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. CAMBI, N. TERRENATO, Introduzione all'archeologia dei paesaggi, Firenze,N.I.S. 1994(capp.4,5), Appunti di Archeologia

riassunto capp. 4-5 per esame archeologia 6cfu

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 28/11/2020

robbibi
robbibi 🇮🇹

4.3

(8)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica . CAMBI, N. TERRENATO, Introduzione all'archeologia dei paesaggi, Firenze,N.I.S. 1994(capp.4,5) e più Appunti in PDF di Archeologia solo su Docsity! [punto 3] F. CAMBI, N. TERRENATO, Introduzione all'archeologia dei paesaggi, Firenze,N.I.S. 1994(capp.4,5) Capitolo4 L’impostazione della ricerca Introduzione L’ipostazione della ricognizione archeologica. Sono venute alla luce divergenze fra gli archeologi italiani. Queste diverse opinioni hanno portato a scelte metodologiche diverse. Le principali prese di posizione: dibattito si è concentrato sulla determinazione della priorità fra 1)la ricerca scientifica e 2)la tutela del patrimonio. Uno dei problemi : la campionatura È necessario un catalogo completo delle presenze archeologiche sul territorio italiano. Occorrerà molto tempo, decenni, affinché sia veramente possibile capire il territorio: questo accentua il degrado dei siti archeologici. Vantaggi di questo tipo rispetto alla campionatura vi sono non solo per la tutela, ma anche per la comprensione storica del territorio. La scelta del contesto da indagare determina strategie divergenti. Per un progetto che mira alla copertura totale del territorio italiano un ambito vale l’altro; nel caso in cui ci si orienta verso un’unica area archeologica (la delimitazione del territorio è fondamentale). Il dilemma della campionatura viene risolto dallo stato oggettivo delle cose bisogna affrontare uno studio dei fenomeni nelle diverse aree geografiche che hanno influenzato la conservazione e la visibilità delle tracce di paesaggi antichi: bisogna poi elaborare delle ipotesi sulle poche zone conoscibili per capire se queste possono essere utilizzabili per quelle dove non vi sono informazioni. Quindi tutelare così le aree archeologiche esposte all’impatto ambientale subito dopo un intervento umano; conoscere gli interventi insediativi umani diventa essenziale. Procedure queste non dissimili da quelle della ricerca scientifica. Le informazioni utili sul passato si ottengono non più attraverso (un approccio di tipo positivista) ma, attraverso minuziosi metodi di raccolta dati tenendo conto dell’archeologia come disciplina con fenomeni osservabili obbiettivi sempre più fatti di completezza e oggettività. I tipi di ricognizione Non esiste nella lingua italiana un termine che riassume tutte le tecniche che consentono di identificare siti sul territorio. Alcuni fra i principali modi di indagine del territorio: - La ricognizione sistematica  approccio più empirico e dati quindi controllati; comunemente detta field-mapking, la più diffusa nell’area Mediterranea, condotta con procedure prefissate e ripetitive. Per ricognizione sistematica si intende un’ispezione diretta di porzioni ben definite di territori sottoposti a coltivazione: requisiti definizione esatta del contesto obbiettivo: copertura uniforme del territorio Come si procede il territorio viene suddiviso in unità individuabili sulle carte. I ricognitori (coloro che operano) sono organizzati in squadre e lavorano sul campo per linee e a intervalli regolari. (vengono cosi reperiti qualora fossero tutti i siti sul campo). Quando viene reperito un manufatto o un sito i ricognitori abbandonano temporaneamente il loro lavoro per documentarsi nel dettaglio sulle tracce , individua l’orientamento viene mantenuto per mezzo di bussole. (vale esclusivamente per i siti individuabili rappresentati nei campi coltivati) - Ricognizione autopiche non sistematicheIndagini sul territorio che non mirano a coprire completamente una zona prefissata; vengono esplorati i punti del passaggio che appaiono promettenti: vengono esplorate le zone con una copertura non uniforme:letti di fiume, sommità e costoloni rocciosi… siti che non si presentano come aree di manufatti nei campi coltivati. La convivenza di metodi sistematici e non sistematici ha creato due serie documentarie diverse: quelle sistematiche hanno portato in luce aree costituite da manufatti; quelle non sistematiche: rinvenimenti di siti con caratteristiche eccezionali definite “particolari”, in modo eclatante nel meridione. I siti particolari possono fornire informazioni su paesaggi di speciale interesse, con strutture particolarmente rivolte a tutela (bisognose di restauro). - Ricognizione sottola superficie un campo a parte, costituitosi negli ultimi decenni è rappresentato dalle indagini geognostiche e dai sondaggi. Le indagini geognostiche sono: piccoli scavi, in genere a distanze regolari che però devono poter essere integrabili nella ricognizione di superficie. L’uso dei sondaggi è stato introdotto in America in zone a scarsa visibilità di superficie. La presenza dei siti potrebbe essere indicata da anomalie del terreno date ad esempio dall’impossibilità di condurre corrente elettrica, ma la difficoltà sta appunto nel capire che questa anomalia sia dovuta per altri motivi come particolari conformazioni del sottosuolo e non dalla presenza ipotetica dei siti. L’impiego dei georadar fornisce profili che arrivano ad oltre 10 mt di profondità e coprire distanze notevoli. La validità di queste indagini è condizionata dalla quantità di superficie esposta nei sondaggi, la frazione di area esposta è molto piccola rispetto a quella totale del contesto sotto indagine. - L’analisi delle foto aereeinquadramento morfologico delle zone da ricognire alla localizzazione di punti di riferimento sul campo. Le fotografie aeree e otofotocarte si costituisce come una disciplina a sé, ha una particolare utilità nel riconoscere tracce lineari sul territorio come viabilità e sistemi di canalizzazione. In genere sono scelti siti abitativi isolati come ville, santuari ecc; questi però devono comunque essere indagati direttamente sul campo. I risultati della ricognizione idiretta devono essere in prima istanza analizzati di per sé. - La rappresentatività delle ricognizioni ciascuna di esse tende ad un diverso assortimento di documentazione archeologica. La visibilità di aree archeologiche o manufatti con tecniche di ricognizione non sistematica, dipende, dal controllo del ricercatore su quella porzione di territorio (devono essere trattati con tecniche analitiche). È opportuno che almeno nella prima fase queste restino distinte fra loro, non escludendo che in un secondo momento possano essere combinate. Lo scopo: poter avere informazioni affidabili su una regione con un dispendio di risorse minori rispetto ad una copertura totale. La critica: di suo canto sostiene che con la campionatura si rischia di non valutare e non venire mai a conoscenza di ulteriori elementi importanti che ad esempio non sono esistenti nella zona campionata. A favore è invece la capacità della campionatura di analizzare configurazioni particolari di tracce archeologiche esempio: reti stradali o canalizzazioni. - L’insieme degli oggetti che viene sottoposto a campionatura viene definito popolazione; - Per frazione campionata si intendela proporzione fra le dimensioni del campione e quella degli oggetti sottoposti a campionatura, ovvero la popolazione. Non potendo campionare i siti poiché per far ciò occorrerebbe conoscere il numero e la posizione, si campiona il loro contenitore ovvero: il territorio, il risultato di questa campionatura renderà effettivamente in grado la ricostruzione del numero e della densità dei siti presenti in tutta la regione;questo procedimento viene definito campionatura per gruppi. Per stabilire i tipi di campionatura sono stati identificati 3 tipi di campionatura:  Campionatura arbitraria le zone vengono scelte dal ricercatore senza fare ricorse ad alcun criterio esplicito. Il rapporto fra campione e la popolazione non è regolato [i teorici della campionatura lo sconsigliano]  Campionatura ragionata i criteri e le procedure che conducono alla scelta dell’area da coprire sono omogenei ed espliciti [molti progetti adottano questo tipo di campionatura]  Campionatura casuale alcuni passaggi nella scelta delle zone da coprire sono affidate al caso. Non è mai desiderabile che l’intero processo sia generato causalmente [elimina i pregiudizi e garantisce l’imparzialità delle decisioni prese] Per stabilire le dimensioni della campionatura Con campioni più piccolo: rinvenimento di più siti Con campioni più grandi: si hanno pero notevoli vantaggi logistici spostamenti minori da parte dei ricognitori e avvantaggiano la scoperta dei rapporti fra più siti; le dimensioni minime all’incirca si aggirano tra 0,5 e i 2-3 km. Per stabilire la forma della campionatura, vengono preferiti solitamente rettangoli allungati transetti o quadrati. L’impiego di forme geometriche rende più facile calcolare la superficie coperta. Solo in condizioni particolari sono stati adottate forme non geometriche. (quadrati o transetti di 1km di lato e d spessore) Le unità possono essere disposte ad intervalli regolari o casualmente regolari nella campionatura ragionata. In quella casuale ad ogni unità viene assegnato un numero progressivo fra quelli assegnati viene estratto uno a campione. Per stabilire il numero di unità da campionare Si tratta di stabilire le dimensioni della frazione campionata, rispetto alla popolazione da studiare: in genere viene usata una percentuale (in genere si sceglie la frazione più piccola con dati più attendibili). La campionatura può essere basata su di una stratificazione Suddividere il contesto indagato in una serie di unità di territorio, queste sono definite: strati e sono accumunate da costituzione geomorfologica analoga caratteristiche geografiche simili. Oltre alla stratificazioni ambientali ci sono quelle di carattere storico, culturale e archeologico. Le unità tendono ad essere disposte in modo che ogni strato sia campionato con la stessa frazione. La visibilità Di grande rilevanza per la metodologia della ricognizione: la visibilità delle tracce archeologiche sulla superficie del territorio recognito, alla ricognizione sfuggano molti siti che si trovano in zone non visibili quelli non visibili generalmente corrispondono alla frazione di territorio non campionata. Si è portati per tanto a credere che quando non si trovano siti è perché essi non sono mai esistiti (falsa assunzione negativa) Cosa può influenzare la visibilità: - I fattori ambientali (la presenza di colture variano e condizionano il territorio) - I fenomeni geopedologici deposizioni di materiali, di sedimenti alluvionali La visibilità influenza la distribuzione dei manufatti ma solo in rari casi se ne riconoscono gli effetti sulla distribuzione dei siti. La raccolta dei dati: introduzione (capitolo 5) I metodi di raccolta dei dati nella ricognizione archeologica momento della programmazione della ricerca indispensabile. Nei metodi di scavo è prevalso un atteggiamento empirico (ovvero la possibilità sul campo di raccogliere il maggior numero di informazioni). Altri sostengono che non è necessaria una documentazione completa. La scelta più lineare che supera il positivismi, sarebbe quella di scegliere i dati mirando a rispondere concretamente a precisi quesiti storici. (quindi recupero della storiografia). La documentazione archeologica Puo essere raccolta in modi diversi, nella stessa indagine possono essere impiegate tecniche diverse, per ottenere informazioni particolari sul paesaggio antico. Siti e tracce particolari La ricognizione archeologica si è occupata principalmente di siti ( unità di territorio caratterizzate da una concentrazione di resti antropici che spicca rispetto al paesaggio) I siti particolari non sono rappresentati da manufatti nei campi: necessitano di metodi di indagine ad hoc e appartengono per lo più a insediamenti rurali centri abbandonati, ville, grandi fattorie ma anche reti stradali o sepolture. Il problema: accade spesso che i ruderi siano coperti dalla vegetazione, che tende a nascondere completamente i resti conservati. I siti particolari: 1) i tratti di muratura indicano con certezza la presenza di un sito particolare, tendono però ad essere stati modificati e a presentarsi come rifacimenti. 2) Grotte non è facile però acquisire, senza ricorrere allo scavo dati sulla frequentazione della cavità. 3) indizi a parte sono dati dai toponimi (nome proprio di un luogo geografico) possono conservare il loro ricordo di un sito antico, difficilmente derivano dal toponimo antico contrassegnano però punti notevoli di paesaggio però spesso si riferiscono all’aspetto del monumento successivo all’abbandono. 4) tracce lineari sul paesaggio vie di comunicazione e centuriazioni, le linee che l’uomo lascia sul paesaggio possono sopravvivere anche quando il segno materialmente lasciato in origine è completamente scomparso; grazie a configurazioni particolari sul territorio. La viabilità condiziona spesso le strade e la divisione confinaria delle epoche successive fino a quella attuale. Alcuni si conservano quasi come fossero fossilizzati nel paesaggio odierno. Le caratteristiche e l’importanza variano a secondo dei contesti geografici. La penisola italiana ha dato ai siti particolari un ruolo di primo piano. Il rischio però è quello che si vada a ricostruire un paesaggio esclusivamente composto da siti legati agli strati più alti della società: ville, ponti, necropoli difficilmente invece sopravvivono siti legati alla fascia della popolazione più legata all’economia di sussistenza e agli scambi. Manufatti portati in superficie dai lavori agricoli L’adozione dell’agricoltura meccanizzata ha portato alla luce una quantità di manufatti molti maggiore rappresenta pertanto una colossale distruzione stratigrafica, un processo che ha intaccato il patrimonio archeologico sepolto. Grandi quantità di manufatti sono stati trovati nelle zone arate che hanno permesso di ricostruire dati però solo di quelli rinvenuti in superficie. È dimostrato che le arature degradano i manufatti, muffe e funghi altrettanto. L’analisi dei manufatti nei campi: sito, extrasito, non sito Si presumeva che ogni concentrazione di manufatti corrispondesse ad un antico sito sepolto - Il concetto di sito: anni ’70, vistose concentrazioni di manufatti riscontrabili nei campi; successivamente concentrazioni anomale di manufatti che caratterizza aree coltivate. Il metodo per distinguere i siti dai materiali sporadici: - Si basa sulla densità dei manufatti per metro quadro, viene definita una soglia di densità dei manufatti: il sito supera questa soglia. - Il concetto di extrasito: manufatti trovati su territori che non sono catalogabili come siti; dagli anni ’80 diventa oggetto di indagine. Sono indizi di quelle attività umane che si sono svolte nei territori ad di fuori dei siti.
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