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Biografia Antonio Vivaldi, Dispense di Teoria e Analisi della Musica

Biografia dettagliata di Antonio Vivaldi

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 08/01/2019

ditobastardo1
ditobastardo1 🇮🇹

4.6

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35 documenti

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Scarica Biografia Antonio Vivaldi e più Dispense in PDF di Teoria e Analisi della Musica solo su Docsity! Antonio Vivaldi Antonio Lucio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741) è stato un compositore e violinista italiano legato all'ambiente del tardo barocco veneziano. Fu uno dei violinisti più virtuosi del suo tempo e uno dei più grandi compositori di musica barocca. Considerato il più importante, influente e originale compositore della penisola italiana della sua epoca, Vivaldi contribuì significativamente allo sviluppo del concerto, soprattutto solistico, genere iniziato da Giuseppe Torelli, e della tecnica del violino e dell'orchestrazione. Non trascurò inoltre l' opera lirica. Vastissima la sua opera compositiva che comprende inoltre numerosi concerti, sonate e brani di musica sacra. Le sue opere influenzarono numerosi compositori del suo tempo, soprattutto tedeschi, tra cui Bach, Pisendel e Heinichen. Come avvenne per molti compositori del barocco, dopo la sua morte il suo nome e la sua musica caddero nell'oblio. Fu grazie alla ricerca di alcuni musicologi del XX secolo, come Arnold Schering , Marc Pincherle, Alberto Gentili e Alfredo Casella, che Vivaldi uscì dalla dimenticanza. Le sue composizioni più note sono i quattro concerti per violino conosciuti come Le quattro stagioni, celebre esempio di musica a soggetto. Gli è stato dedicato un cratere su Mercurio. Biografia La vita di Vivaldi è scarsamente documentata poiché nessun biografo si è occupato di ricostruire la sua vita prima del XX secolo. Le date di nascita e di morte sono incerte, e numerose lacune ed inesattezze falsano ancora la sua biografia; alcuni periodi della sua vita rimangono completamente oscuri, come i molti viaggi supposti o realmente intrapresi in Italia e in Europa. Si è fatto riferimento dunque alle rare testimonianze dirette dell'epoca, in particolare quelle di Charles de Brosses, di Carlo Goldoni, dell'architetto tedesco Johann Friedrich Armand von Uffenbach che incontrarono il compositore. Altre notizie biografiche provengono da alcuni manoscritti e dai documenti di altra natura ritrovati in diversi archivi in Italia e all'estero. Per dare due esempi concreti: è soltanto nel 1938 che si è potuta determinare con esattezza la data della sua morte, sull'atto ritrovato a Vienna e nel 1963, quella della sua nascita identificando il suo atto di battesimo (prima, l'anno di nascita 1678 era soltanto una stima dedotta dalle tappe conosciute della sua carriera ecclesiastica). L'infanzia Primogenito della famiglia, Antonio Vivaldi nacque venerdì 4 marzo 1678 a Venezia. In quel giorno vi fu un grosso terremoto proprio nel Veneto. Gli fu impartito un battesimo provvisorio a casa, poiché era in gravi condizioni di salute, da parte di Margherita Veronese, la sua levatrice e balia; tali problemi di salute Vivaldi li porterà avanti per tutta la vita, probabilmente correlati a ciò che lui stesso definirà strettezza di petto, forse asma bronchiale; sarà ufficialmente battezzato il 6 maggio, due mesi dopo, nella chiesa di San Giovanni in Bragora non lontano dall'abitazione dei Vivaldi, alla Ca' Salomon nel sestiere Castello, una delle sei divisioni della città. Il padre era Giovanni Battista Vivaldi (1655-1736), figlio di un sarto bresciano che si era trasferito nel 1666 a Venezia, qui aveva intrapreso l'attività di barbiere e poi di violinista; sua madre era Camilla Calicchio, figlia di un sarto di Pomarico in provincia di Matera[3], che esercitava da qualche anno a Venezia. Si sposarono nel 1676 ed ebbero altri otto figli compresi due morti in tenera età. Questi furono: Margarita Gabriella (1680-?), Cecilia Maria (1683-1748), Bonaventura Tommaso ( 1685-1751), Zanetta Anna (1687-1762), Francesco Gaetano (1690-1752), Iseppo Santo (1692-1696 ), Gerolama Michela (1694-1696), infine Iseppo Gaetano (1697-1768). Nessuno di essi intraprese la carriera musicale. Il padre aveva probabilmente più passione per la musica che per il lavoro di barbiere, poiché accettò nel 1685 l'ingaggio come violinista della basilica di San Marco, che allora era solo la Cappella privata del Doge e non sede vescovile e dove si celebrava in occasioni particolari. All'epoca i musicisti della Basilica avevano notevole prestigio e sempre nel 1685 fu assunto come Maestro il famoso Giovanni Legrenzi. Fu insieme a quest'ultimo, e al suo collega Antonio Lotti, che Giovanni Battista Vivaldi fondò il Sovvegno dei musicisti di S. Cecilia, una confraternita di musicisti veneziani. Al suo impegno alla Cappella del Doge, il padre di Antonio Vivaldi aggiunse a partire dal 1689 quello di violinista al teatro San Giovanni Grisostomo e all'Ospedale dei Mendicanti. Antonio Vivaldi imparò a suonare il violino dal padre e precocemente dimostrò il suo grande talento. Fu presto ammesso a frequentare i musicisti della Cappella del Doge e forse qui, ma non è certo, ebbe lezioni anche dal Maestro di Cappella Giovanni Legrenzi; si ritiene comunque che gli influssi di questo maestro siano stati scarsi se si pensa che egli morì nel 1690 quando Vivaldi aveva appena 12 anni. Non vi sono dubbi comunque che Vivaldi abbia tratto grande giovamento dal frequentare già in età molto giovane l'ambiente musicale della cappella di San Marco, dove gradualmente egli sostituì suo padre, violinista dotato di discreta notorietà. Benché poco conosciuto, il ruolo che ha svolto Giovanni Battista Vivaldi nella vita e nello sviluppo della carriera del figlio sembra di un'importanza notevole e prolungata nel tempo poiché egli morì solamente cinque anni prima di suo figlio. All'età di dieci anni era stato indirizzato verso la vita ecclesiastica frequentando la scuola della sua parrocchia, questo di conseguenza al volere di sua madre che il giorno della nascita di Antonio, vedendo le condizioni di salute di suo figlio, promise che se fosse sopravvissuto sarebbe diventato un sacerdote. Da questo momento in poi non abbiamo più notizie del giovane Antonio fino al 18 settembre 1693, quando raggiunse l'età minima per avere la tonsura per mano del Patriarca di Venezia Cardinal Badoaro. Iniziò quindi a studiare teologia nella chiesa di San Geminiano e nella chiesa di San Giovanni in Oleo; in questo periodo viveva con la sua famiglia nella parrocchia di San Martino. Non abbandonò la musica anzi l'abilità con cui suonava il violino fece sì che già nel 1696 fosse impiegato come violinista soprannumerario durante le funzioni natalizie presso la cappella della basilica di San Marco; questa fu la sua prima apparizione in pubblico come violinista. Contemporaneamente faceva parte del gruppo Arte dei sonadori. Il 4 aprile 1699 ebbe gli ordini minori del suddiaconato nella chiesa di San Giovanni in Oleo, e il 18 settembre 1700 il diaconato. Il 23 marzo 1703 fu ordinato sacerdote e fu subito soprannominato il prete rosso per il colore della sua capigliatura che però era nascosta della parrucca che era moda indossare in quel periodo; continuò a vivere con la sua famiglia ed a lavorare strettamente con il padre. Nel 1704 ottenne una dispensa dalla celebrazione della messa per motivi di salute, a causa della forma d'asma della quale aveva presentato i sintomi sin dalla nascita. L'attività presso il Pio Ospedale della Pietà Benché giovane la sua fama iniziò presto a diffondersi e nel settembre 1703 fu ingaggiato come maestro di violino dalle autorità del Pio Ospedale della Pietà, dove iniziò la sua attività il 1º dicembre 1703 con uno stipendio di 60 ducati annuali; qui rimase sino al 1720. Fondato nel 1346, il Pio Ospedale della Pietà era il più prestigioso dei quattro ospedali femminili di Venezia (gli altri tre erano l'Ospedale degli Incurabili, l'Ospedale dei Mendicanti e l'Ospedale dei Derelitti ai SS. Giovanni e Paolo). In questo tipo di istituti trovavano assistenza i bambini orfani o provenienti da famiglie molto povere. I ragazzi imparavano un mestiere e lasciavano l'istituto all'età di 15 anni, mentre le ragazze ricevevano un'educazione musicale; quelle dotate di maggior talento rimanevano e diventavano membri dell'ospedale. Vi era una gerarchia in funzione delle differenti capacità tra le ragazze musicanti, dalle inferiori figlie di coro, alle più esperte dette privilegiate di coro, fino alle maestre di coro che insegnavano. Il cronista-musicofilo Charles de Brosses certificherà ammirato: musicale: in essi Vivaldi rappresenta lo scorrere dei ruscelli, il canto degli uccelli, il latrato dei cani, il ronzio delle zanzare, il pianto dei pastori, la tempesta, i danzatori ubriachi, le notti silenziose, le feste di caccia (sia dal punto di vista del cacciatore che della preda), il paesaggio ghiacciato, i bambini che slittano sul ghiaccio e il bruciare dei fuochi. Ogni concerto è associato a un sonetto scritto dallo stesso Vivaldi, che descrive la scena raffigurata in musica. Furono pubblicati come i primi quattro concerti di una raccolta di dodici: Il cimento dell'armonia e dell'inventione Opus 8, pubblicata ad Amsterdam, nel 1725, da Michel-Charles Le Cène, che era succeduto ad Estienne Roger nell'attività editoriale. Probabilmente durante il suo periodo a Mantova Vivaldi conobbe Anna Girò (Anna Maddalena Teseire), all'epoca ancora bambina (la sua data di nascita è collocabile intorno al 1710), che era destinata a diventare sua allieva e protetta e ad acquistare gran fama come cantante lirica. Vivaldi allestì almeno 15 rappresentazioni operistiche con la partecipazione della Girò tra il 1723 e il 1740. Nonostante molta letteratura non scientifica abbia costruito delle fantasiose ipotesi su una possibile relazione amorosa tra i due, al momento essa non risulta comprovata da alcuna documentazione storica. Gli ultimi anni e la morte All'apice della sua carriera, Vivaldi ricevette numerose commissioni dalle famiglie nobiliari e reali d'Europa. La cantata nuziale La Gloria, Imeneo (RV 687) fu scritta per il matrimonio di Luigi XV. L'Opus 9, La cetra, fu dedicata all'imperatore Carlo VI. Vivaldi ebbe occasione d'incontrare l'imperatore in persona nel 1728, quando questi si recò a Trieste per supervisionare la costruzione di un nuovo porto. Carlo ammirò così tanto la musica del Prete Rosso, che, come egli stesso ebbe poi modo di riferire, si intrattenne più a lungo con il compositore in questa occasione, che non con i suoi ministri nell'arco di due anni. A Vivaldi egli conferì il titolo di cavaliere, attribuì una medaglia d'oro e avanzò un invitò a corte a Vienna. Dal canto suo il musicista presentò all'imperatore una presunta copia del manoscritto de La cetra. Sennonché, questa raccolta di concerti è quasi completamente differente da quella pubblicata con lo stesso titolo, come Opus 9: probabilmente un ritardo di stampa aveva costretto Vivaldi a confezionare alla meglio una collazione improvvisata di concerti. Nel 1730, accompagnato da suo padre, viaggiò a Vienna e a Praga, dove fu rappresentata, tra le altre, la sua opera Farnace (RV 711). Alcuni altri lavori di questo periodo segnarono il suo incontro con due dei maggiori librettisti italiani dell'epoca: L'olimpiade e Catone in Utica furono scritte su libretto del già affermato Pietro Metastasio, che era divenuto nel 1730 poeta cesareo alla corte di Vienna, mentre il libretto della Griselda costituiva un adattamento, da parte della giovine speranza Carlo Goldoni, di un vecchio libretto del predecessore di Matestasio, Apostolo Zeno. La vita di Vivaldi, come quella di molti compositori del suo tempo, si concluse infelicemente tra non indifferenti traversie di ordine economico ed umano. Le sue composizioni non venivano più particolarmente apprezzate a Venezia: i rapidi cambiamenti dei gusti musicali e l'affermazione dell'opera napoletana lo avevano messo fuori moda, e lui, in tutta risposta, decise di trasferirsi a Vienna, dove era stato invitato da Carlo VI e dove sperava forse di occupare qualche posizione ufficiale a corte. È inoltre alquanto probabile che Vivaldi avesse in mente di mettere in scena alcune sue opere al Kärntnertortheater. Per finanziare il suo trasferimento Vivaldi non esitò a svendere un considerevole numero di manoscritti. A concorrere alla sua determinazione di trasferirsi nella capitale asburgica, e di lasciare quindi per sempre l'Italia, era intervenuto, nel 1737, uno spiacevole episodio che aveva segnato profondamente l'animo del musicista. Alla vigilia dell'inizio della stagione d'opera a Ferrara, con la quale Vivaldi sperava di rifarsi dalle difficoltà incontrate in patria, egli era stato convocato dal nunzio apostolico che gli aveva notificato la proibizione di recarsi nella città emiliana, decisa nei suoi confronti dal cardinale arcivescovo della stessa, Tommaso Ruffo. Tale decisione, catastrofica a fronte dello stato d'avanzamento del progetto e degli impegni finanziari già assunti da Vivaldi, era motivata dal fatto che il prete rosso non diceva messa ed aveva l'abitudine di accompagnarsi con la Giró ed altre donne. Ciò è, almeno, quanto emerge da una lettera inviata da Vivaldi al suo protettore ferrarese, marchese Guido Bentivoglio, per cercare il suo appoggio nel tentativo di ottenere la revoca dell'interdizione vescovile. In essa Vivaldi esponeva le ragioni di salute per le quali non officiava più da tantissimi anni il servizio divino, e proclamava la perfetta correttezza dei suoi rapporti con le dame che lo accompagnavano, tutte di specchiate, e comprovabili, devozione ed onestà. Malgrado tutti i suoi sforzi Vivaldi non riuscì però ad ottenere alcunché e, al di là degli ingenti danni economici, ciò fu da lui considerato un affronto tale da spingerlo chiudere definitivamente con l'Italia. Disgraziatamente, poco dopo il suo arrivo a Vienna, nell'ottobre del 1740, Carlo VI morì. Ne seguì una guerra di dimensioni europee, la Guerra di successione austriaca che costrinse la figlia, la futura imperatrice Maria Teresa d'Austria, a fuggire in Ungheria. Questo tragico colpo della sorte, oltre ad aver portato all'immediata chiusura di tutti i teatri viennesi sino all'anno successivo, lasciò il compositore senza protezione imperiale e senza fonti di reddito. Cionondimeno, a Vivaldi, forse perché troppo malato o troppo povero, non restò altro che rimanere a Vienna, svendendo, per tirare avanti, altri suoi manoscritti, finché, nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1741, egli morì d'infezione intestinale (o forse anche a causa di quell'asma bronchiale di cui soffriva fin dalla nascita) nell'appartamento affittato presso la vedova Maria Agate Wahlerin. La casa, che era strategicamente adiacente al Kärntnertortheater ed era conosciuta anche come Satlerisch Haus, fu distrutta nel XIX secolo, così come il teatro stesso, ed al suo posto fu edificato l'Hotel Sacher. Il 28 luglio Vivaldi fu sepolto in una fossa comune al Spitaller Gottsacker di Vienna. Il luogo della sepoltura sta a fianco della Karlskirche, nell'area oggi occupata da un istituto tecnico. Targhe in sua memoria sono posizionate in entrambi i luoghi, come anche sono presenti una "Vivaldi star" nella Musikmeile viennese e un monumento nella Rooseveltsplatz. All'inizio egualmente sfortunata, anche la sua musica cadde nell'oscurità, dove rimase fin quasi alla metà del XX secolo, quando la figura di Vivaldi è tornata a stagliarsi prepotentemente nel panorama della storia della musica europea. La musica di Vivaldi Innovando dal profondo la musica dell'epoca, Vivaldi diede più evidenza alla struttura formale e ritmica del concerto, cercando ripetutamente contrasti armonici e inventando temi e melodie inconsuete. Il suo talento consisteva nel comporre una musica non accademica, chiara ed espressiva, tale da poter essere apprezzata dal grande pubblico e non solo da una minoranza di specialisti. Vivaldi fu favorevolmente oggetto d'interesse della critica tedesca sua contemporanea. Tra i tedeschi si ricordano in particolare, Johann Adam Hiller, Ernst Ludwig Gerber e il flautista e compositore Johann Joachim Quantz. Costui riferì di aver ascoltato alcuni concerti (probabilmente de L'estro armonico) del Prete Rosso a Pirna nel 1714 e lui stesso li definì un nuovo genere di pezzi musicali dai magnifici ritornelli (questo fu uno dei maggiori riconoscimenti a Vivaldi da parte di personalità coeve). La sua musica ebbe infatti un notevole influsso sullo stile di diversi compositori sia austriaci che tedeschi. Tra questi il più noto fu il celebre Johann Sebastian Bach, il quale fu grandemente influenzato dalla forma del concerto vivaldiano: egli interiorizzò a tal punto alcuni concerti vivaldiani da volerli trascrivere per clavicembalo solista o per uno o più clavicembali e orchestra, tra questi il famoso Concerto per quattro violini, archi e clavicembalo op. 3 n. 10 (RV 580). Fino a poco tempo fa si credeva che fosse stato Vivaldi a trascrivere per violino alcune opere di Bach. Solo recentemente è stato dimostrato che il trascrittore fu invece Bach il quale, a dire il vero, non si limitò alla pura trascrizione, ma arricchì sistematicamente la trama vivaldiana dal punto di vista contrappuntistico. Fu apprezzato anche dall'ambiente musicale francese, nel quale spiccano l'organista Michel Corrette e Pierre Gaviniès. La sua notorietà in Francia continuò per un certo periodo anche dopo la morte: si ricorda infatti che Jean-Jacques Rousseau nel 1775 fece un riarrangiamento per flauto della Primavera. Fu invece attaccato duramente dagli inglesi, ad esempio Charles Avison sosteneva che la sua musica era adatta a far divertire i fanciulli. Nonostante questo in vita la sua musica strumentale ebbe successo in tutto Europa e fu oggetto di numerose ristampe sia francesi che inglesi. In Italia, nonostante avesse fortemente influenzato e rinnovato la musica strumentale dell'epoca, fu praticamente ignorato dagli studiosi coevi e i suoi lavori teatrali dopo la sua morte caddero nell'oblio più totale, questo a causa della moda in voga nell'Italia del Settecento, ove si esigevano sempre nuovi autori e nuove musiche. Vivaldi è considerato uno dei maestri della scuola barocca italiana, basata sui forti contrasti sonori e sulle armonie semplici e suggestive. Praticamente dimenticato durante le stagioni del Classicismo e del Romanticismo, incontrò il gusto dei musicisti del primo Novecento. Dopo la riscoperta della sua opera nel secondo dopoguerra (grazie anche alla nascita di enti come l'Istituto Italiano Antonio Vivaldi, dediti allo studio e alla diffusione della musica vivaldiana) Vivaldi è oggigiorno uno dei compositori più amati e ascoltati del Barocco, anche se non tutti i musicisti del XX secolo mostrarono tuttavia lo stesso entusiasmo: Igor Stravinskij disse provocatoriamente che «Vivaldi avrebbe scritto per cinquecento volte lo stesso concerto». Grande scalpore ha suscitato nell'ottobre 2010 il rinvenimento, segnalato da The Guardian, di un concerto per flauto di Vivaldi negli archivi di famiglia di un nobile scozzese, Lord Robert Kerr, caduto nella battaglia di Culloden nel 1746. Il manoscritto del concerto, rinvenuto nell'Archivio Nazionale di Scozia da Andrew Wolley, ricercatore dell'Universitá di Southampton e specialista di Vivaldi, porta il titolo di "Il Gran Mogol" ed è stato composto fra la fine degli anni Venti e gli inizi degli anni Trenta del Settecento. Si crede che esso, rappresentante l'India (l'impero del Mogul), facesse parte di un quartetto di concerti nazionali, di cui facevano parte anche 'L'Inghilterra', 'La Francia' e 'La Spagna' (tutti perduti). Essi, secondo alcuni studiosi, avrebbero costituito l'equivalente "geografico" de Le quattro stagioni. La prima mondiale di questo concerto perduto del grande compositore ha avuto luogo, nell'esecuzione dell'ensemble barocco inglese La Serenissima, nella Concert Hall di Perth (Australia) il 26 gennaio 2011. Catalogo delle opere Il catalogo delle opere di Vivaldi è particolarmente vasto e complesso. La grande fama di cui godette in tutta Europa portò alla dispersione dei suoi manoscritti fino agli angoli più remoti del vecchio continente. Non è quindi raro che, in seguito al riordino delle collezioni di manoscritti di una biblioteca si rintraccino composizioni inedite delle quali si era persa notizia da secoli, come accaduto recentemente a Dresda. Altro elemento di confusione è l'esistenza di diversi cataloghi delle sue opere, del tutto discordanti fra loro per ciò che riguarda la numerazione e la cronologia delle opere, fra i quali, solo di recente il Catalogo Ryom (contraddistinto dalla sigla RV) sembra aver raggiunto lo status di riferimento universale. Non è tuttavia raro imbattersi tuttora in pubblicazioni musicali che fanno riferimento ad una catalogazione diversa. Il "corpus" delle composizione vivaldiano consta in circa 600 fra concerti e sonate, quasi 300 dei quali per uno o più violini, 30 circa per violoncello, 39 per fagotto, 25 per flauto, 25 per oboe ecc. fino a toccare strumenti come il liuto, il mandolino ed altri strumenti molto raramente utilizzati in funzione concertistica, all'epoca. Alle composizioni strumentali, si affianca una notevole produzione di musica sacra, che consta di poco meno di un centinaio di composizioni; notevole anche la produzione di musica vocale, comprendente oltre cento cantate ed arie. Infine la sua attività di operista è stata recentemente riscoperta. Essa si compone di circa 45 titoli, di molti dei quali, purtroppo, si è perduta la parte musicale. Il catalogo Ryom delle opere di Vivaldi (Verzeichnis der Werke Antonio Vivaldis) Renaissance vivaldiana: il fondo Foà-Giordano La Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino possiede la più importante collezione di partiture autografe di Vivaldi. La storia della sua acquisizione è così straordinaria da sembrare un romanzo. ancora all'esecutore a cui era destinato, come "Il Carbonelli" (RV366) o all'occasione per cui era stato composto, come i concerti "per la solennità di S Lorenzo" (RV286, 556, 562). Sono giunte fino a noi circa 90 sonate, che presentano uno stile meno innovativo rispetto ai concerti; sia nella sonata solistica (per uno strumento e basso continuo) che in quella "a tre" (per due strumenti e basso continuo) viene utilizzato un impianto formale ed una scrittura legate ai principali modelli condivisi della musica da camera (Arcangelo Corelli, Tomaso Albinoni, la scuola bolognese e quella veneziana). Le sonate a tre, raccolte nell'opera 1 e nell'opera 5, risentono fortemente dell'influsso dei lavori da camera di Arcangelo Corelli, anche se vengono "dinamizzate" dalla vitalità della scrittura strumentale veneziana, mentre le sonate per uno strumento, scritte per lo più per il violino, o per il violoncello, o per uno strumento a fiato, presentano uno stile tipicamente da camera personalizzato da un particolare sviluppo della cantabilità nei movimenti lenti e da un progressivo distacco dai modelli di danza nell'andamento ritmico. Tra le sue sonate, vanno anche ricordate le RV 68, RV 70, RV 71 e RV 77, scritte per due violini e basso ad libitum, che probabilmente furono composte prima dei duetti per due violini op. 3 di Jean- Marie Leclair e sono quindi tra i primi e più interessanti esempi di sonate per due violini senza accompagnamento di basso continuo. Sonate 61 sonate per uno strumento e basso N° Strumento 40 violino 9 violoncello 6 musette o ghironda, violino, oboe, flauto[27] 4 flauto 1 oboe 1 flauto diritto 27 sonate a tre (due strumenti e basso) N° Strumento 20 due violini 5 due strumenti diversi 1 due oboi 1 due flauti 3 sonate a quattro (quattro parti strumentali) 2 due violini, viola e basso 1 due strumenti diversi, oboe, chalumeau e organo obbligato Concerti 329 concerti con uno strumento solista N° Strumento 220 violino 37 fagotto 27 violoncello 19 oboe 13 flauto 7 viola d'amore 3 flautino 2 flauto diritto 1 mandolino 45 concerti doppi (due strumenti solisti, orchestra d'archi e continuo) N° Strumento 25 due violini 11 due strumenti diversi 3 due oboi 2 due corni 1 due violoncelli 1 due mandolini 1 due flauti 1 due trombe 34 concerti di gruppo (più di due strumenti solisti, orchestra d'archi e continuo) 4 concerti per due orchestre d'archi e solista (o solisti) 22 concerti da camera (da 3 a 6 strumenti solisti e continuo) 44 concerti per orchestra d'archi e continuo Raccolte a stampa Esaminando le opere pubblicate da Vivaldi mentre era in vita, salta immediatamente all'occhio il fatto che vi è una prevalenza di sonate nei primi anni della sua carriera, ed un'assoluta maggioranza di concerti nella seconda parte della vita, quando ha ormai raggiunto uno status di compositore affermato. Le ultime pubblicazioni di sonate, recanti il numero d'opera 13 e 14, rappresentano casi particolari: la prima è con tutta evidenza un falso di mano francese, nel quale si utilizzano elementi tematici di origine vivaldiana; la seconda, invece, è una pubblicazione fatta senza il controllo del compositore, come risulta chiaro dal fatto che è mancante di numero d'opera, e secondo Kolneder contiene probabilmente musica composta molti anni addietro. Va da sé che la pubblicazione di un'opera di musica per ampio organico era assai più costosa di una di musica da camera, e quindi costituisca un'operazione commerciale alquanto rischiosa per un giovane compositore; ciò non esclude che Vivaldi non avesse già intrapreso la composizione dei suoi concerti nei primi anni di servizio presso l'Ospedale della Pietà, come parrebbe confermare il riconoscimento alla sua attività sancito dall'allargamento delle sue mansioni nel 1705, dall'aumento di stipendio ottenuto nel 1708 e da varie affinità stilistiche tra le sonate per violino e cembalo dell'opera II (1708) ed alcuni concerti dell'Estro Armonico (opera III, 1711). Opus Titolo Editore Opus I 12 sonate per due violini e basso continuo Venezia, G. Sala, 1703 Opus II 12 sonate per violino e basso continuo Venezia, A. Bortoli, 1708[9] Opus III L'estro armonico, 12 concerti Amsterdam, E. Roger, 1711 Opus IV La stravaganza, 12 concerti Amsterdam, E. Roger, 1716 Opus V 6 sonate per uno e due violini e basso continuo Amsterdam, J. Roger, 1716 Opus VI 6 concerti per violino, archi e basso continuo Amsterdam, J. Roger, 1719 Opus VII 12 concerti Amsterdam, J. Roger, 1720 Opus VIII Il cimento dell'armonia e dell'inventione, 12 concerti Amsterdam, M.-C. Le Cène, 1725 Opus IX La cetra, 12 concerti Amsterdam, M.-C. Le Cène, 1727 Opus X 6 concerti per flauto traverso, archi e basso continuo Amsterdam, M.-C. Le Cène, 1729 Opus XI 6 concerti Amsterdam, M.-C. Le Cène, 1729 Opus XII 6 concerti Amsterdam, M.-C. Le Cène, 1729 (Opus XIII) Il pastor fido, 6 sonate per musette o ghironda, flauto traverso, oboe, violino e basso continuo. (spuria) Parigi, Mme Boivin, 1737 (Opus XIV) 6 sonate per violoncello e basso continuo Parigi, edizione Le Clerc le cadet - Le Clerc-Boivin, 1740 La musica vocale Opere Attualmente di Vivaldi ci giungono, parziali o complete, 21 opere, tutti drammi per musica, le quali dal punto di vista drammatico seguono i tipici canoni dell'opera seria dell'epoca. La musica è tuttavia vitale e ricca d'inventiva. Inoltre non è raro trovare in alcuni "pasticci" della tarda maturità del Prete Rosso arie di altri compositori contemporanei, come Leonardo Leo, Geminiano Jacomelli, Johann Adolf Hasse e Giovanni Battista Pergolesi. Per i pasticci allestiti da altri compositori con arie di Vivaldi, consultare la sezione degli Anhang relativa • Creso tolto alle fiamme (RV Anh. 138), Venezia 1705 • Ottone in villa (RV 729-A), libretto: Domenico Lalli, Vicenza 1713 • Orlando finto pazzo (RV 727), libretto: Grazio Braccioli, Venezia 1714 • Orlando furioso (RV Anh. 84), libretto: Grazio Braccioli, Venezia 1714 • Nerone fatto Cesare (RV 724), libretto: Matteo Noris, Venezia 1715 • La costanza trionfante degl'amori e degl'odii (RV 706-A), libretto: Antonio Marchi, Venezia 1716 • Arsilda, regina di Ponto (RV 700), libretto: Domenico Lalli, Venezia 1716 • L'incoronazione di Dario (RV 719), libretto: Adriano Morselli, Venezia 1717 • Tieteberga (RV 737), libretto: Antonio Maria Lucchini, Venezia 1717 • Il vinto trionfante del vincitore (RV Anh. 58), libretto: Antonio Marchi, Venezia 1717 • Artabano, re de' Parti (RV 701/706-B), libretto: Antonio Marchi, Venezia 1718 • Armida al campo d'Egitto (RV 699-A), libretto: Giovanni Palazzi, Venezia 1718 • Scanderbeg (RV 732), libretto: Antonio Salvi, Firenze 1718 • Teuzzone (RV 736), libretto: Apostolo Zeno, Mantova 1718 • Artabano, re de' Parti (RV 701/706-C), libretto: Antonio Marchi, Vicenza 1719 • Tito Manlio (RV 738), libretto: Matteo Noris, Mantova 1719 • Tito Manlio (RV 778), libretto: Matteo Noris, Roma 1720 • La Candace, o siano Li veri amici (RV 704), libretto: Francesco Silvani e Domenico Lalli, Mantova 1720 • Filippo, re di Macedonia (RV 715), libretto: Domenico Lalli, Venezia 1720 • La Silvia (RV 734), libretto: Enrico Bissari, Milano 1721 • Ercole su'l Termodonte (RV 710), libretto: Giacomo Francesco Bussani, Roma 1723 • La virtù trionfante dell'amore, e dell'odio, overo Il Tigrane (RV 740), libretto: Francesco Silvani, Roma 1724 • Giustino (RV 717), libretto: conte Nicolò Beregan (1683), rimaneggiato da Pietro Pariati (1711) per Tommaso Albinoni, e con ulteriori profonde modifiche (forse di Antonio Maria Lucchini), Roma, 1724 • L'Artabano (RV 706-D), libretto: Alessandro Marchi, Mantova 1725 • L'inganno trionfante in amore (RV 721) (pasticcio), libretto di Matteo Noris, ritoccato da G.M. Ruggieri, musicista e uomo di lettere dilettante, Venezia 1725
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