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Linz: Caratteristiche e Tipi di Regimi Autoritari e Totalitari, Sintesi del corso di Filosofia Politica

Le caratteristiche e i tipi di regimi autoritari e totalitari secondo linz. Vengono distinti regimi autoritari come pluralistici sociali, burocratico-militari, di statalismo organico, di mobilitazione in società post-democratiche e di mobilitazione post-indipendenza. Per i totalitarismi, vengono distinti i caratteri fondamentali come la società di massa, il ruolo del partito unico, dell’ideologia, della polizia segreta e del terrore, e la rivoluzione permanente. Linz introduce anche la categoria di post-totalitarismo.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 27/12/2023

greta-bordignon
greta-bordignon 🇮🇹

4.3

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Scarica Linz: Caratteristiche e Tipi di Regimi Autoritari e Totalitari e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia Politica solo su Docsity! CAPIRE LA POLITICA CAPITOLO QUARTO- I REGIMI NON DEMOCRATICI 4.2 Gli autoritarismi 4.2.1 La definizione di Linz I regimi non democratici son maggioritari (55%) sotto diverse forme. La più numerosa è quella dei regimi autoritari, dove confluiscono regimi civili e militari, di mobilitazione e smobilitazione, teocratici e secolarizzati. Linz (1975) definisce autoritari i regimi politici con pluralismo politico limitato non responsabile, senza la guida di un’ideologia elaborata, ma con mentalità caratteristiche, senza un’estesa e intensa mobilitazione politica salvo che in alcuni momenti del loro sviluppo, e nei quali un leader o talvolta un ristretto gruppo dirigente esercita il potere entro limiti formalmente mal definiti ma in realtà abbastanza prevedibili. A queste dimensioni (pluralismo, ideologia, mobilitazione e caratteri della leadership) occorre aggiungerne una relativa ai connotati strutturali del regime. Con il pluralismo le variazioni nell’autoritarismo sono due. Il più frequente è definibile come “pluralismo sociale a influenza politica indiretta”, così senza un vero e proprio pluralismo politico, certi gruppi veicolano valori e interessi nel sistema politico senza incorrere in sanzioni contro coloro che esprimono aperto dissenso politico. “Pluralismo sociale” si giustifica anche comprando regimi autoritari e totalitari. Questi ultimi hanno forte dinamica anti-pluralistica che mira alla neutralizzazione di ogni forma di pluralismo sociale. L’obiettivo è seguito tramite politiche di annientamento psicologico (uccidono la memoria e ogni forma di identità) e fisico (sterminio di massa, deportazioni, etc.). Gli scenari di “pluralismo politico limitato” son meno frequenti in una condizione di “normalità autoritaria”, mentre sono più probabili in situazioni di crisi/ transizione. A livello di carattere ideologico, i regimi autoritari, non manifestano la stessa intensità di ideologia dei totalitarismi. Queste son possibili nelle prime fasi di creazione del regime, attenuandosi poi. I regimi autoritari mostrano diverse combinazioni di ideologia e mentalità: togliendo il polo ideologico estremo, lo scenario autoritario può andare a una presenza di ideologia (es. regime fascista italiano) a una sua assenza. Nel secondo caso, il regime è fondato su una mentalità (valori generici, senza elaborazione intellettuale e tensione utopistica). Il grado di intensità ideologica influisce su livelli di mobilitazione politica (e sulla partecipazione al regime dei cittadini che lo sostengono) e sull’articolazione dei rapporti tra politica e società. La mobilitazione rappresenta un comando dall’alto, connesso alla difficoltà del cittadino di sottrarvisi. I connotati mobilitazionali di un regime sono proporzionali alla sua intensità ideologica. Nel caso dei regimi autoritari si va da una mobilitazione moderata a una smobilitazione. Le modalità di esercizio del potere possono essere epifenomeniche rispetto all’ideologia. Rinvia alla capacità del regime di condizionare o meno la società e l’autonomia dei sottosistemi: più l’ideologia è debole e più lascia spazio a mentalità dominanti, più le finalità del regime saranno limitate a smobilitazione e a promozione nella popolazione di forme di accettazione passiva del sistema. L’assenza di libertà politiche e di democrazia può favorire l’intervento del regime nella vita sociale ed economica più circoscritto con un esercizio del potere limitato e prevedibile. Più l’ideologia sarà forte e la mobilitazione elevata, invece, si accentuerà l’intervento di questo anche nei settori tradizionalmente non politicizzati. 4.2.2 Le dimensioni strutturali degli autoritarismi Gli aspetti strutturali condizionano di più gli sviluppo del regime. I regimi autoritari possono essere monopartitici, a partito egemone e senza partito (e non mancano in questi ulteriori differenziazioni). A partito unico, Huntington (1970) propose distinzione tra monopartitismi forte (Unione Sovietica) e deboli (Spagna di Franco). La distinzione fa riferimento alle differenze tra partito unico totalitario (struttura rivoluzionaria che prosegue l’azione di smantellamento di strutture tradizionali e della società, nell’ottica di perpetuazione dall’alto della rivoluzione) e partito unico autoritario (adempie a funzioni di gestione e conservazione del potere). La nascita del partito autoritario varia: può essere precedente al regime/ può essersi formato in un contesto democratico e poi aver contribuito ad abbatterlo oppure può essere stato costruito dall’élite autoritaria. Per i regimi senza partito, le distinzioni dipendono dalla fisionomia e dai caratteri della coalizione e della struttura di potere al vertice che sostituisce il partito (es. leadership personale, élite religiosa/ élite civile…). Un’altra dimensione strutturale rinvia al ruolo svolto nei regimi autoritari dai militari. I regimi militari si caratterizzano per la forte influenza delle forze armate sul governo del paese (prendono potere con i colpi di stato). I militari percepiscono come temporaneo il loro coinvolgimento in politica fino al raggiungimento degli obiettivi. Questi regimi hanno durata medio- inferiore degli altri regimi: la loro fragilità è quando la perpetuazione dei militari al governo diventa dannosa per la coesione delle forze armate e per i loro obiettivi specifici. Salgono al potere con i colpi di stato, con la forza, resa possibile dall’organizzazione capillare delle forze armate: vengono “occupati” i luoghi strategici del potere politico, arrestati i principali leader politici e sostituiti con dei nuovi. Un colpo di stato può anche portare alla sostituzione di un regime autoritario con un altro regime autoritarie. Tra il 1947 ed il 2012 nel mondo si son verificati 820 colpi di stato. 4.2.3 Come distinguere gli autoritarismi Ci son diverse forme di coinvolgimento dei militari in politica: regimi militari, regimi civili - militari e regimi civili. I criteri distintivi sono costituiti da aspetti strutturali e da aspetti relativi alla coalizione e alle alleanze con settori della società civile sulle quali si sviluppa e legittima il potere . I regimi militari possono degenerare in regimi personalistici. Ci son diversi sottotipi di regime autoritario: - I regimi autoritari burocratico- militari→ dominati da militari e burocrati, deideologizzati, che mirano a impedire forme di partecipazione autonoma delle masse alla politica e a smobilitare strutture politiche ereditate da regimi precedenti - I regimi di statalismo organico→ partecipazione tramite strutture organiche, valorizzando l’appartenenza degli individui a organizzazioni sociali primarie (è stato un principio che è servito a legittimare regimi autoritari veri e propri) - I regimi autoritari di mobilitazione in società post- democratiche→ i regimi autoritari formati in seguito di rottura netta con la precedente autorità tradizionale - I regimi autoritari di mobilitazione post- indipendenza→ sviluppati nelle aree liberate dal colonialismo, resi possibili da un basso sviluppo economico e da società rurali e ugualitarie. Questi regimi son stati precari e son stati abbattuti da colpi di stato. - Nelle democrazie razziali ed etniche (o oligarchiche), l’esercizio del potere avviene in una stretta minoranza con l’esclusione (sulla base di un pregiudizio raziale) della grande maggioranza. La profonda divisione della società impedisce l’evoluzione verso una democrazia di massa e inclusiva (es. apartheid). - I contesti e regimi politici imperfetti e pretotalitari hanno situazioni dove son presenti rilevanti fattori politici, sociali e culturali favorevoli a un esito totalitario. - I regimi autoritari post- totalitari (es. area est-europea post Stalin e la destalinizzazione 1950 1975 Società Declino degli standard di vita e crisi sociale Crescita della qualità di vita Strategie di sopravvivenza Strategie di accumulazione Fine del pluralismo di interessi Ripresa del pluralismo di interessi Crisi culturale (conformismo, rottura con tradizioni nazionali, etc.) Rinascita culturale Il post- totalitarismo si configura come un continuum: da post- totalitarismo “precoce” al post- totalitarismo “maturo”, passando per il post- totalitarismo “congelato”. Il post- totalitarismo precoce è più vicino agli ideali totalitari (es. Bulgaria); il post - totalitarismo congelato ha tolleranza verso le critiche della società civile, ma ha intatte le strutture partito-Stato (es. Cecoslovacchia); il post- totalitarismo maturo si avvicina all’idealtipo autoritario, con trasformazioni significative in tutte le dimensioni (es. Ungheria). Il pluralismo politico limitato presente in quest’ultima prelude trasformazioni politiche ulteriori se la leadership non ha forza e volontà di re-istituire il potere del partito unico. Il post- totalitarismo può essere frutto di una scelta dell’élite o una conquista di alcuni gruppi della società civile o essere frutto di decadenza del regime totalitario. 4.5 I regimi sultanistici Weber introdusse il concetto di “sultanismo”: “sultanistico deve essere detto un potere patrimoniale che, per il tipo della sua amministrazione, si muove principalmente nella sfera dell’arbitrio svincolato dalla tradizione”, al di fuori dell’autorità tradizionale e del potere legale- razionale. Il confine tra i regimi sultanistici e quelli autoritari personalistici è labile (nel secondo l’istituzionalizzazione del regime, la prevedibilità dell’esercizio del potere sono maggiori). Presentano analogia con i totalitarismi in quanto alimentano il culto del capo, hanno scarso grado di deistituzionalizzazione, nella presenza di forme di mobilitazione e nella prevedibilità dell’esercizio del potere da parte del leader. Nel sultanismo l’autorità del leader è alimentata da forme personali di patronage più che da ideologie e mentalità, i leader occupano cariche ed uffici per incrementare le proprie ricchezze ed il proprio status. La leadership è esercitata su base personale, elargendo favori, reclutando i componenti della famiglia e a membri di clientele contigue ad essa. La successione avviene su base dinastica. Se presente l’ideologia è subordinata alle reinterpretazioni periodiche del leader e finalizzata all’esaltazione del suo carisma e potere. Così funziona anche per la mobilitazione e le strutture del regime. In questi regimi avviene la fusione di regime e Stato. 4.6 I regimi ibridi Tra regimi democratici e non le differenze non sempre sono nette, tra le due esiste una “zona grigia” dove convivono caratteri democratici con caratteri autoritari. Certi fallimenti di democratizzazioni portano a esiti ibridi (es. area post- svietica). Di 86 stati che (tra 1974 e 2004) avviano la democratizzazione nella “terza ondata”, 41 avviano democrazie in via di consolidamento o consolidate. Negli altri casi ci son due esiti: una regressione verso un regime non democratico (dopo un intermezzo con segni di democrazia), questo è accaduto ad almeno 7 stati (es. Bielorussia, Egitto, Russia, …), in alcune situazioni la regressione è stata totale, con ritorno all’autoritarismo duro, chiudendo ad evoluzioni pacifiche; un secondo esito è la creazione di un regime dove convivono elementi di democrazia con caratteri autoritari→ “stati parzialmente liberi”. La definizione di questi regimi è generale, includendo quelli dove le istituzioni e procedure autoritarie convivono con istituzioni e procedure democratiche e viene soddisfatta qualche forma di democrazia elettorale, ma non il contenuto di sostanza della democrazia liberale. C’è una divisione tra “democrazie elettorali” (elezioni libere e competitive in regimi che mancano di requisiti delle democrazie liberali) e “autoritarismi elettorali” (siamo nei regimi autoritari, anche se ci son elezioni a suffragio universale e un limitato pluralismo partitico→ le loro elezioni son sottoposte a controlli e manipolazioni, privandole di democrazia). In base alla presenza e al carattere delle elezioni ci sono: - Democrazie elettorali: elezioni con requisiti democratici con carenza su libertà civili - Autoritarismi elettorali: son assenti i requisiti di competizione, correttezza e trasparenza delle elezioni democratiche, le elezioni son ancora manipolate - Regimi non democratici: privi di competitività e controllato in ogni fase I regimi ibridi possono essere letti con due prospettive teoriche diverse: possono essere abbastanza prossimi alla democrazia anche se non soddisfano la definizione minima e non hanno prospettive evolutive a breve termine; i regimi ibridi possono anche essere letti come regimi che si trovano in mezzo alla transizione politica, ogni collocazione rimane quindi sospesa, in attesa della conclusione della transizione. Scegliere una di queste prospettive implica decidere quando un regime di transizione smette di essere tale.
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