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Comunità Terapeutiche: Un Percorso per Ritrovare l'Uomo, Appunti di Sociologia Delle Organizzazioni

Salute MentaleSocio-psichiatriaPsicoterapiaPsicologia clinica

Sulla comunità terapeutica come soluzione per affrontare i problemi legati alla droga e alla crisi di valori. Le comunità terapeutiche sono luoghi in cui l'uomo è al centro dell'attenzione e si percorre la strada della ricostruzione fisica, morale e valoriale. Casi di persone che hanno trovato nuova vita in queste comunità.

Cosa imparerai

  • Che cos'è una comunità terapeutica?
  • Come le comunità terapeutiche possono aiutare a risolvere i problemi legati alla droga?
  • Come le comunità terapeutiche possono aiutare a superare una crisi di valori?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 08/05/2019

Naaluu
Naaluu 🇮🇹

4.4

(14)

22 documenti

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Scarica Comunità Terapeutiche: Un Percorso per Ritrovare l'Uomo e più Appunti in PDF di Sociologia Delle Organizzazioni solo su Docsity! Comunità terapeutica e comunità locale C’è chi afferma che la droga debba essere legalizzata, regolamentata o proibita per risolvere il problema, ma questo problema si può risolvere solo se si mette al centro l’uomo con le sue imperfezioni, paure e dubbi che si porta dentro. Nelle comunità terapeutiche, luoghi magici in cui si fa psicoterapia anche senza uno psicoterapeuta, al centro dell’attenzione c’è l’uomo. Nelle comunità si percorre la strada della ricostruzione fisica, morale e valoriale. La crisi che si vive oggi non è solo economica, ma è soprattutto crisi di riferimenti e valori. C’è chi crede che la comunità terapeutica serva solo ai drogati, che pratichi il lavaggio del cervello e che sia una campana di vetro avulsa dalla realtà ma non è cosi (c’è il pregiudizio). Introduzione: Un tempo la droga faceva tanta paura. Al giorno d’oggi le idee sono cambiate in quanto molti giovani assumono queste tipologie di sostanze credendo che possano migliorare la persona. Molti giovani si drogano anche perché si sentono soli e, la solitudine aggrava le dipendenze e le nasconde. Lo strumento prezioso e innovativo che abbiamo per risolvere questi problemi è la CT. Ne esistono diverse tra loro e non si può fornire una definizione specifica di questo istituto ma possiamo sottolineare il significato sociale e culturale: una comunità sono persone con cui vivere e con cui fare esperienze significative; è una casa dove si discute, si fanno cose insieme, si apprende e si ricevono certezze. Le CT non sono recinti, ma comunità ad orizzonte di uomo. La meta del viaggio è un uomo diverso. La CT non è un recinto per i “fuori di testa” delle dipendenze o per minori, ma è un luogo educativo che risponde a bisogni di persone con smarrimenti al loro senso di vivere. Ma nessuna persona è di scarto. La parola chiave è COESIONE. Capitolo 1 Kayros, un tempo favorevole Si costruisce un futuro se c’è volontà, fiducia e speranza. Nei giovani che intraprendono un percorso di cambiamento nelle CT si nota che iniziano a vedere il mondo in maniera diversa, non esistono più maschere e bugie ma solo pura sincerità. La Comunità si caratterizza come Tempo Favorevole, una kayros nel suo significato di opportunità. Ed è con questo termine greco che Don Claudio Burgio dà vita alle comunità di cui è responsabile primo ma con tanti altri intorno. E’ un tempo che non è continuo e sequenziale ma che ti può cambiare la vita Le opportunità diseguali Ai nastri di partenza della vita tutti gli esseri umani non sono uguali. Dire che sono uguali è un’affermazione scritta nei trattati di diritti universali ma è un principio che sa di utopia. Caso: ragazzo dipendente da sostanze stupefacenti che viene accompagnato al servizio dal nonno con due ore di anticipo per paura che il ragazzo potesse scappare. Inizialmente il ragazzo trasgrediva poi cambiò radicalmente. Oggi è un uomo nuovo. Nessuna vita è di scarto e tutto è possibile. Santiago di Compostela, o di un viaggio emblematico. Caso: Giovanni è sposato e ha tre figli e conduce un’attività imprenditoriale. E’ stato il primo utente ufficiale della cartella nel 1991. Quello che racconta lo trasmette con l’anima. Si vive come una persona diversa, cambiata e consapevole delle proprie risorse. Per Giovanni cambiare significa cercare ogni giorno la sostanza della vita e aggiunge che non si tratta di quella artificiale. Giovanni ricorda due viaggi: uno in Spagna ad Alicante dove si perde in sentieri senza meta. Alicante è il passato che a volte ritorna nei ricordi delle sue impurità. Il secondo viaggio è a Santiago di Compostela è questo viaggio è pieno di vita con la scoperta del senso di ogni frammento del proprio vivere. La comunità non è un recinto La comunità del recinto non ha la rete metallica o il filo spinato, non ha i cancelli chiusi a catenaccio di ferro, né porte blindate da tecnologie recenti. Le porte sono aperte per far entrare chi chiede aiuto per uscire da un disagio profondo, da dipendenze, da una vita senza senso. Il recinto lo costruisce il pregiudizio. C’è un libro chiamato “La farfalla e l’uragano” di Mario Picchi che afferma che la CT ha sconfitto un’idea ancora presente tra chi coltiva il pregiudizio che il tossico sia irrecuperabile. Le CT hanno anche dimostrato che si deve puntare sulla fiducia sui giovani e sulla loro capacità di ribellarsi a una schiavitù che li depriva di pensiero personale, sentimenti positivi, futuro possibile. “Non vale la pena discutere con le droghe, perché con le droghe non puoi trattare, perché con la droga si gioca solo a perdere”. Le CT dunque come percorso ha come suo traguardo un uomo diverso da quello che era. Il coinvolgimento deve esistere (famiglia, comunità sociale). Le CT hanno come obiettivo quello di condurre l’uomo di nuovo all’altezza dei valori. La direzione dei passi Caso: Stefano è un giovane in fase di rientro e fa un viaggio a Milano come conquista della sosta a riflettere sul suo stare nel mondo, libero da un passato che è passato, desideroso di godersi finalmente la vita. C’era in lui la voglia di incontri con altri, di scambi di parole ma, con amarezza scopre scenari di indifferenza, parole che non si dicono, sguardi che non si posano e tante teste incollate allo smartphone. Stefano scopre che il senso del vivere si chiama relazione, altruismo, presenza dell’altro, autenticità, amicizia, affettività, sguardo con sorriso ma, come afferma anche Mario Dondi, il nostro mondo non è più il mondo delle relazioni faccia a faccia e rischia di perdere la capacità di addestrare, allenare l’arte dell’incontro. Tante considerazione messe insieme ma soprattutto l’idea di portare oltre la nostra soglia la filosofia che ci appartiene e che ci conduce, ha spinto il Presidente Maurizio Mirandola a dar vita ad Arca Formazione. AF nasce nel 2011. Per formazione si intende non una semplice trasmissione di saperi ma una formazione verso l’amore per l’uomo e per la vita, una formazione tesa a far emergere le potenzialità di ognuno di noi. Una persona è formata quando: -ascolta, impara, capisce, osserva, riflette, decide -si impegna con volontà a stare con gli altri, si comporta con senso di responsabilità, sa leggere il tempo, vive secondo principi e valori. I giovani oggi stanno male non per le solite crisi esistenziale che costellano la giovinezza ma perché il nichilismo si aggira tra loro confondendo i loro pensieri. Il tempo delle alleanze educative Nel libro “Segni dell’Arca” curato da AF è presente un racconto che ha come titolo emblematico “se la domanda è un grido” in quanto durante un seminario in Comunità un giovane si è espresso con una domanda che era più un grido di dolore: “Perché si deve toccare il fondo? Perché nessuno mi ha insegnato principi e valori? Perché non si fa prevenzione?”. Alla prima domanda si può rispondere con facilità apparente e dire che il fondo si tocca perché lo si vuole toccare e le nostre azioni dipendono da noi. Giunti al fondo si può anche risalire. Seconda domanda: può essere che al giovane siano mancati insegnamenti di vita da famiglia, scuola o società organizzata. Si può riconoscere come il contesto sociale abbia poca cura nell’educare. Ma le CT hanno come priorità quella di occuparsi dell’educazione e delle difficoltà a crescere dei giovani della nostra società. Terza domanda: La prevenzione è azione dell’educare. Vale l’informazione, il manifesto sul muro, lo spot televisivo. Ma i segni di avvertimento da soli non bastano. La prevenzione è conquista del pensiero, di difesa della vita, realizzazione di sé, autocontrollo emotivo, valorizzazione di ciascuno. La prevenzione è compito e dovere morale di tanti. Spesso si associa a famiglia, scuola, sanità, comunità sociale. Prevenire non è un compito in più ma una proposta educativa quotidiana. Vuol dire migliorare i livelli di comunicazione tra giovani e adulti, figli e genitori, studenti e insegnanti, cittadini e istituzioni. Vuol dire offrire condizioni di vita, di lavoro, di abitazione degni di un essere umano. Prevenire significa ancora, creare nei giovani una forte coscienza critica per opporsi alle violenze e mercificazione dell’uomo. I passi percorsi AF porta in sé un DNA caratterizzato da una costante attenzione all’altro per rispondere a bisogni, facilitare percorsi, promuovere riflessioni, favorire incontri, sostenere la speranza. Ci ha permesso di scoprire che sono molte le persone che hanno il cuore al posto giusto. Ai giovani va detto che il futuro c’è e dipende da noi. Elenco di ambiti dove si sono collocati i passi percorsi nell’AF: -Ambito socio assistenzialepromuovere competenze professionali (corsi per ausiliari socio assistenziali, per operatori socio sanitari, per assistenti odontoiatrici, per amministratori di sostegno)
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