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Canto VIII della Divina Commedia, Appunti di Lingue e letterature classiche

Nel documento è presente la parafrasi e un’analisi approfondita del “Canto VIII” della Divina commedia di Dante Alighieri.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 29/09/2021

alessia-d-alelio
alessia-d-alelio 🇮🇹

4.1

(7)

48 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Canto VIII della Divina Commedia e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! CANTO VIII PARAFRASI e Apparizione di Flegiàs (1-30) me, Ti) lo dico, continuando che molto tempo prima che arrivassimo ai piedi dell'alta torre, i nostri occhi si alzarono verso la sua cima, perché vedemmo che lì furono accese fiammelle, e un'altra torre rispondeva al segnale da lontano, tanto che gli occhi la potevano vedere a malapena. lo mi rivolsi al mar di sapienza (Virgilio), (1°) e dissi: «Cos'è questo segnale? e quell'altra fiamma cosa risponde? e chi sono coloro che hanno fatto tutto questo?» E lui a me: « puoi già vedere lungo queste onde sucide colui che stiamo aspettando, se il fumo della palude non te lo nasconde». Una corda di un arco non scoccò mai una freccia che attraverso l'aria corresse veloce, quando io vidi una piccola barca venire verso di noi sull'acqua, governata da un solo marinaio, che gridava: «Finalmente sei arrivata, anima malvagia!» (2*) «Flegiàs, Flegiàs, tu gridi invano» Il mio maestro disse: «questa volta: verremo con te solo per attraversare la palude». Come colui che viene a sapere un grande inganno che gli è stato fatto, e poi se ne rammarica, così fece Flegiàs ardendo d'ira. La mia guida salì sulla barca e poi mi fece salire dopo di lui; e solo allora la barca sembrò appesantita Non appena io e Virgilio fummo sulla barca, l'antica prua ripartì tagliando l'acqua più a fondo (3*) di quanto non sia solita fare con altri. ® Incontro conFilippo Argenti (31-63) cal CANTO VIII Mentre percorrevamo quella palude stagnante, mi si avvicinò un dannato pieno di fango che disse: «TU chi sei, che giungi all'Inferno prima deltempo?» | I risposi: «Se vengo, non rimango certo; tu invece chi sei, che sei reso iniconosciile dal fango?» Rispose: «Vedi bene che sono un'anima affitt/un dannato». E io a lu: «E continua con la tua pena iltuo dolore, benché tu sia tutto sporco di fango». ) Allora il dannato si protese con entrambe le mani verso la barca; il maestro, vigile, lo spinse via dicendo: «Va' via, torna con gli altri cani» Poi mi abbracciò al collo con le braccia, mi baciò il viso e disse: «O anima disdegnosa, benedetta colei che rimase incinta di te! Quello nel mondo fu una persona arrogante; non c'è alcuna buona azione che renda onore alla sua memoria, così la sua anima è qui, furiosa. Quanti uomini si credono in vita dei grandi re, mentre qui all'Inferno saranno come porci nel fango, lasciando di sé un orribile ricordo/ solo disprezzo!» E io: «Maestro, avrei gran desiderio di vederlo sprofondare in questa melma, prima di lasciare la palude». E lui a me: «Prima che tu veda l’altra riva, sarai appagato: è giusto che tu goda di tal desiderio». Poco dopo queste parole vidi che i dannati immersi nel fango, cosa di cui ancora lodo e ringrazio Dio. (4*) Tutti i dannati gridavano: «Addosso a Filippo Argenti!»; e quel spirito fiorentino iracondo si mordeva da sé coi denti. CANTO VIII ANALISI e Apparizione di Flegiàs (1-30) L'inizio si ricollega al Canto precedente, in cui dopo la prima descrizione della pena degli iracondi era stata mostrata la torre che qui, in maniera misteriosa, scambia strani segnali luminosi che Dante aveva subito notato. Allarmato, chiede a Virgilio il significato delle luci e chi ne sia l'autore, e il maestro spiega che attraverso il vapore della palude Dante potrà scorgere colui che stanno aspettando. (1%) E IO MI VOLSI AL MAR DI TUTTO "’L SENNO: Si riferisce a Virgilio che rappresenta la ragione. (2*) ANIMA FELLA: la fella era la disubbidienza, la malvagità. Per esempio in cavalleria era il non rispetto delle regole. (3*) L'ANTICA PRORA: l'Antichità, essendo l'Inferno etemo, non era quantificabile, era fuori da ogni tempo. Dante vede avvicinarsi una piccola imbarcazione governata da un solo traghettatore (Flegiàs) che apostrofa Dante scambiandolo per un dannato, finché Virgilio lo zittisce dicendogli che lui dovrà solo trasportarli attraverso la palude. Flegiàs: è il figlio di Marte e anche in questo caso la demonizzazione del personaggio classico è alquanto deformante rispetto all'originale, anche se è chiaro che il suo nome è da collegare etimologicamente al nome greco Flego (dal latino Frago) alla fiamma (come il Flegetonte, il fiume caldo di sangue) e va ricordato che Flegiàs nel mito classico aveva incendiato il tempio di Apollo a Delfi, adirato perché il dio aveva sedotto sua figlia. * Incontro conFilippo Argenti (31-63) CANTO VIII Mentre la barca attraversa la palude, si avvicina l'anima di un dannato che chiede a Dante chi sia lui per giungere all'Inferno quando è ancora vivo. Dante risponde che lui presto ripartirà e chiede a sua volta chi sia il dannato: questi non risponde e Dante lo riconosce come Filippo Argenti, al quale rivolge parole di condanna. Filippo Argenti: Costui era un fiorentino di parte Nera avverso a Dante e probabilmente suo nemico personale, anch'egli reagisce con stizza alla presenza di Dante, di cui si stupisce che possa viaggiare da vivo nell'Aldilà, per poi avventarsi furioso contro il poeta nel momento in cui lui lo riconosce e lo fa oggetto di parole ingiuriose di condanna; ma Virgilio lo spinge via e pronuncia parole di elogio a Dante. Il nome era dettato da un soprannome poiché parava i suoi cavalli col “ferro”, in modo molto vistoso: e anche in vita è sempre stata una persona irascibile. ] L'atteggiamento violento di Filippo Argenti è stato scritto forse per ricordare ciò che ! + accadde quando era in vita, ossia: è stato detto che egli schiaffeggiò Dante, anche le molti pensano che sia solo un pettegolezzo. (D) Il breve e serrato scambio di battute fra Dante e l'Argenti è simile a un «contrasto» della poesia comico-realistica, il cui tono domina largamente l'intero episodio, e ci riconduce alle loro rivalità politiche. Il poeta latino rivolge poi una ammonizione a tutti gli uomini alteri e orgogliosi, latino sottolinea che molti in vita si ritengono altezzosamente dei gran regi, mentre il loro destino ultraterreno è di essere porci nel fango dello Stige, quindi Dante mostra qui la verità della condizione nell'Oltretomba che ristabilisce la verità e assegna a ciascuno il posto che merita. Dante manifesta il desiderio di vedere il dannato azzuffarsi coi compagni di pena, prima di lasciare lo Stige, e Virgilio afferma che ne avrà presto l'occasione. Poco dopo, infatti, Dante vede gli altri dannati avventarsi su Filippo Argenti facendone strazio, spettacolo che Dante gode pienamente, vedendo lo stesso Filippo morde rabbiosamente se stesso. (4*) CHE DIO ANCOR NE LODO E NE RINGRAZIO: Ringrazia Dio di darle pene all'Inferno a chi merita di essere punito per l'eternità. e Lacittà di Dite (64-81) CANTO VIII Mentre la barca di Flegiàs si allontana dagli iracondi, Dante sente un coro di voci dolorose che lo riempiono di angoscia. Virgilio lo informa che ormai sono vicini alla città infernale di Dite, popolata dal grande stuolo dei demoni. Dante drizza lo sguardo e vede le torri della città simili a quelle delle moschee, rosse come se fossero roventi. Virgilio spiega che il fuoco eterno che vi è dentro la città ne arroventa le mura rendendole di colore rossastro. La barca si avvicina ai profondi fossati che cingono Dite, le cui mura sembrano di ferro, e Flegiàs invita con fare imperioso i due poeti a scendere perché lì c'è l'accesso alla città. La Città di Dite: anche detta città di Plutone, essa era un simbolo per dividere l’alto e il basso inferno. Il nome CITTA’ è una metafora, con essa si indicava il luogo di accoglienza sia del bene che del male. L'opposto della città di Dite è la città di Dio (de civitate dei), ossia il paradiso. ® L'opposizione dei diavoli di Dite (82-130) Dante alza gli occhi e vede migliaia di diavoli sugli spalti della città, che lo guardano minacciosi e si chiedono chi sia lui per entrare, da vivo, nell'Inferno. Virgilio fa cenno di voler parlare con loro in disparte e i diavoli acconsentono, invitando Dante a tornare indietro trovando da solo la strada, mentre il poeta latino dovrà rimanere nella città. Dante è colto da grande paura e invita il maestro a riportarlo indietro, visto che il passaggio sembra loro negato. Virgilio lo rassicura ricordando che il viaggio è voluto da Dio, quindi lo invita ad attenderlo lì e si avvicina alle mura della città, per parlamentare coi diavoli. (5*) ELO SPIRITO LASSO CONFORTA E CIBA DI SPERANZA BUONA: Tale timore è in parte giustificato, poiché in questo caso non basterà l'intervento di Virgilio come allegoria della ragione umana, ma si renderà necessario l'arrivo di un messo celeste che avrà la funzione di eliminare l'ostacolo e rimproverare aspramente i diavoli della loro opposizione. Dopo poco tempo, però, i diavoli corrono dentro la città chiudendo le porte in faccia a Virgilio, al quale non resta che tornare sconsolato da Dante, con gli occhi bassi e la vergogna dipinta sul volto. Virgilio rassicura nuovamente Dante sul fatto che egli vincerà la prova, rammentando che l'alterigia dei diavoli non è nuova e fu già una volta vinta da Cristo trionfante, quando il giorno della sua resurrezione entrò all'Inferno sfondandone la porta. Il maestro dichiara infine che un messo celeste sta già percorrendo la discesa infernale e i gironi, pronto ad aiutarli. (6*) ERTA: solitamente sta per salita, quindi può essere anche un ossimoro (es: scende l'Inferno). (7%) TAL : messo divino, da angelo messaggero, stava già arrivando per aiutarli.
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