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Boemia e Moravia nel cuore dell’Europa, Sintesi del corso di Storia Moderna

Sunto del manuale di Denisa de Angelis e Francesco Gui per l'esame di Storia Moderna del Prof. Gui

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 24/10/2019

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4.4

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Scarica Boemia e Moravia nel cuore dell’Europa e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! CAPITOLO I DA CECH A SAMO: ALLE ORIGINI DI UNO STATO Le cronache medioevali raccontano dell’arrivo del leggendario capostipite CECH (dal massiccio dei Monti dei Giganti), il quale decise di stabilirsi sulle pendici del MONTE RIP ovvero a 30 km da Praga – quella di Cech e dei suoi SLAVI CECHI, non può essere considerata un’invasione bensì un arrivo pacifico e silenzioso di una tribù animata certamente da buoni propositi Il racconto secondo il quale i Cechi sarebbero stati la prima popolazione abitante della Repubblica Ceca, ci viene riferito da KOSMAS il decano che scrisse la CHRONICA BOHEMORUM – in tale opera, in lingua latina, il cronista mise per iscritto ciò che i vecchi narravano da secoli ai nipoti, riportando così su carta la tradizione orale 1. Tra cronaca e storia Sicuramente Kosmas, sapeva perfettamente che, prima dei cechi, le terre in questione fossero state abitate da CELTI e GERMANI e che quindi il popolo di Cech non poteva essere il primo ad esservisi stabilito – ma allora perché avrebbe inserito tale leggenda all’interno della sua cronaca? Prima di tutto dobbiamo ricordare che, quando il decano scriveva, si assisteva ad una forte spinta verso est da parte dell’Impero Germanico: questo minacciava di cancellare i diritti dei cechi sul loro territorio e di rivendicare l’antica appartenenza di quegli spazi al mondo tedesco – ecco che, obiettivo del cronista era quello di fronteggiare l’invadenza dei vicini, riadattando la realtà storica con quella mitologica Un’altra ipotesi è che Kosmas stesso avesse inventato il leggendario personaggio di Cech in modo tale da dimostrare la sostanziale unità tra BOEMI e MORAVI Vale qui la pena di ricordare la versione di JIRASEK il quale racconta che il mitico Cech arrivò nell’attuale Repubblica Ceca in compagnia del fratello LECH – tuttavia quest’ultimo decise di spingersi ancora più ad oriente, stringendo un patto col fratello: dopo 3 giorni, Lech, accendendo un grande fuoco, avrebbe fatto capire a Cech dove si era stanziato – ecco che, passati i 3 giorni, Cech e la sua gente videro una colonna di fuoco levarsi verso Oriente – il luogo prescelto da Lech venne chiamato KOURIM, che in ceco significa Fumo: questo avrebbe costituito la culla della civiltà ceco-morava Un’altra leggenda, invece, spiega la motivazione per cui i polacchi vedono in Lech il loro progenitore: si racconta, che Lech, dopo la fondazione di Kourim, si sia nuovamente recato nel luogo d’origine per fondare un nuovo insediamento che chiamò KRAKOV – qui compare il personaggio di KROK, figlio di Lech che analizziamo tra poco – comunque la leggenda racconta che Cech morirà all’età di 86 anni nel 661 Dopo la cronaca di Kosmas, altri scrittori trattarono il medesimo argomento: una delle più importanti è sicuramente quella di PRIBIK PULKAVA Z RADENINA, un monaco chiamato a corte da Carlo IV per celebrare la dinastia dei Lussemburgo: egli finì per distaccarsi parecchio dal racconto di Kosmas, tramandando nella sua Chronica la versione più popolare della storia Nella sua KRONICA CESKA, del 1541, HAJEK, parla di un certo KROK, che detenne il potere per ben 30 anni e che fondò nel 682, il CASTELLO DI VYSEHRAD destinato ad ospitare la gloriosa dinastia dei PRIMISLIDI Krok ebbe 3 figlie: • KAZI, la maggiore esperta in erbe medicinali ed in pratiche magiche capaci di influenzare i destini delle persone; • TETA, descritta come un’idolatra del paganesimo (insegnava alla sua gente a venerare alberi, sorgenti, pietre); • LIBUSE: figura molto saggia che meglio impersona il ruolo ricorrente delle donne nelle vicende dinastiche ceche Libuse, prese il potere dopo la morte di suo padre, facendo di Vysehrad la sua dimora e divenendo una sorta di veggente, una vera e propria guida spirituale per il suo popolo – la leggenda racconta che un giorno Libuse scorse dall’altra parte del Fiume Moldava, la figura di un uomo intento a costruire la soglia della sua casa sul luogo del futuro castello di HRADCANY: quella soglia, in ceco PRAH avrebbe dato il nome alla città fondata in quel punto, PRAHA, per la quale Libuse profetizzò un futuro glorioso Continuando a seguire la leggenda, Libuse regnò in un primo momento da sola e poi scelse come sposo L’ARATORE (PREMYSIL ORAC) che sarà il fondatore della dinastia Ceca dei PREMISLIDI 2. Dopo i Celti, i Marcomanni Fin qui sarà ormai chiaro che la prima popolazione a stabilirsi nella Repubblica Ceca, furono i cosiddetti CELTI BOJI: essi erano dediti ad agricoltura ed allevamento ma allo stesso tempo, erano eccellenti fabbri ed artigiani – inoltre lavoravano il metallo ed infatti furono tra i primi coniatori di monete Inizialmente si organizzarono in insediamenti all’interno dei villaggi per poi passare, verso la fine del II sec a.C., alla fondazione di città fortificare (OPPIDA in latino) tra le quali ricordiamo quella che diverrà la capitale della Slovacchia ovvero BRATISLAVA – tali città erano il fulcro del potere e della vita agricola e commerciale I Celti boji iniziarono a decadere nel secolo successivo e, in poco tempo, sparirono dalla storia: infatti i loro oppida, fiorenti dal punto di vista economico, non lo erano altrettanto da quello politico a causa della mancanza di un’organizzazione di tipo statale – e così, respinti dai romani al di là delle Alpi, i celti subirono gli attacchi dei germani che occuparono i territori centrali del continente almeno fino al 400 dopo Cristo Ma chi furono i germani che sostituirono i celti sconfitti? Le fonti ci suggeriscono due popolazioni: QUADI E MARCOMANNI – entrambi, allontanati dai Romani dalle rive del Meno, si misero in marcia verso est, alla ricerca di una terra che potesse ospitarli: i Marcomanni si stabilirono in Boemia, i Quadi in Moravia – tuttavia nessuna delle due popolazioni riuscì ad eguagliare i celti nel loro sviluppo economico Per quanto riguarda i Marcomanni, la figura di riferimento da ricordare è quella di MAROBUD il loro sovrano – egli da ragazzo era stato tenuto prigioniero a Roma in seguito all’avanzata romana contro i barbari – in questo periodo di esilio, Marobud ebbe la possibilità di formarsi militarmente e culturalmente: ecco che, ritornato in patria, ponendosi alla testa del suo popolo, lo condusse nel territorio ceco – tuttavia il re non si accontentò di questo: ecco che decise di assoggettare anche le popolazioni limitrofe giungendo sino alla sponda meridionale del fiume Elba e alla Vistola – ecco che i Romani arrivarono a considerarlo il Tuttavia, sporadici accenni sulla prima cristianizzazione, compaiono quando la storia Ceca finisce per intrecciarsi con quella del Sacro Romano Impero – nel 796, CARLO MAGNO, dopo aver sottomesso Sassoni e Avari, riuscì ad instaurare il proprio potere su tutta l’Europa centrale e nord-occidentale – per quanto riguarda gli slavi, Carlo sottomise solo quelli di Croazia e Slovenia, essendo impossibilitato, causa resistenza bulgare, ad accedere alla penisola balcanica – per quanto riguarda, invece, Boemia e Moravia, Carlo rispettò le frontiere naturali (il fiume Elba), senza tentare di conquistarli Il primo incontro tra esercito carolingio e slavi si ha nell’805 – gli slavi si rifiutarono di sottomettersi e così ci furono numerosi scontri, e così alla fine del IX sec, i carolingi, pur astenendosi da una vera e propria conquista territoriale, ritennero di poter considerare ugualmente gli slavi dei loro subordinati – tuttavia non si conosce la natura di tale sottomissione I carolingi, dunque, rispettosi dei confini naturali, non avevano nemmeno cercato di imporre il Cristianesimo agli slavi anche se i missionari franchi riportarono qualche successo in Boemia e Moravia con la conversione di alcuni membri della nobiltà – in linea di massima possiamo affermare che i successori di Carlo mantennero lo stesso comportamento nei confronti dei cechi – tuttavia la situazione cambio con l’avvicendamento dei franchi orientali da parte della dinastia sassone – i sassoni, infatti, si sarebbero dimostrati assai più invadenti imponendo una sistematica cristianizzazione dei territori germanici – le Marche di Baviera e di Sassonia vennero rese ottime basi per attuare un’influenza presso i vicini slavi e saldi baluardi contro il paganesimo 2.1 Sotto i Mojmirovci L’esperienza della Grande Moravia (833-906) prende avvio dalla fondazione di essa da parte di MOJMIR I – in modo particolare si verificò, specie in Moravia, una forte opposizione da parte della cristianizzazione portata avanti dai missionari franchi – Mojmir, fondatore di una vera e propria dinastia eponima, portò con la sua fondazione numerose conseguenze in ambito sia politico che ecclesiastico: infatti, i principi moravi si avvicinarono al mondo bizantino aprendosi ad una cristianizzazione del mondo slavo affidata a Costantinopoli ed estesa fino alla Russia – in quel periodo comparvero sul suolo moravo i primi edifici di culto cristiani La Grande Moravia risulta un eccezionale capitolo della storia Ceca, almeno per 2 motivi: • Essa può essere considerata il primo vero e proprio stato ceco; • Rese possibile per la prima volta una convivenza tra cechi e slovacchi La prima documentazione ufficiale in cui si parla dei moravi come popolo risale all’822, quando LUDOVICO IL PIO (figlio di Carlo) indisse una dieta a Francoforte sul Meno, invitando anche i rappresentanti degli slavi occidentali tra cui i moravi Il governo di Mojmir, inizia nell’833 ma purtroppo, la pace dura solo poco più di un decennio: infatti, nell’846, LUDOVICO IL GERMANICO mosse verso la Grande Moravia – Mojmir fu costretto alla fuga e di lui non si hanno più notizie e al suo posto venne messo il nipote, ROSTISLAO – la sorte del principe rimane ancora oggi sconosciuta Rostislao dimostrò di essere un sovrano forte ed un valoroso guerriero – organizzò infatti numerose battaglie contro i tentativi di invasione della Moravia da parte dei Franchi Orientali – la cosa importante è che il sovrano diede inizio ad una politica FILO-BIZANTINA, cosa che gli permise di intervenire all’interno delle questioni ecclesiastiche: grazie alla sua protezione furono, infatti, accolti in Moravia, i primi missionari greci, CIRILLO e METODIO – tuttavia, il contatto con Bisanzio, favorì anche gli scambi commerciali determinando un’influenza bizantina sulla produzione artigianale morava – molto probabilmente il tramite per gli inizi di questi intensi scambi, furono gli Avari già da tempo dediti al commercio orientale Tuttavia, Ludovico il Germanico continuò a perseguitare Rostislao che, alla fine, venne spodestato, fatto prigioniero e sostituito dal nipote SVATOPLUK (870-94) Quest’ultimo fu sicuramente uno dei più significativi regnanti moravi: in primis riuscì ad allargare la Grande Moravia arrivando a ricoprire Polonia, Serbia, Ungheria, Boemia e addirittura Ucraina con la conquista di Kiev – inoltre riuscì a mantenere una certa indipendenza dai franchi orientali con i quali intrecciò un rapporto ambivalente: se da una parte, infatti, li riconobbe signori della Moravia, dall’altra nel frattempo, si fece promotore di una campagna militare ai loro danni – nell’874, a FORCH-HEIM, il sovrano siglava la pace con l’impero Franco: Svatopluk si impegnava ad un giuramento di fedeltà nei confronti dei franchi e al pagamento di tributi nei loro confronti, mentre rafforzava il proprio potere sul piano interno Il sovrano ceco costruì un saldo legame con il principe boemo BORIVOJ, il quale venne invitato il Moravia per ricevere il battesimo da Metodio – questo scatenò una ribellione aristocratica in Boemia sedata soltanto dall’esercito moravo – questo evento segnò una costante presenza morava in Boemia, tanto che, dopo la morte di Borivoj, Svatopluk governò come un suo successore La storia del principato di Svatopluk ci viene raccontata dalla VITA DI SAN METODIO Alla morte di Svatopluk, il regno passò nelle mani di suo figlio MOJMIR II (894-906) – egli dovette subito preoccuparsi di fronteggiare la resistenza boema e tutti i territori conquistati da suo padre finirono per andare persi – infatti, la Grande Moravia andava scomparendo per mano dei boemo ma anche dei MAGIARI, popolazione alla quale si erano rivolti i franchi orientali per eliminare uno stato divenuto ormai troppo forte – infatti, nel 906, essi sconfissero definitivamente Mojmir ponendo fine all’impero moravo La conclusione dell’esperienza morava ebbe 3 importanti conseguenze: • Si perse la possibilità dello sviluppo di una nazione slava estesa all’intera Europa centro-orientale; • Ci fu il definitivo distacco tra slavi occidentali e slavi orientali; • L’allontanamento tra cechi e slovacchi (si ritroveranno nel 1918 per poi separarsi nuovamente nel 1993) Tuttavia, gli storici, interrogandosi sulla fine di un impero tanto stabile, non hanno potuto fare a meno di notare che, buona parte della responsabilità stesse nei cechi stessi, divisi da latenti rivalità destinate a riemergere continuamente – infatti, se da una parte i Magiari ebbero le loro indiscutibili responsabilità, i boemo tradirono i loro fratelli moravi, voltandogli le spalle e cercando protezione dall’Impero – inoltre, appare doveroso ricordare i dissidi esistenti all’interno dello stesso casato dominante: alcune fonti attendibili, racconterebbero che sia Rostislao, sia Svatopluk, pensarono al suicidio come strumento per risolvere le diatribe interne alla loro famiglia In conclusione, dunque, una Grande Moravia forte dal punto di vista esterno ma debole da quello interno – ma comunque, senza ombra di dubbio, anticipatrice e genitrice dell’odierna REPUBBLICA CECA 2.2 La cristianizzazione di Cirillo e Metodio Tutto ebbe inizio negli anni 50 dell’800, quando Rostislao, battendosi per liberare la Moravia dall’influenza dei missionari franchi, chiese al Papa NICCOLO I di inviare nelle sue terre dei missionari che avessero padronanza dell’idioma slavo – la richiesta del principe, tuttavia, non ebbe seguito: il pontefice, infatti, appariva piuttosto preoccupato dell’inimicarsi il mondo tedesco il quale, in cambio dell’uso del latino liturgico aveva ricevuto in cambio la possibilità di diffondere la religione romana presso i pagani Indispettito dall’insuccesso, Rostislao inviò la medesima richiesta all’imperatore bizantino MICHELE III – questi, grazie alla collaborazione di FOZIO, uno dei più grandi patriarchi della chiesa orientale, decise di rendersi protagonista della cristianizzazione morava e non solo – difatti, nel biennio 862-64, giunsero in Moravia 2 fratelli provenienti da Salonicco: COSTANTINO (che, poco prima della sua morte assunse il nome di CIRILLO), un filosofo e teologo dotato di grande padronanza di greco, latino e macedone, e METODIO, un vero e proprio missionario Con l’invio dei due fratelli, l’obiettivo di Bisanzio era quello di creare all’interno della Grande Moravia una CHIESA ORIENTALE che poteva usare la propria lingua all’interno della liturgia – tutto questo malgrado la ferma opposizione da parte del Germanico il quale nel 864 arrivò addirittura a stringere un’alleanza militare con BORIS I, il Khan bulgaro, con il semplice obiettivo di contrastare i rivali – anche in Pannonia la situazione non era certo delle più rosee: qui, l’opera missionaria bizantina creò una violenta opposizione da parte dell’episcopato bavarese – nonostante tutto la cristianizzazione di Cirillo e Metodio ebbe un rapido successo Infatti, in Moravia i 2 fratelli ricevettero una calorosa accoglienza – essi infatti, come richiesto da Rostislao, conoscevano molto bene lo slavo antico (la loro madre aveva origini slave) – i due composero addirittura il GLAGOLITICO ovvero uno speciale alfabeto slavo con il quale tradussero tutto il vecchio e il nuovo testamento, i più importanti testi liturgici sia greci che latini, il diritto canonico e quello civile – inoltre redassero il PRIMO CODICE GIURIDICO SLAVO fondato sul diritto greco e romano – tali opere costituiscono la PRIMA LETTERATURA SLAVA e l’antico slavo divenne così la terza lingua liturgica dopo greco e latino Sempre ai due fratelli viene ricondotto un altro alfabeto, diffuso in Bulgaria all’inizio del X sec.: si tratta del CIRILLICO usato ancora oggi dagli slavi del sud Per quanto riguarda il RITO, Cirillo e Metodio adottarono inizialmente quello greco, ma poi, siccome in Moravia, grazie ai Franchi era maggiormente conosciuto quello romano, usarono quest’ultimo in via definitiva Tuttavia la Chiesa Romana smise molto presto di approvare la liturgia in lingua slava (cosa che tra l’altro aveva fatto solo per guadagnarsi le simpatie del popolo contro la chiesa bizantina): nell’867, i due fratelli vennero chiamati sul Bosforo per conferire con le autorità – tuttavia, durante una breve sosta a Venezia, appresero la notizia dell’assassinio di Michele III e dell’allontanamento di Fozio – ecco che i due missionari furono portati a Roma in
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