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BARBAROSSA, LE CROCIATE E RECONQUISTA, Appunti di Storia

I COMUNI, FEDERICO BARBAROSSA, BATTAGLIA DI LEGNANO, LE CROCIATE, RECONQUISTA E CROCIATE DEL NORD.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 08/12/2020

simona-pasquino
simona-pasquino 🇮🇹

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33 documenti

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Scarica BARBAROSSA, LE CROCIATE E RECONQUISTA e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! L’Italia dei comuni e l’imperatore Federico Barbarossa Lo sviluppo dei comuni Lo sviluppo delle città e le franchigie. Tra gli ultimi decenni dell’ XI secolo e i primi del XII si consolidò lo sviluppo demografico, sociale, economico e commerciale delle città quindi molte città europee cercarono nuove forme di governo. Le attività commerciali avevano bisogno di libertà di tipo economico e giuridico infatti vengono concesse dal sovrano o da un conte delle franchigie alla città, cioè dei privilegi scritti in diplomi o carte di franchigia. Il movimento comunale in Europa. Il potere dei signori feudali e dei vescovi faceva fatica a imporsi sulle città soprattutto in Italia, infatti sempre più comunità cittadine esprimevano la volontà di amministrarsi autonomamente. Nacquero così i comuni ma non in tutte le città europee, solo quelle che avevano sviluppato forti interessi economici e gruppi dirigenti capaci di contrapporsi alle autorità feudali, quindi in Germania, Inghilterra, Francia, Fiandre e soprattutto in Italia. Il nome deriva dagli interessi comuni dei cittadini. La particolarità dei comuni italiani. In area tedesca, fiamminga (nord del Belgio) e francese i comuni sono di carattere borghese invece in Italia fu diverso perché diversi soggetti sociali concorsero al comando dei comuni. La nobiltà feudale e i cavalieri vivevano spesso in città e nel 12esimo secolo aumentò la loro tendenza a inurbarsi (trasferirsi dalla campagna alla città); poi gli uomini di denaro, come mercanti e finanzieri) la quale ricchezza derivava essenzialmente dai commerci; gli uomini di coltura, perlopiù giudici e notai. Quindi l’origine dei comuni in Italia non fu solo borghese ma vi contribuirono molto i ceti sociali di tipo feudale. Un’altra caratteristica dei comuni italiani fu che ebbero la tendenza ad espandere il proprio controllo sul contado (=territorio sottoposto al controllo di un conte) circostante, assumendo quindi il carattere di piccoli stati territoriali. Dove sorsero i comuni italiani. I comuni italiani si svilupparono principalmente nel Centro-nord. Nel Sud le città erano meno numerose, come Napoli, Palermo, Bari. Fra l’11esimo e il 12esimo secolo il meridione fu teatro di un processo di unificazione politica, con la nascita del Regno normanno in seguito passato agli Svevi. Quindi le città del Sud rimasero sottoposte a una forte autorità regia centrale, che nominava i funzionari locali bloccando sviluppi di tipo comunale. Nel Regno d’Italia il territorio era controllato da numerosi signori feudali ma nessuno aveva le forze necessarie per arrestare le spinte autonomistiche manifestate dalle vivaci comunità cittadine. L’aria di città rende liberi. Si diceva allora e infatti i cittadini vivevano entro cerchie murarie che distinguevano in modo netto due sistemi di diritto: fuori dalle mura vi erano rapporti feudali e servili, dentro le mura esistevano privilegi e libertà (come fare il mercato). Il termine privilegio (da privus, “singolo”, e lex, “legge”) indicava una legge valida per il singolo o per pochi e segnalava che determinati gruppi godevano di autonomie o di particolari esenzioni, che le autorità spesso offrivano per attirare manodopera nel loro territorio. Per i comuni si parla di “libertà” al plurale, cioè di libertà da qualcosa. Consoli e arengo. L’atto fondativo di molti comuni risale ad un giuramento tra i membri delle famiglie più importanti con obiettivo la conquista di autonomie rispetto alle autorità feudali. Queste persone diedero vita alle prime istituzioni dell’autogoverno cittadino. Infatti verso la fine dell’11esimo secolo le fonti attestano l’esistenza di rappresentanti della comunità cittadina, di solito chiamati scabini o consoli. Questi col tempo acquisirono un carattere stabile: si decisero come venire eletto, quanti membri e i compiti. L’istituzione fondamentale era l’assemblea dei cittadini chiamata parlamento o arengo. Chi era “cittadino”? nelle città che diedero vita a un comune vi è una caratteristica comune: l’insieme dei cittadini del comune (“popolo”) non comprendeva tutti gli abitanti della città ma solo una parte minoritaria circa 20-25%. Infatti per essere un cittadino in pieno bisognava pagare una tassa o possedere almeno una casa, oppure entrambe. Nel consiglio cittadino erano rappresentate le famiglie più in vista ma anche dei soggetti collettivi, le corporazioni professionali. Queste erano associazioni di mercanti, artigiani o addetti a varie attività che in Italia venivano chiamate arti o mestieri e nel Nord Europa gilde. Lo scopo di difendere gli interessi collettivi dei propri membri, fissando regolamenti, ambiti e tariffe entro cui essi dovevano svolgere le loro attività. Verso un pieno autogoverno dei comuni italiani. Con il passare del tempo i comuni estesero la loro libertà: amministrarono in proprio la giustizia, stabilirono imposte, iniziarono a battere moneta. Questi privilegi, per essere legittimi, dovevano venire concessi formalmente dall’autorità superiore. A volte però la lontananza o le debolezze dell’autorità consentiva ai comuni di assumersi di fatto delle prerogative, Il conflitto tra Federico Barbarossa e i comuni Una nuova dinastia sul trono tedesco: gli Svevi La morte senza eredi dell'imperatore Enrico V, nel 1125, riaprì una fase di lotte per la successione all'interno della grande nobiltà feudale tedesca. Le rivalità si concentrarono sullo scontro fra i duchi di Svevia e i duchi di Baviera. Le due fazioni erano conosciute in Italia rispettivamente col nome di ghibellini e di guelfi. Lo scontro si concluse nel 1152, con l'elezione a re di Germania di Federico I, soprannominato Barbarossa, che apparteneva alla casa di Svevia ma era imparentato anche con quella di Baviera. Il termine "ghibellini" indicava coloro che si schieravano con l'imperatore, mentre "guelfi" vennero chiamati i suoi avversari. Federico in Italia e la Dieta di Roncaglia Federico si mise all'opera per trovare un accordo con il papa Eugenio III (1145-53), che incontrò alla Dieta di Costanza (1153), dove gli assicurò il proprio appoggio contro i nemici che il papa aveva a Roma. Qualche anno prima il pontefice era stato espulso dalla città da un movimento che contestava il suo potere temporale, guidato da Arnaldo da Brescia (1100-55), un monaco giudicato eretico per le sue idee riformatrici. Nel 1154 Federico scese in Italia, con l'intenzione di assumere la corona del regno. Nel viaggio verso Roma, tenne un'importante Dieta imperiale a Roncaglia, fra Piacenza e Lodi. Nel 1155 il successore del papa, Adriano IV, riuscì a far perdere ad Arnaldo il consenso dei romani ed egli dovette abbandonare la città; catturato da Barbarossa e condannato da un tribunale ecclesiastico, fini bruciato sul rogo. Federico I giunse a Roma, in una città ricca di disordini, dove ricevette la corona imperiale dal papa. La riorganizzazione dell'impero e la questione Italiana Rientrato in Germania, grazie al matrimonio con Beatrice di Provenza, inserì la Borgogna e la valle del Rodano nell'orbita imperiale. Inoltre la creazione di un Regno di Boemia, affiancato da quello d'Ungheria, diede un assetto stabile all'area orientale. Rimanevano da risolvere i problemi italiani, ovvero l'insubordinazione dei comuni lombardi capeggiati da Milano, poi la questione del rapporto fra potere imperiale e potere pontificio. Nella sua seconda discesa in Italia, nel 1158, Barbarossa fu accompagnato da un grande esercito, perché intendeva rendervi effettiva la propria autorità. Le conquisto del turchi Alla metà dell'XI secolo, la situazione politica nell'area dell'Anatolia e del Vicino Oriente, fu sconvolta da una nuova grande migrazione proveniente da oriente : quella dei turchi, che avevano fornito uomini agli eserciti del califfo acquisendo sempre più un rilevante ruolo militare e, all'inizio dell'XI secolo guidati dalla dinastia dei Selgiuchidi, avevano riunito sotto il proprio dominio la Persia e la Mesopotamia. Conquistata Baghdad (1055) avevano costretto il califfo abbaside AlQa’im (1031-75) a riconoscere al loro capo Toghrul Beg (990-1063) il titolo di sultano e a sottomettersi alla sua autorità. Nel 1071 turchi incominciarono la conquista della Palestina, presero il controllo di Gerusalemme. Nello stesso anno si rivolsero anche contro l'Impero bizantino e, guidati dal sultano Alp Arslan (1029-72), lo sconfissero nella battaglia di Manzikert nell'Anatolia orientale. I bizantini dovettero così cedere nuovamente le regioni dell'Anatolia che avevano ripreso agli arabi dopo le loro conquiste del VII secolo. Su questi territori, nel 1081, i turchi selgiuchidi costituirono il sultanato di Rom Le motivazioni religiose Le conseguenze della conquista turca costituiscono il contesto più prossimo al le crociate . I turchi si erano convertiti di recente all'islam e osservavano una forma di religiosità meno tollerante di quella che da secoli veniva praticata dagli arabi. La conquista turca ebbe come effetto una ridotta percorribilità delle grandi rotte commerciali che legavano l'Occidente ai mercati orientali dell'India e della Cina passando dalle coste del mar Nero e dagli altopiani dell'Asia centrale. Per pellegrini cristiani risultava più difficile l'accesso alla Terrasanta e al suo grande patrimonio di reliquie, ma anche le nuove ricche amministrazioni delle città erano sempre più interessate. agli orientamenti delle autorità religiose, venivano da queste bollati come nemici della chiesa. La prima crociata e la conquista di Gerusalemme La partecipazione popolare: la "crociata del pezzenti" La risposta del mondo cristiano all'appello lanciato da Urbano II a Clermont nel 1095 fu straordinaria e non si limitò ai soli ambienti cavallereschi che pure aderirono in forze, con alcuni dei più importanti signori dell'aristocrazia francese, normanna e tedesca. I crociati attraversarono la regione balcanica compiendo violenze e razzie e scontrandosi più volte con le stesse truppe dell'imperatore bizantino il quale, per liberarsi di loro, li aiuto a traghettare oltre il Bosforo, nella regione anatolica, dove finirono dispersi e sterminati dai turchi. La prima "crociata del cavalieri" (1096-99) ( EBBE UN ESITO POSITIVO ) Si erano formate le diverse armate che diedero vita alla prima crociata, o "crociata dei cavalieri". Queste lasciarono l'Europa, per differenti itinerari, nell'estate del 1096, dirigendosi verso Costantinopoli, dove avevano in programma di riunirsi. Alcune scesero lungo la penisola italiana e si imbarcarono a Bari per la Grecia, altre seguirono via terra la costa orientale dell'Adriatico scontrandosi più volte con le popolazioni slave di quel territorio (CARTA alle pagine seguenti). I cavalieri guidati dal conte fiammingo Goffredo di Buglione, seguirono la via dei Balcani tenendo un comportamento più ordinato delle schiere di Pietro l'Eremita. Ma, arrivati in territorio bizantino, si abbandonarono anch'essi ai saccheggi. L'accordo con l'imperatore Alessio Comneno prevedeva che i territori liberati già appartenuti all'impero sarebbero stati restituiti a Costantinopoli, mentre degli altri i principi crociati avrebbero potuto fare ciò che volevano. Ma le cose andarono diversamente nel giugno 1098 Baldovino di Fiandra conquistò Ed essa, di cui si dichiarò conte; Boemondo di Taranto, presa Antiochia già bizantina, non la restituì all'imperatore, ma se ne dichiarò principe nonostante gli accordi per molti comandanti crociati la liberazione del Santo sepolcro non era dunque che un pretesto per costituire quelle signorie feudali che in Europa non erano riusciti a ottenere. La conquista di Gerusalemme e i nuovi ordini monastico-cavallereschi Con centrato sull'obiettivo di Gerusalemme rimase Goffredo di Buglione che, il 15 luglio 1099 alla testa di 12000 crociati, conquistò la città dopo un lungo assedio. Il saccheggio che segui fu accompagnato da un orrendo massacro, in cui gli assalitori non fecero molta distinzione fra i musulmani, gli ebrei e perfino i cristiani presenti in città. A Gerusalemme Goffredo di Buglione creò un regno cristiano e, nel tentativo di governarlo, vi trapiantò le istituzioni vassallatiche in vigore in Europa, creando centinaia di feudi così su tutto il territorio della Terrasanta nacquero numerosi insediamenti cristiani, in difesa dei quali si costituirono nuovi ordini monastico-cavallereschi, che ai consueti voti religiosi (povertà, castità e obbedienza) aggiungevano quello della lotta contro gli infedeli. Tutti questi ordini svolgeranno un ruolo di primo piano in Occidente quando saranno allontanati dalla Palestina dalla controffensiva musulmana, che non tardò a manifestarsi. Le prime violenze contro gli ebrei in Europa In alcune città della valle del Reno, le comunità ebraiche locali furono bersaglio di episodi di violenza organizzata che, secondo molti storici, segnarono l'inizio delle ricorrenti persecuzioni che avrebbero colpito gli ebrei d'Europa nei secoli a venire. Fino ad allora, a parte casi isolati, l'antigiudaismo, ovvero il sentimento di ostilità dei cristiani verso gli ebrei, non era ancora degenerato in forme di violenza generalizzata. Ma nella tarda primavera del 1096 gli ebrei di Spira e subito dopo quelli di Worms, la più antica comunità della Germania, subirono l'assalto di una banda di armati in partenza per la crociata. Erano guidati dal conte Emich di Leiningen che dichiarava di avere ricevuto da Dio stesso l'ordine di convertire gli ebrei o di ucciderli tutti mentre con la sua armata attraversava la Germania per recarsi in Oriente. Per proteggere gli ebrei della città, il vescovo di Worms ne aveva accolti molti nel suo palazzo. Ma Emich e i suoi crociati lo conquistarono dopo un violento combattimento: pochissimi scamparono al massacro e, alla fine, furono più di ottocento gli ebrei che vennero uccisi a Worms in quella circostanza. Il conteggio delle vittime, sempre difficile in questi casi, stima fra i dieci e i dodicimila gli ebrei uccisi fra il maggio e giugno del 1096. La perdita di Gerusalemme e la conquista di Costantinopoli Seconda crociata (1147-50) In Palestina, il Regno di Gerusalemme e gli altri insediamenti cristiani subirono presto la controffensiva musulmana. Quando i turchi arrivarono a prendere la città di Ed essa, il re di Francia Luigi VII (1137-80) e l'imperatore Corrado III (1138-52) organizzarono, con l'appoggio del papa, una seconda crociata (1147), che però si erano nell'infruttuoso tentativo di conquistare Damasco. Negli anni successivi la presenza militare dei cristiani si indebolì in tutta la regione, anche a causa delle rivalità che contrapponevano i principi crociati. I musulmani, invece, si dimostrarono compatti nella lotta per recuperare i territori perduti. Nel 1187 il sultano d'Egitto Salah ad-Din (1138.93), mosse contro l'esercito dei crociati e lo sbaraglio ai Corni di Hattin presso il lago di Tiberiade. Da qui l'armata musulmana scese verso Gerusalemme ormai priva di difese e la riconquisto. Saladino si convinse a risparmiare chi si fosse arreso e fissò per ciascuno un riscatto. La terza crociata, o "crociata del re (1189-92) Per riprendere Gerusalemme venne organizzata al bora una terza spedizione (1189), detta la crociata dei re" perché vi parteciparono personalmente sia imperatore Federico I Barbarossa (1155-90), sia ire di Francia Filippo Augusto (1180-1223) e d’inghilterra Riccardo Cuor di leone (1189.99). L'impresa militare riuniva forze assai ingenti, ma non raggiunse il suo principale obiettivo infatti Federico Barbarossa morì nella traversamento di un fiume e gli altri sovrani, in lite fra loro, riuscirono solo a ristabilire il controllo sulla città di Acri che divenne il centro di quel che restava del Regno di Gerusalemme. Quanto a quest'ultima Riccardo Cuor di leone cercò alla fine un accordo con il Saladino per garantire il processo ai pellegrini e quando l’ottenne, si rimise in viaggio per tomare in Inghilterra. La quarta crociata alla conquista di Costantinopoli (1199-04) In Occidente l'entusiasmo per la causa della Terrasanta si era ormai affievolito e nell'organizzazione delle crociate guadagnavano spazio le motivazioni di carattere economico. Ciò emerse con grande evidenza in occasione della quarta crociata (1202-04), che non raggiunse mai la sua meta finale. Inizialmente bandita dal papa Innocenzo III (1198) per ritentare la conquista di Gerusalemme, questa spedizione fu sostenuta finanziariamente dalla Repubblica di Venezia che, in cambio dell'aiuto logistico, chiese che venisse ripresa la città di Zara caduta in mano agli ungheresi. Dopo che ebbero recuperato questa loro base, i veneziani convinsero i crociati a darsi come meta Costantinopoli. La città fu conquistata e saccheggiata (1204) con una violenza tale da fare annotare a un cronista bizantino che perfino i musulmani apparivano -umani e benevoli- in confronto ai soldati che portavano la croce di Cristo sulle spalle. Da questa impresa Venezia usci come l'autentica vincitrice: i suoi mercanti avevano mano libera nell'Egeo e disponevano di basi ovunque, fra la Grecia, le isole e l'Anatolia. Anche a Costantinopoli si costituì uno stato crociato che, nonostante l'altisonante nome di Impero latino d'Oriente, ebbe vita effimera come gli altri e venne abbattuto nel 1261 dalla riscossa dei bizantini con l'aiuto dei rivali storici di Venezia: genovesi e pisani. La fine delle crociate Una quinta crociata (1217-21) indetta ancora da Innocenzo III nel 1215 e che prevedeva un attacco in Egitto, falli ugualmente il recupero di Gerusalemme, che riuscì invece, sia pure per pochi anni, all'imperatore Federico II di Svevia. Federico, ottenne questo ambito risultato (sesta crociata, 1228) senza colpo ferire, grazie a un accordo diplomatico negoziato con i capi musulmani che governavano la città. I turchi, però, la ripresero nel 1244 e la settima e ottava crociata (1248-54 e 1270), che ebbero per protagonista Luigi IX di Francia, si risolsero in un disastro, in cui lo stesso Luigi perse la vita. Le crociate si chiusero definitivamente quando, nel 1291 , cadde anche l'ultima roccaforte cristiana posta nella città di Acri. Gli ordini dei Templari e degli Ospitalieri, che qui avevano sede, si rifugiarono nell'isola di Cipro e successivamente a Rodi, cercando da lì di contendere ai turchi il controllo del Mediterraneo orientale.
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