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Canto VIII Purgatorio, Appunti di Italiano

Interpretazione e riassunto del canto ottavo del Purgatorio

Tipologia: Appunti

2020/2021
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Caricato il 11/01/2021

GAM3
GAM3 🇮🇹

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68 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Canto VIII Purgatorio e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Sintesi del canto VIII del Purgatorio Dante e Virgilio sono ancora nella valletta dei principi negligenti e Dante osserva una delle anime che si alza e, con le mani al cielo intona l’inno Te lucis ante (la preghiera della sera) seguita subito dagli altri penitenti. Qui Dante si rivolge al lettore, e lo invita ad aguzzare l’ingegno poiché l’allegoria è molto sottile (“Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero,/ché ‘l velo è ora ben tanto sottile,/certo che ‘l trapassar dentro è leggero). Improvvisamente due angeli armati piombano nella valletta. Essi indossano delle vesti verdi e hanno ali altrettanto verdi. Sono dotati di spade infuocate senza punta, ma Dante non arriva a vederne il volto. Sordello spiega che essi provengono dal ventre della Madonna, e che sono scesi nella valletta dei principi negligenti per difenderla da un serpente che arriverà di lì a poco. Fortemente intimorito da questa notizia, Dante si stringe al suo maestro. Poi Sordello invita i due poeti a scendere nella valletta per conoscere alcuni dei principi. Uno di questi guarda attentamente in direzione del poeta fiorentino, e questi lo riconosce: si tratta del giudice Nino Visconti. I due si salutano con affetto, e Dante è felice di vedere il giudice tra le anime del Purgatorio (le quali, ricordiamolo, nonostante la dura penitenza che dovranno affrontare, sono comunque destinate al Paradiso). Nino Visconti, allora, chiede al Poeta come faccia a trovarsi lì, e Dante gli spiega che ha già attraversato l’Inferno, e che adesso dovrà scalare la montagna del Purgatorio. Allora Sordello e Visconti si mostrano estremamente stupefatti rispetto a questa rivelazione, e mentre il primo si rivolge a Virgilio, il secondo si rivolge ad un altro penitente per mostrargli quel prodigio. Poi, come hanno già fatto tutte le anime del Purgatorio, il giudice Visconti chiede a Dante di dire ai suoi parenti (nel caso di specie la figlia Giovanna) di pregare per la sua anima. Successivamente parla di sua moglie, Beatrice d’Este, la quale ha già abbandonato il lutto e si è risposata, cosa di cui si pentirà. Ella, prosegue Visconti, è l’esempio di come l’amore delle donne finisca presto se non è sostenuto dalla carnalità. Queste affermazioni del penitente dimostrano come egli sia animato (come di frequente accade con gli spiriti del Purgatorio) da sentimenti umani. Visconti è in grado, anche dopo la morte, di provare gelosia nei confronti della donna che in vita aveva amato. Mentre Dante guarda il cielo, Sordello lo tira a sé e gli mostra il luogo nel quale sta per arrivare il serpente. Questo spunta all’improvviso, e si lecca il dorso con la lingua. Così i due angeli calano sulla valletta, fendendo l’aria con le loro spade, e mettono in fuga il serpente. Nel frattempo, il penitente che era stato chiamato da Visconti si rivolge a Dante, augurandogli di giungere al termine del suo viaggio oltremondano. Poi gli chiede se ha notizie della Val di Magra o dei luoghi vicini, dove egli in vita fu potente. Si presenta come Corrado Malaspina, il Giovane. Allora Dante tesse le lodi della sua famiglia, celebre per la sua liberalità e per la sua virtù guerresca, tanto da essere una delle poche famiglie a poter camminare dritta in un mondo corrotto. Alla fine, Corrado Malaspina pronuncia una profezia, nella quale dice che non passeranno sette anni prima che Dante conosca più da vicino la cortesia della sua famiglia. Tale profezia si riferisce all’esilio del poeta fiorentino, il quale riceverà accoglienza nel 1306 proprio dai Malaspina.
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