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Marx e la teoria del comunismo: le classi sociali, l'alienazione e la storia, Appunti di Filosofia

Storia del pensiero politicoStoria EconomicaFilosofia politicaMarxismo

Questo testo tratta del pensiero di Marx sulla società e la storia, dalla pubblicazione del Manifesto comunista al concetto di alienazione. Viene descritto il fallimento della Prima Internazionale, la critica a Hegel e la visione di Marx sulla società futura. Inoltre, vengono esposte le idee di Marx sulla storia, il lavoro e l'alienazione, e la distinzione tra borghesi e proletari.

Cosa imparerai

  • Come si distingue la classe borghese dalla classe proletaria secondo Marx?
  • Come critica Marx la filosofia di Hegel?
  • Che idee espone Marx sulla società futura?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 20/01/2022

giorgia-gabbanini
giorgia-gabbanini 🇮🇹

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Scarica Marx e la teoria del comunismo: le classi sociali, l'alienazione e la storia e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! KARL MARX La vita: Karl Marx nasce a Treviri, in Germania, il 5 maggio 1818. Era di origine ebraica borghese, ma la famiglia aveva rinnegato la fede in seguito alle leggi antiebraiche. Studierà la filosofia e poi l’economia. All’università di Berlino, si fidanza con l’aristocratica Jenny von Westphalen, che sposò nel 1843. A Berlino scrive la sua tesi di laurea “Differenza tra la filosofia di Democrito e quella di Epicuro”. Marx entra a far parte dell’hegelismo di sinistra radicale, critica lo status quo e viene accusato di radicalismo democratico e viene allontanato dall’insegnamento universitario. Egli si appassiona alle questioni sociali e diventa giornalista. A Parigi conosce il pensiero socialista utopistico, grazie ai pensatori francesi Proudhon, Louis Blanc, Owen, conobbe l’anarchico Bakunin e fece amicizia con Friedrich Engels. Nel 1844 scrive la sua prima opera filo-economica “I Manoscritti economico-filosofici del 1844” ed entrò a contatto anche con i circoli comunisti che lo portarono a doversi trasferire in Belgio nel 1845. Qui critica la filosofia della religione di Feuerbach e il comunismo utopico dei socialisti. Nel 1848 pubblica il “Manifesto del partito comunista” assieme ad Engels, commissionato dalla Lega dei comunisti e si tratta di una sintesi divulgativa della concezione comunista e della storia della lotta tra classi, proprio per essere letta e compresa, infatti riscosse un enorme successo. Si trasferisce a Londra e con il supporto di Engels, inizia a lavorare al “Capitale”, un’opera in tre volumi dove spiegherà le sue teorie economiche (plusvalore, profitto…) e verrà pubblicato il primo volume nel 1867, mentre gli ultimi due postumi. Nel 1864, Marx è uno degli organizzatori della Prima internazionale a Londra, un’associazione che aveva lo scopo di promuovere il movimento operaio per cercare di creare una coscienza di classe con gli stessi interessi e arrivare a dei risultati. Questo progetto fallisce nel 1872 a causa delle correnti socialiste e anarchiche, ma si creano altre due grandi correnti: i massimalisti con Marx che propone una rivoluzione del proletariato e i minimalisti che invece pensano ad una modifica graduale della società. Nel 1875, Marx pubblica “Critica al programma di Gotha” (sede di un congresso socialdemocratico) contro le tesi riformiste in cui descrive la sua visione della società futura, anche se solitamente tendeva ad evitare l’utopia. Qui afferma che la società comunista sarà un approdo necessario, determinato da fattori reali di evoluzione, non è quindi un ideale utopico ma uno sbocco inevitabile, dove non ci sarà più una proprietà privata, ma una messa in comune delle ricchezze con uno stato proletario. Quello di Marx è definito un comunismo scientifico, perché si basa su dati reali. Muore il 14 marzo 1883. 1° FASE DEL PENSIERO MARXISTA: Le classi sociali non esistono più perché esiste solo il proletariato, ma ancora c’è lo stato, senza proprietà privata, i messi di produzioni sono in comune e i lavoratori sono pagati in base al contributo alla società. 2° FASE DEL PENISERO MARXISTA: Si prevede uno sviluppo dell’umanità con un superamento tra il lavoro manuale e quello intellettuale. Il lavoro non sarà più visto come mezzo di sussistenza ma un bisogno vitale di realizzazione come essere umano. Con il lavoro sarà possibile autorealizzarsi e sviluppare le proprie caratteristiche perché ognuno lavorerà secondo le due capacità e ad ognuno sarà dato un salario in base ai suoi bisogni. La concezione di stipendio, non è più legato al tempo e alla quantità di bene dato alla società. In questo tipo di realtà, lo stato e le sue leggi saranno superflui, dando vita ad una libera associazione tra umani. 1° DEBITO FILOSOFICO-LA CRITICA AD HEGEL: Marx critica anche Hegel nei suoi scritti giovanili, per aver rovesciato il rapporto tra realtà e razionalità, falsificando la filosofia politica che stabilisce che lo Stato è l’origine della società e non viceversa e privilegiando l’idealità. Il reale non corrisponde a quanto descrive l’ideale di Hegel. Secondo la filosofia hegeliana, lo stato diventa un’emanazione dello spirito, invece non può essere l’idealità l’origine dello stato, per Marx le istituzioni sono modificabili e nascono come un prodotto di un determinato contesto storico, economico e materiale e dal rapporto tra classi e persone. Lo stato è un prodotto dei rapporti umani, non deriva dallo spirito, altrimenti non sarebbe nemmeno permesso criticarlo ed evidenziarne le ingiustizie, ma accettarlo comunque. Da Hegel però riprenderà la concezione dialettica della realtà, applicandolo alla società, alla politica e all’economia, perché anche per Marx, la storia è in continua evoluzione dinamica. La realtà è un processo dialettico di elementi materiali che si contraddicono a vicenda. Parla anche del valore del lavoro secondo Hegel, concordando sul fatto che il lavoro sia una caratteristica essenziale dell’uomo, che trasforma la natura per sopravvivere. Ma nella società in cui vive Marx, il lavoro è diventato solo uno strumento del profitto e di sfruttamento, di alienazione e abbruttimento. Secondo lui il lavoro deve tornare ad esser strumento di dignità e sviluppo. “Si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione, per tutto quello che si vuole, ma essi cominciarono a distinguersi dagli animali, allorché cominciarono a produrre i loro mezzi di sussistenza”. 2° DEBITO FILOSOFICO-FEUERBACH: Marx si sofferma sul concetto di alienazione religiosa e di materialismo. Marx concorda con Feuerbach sul fatto che l’uomo subisce un’alienazione religiosa ma per lui è secondaria perché è espressione di una primaria e più profonda, una conseguenza dell’alienazione sociale ed economica come operaio. L’uomo è reso schiavo dalla società borghese e successivamente trova una consolazione nell’invenzione della religione. Egli vive una vita misera ed è portato a creare un Dio e un aldilà giusto e felice che possa salvarlo dalla sua condizione attuale ed è per lui come un conforto alla difficoltà della vita materiale. Questa sua speranza però, lo porta ad accettare la sua condizione, senza aspirare ad una modifica della vita qui e ora, ed è favorevole per chi vuole controllare. I potenti hanno inventato la religione per poter tenere a bada le sofferenze della massa. L’alienazione religiosa è una conseguenza di quella economica e sociale. “La religione è oppio dei popoli”. L’uomo è alienato per quattro motivi: - Dal proprio lavoro rispetto all’attività che compie - Dal proprio lavoro rispetto al prodotto che produce e che non gli appartiene - Dall’attività ripetitiva che svolge e che gli impedisce lo sviluppo dell’essenza - Rispetto ai propri simili e operai, padroni Marx concorda con Feuerbach per quanto riguarda la concezione materialistica che per Marx ha a che fare con la dimensione economica dell’uomo. Un’altra critica che fa Marx riguarda l’idea generale della filosofia. La filosofia non deve solo criticare e teorizzare la realtà, ma deve anche mettere in pratica (filosofia della praxis), e in azione, andando oltre alla teoria per permettere dei risultati concreti. IL MANIFESTO 1848 Si tratta di una piccola opera scritta proprio per gli operai, con un linguaggio semplice, è uno strumento divulgativo scritto per sollecitare i lavoratori a unirsi, comprendendo gli obbiettivi e portare avanti la lotta operaia. È suddiviso in quattro capitoli, nel terzo capitolo vengono descritte le 10 azioni per introdurre la dittatura del proletariato ed eliminare la borghesia. Nei quattro capitoli si analizza la funzione storica della borghesia, della concezione materialistica della storia legata al concetto di lotta di classe, le motivazioni socioeconomiche materialistiche che muovono la storia e la critica dei socialismi francesi non scientifici precedenti. CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA: La storia ha origini da bisogni materiali dell’uomo. Per Marx, l’uomo è da interpretare secondo le sue azioni pratiche (praxis), da cui deriva tutto il resto come i rapporti sociali, la storia, il pensiero, i valori e l’economia… L’uomo è anche un prodotto della sua attività concreta e materiale. Per comprendere l’uomo non servono astratte formulazioni teoriche, ma un’osservazione concreta del suo agire e questo ha una ricaduta sulla funzione della filosofia che non deve limitarsi ad interpretare l’attività umana ma deve essere una disciplina che può cambiare la realtà. La filosofia deve diventare un’attività concreta e attiva per cambiare il mondo. Da ciò deriva il fatto che l’interpretazione della storia deve partire da una concezione materialista. La storia nasce, si sviluppa e progredisce basandosi su bisogni materiali e sull’attività dell’uomo, di come egli ha soddisfatto i propri bisogni. Non è un processo spirituale ma materiale, fondato sul bisogno e soddisfacimento del bisogno, ovvero attraverso il lavoro. La prima azione storica suprema per Marx è quando l’uomo crea i mezzi per soddisfare i suoi bisogni primari=lavora. Lo fa per la necessità per produrre da sé i mezzi di sussistenza. Il lavoro è creatore di civiltà, cultura e società, che fa emergere l’uomo dalla sua animalità primitiva, distinguendosi dagli altri. La coscienza, la politica, i valori, i rapporti umani sono una conseguenza dello sviluppo materiale. È la vita a determinare la coscienza. Marx individua tre chiavi di lettura della storia, poiché in ogni epoca storica ci sono delle strutture che la formano, le basi su cui si regola tutto il resto: - Forze produttive: Sono gli elementi che entrano nel processo di produzione, ovvero gli uomini, i mezzi di produzione, il capitale e le conoscenze tecniche. - Rapporti di produzione: Sono le relazioni tra gli uomini all’interno del ciclo produttivo. Ci sono i ruoli sociali e il rapporto tra classi. - Modo di produzione: è il risultato tra primo e secondo punto. (terra, servi della gleba, feudatari=feudalesimo), (macchine, operai, imprenditore= modo di produzione industriale) Al mutamento del modo di produzione, cambia la società, lo Stato, le relazioni e i valori e Marx lo chiama sovrastruttura. Ovvero la parte giuridica, politica, religiosa e culturale di una società= organizzazione dello stato. Per capire una società si parte dalla sua struttura economica, su cui si erge la sovrastruttura, ovvero tutti quelli elementi che sono successivi al soddisfacimento dei bisogni primari. L’economia condiziona e determina tutta l’epoca. Marx ci dice che tutta la società dipende e ha origine da rapporti materiali di tipo economico. Se ho un tipo di economia, ho quel tipo di società. Tutti i rapporti, cultura e valori, sono solo un riflesso del sistema di produzione economica. Se qualcosa non va e deve essere cambiato, deve cambiare la struttura economica. Al cambiamento di uno non ne segue immediatamente il cambio della sovrastruttura. È più semplice cambiare l’economia che i valori o il sistema statale. In tutto questo è importante il concetto dell’ideologia, ovvero la falsa e parziale rappresentazione della realtà, elaborata dal gruppo sociale dominante per mantenere il suo potere. La classe che in quel momento detta le regole, impone un certo regime politico e determina certi valori alla classe dominata. L’ideologia sono quei valori che rappresentano il modo di vedere il mondo secondo la classe dominante. Lo fa per mantenere lo status quo e legittimare il proprio potere. Imponendo il proprio pensiero come giusto, buono, assoluto e naturale, evita il dissenso e si mantiene la sua posizione. (es. il consumismo viene spacciato per un valore buono). Il compito di Marx è anche quello di smascherare le false ideologie. LE FASI DELLA STORIA: Il divenire della storia stessa è caratterizzato dagli elementi che compongono l’economia e Marx applica le sue intuizioni sull’economia anche alla dinamica della storia. Marx parla di come la storia può essere suddivisa in epoche differenti in base al metodo produttivo tipico del periodo. All’interno di ogni epoca c’è una contrapposizione tra forse produttive e forze di produzione. Le epoche sono caratterizzate da un particolare modo produttivo, per comprendere la storia bisogna sapere che le diverse epoche rappresentano un passaggio progressivo, perché al loro interno si sviluppa la dialettica tra attori di un processo produttivo. Le epoche sono: - Epoca asiatica: la prima epoca antichissima, con un modo di produzione comunitario e distributivo delle ricchezze (Mesopotamia ed Egitto) - Epoca antica: caratterizzata da modo di produzione fondato sullo schiavismo (mondo classico greco-romano) - Epoca feudale: con un modo di produzione feudale, basato sul possesso del nobile signore di grandi terre, con servi della gleba (qui inizia ad emergere la classe borghese mentre si contrappongono servi e feudatari) - Epoca capitalistico-borghese: con modo di produzione capitalista. Da una parte vediamo la borghesia con il capitale, contro il lavoro salariato del proletariato. Questa è l’epoca che Marx e noi stiamo vivendo ancora. Secondo la sua interpretazione, la futura epoca sarà quella del comunismo, che supererà l’epoca borghese con una battaglia rivoluzionaria tra la classe proletaria e capitalista, che approderà alla società comunista o socialista, grazie alla presa di potere del proletariato. La rivoluzione operaia è l’unico modo per liberarli dalla loro condizione, ma può avvenire solo se si è raggiunta una coscienza di classe. Nella quinta epoca futura del comunismo, non ci sarà più una distinzione tra classi perché verranno abolite le strutture economiche capitalistiche, abolita la proprietà privata e le classi. Verrà quindi a mancare il motore dello sviluppo della storia, ovvero la contrapposizione dinamica tra classi. La quinta epoca sarà l’ultima e porterà alla fine della storia perché non ci saranno più distinzioni tra classi. La dialettica di Marx caratterizza l’evoluzione della storia. Quando il proletariato prende potere diventa esso stesso dittatore, ma il comunismo non si attua subito, ma per fasi: - Dittatura del proletariato: Ad un potere, se ne sostituisce un altro, si tratta quindi di una fase transitoria, perché rimane ancora lo stato proletario, durante il quale sia attua l’abolizione della proprietà privata, si nazionalizzano le banche… fino a giungere alla - Realizzazione del comunismo: Qui avviene la cancellazione delle classi e l’abolizione dello Stato. Il lavoro diverrà disponibile a tutti ma non come mezzo per sopravvivere, ma si lavorerà secondo le proprie capacità e bisogni. Con l’approdo del comunismo, finisce la storia perché viene a mancare la dialettica tra le classi. IL CAPITALE Il Capitale è l’opera maxima di Marx ed è un’opera molto voluminosa con tre volumi. Qui vengono descritti in maniera dettagliata e scientifica, i processi economici del sistema capitalista. Si può definire come un’opera di economia politica, ma anche un’opera di critica dell’economia con aspetto ideologico. Il Capitale è la ricchezza, il denaro e i soldi, che nel sistema era alla base dell’economia. Il Capitale definisce un modo di produzione economica. Il capitalismo è un particolare modo di produrre merci secondo particolare logica che non è quella del passato. Questo meccanismo produce merci perché ha come obbiettivo il profitto e non il soddisfacimento di bisogni. Questo produce, per produrre più capitale. Marx fa un paragone con la dinamica della produzione economica preindustriale riassunta in una formula. Merce-denaro-merce. MDM. Ciò significa che si produceva della merce, che si scambiava con del denaro, per comprare altra merce. La merce era prodotta per essere scambiata ma questo denaro doveva servire per comprare altra merce che doveva quindi soddisfare un bisogno materiale. Invece nel capitalismo non c’è più questa logica del soddisfacimento dei bisogni, ma vige la logica del profitto. A questa formula viene sostituita la formula: denaro (capitale), per produrre merce, per ricavare molto più denaro, cioè plus denaro, quindi diventa DMDplus. L’economia industriale vuole che un capitale iniziale, venga investito per acquisire o produrre merci allo scopo di acquisire attraverso la vendita di quelle merci, ancora più denaro, cioè il profitto, cioè plus denaro. VALORE D’USO E VALORE DI SCAMBIO: La merce è il prodotto del capitalismo, ma questa stessa merce possiede un: - Valore d’uso: è soggettivo e indica il valore dato alla merce da chi acquista, in base alla sua utilità, alla capacità di soddisfare dei bisogni. - Valore di scambio: è oggettivo e indica il tempo di lavoro necessario a produrre quella merce. Si traduce nel prezzo, cioè il denaro che è misurabile ed è il mezzo tra lo scambio di merci. Il prezzo che pago equivale al valore di quella cosa. Come mai l’imprenditore guadagna? Da dove nasce il suo profitto, quel valore in più che ottiene? Per Marx è qui che sta il meccanismo dello sfruttamento, non al momento della vendita delle merci, ma al momento della sua produzione. È il lavoro salariato dell’operaio non pagato che genera il profitto del capitalista, quando non paga come dovrebbe l’operaio. LA FORZA LAVORO: La forza lavoro=capacità di lavoro è una merce venduta come le altre e ha un suo valore d’uso e di scambio. La forza lavoro corrisponde le energie vitali che mettono in condizione l’operaio di lavorare. Il capitalista compra la forza lavoro come merce, quando è ancora allo stato potenziale, quando ancora non ha prodotto un lavoro effettivo. Quando è ancora allo stato potenziale, viene pagata con un salario che corrisponde al valore di scambio della forza lavoro. Con questo salario, il proletario ci compra il suo sostentamento base per poter avere la forza lavoro per produrre. Il valore di scambio della merce forza lavoro, cioè il salario, viene calcolato in base alla quantità di lavoro necessario a produrla, corrisponde al prezzo del mantenimento dell’operaio. Quando lavora, la forza lavoro viene messa in atto e diventa lavoro effettivo, crea merci e creerà sempre più valore di quanto è stato pagato. Quindi se all’inizio lo scambio sembra equo tra salario e forza lavoro, in realtà lo è solo fino ad un momento della giornata, perché la forza lavoro, una volta utilizzata, produce più valore in una quantità che eccede sempre il proprio valore iniziale e questo plus non viene riconosciuto. Tutto il lavoro svolto dopo un certo momento, è un lavoro compiuto ma non pagato= plus lavoro, da dove deriva il plusvalore, ovvero il profitto del capitalista è un furto all’operaio. Il lavoro è l’unica merce che quando viene consumata produce di più di ciò che è costata e trasforma il suo valore di scambio in valore d’uso, che varrà di più ma che non viene riconosciuto. Questo metodo funziona perché il capitalista possiede i mezzi di produzione ed è nella posizione per sfruttare l’operaio che non può contrattare e si deve accontentare per sopravvivere, mettendo in vendita la sua forza lavoro.
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