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Bisanzio e le crociate, Seconda Crociata, Ravagnani, Sintesi del corso di Storia Medievale

Seconda crociata, libro: Bisanzio e le crociate, Ravegnani

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017
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Caricato il 23/07/2017

natalie_ghielmetti
natalie_ghielmetti 🇮🇹

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Scarica Bisanzio e le crociate, Seconda Crociata, Ravagnani e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! LA SECONDA CROCIATA (1145-1149) 1. La spedizione dei re 1118 → muore Alessio I Comneno, gli succede il figlio Giovanni II Nel frattempo vengono a mancare anche i capi della prima crociata: 1105 → muore Raimondo di Tolosa 1100 → muore Goffredo di Buglione: a Gerusalemme subentra il fratello Baldovino, mentre ad Edessa il cugino Baldovino di Le Bourg 1111 → muore Boemondo di Taranto 1112 → muore Tancredi L’ascesa al potere di Giovanni II → nuovo vigore a Bisanzio e consolidò la potenza del suo impero. I primi anni di regno furono occupati dalla necessità di combattere su diversi fronti. Verso il 1130 riprese i progetti della padre di riaffermazione in Oriente. Nel 1135 conquistò l’emirato turco di Melitene e nel 1137 attaccò la Cilicia, sottraendola a Leone I. La conquista della Cilicia gli aprì la via per l’Antiochia. Nell’estate 1137 Giovanni II giunse sotto le mura della città, che capitolò. Il principe latino Raimondo di Poitiers al governo di Antiochia dal 1136, giurò fedeltà al sovrano di Bisanzio. Ma nel 1142, appoggiato dal clero latino, l’occidentale sconfessò l’accordo da lui concluso. L’imperatore decise d’intraprendere una nuova campagna, ma la morte nel 1143 gli impedì di portare a compimento il progetto. A Giovanni II subentrò il figlio Manuele I, il quale cercò di proseguire l’opera intrapresa dal padre e dal nonno. Verso il 1143 riuscì ad imporre la propria egemonia su buona parte dell’emirato danishmendide che si era scisso in tre parti dopo la morte di Ghazi (1141). Nel 1146 attaccò Masud, sultano selgiuchide di Iconio. Nel 1147 però si trovò di fronte all’arrivo imprevisto della seconda crociata e così Manuele I decise di stabilire una tregua con Masud per cautelarsi. L’occasione del bando della crociata era venuta con la caduta della contea di Edessa dovuta alla ripresa della potenza musulmana. L’unità dei musulmani venne restaurata da Imad ed-Din Zengi divenuto governatore di Mossul nel 1127. In pochi anni riuscì a divenire signore di Aleppo e Hama. Non si occupò inizialmente di Edessa, ma alla morte di Joscelin I di Courtenay nel 1131, il figlio Joscelin II non governò la contea con molta determinazione e così per Zengi fu facile da conquistare (24 dicembre 1144) → fine dei primi stati latini in oriente. Questa notizia arrivò a Gerusalemme alla regina Melisenda, la quale informò, tramite Ugo di Jabala, papa Eugenio III (1145). Questo decise quindi di promuovere una crociata. Il 1° dicembre 1145 il papa inviò una bolla al re e a tutti i principi e fedeli di Francia invitandoli a partire; Luigi VII si mise subito in azione, ma non vi fu grande entusiasmo. Venne in soccorso san Bernardo di Chiaravalle che con la sua eloquenza infiammò gli animi dei convenuti a Veselay. Bernardo proseguì la predicazione in Borgogna, Lorena, Fiandre per passare poi in Germania dove riuscì a convincere anche il re Corrado III di Hohenstaufen. I due sovrani scelsero di percorrere l’itinerario terrestre. L’imperatore di Bisanzio, forte dall’esperienza derivante dal passaggio della precedente spedizione prese dei provvedimenti (rafforzare mura di Costantinopoli, preparare provviste sufficienti nelle diverse città in cui sarebbero passati i crociati, forze militari,…). Corrado III partì da Ratisbona verso la fine di maggio 1147. Lo accompagnarono due re vassalli, Ladislao di Boemia e Boleslao IV di Polonia. Vi era anche Federico di Svevia ed un contingente di lorenesi guidato da Stefano vescovo di Metz e da Enrico vescovo di Toul. In giugno l’esercito attraversò l’Ungheria e qui Corrado III fu raggiunto da un’ambasceria guidata da Demetrio Macrembolita e Alessandro da Gravina. I legati di Manuele I chiesero al re tedesco di giurare fedeltà all’imperatore e lui giurò. Verso il 20 luglio i tedeschi entrarono in territorio imperiale, superando il Danubio su imbarcazioni bizantine e a Nis il governatore Michele Brands li rifornì dei viveri necessari. Dopo aver attraversato Sofia gli occidentali cominciarono a saccheggiare le campagne e esercitare violenza sugli abitanti. L’imperatore decise di controllare da più vicino i crociati e inviò un suo generale di origine turca, Prosuch, per tenerli a bada e con l’ordine di intervenire per arginare ogni forma di brigantaggio. " di "1 6 Filippopoli → rapine ai danni della popolazione e incidente in una taverna sfociato in combattimento. Venne ucciso un uomo da parte dei Tedeschi, il popolo si ribellò e successivamente i crociati diedero fuoco a tutto ciò che trovarono al di fuori delle mura cittadine. Intervenne Michele Italico. Adrianopoli → un nobile tedesco, parente del re si ammalò e dovette trattenersi in un monastero. Alcuni soldati della fanteria imperiale decisero di derubarlo e per nascondere il crimine lo uccisero dando fuoco al ricovero. Corrado III si infuriò e ordinò al nipote Federico di prevedere alla ritorsione. Intervenne Prosuch. Manuele I nonostante non fosse contento (voleva che compissero la traversata da Sesto sull’Ellesponto), accettò di far avanzare i crociati alla volta della sua città. Corrado III era parente stretto di Manuele I, avendo quest’ultimo sposato la cognata Berta di Sulzbach e il sovrano lo considerava un alleato potenziale contro i Normanni. Aveva comunque il timore di un attacco tedesco. Giunto a Costantinopoli, il re tedesco fu occupato da trattative con l’imperatore. I Tedeschi nel frattempo riprendevano le violenze contro gli abitanti e le truppe imperiali intervennero e li sconfissero. Corrado III accettò di far passare il Bosforo ai suoi e Manuele I mise a disposizioni le imbarcazioni necessarie, una fornitura di armi, vettovaglie in abbondanza e giudice per inoltrarsi in Asia Minore. Luigi VII partì da Saint-Denis l’8 giugno e diede appuntamento ai suoi vassalli a Metz. Il suo esercito comprendeva un contingente condotto dal gran maestro del Tempio, Everardo di Barre. Con il re viaggiava anche la moglie, insieme ad altre nobildonne. A Ratisbona i Francesi furono raggiunti da ambasciatori di Manuele I, ovvero Demetrio Macrembolita e un certo Mauro da identificare in Giovanni Ducas. Questi chiesero che il re non sottraesse all’imperatore nessuna città o fortificazione dei suoi domini e gli restituisse quei luoghi, un tempo sottoposti al potere imperiale. La prima richiesta parve ragionevole, la seconda fu oggetto di discussione e prevalse una tattica dilatoria. Alla fine si arrivò ad un compromesso e in nome del re fu prestato un giuramento di garantire la sicurezza del territorio imperiale; i Bizantini a nome del loro sovrano assicurarono la disponibilità delle provviste e di uffici di cambio delle monete durante il viaggio. L’esercito i rimise così in marcia e, dopo aver attraversato l’Ungheria, giunse alla frontiera bizantina alla fine di agosto. L’esercito proseguì alla volta di Costantinopoli giungendovi il 4 ottobre. Nel frattempo parte di Lorenesi si erano staccati dall’esercito per attendere l’arrivo di Luigi VII, me i Bizantini li spinsero a traghettare al più presto per impedire il ricongiungimento di forze pericolose per la loro città. In attesa del grosso rimasero avanguardie della spedizione francese che vennero attaccate da mercenari peceneghi e cumani al servizio dell’impero per indurli a passare lo stretto. I Francesi resistettero con coraggio e gli ambasciatori di Luigi VII, fecero rimostranze a Manuele I che mise fine agli incidenti e consentì loro di stabilire il campo vicino alle mura cittadine assicurando i rifornimenti. Quando Luigi VII arrivò in prossimità di Costantinopoli fu ricevuto da una delegazioni di nobili, clero e popolo. Manuele I lo accolse ed ebbero un colloquio cordiale. Il re prese alloggio a Philopation per diversi giorni. all’interno del campo crociato si confrontavano due fazioni opposte: la prima favorevole a mantenere buoni rapporti con l’imperatore, l’altra decisamente antibizantina guidata da Goffredo vescovo di Langres, il quale diceva: le mura erano fragili e il popolo imbelle, facile interrompere le condutture d’acqua che rifornivano la capitale, se presa Costantinopoli le altre città si sarebbero arrese spontaneamente, Costantinopoli non era cristiana e Manuele I si muoveva sulla stessa linea del padre. Esortava quindi alla presa della città. I più moderati rifiutarono di aderire ad una causa così radicale e la contesa venne troncata dalla decisione di Luigi VII di attraversare il Bosforo. I Francesi poi superarono lo stretto raggiungendo Calcedonia. Qui si verificò un incidente. Un fiammingo s’impadronì di quanto gli capitò a tiro (sui banchi dei cambiavalute) e il suo esempio fu seguito da altri. Ne scaturì la devastazione dei banchi e delle tende dei cambiavalute che fuggirono sulle navi imperiali. Luigi VII fece impiccare il responsabile davanti alla città e si affrettò a far cercare i beni sottratti restituendoli ai derubati. Comneno colse l’occasione per tagliare i viveri ai crociati. Solo grazie all’eloquenza di Arnolfo, vescovo di Lisieux, accettò di restituire i pellegrini fatti prigionieri e di ripristinare i rifornimenti. Le trattative continuavano e il Comneno chiese che il re tornasse a Palazzo, ma questo rifiutò. La questione venne quindi trattata attraverso ambasciatori e Manuele I fece richieste precise: matrimonio diplomatico tra una nobile francese e un suo nipote (non concluso) e l’omaggio feudale. In cambio provvedeva a fornire guide, mercati e uffici di cambio dove sarebbe stato possibile. Se non si fossero presentate le condizioni i crociati erano autorizzati a vivere delle risorse del luogo, a saccheggiare le " di "2 6 squadra mista veneto-bizantina che sconfisse i Normanni a Capo Malea. L’incursione della flotta normanna non modificò il corso degli avvenimenti: l’assedio di Corfù divenne sempre più serrato e nell’estate 1149 la guarnigione si arrese. Il castellano trattò con i Bizantini e dopo aver ottenuto che il presidio normanno potesse ritirarsi senza essere disturbato, aprì le porte della città passando al servizio dell’imperatore. Manuele I vi pose una guarnigione e si apprestò a proseguire la campagna portando la guerra in Italia. Raggiunse Valona ma per la seconda volta i suoi progetti furono resi vani dalle circostanze avverse → cattivo tempo e rivolta di Serbi suscitata dal nuovo re normanno Guglielmo I (1154-1166), cui fece seguito una guerra con l’Ungheria. L’imprevisto non lo portò a rinunciare all’operazione e ne affidò il comando ad Axouch. Aveva l’odine di sbarcare ad Ancona per stabilirvi una base operativa ma il generale imperiale non fu all’altezza del suo compito. Il fallimento dell’operazione non fece abbandonare a Manuele I il progetto di condurre la guerra in Italia. L’intesa con Corrado III venne mantenuta e, nel marzo del 1151 l’imperatore comunicò al re germanico di essere pronto per intervenire. Corrado III, a sua volta, era intenzionato a iniziare le operazioni l’anno successivo, ma morì il 15 febbraio 1152. Il nuovo sovrano tedesco Federico Barbarossa mal si adattava all’idea di un’interferenza bizantina nelle vicende italiane. Nel giugno 1155 Manuele I inviò i propri plenipotenziari ad Ancora per dare il via ad un’operazione congiunta. Quando incontrarono il Barbarossa ottennero un rifiuto. L’imperatore non si lasciò scoraggiare e decise di agire da solo: raccolse truppe mercenarie e con l’aiuto dei vassalli normanni ribelli, attaccarono la Puglia giungendo fino alle porte di Taranto. All’impresa, con iniziale successo, aderì anche papa Adriano IV, ma nel 1156 Guglielmo I sconfisse le truppe bizantine presso Brindisi costringendo il papa alla pace. Adriano IV fu costretto a riconoscere le conquiste normanne e ottenne dal re l’omaggio vassallatico. Guglielmo I procedette alla riconquista del territorio italiano. Nel 1157 inviò una squadra navale ad attaccare l’Eubea e questa arrivò fino alle mura di Costantinopoli. Vi furono altri scontri in Italia ma nel 1158 venne concluso un trattato, con la mediazione del papa e i Bizantini abbandonarono la penisola. 3. L’invadente dell’occidente Manuele I fu l’ultimo sovrano della dinastia comnena che cercò di dare un ruolo di grande importanza a Bisanzio. Non mancarono di certo i successi in certi fronti ma l’intrinseca debolezza si manifestò. Per quando riguarda l’Oriente → nel 1158 fu vinto e ridotto allo stato di vassallo il principe armeno Thoros che aveva stabilito il suo potere in Cilicia; il principe di Antiochia Rinaldo dovette accettare la sovranità dell’imperatore e questi si riservò anche il diritto di nominare il patriarca della città; Baldovino III re di Gerusalemme riconobbe la supremazia dell’imperatore di Costantinopoli e gli fece visita ponendosi sotto la sua protezione. Il rapporto privilegiato con Gerusalemme proseguì: il re Amalrico I sposò la nipote di Manuele I, ovvero Maria Comnena e, nel 1168 l’imperatore di Bisanzio e il re latino strinsero un’alleanza contro l’Egitto. La potenza musulmana si era rafforzata, dopo la morte di Zengi nel 1146, a opera del figlio Nur el Din. La posta in gioco fra lui e Gerusalemme era divenuto l’Egitto. Amalrico tentò diverse volte di impossessarsene senza riuscirvi e nel 1168 strinse un’alleanza con Manuele I per questo. L’imperatore mise a disposizione una flotta che partì dall’Ellesponto il 10 luglio 1169, ma la spedizione congiunta non fu pronta per mettersi in moto prima di ottobre. I Franchi procedettero per terra e la squadra imperiale all comando di Andronico Contostefano fece rotta alla volta di Damietta che venne messa sotto assedio. L’operazione si risolse in un fallimento verso la metà di dicembre gli alleati si ritirarono. Manuele I si assicurò su altri fronti vittorie contro Ungheria e Serbia. Si inserì inoltre nelle lotte fra Federico I Barbarossa e i comuni italiani appoggiando questi ultimi. La contesa con il sultanato turco di Iconio finì per essere disastrosa. Infatti l’esercito imperiale venne sconfitto nel 1176. Questa disfatta segnò la fine del sogno di potenza di Manuele I. L’età delle crociate fu segnata dall’accentuazione dei rapporti fra bizantini e occidentali, non solo in funzione delle operazioni militari ma anche attraverso rapporti commerciale e l’afflusso di persone dall’Occidente. La nuova temperie ebbe riflessi anche sul piano culturale → Manuele I ruppe la tradizione secondo cui il sovrano doveva sposarsi solo con le sue suddite. Egli sposò infatti prima Berta di Sulzbach e poi Maria di Antiochia. Gli stranieri occupavano anche cariche pubbliche importanti. Le repubbliche marinare italiane erano arrivate in ritardo e avevano mirato a profitti commerciali. L’impero di Bisanzio rappresentava un campo di azione privilegiato e, al tempo di Manuele I, la più invadente era la repubblica di " di "5 6 Venezia, anche se il sovrano concluse comunque un’alleanza con Genova (1169) e con Pisa (1170). Già nel 992 Venezia aveva avuto privilegi commerciali, ma le sue fortune aumentarono nel 1082 allorché Alessio I, per ricompensarla dell’aiuto contro i Normanni, fece concessioni. Nel maggio del 1082, con una crisobolla accordò altisonanti titoli nobiliari al doge e al patriarca di Grado, proprietà e facilitazioni nell’esercito della mercatura. Venezia ottenne un proprio quartiere a Costantinopoli e l’autorizzazione a commerciare in quasi tutto l’impero senza pagare dazi. Venezia non prese parte alla prima crociata perché papa Urbano II non aveva rivolto un appello in tal senso al ducato. Non vi era poi da parte veneziana un interesse a imbarcarsi in un azione che avrebbe potuto guastare i rapporti con l’impero d’Oriente o con i paesi musulmani. Le repubbliche rivali, ovvero Genova e Pisa colsero invece l’occasione per inserirsi nei mercati orientali e parteciparono alla spedizione traendone vantaggi. Anche la repubblica di San Marco alla fine di decise all’azione, allestì quindi una flotta che nell’estate del 1099 salpò alla volta dell’Oriente. Giunti a Rodi i Veneziani vi si fermarono per passare l’inverso e alla notizia del loro arrivo, Alessio Comneno inviò messaggeri per indurli a tornare indietro senza ottenere l’effetto sperato. Mentre erano a Rodi arrivò d Pisa una flotta con la quale si scontrarono risultando vincitori: i prigionieri pisani vennero liberati a condizione che non commerciassero più in acque bizantine e non movessero guerra ad altri cristiani. Da Rodi la flotta proseguì alla volta di Mira e di qui si diressero alla volta di Gerusalemme offrendo i propri servigi a Goffredo di Buglione in cambio di vantaggi mercantili e territoriali. Presero parte alla conquista di Haifa, ottenendo 1/3 della città e rientrano in patria nel dicembre 1100. I contrasti originati dalla partecipazione alla crociata non guastarono i rapporti con Alessio I, ma con i successori si. Giovanni II nel 1119 rifiutò di rinnovare la crisobolla paterna, togliendo a Venezia i privilegi. La repubblica reagì male. Quando Baldovino II re di Gerusalemme fece un appello ai cristiani per la difesa della Terra Santa, Venezia colse l’occasione per inviare in Oriente una grande flottante partì nell’agosto 1121. Questa fece sosta a Corfù, assediandola. L’assedio si protrasse inutilmente fino alla primavera 1123 quando il doge Domenico Michiel decise di proseguire il viaggio. Al ritorno (~ metà 1124) ripresero le operazioni di pirateria contro l’impero: vennero saccheggiate Rodi, Chio, Samo, Lesbo e Andro fino a che le navi veneziane tornarono in patria. Giovanni Comneno nell’agosto 1126 concluse un nuovo trattato → confermati privilegi precedenti e esentati dalle imposte i sudditi dell’impero che avessero rapporti commerciali con Venezia. L’accordo di Manuele I con Venezia di fare guerra ai Normanni ebbe un costo molto elevato per Bisanzio: nel 1147 rinnovò gli impegni presi dal padre aggiungendo il permesso di commerciare anche a Creta e Cipro senza pagare dazi e nel 1148 ampliò l'estensione del quartiere a Costantinopoli. In seguito gli interessi dei due stati iniziarono ad essere divergenti: il timore di una riaffermata presenza bizantina in Italia aveva spinto la Repubblica a concludere un trattato con Guglielmo I nel 1154 → al momento delle ostilità Venezia restò neutrale → non si interruppero i rapporti commerciali tra Venezia e l'impero. Un punto di disaccordo era la politica italiana di Manuele I, che sosteneva i comuni. Un altro aspetto era connesso al possesso della costa orientale dell'Adriatico e con preoccupazione erano viste le mire del Comeno sull'altra costa dell'Adriatico. La politica sovrana di Bisanzio rischiava di mettere fine alla posizione di privilegio ottenuta dalla Repubblica e il governo veneziano non mancò dimostrare il proprio disappunto, rifiutando nel 1167 di dare aiuto militare dell'impero e, avviando rapporti diplomatici con l’Ungheria. Si arrivò ad una rottura → arresto dei veneziani presenti nell'impero e con confisca dei loro beni. L'operazione prese il via il 12 marzo 1171 e venne programmata con ogni cura. I veneziani si fecero infatti cogliere di sorpresa e non ebbero possibilità di scampo. Fu guerra: venne approntata una flotta che a fine settembre partì per l’Oriente sotto il comando della doge Vitale II Michiel. I veneziani non riuscirono a piegare il Comneno. A Chio furono colpiti da un’epidemia → elevato numero di vittime. Il 16 aprile del 1172 presero la via della madrepatria. L'armata rientrò in patria umiliata e sconfitta; il doge venne assassinato. Il successore Sebastiano Ziani, fomentò la ribellione dei Serbi e fornì navi ai tedeschi, che nel 1173 assediarono Ancona. Nel 1175 fu concluso un trattato fra Venezia e il re di Sicilia, stipulando una pace in cambio di concessioni commerciali → segnale forte. Ciò spinse Manuele I a rivedere la propria posizione. Vennero avviati negoziati 1179 e si giunse alla liberazione di parte dei prigionieri. Le trattative vennero interrotte alla morte dell'imperatore (1180). " di "6 6
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