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BIBBIENA - LA CALANDRIA, Appunti di Letteratura

APPUNTI SULL'OPERA E RIASSUNTO DETTAGLIATO

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 19/06/2019

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elisabetta-bianchi-1 🇮🇹

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Scarica BIBBIENA - LA CALANDRIA e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! LA CALANDRIA – BIBBIENA, 1513 Rappresentata per la prima volta nel 1513, e dunque con le commedie ariostesche tra i primi esempi del nuovo teatro rinascimentale, La Calandria si colloca subito come modello di composta funzionalità d’azione e di qualità stilistica. La commedia è precoce e illustre esempio del nuovo teatro che sta prendendo piede nelle corti e negli ambienti aristocratici dell’Italia rinascimentale, ispirato ai modelli di Plauto e Terenzio, ma arricchito di elementi legati alla cultura contemporanea. La Calandria è una commedia in cinque atti, in prosa e in volgare. Rappresenta un prodotto dell’ambiente culturale cortigiano: in essa, la ripresa umanistica del teatro classico si unisce ai temi propri della tradizione novellistica, in particolare del Decameron. La commedia non rappresenta direttamente la realtà, ma la filtra attraverso modelli letterari ben riconoscibili da parte del pubblico colto al quale è espressamente rivolta. L’opera è messa in scena per la prima volta il 6 febbraio 1513, durante il Carnevale, nel palazzo ducale di Urbino. Il 1513 è uno degli ultimi anni di autonomia politica del ducato: nel 1515 Bibbiena stesso assiste, in qualità di legato del papa, all’assedio della città da parte delle truppe pontifice: in capo a quattro anni Urbino è completamente sottomessa all’autorità papale. Il magnifico allestimento del 1513 è una delle tante manifestazioni dell’irripetibile prosperità e cultura della corte urbinate, la quale aveva reso la città un vero emblema del raffinato mondo delle corti. Una seconda messa in scena della commedia ha luogo a Roma, nel 1514, alla presenza di Papa Leone e dei cardinali in onore di Isabella I D’Este: si tratta di un evento storico perché l’iniziativa contribuisce a consolidare la pratica della commedia. Reputata la prima commedia italiana in prosa, questa opera rivoluzionò i canoni della scrittura teatrale del '500, lo stesso Baldassarre Castiglione, che ne scrisse il Prologo (recenti studi però l'attribuiscono allo stesso Bibbiena) denuncia subito la novità di una commedia scritta «in prosa, non in versi; moderna, non antiqua; vulgare, non latina». Una commedia che superava la tradizionale ispirazione plautina o terenziana che sino a quel momento era stata la norma degli umanisti che si erano dedicati al recupero degli antichi testi drammatici greco-romani modernizzandoli ma lasciando inalterato il contenuto e le trame. Sin dal titolo il Bibbiena si distacca dalla tradizione classica avvicinandosi invece alla novellistica medievale: il nome del protagonista richiama, sia per il nome che per la beffa che viene perpetrata ai suoi danni, il personaggio boccaccesco di Calandrino che compare più di una volta nel Decameron. La stessa messinscena, in collaborazione con il più celebre scenografo del suo secolo Girolamo Genga, introduce la cosiddetta scena di città con una scenografia prospettica e dove appaiono, per la prima volta, quinte praticabili con vedute della città di Roma dove la commedia è ambientata. Sino alla Calandria la scenografia dei testi drammatici si risolveva in una serie di edicole d'ispirazione medievale ancora molto simili a quelle del teatro dei Misteri, ossia le sacre rappresentazioni con gli ambienti divisi da tende. La storia di Calandro ricalca i temi della beffa amorosa che sarà un archetipo della commedia cinquecentesca da quelle di Ariosto a quelle Niccolò Machiavelli: travestimenti, agnizioni, ambigui giochi di parole dei servi che anticipano di qualche anno l'apparizione degli zanni della Commedia dell'Arte. Un'altra novità fu anche l'introduzione di intermezzi, che in seguito contribuiranno alla nascita del melodramma: tra un cambio di scena e l'altro gli spettatori assistono a effetti speciali, carri trionfali e balli. Perché viene ambientata a Roma? Potrebbe essere un tributo nei confronti del Papa, il quale serviva per dimostrarsi solidali nel sostenimento delle politiche papali, anche per il fatto che lo spettacolo era stato sponsorizzato del Papa stesso. “Li turchi prendeno e ardeno Modone” (nel prologo di Bibbiena) riferimento ad una vicenda storica ambientata al ‘500, in Toscana. ATTO I 1° SCENA 1° FRASE: sentenza di sapore boccacciano, ci introduce ad un rapporto col testo del Decameron (molto attivo in queste prime scene). Dopo aver saputo che Santilla fosse viva ed in Italia, Lidio essendo molto legato a lei decide di cercarla. Mentre la cercava incontrò una donna romana, Fulvia, di cui si innamora. Lidio fa in modo che Fessenio diventi servo del marito di Fulvia, per poter passare più tempo con lei. Fulvia tradisce il marito con Lidio il quale, per non destare sospetti si traveste da donna e si fa chiamare Santilla. Fulvia spaventata dal fatto che Lidio possa andare via da Roma, ricorre a qualsiasi mezzo (compresi incantesimi) pur di farlo rimanere. • La scena della Calandria è una scena svolta per strada, alcuni personaggi introducono altri personaggi vedendoli arrivare. 2° SCENA Polinico (precettore) non credeva che Lidio avrebbe potuto mai innamorarsi di una donna, perciò incredulo gli consiglia di fuggire da questo sentimento. Lidio risponde che l’Amore prende possesso di se stesso, lo sovrasta: in questa battuta troviamo un condensato di citazioni di Boccaccio (usa quasi le stesse parole nel Decameron una delle caratteristiche della nuova commedia a livello strutturale è proprio che il pubblico conosce Boccaccio e ne riconosce i riferimenti). • Fessenio diventa servo di Lidio, con l’aiuto del precettore; • C’è un elenco di attibuti nei confronti dell’Amore; • Presunta omosessualità del precettore a causa delle sue battute misogene (a Roma posto tipico dove di pratica la sodomia); • Lidio afferma l’inutilità dei tentativi di Polinico di dissuaderlo dal suo sentimento; • C’è un riferimento in cui si definisce l’ambientazione romana fa riferimento a Giulio II della Rovere, al quale viene attribuito un atteggiamento un po’ brusco: battuta che non infastidisce, non crea scandalo, bensì fa ridere il pubblico (visto in modo benevolo, anche perché Bibbiena lavorava per il Papa, in un certo senso “se lo poteva permettere” di scherzare sul suo conto). 3° SCENA Chiamato in scena Calandro, marito della giovane Fulvia. “che castrone” che sciocco “e che becco fai” cornuto 4° SCENA • Calandro si rivela in tutta la sua stupidità; • Fessenio convince Calandro che la donna sia davvero innamorata di lui e che lui possa un giorno soddisfare tutti i suoi desideri. 5° SCENA Appare la serva di Fulvia, Samia. 6° SCENA Ruffo, negromante, si mostra capace di approfittare della sua fama per cavalcare la fortuna e riuscire a mantenere il suo “mestiere”. ATTO IV Si apre con Fulvia disperata, avendo trovato il “suo Lidio” trasformato in donna. chiede a SAMIA di chiamare il negromante per risolvere la questione. Samia non capisce perché Fulvia sia così disperata dopo aver incontrato il suo amante, poiché non è al corrente della beffa. Fulvia esaspera il suo amore dicendo che preferirebbe morire piuttosto che vivere una vita angosciosa senza il suo Lidio. Fulvia pensa sia stato il negromante ad aver convertito il sesso di Lidio e promette l’oro al negromante in cambio di un suo incantesimo che sia in grado di convertire l’”incantesimo”. Ruffo beffeggia Fulvia, credendo sia scema a pensare che un incantesimo possa invertire il sesso di una persona, ma allo stesso tempo è stato lui il primo ad essere stato preso in giro e pensa che Lidio sia un ermafrodito. • Nella quinta scena assistiamo al monologo di Lidio femmina: è angosciata poiché ha paura di mostrarsi donna. Fessenio è il personaggio più astuto e quello che è stato più avvicinato al Bibbiena (per somiglianza) dai critici, per lo stesso modo di fare, l’ingegno, l’intelligenza. • Nella sesta scena invece Samia racconta a Fessenio tutto l’accaduto e il quarto atto si chiude con un monologo di Fessenio, in cui vengono equiparati l’assurdità del fatto che il padrone sia diventato donna e l’assurdità del fatto che quest’ultimo sia rimasto fedele alla sua donna. ATTO V I gemelli interagiscono per la prima volta: • Parla Samia, che commette lo stesso errore commesso in precedenza da Calandro: pensa di essersi sbagliata vedendo i due gemelli arrivare nello stesso momento • Samia si aspetta dei soldi come ricompensa per aver coperto la beffa • I due fratelli battibeccano tra di loro, ognuno sostenendo di essere il vero Lidio (non si riconoscono inizialmente) • Samia non riesce a capire chi è il vero Lidio maschio, nonostante pone domande sulla loro relazione con Fulvia: entrambi i gemelli danno stesse risposte. • Nella 5° scena Fannio riflette sul destino dei due fratelli attraverso un monologo • Nell’ULTIMA SCENA avviene finalmente il confronto tra i due fratelli che si ricongiungono, gli elementi essenziali sono: • Rispetto all’amore per la sorella, l’amore per Fulvia è secondario; • I due fratelli si comportano come se non avessere più problemi • Fannio propone a Lidio di sposare al posto di Santilla la figlia del padrone Calandro Nell’ultima scena della Calandria il finale è la risoluzione del finale della trama (al contrario del Promessi Sposi, dove ad esempio dopo la fine della trama, ovvero il matrimonio, Manzoni scrive altri 4 capitoli). Bibbiena mantiene centrae l’elemento economico, le altre beffe passano in secondo piano. L’unico amore descritto è un amore adulterino: i matrimoni si concludono, ma sono matrimoni di interesse, con persone che non compaiono neanche all’interno del testo, è semplicemente un gioco di incastri. UN’INTERPRETAZIONE DELLA CALANDRIA Ruffini crede che il testo di Plauto, nel quale troviamo due gemelli di stesso sesso sia abbastanza debole, perché la commedia è basata su un gioco facile: nel momento in cui i due gemelli si incontrano avviene il riconoscimento, perciò la trama gira attorno ad una serie di espedienti che evitano incontri tra i fratelli. Invece, la situazione creata da Bibbiena, in cui i due gemelli non si riconoscono perché ognuno cerca qualcosa di diverso (uno non è sempre travestito e sa che la sorella è viva e non pensa che sia travestita da uomo, l’altra è sempre travestita e pensa che il fratello sia morto e non immagina che sia travestito da donna per incontrare l’amata), è meno debole, più efficacie per poter presentare una situazione in cui anche un incontro tra i fratelli non comprometterebbe la trama e non significa per forza la fine della commedia. Ruffini pensa che Bibbiena non abbia copiato Plauto, ma crede che si sia poso nei confronti del testo antico con uno spirito di “sfida”: come se avesse trovato la soluzione al problema del testo di Plauto, ovvero la particolarità del sesso diverso che regge perfettamente la commedia, non creando problemi. Una delle interpretazioni più recenti viene data da Alonge, il quale pensa che il problema sia ravvisabile nella differenza tra l’abito dei padroni (scomodi e largi devono rappresentare il potere) e quello dei servi (attillati, per essere più agili) impossibilità dei padroni di essere agili, tendevano ad utilizzare addirittura i mantelli. RIFLESSIONI • La figura di Polinico appare solo nella seconda scena: non ha più funzioni dopodiché, perciò è un “personaggio protatico” (Figura che serve solo all’inizio, come una specie di spalla che permette ad un autore principale di esporre una situazione) • La Calandria si svolge a Roma scena fissa= una strada sulla quale affacciano la casa di Calandro insieme ad altre case; • All’interno del testo ci sono elementi che ci fanno capire che tutto avviene all’interno di una sola giornata Commedia definita “regolare”. Bibbiena prende questi elementi con molta non-chalance, al contrario di Machiavelli, il quale prende questi dettagli con molta scrupolosità. Machiavelli scrive in un contesto difficile Firenze passava un brutto periodo tra Repubblica e Restaurazione, riforme medicee: ancora venivano rappresentati testi medievali, a differenza del resto d’Italia. • Poliziano: “La favola d’Orfeo” influenza Machiavelli. 1484 – 1485 fa un corso su Terenzio, il quale fa familiarizzare il teatro classico ai cittadini attacca il moralismo dei religiosi, i quali si attaccano alla rappresentazione dei testi teatrali. La Mandragola – Machiavelli • La vicenda è ambientata nel 1504; • Il primo manoscritto che la documenta risale al 1519-1520 (l’anno finiva a fine febbraio o marzo); • Data accreditata di composizione: 1518 : a causa di un riferimento all’interno del testo. Unico anno in cui tra 1504 e 1520 si era diffusa la paura dei turchi. • Nel prologo Machiavelli afferma di scriverla durante il periodo successivo al suo abbandono della vita politica (dopo il 1512). • Stoppelli (ex professore di biologia alla Sapienza) nella sua edizione fa un paragone tra La Mandragola e le altre opere di Machiavelli. Stoppelli smonta l’ipotesi che l’opera sia stata scritta nel 1518, sostenendo sia stata scritta prima (1513/1514 durante gli anni in cui aveva una forte corrispondenza con Francesco Vettori, suo amico). A causa della perfezione del testo inoltre Stoppelli sostiene sia un capolavoro scritto nell’arco di più anni. • Firenze vive un periodo di instabilità, che comporta un legame meno stretto tra potere politico e vita spettacolare, quindi vi troviamo forme di teatro medievali, nonostante quest’ultime fossero sparite quasi in tutta Italia. • Iacopo Nardi e Lorenzo Strozzi (amico di Machiavelli con il quale si consultava) rappresentano commedie a Firenze prima di Machiavelli. • Non sappiamo a quando risalgono le prime stampe della Mandragola, né la data della 1° rappresentazione. • 1° elemento di cui tener conto: nel prologo Machiavelli afferma di non ricoprire più un lavoro d’ufficio pubblico, quindi sicuramente la stesura del testo avviene dopo il 1512 non è detto però che il prologo sia stato scritto tutto insieme e/o durante la composizione del testo, anzi, al contrario vi sono elementi che mostrano il prologo stratificato; • Si suppone che la Mandragola sia un testo che segue con molta attenzione elementi già presi in considerazione da Ariosto e Bibbiena. • Fino al 2005 l’interpretazione più accreditata: testo scritto nel 1518 (a causa del rif. Ai turchi) Ridolfi lo sosteneva. RIFERIMENTI STORICI: • 1500 presa di Modone • 1500/1501 c’era stata una raccolta di fondi in favore della 1° crociata : paura forte per l’espansione dei turchi, diffusa tra il popolo Stoppelli pensa si riferisca a questo la battuta di Machiavelli. PASSAGGI CHE PORTANO MACHIAVELLI A COMPORRE L’OPERA a. Alcune traduzioni che fa di testi antichi in latino: ad es. L’Andria di Terenzio; b. Primi del ‘500 scrive una commedia ad imitazione di Plauto; c. Nel 1504 scrive un testo: “Le maschere” ad imitazione di “Le nuvole” di Aristofane lo sappiamo grazie al nipote che ha curato la raccolta delle sue opere. EDIZIONI DELLA MANDRAGOLA Le edizioni più antiche non possiedono né date né nome di autori, fino a qualche decennio fa si conoscevano solo due edizioni: 1. “edizione del Centauro”: editio princep ( prima edizione), poiché c’è un’incisione che raffigura un centauro, molti la credono fiorentina, sulla base del dialetto sienese Stoppelli afferma che è toscana, ma non fiorentina. Ligurio sfrutta il desiderio di Nicia di avere un figlio e gli combina un incontro con Callimaco, travestito da medico parigino. Quest'ultimo convince l'avvocato che il modo più sicuro perché la moglie resti incinta sia quello di farle bere una bevanda preparata con la mandragola, un'erba dalle capacità magiche. Il farmaco però ha un effetto collaterale: provoca la morte del primo uomo che giacerà con la moglie dopo l'assunzione della bevanda. Qui interviene Ligurio che propone di far rapire un garzone qualunque e di portarlo a letto con la moglie, cosicché sarà lui a morire e non Nicia. Il marito, seppur perplesso, acconsente. Adesso resta da convincere Lucrezia, la cui virtù era ben nota a tutti. Per questo Callimaco e Ligurio chiedono l'aiuto di Fra' Timoteo, confessore personale della ragazza, il quale, dietro lauta ricompensa, la persuade a giacere con il garzone. Lucrezia inizialmente è restìa, ma dopo l'intervento rassicurante della madre Sostrata, accetta. Nicia, Ligurio e Timoteo (che si finge Callimaco!) rapiscono il grazone-Callimaco e lo portano a casa, nel letto di Lucrezia. La donna viene a sapere dell'inganno da Callimaco stesso, la mattina dopo, e accetta di diventare la sua amante in quanto ritiene che tutto sia accaduto per volere del cielo. Callimaco riprende il suo travestimento da medico e, conquistata del tutto la fiducia di Nicia, riceve da questi le chiavi di casa sua affinché possa andare e venire a suo piacimento. TEMI PRINCIPALI • l'inganno Uno dei temi principali di tutta la commedia è l'inganno, di cui tutti i personaggi si servono in qualche modo, per ottenere il proprio scopo. Vittima dell'inganno per eccellenza è lo sciocco Nicia che, a causa del suo desiderio di avere un erede, diventa oggetto dei raggiri di Callimaco e Ligurio. Il piano iniziale prevedeva che Lucrezia si recasse ai bagni, fuori città, affinché Callimaco avesse la possibilità di catturare la sua attenzione e conquistarne l'amore. Ma Ligurio, la mente di tutto l'inganno, non è soddisfatto e s'inventa la storia del medico venuto da Parigi con l'erba miracolosa. In entrambi i casi Nicia dimostra tutta la sua stupidità credendo a quei fasulli rimedi medici pur di ottenere il figlio desiderato. Anche Lucrezia, l'unico personaggio che all'inizio della commedia è dotato di una qualche virtù, alla fine approfitta della stupidità del marito per continuare la sua relazione con Callimaco. Lucrezia è anche vittima, però, oltre che ingannatrice. E' vittima perché, come suo marito, crede alla storia della mandragola e viene convinta da Frate Timoteo e da sua madre a giacere con un uomo che non sia il consorte. Sostrata, madre di Lucrezia, è parte attiva nell'inganno ai danni della figlia. Forse non del tutto consapevole, fa comunque di tutto affinché la giovane abbia rapporti con un altro pur di ottenere il figlio tanto desiderato. Timoteo è una delle figure più ironiche di tutta la commedia ed è anche il personaggio che maggiormente esercita l'arte dell'inganno nei confronti di tutti gli altri. Callimaco e Ligurio, infatti, quando domandano il suo aiuto per convincere Lucrezia, sono convinti di aver raggirato anche lui, ma il frate è ben sveglio e capisce l'inganno, però tace e porta avanti il disegno al fine di ottenere il suo tornaconto personale (una certa somma di denaro). Timoteo sa benissimo cosa sta consigliando a Lucrezia (giacere con un altro uomo) e fa leva proprio sulla fiducia che la giovane ripone in lui per convincerla, mettendo da parte qualsiasi scrupolo morale. • Il fine personale Ognuno dei personaggi è guidato da un forte desiderio personale: Nicia vuole un erede, Ligurio un tornaconto personale (l'utile che io sento e che io spero), Callimaco desidera a tutti i costi possedere Lucrezia, Sostrata vuole un nipote, Lucrezia desidera anch'ella un bambino e Timoteo una ricompensa in denaro. Come dicevamo l'unico personaggio virtuoso della commedia è Lucrezia, almeno all'inizio. Poi, pur avendo saputo dell'inganno di cui sono stati vittime lei e il marito, decide comunque di tacere e segue il suo desiderio personale di tenersi un amante fresco e giovane come Callimaco. La commedia ha un lieto fine generale in cui ognuno ha ottenuto ciò che desidera. Il fatto che questo stato di cose positive sia stato generato da un inganno offre una visione dell'ideologia machiavellica--->se il fine è positivo, qualunque mezzo per ottenerlo è accettabile, anche l'inganno. Anche Frate Timoteo lo sottolinea in un punto della commedia dicendo che "in tutte le cose bisogna guardare al risultato". Quindi l'inganno è più forte sia dell'intelligenza che della religione. Questo è il messaggio principale dell'opera. Nel caso del frate, che rappresenta appunto il sentimento religioso, il fine personale prevale su qualunque precetto di morale cristiana ed egli non impiega molto a perseguire il male pur di ottenere ciò che vuole. Finale Il finale è lieto per tutti. Fra Timoteo riceve il suo lauto compenso, Messer Nicia è contento della paternità della moglie, Lucrezia si ritrova ad avere un’amante focoso, Callimaco soddisfa i suoi desideri con la donna che più desidera al mondo e l’amico Ligurio gode per aver avuto un’idea geniale e per aver attuato la beffa ai danni di Nicia. Perfino la madre di Lucrezia, Sostrata, è contenta dell’arrivo di un nipote; non importa se si sia perpetrato un inganno, tutti sono contenti di aver raggiunto i propri obiettivi, seppur a scapito della verità. Tutti i personaggi hanno violato le regole morali, sono al tempo stesso vittime e carnefici, ma ora tutti sono soddisfatti. L’opera si conclude con tutti i personaggi che si radunano in chiesa per celebrare il lieto evento.
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