale: il rinnovato scontro fra Stati Uniti e Russuia Nel 2008 Barak Obama è il primo presidente afroamericano e si trovò a fronteggiare la crisi. Notevoli investimenti furono fatti nelle infrastrutture all’industria automobilistica, dalla sanità alle varie forme di energie rinnovabili. Sul piano internazionale fu importante l’immediata apertura al dialogo con i paesi mussulmani, a partire dall’Iran. Soltanto nel 2016 si è conclusa la lunga trattativa sull’uso dell’energia nucleare che ha prodotto la revoca delle pesanti sansioni imposte per anni da gran parte della comunità internazionale all’Iran. Nel 2011 il capo di Al-Qaeda , Osama BinLaden viene rintracciato e ucciso in Pakistan ponendo fine a una caccia deccennale iniziata con l’attacco alle torri gemelle. La Russia intanto continua la sua crescita nonostante avverta la crisi a causa del calo del prezzo del petrolio. La Crimea, popolata in larga misura da russi, nel 2014 chiese l’indipendenza dall’Ucraina. La guerra è ancora in corso. 7.Le rivolte arabe e guerre civili, terrorismi e radicalismi religiosi di stato Nell’inverno del 2011 sembrava spuntare la primavera araba. Proteste e rivolte esplosero nei paesi serbi affacciati sul Mediterraneo contro i regimi dittatoriali, In Tunisia tornarono in libertà i prigionieri politici, cadde il governo e ci fu l’emanazione di una cstituzione aperta ai principi di libertà. In Egitto, masse di giovani organizzati iniziarono una rivolta, il presidente Mubarak fu costretto a dare le dimissioni. Le elezioni del 2012 decretarono la vittoria dei fratelli mussulmani che chiesero una costituzione, ma il forte impianto islamista causò un’altra insurrezione che causarono un altro cambio di governo che dichiarò illegale il partito islamico. Fu la volta della Libia contro Gheddafi, nel conflitto si inserirono gli interessi della Francia da sempre sensibile ad accrescere la sua partecipazione allo sfruttamento delle risorse petrolifere, in tradizionale concorrnza con l’Italia. Francia, Inghilterra e Italia intervennero, Gheddafi arrestato dai ribelli fu condannato in diretta tv. Qualche anno dopo la Libia è stata occupata dalle milizie armate del radicalismo islamita provenienti dall’Iraq e dalla Siria. In Siria la rivolta esplose nel 2011 in nome della libertà contro la dittatura del presidente. La repressione dell’esercito fudurissima. La popolazione massacrata iniziò a fuggire dal paese. Il presidente Assad è stato appoggiato dalla Russia e dalla Cina, ma in quanto sciita anche dall’Iraq e Iran. Nel 2013 interviene nella guerra siriana l’ISIS, l’auto proclamatosi Stato islamico d’Iraq e del Levante guidato da al Baghdadi, capo di un califfato sunnita che ha esteso il controllo dal Tigri all’Eufrate. Nell’autunno del 2015 è nata una coalizione internazionale tra Stati Uniti e Russia per fermare le violenze dello stato islamico. L’espansione dello stato islamico ha tolto al governo iracheno un vasto territorio ricco di petrolio. Va ricordato sul piano politico che lo stato islamico è appoggiato in funzione anctisciita dalle monarchie del Golfo, dall’Arabia Sauditaò. Strage di Charlie Ebdo, del Bataclan e dei 4 ristoranti vicini, di Bruxelles (ereoporto), Londra, Nizza… Nel 2016 la coalizione Stati Uniti Russia ha aiutato l’Iraq nella ripresa di imprtanti citta, facendo ritirare così il califfato di al-Baghdadi. Nuove stragi in florida, il massacro di Orlando in unclub frequentato dalla comunità omosessuale. 8.L’Italia in declino Cresce la povertà e la disoccupazione, situazione del Mezzogiorno precipita. Molte società, soprattutto francesi, hanno acquistato o sono diventati azionari di industrie italiane. Il governo Monti veniva formato da tecnici ed esperti e i suoi obiettivi sono la riduzione della spesa pubblica, contenimento del debito pubblico, risanamento del debito. Nel 2012 la crisi è scongiurata ma non c’è crescita eonomica. Nel 2013 trionfa il movimento 5 stelle di Grillo che non trova però nessun accordo con il PD di Bersani che si dimise da segretario del partito. Il presidente Napolitano incaricò Letta di formare un governo delle larghe intese col PD, il PDL e SC. A fine anno Berlusconi viene dichiarato decaduto da senatore in seguito alla condanna penale e all’interdizione dai pubblici uffici. Caduto anche questo governo Napolitano affida a Renzi l’incarico di formare un nuovo governo. Napolitano lascia l’incarico nel 2015 al suo posto è eletto Mattarella. L’uomo politico è spettacolarizzato, perde la sua autorità dinanzi gli schermi, l’arte del governare viene sostituita dall’arte della messa in scena. Matteo Renzi incarna il tipo di politico pop, presente sui social, attivo, appare sulle copertine delle riviste. Le principali realizzazioni legislative di Renzi sono 3: -la riforma del dirtto al lavoro -la nuova legge elettorale definita Italicum -la riforma ha eliminato dal Senato i precedenti poteri istituzionali, abolendo il bicameralismo, ha ridotto i suoi componenti a 100, di cui 21 scelti tra i sindacati Il rottamatore rischia ormai di essere rottamato, non convince alle elezioni anticipate e Gentiloni diventa il nuovo presidente del Consiglio. La Gran Bretagna con un referendum esce dall’Unione Europea
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