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Vittorio Alfieri: Biografia e Opere, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

Cultura e società in Italia nel SettecentoStoria del teatro italianoStoria della letteratura italiana

Biografia di vittorio alfieri, nato ad asti il 16 gennaio 1749, discendente da due famiglie nobili. Studia alla reale accademia di torino, viaggiò per l'europa e scrisse opere teatrali, tra le quali 'saul'. Nel 1775 ha una svolta nella sua vita e scopre la sua vocazione di poeta tragico. Nel 1776-1780 soggiorna in toscana per migliorare la sua cultura. Nel 1785-1792 soggiorna a parigi e viene influenzato dalla rivoluzione. Muore a firenze nel 1799.

Cosa imparerai

  • In che anni soggiornò Alfieri in Toscana e per quali motivi?
  • Che studi seguì Alfieri alla Reale Accademia di Torino?
  • Che opera teatrale scrisse Alfieri a Parigi nel 1782?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 21/08/2022

Mary6122
Mary6122 🇮🇹

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Vittorio Alfieri: Biografia e Opere e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Alfieri Biografia Gioventù Vittorio Alfieri nasce ad Asti il 16 gennaio 1749 da Antonio Alfieri e da Monica Maillard de Tournon. Discende da due famiglie nobili, quella degli Alfieri e quella dei Maillard de Tournon. Riceve una prima istruzione sotto la guida di un precettore (suo zio Pellegrino Alfieri), poi viene fatto entrare nella Reale Accademia di Torino, dove segue studi di grammatica, retorica, umanità e filosofia. Nel 1762 consegue il titolo di “maestro dell’arti” e, dopo aver rinunciato agli studi di giurisprudenza, entra nel “primo appartamento” dell’Accademia e ne esce definitivamente nel 1766, anno in cui viene nominato “portainsegna” nel reggimento provinciale di Asti. Gli anni della gioventù, per Alfieri, non sono stati facili; ha infatti affrontato frequenti e lunghe infermità, un senso di abbandono e di solitudine, che lo porteranno poi a delle crisi personali. Viaggi in Europa Sempre nel 1766, il desiderio di conoscere nuovi costumi e culture lo spinge alla perlustrazione dell’Europa, compiendo viaggi fino al 1772, quando fa ritorno a Torino. Questi viaggi rinforzano la sua inclinazione letteraria. Ritorno a Torino Tornato a Torino, decide di stabilirsi in un palazzo del centro cittadino, di fondare con alcuni amici un sodalizio basato su liturgie paramassoniche e su intenti parodici, di dedicarsi alla scrittura letteraria. Forma quindi una piccola società letteraria, alla quale presenta nel 1773 l’Esquisse du jugement universel (schizzo del giudizio universale), cioè una satira della società nobiliare ispirata ai modi di Voltaire, stesa in francese. Nel 1774 inizia, sempre in francese, un Journal, diario poi proseguito nel 1777 in italiano, dove si rispecchia il momento più acuto e disperato della sua crisi. Sempre nel 1774 raggiunge il grado di luogotenente, ma lo abbandona definitivamente dimettendosi dall’esercito. La svolta Nel 1775 la vita di Alfieri ha una svolta fondamentale: ripresa in mano la bozza di una tragedia che aveva cominciato a scrivere un anno prima, Antonio e Cleopatra, scopre la somiglianza tra la propria relazione con la marchesa Gabriella Turinetti di Prié (relazione che gli causa infinite angosce, vergogne, dolori e che determina il peggioramento della sua depressione) e quella tra Antonio e Cleopatra, e si rende conto di come proiettare i propri sentimenti nella poesia costituisca l’unico mezzo per trovare un superamento dei propri tormenti. Dopo la messa in scena della tragedia Antonio e Cleopatra, Alfieri scorge il primo manifestarsi della sua vocazione di poeta tragico; da quel momento ritiene di aver trovato lo scopo capace di riempire la sua vita vuota e di darle un senso, placando la sua oscura inquietudine . Inizia così a scrivere altre tragedie (Filippo e Polinice). Viaggio in Toscana Data l’insufficienza dei suoi primi studi, gli è però indispensabile munirsi dell’adeguato bagaglio culturale, si immerge quindi nella lettura dei classici latini e italiani, studia la lingua italiana e per impadronirsene meglio decide di soggiornare in Toscana tra il 1776 e il 1780 . Durante questo soggiorno conosce la contessa di Albany (Louise Stolberg) e trova in lei il “degno amore” che, insieme alla poesia, può dare equilibrio alla sua vita. A Siena, dopo la lettura di Machiavelli stende di getto il trattato Della tirannide, che dialogherà strettamente con Del principe e delle lettere (1778), altra espressione della sua radicale trattatistica politico- civile. Nel 1778, per “spiemontizzarsi” definitivamente e per recidere ogni legame con il re di Sardegna, che esercitava un controllo oppressivo sulla nobiltà sabauda, rinuncia a tutti i suoi beni in favore della sorella, in cambio di una rendita vitalizia. Soggiorno a Parigi Tra il 1785 e il 1792, soggiorna a Parigi. Qui lo scoppio della Rivoluzione eccita il suo spirito anti-tirannico e lo induce a salutare con un’ode la presa della Bastiglia (Parigi sbastigliato). Ma presto gli sviluppi del processo rivoluzionario suscitano in lui riprovazione e disgusto, per quella che egli ritiene una falsa libertà che maschera una nuova tirannide borghese e per l’insolenza violenta della plebe. Fuga da Parigi e ultimi anni Nel 1792, dopo l’assalto alle Tuileries, fugge da Parigi con la Stolberg e si stabilisce a Firenze, dove vive i suoi ultimi anni in una sdegnosa solitudine, animato da un odio sempre più feroce contro i francesi, che si sono ormai impadroniti dell’Italia con le loro campagne napoleoniche. Muore a Firenze l’8 ottobre 1803. Saul Saul è un’opera scritta da Alfieri nel 1782 e pubblicata per la prima volta nel 1783 insieme ad altre tragedie a Siena presso l’editore Pazzini. A Firenze, nel 1793, viene recitata dallo stesso Alfieri nella parte di Saul. L’opera è composta da cinque atti. I versi sono per lo più endecasillabi sciolti (fanno eccezione i canti di David, in metri diversi). La vicenda è tratta dalla Bibbia ed è incentrata sulle ultime ore del re d’Israele Saul, nell’accampamento militare di Gelboè durante la guerra contro i Filistei. Il Saul presenta una figura dell’eroe del tutto nuova: l’eroe (rappresentato dal personaggio di Saul) non è monolitico nella sua forza e nella sua fermezza, ma è un eroe intimamente lacerato e perplesso. Il personaggio di Saul ha una volontà titanica che però si scontra con Dio, determinando la sconfitta dello stesso Saul. Ma il vero conflitto del protagonista non è quello con Dio, ma contro se stesso, quindi un conflitto interiore; infatti, quello che Saul chiama Dio non è che una funzione del suo animo, una parte di lui, l’obiettivazione di un aspetto fondamentale della sua anima lacerata: la proiezione del fondo oscuro della sua psiche, del terribile senso di colpa, scaturito dalla sua smisurata volontà di potenza, che lo porta a travolgere e a calpestare senza pietà ogni ostacolo che gli si para innanzi, a far soffrire i figli e ad allontanarli da sé, a scacciare l’amato David, a seminare morte e distruzione. In conseguenza del senso di colpa, la tensione titanica va necessariamente incontro alla sconfitta e si rovescia nel suo opposto: la forza dominatrice ed orgogliosa si trasforma in un senso angoscioso e smarrito di insufficienza, di impotenza, di precarietà, di sfiducia. Il Saul , quindi, sull’arco della produzione alfieriana segna la crisi dell’individualismo eroico e titanico, della tensione magnanima, e la scoperta dei limiti della condizione umana. Per questo il conflitto tragico qui si interiorizza: la tragedia si svolge tutta entro la psiche dell’eroe. È questa una nozione del tragico nuova, moderna: il conflitto che nasce dallo scontro di forze che si agitano nel profondo. → La tragedia si presenta quindi, nelle sue linee essenziali, come un grande monologo. Saul non parla mai veramente con gli altri, parla solo con sé stesso: quando è in scena, i personaggi con cui entra in relazione non sono che proiezioni delle sue ossessioni. Vi è effettivamente un conflitto drammatico tra forze diverse: solo che queste forze sono tutte interne all’animo del protagonista. Trama: Saul viene incoronato re di Israele e consacrato dal sacerdote Samuele, che lo unge in nome di Dio. Col tempo, però, Saul si allontana da Dio finendo per compiere diversi atti di empietà. Allora Samuele, su ordine del Signore, consacra re un umile pastore: David. Questi è chiamato alla corte di Saul per placare con il suo canto l'animo del re, e lì riesce ad ottenere l'amicizia di Gionata, figlio del re, e la mano della giovane figlia di Saul, Micol. David genera però una forte invidia nel re, che vede in lui un usurpatore e al tempo stesso vi vede la propria passata giovinezza. David venne perseguitato da Saul e costretto a rifugiarsi in terre dei Filistei (e per questo accusato di tradimento). La vicenda del Saul narra le ultime ore di vita del re e vede il ritorno di David, che da prode guerriero accorre in aiuto del suo popolo in guerra con i Filistei, pur sapendo bene il rischio che ciò può comportare per la sua vita. David è pronto a farsi uccidere dal re, ma prima vuole poter combattere con il suo popolo. Saul vedendolo lo vuole uccidere, ma dopo averlo ascoltato si convince a dargli il comando dell'esercito. David ad un certo punto commette però un errore, parlando di “due agnelli” in Israele, e ciò genera il delirio omicida di Saul verso il giovane. Saul poi spiega a Gionata la dura legge del trono, per la quale “il fratello uccide il fratello”. Davanti al re arriva il sacerdote Achimelech, che porta a Gionata la condanna divina e lo mette al corrente dell'avvenuta incoronazione di David. Il re fa uccidere il sacerdote, e da lì egli andrà sempre più verso il delirio. Nell'ultimo atto, Saul prevede in un incubo la propria morte e quella dei suoi figli e con una visione piena di sangue si ridesta, e coglie la realtà dei fatti: i Filistei li stanno attaccando, e l'esercito israelita non riesce a difendersi. A questo punto Saul ritrova sé stesso, e uccidendosi riconquista l'integrità di uomo e di re.
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