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calvino, città invisibili, Appunti di Letteratura

Zobeide - Tecla - Despina - Fedora - Isidora - Bersabea - Leonia - Cecilia - Diomira - Zaira

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Caricato il 11/05/2020

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Scarica calvino, città invisibili e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! ITALO CALVINO LE CITTA’ INVISIBILI Libro pubblicato nel 1972, ma Calvino ci lavora fin dall’inizio di anni ’60. Sono un’opera enciclopedica. Calvino, nella lezione americana dedicata alla molteplicità, proponeva una serie di modelli di opere enciclopediche  tra i vari modelli, quello che a lui era + caro faceva capo alla scrittura, modalità, strutture delle opere di Borges Le 55 città invisibili sono prose molto brevi, quasi delle “cartoline” di queste città immaginarie. E nell’arco di un pagina o poco + ci danno una visione esaustiva e fantastica di 1 dei modelli possibili di connivenza urbana. Per il fatto che le città invisibili siano un pera enciclopedica  apparirà chiaro dando un’occhiata all’indice del libro  viene fuori la attitudine combinatoria e classificatoria (propria dell’enciclopedismo) e nello specifico è parte integrante della poetica di Calvino Come sono impaginate le città invisibili:  c’è una cornice che vede come interlocutori 2 personaggi: 1. il viaggiatore Marco Polo  celebre personaggio storico e leggendario, che in questo libro diventa il portavoce del pdv del narratore (di Calvino) 2. Kublai Khan: grande imperatore dell’oriente, presso il quale si reca Marco Polo e da cui riceve l’incarico di visitare (nel corso dei suoi viaggi anche di carattere commerciale), le varie città anche di questo impero e di riferirle al Kublai Khan All’interno della cornice compaiono le 55 “cartoline” delle città invisibili  che vengono raggruppate in ≠ tipologie (vediamo uno sforzo classificatorio da parte di Calvino) e una disposizione che le combina in una sequenza particolare = lui vedeva nella produzione letteraria di Borges, 2 caratteristiche 1. della proposta di una serie di modelli del mondo (nel caso di Calvino, le città invisibili) 2. nella forma breve di una scrittura in grado di contenere un’intera visione in uno spazio limitato A forma di rombo allungato in cui vengono rese graficamente e numericamente queste città  che sono 5 per ciascuna delle 11 ≠ tipologie. L’impaginazione delle cartoline segue questo schema particolare: - (partendo dall’alto) la 1^ delle 5 città di 1 di queste tipologie = le città e la memoria - segue una 2^ cartolina della serie = le città e la memoria - la 1^ città di una 2^ tipologia  le città e il desiderio - 3^ cartolina delle = città e la memoria - La 2^ della  le città e desiderio - Introduce la 3^ tipologia = le città e i segni - 4^ cartolina delle = città e la memoria - La 3^ della  le città e desiderio - La 2^ della = le città e i segni - l’introduzione di una 4^ città  le città sottili … Questo ordine geometrico con una tipologia che di volta in volta viene calata  ci da anche l’idea dello sforzo classificatorio e la messa in odine di una molteplicità e varietà delle realtà possibili Di quelle che Calvino ha immaginato Presentazione che Calvino stesso, nella data, in una delle successive edizioni  che fornisce una serie di interpretazioni significative Calvino ci invita a portare l’attenzione su un aspetto  riguarda l’onomastica: il nome di queste 55 città. - Dice che ognuna di essere reca un nome di donna Salvo pochissimi (forse solo 1 caso) questi nomi di donna sono anche nomi esotici, estranei all’onomastica che va per la maggiore e che appartiene al calendario dei santi. Fa eccezione Cecilia: non è un nome molto diffuso in ITA (ma che noi riconosciamo come apprendente alla nostra tradizione) e non designa una città ideale, ma una città problematica/inquietante Le città invisibili di Calvino sono un’opera utopica = i modelli di convivenza vanno nella direzione di una tensione utopica alla realizzazione di un sogno/desiderio di vita, ma poi questa utopia è discontinua  non è nessuna rispondenza (e se l’ha, l’ha in termini molto circoscritti) con la realtà effettiva delle città esistenti Al termine della sua presentazione, Calvino parla, facendo notare che nella sua opera si trovano tratti che vanno in direzione della città utopica e altri che richiamano la città infernale. In effetti, il progetto delle città invisibili che Calvino tiene a lungo, è un “ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre + difficile viverle come città” Qui Calvino ci spiega anche il significato del titolo che ha voluto dare a questo libro = le città invisibili sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili Calvino ha la percezione di una trasformazione dell’habitat umano che rende + faticosa la vita quotidiana = città che diventano invivibili Prima che sia troppo tardi, come una sorta di profeta che vuole scongiurare l’arrivo della catastrofe, Calvino suona questo campanello d’allarme e rilancia, nella direzione utopica, le ragioni fondanti delle città: - come devono essere le città e a quali bisogni devono rispondere - a quali bisogni hanno risposto nel momento in cui sono state fondate calvino si pone questo problema  ci dice che in fondo, il vero obiettivo dell’invenzione di queste città invisibili, è quello di scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città - un tornare a interrogarsi sulle ragioni dello stare insieme/convivenza - risalire alle origini, ragioni fondanti perché il valore di cui è portatrice la città in quanto luogo in cui confluiscono tante persone, deve poter essere valorizzato e tenuto in considerazione. di donna perché, Calvino attraverso l’icona femminile/della donna, vuole rappresentare la città dei sogni, dove tutti desidererebbero vivere  città come luogo ideale di residenza è il sogno che ciascuno di noi insegue = quello di andare a vivere in un luogo armonioso, sereno, accogliente  dove si possa esprimere al meglio il proprio progetto di vita Sono in qualche modo anche delle città distopiche = somigliano + a degli inferni scoperchiati, che non alla città ideale un sogno compendiario: quando le nostre città a seguito della modernizzazione, del boom economico, dell’industrializzazione… assumo le dimensioni delle metropoli moderne e producono di conseguenza una serie di complicazioni/disagi (aspetto dell’inquinamento) TECLA - La 3^ città della serie le città e il cielo - È la città cantiere = è la città in costruzione  talmente in costruzione che si vedono solo i ponteggi, impalcature, gru: tutto quello che serve per la sua edificazione Ci troviamo davanti a quella classica enumerazione del catalogo: una delle modalità tipiche della rappresentazione enciclopedica della città. Il visitatore Marco Polo si pone una domanda: perché la costruzione di Tecla continua così a lungo? Si pone un problema  che serve sempre a sviscerare quelle ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città (come obiettivo della scrittura di Calvino delle città invisibili). In Tecla assistiamo alla costruzione di una città, senza vederne l’esito perché è la città cantiere. Questa costruzione continua così a lungo, andando avanti per secoli senza fermarsi mai  gli abitanti danno una risposta: perché non cominci la distruzione Ogni città del libro di Calvino, contiene almeno un’idea forte (=la ragione segreta)  Calvino ha voluto spargere per il libro messaggi, ragioni segrete/forti La 1^ ragione forte che ci vuole comunicare: si continua a edificare, costruire perché non cominci la distruzione  in tutte le cose, non solo nelle città La città è il luogo della convivenza e ciò che conta è la realizzazione dei nostri sogni, desideri, tensione verso la felicità Allora in tutte le cose avviene questo: - all’inizio, nella fase della costruzione, prevale una grande passione, entusiasmo e si crede molto nelle cose che si sta costruendo - poi, quando ci sembra di essere arrivati al traguardo, ci rilassiamo: ci sentiamo appagati e progressivamente ci rilassiamo, non diamo + molta importanza/valore al sogno che abbiamo costruito (che gli davamo in precedenza) Questo produce una sorta di rilassamento nel diritto acquisito, nella consuetudine  come uno spegnimento delle energie/risorse questo produce fatalmente una degenerazione, corruzione: quello che Calvino stigmatizza Nel momento stesso in cui riteniamo di aver compiuto un’opera, comincia il declino di quest’opera Chi arriva a Tecla, vede poco la città ≠ da Zobeide dove c’è una città che viene costruita secondo delle modalità per realizzare un sogno È il 1^ grande messaggio che Calvino ci trasmette attraverso la cartolina di Tecla Come se cessasse di essere una conquista, traguardo e che fosse invece un qualcosa id acquisito, di diritto  l’abbiamo e non ci sentiamo + coinvolti, motivati a mantenerlo e conservarlo Ha bisogno di essere continuamente oggetto di cure, attenzioni, ha bisogno di manutenzione, restauro, di un investimento ulteriore l’idea che un sogno, desiderio, utopia così lontana e irraggiungibile deve sempre alimentare un impegno  il non sedersi mai o ritenere che abbiamo già raggiunto il sogno L’utopia va costruita, alimentata, continuamente inseguita e migliorata Secondo aspetto  Tecla è 1 delle 5 città che si richiamano al cielo Nell’ultima parte della cartolina, da parte di Marco Polo, si pone un’altra domanda: che senso ha il vostro costruire? Quale è il fine di una città in costruzione se non una città? Dove è il piano che seguite, il progetto? Qui in Tecla, non si parla di un sogno all’origine di Tecla Dove è il progetto? La risosta dagli abitanti (grandi lavoratori): il modello a cui questa città cantieri si ispira è il cielo Bisogna che la città che l’uomo intende costruire, per essere serena, armoniosa, felice  si ispiri a qualche modello alto, universale, celeste. Zobeide nasce da una città sognata  = Le costellazioni, quelle figure ideali a cui gli uomini hanno sempre dato molta attenzione  che hanno proiettato nella costellazioni tutta la loro sapienza espressa nei miti  Il cielo è anche, nel nostro immaginario, il luogo dove abita Dio  come fondamento anche di quella legge morale che deve necessariamente stare alla base della nostra convivenza  Anche le leggi astronomiche che governano le geometrie celesti, siano leggi di natura Calvino è un intellettuale laico, non credente  ma tutta vi anche lui pensa che ci debba essere per forza un luogo ideale che faccia da modello/riferimento DESPINA - 3^ città della serie città e il desiderio Molto interessante l’inizio/l’attacco dal pdv strutturale: Despina è una città che sorge sul litorale In Despina possiamo vede i 2 aspetti + caratteristici di questa polarizzazione che presentano le città invisibili: chiamano in causa le 2 coordinate fondamentali dell’esperienza: 1. Spazio 2. Tempo In Despina quello che cambia è il punto di vista da cui si osserva la città  Il marinaio  guarda Despina da una nave, dal mare  Il cammelliere  arriva dal deserto e guarda Despina dalla terra Si ha la percezione che chi proviene da un deserto di sabbia (cammelliere) veda la città di Despina come una nave che lo porti via dal deserto di sabbia dove è costretto a condurre la sua vita. La città di Despina rappresenta la realizzazione di un sogno/desiderio = che compensa tutti i disagi che procura vivere in un deserto Questa stessa aspettativa, al contrario, è anche quella che nutre il marinaio  che vive in un deserto d’acqua: luogo che comporta molte difficoltà, disagi. Le aspettative del marinaio sono quelle di uscire dal proprio deserto di vita = quello del mare. Si vede una simmetria strutturale che Calvino crea in questa cartolina di Despina: ciascuno vede la città come la realizzazione di un desiderio, come la possibilità di condurre una vita ≠ e opposta a quella che è la vita reale. Questa perfetta simmetria è anche sintattica  c’è un 1^ descrizione contrastiva della città come luogo del sogno e poi il “sa che è una città” ripetuta in entrambe le descrizioni (del cammelliere e del marinaio). Il messaggio che proviene da questa immaginazione della città di Despira = di chi sogna una vita che possa compensare tutti i disagi di quella reale. Perché ci consente di fare una riflessione sulla struttura portante di tutte le città invisibili È una struttura binaria = di tipo antitetico, oppositivo, vengono sempre messe a confronto 2 realtà, aspettative  In Zobeide c’è un prima e un poi, c’è la città delle origini nata da un sogno fondata dai 1^ fondatori e poi la Zobeide che diventa una trappola, verso la quale continuano ad arrivare sognatori  In Tecla questa struttura binaria è invece legata a terra e cielo A questa città si guarda con occhio e aspettative ≠ a seconda che la si raggiunga - da terra: perché all’interno Despina è una landa desertica - dal mare: raggiungibile con una nave (= riva del mare) Quindi un qui e un poi o un qui e un altrove Ogni città declina questa struttura binaria in modi ≠ Si sogna una vita ≠, felice  in una dimensione che è totalmente opposta rispetto a quella che è l’esperienza quotidiana Ciascuno dei 2 personaggi ideali che si dirigono verso Despina, la vede come posto rispetto all’esperienza sua ordinaria Il destino di tutti queste città utopiche è quello di diventare dei giocattoli in una sfera di vetro Infatti il palazzo di metallo che ospita le sfere con i modellini delle fedore possibili, in fondo è un museo = luogo delle città sognate, ideali  città che fedora avrebbe potuto essere, ma non è stata Si parla di museo  il progetto delle città invisibili riconduce a quella letteratura enciclopedica dove tutte le possibilità sono contemplate. Il museo che è stato edificato all’interno della città reale di Fedora è il museo delle città possibili  è il museo delle città invisibili = luogo in cui la fantasia, immaginazione progettuale del letterato (ma anche dell’architetto e urbanista) ha trovato un punto di unione. La dimensione del possibile e del non +  si identifica nel secondo paragrafo. Sono esemplificati 3 di questi sogni: 1. L’idea della peschiera delle meduse 2. L’idea del viale degli elefanti 3. L’idea del minareto a chiocciola È interessante il fatto che si va a visitare questo museo con l’idea di trovare la città dei sogni, dei desideri  ogni abitante lo visita e sceglie la città che corrisponde ai suoi desideri. che non è stato possibile realizzare perché mentre il progettista aveva concepito questo sogno, erano venute a mancare le condizioni di partenza: 1. il canale era stato prosciugato 2. gli elefanti sono stati banditi dalla città 3. il minareto non aveva + la base su cui sorgere ISIDORA - Ci introduce in un’altra tipologia  È la 2^ della serie le città e la memoria È proprio la trasformazione determinata dall’età anagrafica dei desideri in ricordi, che sposta Isidora dalle città e il desiderio alle città e la memoria. Isidora ha a che fare con Despina e Zobeide  dalla città e il desiderio. Incipit ricorda quello di Despina: uomo che desidera la città  idea che la città viene a compensare una mancanza, è il contrario della condizione in cui il soggetto si trova. Il punto di partenza sono i terreni selvatici  natura selvatica che ha bisogno di essere superata e compensata dal suo contrario = stato di civiltà avanzato dove non hanno + luogo questi terreni selvatici. Il riferimento a Zobeide: città dei sogni e che nasce da un sogno  anche Isidora è la città dei suoi sogni, proprio come Zobeide, nasce da un sogno, solo che tra il concepimento e la realizzazione del sogno, è trascorso troppo tempo  nel momento in cui Isidora è stata immaginata/sognata come città del desiderio, il soggetto sognante era ancora giovane Nell’immagine finale di questi vecchi seduti a osservare il passaggio della gioventù. Inattivi  ci da idea di una sorta di esclusione/marginalità La città desiderata è sempre una cosa che si guarda dall’esterno o dai punti di limite estremi. Qui la struttura bipolare (è la struttura costitutiva di tutte le 55 cartoline delle città invisibili) agisce sull’asse del tempo: in termini di opposizione tra gioventù e vecchiaia. La città ha varie caratteristiche  elencate, c’è un catalogo. Caratteristiche che mettono insieme la scienza e l’arte, i cannocchiali e i violini. Cannocchiale che serve: - per avvicinare ciò che è lontano e quindi ci da idea di sguardo/osservazione che ritorna nella metafora finale del vecchio che guarda seduto sul muretto la gioventù passare. - ma ci da sempre la prospettiva di un q2ualcosa che viene avvistato da lontano  la dimensione del remoto che appartiene anche all’onomastica di queste donne/città È presente come un sigillo la figura femminile  quando il forestiero è incerto tra 2 donne ce ne è sempre una 3^ (come per dire che tra le 2 litiganti la 3^ gode) Vediamo anche il particolare delle lotte di galli che si tramutano in risse sanguinose tra gli scommettitori. Si collocava in questa città da giovane e prima di poterla raggiungere è diventato vecchio  quindi quella città che da giovane aveva desiderato, ora la vive nella dimensione del ricordo. Ma è il ricordo di un sogno  c’è sempre una dimensione utopica nell’immaginario calviniano. È una città invisibile, + sognata che non realizzata. Opposizione che appartiene alle età anagrafiche dell’abitante o uomo che va in cerca della città dei sogni. Calvino ha una predilezione per il poema cavalleresco  infatti qui sembra ci sia quasi una citazione dell’incipit dell’ Orlando Furioso di Ariosto “le donne, i cavalier, l’arme e gli amori” Perché sono presenti queste 2 dimensioni: 1. amore e odio  che si manifesta violentemente nelle risse. Sono i 2 grandi motori della vita 2. dimensione scientifica (aspetto della conoscenza = il cannocchiale) e la dimensione artistica (+ profonda e poetica data dal violino e dalla musica) La dimensione dell’immaginario/fantasia, che vola sulle ali dell’ippogrifo, viene data dalle scale a chiocciola incrostate di chiocciole marine  introduce questa componente fantasiosa nelle città invisibili di Calvino. BERSABEA - è la 2^ della serie delle città e il cielo - Ha una caratteristica peculiare, che le appartiene in esclusiva e che ripropone quella struttura bipolare La struttura è quasi quella dei 3 regni ultraterreni della commedia di Dante  la Bersabea reale, la città reale dove di fatto vivono i suoi abitanti, ha 2 proiezioni: è disposta in verticale  nel cui asse di orientamento spinge verso l’alto o sprofonda verso il basso. La Bersabea reale è come se fosse la montagne del purgatorio tra l’inferno e il paradiso  questo giustifica la classificazione di Bersabea tra le città e il cielo: c’è una Bersabea celeste, un riferimento ideale che si colloca allo zenit/in cima alla Bersabea reale. Così la Bersabea reale ha una sua immagine ideale  che è una città gioiello Poi c’è il rovescio della medagli: al di sotto della Bersabea reale, nelle profondità delle sue fondamenta  esiste una città infernale (il contrario della città gioiello) definita da Calvino “città fecale” La psicanalisi  dice che l’oro/denaro e tutto ciò che è prezioso non è altro che la sublimazione delle feci e legata al vizio capitale dell’avarizia legato alla fase “anale” del desiderio freudiano. Proverbio che parla del denaro come lo stero del demonio  è una dimensione implicata nella rappresentazione delle 2 città/proiezioni: celeste e infernale. Marco Polo, portavoce di Calvino, ci sorprende capovolgendo/rovesciando i valori messi in campo  noi fino a qui vediamo come modello positivo quello della città gioiello e come modello negativo quello della città infernale. Calvino dice che è una città d’oro massiccio, con porte di diamante, con intarsi e incastonature. Da questa descrizione si capisce la preziosità delle materie prime impiegate per la costruzione mentale di questa Bersabea celeste e per la raffinatezza/impegno artigianale nella confezione di tutti i particolari della città. È una città delle feci, da immaginare come una grande fogna dove vanno a depositarsi tutti gli scarti della città Calvino ci dice di alcuni di questi scarti/residui delle viscere urbane: al posto dei tetti ci si immagina che la città abbia pattumiere rovesciate da cui cade la spazzatura e tutto ciò che è stato consumato e non si può + servire E questo fa si che questi accumuli di immondizie/scarti, crescano in dismisura avvolgendo come enormi crateri o altipiani montuosi le nostre città.  C’è una città perennemente in divenire, che si rinnova quotidianamente, la città di Leonia presente  ma di un presente effimero perché sarà già risucchiato dal domani  E la città del passato che si accumula e quindi diventa la sola definitiva  quella che non conosce il divenire ma che intercetta/raccoglie tutto il passato: tutte le Leonie che, di giorno in giorno, producono questi scarti Questo immaginario delle discariche che evocano Leonia appartiene alle città continue = megalopoli, città che si allargano nel territorio fino a inghiottire tutto quello che hanno intorno  i confini tra una città e l’altra sono dati da queste catene montuose delle discariche. I confini tra le città estranee e nemiche sono “Bastioni infetti”: - Bastioni: da un’altra immagine di potenza, le mura che circondano le città di una volta - Infetti: dagli scarti in cui i detriti delle città si sovrastano si mescolano Un pianeta terra che, alla lunga, sta diventando un’enorme discarica. Calvino si soglia degli abiti dell’intellettuale utopista e indossa quelli di un profeta di sventure  quindi vede/immagina un finale apocalittico. Dice che + cresce l’altezza e + incombe il pericolo delle frane di queste discariche: basta che un barattolo o un vecchio pneumatico rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarti sommergerà la città. Immaginario apocalittico davanti al quale Calvino ci pone: idea che a forza di accumulare cose, questa montagna finirà per franare sulla stessa città  questa montagna che è la memoria del suo passato, finirà per rovesciarsi sulla città fino a coprirla totalmente. Siamo arrivati al punto che tutte le città per poter trovare nuovo spazio per i loro scarichi, si contendono lo spazio disponibile a scapito delle metropoli vicine  una sorta di guerra tra le megalopoli per accaparrarsi lo spazio per collocare i loro scarti. Le “nostre città” perché di Leonia non ce ne è 1 sola: tutte le città moderne, le metropoli, megalopoli  tendono ad essere come Leonia. Appartiene all’estetica del sublime - da una parte degli altipiani montuosi  per dare l’idea della quantità di scarti che vengono accumulati - dall’altro  immagine del cratere: crateri di spazzatura che al centro hanno la città che li produce e li fa crescere di giorno in giorno. Con la conseguenza che ci saranno delle città su cui finiranno per riversarsi questi scarti e per essere cancellate, rase al suolo. Diventate spazio per l’espansione delle rimanenti. CECILIA - 4^ città della serie delle città continue (come Leonia) - È la città continua per antonomasia: immagine della megalopoli che si estende senza soluzione di continuità inghiottendo tutto lo spazio naturale. In apertura di questa cartolina, immaginiamo un dialogo tra Marco Polo e Kublai Khan. Il tema in controluce p è quello della città come spazio artificiale dove risiedono gli esseri umani, si allarga fino a coprire lo spazio naturale. Anche Cecilia presenta una struttura binaria/bipolare  nel suo caso è binaria al quadrato: una specie di doppia bipolarità A prescindere da questo prologo dialogico tra Marco Polo e Kublai Khan, abbiamo: - 2 personaggi che si incontrano e dialogano tra di loro: Marco Polo (incarnato in un cittadino) e un capraio che deve attraversare la città di Cecilia, dove non sa orientarsi e chiede la stra da al cittadino Marco Polo. - Un prima e un poi  2 tempi separati che danno luogo a 2 immagini, rappresentazioni evolute della città di Cecilia Questa doppia bipolarità assomiglia un po’ alla cartolina di Tecla (la città e il cielo)  anche li c’era un dialogo tra 2 interlocutori e un prima (la giornata lavorativa) e un poi (la sera quando cessano i lavori e si contemplando le stelle). In Cecilia il prima e il poi non è così ravvicinato perché si dice “molti anni sono passati da allora” : il tempo di intervallo tra il prima e il poi non si misura in tempi di ore, nell’arco della giornata, ma si misura nella dimensione degli anni. Il capraio chiede informazioni sulla strada da prendere per uscire da Cecilia  questa cosa, che il capraio non conosce le vie di una città, non è una cosa che ci sorprende: la sua esperienza lo porta a conoscere meglio i pascoli = un territorio che è rimasto ancora della natura. Nel 1^ dei 2 dialoghi tra il capraio e Marco Polo, il capraio chiede scusa di questa sua ignoranza sulla planimetria della città di Cecilia. La prima domanda che il capraio pone a Marco Polo è appunto “dove ci troviamo? In che città sono finito con il mio gregge?” Marco Polo gli dice come può non conoscere la illustre città Cecilia. Ci troviamo davanti a 2 ordini di esperienza opposti: - Capraio in transumanza che va sempre alla ricerca di pascoli e sa riconoscere i luoghi naturali, mentre si perde nella città perché non costituisce il suo habitat abituale - Il cittadino, si perde e non sa riconoscere i luoghi naturali perché è abituato a vivere in città Ognuno conosce il luogo che costituisce il loro habitat e dove si trova a vivere. Il campo dell’esperienza del capraio è il naturale  lui conosce e sa distinguere, dalle caratteristiche, i vari pascoli dove sosta con il suo gregge, mentre le città per lui non hanno nome, sono luoghi senza foglie che separano un pascolo dall’altro e dove le capre si spaventano ai crocevia e poi lui e il cane devono correre per tenere compatto il gregge. Per lui la cosa è ovvia perché è un cittadino: è nato e cresciuto, vive in città e è abituato a riconoscere le caratteristiche delle vie e piazze  infatti Marco Polo, al contrario del capraio, conosce solo le città e non ciò che sta fuori. La conoscenza dipende dalla familiarità e continuità di un’esperienza che ci rende familiari di alcuni luoghi piuttosto che di altri. Poi abbiamo un 2^ incontro dei 2 personaggi a distanza di anni. Per visualizzare questa struttura bipolare della città, potremmo disporla sugli assi cartesiani: A distanza di anni succede che anche il cittadino che era abituato a vivere in città, si perde  si perde proprio nella sua città, nella città di Cecilia. I 2 personaggi del 1^ incontro si ritrovano casualmente, dopo anni, e per un paradosso, si sottolinea lo smarrimento del cittadino nella sua stessa città Cecilia  è il capraio sta volta che fornisce l’informazione del luogo in cui i 2 si trovano. Questo smarrimento del cittadino nella sua stessa città deriva dal fatto che non sa + riconoscerla come propria città perché non sa + distinguerla dalle altre città. Questo diventa il presupposto per un’esperienza alienante, mancata  noi abbiamo bisogno di localizzare le nostre esperienze, tutto quello che ci capita soprattutto gli eventi + importanti che segnano la nostra vita, sono alloggiati, hanno bisogno di uno sfondo  noi li ricordiamo ance perché sono ambientati, sono fatti/episodi che si sono verificati in un certo luogo preciso.  La nostra esperienza umana ha sempre bisogno di queste coordinate spazio-temporali. Qui è molto significativa la dimensione dello spazio = quelle caratteristiche particolari che fanno parlare di un luogo e non di uno spazio con quasi un’astrazione fisica/materiale geografica, ma un luogo che diventa la cornice particolare memorabile di determinate esperienze. La città può essere ed è stata il luogo di tutte le esperienze possibili finché aveva un suo volto, una sua fisionomia riconoscibile  nel momento in cui tutte le città si assomigliano l’esperienza diventa un’esperienza alienante: qualcosa che non può essere ricordata, di cui non si può fare tesoro, che non può diventare parte integrante della nostra identità/storia perché non ha un volto/nome. È un’esperienza alienante o mancata perché non le si sa dare un volto, non la si distingue dalle altre e quindi non ne si può fare tesoro. Dare un nome alle cose vuol dire dare loro un senso, un’identità e necessità in rapporto all’esperienza personale  nel momento in cui non si riconosce + la città e non si è + in grado di attribuirne un nome: non la si può + appropriare. Abbiamo la sincronia dei personaggi che però sono portatori di esperienze complementare e poi la diacronia delle 2 immagini di Cecilia scattate in tempi diversi. - quando i 2 personaggi si incontrano e dialogano tra di loro, si muovono in verticali in sincronia (asse delle ordinate). Sono 2 personaggi ma che vivono in contemporanea. - Le 2 istantanee di Cecilia scattate in tempi diversi  si dispongono lungo l’asse diacronico delle ascisse Calvino denuncia la somiglianza delle città tra loro  città che perdono le loro caratteristiche, ciò che le rendeva uniche/diverse dalle altre e quindi riconoscibili. Ora non c’è + differenza tra le città: l’urbanistica e l’architettura parla un unico linguaggio in tutto il mondo e si vanno a perdere le peculiarità per cui una città è riconoscibile dalle altre. Per il capraio le città non hanno nome, così come per il cittadino i luoghi naturali non hanno nome.
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