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Bisanzio e le crociate - La prima crociata , Sintesi del corso di Storia Medievale

Riassunto della prima crociata, Libro: "Bisanzio e le crociate" di G. Ravegnani

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017
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Caricato il 27/06/2017

natalie_ghielmetti
natalie_ghielmetti 🇮🇹

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Scarica Bisanzio e le crociate - La prima crociata e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! LA PRIMA CROCIATA (1096-1099) 1. In marcia verso Costantinopoli 27 novembre 1095 → Papa Urbano II, concilio di Clermont, discorso rivolto al pubblico ritenuto come un invito alla spedizione militare contro i Turchi che minacciavano l’Oriente cristiano. Fulcherio di Chartres, storico della crociata, probabile testimone oculare, presenta il discorso del papa come un invito a: 1) sterminare gli infedeli che infestavano quelle regioni 2) portare aiuto ai cristiani Non è da escludere che il discorso fosse un invito ad un pellegrinaggio in Terra Santa per la conversione e purificazione dei peccati. L’appello del papa comunque suscitò un immediato entusiasmo nei partecipanti al concilio. L’adesione all’iniziativa andò al di la delle aspettative. Il papa nominò legato apostolico con l’incarico di condurre la spedizione Ademaro di Monteil, vescovo di Le Puy. Al tempo della prima crociata sul trono di Bisanzio sedeva Alessio I Comneno. Egli portò stabilmente al comando l’elemento militare e fu fondatore di una nuova dinastia che durerà fino al 1185. Egli riuscì a far fronte ai nemici esterni e a risollevare le sorti di Bisanzio. Il pericolo immediato non appena divenne imperatore fu rappresentato dalle mire espansionistiche dei Normanni di Roberto il Guiscardo. Questo conquistò l’Italia Meridionale nel 1071 e successivamente attaccò l’impero occupando Corfù nel 1081. Pose anche l’assedio a Durazzo. I Bizantini chiesero aiuto a Venezia , minacciata ugualmente dall’espansionismo normanno. La guerra terminò con la vittoria imperiale nel 1085. In seguito Alessio I dovette far guerra ai Peceneghi, invasori della penisola balcanica. Questi assediarono Costantinopoli e si arrivò ad una cruenta battaglia nel 1091 con la vittoria dei Bizantini. Alessio Comneno era sull’offensiva contro i Turchi selgiuchidi, insediatisi in Asia minore dopo la battaglia di Mantzikert del 1071 che aveva visto la disfatta dell’esercito bizantino. I Selgiuchidi, qualche anno prima avevano iniziato a fare incursioni in territorio bizantino e Romano IV Diogene aveva deciso di affrontarli sul campo in Armenia: il suo tentativo peggiorò le cose lasciando la regione nelle mani dei nemici. Il vincitore, ovvero Alp Arslan dettò dure condizioni di pace, ma non si spinse in Asia minore. L’invasione di questa avvenne nel 1073, sotto Malik Shah che affidò al cugino Suleiman ibn Kutulmish il compito di sottometterla. La conquista dell’Asia Minore da parte dei turchi fu facilitata dalla confusione che vi era nell’impero. Già nel 1078 Suleiman si proclamò sultano a Nicea (sua capitale). Nel frattempo si costituiva anche il sultanato selgiuchide di Siria per opera di Tutush I, il quale sottrasse agli Arabi il territorio compreso tra Egitto fatimida e Aleppo. Nel 1076 conquistò anche Gerusalemme, ma dopo la sua morte (1095) il sultanato si scisse in due emirati di Aleppo e Damasco. Alessio I non condusse a fondo operazioni militari in Asia minore. L’arrivo dei crociati lo costrinse a soprassedere per dedicarsi al nuovo e imprevisto problema di politica estera. L’arrivo degli occidentali destò preoccupazioni in Alessio I, come ci dice la figlia Anna Comnena. Questa credeva che la crociata fosse nata a opera di Pietro l’Eremita e inoltre distingueva tra pellegrini in buona fede e alcuni perfidi aristocratici. Lo scisma tra la chiesa romana e quella di Costantinopoli (1054) rendeva problematica la collaborazione politica. Perciò Alessio I si aspettava mercenari e non eserciti organizzati. Alessio I si rivolse a Roberto di Fiandra per ottenere cinquecento cavalieri fiamminghi e successivamente avviò trattative con Urbano II per la riunificazione delle chiese, come condizione preliminare per ottenere un aiuto da parte del papa, e nel marzo del 1095 suoi ambasciatori furono presenti al concilio che si svolse a Piacenza. Gli invitati imperiali si rivolsero all’assemblea sottolineando le sofferenze dei cristiani orientali. La prima crociata nacque in modo disordinato. Ademaro di Le Puy ne doveva essere la guida spirituale (non aveva però autorità sui comandanti) ma morì prima che la spedizione giungesse in Terra Santa. Si costituì una crociata improvvisa di pellegrini detta “crociata popolare”. Questa si organizzò spontaneamente dopo il concilio di Clermont a opera di numerosi predicatori tra cui Pietro l’Eremita. Questo iniziò a diffondere la crociata in Francia dove raccolse 15mila seguaci e passò quindi in Germania reclutando nuovi discepoli. Il grosso della massa era formato da contadini. Non mancavano anche nobili diseredati, avventurieri e persino delinquenti. Una volta giunto a Colonia con i suoi il 12 aprile del 1096, decise di dirigersi a Costantinopoli (via terra) qualche giorno dopo. Dal grosso della spedizione si staccarono migliaia di Francesi, al comando di Gualtieri Senza Averi. Questi andarono in avanscoperta lasciano Colonia il 15 " di "1 7 aprile. I pellegrini attraversarono l’Ungheria, dove il re Colomanno li lasciò passare assicurando loro il necessario vettovagliamento. Raggiunsero il confine a Belgrado senza incidenti, tranne un piccolo scontro con gli ungheresi a Zemun: vennero catturati sedici saccheggiatori che erano in ritardo rispetto il grosso → privati delle armi e vesti → spediti nudi a Belgrado. Le autorità bizantine, prese alla sprovvista, temporeggiarono in attesa di ordini e le truppe di Gualtieri, in cerca di cibo saccheggiarono i dintorni della città, scontrandosi con i reparti imperiali. La spedizione proseguì fino a Nis. Il governatore della regione Niceta ricevette da Costantinopoli l’ordine di rifornire e scortare i pellegrini fino alla capitale, dove essi arrivarono senza altri incidenti. Con la gente di Pietro però le cose precipitarono. Le sue schiera disordinate, lasciano Colonia il 20 aprile per seguire lo stesso itinerario terrestre. Colomanno consentì il transito a condizione che non vi fossero saccheggi e che il necessario per il rifornimento venisse acquistato. La marcia proseguì senza problemi fino a quando i crociati non raggiunsero Zemun. Qui si sparse la voce che il governatore della cittadella e quello di Belgrado si fossero accordati al fine di assalire i crociati. Quando questi ultimi videro pendere alle mura le spoglie dei sedici delinquenti catturati in precedenza la tensione salì al massimo. I crociati decisero di vendicarsi e diedero l’assalto alla cittadella che venne facilmente espugnata. I vincitori vi soggiornarono per cinque giorni impadronendosi di provviste e cavalli. Alla notizia che il re di Ungheria stava arrivando con un esercito per punirli si affrettarono a superare la Sava per entrare in territorio bizantino. Le imbarcazioni non erano abbastanza e così decisero di costruirne in gran fretta una grande quantità. L’attraversamento del fiume non fu incruento: mercenari Peceneghi attaccarono e i crociati fecero lo stesso. I pellegrini proseguirono alla volta di Nis. Una volta arrivati ai pressi della città Pietro e i suoi consiglieri inviarono un’ambasceria a Niceta per chiedere la possibilità di acquistare rifornimenti. La risposta fu positiva ma a condizione che restituissero ostaggi e capi della spedizione. Gli accordi vennero rispettati e la mattina dopo l’esercito tornò in marcia. Dei tedeschi però diedero fuoco a mulini e case dopo aver litigato con un abitante. I cittadini di Nis si lamentarono e Niceta ordinò alla sua cavalleria di inseguire i crociati. Assalirono la retroguardia, ucciso pellegrini, presero carri e bestiame, catturarono donne e bambini. Una volta avvertito Pietro propose di tornare indietro per scusarsi con il governatore e recuperare i prigionieri ed i carri. Così fece ma l’indisciplina dell’esercito crociato fece fallire ogni possibilità di trattativa. Pietro tentò di riprendere contatto con il generale imperiale, ma non riuscì a frenare il combattimento che terminò con un completo disastro per i crociati: molti furono uccisi, ricchezze e persone catturate e andò perduto il forziere che conteneva tutte le ricchezze di Pietro. Quest’ultimo, una volta rifugiatosi con i superstiti in una città abbandonata, ripresero la marcia qualche giorno dopo. Nel frattempo i messi di Niceta erano giunti a Costantinopoli per informare Alessio I di quanto era accaduto. L’imperatore inviò a Pietro dei legati con una scorta militare. L’incontro ebbe luogo a Sofia, dove i pellegrini arrivarono il 12 luglio. Le disposizioni erano concilianti: l’imperatore ordinò che la spedizione procedesse sotto scorta fino a Costantinopoli. Il 1° agosto i crociati giunsero nella città imperiale. Alessio I ricevette Pietro benevolmente a Palazzo e gli elargì denaro. La gente di Pietro (sopratutto tedeschi) si accampò dove vi erano i seguaci di Gualtieri e raggiunti da altri pellegrini italiani. La loro permanenza a Costantinopoli durò pochi giorni, con furti e sopraffazioni. Alessio I consigliò Pietro di attendere l’arrivo dei signori feudali, ma alla fine, non riuscendo a tenerli sotto controllo, l’8 agosto trasportò tutti al di la del Bosforo. Anche in territorio asiatico i crociati continuarono ad avanzare in completo disordine, fino a quando non giunsero nella città di Nicomedia e vi trascorsero la notte. Qui le componenti italiane e tedesche litigarono con quella francese. I primi scelsero come loro capo Rainaldo. Proseguirono per altri quattro giorni di marcia raggiungendo un castello abbandonato chiamato Kivotos. Era una località adatta a piantare l’accampamento → facilmente raggiungibile dalle navi imperiali. Nel frattempo giunsero i messi di Alessio I che sconsigliava di addentrarsi ulteriormente in territorio nemico. Pietro ne fu convinto e persuase i suoi. Per due mesi tutto filò liscio. La regia durò poco e l’indisciplina riprese il sopravvento. Centinaia di francesi si spinsero all’interno. Pietro non riuscì ad evitarlo e questi peroni si spinsero fin sotto le mura di Nicea, capitale del sultano selgiuchida Kilij Arslan I. Il cammino dei crociati fu segnato da crudeltà. Un distaccamento turco, uscito da Nicea tentò di fermarli ma non ci riuscì. Questo successo suscitò l’invidia dei tedeschi, i quali si addentrarono nello stesso itinerario in direzione di Nicea fino a giungere al castello di Xerigordon, a poca distanza dalla città. Se ne impadronirono al primo assalto e ne uccisero tutti gli abitanti, risparmiando solo i Bizantini cristiani. Trovando poi rifornimenti decisero di restarvi per tentare altre incursioni in territorio nemico. La loro imprudenza non restò impunita: il sultano riunì 15mila combattenti e li spedì ad assediare il castello. Il 29 settembre 1096 , i Turchi " di "2 7 raggiunto. Tornò però ancora a corte ancora per due settimane. Alessio trovò in questo un collaboratore fidato. Il conte di Tolosa condivideva ostilità nei confronti di Boemondo di Taranto → affinità con il sovrano di Bisanzio. L’ultimo grande esercito occidentale arrivò a Costantinopoli in due tronconi (fine 1097- inizio 1097) guidati da Roberto II di Normandia, Stefano II conte di Blois e Roberto II conte delle Fiandre. La spedizione di Roberto di Normandia si mosse fra settembre e ottobre 1096 alla volta di Pontarlier per essere raggiunta dagli altri due comandanti. Passò poi per Lucca e Roma per inoltrarsi nel ducato normanno del sud dove Roberto di Normandia e Stefano di Blois decisero di trascorrere l’inverno. Roberto di Fiandra proseguì per Bari e compì la consueta traversata per poi marciare alla volta di Costantinopoli che raggiunse senza incidenti ai primi di aprile. Le cose non andarono bene ad un suo cavaliere, ovvero Baldovino di Alost che tentò di sbarcare in un porto non consentito dagli imperiali. Il conte noleggiò una nave pirata e questa venne attaccata e sconfitta dalla squadra imperiale guidata dall’ammiraglio Nicola Maurokatakalon. Quando il conte delle Fiandre arrivò a Costantinopoli si prestò al giuramento senza obiezioni. Roberto di Normandia e Stefano di Blois si imbarcarono a Brindisi il 5 aprile. Arrivano il 9 aprile a Durazzo, dove vennero accolti. Una scorta li portò a Costantinopoli dove prestarono il giuramento. L’esercito venne poi traghettato in Asia dove vi era già il grosso che aveva iniziato le operazioni contro i Turchi. 2. La guerra Alessio Comneno e i suoi sudditi si erano liberati degli ultimi crociati traghettandoli in Asia. Le forze crociate in Anatolia si mossero in diversi scaglioni a partire dalla fine di aprile e il 6 maggio 1097 si trovarono tutte radunate sotto le mura di Nicea, che volevano espugnare. Li seguiva un piccolo distaccamento imperiale munito di macchine d’assedio agli ordini di Manuele Butumites e un contingente di 2mila uomini guidato da Taticio. Le mura di Nicea erano possenti e all’interno della città vi era una guarnigione turca possente. Il sultano Kilij Arslan era assente (a combattere sulla frontiera orientale). Una volta giunta a lui la notizia che i nemici si stavano concentrando a Pelekanos rimandò indietro parte del suo esercito → non in tempo per fermare la strada ai crociati. Prima che la città venisse circondata completamente, gli assediati mandarono messaggeri per chiedere aiuto; ma quando arrivarono le ultime forze di Roberto di Normandia e Stefano di Blois chiusero il blocco intorno a Nicea e l’avanguardia turca dovette ritirarsi. L’imperatore nel frattempo aveva stabilito il suo quartier generale a Pelekanos → non conveniente mescolarsi con crociati. Provvedeva ai rifornimenti e il suo intervento migliorò la logistica dell’esercito occidentale. Aveva anche ordinato a Butumites di mettersi in contatto con la guarnigione sotto assedio e offrire garanzie. I Turchi lo fecero entrare nella città per trattare la resa, ma l’imminente arrivo del sultano interruppe i negozianti. Kilij Arslan giunse il 21 maggio e i suoi attaccarono i crociati uscendone sconfitti; il sultano si ritirò abbondando la città al suo destino e la situazione degli assediati fu difficile quando la flottiglia imperiale bloccò il lago Ascanio (collegamento con mura occidentali → rifornimento). I crociati stavano per dare l’assalto il 19 giugno, quando videro il vessillo imperiale sugli spalti. I crociati si sentirono ingannati 1) per non poter saccheggiare 2) per il trattamento mite di Alessio I riservato ai prigionieri turchi. L’imperatore rendendosi conto dello scontento dei crociati dece distribuire viveri ad ogni soldato ed invita a Pelekanos i capi dandogli ricchi doni che tutti accettarono. Il 26 giugno l’avanguardia crociata si addentrò in Asia Minore e seguita a breve distanza dall’intero esercito di Taticio. Butumites rimase a Nicea con dei crociati per difendere la città. La marcia fu difficile → clima, mancanza di acqua e cibo, itinerari critici. Il 1° luglio il sultano selgiuchida li affrontò nuovamente e subì ancora una sconfitta. Alla metà di agosto i crociati giunsero a Iconio, proseguirono per Eraclea. Il 10 settembre l’esercito si divise: 1) una parte guidata da Baldovino di Boulogne verso sud nella Cilicia poi verso est a Edessa 2) l’altra verso fine settembre proseguì alla volta di → Cesarea → poi per Comana (presa e i cittadini invitarono a nominare un governatore, ovvero Pietro di Aulps) → Coxon (riconfermato governatore il principe armeno) → Marash → infine Antiochia (21 ottobre). Alessio I inviò una squadra navale con a capo il cesare Giovanni Ducas per ristabilire il dominio di Bisanzio nella parte occidentale dell’Anatolia. operò con successo riportando sotto il controllo dell’impero anche Smirne ed Efeso nonché Sardi, Filadelfia, Laodicena in Lidia. La città di Antiochia era governata da Yaghi-Siyan. Presentava una cinta muraria imponente. L’assedio risultò dunque difficile. Raimondo di Tolosa era favorevole a un attacco risolutore, ma i più optavano per una fatica dilatoria in attesa " di "5 7 dell’arrivo di rinforzi. Tra questi vi era Boemondo di Taranto che aspirava ad impossessarsi della città con il raggiro. All’inizio di febbraio 1098 intervenne un fatto nuovo → Taticio abbandona l’esercito, ufficialmente per provvedere a rifornimenti. S’imbarcò a Cipro. Gli storici occidentali scrivono ovviamente di una sua fuga. Anna Comnena afferma invece con l'intento di liberarsi della scomoda presenza del legato imperiale, Boemondo fece credere a Taticio che gli altri comandanti crociati – a cui era inviso sin dall'assedio di Nicea quando il generale aveva trattato segretamente la resa della città ai bizantini – stessero meditando di assassinarlo. Il temuto esercito turco in febbraio, al comando di Ridwan, venne sconfitto. Ai primi di maggio vi fu una nuova coalizione guidata da Kerbogha, atabeg di Mossul, che si mise alla marcia alla volta della città assediata. I crociati fecero appello all’imperatore poiché accorresse in loro aiuto. Kerbogha perse tempo ad assediare Edessa. Gli intrighi di Boemondo condussero alla caduta di Antiochia. Il normanno corruppe infatti un certo Firuz, che gli consegnò una torre della cinta, attraverso la quale i soldati nella notte tra il 2 e 3 giugno riuscirono a penetrare in città. I Turchi si fecero cogliere alla sprovvista. Nella confusione vennero uccisi anche cristiani e le case degli abitanti, senza distinzioni, vennero messe al sacco. il governatore musulmano riesci a mettersi in salvo con la fuga, mentre il figlio si triterò nella cittadella che Boemondo non fu in grado di espugnare. Antiochia era tornata cristiana. Restava pendente la minaccia di Kerbogha. Il 7 giugno questo con le sue truppe si accampò di fronte alle mura i crociati si trovarono presto alle strette. L’imperatore nel frattempo si era inoltrato in Asia Minore con il suo esercito di soccorso. A metà di giugno quando era a Filomelio, venne raggiunto da Stefano di Blois e Guglielmo di Grant-Mesnil che avevano abbandonato Antiochia per tornare in patria. Erano salpati insieme a Tarso. Questi diedero ad Alessio I una falsa notizia → esercito crociato ad Antiochia era stato annientato. Successivamente arrivò Pietro di Aulps con l’informazione che un esercito turco stava avanzando al fine di attaccare i Bizantini prima che arrivassero ad Antiochia. Alessio I optò per la ritirata. Il 28 giugno i crociati diedero battaglia a Kerbogha fuori dalle mura sconfiggendolo. Boemondo ottenne anche la resa della cittadella. Il suo trionfo fu completo e riuscì ad assicurarsi il possesso di Antiochia. Nel gennaio 1099 l’esercito crociato riprese la marcia verso Gerusalemme, sotto il dominio dei Fatimidi. Venne conquistata dai crociati il 15 luglio 11099.Questo evento segnò la fine della grande spedizione. Oltre alla contea di Edessa vennero costituiti altri 3 stati latini: il principato di Antiochia, il regno di Gerusalemme e la contea di Tripoli. La conquista di Antiochia aveva segnato la prima grande rottura fra Bisanzio ed i crociati. Nel 1101 giunse in territorio bizantino ua nuova crociata, composta da Lombardi sotto la giuda dell’arcivescovo di Milano Anselmo di Buis e al comando di Alberto conte di Briandate. Una volta che giunsero a Belgrado, Alessio I li divise in tre gruppi che porta a Filippopoli, Adrianopoli e a Rodosto. Anche qui i crociati si diedero al saccheggio ed verso marzo l’imperatore li trasferì in un campo vicino Costantinopoli con lo scopo di farli arrivare in Asia Minore. I crociati non vollero. Alessio I tagliò loro i viveri, ma i Latini diedero assalto alle mura della capitale ed arrivano fino al giardino imperiale delle Blacherne, dove uccisero un parente del sovrano e un leone addomesticato. La concordia venne ristabilita grazie a Raimondo di Tolosa. Dopo Pasqua i Lombardi si trasferirono in Asia Minore e alla fine di aprile si stabilirono in prossimità di Nicomedia. Nel frattempo era arrivato a Costantinopoli Stefano di Blois con cavalieri francesi. I nuovi crociati decisero che Raimondo di Tolosa avrebbe preso il comando dell’intera spedizione e la proposta venne accettata anche dai Lombardi. A fine maggio tutto l’esercito si mise in marcia da Nicomedia per iniziare operazioni militari. Stefano di Blois e Raimondo suggerirono di percorrere lo stesso itinerario della prima spedizione mentre i Lombardi verso la regione nord-orientale dell’Anatolia con il proposito di liberare Boemondo. L’opinione di questi ultimi prevalse. Si mossero verso Ankara, sotto il dominio di Kilij Arslan. Il 23 giugno fu sottratta ai Turchi e riconsegnata ai rappresentati dell’imperatore. Proseguirono da qui alla volta di Kastamonu → bizantina. I Turchi però stavano in agguato e li attaccarono in più riprese. Quando furono in prossimità di Kastamonu i Lombardi imposero di piegare verso oriente per penetrare nel territorio dei Danishmendidi. Decisione che portò ad una strage → battaglia con i Turchi. Questa spedizione fu seguita da altre due arrivate: 1) Francesi al comando di Guglielmo II conte di Nerves che aveva seguito l’itinerario marittimo per dirigersi poi via terra a Costantinopoli. Egli transitò rapidamente in Asia Minore arrivando a Nicomedia, dove prese la via per Ankara. Giunto a fine luglio ma non trovando il gruppo precedente si diresse a Iconio e poi verso Eraclea. I Turchi di Kilij Arslan e dell’emiro Ghazi erano in agguato e fecero un’imboscata → strage. Guglielmo II si salvò. " di "6 7 2) Francesi e Tedeschi, i primi al comando di Guglielmo IX duca di Aquitania e i secondi del duca Guelfo di Baviera. Intrapresero l’itinerario terrestre. Alessio I li ricevette e li traghettò in Asia dove presero la strada per Dorileo e Iconio. Il presidio turco di Iconio evacuò la città → fecero sparire ogni genere di sussistenza. L’esercito dovette quindi proseguire alla volta di Eraclea. Una volta giunti vicino ad un fiume i crociati vennero attaccati dai Turchi → strage. 3. La contesa per Antiochia Alessio I si era sempre dimostrato disponibile nei confronti degli occidentali tranne su un punto particolare: il possesso normanno di Antiochia. Boemondo era riuscito ad ottenere l’allontanamento di Taticio e a rendersi signore di Antiochia. Quando i crociati partirono per Gerusalemme, all’inizio del 1099, Boemondo restò nella città, assunse il titolo di principe. e si occupò di consolidare il suo potere. La preoccupazione maggiore proveniva da Costantinopoli nei confronti della quale nutriva ostilità. Alla fine di agosto il principe decise di attaccare Laodicea → attuare blocco marittimo → possibilità offerta dalla flotta pisana partita per condurre l’arcivescovo Daimberto in Oriente. Venne stipulata un’alleanza. Alessio I inviò Butumites in ambasceria da Boemondo senza nulla ottenere. La situazione fu salvata dall’intervento di Raimondo da Tolosa, Roberto di Fiandra e Roberto di Normandia che convocarono l’arcivescovo a Jabala. Daimberto tornò suoi propri passi costringendo Boemondo a togliere l’assedio. Raimondo entrò in Laodicea con le sue truppe, accompagnato dagli altri due conti, per riaffermarvi la sovranità imperiale. Nell’estate 1100 Boemondo sostituì il patriarca greco di Antiochia Giovanni IV con il latino Bernardo di Valenza → frattura con Costantinopoli. Riprese poi le operazioni militari contro i Turchi che minacciavano Armeni di Metilene. In prossimità della città cadde in un’imboscata tesa dall’emiro danishmendide Ghazi. Boemondo cadde prigioniero insieme al cugino Riccardo di Salerno. Il governo della sua città passò a Tancredi. Nell’estate 1101, Tancredi inviò truppe in Cilicia per riconquistare Mamistra, Adana e Tarso. Nella primavera 1102 avanzò du Laodicea abbandonata dalle truppe di Raimondo di Tolosa. Tancredi se ne era assicurato il concorso per impedirne i rifornimenti e, nello stesso tempo, aveva costretto Raimondo a non intervenire a favore dell’impero. Nella primavera 1103 Boemondo fu riscattato dalla prigionia: tornò ad Antiochia riprendendo il potere e i tradizionali propositi bellicosi. Assalì infatti i musulmani con successo e riprese le operazioni contro Bisanzio. Alessio I gli scrisse per esigere la restituzione delle città della Cilicia, ma riufiutò. Venne quindi mandato Butumites a riconquistarle, ma non potendo far conto alla lealtà delle truppe dovette ritirarsi. Nella primavera 1104 Boemondo e Joscelin di Courtenay attaccarono Marash e la conquistarono. Nello stesso anno le truppe coalizzate di Edessa e Antiochia vennero sconfitte dai Turchi ad Harran. Edessa ed Antiochia si trovarono indebolite ed esposte alle pressioni di Turchi e Bizantini → offensiva in Cilicia riconquistando Tarso, Adana e Mamistra, la squadra navale conquistò piazze costiere fino ad arrivare anche a Laodicea prendendo il porto e la città bassa. Dopo Harran Boemondo decise di recarsi in occidente in cerca di aiuto. Lasciò Tancredi al governo di Antiochia e alla fine del 1104 si imbarcò nel porto di san Simeone per sbarcare in Puglia nel gennaio 1105. 2Boemondo restò nelle sue terre fino a settembre; poi si recò a Roma dove ottenne un’udienza con papa Pasquale II, il quale era avverso ai Bizantini → viene convinto del pericolo degli Occidentali. Boemondo si recò poi in Francia tornando poi in Puglia alla fine del 1106. Il 9 aprile del 1107 sbarca a Valona, andò verso Durazzo che assediò. Alessio I che si aspettava l’attacco strinse un trattato con Kilij Arslan → circondarono i Normanni. La flotta imperiale bloccò le comunicazioni marittime con l’Italia e gli aggressori devastati da fame e malattie si arresero. Il trionfo dell’imperatore fu completo. Trattato di Devol → Boemondo fu obbligato a riconoscere Alessio I come suo signore feudale ed adempiere ai doveri; in cambio gli fu lasciato il principato di Antiochia, che avrebbe governato come vassallo dell’imperatore. Boemondo dopo la sconfitta si ritirò in Italia dove morì nel 1011. Tancredi si era impossessato di Laodiceca (1108) e riprese comunque l’offensiva in Cilicia. Restava così signore incontrastato di Antiochia. " di "7 7
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