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Capitolo 1 promessi sposi, Dispense di Italiano

Appunti sul primo capitolo dei promessi sposi, analisi del narratore, riassunto del capitolo e collocazione storica

Tipologia: Dispense

2020/2021

In vendita dal 06/04/2021

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_marialucia_ 🇮🇹

4.8

(9)

12 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Capitolo 1 promessi sposi e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! "I Promessi Sposi" inizia con la descrizione dettagliata e articolata dei luoghi in cui la vicenda è ambientata. E’ una vera e propria descrizione geografica della zona del lago di Como in cui l’autore procede dal generale, con l’illustrazione della conformazione del territorio: laghi, monti, corsi d’acqua, e restringendo mano a mano l’ottica passando ai borghi e ad altri luoghi che testimoniano la presenza dell’uomo, fino ad arrivare al luogo in cui la vicenda vera e propria ha luogo, ovvero la stradina che Don Abbondio, curato di un piccolo paesino sulle rive del lago, sta percorrendo ed in cui incontra due sgherri, i bravi (scagnozzi al servizio dei potenIl curato capisce che i due stanno aspettando lui e si guarda intorno per vedere se può cambiare strada. Quando si accorge che è impossibile sfuggire, procede velocemente recitando le preghiere a voce alta, ma nel suo intimo è tormentato da mille pensieri, mentre gli uomini gli vanno incontro. Don Abbondio si ferma, i due bravi gli si rivolgono con tono intimidatorio e imperativo, il primo bravo in forma più rispettosa mentre l’altro in versione apertamente sgarbata e violenta (e non si trattiene neppure dal bestemmiare di fronte al religioso), ordinadogli con tono minaccioso di non celebrare il matrimonio programmato per il giorno seguente tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, con la famosa frase “Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai". Durante la conversazione il curato ha un tono umile, servile, di esagerata arrendevolezza, e dichiara, nel sentire il nome di Don Rodrigo, quale padrone dei bravi, la sua completa disponibilità ad obbedire: “Disposto, disposto sempre all’obbedienza”. Rimasto solo, ancora frastornato dall’incontro, Don Abbondio riprende il suo cammino. La voce narrante, a questo punto, fa un’ampia digressione in cui delinea una sorta di biografia del curato, per informare il lettore su cosa abbia determinato la sua vocazione religiosa e quale sia la sua visione del mondo, e contestualmente delineare la realtà sociale che caratterizza la società dell’epoca in cui egli vive. Don Abbondio, scosso dall’incontro con i bravi e dall’intimidazione ricevuta, si perde meditabondo in pensieri agitati fino al rientro alla canonica dove c’è ad attenderlo la perpetua.La donna si accorge subito che qualcosa lo turba ed egli, dopo averle fatto promettere di mantenere il segreto, si confida con lei.La serva, pettegola ma di animo pratico, gli consiglia di denunciare le prepotenze di Don Rodrigo rivolgendosi al Cardinal Borromeo; ma il curato, codardo e terrorizzato, non accetta il consiglio e anzi le raccomanda di mantenere il silenzio. Il narratore è una presenza regolare che interviene e commenta, spesso con sottile ironia, lo svolgersi della vicenda e tiene le fila del racconto. A volte interrompe la narrazione con accurati excursus o digressioni storiche per dare al lettore informazioni aggiuntive sul periodo storico.Le dettagliate descrizioni, del paesaggio e dei personaggi, non ha nulla di poetico né di suggestivo, è una accurata ed oggettiva sequenza di dettagli geografici o fisici, perché deve corrispondere alla realtà, senza lasciare alcuno spazio all’immaginazione del lettore. Ciò permette a Manzoni di assicurare la massima verosimiglianza alla vicenda e rendere assolutamente credibile la vicenda narrata, che era invece frutto di invenzione.Questa necessità di realismo e verosimiglianza determina una serie di critiche da parte degli autori che avevano aderito al Romanticismo, tra i quali anche Goethe, che prediligevano le descrizioni sfumate e generiche lasciando spazio alla fantasia del lettore suggerendogli ciò che la sua sensibilità doveva poi completare. Si suddivide in quattro sequenze: 1) la passeggiata di Don Abbondio: è la sera 7 novembre 1628: la precisazione cronologica segna il passaggio dalla descrizione alla narrazione. La data serve a dare attendibilità a quanto raccontato collegandolo ad un periodo storico reale, in cui realmente si sono verificati gli eventi di cui si parla nel romanzo (la carestia, la peste ecc.). presentazione del personaggio: come per gli altri personaggi importanti che mano a mano entrano in scena, Don Abbondio viene descritto a partire da una sua particolarità, il suo modo di camminare, per evidenziare le sue caratteristiche psicologico-morali. Con le espressioni “bel bello”, “tranquillamente”, “oziosamente”, Manzoni fa comprendere al lettore l’importanza che l’abitudinario curato attribuisce al quieto vivere. 2) l’ampia digressione storica sui bravi: La descrizione fisica dei due bravi è molto dettagliata e mette in risalto l’elemento dell’aggressività e della tracotanza di questi personaggi, sia attraverso le armi che mostrano (le pistole, il coltellaccio, lo spadone, il corno pieno di polvere che funge anche da collana), sia attraverso la loro fisicità “i larghi baffi all’insù”, gli ampi e gonfi calzoni, la gran guardia traforata di lamine di ottone, i capelli raccolti in una reticella verde intorno al capo, lunghi baffi arricciati e il ciuffo che ricade sulla fronte. Excursus storico-documentario sui bravi in cui evidenzia: I bravi erano personaggi storici realmente esistiti nel 1600, uomini violenti, mercenari, pronti a compiere qualsiasi crimine, al servizio dei signorotti locali di cui costituivano la guardia armata che provvedeva alla loro protezione. I governatori di Milano avevano firmato leggi severe contro i bravi, le Gride (bandi e leggi che, oltre a essere stampati e affissi, venivano letti a volte alta, “gridati” dai banditori per la popolazione che non sapeva leggere, da qui il loro nome) che nonostante nel tempo avessero incrementato le punizioni, si erano rivelate tanto altisonanti quanto totalmente inutili ed inefficaci.Manzoni fa una lunga e pedantesca citazione delle Gride, strumentale all’esigenza della verosimiglianza storica: in questo modo l’autore, da una parte, rende credibile la minaccia rappresentata dai bravi e, dall’altra, evidenzia uno dei temi fondamentali del romanzo, la riflessione sul ruolo della legge all’interno della società. 3) l’incontro tra il curato e i bravi: è il fulcro di tutto il meccanismo romanzesco. Anche questo elemento è stato preso da un episodio storico realmente avvenuto che Manzoni aveva letto riguardo ad una grida relativa a minacce a sacerdoti nello svolgimento del loro dovere. Nello svolgimento del dialogo, Manzoni, sottolinea il rovesciamento dei valori della società dell’epoca, dove chi perpetra il sopruso (i bravi) ha un tono imperativo ed offensivo come se rivendicasse un diritto, mentre colui che è nel giusto e subisce il sopruso (il curato) ha un tono umile e di eccessiva accondiscendenza. Le caratteristiche psicologico- morali di Don Abbondio, accennate nella descrizione della passeggiata, vengono definite maggiormente ed i suoi atteggiamenti rivelano un personaggio dominato da una servile vigliaccheria e dalla sudditanza verso il potente. 4) digressione su Don Abbondio ed excursus storico sulla società del Seicento Manzoni apre un’ampia digressione in cui completa, a conferma della pochezza di un personaggio come il
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