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Bisanzio e le Crociate - La terza crociata, Sintesi del corso di Storia Medievale

riassunto del libro bisanzio e le crociate. autore: giorgio ravegnani, , collana: universale paperbacks, anno edizione: 2011

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018
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Caricato il 08/08/2018

natalie_ghielmetti
natalie_ghielmetti 🇮🇹

4.4

(85)

30 documenti

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Scarica Bisanzio e le Crociate - La terza crociata e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! LA TERZA CROCIATA (1189-1192) 1. Decadenza di Bisanzio La fine del regno di Manuele I porta alla decadenza dell'impero di Bisanzio. Per successione il potere passò al giovane figlio Alessio II, sotto la reggenza della madre Maria di Antiochia. Nel 1182 Andronico Comneno, cugino di Manuele I, si pose a capo di una rivolta. Marciò su Costantinopoli e mise a morte l'imperatrice. Alessio II fu costretto a incoronarlo co-imperatore e successivamente il giovane venne ucciso. Il governo di Andronico I ebbe una componente antinobiliare e fu segnato da una lotta violenta contro gli aristocratici e la corruzione dell'apparato amministrativo. L'imperatore riuscì a eliminare alcune forme tradizionali di corruzione ma rese debole la propria posizione e l'apparato militare. Subì sconfitte da parte di Ungheresi, Serbi e Normanni. I seguaci di Andronico I erano nazionalisti e animati da una rivalsa nei confronti degli occidentali. La mancata integrazione tra diverse etnie e religioni più i privilegi di cui spesso gli occidentali godevano suscitarono opposizione. L’ingresso a Costantinopoli dell'usurpatore nel maggio del 1182 fu preceduto da un massacro di Latini → forte segnale. Questa strage colpì anche i rivali di Venezia, cioè i Genovesi e i Pisani. L'evento fu favorevole per Venezia poiché consentì la ripresa di rapporti diplomatici e commerciali. Andronico si trovò in una pericolosa situazione di isolamento internazionale. Si rivolse quindi a Venezia nel 1183 e fu concluso accordo → restituzione quartiere Costantinopoli, risarcimento in rate annuali dei danni subiti nel 1171 e il rinnovo dei privilegi. L’invio della prima rata del risarcimento tarda un paio di anni → coincide con la necessità dell'aiuto veneziano contro i normanni. Nel 1185 gli invasori sbarcarono a Durazzo impadronendosi di Tessaalonica. La città fu saccheggiata e i vincitori presero in parte la via di Costantinopoli. La gravità della disfatta e la minaccia sulla capitale causarono la caduta di Andronico I che venne ucciso. Finì la dinastia Comnena. La nobiltà pose sul trono nel 1185 la dinastia degli Angeli. Il nuovo imperatore Isacco II Angelo fu sovrano modesto e si trovò di fronte una situazione che non era grado di governare. Ottenne un unico successo attraverso un generale che sconfisse i Normanni, i quali mantennero solo il possesso di Zacinto e Cefalonia. La Bulgaria dopo una rivolta del 1185 sotto la guida dei fratelli Pietro e Asen, recuperò la propria indipendenza. Isacco II inviò un suo generale e, dopo la morte di questo, attaccò personalmente la regione. La campana si prolungò senza risultati decisivi. Alla fine l’imperatore accettò di trattare con i ribelli e abbandonò il territorio tra la catena di Balcani e il Danubio, dove nacque un nuovo stato bulgaro. L'Ungheria aveva già recuperato le conquiste balcaniche fatte da Manuele I; Stefano Nemaja, principe serbo di Rascia, si rese indipendente estendendo il suo dominio anche sulla vicina Zeta. Infine vi era confusione interna. 2. L’arrivo del Barbarossa La riunificazione di Siria ed Egitto in un solido regno a opera del curdo Salah ed-din condusse a una crisi degli stati crociati. Saladino venne proclamato nel 1177 Sultano di Egitto, dando origine a una dinastia detta ayyubide. Saladino estese il proprio dominio anche alla Siria e nel 1187 assalì il regno latino di Gerusalemme. L'esercito crociato venne distrutto nella battaglia di Hattin il 4 luglio 1187. Qui venne catturato il re Guido di Lusignano. Venne poi presa San Giovanni d'Acri e il 2 ottobre 1187 Saladino entrò trionfalmente nella città santa. La caduta di Gerusalemme suscitò turbamento fra gli occidentali. Guglielmo II re di Sicilia scrisse gli altri sovrani per progettare una crociata e si preparò per una spedizione contro i musulmani. A sua volta papa Gregorio VIII si mise all'opera per organizzarla e quando morì il 17 dicembre del 1187, il suo esempio fu seguito dal successore Clemente III. Risposero all'appello Enrico II re d’Inghilterra, Filippo II di Francia e Federico I Barbarossa. Quest'ultimo si mise subito in movimento e seguì l'itinerario terrestre: prese la croce a Magonza il 27 marzo 1188, ma partì per la crociata un anno dopo, lasciando la reggenza al figlio Enrico. Durante preparativi, si rivolse al re di Ungheria, all'imperatore di Bisanzio e al sultano selgiuchida Kilij Arslan II per l'attraversamento dei territori -> risposte favorevoli. Una legazione alla volta di Bisanzio partì nella primavera del 1188 e Isacco II " di "1 3 inviò una sua ambasceria guidata da Giovanni Ducas. Si incontrarono a Norimberga all'inizio del 1189 e si arrivò ad un accordo: Federico I prese l'impegno di non recare danni e i Bizantini assicurarono viveri da acquistare. Giovanni Ducas tornò a Costantinopoli avvisando Isacco II dell'intesa raggiunta e il sovrano diede disposizioni. Barbarossa partì da Ratisbona ai primi di maggio del 1189, accompagnato dal secondogenito Federico duca di Svevia e da molti vassalli. Attraversò l'Ungheria e superò il Danubio a Belgrado il 23 giugno. Nel frattempo un'ambasceria tedesca raggiunse con grande ritardo Costantinopoli. Isacco II fece imprigionare legati e ciò creò un insanabile dissidio che avrebbe avvelenato i rapporti con il collega germanico. Federico I reagì cercando l'amicizia di Stefano Nemaja. Nello stesso tempo si assicurò l'aiuto dei capi della rivolta bulgara. Da Costantinopoli partì una nuova legazione che si fermò a Sofia. Il Barbarossa fu raggiunto alla fine di luglio a Nis da un'altra ambasceria condotta da Alessio Angelo. Gli furono garantiti rifornimenti che però vennero sospesi nella tappa successiva passando all'ostilità aperta. La scelta di Isacco II Angelo era dipesa dalla diffidenza per i tedeschi che sorse quando a Bisanzio si seppe delle relazioni instaurate con i nemici dell'impero. La minaccia tedesca era reale. Isacco II concluse quindi un trattato con Saladino per rallentare la marcia dei crociati e nel 1189 trattò con Venezia. Nel giugno del 1189 affrontò un tema a cuore del governo veneziano, ovvero la restituzione delle proprietà e il risarcimento dei danni subiti nel 1171. Nell'impossibilità di reperire interamente le prime, Isacco II compensava Venezia con un ampliamento del quartiere a Costantinopoli. La questione del risarcimento fu definita con l'impegno di versare l'intera cifra pattuita dal predecessore. Venezia escluse una sua partecipazione attiva contro Tedeschi, come pure contro Normanni, come già affermato nel trattato del 1187. I rapporti con i Tedeschi nell'agosto del 1189 si facevano difficili. Barbarossa saccheggiava e Isacco II diede ordine a Manuele Camitza e ad Alessio Gido di seguire l'esercito germanico. Il 26 agosto Barbarossa giunse a Filippopoli. Da qui il re germanico riprese contatti diplomatici affermando di non essere intenzionato a recare danno ai sudditi dell'impero; Isacco II invitò a Manuele Camitza a cercare lo scontro con i Tedeschi, poiché convinto che Barbarossa volesse impadronirsi di Costantinopoli. Il Bizantini vennero però così sconfitti. Federico I fu così intenzionato occupare l’intera regione, ma poi non volle che altro lo distraesse dalla «causa del crocifisso» e rinunciò all'impresa. Federico I decise di svernare a Filippopoli. Vi era un problema che lo preoccupava: l'impossibilità di attraversare gli stretti per passare in Asia senza costringere il sovrano di Costantinopoli a prestarsi all'operazione. Bizantini e Tedeschi erano in guerra aperta. Il 5 novembre parte dell'esercito crociato al comando dell'imperatore si mosse da Filippopoli alla volta di Adrianopoli. Entrò nella città abbandonata con l'intenzione di passarvi l'inverno. Corrado, vescovo di Ratisbona, occupò la città vicina mettendo in fuga i difensori e trovando una scorta di rifornimenti. Federico di Svevia aggredì Didymoteichon di Tracia; la città venne espugnata e chi fu trovato dentro venne ucciso tranne donne e fanciulli. Isacco II era intenzionato a trovare una soluzione che lo liberasse dall'incomoda presenza dell'esercito crociato nel suo territorio. Ai primi di gennaio le forze rimaste indietro partirono da Filippopoli e raggiunsero il 5 febbraio 1190 il grosso ad Adrianopoli. Il 14 febbraio giunsero ad Adrianopoli ambasciatori tedeschi che erano stati a Costantinopoli, accompagnati da altri bizantini per definire i termini dell'accordo. L'imperatore di Bisanzio si sarebbe impegnato a preparare a Gallipoli le navi necessarie per il passaggio fra Sesto e Abido, di uomini, animali e cose con la promessa da parte di Federico I di non arrecare danni nelle regioni dell'impero o alle navi in procinto di dirigersi a Costantinopoli. Altri articoli del trattato riguardavano poi il cambio della moneta, la garanzia della presenza nei luoghi di transito di buon mercato, il risarcimento dei danni subiti a Costantinopoli da alcuni Tedeschi e la restituzione dei prigionieri catturati dall'inizio delle ostilità. I Tedeschi firmarono senza obiezioni. Il 1° marzo i crociati partirono da Adrianopoli e raggiunsero Gallipoli il 22 marzo. Una volta giunti sulla costa asiatica Barbarossa seguì le antiche strade in direzione di Filadelfia. Di qui si spinse la volta di Laodicea ed entrò nel territorio selgiuchida controllato da Kilij Arslan II. La marcia risultò difficile sia per la carenza di cibo che per le azioni di disturbo del sultano. 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