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Fine Prima Repubblica: Crisi Politica e Nascita Seconda Repubblica (1992-1994), Schemi e mappe concettuali di Storia Contemporanea

Politica italianaStoria Moderna ItalianaSistema politico italiano

La crisi politica italiana tra il 1992 e il 1994, che portò allo sviluppo della seconda repubblica. Durante questi anni, la dc subì un pesante arretramento, il psi registrò una lieve perdita, ma la lega nord emerse come una nuova forza politica. Craxi cercò di riprendere il potere, ma fu ostacolato da un processo per collaborazione con la mafia. Scalfaro, un democristiano, fu eletto presidente della repubblica e iniziò a delineare una nuova figura di presidente con responsabilità più ampie. Amato fu incaricato di formare il nuovo governo e portò avanti una serie di riforme economiche. La crisi dei partiti e della democrazia rappresentativa portò all'iniziativa mani pulite, che coinvolse molti esponenti della classe politica e creò uno shock nell'opinione pubblica.

Cosa imparerai

  • Come la Lega Nord emerse come una nuova forza politica in Italia?
  • Che eventi politici portarono alla fine della Prima Repubblica Italiana?
  • Come Mani pulite influenzò la classe politica italiana?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2019/2020

Caricato il 11/11/2022

maria-chiara-calanni
maria-chiara-calanni 🇮🇹

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Scarica Fine Prima Repubblica: Crisi Politica e Nascita Seconda Repubblica (1992-1994) e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Il big bang della politica italiana Tra il 1992 e il 1994, la crisi già in atto da tempo è esplosa definitivamente provocando il collasso della Prima Repubblica. Nelle elezioni politiche del ’92, la Dc subì un pesante arretramento, anche il Psi registrò una lieve perdita, anche se nel complesso il pentapartito continuava ad avere la maggioranza nel Paese e nel Parlamento. Si affermò un nuovo partito, la “Lega Nord”, inizialmente sottovalutato, che ottenne un sorprendente 8,6% dei voti, concentrato nelle regioni settentrionali. Era un risultato significativo perché esprimeva il distacco profondo di ceti sociali e di aree territoriali che in precedenza si erano riconosciuti soprattutto nella Dc. Non c’era più la grande sproporzione di voti che aveva segnato il rapporto tra Psi e Pci per lungo tempo; tuttavia, non si realizzò il sorpasso elettorale dei socialisti sui comunisti e le ambizioni di leadership sulle forze di sinistra lungamente coltivate da Craxi vennero nuovamente deluse. Inoltre, contro il Psi pesava un atteggiamento ostile che lo identificava come l’espressione più negativa dell’oligarchia dei partiti. La sconfitta sulla proposta di un referendum istituzionale e del presidenzialismo mostrava, inoltre, la difficoltà per questo partito di indicare prospettive vincenti. Dopo le elezioni Craxi cercò di percorrere la strada degli anni precedenti e il suo disegno avrebbe dovuto portarlo nuovamente alla presidenza del Consiglio e prevedeva, inoltre, l’elezione di un democristiano alla presidenza della Repubblica. Qualcosa si inceppò, mostrando che il logoramento interno del pentapartito si stava aggravando. Dopo che Cossiga ebbe dato le dimissioni, la Dc si divise tra Forlani e Andreotti. Per uscire dalle difficoltà si profilò la candidatura di Scalfaro che venne però eletto solo dopo il tragico attentato mafioso contro il giudice Giovanni Falcone. Il 23 maggio 1992, presso Capaci una forte carica di esplosivo uccise il giudice, la moglie e gli uomini della scorta. Le importanti indagini condotte negli anni precedenti dal pool antimafia, di cui Falcone era un esponente di punta, avevano fatto luce sull’organizzazione Cosa nostra e portato al maxiprocesso di Palermo, iniziato nel 1986 e concluso nel 1992 con la condanna di molti mafiosi ai vertici dell’organizzazione. La sua opera ha determinato una svolta nel rapporto tra lo Stato e la mafia e segnato una pesante sconfitta di quest’ultima. Tra il 1992 e il 1994 la presenza della mafia nelle vicende italiane non si è fatta sentire solo con la strage di Capaci. Poche settimane dopo Falcone, fu ucciso un altro protagonista di questa lotta, il giudice Paolo Borsellino e nel 1993 vennero compiuti attentati mafiosi a Roma e a Firenze. È stato ipotizzato che tali attentati si siano intrecciati con pressioni per allentare il duro regime carcerario cui erano sottoposti gli esponenti di Cosa nostra. Si è parlato in questo senso di trattativa Stato-mafia. Nel 1993, inoltre, Andreotti venne incriminato per collaborazione con esponenti di Cosa nostra e con lui venne simbolicamente messa sotto processo un’intera classe politica. Due giorni dopo l’attentato di Capaci, deputati e senatori elessero presidente della Repubblica un democristiano, ma non scelsero né Forlani né Andreotti, la scelta cadde su Scalfaro. Venne così eletto un difensore delle responsabilità del Parlamento contro l’eccessivo potere dei partiti: questo elemento avrebbe avuto un ruolo nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Con lui avrebbe cominciato a delinearsi una nuova figura di presidente della Repubblica con responsabilità più vaste dei precedenti capi dello Stato. Dopo un presidente della Repubblica scelto dal Parlamento e non dai partiti, nel 1992 è venuta la novità di un presidente del Consiglio che non era quello da loro concordato. Era stato arrestato a Milano il socialista Mario Chiesa, per vicende di corruzione: era stato il primo atto dell’inchiesta Mani pulite. Craxi prese le distanze ma dagli interrogatori a Chiesa emerse che il segretario socialista era al corrente di finanziamenti illeciti al Psi. Questo fu sufficiente a Scalfaro per rifiutare l’incarico di Craxi e incaricare Amato di formare il nuovo governo. A differenza degli esecutivi precedenti Amato ebbe maggiore libertà d’azione: fece uscire l’Italia dallo Sme e procedette ad una svalutazione della lira; varò una manovra economica pesante; venne accelerato e intensificato il processo di privatizzazione dell’industria pubblica. Dc e Psi, spinti dalle circostanze difficili, sostennero le scelte di Amato. Tuttavia, mentre gli effetti benefici della svalutazione si sarebbero visti solo nel tempo, quelli depressivi della manovra si fecero sentire subito, provocando una fortissima reazione contro i partiti che appoggiavano il governo. Dc e Psi subirono un forte tracollo mentre la Lega Nord conseguì un successo eccezionale. Amato formò il suo primo governo nell’anno in cui venne sottoscritto il Trattato di Maastricht (7 febbraio ’92) che portò all’adozione della moneta unica europea. In un contesto di progressivo indebolimento dei partiti e del sistema politico, esplose l’inchiesta Mani pulite, un’iniziativa della magistratura che ha coinvolto molti esponenti della classe politica. Con l’arresto di Mario Chiesa, i giudici di Milano cominciarono a far emergere non solo una serie di reati specifici ma anche un sistema molto esteso di finanziamento illecito dei partiti, cui si legavano in molti casi fenomeni di corruzione: Tangentopoli. Le sue radici si collocano nella crescente difficoltà dell’economia italiana a misurarsi con l’economia internazionale e con il progressivo indebolimento del sistema politico. Bettino Craxi ha sempre ammesso l’esistenza di un sistema di finanziamento illecito, pur rivendicandone la necessità per sostenere gli alti costi della politica e, in un certo senso, per garantire la stessa democrazia. Mani pulite ha svolto un ruolo di grande rilievo nella maturazione di un senso più solido e più profondo della legalità. Le rivelazioni di Tangentopoli crearono infatti uno shock nell’opinione pubblica e delegittimarono gran parte dei parlamentari e i vertici delle istituzioni che erano espressione dei partiti coinvolti nelle corruzioni. La credibilità complessiva dello Stato venne compromessa e prevalse una contrapposizione tra la società civile e la classe politica, che alimentò spinte antipolitiche e speranze di cambiamento del personale politico. È legata a questo contesto la grande popolarità di cui hanno goduto i giudici di Mani pulite e, in genere, tutti i magistrati impegnati nella lotta contro la corruzione. La risonanza conquistata dall’azione della magistratura va collegata al rapporto che si stabilì con i mass media, in particolare con le televisioni, che hanno enfatizzato il protagonismo dei giudici, la condizione dei personaggi colpiti dalla loro azione, le scene processuali ecc. Molti italiani si sono trasformati in un pubblico che assisteva in modo partecipe all’azione della magistratura ogni giorno più ampia e diffusa, delegando ad essa un potere che è proprio dei cittadini, cioè scegliere i propri rappresentanti. Con Mani pulite si è avviata una modifica dei rapporti e degli equilibri tra i giudici e la politica che hanno presentato la loro azione contro la corruzione come un mezzo per salvare la democrazia italiana, compromessa dalla presenza di partiti come il Psi e la Dc, che avevano prodotto la stagione dello stragismo. La Prima Repubblica non è finita a causa di Mani pulite: è stata travolta da processi in corso da tempo, in primo luogo la crisi dei partiti di massa e, più complessivamente, della democrazia rappresentativa. L’offensiva di Mani pulite ha provocato un radicale azzeramento della classe politica e ha penalizzato soprattutto le forze al governo nei decenni precedenti, specie quelle del pentapartito. L’azione della magistratura, viceversa, ha indirettamente favorito le forze che erano state all’opposizione, in particolare gli eredi del Pci e ha dato beneficio anche a formazioni di origine recente, come la Lega Nord e Forza Italia di Berlusconi, comparsa successivamente nella scena politica. Gli effetti più profondi di Mani pulite e di altre inchieste giudiziarie hanno riguardato il sistema politico nel suo complesso. Gli agenti della corruzione non sono principalmente i singoli politici ma i partiti in quanto tali e la corruzione è stata favorita dalla mancanza di alternanza alla guida del governo. Ne deriva l’esigenza di una
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