Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

BOCCHI F., LO SVILUPPO URBANISTICO, Sintesi del corso di Storia Medievale

Bologna fu travolta dalla crisi dell'impero romano e subì delle drastiche conseguenze. Sant'Ambrogio, ve-scovo di Milano, sul finire del IV secolo (circa nel 387) riscontrò il degrado di Bologna, egli visitò Bologna in più occasioni, anche durante la sistemazione delle Quattro Croci e il rinvenimento dei corpi dei santi Vitale e Agricola.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 10/11/2019

gessica_de_stefano
gessica_de_stefano 🇮🇹

4.5

(90)

56 documenti

1 / 6

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica BOCCHI F., LO SVILUPPO URBANISTICO e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! 1B. BOCCHI F., LO SVILUPPO URBANISTICO DALLA CRISI ALLA RIPRESA (SECOLI IV-X). Sant'Ambrogio a Bologna e le Quattro Croci. Bologna fu travolta dalla crisi dell'impero romano e subì delle drastiche conseguenze. Sant'Ambrogio, vescovo di Milano, sul finire del IV secolo (circa nel 387) riscontrò il degrado di Bologna, egli visitò Bologna in più occasioni, anche durante la sistemazione delle Quattro Croci e il rinvenimento dei corpi dei santi Vitale e Agricola. A quest'ultimo evento, collocato tra il 392-393, troviamo una larga partecipazione popolare per la sistemazione delle salme dei santi e martiri bolognesi. Per quanto riguarda la sistemazione delle Quattro Croci queste vennero sistemati in punti importanti della città semidistrutta, queste sono state nella storia della città più volte distrutte, vennero collocate nella basilica di San Petronio nel 1798. Le Quattro Croci rimasero per quasi un millennio e mezzo negli stessi luoghi, furono poi spostate perché creavano, con le cappelle da cui erano protette, solo disagio alla circolazione. Queste erano collocate in luoghi strategici della città e dedicate alla Vergine, agli Apostoli, ai Martiri e Santi; queste sono legate a Sant'Ambrogio che partecipò alle cerimonie per la loro collocazione. Queste croci delimitavano un'area interna alla città romana, queste erano collocate ai margini della zona sopravvissuta alla crisi. Queste segnavano il confine con la non-città e con l'antica città in rovina. La destrutturazione urbana e le mura di Selenite. Le più antiche testimonianze di un sistema fortificato molto ben strutturato sono costituite dalle mura di Selenite (il nome deriva dal nome della pietra), la prima cerchia di Bologna, che, sulla base della ricostruzione effettuata grazie ai pochi resti archeologici pervenuti, delimitavano un abitato ancora più ristretto rispetto a quello delle Croci. Tre lati forti delle mura sono ancora oggi chiaramente individuabili nella trama viaria. La datazione delle mura di Selenite resta un problema irrisolto, pochissimi resti rimangono di questa cinta muraria (queste furono realizzate anche con materiali di riuso), sembrano esistere già nel 410, all'epoca dell'assedio del visigoto Alarico. Essendo divenuta più piccola la superficie urbanizzata, il sistema di fiumi e canali che proteggevano l'antica città romana fu abbandonato. Era necessario realizzare un nuovo sistema con nuovi fossati più efficienti, di grande importanza fu l'Aposa e un suo ramo occidentale. Molte erano le porte della città. La costruzione delle mura di Selenite cambiò radicalmente l'immagine della città: non si trattava più di un abitato ristretto, sempre più corroso dal degrado, ma una fortificazione ordinata, ben strutturata, con gli innesti delle vie di collegamento con il territorio sulle principali porte. Le mura e il fossato hanno creato una cintura difensiva e di sicurezza (rinforzata dalla presenza delle croci ambrosiane intermediarie della protezione celeste) ma al tempo stesso hanno segnato un limite territoriale e giuridico, in cui quello che stava dentro era civitas e quello che stava fuori era suburbio e territorio. La netta cesura fra il dentro e il fuori rese più evidente la localizzazione delle aree cimiteriali, luoghi di culto in cui si veneravano le reliquie dei santo. Numerose erano le chiese suburbane che custodivano le prestigiose spoglie dei primi vescovi bolognesi. La cattedrale cittadina, dedicata a San Pietro, era invece all'interno delle mura di Selenite. A quel tempo non erano consentite le sepolture all'interno delle città. Del periodo del governo bizantino ed esarcale su Bologna, conseguente alla guerra greco-gotica (535-553), non si sa praticamente nulla, nascono però in questo periodo delle chiese all'interno delle mura di Selenite. La conquista longobarda invece è avvenuta tra il 727 e il 728 ed è durata meno di mezzo secolo, a questi anni risale l'urbanizzazione a est delle mura di Selenite. Poche sono le tracce lasciate dai longobardi; la più importante è il catino di pietra per la raccolta delle offerte liturgiche ora al centro del cortile di Pilato in Santo Stefano. Nella necropoli troviamo poi la sepoltura di longobardi, due chiese inoltre sono consacrate a santi venerati dai longobardi. Il complesso stefaniano inizierà ad essere sempre più importante dal 983, questi accumuleranno molti territori che daranno in concessione. -Edilizia civile, pubblica e religiosa. Esiste poi un porto, concesso al vescovo, sul reno legato ad un attività economica di un mercato. L'edilizia privata era molto sobria mentre quella pubblica civile ed ecclesiastica era di un'altra qualità. Allo scadere del primo millennio le mura avevano subito delle notevoli modifiche e adattamenti al mutare della vita e delle situazioni, vengono aperte nuove porte e viene costruita la rocca imperiale che sarà poi distrutta nel 1115. L'XI SECOLO. Lo sviluppo orientale e la riurbanizzazione della città antica abbandonata. Con il nuovo millennio assistiamo ad una riurbanizzazione della città romana abbandonata in seguito alla crisi demografica, questa è fuori dalle mura. Troviamo l'urbanizzazione della parte orientale della città, i documenti proengono da Santo Stefano e San Giovanni in Monte, due istituzioni millenarie che hanno saputo conservare le memorie delle loro proprietà. La spinta urbanizzatrice nella zona a oriente delle mura di Selenite comincia a essere documentata in maniera massiccia solo con l'XI secolo, quando il monastero di Santo Stefano operò una consistente distribuzione del proprio patrimonio fondiario, situato a ridosso della città, sotto forma di lotti assegnati con contratti a lungo termine. La maggioranza dei documenti stefaniani pervenuti riguarda la concessione di lotti, con o senza casa, mediante contratto di enfiteusi. In ambiente urbano il contratto di enfiteusi era utilizzato dai laici e dagli enti ecclesiastici per concedere gli immobili per lunghi periodi, soprattutto in presenza di forti richieste di abitazioni, senza rinunciare alla proprietà diretta degli immobili. L'archivio del monastero di Santo Stefano comprende una lunga serie di enfiteusi e di contratti a lungo termine che ha inizio nel 1077 e che giunge fino al XVIII secolo, quando il monastero con tutti i suoi beni passò in gestione al Senato bolognese. La parte iniziale della serie di contratti è molto significativa per la storia dell'urbanizzazione orientale della città. Tutti i documenti si riferiscono alla zona esterna di mura di Selenite, dapprima in punti molto a ridosso delle mura stesse, poi, con il trascorrere degli anni, anche un poco più lontano. In queste zone troviamo quindi orti e vigne di proprietà del monastero solcate da vie di comunicazione. Le case erano vicine tra loro. La più antica testimonianza della presenza di case con il portico che insisteva sul terreno privato, sarebbe poi stato codificato negli statuti del 1288. Rinnovamento dell'edilizia religiosa e nuove comunità monastiche. Nel 1019 troviamo la sistemazione delle reliquie dei santi Vitale ed Agricola in un luogo più confacente alla loro dignità e alla loro fama, la chiesa in cui erano state collocate era infatti in rovina. I corpi furono portati nella cripta della chiesa di San Giovanni Battista. Nel XI secolo fu messa mano anche alla cattedrale, i cui lavori si protrassero forse fino al secolo successivo, quando, nel 1141 fu devastata da un incendio. Restano oggi pochi resti di quest'edificio. Troviamo poi nel territorio cittadino l'immissione di comunità monastiche benedettine. Importante fu il monastero di San Procolo, le prime testimonianze le troviamo nel 1075, disponeva di un ampio terreno coltivabile. Importante fu anche il monastero di San Felice così come il monastero femminile dei Santi Vitale e Agricola. Nel corso del XI secolo i monasteri benedettini di Bologna, compreso Santo Stefano, conobbero un rinnovamento edilizio molto consistente. Le Due Torri. Molte furono le torri bolognesi tra XII e XIII secolo, nel Duecento molte furono mozzate in altezza. Elemento misterioso di Bologna furono proprio le torri, di queste non si sa nulla apparte il nome delle famiglie a cui appartennero. La torre degli Asinelli è forse la più antica di Bologna, la sua fondazione risale alla fine del IX secolo. Le torri bolognesi erano situate prevalentemente all'interno e nei pressi delle mura di Selenite e nella zona dell'urbanizzazione orientale attorno a porta Ravegnana. Un gran numero di torri erano costruite proprio sul muro della cerchia di Selenite, tanto da ritenere che siano state utilizzate in parte le torri di cortina già presenti nel muro tardo-antico. Le torri che si possono attribuire alle mura Selenite sono quella dei Lapi e dei Scarpellini. Presso la torre degli Asinelli vi si teneva il mercato giornaliero. Le famiglie bolognesi costruivano torri come simbolo del loro prestigio. L'autonomia cittadina: formazione e sviluppo del Comune. Fra la fine dell'XI secolo e l'inizio di quello successivo, le città dell'Italia centro-settentrionale si costituirono in Comuni autonomi; per quanto riguarda Bologna ciò non avviene prima del secondo o terzo decennio del XII secolo, ciò a causa del potere tenuto sulla città da Matilde di Canossa, questa fino alla sua morte nel 1115 non aveva lasciato spazio a nessuna istanza autonomistica. Alla notizia della morte della contessa i cittadini di Bologna assalirono la rocca matildica e la distrussero. Già nel 1116 la città chiede all'imperatore un privilegio per ottenere l'autonomia. Ugo di Ansaldo e Alberto Grasso furono i giuristi che avevano posto le basi dell'amministrazione autonoma del Comune. La costruzione della terza cerchia di mura (la Circla). Non si conosce l'anno di fondazione dell'ultima cerchia di mura che sarà poi abbattuta nel 1902, questa nel medioevo è conosciuta come Circla e con molta probabilità risale al periodo di maggior tensione tra Bologna e Federico II (1226-1227), vi era un fossato. La costruzione fu finanziata dalla comunità che ora era ben organizzata vista la suddivisione del contado deliberata dal comune nel 1223. Con questa cerchia muraria la superficie totale di Bologna passò a 408 ettari. L'urbanizzazione fra le due ultime Cerchie: le lottizzazioni dei beni ecclesiastici. Lo scavo del fossato della Circla consentì di rendere urbana una considerevole fascia di terreni in precedenza rurali, spazi necessari per rispondere alla richiesta di alloggi dovuta alla pressione demografica della metà del secolo, favorita dall'andamento positivo dell'economia. Il monastero di Santo Stefano fu uno dei primi ad avviare la lottizzazione, ad ogni avanzamento delle opere di difesa urbane il monastero comprò terreni agricoli. Anche le canoniche di San Giovanni in monte e San Salvatore si occuparono dei loro beni rurali. Nel XIII secolo i contratti di locazione hanno meno validità, 29 anni, e furono messi in atto dal monastero di San Procolo. Questo era stato raggiunto dalle mura dei Torresotti ma continuò ad occuparsi dei suoi terreni al di là di queste. Anche il vescovo e il capitolo della cattedrale di San Pietro avevano vasti possedimenti tra le ultime due cerchie di mura. I portici. Le strade porticate si svilupparono in tutta Italia ed Europa ma nessuna città ne ebbe così tante come Bologna, qui si sviluppano quasi 38 chilometri. Le ragioni di questo sviluppo sono da ritrovare nelle decisioni di politica urbanistica prese nel Duecento. La città è sempre più sistemata, nessuno poi poteva usare a fini privati il suolo pubblico. S'inizia quindi a proteggere il suolo pubblico e quindi le case iniziano a svilupparsi verso l'alto, i solai del primo piano soprattutto iniziano a sporgere verso la strada, era quindi necessario porre a terra un puntello che scaricasse il peso della struttura. Questa costruzione dava origine al portico. Queste strutture erano importanti anche per gli artigiani che utilizzarono molto questi spazi esterni alle loro botteghe. Dal XII secolo troviamo una regolamentazione per quanto riguarda la costruzione dei portici, questi erano molto apprezzati dal Comune di Bologna. Il portico divenne di uso pubblico e il loro utilizzo venne regolamentato negli Statuti cittadini. Viene regolamentata l'altezza dei portici, questi dovevano essere almeno 2,70 metri, doveva infatti essere possibile passarci a cavallo. Molti portici che non erano regolamentari furono abbattuti. Nel 1288 fu inserita negli statuti la norma che obbligava tutti a costruire il portico. Le vie nuove e il controllo dell'edilizia. Le 'vie nuove' erano quelle con cui si modernizzava la città antica e si urbanizzava la nuova. Le nuove zone urbanizzate necessitavano infatti di parecchi interventi. Le torri di Bologna nella prima metà del Duecento erano meno di 100, il controllo sulle torri iniziò con lo statuto del 1250, nel quale si stabilì che le torri non potevano essere abitate oltre i 24 metri. Le torri quindi da abitazioni diventano strumenti per la guerriglia urbana. I materiali edilizi, per volere dell'amministrazione pubblica, avevano prezzi fissi. La qualità dei prodotti veniva verificata pena sanzioni pecuniarie. Alcuni materiali dovevano poi essere venduti solo dai produttori e non potevano essere venduti al di fuori della città. La sistemazione dei servizi. Una volta realizzati i grandi servizi infrastrutturali, furono affrontati i problemi relativi alla qualità della vita urbana, consistente nella realizzazione di un decoroso smaltimento delle acque e dei rifiuti domestici e urbani, nella sistemazione dei servizi igienici, nella selciatura e nella pulizia delle strade, nel rifornimento idrico. Il principale collettore naturale fognario che attraversava tutta la città era il torrente Aposa, da questo poi si costruirono dei collettori secondari. Molto perfezionata era la fogna sotterranea del Mercato di Mezzo. Grandi furono poi i lavori per il sistema fognario di Piazza Maggiore e del Palazzo comunale, non si badò a spese. Si chiamavano androne i ristretti spazi situati fra una casa e l'altra, o dietro le case, queste zone avevano la funzione di raccogliere le acque nere domestiche e gli scarichi dei servizi igienici. Le androne più antiche sfociavano direttamente sulle vie pubbliche e qui trasportavano l'immondizia. Il Comune inizia quindi ad ordinare la chiusura delle androne con un muro. Le androne dovevano poi essere collegate alla rete fognaria. Le androne andavano poi regolarmente pulite. Anche i rifiuti privati dovevano essere smaltiti secondo le norme comunali, il rispetto delle norme era controllato dai ministeriali delle contrade, questi potevano punire. I gabinetti privati scaricavano nelle androne. I selciati dovevano essere sempre perfetti per garantire la transitabilità e per rendere più agevole il deflusso delle acque. I lavori ai selciati erano ordinati dal Comune ed erano moltissimi. Lo smaltimento dei rifiuti urbani riguardava tre categorie di materiali: i rifiuti domestici, l'immondizia delle strade e gli scarti delle lavorazioni artigianali e industriali. La pulizia della strada per il tratto prospiciente la casa era uno degli oneri personali dei cittadini di Bologna. Ciascuno ogni giovedì era tenuto a raccogliere ammonticchiato davanti alla propria casa il fango e le altre immondizie, in cui avrà depositato anche i rifiuti domestici. Il servizio di raccolta e di deposito in discariche esterne alla città era invece un onere degli abitanti del contado, che erano tenuti a venire in città con i carri. Con il tempo la raccolta dell'immondizia cittadina era commissionata a persone scelte e percepivano un salario. Grande impegno vi era per la raccolta del fango, venivano creati persino degli appalti. Una città in piena espansione economica produceva dei rifiuti tossici, che inquinavano l'aria e l'acqua. Per queste ragioni fu necessario pianificare la città tenendo conto di due diversi fattori: da una parte mantenere pulite le acque, dall'altra non impedire agli operatori di produrre. Le acque intoccabili erano quelle del Canale di Reno, questo canale poteva sporcarsi solo dopo la fuoriuscita dalle mura cittadine. La salvaguardia delle acque urbane ha prodotto la necessità di dislocare gli impianti inquinanti nelle zone meno abitate, nei punti a valle, dopo che le acque avevano già svolto i loro servizi. Il rifornimento di acqua potabile era garantito dai pozzi e da qualche fontana pubblica, per gli animali erano distribuiti nella città parecchi guazzatoi. Gli inquinatori venivano duramente puniti. La manutenzione dei pozzi pubblici era molto efficiente. Attorno ai pozzi era presente una fascia di rispetto per impedirne l'inquinamento.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved