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beni musicali, musica, musicologia, Sbobinature di Musica

riassunto del libro di musicologia

Tipologia: Sbobinature

2020/2021

Caricato il 13/04/2022

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lunarossa_1 🇮🇹

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Scarica beni musicali, musica, musicologia e più Sbobinature in PDF di Musica solo su Docsity! BENI MUSICALI, MUSICA, MUSICOLOGIA – Enrico Careri - PRIMA PARTE 1. Beni Musicali Fino a prima del decreto/legislativo n. 112/1998 e del Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali del 1999, le partiture musicali non erano considerate bene a pare di un dipinto o un sito archeologico. Ciò ha gravemente danneggiato il nostro patrimonio musicale il nostro patrimonio musicale perché non è stato protetto, molti manoscritti andati perduti o danneggiati irreversibilmente perché considerati cartaccia, marciti negli archivi perché nessuno ne comprendeva il valore. Il decreto legislativo n. 490/1999 del Testo unico – oggi superato da quello del 2004 – inserisce per la prima volta gli spartiti musicali nella più vasta categoria dei beni librari; ma non si parla ancora di beni musicali: l’articolo 2 comma 2, stabilisce che “le carte geografiche e gli spartiti musicali aventi carattere di rarità e di pregio artistico” fanno parte dei beni librari. Il criterio è poco preciso perché: - Il giudizio estetico non può essere alla base di un testo di legge - Una composizione può essere giudicata pregiata o meno soggettivamente - lo spartito è la riduzione a canto e pianoforte o pianoforte di una partitura che può contenere più strumenti o un’intera orchestra; vero però che inizialmente i due termini erano sinonimi ma non è comunque ammissibile un errore simile: errore anche presente nel codice del 2004* * secondo la legge italiana si dovrebbe tutelare l’edizione ricordi del 61 ma non l’autografo rossiniano della Cenerentola Con il nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo 42/2004, stabilisce che sono da sottoporre a tutela gli spartiti musicali in quanto tali e non più considerando il pregio storico. Anche qui non viene inserito l’aggettivo musicale e gli spartiti ricadono sempre nell’interesse bibliografico. Il codice dovrebbe dare il via all’ampio intervento di manutenzione, ristrutturazione e salvaguardia, intervento ovviamente necessario. È importante avere leggi che riconoscono il valore del patrimonio musicale ma non sono sufficienti se non accompagnate da ingenti risorse finanziarie per coprire i costi necessari. Potremmo dire che questo scarso interesse è dovuto in primo luogo alla scarsa cultura musicale presente in Italia poiché lo studio della musica è regalato solo alle scuole medie inferiori o al singolo che mostra interesse in maniera autonoma o famigliare. Oltre ai testi musicali, di importante testimonianza ci sono anche archivi sonori, audiovisivi, iconografie musicali, biblioteche, strumenti, musica elettronica o anche le sale da concerto e i teatri d’opera. Un motivo principale per tutelare gli strumenti musicali antichi è la possibilità di ascoltare come in passato questi strumenti venissero utilizzati durante le esecuzioni oltre al pregio estetico e di bellezza. Le testimonianze iconoclastiche ovvero i disegni e dipinti, ci mostrano le prassi esecutive antiche e gli ambienti ma anche di costruire strumenti che non sono sopravvissuti; è stato possibile formare cantanti e strumentisti in grado di eseguire questo repertorio. Fino alla fine del XVIII sec la musica si era posta all’ultimo grado nella gerarchia delle arti perché considerata inespressiva a differenza di poesie o quadri. I compositori, i musicisti a pari di un falegname quindi lontanissimi sulla gerarchia sociale da un poeta o un pittore. Nel XIX sec invece con Beethoven si ha un capovolgimento delle considerazioni: la musica diventa la prima arte che da sola riesce ad esprimere l’infinito; arrivando alla considerazione del compositore come un genio. Ciò avvenne in Germania dove si svilupparono i primi generi strumentali perfetti per esprimere la concezione romantica. In Italia però le arti figurative e letterarie non vengono messe in discussione rimanendo socialmente considerate più auliche a differenza della musica che invece era rimasta “un bel gioco” sostanzialmente inutile. Forse ciò ha contribuito a lasciare la musica fuori dai programmi scolastici se non a pagamento nei collegi o come hobby aristocratico. Non è necessario essere musicisti o musicalmente alfabetizzati per provare piacere all’ascolto di un qualsiasi compositore ma bisogna avere un’adeguata educazione all’ascolto critico perché la musica si deve ascoltare e non sentire. La musica comunque è stata ed è ancora oggi presente in maniera costante nelle nostre vite specialmente allo sfruttamento commerciale della musica per vendere e quindi appare ancora più grave che questo bisogno sia soddisfatto solo dalla musica di consumo prodotta solo per fare cassa. 2. IL CONSUMO DI MUSICA ANTICA IN ITALIA Il degrado nasce dalla stessa matrice dell’ignoranza musicale ma è anche legato al fatto che il consumo di musica colta è rivolto ad un repertorio che va dal tardo ‘700 al primo ‘900. Nelle sale da concerto e nei teatri d’opera il repertorio è principalmente dell’800. Gli schemi riportati sul libro, rappresentanti la ricerca di esecuzione riguardanti la musica strumentale sacra hanno dimostrato quanto sia poco il consumo che il pubblico ne fa e di come i teatri e le sale da concerto abbiano calato la proposta verso questo tipo di musica se non affrontando musicalmente autori come Vivaldi o Bach. Purtroppo, si è andato a privilegiare un ristrettissimo numero di composizioni riproponendole ossessivamente ad ogni nuova stagione teatrale senza curarsi del repertorio antico, moderno o contemporaneo. Quindi la cultura viene vista solo da un punto di vista commerciale, di business. C’è bisogno che radio, televisioni pubbliche diano spazio in orari decenti anche alla musica colta, alle programmazioni concertistiche, una politica culturale che offra possibilità agli ensembles di musica antica e ai giovani musicisti. Ciò porterebbe anche a degli effetti positivi ai giovani musicisti diplomati nei conservatori. 3. TUTELA E CONSERVAZIONE DEI BENI MUSICALI Il primo importante momento di tutela è la realizzazione degli inventari o meglio cataloghi e repertori che indichino che quel particolare manoscritto o strumento è conservato in un determinato fondo, biblioteca o museo. È chiaro che non può esserci tutela se il bene appartiene ad una biblioteca priva di catalogo perché la sua esistenza è ignorata nei repertori: il bene non esiste perché non può essere fruito o può esserlo solo da chi ha accesso al luogo che lo conserva. I bibliotecari privi di competenze musicali non sono, molte volte, in grado di creare un catalogo rendendo così il materiale irreperibile. Inoltre, comporre musica è un lusso che pochi possono permettersi e che deve comunque accompagnarsi molte volte ad altre occupazioni. Fino all’800 l'evoluzione degli stilisti musicali andava a grossomodo di pari passo con ciò che i destinatari desideravano. Ma è bene ricordare che il compositore non intende sedurre il pubblico e scrive sapendo che in pochi lo seguiranno, l'isolamento poi del musicista è una diretta conseguenza di scelte compositive che privano l'ascoltatore di quei punti di riferimento tonali che da secoli avevano caratterizzato la musica occidentale. Specialmente nella musica atonale e dodecafonica la gerarchia dei suoni all'interno della scala viene meno, si cerca di evitare che un suono più suoni eseguiti insieme tendano verso un suono principale e ciò genera un tempo musicale caratterizzato da una forte ambiguità di movimento andando così a distruggere quei punti di riferimento tonali a cui l'orecchio dell'ascoltatore è abituato. Bisogna però ricordare che anche nelle più importanti sedi concertistiche italiane ed europee, la musica contemporanea e allo stesso livello ed ha lo stesso spazio della musica antica ed è rivolta quindi ad un pubblico selezionato. La professione musicale che richiede una più che solida preparazione pratica e teorica e anche quella del direttore d'orchestra. Deve infatti coordinare tutte le parti strumentali e vocali assegnando via via ad ognuna di esse ruoli e funzioni differenti e realizzando tutti gli effetti espressivi in partitura. Scomponendo il testo musicale nelle sue parti costitutive l'interprete entra nel testo, ne scopre i suoi segreti e cercherà poi di tirarli fuori dagli orchestrali punto Stravinsky sosteneva che l'interprete deve limitarsi a suonare con precisione solo quanto hai scritto in partitura, ma dovette poi ammettere che anche egli aveva diretto le proprie composizioni in modi diversi. Ancora più difficile è l'attività del solista, per la grande competitività tra virtuosi di ogni nazionalità e per il numero relativamente esiguo di occasioni musicali. Risorsa principale per molti giovani musicisti e l'insegnamento privato soprattutto di quegli strumenti che hanno sempre goduto di una buona diffusione tra i dilettanti come il pianoforte o la chitarra. Va specificato che la professione del musicista è sempre stata incerta e difficile anche quando non mancavano certo le occasioni. Nei primi decenni il secolo la committenza musicale a Roma era molto simile a quella dei secoli precedenti, legata alle nobili casate, al mecenatismo e al gran numero di festività religiose i maggiori compositori, strumentisti e cantanti in quegli anni furono regolarmente impegnati nelle attività musicali promosse da ottoboni, Pamphilj e Ruspoli. Quando si parla di committenza laica ed ecclesiastica non si deve ovviamente credere che la prima fosse rivolta ad esecuzioni in ambienti privati e la seconda in chiesa o collegi. Si commissionavano le esecuzioni per le feste festività delle chiese, favolacce boschereccia, oratori, cantate sacre e profane. Il gran numero di chiese basiliche, seminari, collegi di istruzione, oratori e congregazioni avevano quasi tutti una festività da celebrare con musica che attraeva molti musicisti a cercarvi fortuna o un salario. Le istituzioni religiose che avevano una cappella musicale stabile erano una ventina ed erano formate da un numero variabile di cantori, un maestro di cappella e un organista tutti stipendiati. Altre avevano cappelle mobili con cantanti senza stipendio fisso che venivano impiegati solo in particolari occasioni. I collegi avevano cappelle costituite da religiosi interni e convittori, stipendiava solo maestri di cappella esterni e organisti punto il posto fisso in una cappella stabile e ovviamente molto ambito perché consentiva di avere una base economica sicura. Il teatro d'opera non ebbe a Roma vita facile perché alcuni Papi lo misero al bando per l'intera durata del loro pontificato, sebbene al divieto si avviasse senza difficoltà con rappresentazioni private. L'opera offriva ottime occasioni di lavoro ad un gran numero di persone, compresi i tanti professionisti senza i quali lo spettacolo non sarebbe potuto andare in scena. I proventi della vendita dei biglietti d'ingresso e degli abbonamenti non sono infatti sufficienti a coprire i costi necessari ad allestire un'opera lirica ed è solo grazie alle convenzioni statali che questo genere musicale riesce a sopravvivere e a mantenere alta la sua popolarità. L'insegnamento era molto richiesto dalle famiglie aristocratiche e alto borghesi, perché la capacità di suonare uno strumento era considerata uno status symbol; nei collegi era molto spesso una disciplina facoltativa. L'insegnamento ad un giovane rampollo dell'aristocrazia dava modo di aumentare le entrate e rappresentava un tramite importante per instaurare una rete di conoscenze negli ambienti più in vista della società romana, necessario per ottenere favori, raccomandazioni, privilegi ho altri allievi. Coloro che intendevano intraprendere il mestiere di musicista iniziavano infatti gli studi in ambito familiare e nei casi in cui il talento risultava evidente li completavano con maestri rinomati: il maestro poi conduceva con sé l'allievo dove di volta in volta veniva ingaggiato. Nel primo decennio del diciottesimo secolo Roma offriva dunque ottime opportunità di apprendere e perfezionare il mestiere del musicista in notevoli opportunità di lavoro per coloro che riuscivano ad inserirsi. Condizione necessaria era però l'appartenenza alla congregazione dei musicisti di Santa Cecilia, associazione che controllava il regolava le attività musicali della città. L'Italia di questi ultimi anni sembra voler incoraggiare la fuga di cervelli perché guidata da un ceto politico privo di autentico interesse per la cultura punto i recenti tagli alle scuole, le università, le biblioteche e alle istituzioni culturali si spiegano solo così punto il risultato è sotto gli occhi di tutti e a farne maggiormente le spese sono proprio i giovani. La professione del musicologo è quella del musicologo, soprattutto in Italia sono relativamente recenti ma la musicologia ha avuto origine nel diciannovesimo secolo quindi con un attivo le ritardo rispetto alle altre discipline. Principale oggetto di indagine per il musicologo è la musica colta di tradizione scritta una ricerca storico documentaria che su compositori, istituzioni musicali, teatri d'opera etc., una ricerca particolarmente importante perché le partiture non nascono per caso ma sono il risultato di numerosi fattori che ne condizionano la genesi. La musicologia ha sviluppato diversi settori di indagine, allo scopo di cercare di capire tutto ciò che c'è dietro, dalla ricerca storico documentaria a quella analitica, teorica, iconografica. Oggetto di studio dell'etnomusicologo è invece la musica di tradizione orale ovvero la musica popolare. Si tratta di musica anch'essa da salvare perché il rapido progresso che investe l'intero pianeta mette a rischio le tradizioni locali. Gli scopi principali sono quello di documentare e registrare questo vastissimo repertorio. Le trascrizioni sul pentagramma si sono spesso rilevate inadeguate poiché alcune culture hanno poco a che fare con le divisioni ritmiche e con il linguaggio tonale occidentale. Altra figura di scrittore di cose musicali è il critico musicale. Il critico non lavora sulla partitura ma sulla interpretazione musicale, ovvero l'esecuzione. I tempi di redazione sono profondamente diversi poiché il critico ha generalmente un giorno poco più per recensire un concerto, perché chi legge la rivista possa conoscere la sua opinione su avvenimenti culturali appena conclusi. La redazione deve essere priva di termini incomprensibili e musicofili ma ciò non toglie che sia preparata nei giorni precedenti all'evento dallo studio delle partiture e dei principali testi di riferimento punto il critico coscienzioso si reca a concerto preparato, conosce le partiture, lo stile ed ha pronta una scheda storico musicale che introdurrà nell'articolo punto non è raro però imbattersi in recensioni prive di fondamenta musicologiche virgola in cui le informazioni sono spesso errate e si mischiano acritiche prive di necessari riferimenti alla prassi esecutiva. Una competenza musicale di base devono anche averla il bibliotecario musicale, l'editore musicale e il copista. Quest'ultimo è una figura professionale in via d'estinzione. Prima questa professione era utilizzata per trascrivere le singole parti vocali e strumentali di composizione inedite ma oggi con la musica che viene scritta al computer vengono utilizzati speciali programmi che consentono tra l'altro di selezionare la sola parte del violino primo di una sinfonia e di stamparla a parte. 6. INQUINAMENTO MUSICALE Chiunque abbia orecchie funzionanti e vada in giro per la città, nei centri commerciali o semplicemente in una località turistica si deve sorbire musica scelta da altri. Musica che può sembrare bella, brutta, meravigliosa ma comunque scelta da altri. Il punto centrale di questa questione è proprio la musica scelta dagli altri perché veniamo continuamente investiti da suoni che non abbiamo scelto ma che ci vengono imposti. Si tratta di una violenza che molti non ritengono tale ed altri tollerano perché non sono coscienti del fatto che il loro disagio è frutto di un atto di violenza a cui devono opporsi. il musicista, abituato com'è ad un ascolto attento ed intelligente non riesce a non prestare attenzione a quel che sente e da particolarmente esasperato dal continuum sonoro che è costretto a subire punto il disturbo riguarda tutti perché si impedisce il diritto al silenzio, fondamentale per chi condizione ideale per la riflessione. L'inquinamento musicale è un fenomeno complesso che è solo recentemente comincia ad essere studiato dai musicologi ma anche da giuristi psicologi sociologi. 6 1 discoteca inquina la mia casa dall'ora di cena alle quattro del mattino, l'immobile perde il suo valore virgola che si misura anche in relazione alla quiete e al silenzio circostante, io inoltre posso perdere la testa e perdere certamente fiducia nelle istituzioni che sono incapaci di intervenire in mia difesa. Come dice Giuseppina la face Bianconi: la musica si intrometteva come un'ospite non invitato, la sua compagnia era pervasiva e fastidiosa. La musica è capace di influenzare il comportamento dell'uomo. Nei grandi magazzini induce il cliente all'acquisto, nei ristoranti accelera i tempi del pasto, ovunque è una presenza ingombrante imposta da altri. Spesso la musica copre la difficoltà di comunicare delle persone impedendo nel confronto critico ma anche lo scambio di emozioni punto è una sorta di sottofondo ad alto volume virgola non è musica ascoltata ma subita punto un ascolto attento della musica è qualcosa di simile alle letture attenta di un romanzo, con la differenza che la musica era non la trama esplicita ma solo suoni in successione. La mancanza di urbanità connaturata alla musica può venire esasperata dal suo uso violento o dal suo abuso, ciò comporta una conseguenza: la musica si trasforma in disperazione. Efficaci sono le parole di Carla Cuomo: “tra musica e piacere oggi non è più una verità incontrastata: la musica può essere causa di fastidio, di disturbo […]. Si parla di inquinamento musicale. l'inquinamento musicale può seriamente compromettere la salute di una persona e il suo equilibrio procurandole un danno esistenziale punto a volume alto basso una musica non gradita poi inquinare negli stessi termini in cui l'inquinamento acustico è definito dalla legge-quadro n. 477/1995 può cioè rappresentare un pericolo per la salute umana.” tradire e ascoltare vi è la differenza che passare tra una mera percezione quantitativa di suoni virgola che non vengono intera interpretati, ad una percezione qualitativa che via via metta in atto processi cognitivi superiori. L'ascolto ha genericamente inteso è un'importante e mezzo di adattamento dell'umano all'ambiente: la propria azione dello spazio e in parte sonora suoni e rumori dell'ambiente domestico ce lo rendono familiare. Ascoltare non è semplicemente cogliere indizi ma Nei concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven si accentua il ruolo del protagonista del solista che diventa una sorta di eroe drammatico, sebbene l'orchestra non si limiti ad accompagnare la parte solistica. La sonata  Utilizzato sia in posizione a cantata, dunque per indicare una composizione strumentale virgola che in opposizione al concerto, il riferimento al numero di strumenti ridotti. A partire dal 500 comincia ad essere usato regolarmente ma ancora nell'accezione generica di composizione da eseguire con soli strumenti quindi senza voci punto Solo nel 600 il termine inizia ad avere il significato che poi manterrà per secoli, ossia di brano per pochi strumenti. Nel tardo 600 grazie ancora all'opera di Arcangelo Corelli si affermano due tipi di sonate: violino e basso continuo; due violini e basso continuo. La sonata solistica per antonomasia del diciottesimo rimase l'op. 5 di Corelli, la cosiddetta “Sonata a tre”, che in realtà è una sonata per due violini più l'accompagnamento un violoncello e di uno strumento a tastiera. Le sonate corelliane sono distinte in: sonate da camera che comprendono un iniziale preludio cui fanno seguito una serie di danze stilizzate con il clavicembalo per il basso continuo e sonate da chiesa costituite da quattro o cinque movimenti in cui si alternano per lo più tempi lenti e allegri e prevedono l’organo per il continuo. Questi termini riconoscono il luogo in cui sono eseguite e al carattere musicale. Le danze stilizzate, prima ballate e ora solo ascoltate, sono costruite secondo precise regole formali: la giga caratterizzata da un tempo allegro in 6/8 o 12/8 che vengono percepite come veloci terzine che non vanno a concludersi. Sia la sonata a tre che quella per violino sono composizioni che prevedono più strumenti di quelli che i termini indicano; in entrambi i casi è previso un accompagnamento che realizza la parte del basso continuo. Si tratta di una linea melodica di sostegno ai violini affidata sia a uno strumento basso come un violoncello che esegue solo le note indicate sul rigo musicale, sia uno strumento a tastiera che improvvisa una serie di accordi sulla base dei numeri posti sopra o sotto le note del basso. Ritornando al discorso sull’organico musicale risulta chiaro come la sonata per violino barocca sia stata eseguita da almeno due strumenti, di regola tre e a volte quattro. La sonata a tre prevedeva almeno tre strumenti, di regola quattro, talvolta cinque (tiorba o liuto). Si trattava però di composizioni assai diverse dai trii, quartetti, perché le parti reali, ovvero le linee melodiche eseguite, erano due nella sonata solistica e tre in quella a tre perché nel primo caso la melodia affidata al violino era decisamente più importante rispetto al continuo e nel secondo avevo le parti superiori. La sonata per violino era spesso scritta da un compositore che era anche un virtuoso del violino, il quale scriveva ovviamente per sé, per incrementare il proprio repertorio e dimostrare le proprie capacità. Intorno agli anni ’30-’40 del 700 si vede una generale semplificazione del linguaggio musicale che si deve in parte alla nascita e al diffondersi del dilettantismo musicale da parte dell’aristocrazia e della borghesia. Strumento preferito di questo nuovo pubblico è il clavicembalo che permetteva di eseguire anche trascrizioni per altri strumenti. A tale semplificazione corrispondono la riduzione del numero dei movimenti a tre e il graduale concretizzarsi di unna prassi compositiva che può ritenersi un antecedente della forma-sonata classica. Alla forma bipartita A:B: viene preferita una forma analoga che riporta la ripetizione della parte iniziale A:BA:. La ripresa di A viene annunciata da una breve pausa o dall’indicazione “forte” per creare un effetto ternario. La parte intermedia B tende ad allontanarsi tonalmente dalle parti esterne. La semplicità del linguaggio musicale, la riduzione a tre movimenti, la maggiore estensione e l’importanza alla parte centrale sono alla base della sonata classica Il primo movimento è quasi sempre in forma-sonata e segue uno schema ternario caratterizzato da una sezione centrale di sviluppo. Il secondo mov. è lento, cantabile. Il terzo, il finale, è un rondò o un rondò-sonata. Lo strumento solista del momento è il pianoforte. La scomparsa del basso continuo permette al pianista di affrontare da solo il pubblico ed ha a disposizione il suo strumento che deve svolgere funzione di solista e accompagnamento. La sua libertà interpretativa si riduce drasticamente, sulla partitura vi sono indicazioni dinamiche e agogiche date dal compositore per l’interprete. Haydn, Mozart e Beethoven sono i tre compositori più importanti del periodo classico e hanno dedicato una forte attenzione al pianoforte. Le sonate per pianoforte hanno avuto un ruolo determinante per lo sviluppo della scrittura e al rapido estendersi del consumo della musica. Le 32 sonate per pianoforte di Beethoven furono per tutto l’800 un punto di riferimento obbligato per i compositori e per i pianisti. Dopo Beethoven, il genere sonata mantenne il nome ma non la forma e il termine indica ormai una composizione per pianoforte solo. Nel XX e XXI sec., grande successo hanno avuto le trascrizioni per pianoforte delle più popolari opere liriche che tutti, anche senza una particolare abilità dello strumento, possono eseguire. La sinfonia  deriva da symphonia, syn: insieme e phone: suono traducibile come accordi di suoni diversi o consonanza dove non ci sonno strumenti dominanti. Ha mantenuto questo significato per tutto il medioevo e solo nel 500 indica una composizione con più strumenti e voci. Nel 600, sinfonia è un pezzo di musica strumentale d’insieme, solo in seguito acquista una forma più precisa. Essa introduce poi l’opera in musica, per questo detta sinfonia avanti l’opera, che si compone di tre movimenti: allegro, tempo lento e finale allegro. Nel corso del 700 diventa un genere autonomo, solo strumentale, eseguito in sale da concerto e accademie private. Nell’eccezione attuale è una composizione strumentale in un numero imprecisato di movimenti in cui tutti gli strumenti musicali dialogano tra loro e si fondono. Negli ultimi anni del 700, l’orchestra è dominata da strumenti ad arco: violini primi per la melodia, violini secondi e viole riempimento armonico, violoncelli e contrabassi per il sostegno. Gli strumenti a fiato hanno ruolo subordinato, raddoppiano le parti degli archi per rafforzare il volume o sottolineare passaggi; gradualmente cominciano ad avere funzioni più indipendenti e prendere parte del discorso melodico. Haydn, Mozart fissano a quattro il numero dei movimenti e ne definiscono il carattere: allegro in forma-sonata, tempo lento, tempo di danza con trio e finale brillante. L’organico orchestrale si amplia includendo flauti, clarinetti, trombe etc. Le prime sinfonie di Mozart prevedono oltre agli archi, prevalentemente oboi e corni, a volte anche flauti. Dal 1770 utilizzati anche trombe e timpani. Al graduale ampliamento dell’organico orchestrale corrisponde una significativa estensione delle dimensioni dei singoli movimenti. Nella nona sinfonia, Beethoven impiega tre tromboni, due ulteriori corni, un controfagotto, percussioni e nel movimento finale la voce umana. L’uso della voce è un fatto eccezionale, contrario a quello che è sempre stata l’idea e concezione della sinfonia esclusivamente musicale. Dopo Beethoven, c’è un grosso ampliamento dell’orchestra con aggiunta di strumenti che la rendono sempre più capace di creare combinazioni timbriche ma anche un volume mai sentito prima. Con Berlioz si introducono radicali innovazioni nella scrittura orchestrale della sinfonia. Con la sua Symphonie Fantastique op.14 oltre ai cinque movimenti, vengono impiegati numerosi e nuovi strumenti ma di fondamentale innovazione è l’uso di sonorità nuove, insolite, nuove combinazioni e strumenti diversi. L’orchestrazione diventa così parte determinante della composizione: le idee musicali nascono fin dall’inizio associate ad un particolare timbro; per questo una trasposizione pianistica di una sinfonia di Berlioz perde di significato. Dopo Berlioz il nucleo fondamentale dell’organico strumentale della sinfonia e composizione continua ad essere costituito dagli archi ma il numero di altri strumenti continua a variare. Si assiste a una maggiore libertà e varietà delle scelte compositive e a un notevole ampliamento delle dimensioni dei singoli movimenti. Il quartetto  indica un particolare genere musicale e un organico di quattro strumenti solisti o voci. Nato circa a metà 700 e sviluppatosi con le opere di Haydn, Mozart e Beethoven. Caratterizzato da 2 violini, 1 viola e 1 violoncello; esistono altre combinazioni. Le 4 parti strumentali hanno pari importanza e dialogano tra loro scambiandosi di continuo le funzioni melodiche, sostegno e riempimento armonico. È in quattro movimenti: allegro in forma-sonata, lento, minuetto o scherzo e rondò. Originario di una prassi comune del suonare a quattro, l’organico è riconducibile ai concerti grossi. Nei concerti grossi di Valentini si aggiunge la viola nel concertino che arricchisce timbro e risorse armoniche, permette quindi di realizzare fugati passaggi polifonici a quattro parti reali. Alla base del nuovo genere musicale c’è il superamento del basso continuo donando indipendenza alla parte del violoncello. Risponde perfettamente alle richieste del pubblico di un ascolto sentimentale, impegnato e riservato. Haydn compone 83 quartetti in quarant’anni. Le prime raccolte mostrano ancora una scrittura omofonica; sarà Boccherini a presentare una scrittura solistica nel 1767 donando un dialogo tra gli strumenti. Negli anni ’70 del 700, saranno poi Mozart e Haydn a far raggiungere l’apice massimo del quartetto con la scrittura solistica. 8. SU ALCUNE FORME MUSICALI L’articolazione del discorso musicale può avvenire in 3 modi: ripetizione (AA), variazione (AA’) e contrasto (AB). Un gruppo di note iniziale (antecedente) può essere seguito dalle stesse note nello stesso ordine, da un conseguente simile o da uno diverso. Ciò riguarda la microstruttura, l’inciso di poche note, come l’aria col da capo che sarà A-B-A’. Nel caso più semplice può essere costituito da gruppi regolari di domande e risposte disposte in frasi, periodi e sezioni.
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