Scarica La Nascita della Repubblica Romana: dalla Monarchia alla Rivoluzione e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! 510 a.C.: RIVOLTA DEGLI ARISTOCRATICI CHE PORTA ALLA CADUTA DELLA MONARCHIA. 509 a.C.: I POTERI DEL RE (Tarquinio il superbo) PASSANO NELLE MANI DI DUE MAGISTRATI ELETTI DAL POPOLO (i Consoli) I ritrovamenti archeologici danno solo in misura limitata elementi di riscontro per tentare di ricostruire con esattezza i fatti di questo periodo. Gli storici hanno dunque dovuto basarsi sui dati della tradizione, soprattutto sui Fasti (le liste dei magistrati della Repubblica che davano il nome all’anno in corso), giunti a noi sia attraverso la tradizione letteraria, sia attraverso alcuni documenti epigrafici. Il ruolo pressoché egemone che ebbe un ristretto gruppo di aristocratici nella cacciata dei Tarquini e il dominio che il patriziato esercitò sulla prima parte della Repubblica inducono a pensare che la fine della monarchia sia da attribuire ad una rivolta del patriziato romano, una vera e propria “Rivoluzione”. Una leggenda legata alla cacciata dell’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo (509 a.C.), è quella di Lucrezia detta “la casta”. Lucrezia era una donna romana che rispecchiava a pieno l’ideale femminile romano: si dedicava alla casa ed era molto fedele al marito Tarquinio Collatino. Ma proprio questa sua castità attirò l’attenzione di Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Superbo. Sesto Tarquinio, durante l’assenza di Collatino, si recò con un pretesto a casa di Lucrezia e le recò violenza minacciandola con le armi. Lucrezia raccontò l’accaduto al padre Bruto e al marito, poi sfilò un pugnale dalla veste e si tolse la vita. Bruto giurò di vendicare la sua morte abbattendo la monarchia: alimentò quindi una rivolta che cominciò a diffondersi e che finì con la cacciata dei Tarquini e l’instaurazione della repubblica. Presso i Romani, la verecondia e la pudicizia erano infatti considerate le virtù più importanti che una donna poteva possedere. Di conseguenza l’adulterio era una colpa gravissima, che metteva in crisi l’intera cittadinanza. * verecondia —> comportamento riservato, proprio di chi non vuole offendere il senso del pudore. 1 (sinonimi) * pudicizia —> atteggiamento di estrema riservatezza e di naturale ritrosia nei confronti di ciò che conceme il sesso e la sessualità. Alcuni elementi lasciano però supporre che alla cacciata del Superbo non succedette immediatamente la Repubblica, ma un breve e confuso periodo in cui Roma fu in balìa di re e condottieri (Porsenna, Mastarna). Il 510 a.C. fu anche l’anno in cui il tiranno Ippia fu cacciato da Atene. Il sospetto è che la cronologia della nascita della Repubblica a Roma fu alterata per creare un parallelismo con la più famosa Atene. Sembra che in realtà la nascita della Repubblica sia da datare intorno al 470-50 a.C., mentre altri inducono a ritenere che la datazione tradizionale non sia lontana da quella reale (seppur non esatta nell’anno). I poteri del re furono affidati a due consules, massimi magistrati della Repubblica: ai consoli spettava il comando dell’esercito, il mantenimento dell’ordine nella città l'esercizio della giurisdizione civile e criminale, il potere di convocare il senato e le assemblee popolari. Alcune competenze religiose non furono trasferite ai consoli ma alla nuova figura del rex sacrorum, che non poteva rivestire cariche di natura politica. La durata della carica limitata ad un anno e il fatto che i due magistrati avessero uguali potere e potenziale diritto di veto uno con l’altro, limitò fortemente il potere dei consoli, e ogni cittadino poteva appellarsi al giudizio dell'assemblea popolare contro le condanne capitali inflitte dal console (provocatio ad populum). Le crescenti esigenze dello Stato romano indussero alla creazione di nuove magistrature, anch’esse caratterizzate dall’annualità e dalla collegialità: - Questori: assistevano i consoli nelle attività finanziarie; - Quaestores parricidii: incaricati di istruire i processi per delitti di sangue; - Duoviri perduellionis: reato di alto tradimento; - Censori: Compito di tenere il censimento (443 a.C.). In caso di necessità i poteri della Repubblica potevano essere affidati ad un dittatore: il dictator non veniva eletto da un'assemblea popolare, ma nominato da un console o da un pretore su istruzione del senato. Il dittatore non era inoltre affiancato da colleghi con eguali poteri, e infatti la durata della sua carica fu limitata ad un massimo di sei mesi. Questo magistrato veniva nominato soprattutto per fronteggiare crisi militari. A Roma non è possibile tracciare una distinzione netta tra cariche politiche e massime cariche religiose, ad eccezione del rex sacrorum e ‘ai flamini