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Business planning appunti , Appunti di Economia

Appunti di business planning discorsivi utili per preparazione esame

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 29/04/2024

matteo-sivoccia
matteo-sivoccia 🇮🇹

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Scarica Business planning appunti e più Appunti in PDF di Economia solo su Docsity! Business Planning Project Management Tecniche Informatiche Per La Gestione dei Dati, Università LUMSA Giugno 2022 Indice 1 Gli istituti, le aziende, la specializzazione economica 2 1.1 Le società umane, il bene comune, le istituzioni e gli istituti . . . . . . . . . . . . . 2 1.2 Gli istituti, le aziende e gli aggregati di aziende . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 1.3 Le aziende familiari di consumo e di gestione patrimoniale . . . . . . . . . . . . . . 3 1.4 Le aziende di produzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 1.5 Le aziende composte pubbliche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 1.6 Le aziende nonprofit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 1.7 La differenziazione degli istituti: modelli economici alternativi . . . . . . . . . . . . 4 2 Le combinazioni economiche di istituto 6 2.1 Il sistema degli accadimenti e le combinazioni economiche . . . . . . . . . . . . . . 6 2.2 Le coordinazioni economiche parziali e le negoziazioni: il quadro d’assieme . . . . . 6 3 Gli assetti istituzionali 9 3.1 Un modello generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 3.2 Lo schema generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 3.3 Il sistema degli interessi convergenti nell’impresa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 3.4 L’integrazione dei contributi: il soggetto economico . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 3.5 L’assetto di governo delle imprese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 4 L’economicità 11 4.1 L’economicità come principio e come obiettivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 4.1.1 Durabilità e autonomia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 4.2 L’economicità delle imprese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 1 1 Gli istituti, le aziende, la specializzazione economica 1.1 Le società umane, il bene comune, le istituzioni e gli istituti La complessiva società umana si articola in numerose società umane particolari che si aggregano e si intersecano secondo relazioni molteplici. Le società umane sono di varia natura: • le famiglie. • le società civili e politiche quali lo Stato e le sue articolazioni e le comunità internazionali. • la Chiesa e le comunità religiose. • le comunità e le associazioni di interesse economici, politici e culturali. Le persone tendono naturalmente a far parte di gruppi e di società umane. Ogni società umana persegue il bene comune dei suoi membri. Il bene comune è il prodotto della cooperazione societaria che condiziona i singoli nella ≪società≫. La vita delle persone nella società umana complessiva è caratterizzata dal sorgere e dall’evolversi di istituzioni di varia natura, ossia da regole e strutture di comportamento relativamente stabili per i singoli e per i gruppi. Le società umane che assumono caratteri di istituzioni, sono denominate istituti. In tal senso sono istituti le famiglie, le imprese, i partiti politici, i Sindacati e lo Stato. Un istituto si presenta come complesso di elementi e di fattori, di energie e di risorse personali e materiali. Esso è duraturo (stabile) sia per i fenomeni interni sia per quelli di rapporti esterni con l’ambiente. Inoltre l’istituto presenta il carattere dell’essere autonomo. La ricerca intorno ad un istituto è necessariamente di tipo interdisciplinare. Le società umane, sono oggetto di studio di varie discipline. Normalmente denominiamo due insiemi distinti: • le famiglie: sono le società umane naturali. • le organizzazioni: le organizzazioni sono le collettività orientate al raggiungimento di sco- pi relativamente specifici e dotate di regole di comportamento che sono progettate e rese esplicite. 1.2 Gli istituti, le aziende e gli aggregati di aziende L’attività economica si svolge prevalentemente in istituti e per relazioni tra istituti. In tutti gli istituti, almeno in linea di principio, si svolge in qualche misura attività economica ossia attività di produzione e di consumo di beni economici. L’economia aziendale ha per oggetto gli istituti in cui l’attività economica è particolarmente rilevante manifestandosi con evidenza ed intensità in ricavi, costi, consumi, risparmi,... Gli istituti nei quali l’attività economica è particolarmente rilevante sono: 1. le famiglie. 2. le imprese. 3. gli istituti pubblici (lo Stato). 4. istituti nonProfit. Mentre le imprese sono istituti tipicamente (ma non esclusivamente) economici, le famiglie e gli isti- tuti pubblici presentano caratteristiche, anche dominanti, di specie diversa: sociali, etiche, religiose e politiche. Gli istituti nonprofit sono di natura molto varia; in alcuni casi prevalgono i contenuti economici, in altri casi i contenuti sociali o politici. Si definisce azienda, per astrazione, l’ordine strettamente economico di un istituto. Alle quattro classi di istituti sopra elencate corrispondono le seguenti quattro classi di aziende oggetto dell’economia aziendale: • l’azienda familiare di consumo e di gestione patrimoniale. • l’azienda di produzione. • l’azienda composta pubblica(azienda di produzione e di consumo). 2 4. Perché i vari istituti esterni alle famiglie si differenziano in macroclassi quali imprese istituti pubblici e nonprofit? Come mai non sono tutti imprese, o tutti istituti pubblici, o tutti istituti nonprofit? 5. Come mai, all’interno di ciascuna macroclasse (imprese, istituti pubblici, istituti nonprofit) si trovano realtà molto diverse tra di loro? In particolare, perché, all’interno della macro- classe imprese, si trovano imprese estremamente differenti in termini di: a) dimensioni; b) integrazione verticale; ) diversificazione;d)articolazione dell’assetto proprietario? 1. si svolge all’interno delle famiglie per via del fenomeno delle economie di specializzazione, da un lato, e delle limitate dimensioni economiche della famiglia, dall’altro lato. Infati: a) le persone (o le unità produttive elementari) specializzate in particolari produzioni sonopiù eficienti rispetto ad unità non specializzate; b) i volumi di produzione convenientemente otte- nibili da unità produttive specializzate sono tipicamente molto superiori a quelle consumabili da una famiglia. 2. Le singole persone, o le singole unità produttive elementari, possono operare come entità autonome scambiandosi gli input e gli output secondoimeccanismi del mercato; non sempre tuttavia, i meccanismi del mercato sono particolarmenteefficienti; l’integrazioneattraverso l mercato comportacostidi transazione, ossia ≪i costi sostenuti per negoziare e per concudere un apposito contratto per ciascuna operazione di scambio che si svolge nel mercato’ 5; anche la minaccia di comportamenti opportunistici per trovare partner alternativi. 3. La capacità umana di raccogliere e di integrare la grande massa di informazioni necessarie a tal fine è grandemente inferiore, se pur supportata dai più potenti sistemi informativi, a quanto necessario. Si noti che tra le informazioni necessarie per ottimizzare il sistema rientrano anche quelle molto difficili da esprimere, codificare e comparare che sono relative ai valori delle singole persone, ai loro bisogni, alle loro competenze e alle loro preferenze; 4. II formarsi, accanto alle famiglie, di tre macroclassi di istituti (imprese, Stato, istituti non- profit) è dovuto principalmente ai seguenti fattori: a) l’opportunità di sfruttare l’efficienza e l’innovatività tipiche delle imprese che operano nei mercati; efficienza e innovatività stimolati dalla concorrenza, dall’attivazione di tutte le competenze e di tutte le capacità imprendito- riali disponibili finalizzate alla massimizzazione del benessere individuale; b) la necessità di interventi dello Stato quando l’azione solo privata produrrebbe inefficienze o iniquità; ciò accade soprattutto in caso di: beni ad uso collettivo non escludibile, per i quali dunque le imprese private non sarebbero in grado di riscuotere un prezzo; condizioni che portano alla formazione di monopoli naturali 5. possiamodistinguere tra fattori che spingono verso la varietàe altri che spingono versol’uni- for. mità. Spingono verso l’adozione di forme differenti: a) le differenti caratt. ristiche dei prodotti e dei mercati che danno luogo strutturalmente a diff. renti scelte di dimensione, di localizzazione, di integrazione verticale, e coj via”; b) la ricerca di vantaggi competitii da parte di ciascuna impresanei confronti delle imprese sue concorrenti; lo sviluppo di compe- tenzedistintive interne?e l’adozione di speciali mosse strategiche danno luogoaforme aziendali differenziate; c) l’innovazione (tecnologica, organizzativa,finanzia ria, commerciale, ecc.) che per periodi più o meno lunghi, finché nonsi compiano fenomeni di replica o di imitazione, dà luogo a formespeciali d’impresa; d) le differenze di competenze e di propensioni di singoleper sone e di gruppi di persone. I principali fattori che promuovonoI’uniformi tà di configurazione delle imprese sono: a) l’imitazione delle formedistintive o innovative adottate da altre impre- se di successo; b) l’adattamento amodelli di impresa giudicati ≪normali≫, e quindi affidabili e corretti, c) luniformità e l’omogeneizzazione nel tempo e nello spazio delle regole formali cheinfluenzano le strutture e i comportamenti d’impresa (il diritto societario,del lavoro, fi- scale, ecc.); d) l’integrazione tecnica dei mercati mediante lo svluppo delle fonti di energia, dei sistemi di comunicazione e di trasporto 5 2 Le combinazioni economiche di istituto 2.1 Il sistema degli accadimenti e le combinazioni economiche Le combinazioni economiche sono parte del sistema degli accadimenti, ossia dell’insieme di azioni e di fenomeni che si manifestano nell’azienda e nel suo ambiente; azioni e fenomeni, economici e non economici, avvinti a sistema da relazioni molteplici. Una speciale categoria di accadimenti è rappresentata dal sistema delle operazioni, ossia dal sistema delle attività svolte dalle persone che compongono l’organismo personale d’azienda; come detto, tali operazioni nel loro insieme forma- no le combinazioni economiche; combinazioni produttive con riguardo ai processi di produzione economica e combinazioni di consumo con riguardo ai processi di consumo. 2.2 Le coordinazioni economiche parziali e le negoziazioni: il quadro d’assieme Nell’ambito dei sistemi economici progrediti l’impresa svolge un ruolo fondamentale nella pro- duzione dei beni economici, in particolare dei beni privati. L’espressione ≪produzione di beni privati≫ evoca immediatamente l’immagine dell’impresa manifatturiera che produce beni materiali quali le automobili, i capi di abbigliamento, i generi alimentari. Le combinazioni economiche generali d’impresa si articolano in: • coordinazioni economiche parziali: ossia insiemi di processi caratterizzati da: – una funzione. – un insieme di competenze specialistiche. Per tutte le imprese le coordinazioni parziali sono riconducibili alle seguenti classi e sottoclassi di operazioni: • configurazione dell’assetto istituzionale. In un dato momento della vita di un’impresa, l’assetto istituzionale è dato dalla configurazione di: 4) i soggetti nell’interesse dei quali l’azienda si svolge; 5) i contributi che tali soggetti forniscono all’azienda e le ricompense che ne ottengono; c) le prerogative di governo economico che fanno loro capo; d) i meccanismi e le strutture che regolano le correlazioni tra i contributi e le ricompense ed attraverso i quali si esercitano le prerogative di governo economico. • gestione: caratteristica; finanziaria; patrimoniale; tributaria; assicurativa. • organizzazione. • rilevazione. Le operazioni di configurazione dell’assetto istituzionale determinano il disegno complessivo secon- do il quale l’impresa nasce, si trasforma e si svolge. Configurato l’assetto istituzionale, l’attività d’impresa si svolge in tre grandi aree: • gestione: è il grande insieme di operazioni attraverso le quali l’impresa attua direttamente la produzione economica. • organizzazione: le attività di organizzazione si sostanziano nel disegnare la struttura orga- nizzativa dell’impresa, nell’assegnare i compiti e le responsabilità alle persone che vi lavorano e nel gestire i sistemi di ricompensa e di sviluppo delle persone stesse. • rilevazione: le attività di rilevazione consistono nella raccolta, elaborazione e diffusione dei dati e delle informazioni necessari per prendere buone decisioni e informare tutti i soggetti dell’impresa. Lo svolgimento delle combinazioni economiche si attua in parte attraverso insiemi di operazioni di gestione interna e in parte attraverso operazioni di gestione esterna. Le grandi classi di negoziazioni svolte dalle imprese sono: • negoziazioni di beni privati • negoziazioni di beni pubblici • negoziazioni di lavoro 6 • negoziazioni di capitale di rischio • negoziazioni di capitale di prestito • negoziazioni di rischi particolari Alcuni concetti chiave preliminari per la corretta analisi di tutti i tipi di negoziazioni sono: • i costi di transazione. • l’asimmetria informativa. • gli investimenti specifici. • la forza contrattuale. Quando si svolge una negoziazione, ad esempio uno scambio di merci, i soggetti coinvolti, il vendi- tore e il compratore, sostengono dei costi di attivazione e di gestione della negoziazione, denominati costi di transazione. Le due parti coinvolte in una negoziazione si trovano sempre in una situazione di asimmetria informativa questo perché una delle due parti si informa prima di effettuare una trattativa di mercato e se le informazioni di una delle due parti sono sufficienti a dubitare dell’affi- dabilità dell’altra allora lo svolgimento della trattativa si blocca. Nei costi di transazione rientrano anche commercialisti e avvocati per i dettagli delle clausole contrattuali o magari anche i costi che il compratore sostiene per costituire un ufficio ricevimento merci che verifichi i documenti, la qualità e quantità delle merci e la puntualità. Ne comprende anche la forza contrattuale. Spesso per attivare e mantenere relazioni di lungo periodo (ossia per attuare negoziazioni di lungo termine o ripetute nel tempo) una delle parti è indotta ad effettuare investimenti il cui valore può azzerarsi (o ridursi drasticamente) quando la relazione si interrompesse. Tali investimenti sono denominati investimenti specifici. Le due parti coinvolte in una negoziazione possono presentarsi con forza contrattuale, ossia con capacità di influenza nei confronti dell’altra parte, più o meno equilibrate e ciò, naturalmente, ha effetti importanti sull’esito della negoziazione’. • La gestione caratteristica origina costi (per le materie prime, per il lavoro, per gli impianti, ecc) e ricavi (dalla vendita dei prodotti) e, per differenza, un risultato reddituale (un utile o una perdita) denominato reddito operativo della gestione caratteristica. La gestione ca- ratteristica di un’impresa manifatturiera si articola nelle seguenti coordinazioni economiche parziali: – operazioni di ricerca e sviluppo: si tratta essenzialmente delle attività volte a configurare le caratteristiche del prodotto e le modalità di svolgimento dei processi di fabbricazione; – operazioni di acquisto di merci e di servizi destinati alla produzione: si possono distin- guere: 4) acquisto di fabbricati, impianti, macchine e attrezzature destinati a perdurare per lunghi periodi di tempo; 2) acquisto di materie prime e di componenti destinati alle lavorazioni e ai montaggi; c) acquisto di servizi privati di varia natura quali, ad esempio, servizi di consulenza, – operazioni di fabbricazione: il nucleo è rappresentato dalle attività di lavorazione e di assemblaggio delle materie prime e dei componenti acquista ti ma indispensabili e altrettanto importanti sono le attività di programmazione della produzione, – operazioni di commercializzazione: si tratta di vendere i prodotti dell’impresa massi- mizzando la convenienza economica della stessa; occorre analizzare le attese dei clienti attuali e potenziali nonché l’offerta dei concorrenti, individuare i potenziali clienti ed attivare i contatti con gli stessi, definire le nostre condizioni di vendita – operazioni di logistica: con questa dizione si coprono i vasti insiemi di operazioni svol- te per trasportare, immagazzinare e movimentare le materie prime, i semilavorati e i prodotti finiti • Gestione finanziaria: insieme delle operazioni volte a coprire il fabbisogno finanziario, ossia il fabbisogno di mezzi monetari necessari per avviare l’impresa e per sostenerne lo sviluppo – Capitale proprio – Capitale di prestito • Gestione patrimoniale: investimento di risorse monetarie eccedenti rispetto alla gestione caratteristica 7 3.4 L’integrazione dei contributi: il soggetto economico Affinché gli istituti possano avere una vita economica duratura occorre che tra tutti i soggetti si instaurino relazioni di cooperazione. L’integrazione dinamica dei contributi è una condizione di economicità. La mancanza di cooperazione produce alti costi di coordinamento che riducono il volume complessivo delle ricompense distribuibili dall’istituto tra i vari soggetti. Per apprezzare i vantaggi dell’integrazione, possiamo pensare ad un’impresa ideale nella quale tra tutti i soggetti si sono instaurate relazioni trasparenti di fiducia e di cooperazione. Per realizzare un buon livello di integrazione occorre superare vari ostacoli. La problematicità della configurazione e dell’equilibrio dinamico degli assetti istituzionali deriva dai seguenti fenomeni: • il generale fenomeno della specializzazione economica fa s̀ı che gli istituti operino con il contributo di una pluralità di soggetti, ciascuno dei quali apporta proprie risorse e competenze e svolge un certo insieme di attività. • le attese di rimunerazione dei soggetti che apportano contributi sottostanno, nel loro insieme, al vincolo delle risorse limitate. • sempre si opera in condizioni di informazione incompleta e di incertezza circa il futuro. • la natura di lavoro di gruppo e l’incertezza producono inevitabilmente risultati residuali. • la natura di lavoro di gruppo e l’incertezza producono inevitabilmente risultati residuali. • i vari soggetti che partecipano alla vita dell’istituto hanno differenti propensioni al rischio e, in funzione del loro ruolo, sopportano differenti tipi e livelli di rischio. 3.5 L’assetto di governo delle imprese Attorno a ciascuna impresa si forma un sistema complesso di portatori di interessi e tali interessi possono combinarsi in configurazioni molto varie in corrispondenza delle dimensioni dell’impresa, delle strategie perseguite, del dinamismo ambientale, e cos̀ı via. Di conseguenza, differenti imprese possono richiedere differenti assetti di governo; in alcuni casi sarà opportuno un assetto di governo centrato su una sola categoria di portatori di interessi. Quando si adotta uno schema a due classi di portatori di interessi, si manifestano due speciali problemi: • Il primo è quello della formazione degli organi decisionali di governo. • Il secondo problema è quello della determinazione e della ripartizione del risultato reddituale residuale tra le due categorie di portatori di interessi che compongono il soggetto economico e che condividono i diritti di proprietà. Vista la configurazione di base della struttura di governo delle imprese, passiamo ad alcuni temi che hanno svolgimento uniforme qualunque sia la struttura di governo: • i fini dell’impresa. • le prerogative di governo economico delle imprese. • l’unità e l’unitarietà del soggetto economico. • l’applicazione del principio del contemperamento degli interessi. • il formarsi di soggetti economici impropri e le inefficienze che ne derivano. 10 4 L’economicità 4.1 L’economicità come principio e come obiettivo L’economicità, o equilibrio economico di un istituto, è una delle condizioni fondamentali del- l’equilibrio istituzionale. Si ha equilibrio istituzionale quando tutti i membri del soggetto di istituto: • condividono i valori e gli obiettivi che ispirano la vita dell’istituto, le sue strutture e modalità di governo, le logiche organizzative. • ricevono ricompense e benefici (di ogni genere) giudicati equi rispetto ai contri- buti (di ogni genere) forniti. La mancanza di condizioni di equilibrio istituzionale si manifesta quando membri dell’istituto escono e quest’ultimo non è in grado di attrarre altre persone. L’equilibrio istituzionale è un equilibrio di lungo periodo; gli istituti presentano il carattere della continuità, o di durabilità; carattere che deve essere osservato in tre aspetti: • le persone che partecipano alla vita degli istituti di regola si attendono che l’isti- tuto perduri nel tempo in modo tale che le loro attese possano essere soddisfatte anche nel lungo periodo. • i fondatori e i membri di un istituto spesso si attendono che l’istituto perduri a tempo indeterminato, anche al di là della durata della loro vita. • gli istituti nel tempo accumulano patrimoni di relazioni e di competenze che sono relativamente indipendenti dalle persone e che hanno un valore nel tempo. Il concetto di equilibrio istituzionale, infine, si deve apprezzare ricordando il fenomeno dell’inclusione parziale per cui ciascuna persona persegue una pluralità di fini e partecipa contemporaneamente a più istituti. 4.1.1 Durabilità e autonomia I caratteri di durabilità e di autonomia degli istituti si riflettono sul concetto di azienda e sull’economicità. L’azienda eredita questo attributo della durabilità e lo esalta nel senso che essa non può considerare queste finalità economiche in un’ottica di un lungo periodo. La durabilità di un istituto va al di là del permanere delle persone che in un dato momento compongono l’istituto stesso. Connesso al carattere della durabilità, è quello dell’autonomia. L’autonomia è un carattere che si accompagna necessariamente con la durabilità e che serve a qualificarla. L’azienda familiare, ad esempio, può durare e svilupparsi nel tempo grazie a continui sussidi e aiuti da parte di altre economie (altre famiglie, istituti territoriali pubblici come Stato). Cos̀ı come un’impresa che pro- duce continue perdite di gestione può continuare a vivere, per un certo periodo di tempo, grazie all’immissione di nuovo capitale da parte dei soci. Nell’accertare l’autonomia di un’azienda vanno naturalmente considerati anche le coperture di per- dite e gli interventi di sostegno realizzati per via indiretta, come alcune forme di esenzione fiscale. Sono tutte soluzioni che hanno un carattere comune: • la precarietà. • la provvisorietà. 4.2 L’economicità delle imprese Nell’azienda di produzione si svolge una serie di accadimenti, tra i quali vengono ad assumere particolare rilievo quelli di scambio con terze economie. Da questi scaturiscono infatti componenti positivi e negativi di reddito. Solo se il fluire dei componenti positivi copre i componenti negativi risulta assicurata la continuità dell’azienda. Da questi brevi cenni si evince cos̀ı una prima fonda- mentale condizione da rispettare. Tale condizione primaria viene chiamata equilibrio reddituale (equilibrio tra componenti positivi e negativi di reddito) ed esprime l’attitudine della gestione di rimunerare tutti i fattori produttivi compresi il capitale di prestito ed il capitale di rischio. 11 • Una prima qualificazione dell’equilibrio reddituale riguarda il tempo a cui riferire l’e- quilibrio. E fuori discussione che tale equilibrio debba essere di lungo periodo. Nel primo caso l’equilibrio reddituale di lungo deve manifestarsi come successione continua di equilibri tra ricavi e costi per periodi brevi, nel secondo caso l’equilibrio reddituale verrà accertato prendendo in esame la successione di equilibri tra ricavi e costi che si realizzano per le varie commesse poliennali in svolgimento. • Una seconda qualificazione dell’equilibrio reddituale riguarda l’oggetto di riferimento. L’equilibrio reddituale può infatti fare riferimento, oltre che alla singola azienda anche al gruppo aziendale. Nel primo caso si parla di equilibrio aziendale, nel secondo di equilibrio superaziendale o di gruppo. Una seconda condizione da rispettare simultaneamente all’equilibrio reddituale, per affermare che l’azienda si svolge secondo economicità, è il mantenimento di un livello accettabile di effi- cienza, espressa in termini di rendimento fisico-tecnico dei processi produttivi. Il termine efficienza ha, in genere, significato di relazione che intercorre tra risultati conseguiti e mezzi impiegati e viene riferito a sfere operative diverse, dalla combinazione aziendale presa nel suo insieme, ai processi di produzione o a quelli commerciali o amministrativi. Si persegue anche l’efficienza applicando metodi di lavoro che consentono di svolgere le operazioni senza sprechi di risorse e di tempi, ma soprattutto ricercando l’innovazione dei processi perché è solo attraverso questa strada che le aziende possono rimanere nel mercato in una posizione di sufficiente stabilità. All’efficienza dovrebbe esser collegata anche la condizione della flessibilità in un mondo sempre più dinamico e mutevole. Una terza condizione da perseguire, sempre simultaneamente alle altre due, è lacongruità dei prezzi-costi sostenuti e dei prezzi-ricavi conseguiti e, in particolare,la congruità delle ri- munerazioni del capitale-risparmio e del lavoro. Il giudizio di adeguatezza o di congruità dei prezzi-costo e dei prezzi-ricavo comporta un esame delle condizioni di ambiente che caratterizzano i diversi mercati in cui le imprese operano. Nel primo caso si tratta di valutare se le retribuzioni corrisposte al personale di tutti i livelli e delle varie funzioni risultano coerenti con le retribuzioni negoziate nell’ambiente. Considerazioni analoghe valgono per l’accertamento della congruità della rimunerazione del capi- tale di rischio conferito, di quel capitale cioè che sopporta il rischio economico generale d’impresa; rischio che si manifesta in tre specie fondamentali: • il rischio di non ottenere adeguate rimunerazioni del capitale. • il rischio di non poter smobilizzare tempestivamente ed economicamente il capi- tale investito nell’azienda. • il rischio di perdita parziale o totale del capitale conferito a seguito di risultati negativi della gestione. A questo punto possiamo dire che esiste un vincolo di sistema, o una quarta condizione da soddisfare contemporaneamente alle prime tre, affinché l’azienda possa svolgersi secondo economicità: è il vincolo o la condizione di equilibrio monetano. L’azienda deve operare secondo equilibrio tra componenti positivi e negativi di reddito, ma deve contemporaneamente esser sempre in grado, momento per momento, di far fronte agli impegni di pagamento. Tale vincolo, in particolari condizioni di gestione, può spingere l’azienda a ricorrere in misura eccessiva all’indebitamento pregiudicando il suo equilibrio reddituale e la sua stessa sopravvivenza. A corredo di quanto fin qui esposto sul principio di economicità è opportuno chiedersi se tale principio si identifica con il criterio della massimizzazione del ≪profitto≫ che la dottrina economica accoglie come fondamento delle posizioni di equilibrio nella teoria dell’impresa. La massimizzazione del ≪profitto≫ è quindi uno schema semplificato della condotta delle imprese che una disciplina come l’economia aziendale ancorata alla realtà e volta a produrre proposizioni aventi valore normativo anche se non assoluto, non può pienamente accogliere. Esso può essere solo una prima approssimazione, ≪un punto di partenza, dato che se le imprese non realizzano dei profitti, alla lunga dovranno interrompere la produzione≫. 12
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