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Marx e il materialismo dialettico: la lotta di classe e la trasformazione storica, Slide di Filosofia

Marx concepiva la dialettica come il continuo cambiamento della realtà sociale e storica, determinato dalla successione di differenti strutture economiche e sociali. Ogni struttura economico-sociale produce contraddizioni e conflitti, che portano alla nascita di una nuova struttura. Il materialismo dialettico spiega come la lotta di classe conduca allo sviluppo storico e alla fine dello sfruttamento e dell'alienazione del lavoro. Marx e engels scrissero il manifesto del partito comunista nel 1848, dove analizzarono la critica al socialismo utopistico, la funzione storica della borghesia, il concetto di storia come lotta di classe, il rapporto e il conflitto tra borghesia e proletariato.

Tipologia: Slide

2021/2022

Caricato il 29/06/2022

Issaco2002
Issaco2002 🇮🇹

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Scarica Marx e il materialismo dialettico: la lotta di classe e la trasformazione storica e più Slide in PDF di Filosofia solo su Docsity! Il materialismo dialettico Per Marx la dialettica è il continuo cambiamento della realtà, in particolare della realtà sociale e storica, non a causa dell'Idea ma a causa del succedersi nella storia di differenti strutture economiche e sociali. Ogni struttura economico-sociale, teorizza Marx, lungo la sua storia producedentro di sé delle contraddizioni, dei conflitti, destinati prima o poi a provocarneil mutamento con la nascita, conseguentemente, di una nuova struttura economico-sociale. In ogni struttura economico-sociale c'è una classe sociale dominante e un certo tipo di produzione economica, le quali costituiscono la tesi. Ad esse si contrappone la classe sociale dominata, che costituisce l'antitesi. La vittoria della classe sociale dominata comporta la nascita di una nuova struttura economico-sociale e di un nuovo tipo o modo di produzione economica, che costituiscono la sintesi. Sono proprio le contraddizioni che si generano in ogni epoca storica e in ogni struttura socio-economica le molle autentiche dello sviluppo storico che danno luogo a nuove forme sociali. In tal senso, nelle società tribali la lotta fra le tribù ha comportato la vittoria di talune di esse e la riduzione in schiavitù delle altre. Nella società antica gli schiavi, i barbari, si sono ribellati e sono prevalsi sui patrizi, diventando signori feudali. Nella società feudale i servi della gleba sono riusciti infine a liberarsi e a diventare classe borghese dominante. Nella società capitalistica sorge la classe dei proletari (gli operai) destinati a contrapporsi e a superare la classe borghese. Il materialismo dialettico è quindi la teoria secondo cui il divenire storico, la storia, si svolge in base ad un processo dialettico, cioè in base a contrapposizioni e conflitti tra classi sociali, per effetto non già dei diversi modi in cui lo Spirito si manifesta e si realizza, come in Hegel, ma per effetto delle contraddizioni interne alla struttura materiale economico-sociale di volta in volta dominante. Capovolta rispetto ad Hegel, la dialettica è per Marx la legge dello sviluppo della realtà storica. Tale legge mostra l'inevitabile passaggio dalla società capitalistica al comunismo, con la conseguente fine dello sfruttamento e dell'alienazione del lavoro. La lotta di classe. Marx ed Engels scrivono nel 1848 il Manifesto del partito comunista. La storia di ogni società è storia di lotta di classe. Così è anche per la società capitalistica, in cui si trovano in lotta, da una parte, la borghesia, cioè i capitalisti proprietari dei mezzi di produzione, e, dall'altra, il proletariato, cioè i lavoratori salariati, costretti a vendere la loro forza-lavoro per procurarsi i mezzi di sussistenza. La classe borghese sorge all'interno della società feudale, evolvendosi dalla società delle gleba. Essa ha avuto il merito, che Marx riconosce, di abbattere e superare la classe dei signori feudatari (i nobili) e di aver favorito lo sviluppo della scienza e della tecnica. Tuttavia, proprio per la legge del materialismo dialettico, così come la borghesia è stata l'antitesi dei signori feudali, altrettanto il proletariato è l'antitesi della borghesia, cioè la borghesia si trova opposto a sé, come antitesi, il proletariato. Infatti, spiega Marx, dalla classe borghese sorgono i capitalisti. La loro avidità, la continua ricerca del profitto, induce i capitalisti ad ingrandire sempre di più le loro imprese e quindi ad aumentare sempre di più gli operai alle loro dipendenze, cioè i proletari, e a sfruttarli sempre di più. Ma più diventano numerosi e sono sfruttati, tanto più i proletari si organizzano e diventano forza e classe sociale rivoluzionaria. La borghesia dunque produce dentro di sé la propria contraddizione a causa dell'aumento della classe proletaria che ne causerà la caduta. Come la borghesia sia destinata a cadere ed il proletariato a vincere viene spiegato da Marx nella sua celebre opera "Il capitale". "Il Capitale". I temi finora esaminati sono stati esposti da Marx nell'opera il "Manifesto del partito comunista", ossia i temi concernenti la critica al socialismo utopistico, l'analisi della funzione storica della borghesia, il concetto di storia come lotta di classe, il rapporto e il conflitto tra borghesia e proletariato. Nell'opera "Il Capitale" Marx critica in particolare l'economia borghese-capitalistica ed espone i principi dell'economia comunista. L'opera "Il Capitale" inizia con l'analisi della merce. Essa ha un duplice valore: 1. un valore d'uso, ossia l'utilità e la qualità della merce, del prodotto, vale a dire quanto è utile nella sua capacità di soddisfare un bisogno umano. 2. un valore di scambio, riguarda l'aspetto della quantità, ossia la capacità di ogni merce di essere scambiata con un'altra merce, salvo che, per maggior comodità, lo scambio non è diretto, non è in forma di baratto, ma è indiretto ed avviene tramite la moneta. Il valore di scambio di una merce (quanto essa vale) dipende secondo Marx dalla quantità di lavoro necessario per produrla, cioè dal tempo medio di lavoro impiegato nella produzione della merce. Ebbene, critica Marx, il capitalismo considera ogni merce come avente valore di per se stessa, ma si dimentica invece che essa è il frutto del lavoro umano. Lo stesso lavoro del proletariato (operaio o contadino che sia), che Marx chiama forza-lavoro, è considerato anch'esso una semplice merce dall'economia capitalista: il lavoro del proletario è cioè considerato come una merce che egli vende al capitalista in cambio del salario. Ma la forza-lavoro (il lavoro del proletario) è una merce particolare, dice Marx, perché il suo valore è superiore al valore di scambio, cioè il lavoro del proletario produce di più e vale di più di quanto riceve come salario, stabilito in quantità appena sufficiente per il suo mantenimento. Ad esempio, se l'operaio è obbligato a lavorare dieci ore al giorno e se il
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