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Diogene e la Filosofia come Moda di Vita: La Rivoluzione Filosofica nell'Età Ellenistica, Sintesi del corso di Etica

Filosofia ellenisticaDiogene di SinopeAntisteneFilosofia greca antica

La filosofia di Diogene di Sinope, che segnò una rivoluzione nella pratica filosofica dell'Età Ellenistica. Diogene, allievo diretto di Antistene, sosteneva l'idea che tutti potessero diventare filosofi e si rivolgeva a uomini e donne come individui in grado di affrontare la sorte. Diogene era un cinico, che insegnava l'autosufficienza attraverso un addestramento alla sofferenza e la provocazione come strumento per sfidare l'ingiustizia. Le quattro dottrine ciniche coprono l'individualismo etico, l'equivalenza tra fatica e bene, la superiorità dell'animale sull'uomo e l'idea della paideia. La filosofia di Diogene fu una forma radicale di educazione e durò fino al V secolo d.C.

Cosa imparerai

  • Come era la filosofia di Diogene di Sinope differente da quella di Socrate?
  • Che dottrine seguiva Diogene di Sinope?
  • Come insegnava Diogene di Sinope la via verso l'eudamonia?

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 17/08/2018

carmela-1006
carmela-1006 🇮🇹

4.4

(16)

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Scarica Diogene e la Filosofia come Moda di Vita: La Rivoluzione Filosofica nell'Età Ellenistica e più Sintesi del corso in PDF di Etica solo su Docsity! DIOGENE E LA FILOSOFIA COME FORMA DI VITA Il congresso di Corinto, che vide la sottomissione delle città greche al re della Macedonia, segnò la fine di un mondo e insieme il suo trionfo: le città greche non furono puù città- Stato ma la conquista di Alessandro Magno esportò lingua, cultura, istituzioni della polis greca in tutto il Mediterraneo orientale. Non a caso si narra che Diogene di Sinope mo nel 323, anno della morte di Alessandro Magno, perché il ruolo del filosofo nell’età ellenistica cambiò in modo drastico e Diogene fu per alcuni aspetti il filosofo emblematico di questa età. La fiolosofia di Diogene deriva dall’insegnamento di Socrate attraverso Antistene, suo discepolo diretto. Diogene sosteneva l’idea assolutamente nuova che tutti potessero divenire filosofi e si rivolgeva quindi non al cittadino ma all’uomo e con una novità dirompente anche alla donna, come individui che devono affrontare la tuche (sorte), e ai quali si doveva insegnare la via verso l’eudamonia. Era una via attraente non tanto per i cittadini della polis quanto per i metechi, cioè di residenti senza cittadinanza, i poveri, per colori ai quali la vita aveva riservato il peggio. Diogene era un cinico e i cinici miravano all'autosufficienza rispetto ai bisogni indotti dalla società attraverso un addestramento ad affrontare la sofferenza fisica. Il cinico, almeno quello di età imperiale, non era, nonostante tutto, un misantropo e ricercava i luoghi d’incontro per praticare la sua missione educativa svolta attraverso l’esempio prima che attraverso la diatriba, cioè la discussione polemica con l’interlocutore che ricorcava il ruolo di provocatore o di punzecchiaotre simile a un tafano che Socrate volutamente assumenva. La provocazione, la parresia ( libertà di parola) e lo spoudaigelaion ( riso serio) erano le armi con cui voleva fustigare la dalsità e l’ingiustizia. Esempi di tale strategia sono gesti come quelli di Diogene che camminava per le vie di Atene con una lanterna dichiarando di cercare un uomo e poi colpisce con il bastone chi si presenta, spiegando di stare cercando un vero uomo, non della spazzatura. La prima delle dottrine ciniche é l'individualismo etico basato sull'idea di armonia con sé stessi e sull'antitesi fra legge della città e legge della virtù, l'uomo può essere artefice del suo destino perché ha come via d'uscita il suicidio, ultima soluzione per preservare la propria dignità; la seconda dottrina é l'equivalenza tra fatica e bene, il metodo della filosofia é l'ascesi e il suo avversario é il piacere. La virtù non é come pensava Socrate, conoscenza discorsiva ma é azione. Si tramanda che Diogene per addestrarsi alla sofferenza fosse solito abbracciare statue gelate di inverno e rotolarsi sulla sabbia calda d'estate. Le pratiche dei cinici infatti erano quelle secondo natura, trasformando le sofferenze in fonte di piacere. La terza dottrina é la superiorità dell'animale sull'uomo. Il cane, accanto al semidio Eracle, fu l’emblema del movimento cinico da quando Antistene frequentò il ginnasio per fanciuli non atenieri di Kynosarges (kynos significa cane) . La scala degli esseri dei cinici rovescia la scala tradizionale della cultura ellenica: la divinità sta al posto più elevato, l'uomo sta al posto più basso e l'animale si colloca nella posizione intermedia. L'animale infatti è più simile agli dei, perché possiede l'autarchia ossia l'autosufficienza perché vive secondo natura, non conosce i vincoli artificiali del pudore e quindi soffre meno dell'uomo. La quarta dottrina é l'idea della paideia (educazione), processo che richiede di affrontare una serie di ponoi simili alle fatiche di Eracle e il cui punto d’arrivo è la trasformazione dello schiavo in re, come nella storia del re persiano Ciro. Il cinismo fu un movimento diverso da altre scuole per il rifiuto di una forma della scuola organizzata con autorità riconosciute e peri l fatto di insegnare soltanto una morale, non anche una logica e una fisica, e per il fatto di farne oggetto di educazione, non d’insegnamento. Il movimento durò fino al V secolo dell’evo
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