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canto viii xi purgatorio, Appunti di Italiano

canto viii xi purgatorio analisi riassunto e commento

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 30/05/2024

gret0007
gret0007 🇮🇹

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Scarica canto viii xi purgatorio e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! CANTO VIII Tempo: domenica di Pasqua 10 aprile 1300, al tramonto Antipurgatorio: È la parte bassa della montagna del Purgatorio, che comprende la spiaggia e la prima fascia, i primi tre balzi della costa. Qui i penitenti cominciano a espiare dovendo attendere un determinato periodo di tempo prima di poter salire alle vere cornici del Purgatorio dove purgare con pene fisiche i propri peccati. BALZO II La valletta amena: Si tratta di una conca lussureggiante di prati verdissimi e di splendidi fiori. Personaggi: Dante, Virgilio, Nino Visconti, Corrado Malaspina,Sordello, due angeli (custodi della valletta) Penitenti e pena: Spiriti negligenti Quarta schiera: i principi negligenti. Le anime dei principi e regnanti, che le cure dello Stato e la gloria mondana hanno allontanato dalle cure spirituali, o che si dimostrarono indolenti nell’esercizio delle loro funzioni per il bene dei sudditi, sono raccolte in una valletta amena e siedono su un prato verdissimo, pieno di fiori profumati e variopinti. Devono restare fuori del Purgatorio tanto tempo quanto vissero e ogni giorno al tramonto sono sottoposti alla tentazione del serpente. Sopraggiunge la sera, l’ora che riempie di nostalgia chi è lontano dalla propria terra. Una Roma, delle anime si volge a oriente con le mani giunte e intona dolcemente il canto Te lucis ante. Dal cielo scendono due angeli, con vesti e ali di colore verde, impugnando spade spuntate e fiammeggianti, e si posano ai lati opposti della valletta. Il loro compito, come spiega Sordello, è quello di difendere gli spiriti dal serpente che sta per arrivare. Dante si accorge che uno spirito lo sta fissando: il poeta riconosce in lui l’amico Nino Visconti, nipote del conte Ugolino. Nell’apprendere che Dante è vivo, Sordello e Nino si ritraggono stupiti; poi Nino invita un’altra anima (Corrado Malaspina) ad accostarsi, per vedere un fatto tanto straordinario. Nino chiede a Dante di ottenere per lui suffragi dalla figlia Giovanna; esprime invece parole dure nei confronti di sua moglie Beatrice d’Este, risposatasi con Galeazzo Visconti, signore di Milano. Dante rivolge ora lo sguardo al cielo, dove brillano intensamente tre stelle (simbolo delle virtù teologali), che hanno preso il posto delle quattro viste al mattino, che avevano illuminato il volto di Catone e sono ormai tramontate. Sordello invita il poeta a guardare nella Valletta, dove è intanto giunto il serpente, simile a quello che corruppe Adamo ed Eva nell’Eden. Gli angeli muovono rapidamente verso di lui mettendolo in fuga, quindi riprendono la loro posizione. Passato il pericolo, l’anima di Corrado Malaspina si rivolge a Dante chiedendogli notizie della sua terra. Il poeta assicura che laggiù la sua famiglia è ancora stimata per la propria rettitudine. Prima di congedarsi, Corrado profetizza a Dante che egli avrà modo di sperimentare entro sette anni l’ospitalità e la cortesia della propria famiglia. Nell’evocare il senso di nostalgia che al calar della sera affligge il navigante che ha appena lasciato i suoi cari, le terzine d’esordio sottolineano il tema dell’esilio proprio della seconda cantica. Il Purgatorio è infatti il luogo dell’esilio dalla vita e dell’attesa della beatitudine, anche se in esso la vita terrena ha ancora un peso attraverso il ricordo delle persone amate e l’espiazione fisica dei peccati.. La prima parte del canto è costituita da una sacra rappresentazione, annunciata dalla preghiera delle anime e accompagnata, come sempre nei momenti decisivi, da una raccomandazione di Dante al lettore: un ‘appello’ che vale come esortazione ad approfittare della ‘facilità’ a capire quanto sta per accadere, oppure come ammonimento a non fraintendere, a non passare oltre con troppa leggerezza. L’intervento degli angeli, che esaudiscono la preghiera di protezione espressa dalle anime contro la tentazione notturna, produce un esito opposto a quello della scena del prologo, dove le fiere non erano state respinte. Qui gli spiriti già salvi, minacciati dal serpente, temono e allo stesso tempo pregano perché i vivi fuggano la tentazione. La scena appare come un invito a ricordare che al peccato, a partire da quello di Adamo ed Eva, la sapienza divina ha posto un rimedio, sempre attuale e sempre inaccessibile. Tanto più vale questo invito in riferimento ai negligenti, che hanno tardato a convertirsi dimenticando che la salvezza è sempre presente, anche nel peccato, e che essa non tarda a venire purché ci si ravveda e ci si disponga a ricevere la grazia. Nino Visconti e Corrado Malaspina Con una tecnica narrativa «ad incastro» già sperimentata nel canto X dell’Inferno, nella sacra rappresentazione sono inseriti gli incontri con due spiriti. Dapprima con l’amico Nino Visconti, la cui presenza in Purgatorio desta in Dante stupore (egli era infatti un irrequieto capo guelfo pisano, che condivise la politica dello zio, il conte Ugolino, il quale è relegato nella profondità più dell’Inferno), ma suscita allo stesso tempo una sincera manifestazione di affetto tra i due, che ricorda l’incontro con Casella e quello tra Sordello e Virgilio. Poi con Corrado Malaspina, discendente di una famiglia al cui interno continuano a trasmettersi le virtù di valore guerriero e liberalità come nell’antica età cavalleresca. Il prezzo che Corrado sta pagando è proprio l’attaccamento alla gloria mondana della propria dinastia, che lo aveva distolto dall’amore per Dio e per il prossimo, come i principi del canto VII. E per questa loro peculiare caratteristica, cioè il continuare nella tradizione familiare non una, bensì la tradizione cavalleresca dei tempi passati nel tempo presente, sono conosciuti per fama in tutta Europa, anche da chi non ha mai battuto le loro terre. Un grande omaggio dell’esule Dante nei confronti di chi, nel 1306, l’aveva accolto negli anni drammatici seguiti agli scontri della Lastra. E proprio questo profetizza Corrado, ossia l’ospitalità dei suoi successori, attraverso una perifrasi astrologica e un adynaton (se corso di giudicio non s’arresta) che indicano l’accettazione del volere divino e l’ineluttabilità dell’esilio. Sintesi Sta scendendo la sera e Dante vede alzarsi dal gruppo dei principi negligenti un'anima che intona l'inno Te lucis ante. La dolcezza di quelle note è tale da rendere il poeta dimentico di ogni pensiero. Le anime divenute pallide e umili, guardano verso il cielo in atteggiamento di attesa. Improvvisamente vedono due angeli armati di spade infuocate senza punta, i quali sono in attesa del serpente. Dante, timoroso, si stringe a Virgilio, mentre Sordello invita i due poeti a scendere nella valle per parlare un po' con le anime. Una di queste, il giudice Nino Visconti, va incontro a Dante. Quando Nino viene a sapere che il poeta è vivo, dapprima si meraviglia, poi chiama Corrado Malaspina, che gli è accanto, per mostrargli i segni della volontà di Dio; quindi, chiede a Dante di portare sue notizie alla figlia Giovanna perché preghi per lui. Il giudice Nino conclude rammaricandosi per le nozze tra sua moglie e Galeazzo Visconti di Milano. Mentre Dante guarda incuriosito tre stelle che sono apparse nel cielo al posto delle quattro che vi brillavano all'alba, Sordello interviene additandogli l'arrivo del serpente. Subito i due angeli guardiani si librano in volo e il serpente fugge. Corrado Malaspina chiede poi a Dante notizie sulla Val di Magra, il territorio posto sotto la signoria della propria famiglia. Dante riferisce che, nonostante non conosca di persona quelle terre, sa bene della generosità, del valore e della moralità dei signori che le governano, noti, peraltro, a tutti. Corrado conclude predicendo a Dante che, entro sette anni, avrà modo di conoscere personalmente la generosità della famiglia dei Malaspina. CANTO XI Dante e Virgilio sono alla prima cornice del Purgatorio, dove si trovano i superbi, condannati a camminare portando un pesante masso sulla schiena, che cantano il Padre Nostro. La più nobile preghiera della liturgia cristiana viene quindi associata a coloro che, tra le anime purganti, hanno compiuto il peccato maggiore. Al termine della preghiera, che Dante parafrasa liberamente, Virgilio interroga le anime per sapere come passare dalla prima alla seconda cornice, e quale via sia meno ripida, affinché compiere il cammino sia possibile anche per Dante, il cui corpo è mortale e
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