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BEDIER, OBIEZIONI AL METODO LACHMANN, Appunti di Filologia italiana

BEDIER, OBIEZIONI AL METODO LACHMANN

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 15/09/2021

Enza---92
Enza---92 🇮🇹

4.3

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Scarica BEDIER, OBIEZIONI AL METODO LACHMANN e più Appunti in PDF di Filologia italiana solo su Docsity! BÉDIER, Obiezioni al metodo di Lachmann! Bédier è stato uno dei più grandi studiosi della scuola tardo-positivistica. Il suo saggio riproduce una parte dell’articolo” che è stato pubblicato in «Romanià»® nel 1928 ed è nato da un lavoro giovanile, la tesi di laurea di Bédier che aveva avuto come oggetto l'edizione del Lai de l’Ombre di Jean Renart, che Bédier ha redatto sotto la guida di Gaston Paris. Il Lai de l’Ombre ci è giunto in circa 1008 versi tramandati da 7 manoscritti, con i quali Bédier si è trovato a lavorare sin da quando era studente. Nel suo saggio Bédier passa in rassegna i vari metodi che esistevano quando lui ha cominciato a pubblicare testi, e ci dice che prima del metodo di Lachmann c’era il METODO EMPIRICO DEGLI UMANISTI: questi ultimi prendevano il manoscritto che consideravano migliore, generalmente il più antico, lo leggevano e correggevano gli errori che trovavano. Questo metodo non aveva nulla di scientifico ed è stato utilizzato fino alla metà dell’800, quando Bédier si è formato alla scuola di Gaston Paris dove si applicava il metodo di Lachmann basato sulla cla icazione genealogica dei manoscritti. Nell 1889 Bédier pubblica un articolo nel quale classifica i manoscritti del Lai de !'’Ombre secondo questo stemma: o | W z x y I E A B c G D F ® Dall’originale discendono senza archetipo due famiglie, w e z: nella prima famiglia abbiamo due sub-archetipi, x e y, a ciascuno dei quali attraverso errori comuni risalgono A e B da una parte e C e G dall'altra. ® Per quanto riguarda gli altri tre manoscritti, E deriva direttamente da z, D e F derivano da z tramite un codexinterpositus (un codice intermedio). e Nonc'è un archetipo, quindi non c’è un errore comune a tutti i manoscritti: ® DeF hamoerrori congiuntivi tra loro (che erano in z) ma separativi da E. 1 Pp. 61-84. ? Si intitola La tradizione manoscritta del Lai de l’Ombre: riflessioni sull'arte di editare gli antichi testi. 3 Rivista di filologia. ® A loro volta A, B, Ce G hanno degli errori comuni, tali che ci fanno dire che derivano tutti daw. e AeBhannoerrori congiuntivi tra loro e separativi da C e G, e cosìcomeCe Ghanno errori congiuntivi tra loro e separativi da A e B. In fase di collazione Bédier non individua correttamente i rapporti tra i manoscritti, e l’anno successivo Gaston Paris pubblica un articolo in cui dimostra che lo stemma bipartito tracciato da Bédier non è corretto e deve essere tracciato uno stemma a tre rami. Bédier rimane convinto che l’albero dovesse essere bipartito, ritorna su questo problema a distanza di anni, nel 1913, quando ripubblica il Lai de l’ombre, e nel ripubblicarlo fa alcune considerazioni: dice che chi inizia a classificare i manoscritti di un’opera, seguendo dunque il metodo lachmanniano, ha la speranza di giungere ad uno stemma pluripartito. In effetti, se andiamo a sfogliare le riviste filologiche troviamo molti studi preparatori per l'edizione critica che presentano uno stemma a tre o a più rami. Il problema è che Bédier si è reso conto che questi studi preparatori sono appunto preparatori, non sono frutto del lavoro definitivo del critico, perché in realtà quando il critico del testo va a fare un'edizione critica, lo stemma pluripartito che aveva formulato in una fase iniziale diventa immancabilmente bipartito. Quindi è vero che molti filologi hanno disegnato stemmi pluripartiti, ma poi, quando sono andati a fare le edizioni hanno improvvisamente cambiato idea. Un giorno Bédier pensa di guardare cosa c’era non nelle riviste di filologia ma nelle prefazioni delle edizioni critiche: iniziò a guardare gli stemmi delle EDIZIONI DI TESTI FRANCESI, inglesi, latini e italiani che aveva a disposizione per valutare il comportamento degli altri, e a quel punto scopre quella che lui definisce una LEGGE SORPRENDENTE: delle 110 edizioni critiche di testi francesi, 105 hanno lo stemma bipartito. Bédier a quel punto si domanda: com'è possibile pensare che dall’originale dell’autore si siano originati solo due rami ai quali si riconducono tutte le copie superstiti? È il caso per esempio del Roman de Troie, conservato in 39 manoscritti che secondo l'editore Léopold Constans discenderebbero originariamente solo da due copie. È anche il caso del Roman de la Rose che ci è pervenuto attraverso 116 manoscritti che secondo l’editore Ernest Langlois deriverebbero solo da due copie.
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