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Beppe Fenoglio. Appunti e analisi La malora e Una questione privata, Appunti di Letteratura Italiana

Appunti completi su Beppe Fenoglio. Analisi de "La malora" e "Una questione privata".

Tipologia: Appunti

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Scarica Beppe Fenoglio. Appunti e analisi La malora e Una questione privata e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Letteratura italiana magistrale BEPPE FENOGLIO Prof. Giovanni Barberi Squarti BIOGRAFIA Primogenito di tre figli, Beppe nacque ad Alba nelle Langhe il 1º marzo 1922 da Amilcare, macellaio seguace di Filippo Turati, e da Margherita Faccenda, donna di forte carattere. Frequentò il Liceo Ginnasio "Govone" di Alba, dove ebbe professori illustri e per lui indimenticabili, come Leonardo Cocito - insegnante di lingua italiana, comunista, che aderì tra i primi alla Resistenza come partigiano e Pietro Chiodi, docente di storia e filosofia, grande studioso di Kierkegaard e di Heidegger; anche lui sarà in seguito partigiano. Entrambi furono di ispirazione per la maturazione della coscienza antifascista di Fenoglio. Nel 1940 si iscrisse alla facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Torino, che frequentò fino al 1943, quando fu richiamato alle armi e indirizzato prima a Ceva (Cuneo) e poi a Pietralata (Roma), al corso di addestramento per allievi ufficiali. Lui non era un garibaldino ma un badogliano, un azzurro, più moderato. I due romanzi scelti per questo corso (La malora e Una questione privata) evidenziano i due grandi versanti nel quale si esplica la scrittura fenogliana: 1) Resistenziale 2) Langarolo/contadino/del parentato Fenoglio non è cristiano, il suo è stato il primo matrimonio civile di Alba e pure il primo funerale civile. TERRITORIO E’ uno scrittore che tutti identifichiamo con un territorio: l’alta langa. Molti scrittori sono legati alla propria terra, ma quello di Fenoglio è un caso eclatante. C’è infatti un profondo legame tra autore, personaggi, luoghi e paesaggi. Per conoscere Fenoglio bisogna infatti conoscere i suoi luoghi. La langa di Fenoglio non è la langa che conosciamo oggi, perché i suoi testi sono ambientati nel periodo tra le due guerre o addirittura prima (“Racconti del parentado”) → epoca in cui la campagna piemontese conobbe una trasformazione economica e sociale: si spopola. Negli anni 50 l’alta langa è infatti protagonista di un calo demografico radicale → questo perché sono gli anni in cui l’economia del Nord Italia evolve in una massiccia industrializzazione e dalle colline molti evadono nelle città; ma più correttamente, i langaroli vanno ad Alba, a lavorare per la Ferrero. 2 Gerarchicamente, il responsabile che decideva cosa pubblicare, era Elio Vittorini (“Uomini e no”, scrittore impegnato, voleva raccontare la Resistenza in un certo modo, ovvero con i partigiani rappresentati positivamente e i fascisti negativamente). Calvino scrive a Vittorini dicendo “Natalia e io lo abbiamo letto con molto piacere” anche se “rasenta la pornografia” … “ex partigiani che diventano banditi”. Vittorini legge la lettera, e gli bastano le parole di Italo per decidere di non pubblicare il racconto, senza nemmeno leggerlo. Infatti, La paga del sabato verrà pubblicata solo nel 1969. Vittorini dice che questi nuovi narratori con questa lingua facile e lo scivolare nel dialetto, corrono un rischio, ovvero rischiano di rappresentare delle tranche de vie (fette), mere fotografie di un ambiente senza farne simbolo di storia universale. La loro è dunque, secondo Vittorini, una letteratura di rappresentanza che non ha intenzione di diventare universale. Li considera buoni pittori. Il giudizio di Vittorini ha sicuramente valore ma è rivedibile. Si può riconoscere un tentativo di ricostruire una porzione di umanità. IN QUALE CORRENTE LETTERARIA COLLOCHIAMO FENOGLIO? Calvino applica a Fenoglio l’etichetta di neorealista, quella più in voga al momento. Cosa più lontana dal vero: in Fenoglio non c’è il distacco e l’oggettività tipica dello scrittore neorealista. Vittorini lo inserisce invece nel naturalismo. C’è uno stile suo, diverso dal grado zero del realismo, con una componente fortemente simbolica e metaforica (es. neonati in volo, pioggia come cemento). Le sue non sono descrizioni convenzionali, sono descrizioni fortemente allegoriche. Forse si può definire realista, sicuramente non neorealista. Ricerca di realismo per la precisione dei dettagli, l’immagine è importante, è poetica. 5 LA MALORA La malora è un romanzo breve/racconto lungo di Beppe Fenoglio, pubblicato per la prima volta nel 1954 da Einaudi nella collana dei "Gettoni", due anni dopo I ventitré giorni della città di Alba. E’ certamente l’opera di Fenoglio in cui la tematica della vita contadina sulle Langhe campeggia in tutta pienezza, sia nei motivi che nei luoghi, pur non essendo nuova all’autore, poiché già trattata in Un giorno di fuoco e nella seconda parte de I ventitré giorni della città di Alba. TRAMA Il romanzo narra la storia di un ragazzo, Agostino Braida, servitore presso la famiglia Rabino. Il giovane Agostino racconta e commenta in prima persona la sua vicenda di ragazzo povero, ma deciso nel resistere alla sfortuna, la "malora" del titolo. Tutta la vicenda si svolge nelle Langhe, pragoniste indiscusse della storia, descritte accuratamente non solo nella drammaticità della vita contadina di inizio Novecento, ma anche nella situazione sociale della gente di quegli anni. La maggior parte del romanzo ed il suo sviluppo narrativo si svolgono nella frazione Pavaglione di Castino. Agostino è un giovanissimo contadino che osserva la vita della sua famiglia e ne narra le durezze: la mamma, Melina, è una confezionatrice di robiole e il papà si divide tra il lavoro dei campi e la vendita dei prodti. Pian piano la famiglia si impoverisce ed è costretta a vendere le terre. Stefano, fratello di Agostino, parte militare e poi gestisce direttamente il terreno del padre, dopo la sua morte, accaduta a causa di un incidente sul lavoro. Il fratello Emilio va a studiare in seminario, su insistenza della maestra del paese che è disposta a rimettere un vecchio debito, in cambio della scelta vocazionale del giovane. Costretto a servire per tre anni, Agostino, si innamora perdutamente della servente, di nome Fede, e da lei è ricambiato; tuttavia non riesce a sposarsi perché la ragazza viene promessa a un altro uomo. Agostino ritorna a casa, quando Stefano va a lavorare dagli zii, e con lui torna anche il fratello Emilio, per l'aggravarsi della malattia. Il giovane si impegna nella propria terra, con nel cuore una grande felicità, per aver puto tornare accanto alla madre. Il libro si chiude con le parole della madre, sussurrate in preghiera, vicino ai meli, udite per caso dal figlio Agostino: "Non chiamarmi prima che abbia chiuso gli occhi al mio povero figlio Emilio. Poi, dopo, son contenta che mi chiami, se sei contento tu. E allora tieni conto di cosa ho fatto per amore e usami indulgenza per cosa ho fatto per forza. E tutti noi che saremo lassù teniamo la mano sulla testa d'Agostino, che è buono e si è sacrificato per la famiglia e sarà solo al mondo". La malora contravviene al principio dell’impersonalità: ha infatti un narratore in prima persona, partecipe ai fatti, che racconta in modo soggettivo e a quei fatti istituisce una personale gerarchia. Fenoglio è così fedele al suo narratore da usare la sua lingua→ la malora è particolare dal pov della lingua, per la mimesi. Troviamo infatti molti regionalismi, anche se sarebbe più corretto definirli calchi -traduzioni in italiano di espressioni dialettali- tipici del piemontese. Non c’è dialetto vero e proprio, ci sono parole che calcano i modi dialettali. C’è una patina dialettale, che è però secondaria. 6 stroppo → gruppo di persone rubarizio → furto roba mangiativa → il mangiare cadreghino → piccola seggia fardello → corredo nuziale mira → puntare a qualcosa (obiettivo) diffizioso → schizzinoso le ministrazioni → le mestruazioni pieno → ubriaco naturale → carattere disgenato → intimidito sbardati → sparpigliati il NE all’inizio di un’interrogativa retorica tigna → malattia pelle partitante → giocatore acqua d’odore → profumo chiabotto (ciabòt) → capanna degli attrezzi un bricco di cose → grande quantità stanchità → stanchezza parentela passata sul raspo → parenti remoti crescenza di corpo → crescita Ellissi tipica del parlato (es. “aveva paura di poi Tobia”) Troviamo molti proverbi, che sono un’espressione tipica della parlata popolare. Nel romanzo vengono spesso pronunciati da Tobia Rabino: autore di una sapienza popolare che si rifà all’uso dei proverbi. Uno di questi lo troviamo a pag. 45 e non è molto politically correct in quanto particolarmente misogino → è lo specchio della società del tempo. Naturalmente la misoginia è da attribuire a Tobia e non a Fenoglio. → “Ricordatevi, o giovani, che le donne sono bestie. Non potete acchiappare perché non hanno la coda, ma se le picchiate in testa sentono.” Agostino rappresenta la realtà così come deve essere, senza edulcorare. 7 altro perchè la vita è chiusa nel tempo in cui vivi e nel mondo in cui vivi e all’uomo non resta dunque che accettare la propria condizione. L’umanità di Fenoglio è per Boggione rapportabile all’umanità della Bibbia [condanna per l’uomo=lavorare; condanna per la donna=partorire con dolore]. TORNIAMO AL RACCONTO… Il racconto inizia in medias res. Agostino è Tornato a San Benedetto Perché il padre ha avuto un incidente. Al rientro sarà già morto. a pagina 4 Troviamo un flashback. La censa va ai Canonica perché i Braida non fanno il passo di chiedere soldi in prestito per acquistarla → tentare il colpo della censa è simile al colpo di bastianazzo nei Malavoglia. pagina 5 → non è più in grado di accettare l'etica del lavoro per sopperire ai bisogni → Ci vuole un legame forte con la terra ma anche la capacità di adeguarsi agli sforzi che richiede. Agostino è un osservatore, riflette molto, tira le somme, non si limita a riferire. A pagina 5 descrive anche un processo di maturazione “sono troppo giovane Per capirlo da me solo” → i genitori lo tenevano all'oscuro delle cose del sesso e degli affari. due paragrafi dopo dirà "Adesso mi è chiaro". Nella malora troviamo una panoramica perfetta dei vari tipi di rapporto di lavoro e delle figure economiche fondamentali. oggi la campagna è condotta da imprenditori agricoli ma prima non era così. 1) Il caso del Pavaglione: la famiglia Rabino ha bisogno di un bracciante ma il Pavaglione non è di Tobia, è del farmacista. Il rapporto era di mezzadria (metà parte del raccolto va data al proprietario il mezzadro può insediarsi e vivere lì). Il mezzadro dunque non è ricco ma sta abbastanza bene. 2) Il secondo caso è quello dei Braida, i particulari: piccoli proprietari terrieri. Un gradino più su del mezzadro, perché tutto quello che che frutta il suo podere non lo deve dividere. 3) Il terzo esempio è quello di Agostino che rappresenta i braccianti. Coloro che nell'economia contadina sono più sfruttati e sono le totali dipendenze di qualcuno. Nella seconda metà del romanzo troviamo la storia d'amore tra Agostino e Fede (servente dei Rabino). Sono entrambi ragazzi molto seri è all'ultimo livello della scala sociale: sono strumenti. Per potersi sposare devono 10 essere in grado di mantenersi e quindi mettersi in proprio. Agostino immagina infatti di prendere una schiavenza -il modo più basso per mettersi in proprio- ovvero una terra, un piccolo podere che un proprietario mette a disposizione e in cambio di lavoro offre un posto in cui dormire e un minimo salario. Campagna per essere lavorata aveva bisogno della famiglia ovvero dei figli in quanto chi lavora la terra sono le braccia, dunque, possibilmente, i figli dovevano essere maschi e forti e in un numero rapportato a quanto si aveva da coltivare (non troppi perché si parla comunque di bocche da sfamare). → è una sorta di autosufficienza. Se il figlio aveva imparato a leggere e scrivere veniva mandato al seminario a studiare da prete. → E’ il caso della famiglia di Agostino. Diverso invece il caso del pavaglione: una figlia è femmina, due lavorano ma non bastano e dunque sono costretti ad assumere Agostino. Confronto tavola dei Braida (in profonda crisi) con tavola dei Rabino (mezzadri) che stavano bene ma erano tirchi → i Braida mangiano polenta e robiola, i Rabino polenta strofinata su un acciuga (gli basta il sapore). → il romanzo, non sarà naturalistico ma ha una ricostruzione dell’ambiente, va letto proprio attraverso i particolari. Le donne e Agostino sono le uniche a pensare anche all’anima, alle passioni, alle emozioni, ai pensieri… in un mondo in cui la maggior parte di chi lo popola non va al di là del soddisfacimento dei bisogni materiali. Passo in cui Stefano lavora la terra → “Alzava la schiena e guardava il passo della bossola”. E se quel passo fosse il confine del mondo e Stefano rappresentasse quella parte di uomini che cercano altro, che non si accontentano della propria condizione? Tra i personaggi troviamo delle antitesi: chi vuole andare via, tentare fortuna altrove, tentare il colpo alla censa e poi Agostino, che si sente profondamente radicato accetta tutto ciò che quell’orizzonte offre, nel bene e nel male. Mario vuole andarsene, fare il bracciante lo opprime. Propone ad Agostino di scappare e di andare ad Alba → Agostino tentenna e Mario, da fine analista della psicologia altrui (😅) dirà “voi siete uno di quelli che crepano nelle Langhe solo perché ci è nato”. Tobia anche non accetta la sua condizione , ha il sogno di diventare proprietario (ora è mezzadro). Stefano e Giovanni Braida sappiamo che sono destinati a fallire, Tobia non sappiamo, ma lui attorno a pagina 50 lo mette in conto di poter fallire (ed è una delle pagine più pessimiste del romanzo). 11 Che etica potrebbe essere quella di Tobia? Un’ etica della sopportazione e della sofferenza → dovete crepare di fatica così non starete mai peggio [barbaria come condizione intrinseca alla vita]. L’unico modo per sopravvivere è imparare a stare male (senza la visione cristiana dello stare male oggi per stare meglio domani). Emilio, il fratello minore di Agostino, viene mandato in seminario in cambio di 2 scudi, (100 lire) più qualche scudo al mese. Questo ci fa capire che nel mondo della malora uomini e donne sono fortemente condizionati da questa economia di riserva. Non conta ciò che sogna Emilio. Conta scalare il debito. Perchè a Emilio lui sta bene? Perché era il più buono, era il più istruito della scuola ed era anche molto fragile (spoiler: è malato di tubercolosi) quindi come “braccia”, come risorsa lavorativa valeva poco. “A me toccò…” (pag. 10) → si identifica con un agnello, vittima sacrificale per eccellenza, totalmente impotente di decidere della sua vita. Si vede così anche quando scopre che Fede è promessa sposa a un altro (“mi sentii come un vitello”) “Il mercato mi piaceva” → nel fare ciò che gli piace ha trovato la sua condanna → fare qualcosa per piacere è dunque motivo di senso di colpa. Archetipo del padre che sacrifica il figlio: Abramo che sta per sacrificare Isacco perchè ordinato da Dio, ma poi arriva un arcangelo e lo ferma. L’unico figlio sacrificato, per gli ebrei, sarà Gesù. Sacrificato da chi? Dagli ebrei stessi. Al mercato, luogo in cui si vendono animali, Giovanni ha venduto suo figlio a Tobia Rabino → sembra il mercato degli schiavi. Venduto per 7 marenghi l’anno più calzoni nuovi ad ogni Natale, che venivano però dati a Giovanni e non ad Agostino. Primo anno al Pavaglione: Nella presentazione della famiglia Rabino vale la pena leggere la parte del risparmio di Tobia. Lavorano come degli indemoniati i Rabino. Tobia vuole staccarsi da quella terra che non è sua, lui è mezzadro. Sogna una sua terra, lontana dall’alta langa. Illudersi di poter cambiare vita condanna Tobia alla grettezza, alla cattiveria nei confronti dei familiari. Ha un sogno e dunque è un illuso. La sua è una violenza connaturata a quei tempi. Non è la violenza quasi mistica che vede Pavese in Paesi tuoi, legata ad antichi 4iti sacrificali, qui è una violenza quotidiana. Violenza legata all’angoscia di dover vivere e sopravvivere. La speranza di Tobia è di avere qualcosa di più, che si esaurisce in un ritorno economico. 12 Parte in cui Agostino conosce Fede → esalta i particolari della bellezza. Cosa può amare A. in una donna? E’ una grande lavoratrice però fine, raffinata, mai grezza. Non è la parodia. E’ l’adeguamento realistico delle condizioni in cui si dà. Sono passati i tempi dello Stilnovo. Chi lavora ha tempo per innamorarsi? No, è chi non lavora che ha il tempo. [Fede è descritta come la Monna Belcolore dell’ottava giornata del Decameron]. La descrive come una ragazza piena di finezza, che “poteva stare anche ore ai fornelli e voltarsi pulita come se in tutto quel tempo non avesse fatto che la signora” In Pavese c’è un archetipo al selvaggio, alla violenza, al sesso →il sesso del mito, incestuoso, bestiale, per manifestare il taboo rispetto all’incesto (contro natura, nel mito troviamo donne con tori). Il sesso di Pavese è poco credibile. Nella malora l’unica pagina di sesso violento è quella con la scrofa → che è comunque una scena realistica nelle campagne di quegli anni (pag. 72). → Tobia adesso che c’è Fede sa di dover fare attenzione ai figli. Agostino racconta che una volta Tobia vide Baldino accoppiarsi con una scrofa. Un giorno, a tavola, Fede dà a tutti dell’aceto, mentre ad Agostino dà del vino. → questo gesto a lui dà speranza. Lui le regala una bottiglia di profumo (acqua d’odore) Agostino ama Fede → l’unico motivo per cui possa rinunciare a San Benedetto è rifondare un popolo con lei. → confessano i reciproci sentimenti, e lui le dice “Ci sono delle schiavenze in giro da prendere” e lei è d'accordo → i due si intendono su un progetto di vita molto concreto. → non è il sogno di fuga del Bernasca, il loro sogno è la rifondazione di un popolo, di una famiglia. “E invece ne sono venuto in niente. … una porca sera arrivarono al Pavaglione suo padre e suo fratello … Fede era stata chiesta in sposa da uno dei fratelli Busca di Castino … sono tre boia, ma hanno il più bel boccone di terra di tutta Castino… ero rimasto come un vitello”. [Nome Jano riferimento a Giano, divinità romana guardiana dei cancelli e dei passaggi.] La Malora infrange il principio di linearità, la sequenzialità cronologica degli eventi. INTRECCIO FABULA come gli eventi sono raccontati pura sequenza cronologica degli eventi Fabula e intreccio non sempre corrispondono. Se si vuole scrivere un qualcosa di tendente al vero, F. e I. devono coincidere il più possibile. 15 La malora (a cura di M.A. Grignani, l'orino, L'inandi, 1997) Nauratore: Agostino Braida (ba quasi vent'anni, è andato a servire quando andava peri diciassette: cft. p. 10; racconta quando sono passati cinque mesi dal suo ritorno dal Pavaglione: cfr. p. 11; a giorni anche il fratello tornerà a casa dal seminario di Alba: cfr. p.85) Tempo: primi anni del Novecento (cfr. p. 7) Azione 1) Storia della famiglia Braida. Il matrimonio del padre di Agostino, Giovanni (pp. 36-11). 2) Il "colpo" tentato alla censa di S. Bencdetto: rovina della famiglia; debiti (pp. 1-7) 3) Stefano militare (pp. 7-8) 4) Emilio in seminario; Agostino mandato a servire da Tobia Rabino alla cascina del Pavaglione (pp. 8- 11) 5) Primo anno di servizio al Pavaglione (pp. 11-30) » il padrone farmacista » ad Alba: visita a Limilio în seminario (pp. 16-22) ® matrimonio di Ginotta, figlia di Tobia (pp. 22-28) » ritardo della licenza: la festa dei servitori (vp. 28-30) 6) Morte del padre e scpoltura (inizio c pp. 30-35) ®© vane speranze di Agostino di fermarsi a S. Benedetto o presso i parenti di Mombarcaro (pp. 41-42) 7) Ritorno al Pavaglione; altri due anni di servizi (pp. 13-82) Mario Bernasca e il gioco (pp. 14-17) ad Alba: seconda visita al fratello Emilio (pp. 52-57) propositi di fuga di Mario Bermnasca (pp. 57-62) suicidio di Costantino del Boscaccio (pp. 62-66) malore della moglie di Tobia e scontro brutale ira Tobia ci figli (pp 66-70) ® Fede: vaghe promesse di matrimonio: Fede va in sposa a uno dei fratelli Busca di Castino (pp. 66-81) 8) Stefano va garzone a Monesiglio; Agostino è richiamato a S. Benedetto (p. 82). 9) Ritorno di Agostino a S. Benedetto (pp. 83-85) ® Agostino manda avanti la terra, che tomerà a prosperare » Emilio, malato, rientrerà da Alba: si ricompone la famiglia. Intreccio 1) Morte del padre e scpolmra (6). è Piogoia: il mercoledì dopo la sepoltura del padre: Agostino ritorna al Pavaglione. 2) Il "colpo" tentato alla censa di S. Benedetto: rovina della famiglia; debiti (=2). 3) Stefano militare (=3). 4) Emilio in seminario; Agostino mandato a servire da Tobia Rabino alla cascina del Pavaglione 4). 5) Primo anno di servizio al Pavaglione (=5) 6) Monte del padre e scpoltura (=6). 7) Storia della famiglia Braida. Il matrimoni del padre di Agostino, Giovanni (=1). 8) Ritomo al Pavaglione; altri due anni di servizio I. 9) Stefano va garzone a Monesiglio: Agostino è richiamato a S. Benedetto (-8) 10) PRESENTE DEI, NARRATORE: ritomo di Agostino a S. Benedetto (=9). 16 Non essendo il narratore onnisciente tipico omerico o manzoniano, spesso emergono dati su di lui, riguardanti anche la sua struttura fisica. MA IN CHE PERIODO STORICO E’ AMBIENTATA LA MALORA? Per darci indicazioni sul periodo storico emergono dei particolari significativi: 1) “andò alla leva e tirò un numero basso”→ i coscritti, dall’unità di Italia, erano tutti passibili di leva. Ma non tutti andavano effettivamente a fare i militari: la scelta era infatti oberata per sorteggio. Pescare un numero alto significava andare in riserva, ovvero fare pochi mesi, pescare un numero alto significava entrare nel contingente effettivo dell’esercito. Capire fino a quando c’è stato il sorteggio è importante per capire il periodo in cui è ambientata la storia. → fino al 1909/1910. 2) Altro dato: ad un certo punto nel libro Agostino e Tobia entrano in farmacia, e Tobia si stupisce del registratore di cassa. Quindi la cassa era un qualcosa di nuovo, appena introdotto. Anche se le prime registrazioni della parola “registratore di cassa” risalgono all’800. 3) Tutti si muovono a piedi o su carri 4) Si parla di scudi e marenghi→ monete che smettono di avere il loro corso poco prima dell’inizio della prima guerra mondiale. Il marengo è una moneta francese in oro (1 marengo = 20 lire) che poi cambierà nome in Luigi. Lo scudo è una moneta in argento italiana dal valore di 5 lire. → Perchè si paga Agostino in marenghi? Perchè sono d’oro, sono le monete per gli affari importanti. 5) Altro indizio: il congedo di Stefano dopo 21 mesi e non dopo 24. IL TEMPO DELLA MALORA QUINDI NON PUO’ CHE ESSERE FINO 800-INIZIO 900. Perchè è utile leggere Fenoglio? Perché attraverso la ricostruzione entriamo in contatto con il suo contesto storico. La malora è una ricostruzione della società. Perchè non inizia dall’inizio? Perché rifiuta l’idealità. Per rendere verosimile il suo narratore, combina un intreccio. E se fosse uno stream of consciousness? Effettivamente i temi di questo stile sono proprio i traumi, i traslochi, la morte… E’ come una memoria: è il racconto interiore di un’esperienza. Lui stabilisce una gerarchia all’interno del suo vissuto: la morte del padre tra tutte → è l'elemento da cui si incardina tutto e da cui bisogna iniziare. 17 UNA QUTIONE PRIVATA TRAMA La vicenda è ambientata nel novembre del 1944. Sono gli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale e la guerra civile, tra partigiani e nazifascisti, è al culmine. Il pragonista è Milton, un giovane studente universitario, che combatte la guerra partigiana nelle Langhe, in Piemonte. L’estate precedente Milton si era innamorato di Fulvia, una ragazza della borghesia torinese che era sfollata nelle campagne intorno ad Alba; il giovane aveva frequentato la casa di lei assieme all’amico snob Giorgio Clerici. Milton aveva corteggiato timidamente la ragazza, scrivendole lettere d’amore e traducendo per lei testi di autori anglosassoni; non si era però mai dichiarato apertamente. Poi un giorno Milton era partito per unirsi ai partigiani. L’autunno successivo, nel corso di una ricognizione nella zona di Alba, il partigiano Milton si ritrova casualmente di fronte alla villa di Fulvia e chiede all’anziana governante di rivedere le stanze in cui incontrava la ragazza. Il ricordo di lei riaccende la nostalgia per l’amata e il dolore per la sua lontananza. La donna, senza rendersene conto, gli rivela che, nell’estate del 1943, quando Milton era già partito per la guerra, Fulvia e Giorgio avevano continuato a frequentarsi a lungo, nelle lunghe sere, lontani da sguardi indiscreti. Questa rivelazione fa precipitare Milton in uno stato di gelosia ed angoscia profonda. Lui immagina cosa sia successo tra Giorgio e Fulvia, ma sente il bisogno di parlare con l’amico per scoprire tutta la verità. Giorgio è partigiano come lui, ma appartiene ad un’altra brigata; inizia così un viaggio solitario, pieno di imprevisti, tra le colline intorno ad Alba, alla ricerca dell’amico. Quando però Milton raggiunge il comando della brigata scopre che Giorgio è stato fatto prigioniero dai fascisti. L’angoscia travolge il pragonista: più smanioso di scoprire la verità su Fulvia che preoccupato per la sorte di Giorgio, Milton cerca disperatamente di trovare un prigioniero fascista da scambiare con l’amico, prima che questi venga cilato. Ma la ricerca si fa difficile: né i badogliani, né i comunisti dispongono di uomini per lo scambio. Milton decide allora di procurarsi da solo un uomo da scambiare con i nazifascisti. Una vecchia contadina gli segnala un sergente fascista che tutti i pomeriggi va a far visita a una ragazza. Il giovane organizza l’agguato, disarma l’ufficiale e lo rassicura sulle proprie intenzioni: non intende ucciderlo. Ma questi, spaventato, prova a scappare e Milton gli spara, uccidendolo. Con la morte del sergente svanisce l’ultima speranza di salvare Giorgio e scoprire la verità su Fulvia. Ossessionato dal ricordo della ragazza, Milton decide di tornare alla villa. Sorpreso da un rastrellamento, il pragonista deve darsi ad una ga disperata … 20 LA QUERELLE EDITORIALE DELL’OPERA Si tratta dell’ultimo romanzo di Fenoglio, pubblicato postumo nel 1963 in un volume che ha il titolo complessivo di “Un giorno di fuoco” e comprende anche racconti che lui aveva concepito come “Racconti del parentado”. L’equipe che ha curato i volumi dell’edizione critica ritengono che UQP sia incompiuto o perlomeno un romano a cui Fenoglio non è riuscito a dare “l’ultima mano”. E’ importante studiare e conoscere la cronologia del romanzo, la sua querelle editoriale che vede contrapporsi Einaudi e Garzanti. Fenoglio rimane per tutta la vita in contatto con Calvino, ma quel risvolto di copertina di molti anni prima ha inciso, e Fenoglio medita di distaccarsi da Einaudi. Il direttore editoriale di Garzanti è Pietro Citati → Fenoglio entra in contatto con lui e firma un contratto. Pubblica con Garzanti Primavera di bellezza. Il secondo romanzo promesso a Garzanti è appunto UQP. Ma dalla fine degli anni 50, Fenoglio deve gestire l’impegno preso con Einaudi: con loro si è infatti impegnato nella pubblicazione dei Racconti del parentado. Riesce a barcamenarsi tra le due case editrici. Vanno per avvocati e si arriva alla decisione della pubblicazione dei racconti per Garzanti. ma in base a quell'accordo i diritti d’autore vanno ad Einaudi. Quando Garzanti scopre che Fenoglio ha in corso un impegno con Einaudi, lui dice che potrebbe fare una grande raccolta di tutte le sue opere per Garzanti. A metà degli anni 50 Fenoglio concepisce il “Libro grosso”, che poi abbandonerà ma da lì nascono alcune costole. Due prime stesure provvisorie autografe, la terza non ha testimonianze sutografe edita da Garzanti in “un giorno di fuoco”. Il libro grosso è una grande opera di carattere autobiografico, questo enorme resoconto dell’esperienza bellica di un Johnny che è quasi un suo alter ego. Tratta della vita partigiana di questo eroe a partire dall’arruolamento. I primi capitoli sono dedicati proprio alle motivazioni etiche che inducono Johnny a diventare partigiano. La fine fa pensare alla morte di Johnny, ma il finale non è esplicito. Infatti il personaggio di Johnny morirà nel marzo del 45 in Primavera di bellezza. Da qui Fenoglio vuole ricavare un altro romanzo. Le tracce sono attestate dalla documentazione manoscritta. “Imboscata” o “frammenti di romanzo”, è la stessa parte, ma in edizioni diverse. Nell’Imboscata il protagonista non è più Johnny ma Milton. Quindi, Milton, prima di diventare protagonista di UQP è il protagonista di questo romanzo di cui però Fenoglio non sarà mai convinto, e per questo rimane incompiuto. 21 Per comprendere l’idea di narrazione che Fenoglio vuole realizzare per UQP ci sono utili delle lettere da lui scritte e ricevute. Una prima traccia la troviamo in una lettera scritta a Livio Garzanti il 10 Marzo del 1959. Altro progetto fu una sceneggiatura cinematografica dell’opera, sottoposta al regista Giulio Questi. Del soggetto cinematografico non se ne farà nulla. Il film dei fratelli Taviani non è fedele, già solo perché ambientato a Elva, in Val Maira (montagna). Marzo 1960 lettera a Gina Lagorio (deputata PCI), che ai tempi non era ancora moglie di Livio Garzanti, in cui gli segnala una trasmissione Rai da lei realizzata su di lui. Lui la ringrazia e dice che poco dopo ha ricevuto una lettera da Garzanti che lo sollecitava all’invio della bozza. → noi da queste lettere capiamo che in quel periodo aveva deciso di abolire L’imboscata e di fare ex novo un romanzo resistenziale. Di questo romanzo il 7 marzo sono scritti solo 3 capitoli di 20 totali. Questo è il primo annuncio che testimonia che Fenoglio sta lavorando a UQP. Il giorno dopo Fenoglio scrive a Garzanti e qui ribadisce la differenza tra rievocazione storica e romanzo→ nel romanzo bisogna costruire un intreccio sulla storia. L'intreccio, l’azione, per lui deve essere individuale (non collettivo), di tipo romantico e si deve svolgere nel fitto della storia, nel fitto della guerra civile. E’ già ben delineato UQP. Infatti parla già di Milton e Fulvia. E sa già che lei apparirà solo nei ricordi. Fulvio e Giorgia, infatti, non appariranno mai nell’intreccio, noi li seguiamo tramite i racconti di Milton. Nel 1960 Fenoglio scrive una lettera a Calvino. Adesso la previsione di uscita è la primavera del 61. Comunica l’impegno contrattuale con Garzanti e la sua intenzione di tornare a Einaudi. Nel novembre del 61 non è ancora pronto. Einaudi e Garzanti disputano le opere. Lo finirà nel 62. Garzanti lo pubblicherà postumo nel 63. La gestazione dell’opera è stata quindi molto lunga. [JOHNNY E MILTON → JOHN MILTON è il nome di uno degli autori preferiti da Fenoglio. Johnny e Milton sono le due facce di un dio bifronte, di un personaggio bifronte. Ma non sono la stessa cosa.] 22 UQP comincia con il tema del viaggio (così come nell’Orlando furioso, ma anche in molti altri primi romanzi dei cavalieri erranti -Pantagruel, Don Chisciotte- che vedono intrecciarsi molte trame di viaggio); Milton è il nuovo cavaliere errante. Fenoglio qui intrinseca piani narrativi diversi e lo fa con flashback e digressioni (parentesi che si aprono all’interno dell’azione principale). Nel poema cavalleresco abbiamo molte digressioni, nell’Orlando ad esempio si tratta di digressioni novellistiche. In UQP abbiamo almeno 4 novelle/racconti di esperienza di guerra estranee alla trama. [anche Amore e Psiche è una novella all’interno de Le metamorfosi o L’asino d’oro] La guerra in UQP entra proprio così, con le digressioni. UQP e La malora sono le due opere di Fenoglio in cui si nota di più lo sforzo di raccontare attraverso l'intreccio, la sua peculiarità. Fenoglio elabora intrecci, fa un esercizio intorno alla struttura della narrazione. Inoltre, si tratta di un romanzo ciclico→ il primo giorno, la storia inizia nella villa di Fulvia e il quarto giorno, l’ultimo, termina nello stesso posto. E’ un ciclo, un circolo: ecco perchè l’antefatto viene introdotto dopo. Milton non torna a casa, Agostino sì. Milton in qualche modo torna da dove era partito. Abbandona la linearità e sceglie la circolarità. Il narratore, in terza persona, è esterno alla vicenda. Rispetto a Milton è onnisciente rispetto a Fulvia e Giorgio no. Su di loro non sa nulla, non li segue mai. Restano fantasmi, figure vive solo nella mente di Milton. → perchè lui cerca qualcosa che non esiste, resta una sua ossessione e il narratore non dà adito a Milton. Fulvia e Giorgio non esistono nell’azione, solo nei flashback. Nel 42 un personaggio come Milton è un ventenne e Fulvia un po’ più giovane, sui sedici anni. E cosa possono fare due ragazzi così giovani nel 42? Lui deve partire militare ma poi non si parte più. Da volontario, sceglie di entrare in una banda partigiana. Mette in conto che può perdere la vita, ma c’è un valore più alto in gioco. E’ una scelta autonoma la sua. Perché farà il partigiano se ha poco coraggio? Per Fulvia. Fulvia viene dipinta come una donna pavesiana. Fenoglio nella lettera a Calvino parla esplicitamente di una storia romantica che è nel fitto della guerra partigiana. La guerra civile nel cui fitto si inserisce questa questione privata non è perduta ma è narrata tramite i racconti che si inseriscono nella trama. Il romanzo è infatti caratterizzato da una costellazione di racconti nel racconto. Un po’ come nell’Orlando furioso, anche li ci sono racconti nel racconto come quello del castello di Atlante, mago che ostacola l’amore tra Ruggiero e 25 Bradamante: inseguimento che non ha mai fine→ La questione privata è un altro castello di Atlante → Milton insegue qualcosa che non c’è: la verità. Milton è un cavaliere errante. Capitolo 1. Il romanzo inizia con la descrizione della villa. Com’è tipico nei romanzi a focalizzazione esterna, si ha una lunga descrizione analitica del protagonista→ è un po’ una descrizione autobiografica: somiglia a Fenoglio. <Milton era un brutto: alto, scarno e curvo di spalle. Aveva la pelle spessa e pallidissima…aveva già ai lati della bocca due pieghe amare…all’attivo aveva solamente gli occhi, tristi e ironici, duri e ansiosi…gambe lunghe e magre>. Primo flashback: Si inizia a delineare il carattere di Milton e Fulvia. Lei si arrampica su un ciliegio e sale molto in alto, avventurandosi su un ramo laterale → lui ha paura, si preoccupa, ma inizia a pensare che lei lo stia facendo per farsi guardare sotto la gonna. Ma lui non guarderebbe mai → questo ci riporta ad Adamo ed Eva (frutto offerto, peccato, che lui rifiuta), la villa simbolicamente rappresenta il paradiso; si ripete il grande modello della Genesi. Trovarsi nel paradiso e perderlo. Lei è in alto, lui in basso. E’ escluso dal paradiso, lui è un escluso in generale, è estraneo, non è uguale agli altri. Milton è innamorato, lei gioca ma è comunque molto affascinata da lui e dalla sua cultura. Infatti i due si mandano molte lettere…è un amore letterario il loro, molto post adolescenziale. Milton adesso torna a quell’ultimo ciliegio, invecchiato rispetto all’estate passata, infatti è spoglio (impudico). Tempo scandito → la separazione tra i due amanti non è soltanto fisica ma anche temporale. Lui però professa la sua fedeltà → “Sono sempre lo stesso” <Non temere per le lettere, mi rendo conto, non possiamo più farne a meno. Io di scriverle e tu riceverle> Quando Fulvia dà del brutto a Milton, possiamo trovare una nuance Platonica → nel Simposio di Platone, la bellezza è rappresentata da Socrate nonostante la sua bruttezza, e questo grazie alla bellezza del suo animo. Ivan nota qualcosa di particolare nella camminata di Milton <Ma come cammina? in tanti mesi non l’ho mai visto camminare così>. Capitolo 2. Descrizione paesaggi → autunnali, spogli, fango, pioggia → la natura è nemica, avversa. Per i partigiani è un nemico in più, pari ai nazisti. 26 Milton incontra la custode della villa di Fulvia, che lo riconosce subito e lo fa entrare in casa. La canzone americana Somewhere over the rainbow (cantata da Judy Garland ne Il mago di Oz) è la colonna sonora del romanzo. In più, proprio a causa della canzone, il primo titolo pensato da Fenoglio per QP era Lontano dietro le nuvole, che rievoca proprio un verso della canzone. A pag.10 scopriamo che quel disco è stato il primo regalo che Milton ha fatto a Fulvia (e per risparmiare non fumò per 3 giorni). Lei: “mi piace da svenire!” → qualche settimana dopo lui le chiede quale sia la sua canzone preferita, sperando che lei risponda con quel titolo → ma lei dice che non è quella, e che ha altre 3 o 4 canzoni preferite → questo è significativo, capiamo che Fulvia ama molte cose, va di fiore in fiore. Sempre nel secondo capitolo, la custode della villa ricorda a Milton i balli di Fulvia e Giorgio, a cui lui non voleva mai partecipare e stava lì a guardarli (M. è contemplativo, guarda da fuori ma non si mette in gioco), non era mai stato geloso tranne quando lei ballò con Giorgio proprio sulla “loro canzone”. Sempre con questo sottofondo musicale, una volta soli, lei cercò di convincerlo a ballare insieme, ma lui non voleva. → il prototipo qui è l’Amleto: “così la coscienza ci rende tutti vigliacchi” → la coscienza impedisce l’azione, la coscienza è talmente forte che lo rende folle. Milton è codardo e non entrando nel vivo dell’azione, in qualche modo rifiuta l’amore. Milton però pretende fedeltà a questo amore platonico. Nella villa, Milton vede anche il libro da lui regalatogli: Tess dei d'Urbervilles di Thomas Hardy (parla di un triangolo amoroso, Tess giovane fanciulla ingenua padre convinto di essere parente dei Durbevilles per assonanza con il nome. Sedotta da Alec [Giorgio], messa incinta e cacciata di casa, il figlio muore dopo il battesimo. Si avvicina ad un altro uomo, Anael [affine a Milton], si innamorano e si sposano; Anael apprende il passato di Tess, la lascia e cade nelle grinfie di Alec. Anael torna ma ormai lei sta con Alec. Anael uccide Alec ma l’amore tra i due ormai è finito. [alec demoniaco vs Anael angelo] → questa tipologia di epos in cui una donna si divide in due uomini che rappresentano elementi culturali diversi, contrapposti, è usata da Fenoglio in UQP per far comprendere quanto durante la guerra civile si dovessero fare delle scelte per dei valori. Come anche ne Il giardino dei Finzi-Contini di Bassani. Lui investe enormemente su questo regalo. Si chiede come mai lo abbia lasciato lì. Prende i dischi e lascia i libri. Aver lasciato lì il libro equivale ad un tradimento per Milton. Esattamente come ballare con Giorgio sulla loro canzone. Milton è innamorato dell’idea di Fulvia, è innamorato del suo stesso amore. Come gli intellettuali di un tempo, lui è innamorato di se stesso e del suo amore, insegue qualcosa che non 27 Capitolo 8. A sera, Milton, si trova nella casa di un'anziana signora, vicino a Canelli. La donna lo fa mangiare, gli fa notare che ha la febbre e poi comincia a parlare dei tempi passati. La conversazione tocca tutti i grandi temi della guerra partigiana: la fine delle ostilità, la necessità di perdonare, la sofferenza delle madri. Lui ripensa alla Battaglia di Verduno. Nonostante la stanchezza (è in marcia dalle cinque del mattino), decide di non fermarsi a dormire dalla vecchia e, messosi in borghese, riparte alla volta di Canelli, «mugolando Over the Rainbow». ● SECONDO RACCONTO NEL RACCONTO: La battaglia di Verduno Milton ripensa alla battaglia di Verduno, la prima volta in cui rossi e azzurri avevano combattuto insieme, in cui un gran numero di fascisti perse la vita, ma in particolare ai quattro prigionieri disarmati (nascosti nella chiesa) che Hombre ha dovuto eliminare nella fuga. Capitolo 9. Milton passa la notte in collina. Una volta sveglio, si incammina verso Canelli. Sulla strada, incontra delle persone che stanno spiando i fascisti. Con loro dialoga: è una pagina importante. La guerra di UQP è feroce, spietata. E’ una lotta per la vita o meglio, per la morte. Milton incontra un gruppo di contadini scendendo per Santo Stefano che chiedono “quando pensi finirà?” e lui risponde “Primavera”. Piccola parentesi storica, eventi significativi → all’inizio degli anni 60, quando Fenoglio stende UQP si poteva scrivere ciò → un civile, una comparsa poteva permettersi di dire “non ne perdonerete nemmeno uno…tutti dovete ammazzare! … quando avverrà quel giorno glorioso [biblico] … dovete fare un macello → sicuramente non è l’opinione dell’autore, però è certamente nelle intenzioni di Fenoglio un dialogo possibile, verosimile in senso aristotelico. → si può ricavare dalle parole di questo contadino, la confessione della ferocia della guerra, senza sconti. Non esiste guerra giusta, o meglio, non per questo non deve essere spietata. Questa pagina è significativa perché Milton, che è un ragazzo tanto buono, accetta l’orrore della guerra. Lui, che è sempre così titubante e timoroso, in guerra è determinatissimo. [Il Milton de L’imboscata è ancora più feroce.] Dopo un paio di ore di cammino va a casa sua; qui incontra sua madre. Lei gli chiede di Fulvia: <E…la signorina di Torino?...è tornata a Torino, 3 giorni fa.> Poi si incammina verso la cresta della collina che si trova sopra Canelli. Per non farsi vedere, entra nella vigna di una casa e una donna, dopo averlo riconosciuto come badogliano, gli fa sapere che un ufficiale fascista passa tutte le sere, verso le sei, da quelle parti, perché va a trovare una donna, una sarta. Fenoglio non è comunista, è partigiano badogliano, fedele alla corona. Capitolo 10. Appostato davanti la casa della sarta, sente il suo arrivo, con un balzo gli salta alle spalle puntandogli la pistola alla schiena. Gli spiega che non ha intenzione di ucciderlo, ma che ha 30 bisogno di scambiarlo con un suo compagno. Conduce il prigioniero sul sentiero che porta a Canelli. Amico di quella divisa → amica in funzione dello scambio, e quindi in funzione della sua ossessione. → rovesciamento paradossale. Ad un tratto, il sergente cerca di scappare e Milton gli spara, uccidendolo. “La colt sparò” → dice NO ma spara→ vorrebbe non ucciderlo ma c’è una parte di lui che è più forte → istinto da combattente forse più forte della verità → la sua attitudine di guerriero entra in azione. In qualche modo la colt si spersonalizza → questo è un modo per dire che ci sono più livelli di coscienza in Milton, ci sono due intenzioni contraddittorie che però convivono. Con il termine “infantile” anticipa la giovane età delle vittime fucilate proprio a causa dell’uccisione del sergente avvenuta per mano sua. Capitolo 11. Milton incontra a Trezzo Fabio, un suo ex compagno di brigata. Dialogando, sorge la questione di Giorgio, che secondo Fabio è ancora vivo perché nessuno nel paese li aveva ancora informati della sua fucilazione. Siccome è stanco, decide di fermarsi a dormire in una stalla con gli altri partigiani. Nella stalla, riconosce Matè e i due dialogano. ● TERZO RACCONTO NEL RACCONTO: Al cinema di Alba Milton racconta di quando andò con Giorgio al cinema a vedere un film con Viviane Romance, dal titolo La venere cieca e prima che finisse il tempo loro due erano gli unici rimasti in sala. Ad un tratto sentirono gridare… avevano paura di un attacco fascista, che poi non ci fu. ● QUARTO RACCONTO NEL RACCONTO: La maestra Pinco porta l’attenzione alla giovane maestra, che piaceva sia a lui sia a Riccardo. Matè dice di fare attenzione alle maestre, perché 9 su 10 sono fasciste. Racconta di una maestra che ha conosciuto lui, una di quelle che sognavano di fare un figlio con Mussolini. Decisero di non ucciderla, ma di rasarla a zero. A pag. 115 abbiamo un lungo monologo interiore di Milton. Riflette, prende distacco (anche da sé) e inizia ad usare la ragione. Si domanda se ha capito bene le parole della custode e quelle di Fulvia, si chiede perché la custode glielo abbia detto, e si dà una risposta: me lo dice ora che sono uomo, per farmi del bene, un uomo non deve farsi illusioni. Per lui è un problema di fonti, non di fiducia e quindi deve rivedere la custode, per verificare la sua fonte. Decide di tornare alla villa il giorno dopo. Ha capito e forse ha anche già superato. Capitolo 12. Dopo il monologo, c’è questo capitolo, in cui esce fuori il problema della responsabilità di Milton, che per una questione privata uccide il sergente e a causa di ciò verranno uccisi due innocenti (a tutti gli effetti, in quanto nemmeno partigiani ma staffette). In guerra le azioni hanno 31 conseguenze. La sua questione privata gli ha fatto dimenticare le “regole del gioco” della guerra. Per questo gesto Milton è giustificato dalla questione privata? L’azione di Milton ha innescato quella reazione. Il sergente prova una certa compassione per Riccio e per Bellini (grande tema dell’ordine superiore: fino a che punto bisogna eseguire gli ordini che arrivano dall’alto?), sa benissimo che si tratta solo di portaordini. Il soldato invece non prova un minimo di compassione. Riccio è eroico, come il caporale, ed è anche ironico, prima dice che non è stato picchiato, ha mal di denti e che gli è pure stato dato del piramidone, un analgesico. "Io ho solo 14 anni e voglio vedere mia mamma” poi “non mi toccate! Vado da solo…ancora una cosa…in prigione ho una torta che mi ha mandato mia madre, datela al primo partigiano che entrerà qui…guai se la mangia uno di voi! Capitolo 13. Azione perfettamente circolare. Siamo tornati geograficamente ma anche per le parole usate, all’inizio del romanzo. Confronto della villa di Fulvia 4 giorni dopo → brutta, deteriorata e corrotta → più che la villa, è lui ad essere cambiato! “Lo sai che se cesso di pensarti, tu smetti di vivere?” → si rende conto di averla idealizzata, distingue l’ideale dalla donna in cui l’ha incarnato. Vede davanti a lui una cinquantina di soldati → inizia a scappare. Non vuole quella morte, non va sul ponte (sa che è una trappola), salta nel torrente. Correndo, perde coscienza di sé. Crolla. Il finale è aperto, se vogliamo, non finisce, infatti per molti critici è un’opera rimasta incompiuta. Come interpretare questo crollo? Quella di Fenoglio è forse un’offerta al lettore, ognuno è autorizzato a dare una propria interpretazione. Fenoglio non chiarisce la questione fondamentale? Il crollo è perché muore o no? Illustri critici fenogliani come Boggione e Pedullà, pensano che muoia. Altri no. Un indizio significativo si ha in una pagina del partigiano Johnny (una parte del finale è tale e quale a una parte del P.J.) → Johnny correva, i rumori si facevano sempre più lontani, il cervello riprese attività: lì J. sopravvive. Per altri critici vive. D’altronde non è mai stato così vivo in vita sua. Non è più pensieri, è vitalismo e vitalità. Nella scena finale è il trionfo del vitalismo. Ha dimenticato Fulvia. Milton in questo è come Agostino → quando riesce a capire, si salva.→ è una possibile interpretazione. 32
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